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Santa in una terra di santi - Suore Sacramentine di Bergamo

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SANTA IN UNA TERRA DI SANTI<br />

Nel suo <strong>di</strong>scorso mai letto, rivolto all’Università La Sapienza <strong>di</strong> Roma, papa<br />

Benedetto XVI affermava tra l’altro: “varie cose dette da teologi nel corso della storia<br />

o anche tradotte nella pratica dalle autorità ecclesiali, sono state <strong>di</strong>mostrate false dalla<br />

storia e oggi ci confondono. Ma allo stesso tempo è vero che la storia dei Santi, la<br />

storia dell’umanesimo cresciuto sulla base della fede cristiana <strong>di</strong>mostra la verità <strong>di</strong><br />

questa fede nel suo nucleo essenziale, rendendola con ciò anche un’istanza per la<br />

ragione pubblica”. La verità della nostra fede cristiana, nel suo nucleo essenziale,<br />

viene dunque <strong>di</strong>mostrata dalla storia dei Santi, il che è un altro modo per <strong>di</strong>re quello<br />

che qualche anno fa aveva sostenuto il bresciano mons. Enzo Giammancheri, con<br />

queste ulteriori espressioni: “il più grande tesoro che la Chiesa porta con sé e<br />

consegna al giro <strong>di</strong> boa del terzo millennio, <strong>in</strong>sieme con la Parola <strong>di</strong> Dio e<br />

l’eucarestia, è la Santita dei suoi figli”.<br />

A ben vedere, con entrambe queste importanti riflessioni, <strong>una</strong> rilevante<br />

responsabilità viene riversata su tutte le comunità cristiane presenti <strong>in</strong> Val Camonica,<br />

impegnandoci a confrontarci seriamente con la nostra storia contemporanea,<br />

impregnata proprio <strong>di</strong> storie <strong>di</strong> Santi. In effetti è straord<strong>in</strong>ariamente s<strong>in</strong>golare la<br />

circostanza per la quale <strong>una</strong> fitta serie <strong>di</strong> figure <strong>di</strong> Santi ha veramente costellato la<br />

nostra valle specie nel periodo ricompreso tra l’Ottocento e il primo Novecento:<br />

Bartolomea Capitanio e V<strong>in</strong>cenza Gerosa, Giovanni Scalv<strong>in</strong>oni - Innocenzo da<br />

Berzo, Annunciata Asteria Cocchetti, Giuseppe Tov<strong>in</strong>i, Mosé Tov<strong>in</strong>i, e la biennese<br />

Cater<strong>in</strong>a Geltrude Comensoli. Questo non può non <strong>in</strong>durci a me<strong>di</strong>tare, attentamente,<br />

cercando <strong>di</strong> andare <strong>in</strong> profon<strong>di</strong>tà nella nostra ricerca personale e comunitaria.<br />

Un motivo <strong>di</strong> più per assumerci questa responsabilità viene dalla circostanza<br />

gioiosa della imm<strong>in</strong>ente canonizzazione proprio della cam<strong>una</strong> Geltrude Comensoli, il<br />

prossimo 26 aprile a Roma, <strong>in</strong>sieme ad un altro bresciano, il sacerdote <strong>di</strong>ocesano<br />

Arcangelo Tad<strong>in</strong>i, fondatore delle <strong>Suore</strong> Operaie della <strong>Santa</strong> casa <strong>di</strong> Nazareth, a<br />

Bottic<strong>in</strong>o. Si tratta <strong>di</strong> un evento straord<strong>in</strong>ario anzitutto per Bienno, paese d’orig<strong>in</strong>e <strong>di</strong><br />

