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Vincoli parentali e divieti matrimoniali - Università di Palermo

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A. Cusmà Piccione, <strong>Vincoli</strong> <strong>parentali</strong> e <strong><strong>di</strong>vieti</strong> <strong>matrimoniali</strong> [p. 189-278]<br />

Tale circostanza avrebbe realizzato un indubbio progresso rispetto<br />

alla formulazione d’Elvira (attinente – si ricor<strong>di</strong> – ad una fattispecie<br />

<strong>di</strong>versa, ma nella sostanza accostabile a quella considerata nel can. 2 <strong>di</strong><br />

Neocesarea), rappresentando un chiaro segnale che la censura della<br />

condotta de qua era in questo caso sganciata dalla <strong>di</strong>sapprovazione<br />

verso le seconde nozze (posto che solo la donna era, per definizione,<br />

autrice <strong>di</strong> un secondo matrimonio).<br />

Una conferma <strong>di</strong> questo punto si ricava dalla comparazione con<br />

altre norme dettate dallo stesso concilio. Abbiamo visto che nel can. 2<br />

la penitenza per i responsabili è tendenzialmente esclusa (<br />

) e la sua concessione risponde ad una logica<br />

d’eccezione, ispirata dalla misericor<strong>di</strong>a<br />

Nei canoni, esplicitamente rivolti a contrastare proprio i plurima<br />

matrimonia e la <strong>di</strong>gamia, la redenzione attraverso la penitenza appare<br />

invece un fatto or<strong>di</strong>nario. Nel can. 3 127 si legge che colui il quale ha<br />

——————————<br />

in generale con riferimento a tutte le unioni tra affini, un ulteriore inasprimento del trattamento<br />

penitenziale ove intervenga la morte <strong>di</strong> uno dei coniugi), che la parte finale della<br />

stessa non possa che coor<strong>di</strong>narsi sempre all’incipit iniziale, è senz’altro desumibile da<br />

, dove allude proprio al matrimonio poco prima in<strong>di</strong>cato,<br />

quello con due fratelli, e solo a questo. In questo senso, peraltro, mi senbra converga la<br />

maggior parte delle traduzioni del canone proposte; partendo dalle rese in latino leggibili<br />

nel Mansi, si consideri quella <strong>di</strong> Gentian Hervet (‘Sed si mortua fuerit mulier existens, vel<br />

eius maritus, in tali coniugio, <strong>di</strong>fficilis est poenitentia’, in M. 2.540) e <strong>di</strong> Dionigi il Piccolo<br />

(‘Quod si defecerit, mulier aut vir in talibus nuptiis, <strong>di</strong>fficilis erit poenitentia in vita<br />

permanenti’, in M. 2.543); più ambigua invece – e potrebbe avallare la soluzione che qui<br />

invece si è portati a respingere – la versione proposta da Isidoro Mercator, anche noto<br />

come Pseudo-Isidoro (‘Quod si defuncta fuerit mulier in huiusmo<strong>di</strong> consortio constituta,<br />

<strong>di</strong>fficilis erit poenitentia remanenti. Qua sententia tam viri quam mulieres teneri debebunt’,<br />

in M. 2.546). Per le traduzioni moderne, cfr. P. P. JOANNOU, Fonti, fasc. IX., t. I.2, cit.,<br />

76 («Si la femme ou le mari meurt dans cette union, la pénitence sera rigoureuse pour la<br />

partie survivante»; conforme K. J. HEFELE-H. LECLERCQ, Histoire des conciles, cit., 328);<br />

C. MUNIER, Matrimonio e verginità, cit., 279 [«Sia che muoia la donna, sia che muoia<br />

l’uomo, legati da siffatto vincolo nuziale, per chi dei due resta in vita più <strong>di</strong>fficile (da<br />

concedere) sarà il perdono»); A. DI BERARDINO (a cura <strong>di</strong>), I canoni dei concili della<br />

Chiesa Antica, I, cit., 283 («Qualora invece la donna o l’uomo che si trova in tale tipo <strong>di</strong><br />

matrimonio muoia, la penitenza sarà rigorosa per il coniuge superstite»); invece, dà<br />

un’interpretazione comprensiva <strong>di</strong> ogni unione matrimoniale in genere tra affini in linea<br />

collaterale, N. C. MAGHIOROS, Lineamenti della normativa conciliare, cit., 373 (che così<br />

sintetizza il contenuto del canone de quo: «Viene scomunicato fino a poco prima della<br />

morte colui che si è sposato con due fratelli – o sorelle – (dopo la morte del primo/a) a<br />

meno che non sciolga il secondo matrimonio»).<br />

127 M. 2.540. Per como<strong>di</strong>tà riporto qui solo la versione latina del canone <strong>di</strong> Dionigi il<br />

AUPA 55/2012 237

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