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Vincoli parentali e divieti matrimoniali - Università di Palermo

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A. Cusmà Piccione, <strong>Vincoli</strong> <strong>parentali</strong> e <strong><strong>di</strong>vieti</strong> <strong>matrimoniali</strong> [p. 189-278]<br />

nuce due aspetti che caratterizzeranno il successivo <strong>di</strong>battito presso i<br />

Patres: da un lato, lo sfavore con cui viene considerata l’unione con la<br />

moglie del fratello risente inevitabilmente del cattivo cre<strong>di</strong>to che sempre<br />

hanno riscosso nella speculazione cristiana le seconde nozze; 66 dall’altro,<br />

la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> armonizzare tra loro le in<strong>di</strong>cazioni desumibili della Scrittura.<br />

A parte la condanna del levirato messa in opera dai più intransigenti<br />

nei riguar<strong>di</strong> delle seconde nozze, 67 i Padri occidentali avvertirono<br />

peraltro il bisogno <strong>di</strong> trovare un supporto più solido per il <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong><br />

sposare la moglie del fratello. Si può immaginare che ciò <strong>di</strong>pendesse dal<br />

fatto che il costume ebraico (e con esso l’istituto del levirato) aveva<br />

verosimilmente un minore riscontro in Occidente rispetto alla pars<br />

Orientis, così che la proibizione de qua doveva farsi poggiare su<br />

qualcos’altro.<br />

È emblematico che ancora in Agostino si noti la faticosa ricerca <strong>di</strong><br />

una strada simile. Con buona probabilità, la ragione risiede sempre nel<br />

fatto che i passi vetero-testamentari non fornivano agli interpreti un<br />

appiglio sicuro, come si capisce ampiamente dal commento che il<br />

vescovo d’Ippona de<strong>di</strong>ca al versetto 16 del capitolo 18 del Levitico<br />

——————————<br />

considerasse il matrimonio <strong>di</strong> Erode con Ero<strong>di</strong>ade nella prospettiva del levirato, sia pure per<br />

rigettarla. Il Vangelo <strong>di</strong> Marco non specifica affatto che il fratello <strong>di</strong> Erode, Filippo, fosse già<br />

morto al tempo delle nozze; anzi era attestata proprio la versione contraria, cioè che Ero<strong>di</strong>ade<br />

non fosse in verità vedova allorché entrò nella casa <strong>di</strong> Erode (v. Ios. Flav., Ant. Iud. 18.5.4;<br />

Hier., in Matth. 2.14.3-4 in P.L. 26.97). È <strong>di</strong>fficile immaginare che Tertulliano non fosse a<br />

conoscenza <strong>di</strong> ciò, cosicché viene il sospetto che la cosa fosse preor<strong>di</strong>nata ad uno scopo ben<br />

preciso: ricavare da questa vicenda un ulteriore argomento per la condanna del levirato,<br />

costituito dal fatto che l’episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Erode ben mostrava che la concessione fatta da Deut.<br />

25.5 s. si prestava a facili interpretazioni <strong>di</strong> comodo e quin<strong>di</strong> ad abusi. Tra le pieghe del<br />

<strong>di</strong>scorso tertullianeo si comprende, in ogni caso, che il biasimo dello scrittore faceva perno,<br />

ancora una volta, sul dogma dell’unicità delle nozze, dal momento che, a suo giu<strong>di</strong>zio,<br />

condurre in moglie una vedova equivaleva in un certo qual modo a sposare una donna<br />

ripu<strong>di</strong>ata dal marito (‘adulterum pronuntians etiam qui <strong>di</strong>missam a viro duxerit; quo magis<br />

impietatem Hero<strong>di</strong>s oneraret, qui non minus morte quam repu<strong>di</strong>o <strong>di</strong>missam a viro duxerat’).<br />

66 In generale, sul <strong>di</strong>sfavore della Chiesa verso le seconde nozze, cfr., amplius, l’ormai<br />

classico lavoro <strong>di</strong> M. HUMBERT, Le remariage à Rome. Étude d’histoire juri<strong>di</strong>que et sociale,<br />

Milano 1972, 301 ss., che a p. 315 così si esprime: «La position officielle de l’Eglise est ...<br />

bien nette; elle constitue en fait un retour à la pensée de Paul: le remariage est admis,<br />

mais il n’est pas conseillé».<br />

67 Sulla posizione più rigorista, al riguardo tenuta da una parte della Patristica, cfr.,<br />

ancora, M. HUMBERT, Le remariage, cit., 310 ss.<br />

218 AUPA 55/2012

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