Cater<strong>in</strong>a, ma più <strong>in</strong> generale per quella stessa Val Camonica che abbiamo <strong>in</strong><strong>di</strong>viduato<br />

come <strong>terra</strong> <strong>di</strong> Santi nel XIX secolo. Vale dunque la pena ripercorrere il profilo<br />

biografico della nuova <strong>Santa</strong>, proprio per <strong>in</strong>iziare a corrispondere alle importanti<br />

parole dalle quali abbiamo preso le mosse.<br />

Le orig<strong>in</strong>i a Bienno<br />

Cater<strong>in</strong>a Comensoli nasceva a Bienno, il 18 gennaio 1847, alle nove <strong>di</strong> sera. Il<br />

padre si chiamava Carlo e la madre Anna Maria Milesi. Il giorno dopo, 19 gennaio,<br />

riceveva il battesimo celebrato dal cug<strong>in</strong>o del papà, don Angelo Comensoli. La<br />

famiglia, come molte altre all’epoca, <strong>di</strong>ventava nel tempo assai numerosa, con ben<br />

<strong>di</strong>eci figli - Cater<strong>in</strong>a era la sesta - anche se solo tre <strong>di</strong> questi giunsero alla maggiore<br />

età. Particolarmente funesto fu l’anno 1860, quando Cater<strong>in</strong>a era tre<strong>di</strong>cenne, perché<br />

morirono a causa <strong>di</strong> un’epidemia <strong>di</strong> morbillo i fratell<strong>in</strong>i Francesco a gennaio, Ippolita<br />

a febbraio e Maddalena a marzo. Questi lutti privavano la famiglia del sostegno<br />

importante dei figli maschi, i soli <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> proseguire l’attività del padre nella


fuc<strong>in</strong>a. Nel frattempo la piccola Cater<strong>in</strong>a cresceva, sull’esempio dei suoi genitori e<br />

all’<strong>in</strong>terno della comunità parrocchiale <strong>di</strong> Bienno. Il padre era un uomo semplice e <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong>tensa orazione, così pure la mamma. Quest’ultima era sempre apprensiva per via<br />

del carattere decisamente vivace della bimba, la quale tuttavia capitava che la<br />

consolasse <strong>di</strong>cendole teneramente: “niente paura, vedrete quello che io farò!<br />

lasciatemi giocare, sono ancora piccola”. In quella fase seguiva i corsi della scuola<br />

elementare m<strong>in</strong>ore <strong>in</strong> paese, che consisteva <strong>in</strong> due classi che gli alunni com<strong>in</strong>ciavano<br />

a frequentare dai sei anni e f<strong>in</strong>o all’appren<strong>di</strong>mento del programma stabilito.<br />

Cater<strong>in</strong>a f<strong>in</strong> da questa età, già a c<strong>in</strong>que anni, <strong>in</strong>iziava a vivere alcune<br />

esperienze <strong>in</strong>teriori che nel tempo si confermavano: Gesù le faceva sentire dentro al<br />

cuore un grande desiderio <strong>di</strong> amarlo <strong>in</strong>tensamente, ed <strong>in</strong>sieme la ammaestrava su<br />

come doveva comportarsi per piacergli e potersi qu<strong>in</strong><strong>di</strong> de<strong>di</strong>care completamente e lui.<br />

Iniziava <strong>in</strong> questo modo misterioso il suo camm<strong>in</strong>o vocazionale.<br />

La vocazione religiosa<br />

Gesù cont<strong>in</strong>uava ad istruirla e ad attrarla <strong>in</strong> maniera irresistibile. Al punto che<br />

un giorno, non potendo più resistere al desiderio <strong>di</strong> accostarsi all’eucarestia, non<br />

avendo ancora l’età per ricevere il sacramento, decideva <strong>di</strong> farlo segretamente<br />

pensando che Gesù non ne avrebbe avuto a male. Una notte dunque mi alzava molto<br />

presto e al richiamo dell’Ave Maria entrava nella chies<strong>in</strong>a dell’oratorio <strong>di</strong> S.Carlo<br />

officiata da don Paolo Simoni e vic<strong>in</strong>a a casa sua, dove era conservata l’eucarestia.<br />

Ritta <strong>in</strong> pie<strong>di</strong>, poggiata sulla balaustra, il sacerdote le dava la comunione, all’<strong>in</strong>saputa<br />

<strong>di</strong> tutti. Quella comunione furtiva si rivelava un’emozione <strong>in</strong>cre<strong>di</strong>bile.<br />

