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Vincoli parentali e divieti matrimoniali - Università di Palermo

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A. Cusmà Piccione, <strong>Vincoli</strong> <strong>parentali</strong> e <strong><strong>di</strong>vieti</strong> <strong>matrimoniali</strong> [p. 189-278]<br />

questo consiste la turpitudo patris et matris; 51 e la medesima conclusione<br />

rimane valida anche per l’unione con la sorella (Lev. 18.9), dal<br />

momento che anche in tale caso la legge vieta il concubitus cum sorore. 52<br />

Ebbene, questo rilievo non è fine a se stesso, anche se potrebbe<br />

apparire specioso (perché – è palese – il <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> concubitus<br />

ricomprende a fortiori anche l’unione coniugale), ma consente <strong>di</strong><br />

comprendere come la <strong>di</strong>sciplina prevista nel Levitico fosse commisurata<br />

ad un <strong>di</strong>svalore della condotta composito, atteso che alla considerazione<br />

dell’incesto in quanto tale s’accompagnava il biasimo nei confronti <strong>di</strong><br />

altri peccati, quale ad esempio quello <strong>di</strong> adulterio, inteso come colpa<br />

commessa contro un altrui matrimonio.<br />

Un <strong>di</strong>scorso a parte deve essere fatto, viceversa, con riguardo al<br />

<strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> ‘ducere’ la moglie del fratello. 53 Questa prescrizione si poneva<br />

apparentemente in contrasto con un altro locus delle Scritture, non<br />

tenendo assolutamente in conto la pratica del levirato. 54<br />

Deut. 25.5 s.: 5. Quando habitaverint fratres simul, et unus ex eis<br />

absque liberis mortuus fuerit, uxor defuncti non nubet alteri, sed accipiet<br />

eam frater eius, et suscitabit semen fratris sui; 6. et primogenitum ex ea<br />

filium nomine illius appellabit, ut non deleatur nomen eius Israel.<br />

Allorché il marito – si legge nel brano – è morto senza prole, la<br />

moglie non deve andare in sposa ad un forestiero (‘non nubet alteri’), ma<br />

al cognato che con loro coabitava (‘quando habitaverint fratres simul’), il<br />

quale compirà ciò che al fratello non era stato possibile (‘et suscitabit<br />

semen fratris sui’); il figlio primogenito che nascerà prenderà il nome del<br />

defunto, affinché il nome <strong>di</strong> questi non si estingua in Israele. Nel suo<br />

prosieguo il brano mostra chiaramente che al cognato non spettava<br />

alcuna facoltà, incombendo su <strong>di</strong> lui un obbligo morale,<br />

—————————<br />

51 V. Aug., Quaest. in Heptat. 3.58 (P.L. 34.704). V., nello stesso senso, anche Locut.<br />

in Heptat. 3.43 (P.L. 34.520).<br />

52 Aug., Quaest. in Heptat. 3.59 (P.L. 34.704).<br />

53 V. Lev. 20.21 (‘Qui duxerit uxorem fratris sui, rem facit illicitam, turpitu<strong>di</strong>nem fratris sui<br />

revelavit: absque liberis erunt’), che riproduce la <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> Lev. 18.16.<br />

54 Sul matrimonio leviratico, cfr., per tutti, A. UNTERMAN, Dizionario <strong>di</strong> usi e leggende<br />

ebraiche, Bari 1994, 184 (nella trad. it. <strong>di</strong> M. CONSONNI-A. FOÀ).<br />

214 AUPA 55/2012

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