Nel corso del 1854 riceveva da mons.Simoni la prima comunione, mentre già<br />

da tempo si confessava con regolarità, <strong>di</strong> solito il sabato ma se riusciva anche più<br />

spesso. In generale sostava lungamente <strong>in</strong> chiesa, davanti all’adorabile sacramento, <strong>in</strong><br />

<strong>una</strong> sorta <strong>di</strong> raccoglimento eucaristico. Il 6 ottobre 1861 il vescovo <strong>di</strong> Brescia,<br />

mons.Girolamo Verzeri, la impartiva il sacramento della cresima a Bienno, <strong>in</strong>sieme a<br />

tante ragazzi e ragazze della comunità. Nel contempo cresceva <strong>in</strong> lei il desiderio <strong>di</strong><br />

<strong>una</strong> regola <strong>di</strong> vita che fosse contemplativa ma anche attiva, <strong>di</strong> essere accolta qu<strong>in</strong><strong>di</strong> <strong>in</strong><br />

un’altra famiglia più grande, <strong>una</strong> famiglia religiosa. Anche per questo nel 1863<br />

stendeva con cura un programma <strong>di</strong> vita al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> garantire alla sua condotta un<br />

carattere <strong>in</strong>confon<strong>di</strong>bilmente religioso, pure nella vita secolare. Ciò che ad esempio<br />

colpiva le amiche erano la devozione ed il fervore veramente s<strong>in</strong>golari con cui si<br />

accostava alla comunione, e ad essa seguiva immancabilmente un lungo<br />

r<strong>in</strong>graziamento durante il quale rimaneva assorta <strong>in</strong> <strong>una</strong> contemplazione così <strong>in</strong>tensa<br />

che nulla poteva <strong>di</strong>strarla. Anche per questo si confermava <strong>in</strong> lei l’<strong>in</strong>ten<strong>di</strong>mento <strong>di</strong><br />

avvic<strong>in</strong>arsi ad alcune esperienze <strong>di</strong> vita religiosa che aveva avuto modo <strong>di</strong> conoscere.<br />

In questa prospettiva, tuttavia, <strong>in</strong>contrava anche la preve<strong>di</strong>bile opposizione dei<br />

genitori che tendevano a r<strong>in</strong>viare la decisione s<strong>in</strong>o ai 21 anni.<br />

Nel frattempo Cater<strong>in</strong>a <strong>in</strong>iziava a frequentare Giovanna Rizzieri e Marianna<br />

Vertova, due figure esemplari <strong>di</strong> educatrici che ebbero un’<strong>in</strong>fluenza non marg<strong>in</strong>ale<br />

sui suoi orientamenti. Di conseguenza, a soli qu<strong>in</strong><strong>di</strong>ci anni e mezzo e qu<strong>in</strong><strong>di</strong><br />

superando le perplessità dei genitori, accedeva al noviziato delle <strong>Suore</strong> <strong>di</strong> carità <strong>di</strong>


Lovere, dove Bartolomea Capitanio il 21 novembre 1832 aveva dato avvio ad <strong>una</strong><br />

nuova congregazione religiosa, dest<strong>in</strong>ata ad <strong>una</strong> amplissima espansione, le <strong>Suore</strong> <strong>di</strong><br />

Carità, dette <strong>di</strong> Maria Bamb<strong>in</strong>a. Tuttavia <strong>una</strong> malattia grave costr<strong>in</strong>geva Cater<strong>in</strong>a a<br />

lasciare Lovere già sei mesi dopo, per fare ritorno a Bienno. La forzata uscita dal<br />

convento <strong>di</strong> Lovere si rivelava per Cater<strong>in</strong>a un’esperienza traumatica, che non seppe<br />

affrontare con tutta la forza del suo temperamento anche a causa della stessa malattia<br />

che la tormentava per oltre un anno. Non appena rimessasi, riprendeva comunque con<br />

r<strong>in</strong>novato vigore uno stile <strong>di</strong> vita nel quale la preghiera rappresentava l’impegno<br />

centrale e il momento più alto della giornata. Specie durante l’adorazione eucaristica<br />

Cater<strong>in</strong>a provava le consolazioni che l’aiutavano a vivere con maggiore serenità la<br />

cocente delusione della momentanea r<strong>in</strong>uncia allo stato religioso.<br />

Proseguendo comunque <strong>in</strong> un camm<strong>in</strong>o vocazionale <strong>in</strong>arrestabile, a vent’anni<br />

entrava a far parte della Compagnia <strong>di</strong> S.Angela - ricostituita a Brescia dalle sorelle<br />

Maddalena ed Elisabetta Girelli - per cui il 29 agosto 1867 avveniva la sua vestizione<br />

seguita il 23 <strong>di</strong>cembre dalla professione, adottandone dunque la regola <strong>di</strong> vita che<br />

permetteva <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare l’aspirazione alla vita religiosa anche <strong>di</strong> molte giovani<br />

impossibilitate a lasciare la famiglia.<br />

Da Chiari a S.Gervasio d’Adda, f<strong>in</strong>o a <strong>Bergamo</strong><br />

Poco dopo il 1870 la tranquillità della famiglia Comensoli veniva duramente<br />

scossa da un evento impreve<strong>di</strong>bile ed <strong>in</strong>atteso. In seguito ad <strong>una</strong> grave malattia del<br />

padre, colpito da <strong>una</strong> paralisi progressiva ed impossibilitato qu<strong>in</strong><strong>di</strong> a lavorare, si<br />

venivano a trovare d’improvviso <strong>in</strong> <strong>una</strong> <strong>di</strong>fficile situazione economica. Per dare un<br />

aiuto ai genitori Cater<strong>in</strong>a decideva dunque <strong>di</strong> andare a lavorare come domestica<br />

presso <strong>una</strong> famiglia benestante. Grazie alle conoscenze maturate dentro la Compagnia<br />

<strong>di</strong> S.Orsola, entrava allora <strong>in</strong> contatto con la famiglia Rota, <strong>una</strong> delle più prestigiose<br />

della cittad<strong>in</strong>a <strong>di</strong> Chiari.<br />

I Rota cercavano <strong>una</strong> giovane donna che si occupasse delle faccende<br />

domestiche e desse anche garanzie <strong>di</strong> sana condotta morale e religiosa. Nei primi<br />

mesi del 1873 la giovane Cater<strong>in</strong>a Comensoli accettava l’offerta e si trasferiva a<br />

Chiari. Nel palazzo dei Rota trovava un ambiente molto sensibile dal punto <strong>di</strong> vista<br />

religioso e paerto su vari fronti <strong>di</strong> apostolato. Tre sorelle erano figure <strong>di</strong> spicco tra le<br />

Figlie <strong>di</strong> Sant’Angela; due fratelli occupavano posti <strong>di</strong> primo piano nel movimento<br />

cattolico bresciano, e <strong>di</strong> questa numerosa famiglia faceva parte anche don<br />

Giambattista Rota, futuro vescovo <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong>.<br />

L’esperienza a Chiari durava poco più <strong>di</strong> un anno. Infatti, per i rapporti <strong>di</strong><br />

conoscenza che la sua famiglia <strong>in</strong>tratteneva con la famiglia Simoni <strong>di</strong> Bienno,<br />

Cater<strong>in</strong>a si lasciava ben presto conv<strong>in</strong>cere dalla madre ad accettare la proposta <strong>di</strong><br />

lavoro, come governante, offertamle dalla sorella della contessa Barbara Fé d’Ostiani,<br />

Ippolita Fé d’Ostiani, coniugata con il nobile Gian Battista Vitali. Nell’estate del<br />

1874 si trasferiva qu<strong>in</strong><strong>di</strong> a Milano e a San Gervasio d’Adda, <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> <strong>Bergamo</strong>,<br />

le due residenze dei conti, dove avrebbe vissuto per otto anni. I Vitali-Fé d’Ostiani<br />

erano ricchi proprietari terrieri e si spostavano spesso da <strong>una</strong> residenza all’altra.<br />

Dovendo accompagnare i suoi padroni anche per occuparsi dell’educazione del


piccolo Bartolomeo, Cater<strong>in</strong>a aveva l’occasione <strong>di</strong> migliorare la sua preparazione<br />

culturale e <strong>di</strong> apprendere i mo<strong>di</strong> garbati e aristocratici dell’alta società; potè viaggiare<br />

e si reca spesso a Milano, Brescia, <strong>Bergamo</strong> ed anche a Bienno. Queste esperienze e<br />

contatti nel tempo le si riveleranno utili, anche se la momento le rendono un poco<br />

<strong>di</strong>fficile conciliare il lavoro con il raccoglimento e la preghiera.<br />

A San Gervasio, più <strong>in</strong> particolare, conosceva, e si faceva personalmente<br />

promotrice, della Guar<strong>di</strong>a d’onore, un’associazione nata al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> promuovere il culto<br />

al sacro cuore <strong>di</strong> Gesù, <strong>una</strong> devozione alla quale resterò sempre legata anche nella<br />

mia esperienza spirituale successiva. Lo scopo della Guar<strong>di</strong>a d’onore era proprio la<br />

<strong>di</strong>ffusione della devozione al sacro cuore, sottol<strong>in</strong>eando soprattutto la volontà <strong>di</strong><br />

riparare alle offese che Gesù riceve dai peccatori, e <strong>di</strong> consolarlo per le tante<br />

<strong>in</strong>gratitud<strong>in</strong>i <strong>di</strong> cui è fatto oggetto. Da sempre devota al sacro cuore, Cater<strong>in</strong>a<br />

Comensoli trova nella Guar<strong>di</strong>a d’onore uno strumento prezioso per nutrire la propria<br />

<strong>in</strong>teriorità e per dare <strong>una</strong> formazione religiosa alle ragazze che la frequentano. Anche<br />

la sua spiritualità eucaristica ne risulta arricchita, per lo stretto rapporto esistente tra<br />

l’eucarestia, sacramento dell’amore <strong>di</strong>v<strong>in</strong>o, e il sacro cuore, simbolo più alto <strong>di</strong><br />

quell’amore.<br />

Nel frattempo, tra il 1877 ed il 1879, morivano papà e mamma, mentre<br />

Cater<strong>in</strong>a <strong>in</strong>travedeva sempre più concretamente la possibilità <strong>di</strong> realizzare il suo<br />

progetto <strong>di</strong> vita religiosa con la fondazione <strong>di</strong> <strong>una</strong> nuova congregazione autonoma,<br />

questa volta nella città <strong>di</strong> <strong>Bergamo</strong>.<br />

Il nuovo istituto religioso: <strong>una</strong> nuova famiglia<br />

Già negli anni della mia permanenza a San Gervasio la giovane Cater<strong>in</strong>a aveva<br />

abbozzato un’idea <strong>di</strong> congregazione de<strong>di</strong>ta all’adorazione perpetua dell’eucarestia. Si<br />

sentiva sempre più attratta dalla vita contemplativa; si lamentavo sempre della<br />

mancanza <strong>di</strong> tempo per la preghiera e desideravo ardentemente un clima <strong>di</strong> silenzioso<br />

raccoglimento. Nell’<strong>in</strong>verno del 1880, durante un pellegr<strong>in</strong>aggio a Roma, aveva<br />

ottenuto un’u<strong>di</strong>enza presso papa Leone XIII, al quale aveva confidato il suo progetto.<br />

Nella circostanza lo stesso pontefice l’aveva <strong>in</strong>coraggiata, orientandola verso<br />

un’istituzione che si facesse carico anche della <strong>di</strong>fficile situazione sociale e religiosa<br />

<strong>in</strong> cui si trovava il nostro mondo all’epoca, specie quello operaio e dell’educazione.<br />

Dovendo accompagnare spesso la signora Ippolita Fé d’Ostiani presso la<br />

sorella Barbara, che <strong>di</strong>morava a <strong>Bergamo</strong>, nella parrocchia <strong>di</strong> S.Alessandro <strong>in</strong><br />

Colonna, Cater<strong>in</strong>a <strong>in</strong>contrava casualmente don Francesco Sp<strong>in</strong>elli, un giovane<br />

sacerdote pieno <strong>di</strong> entusiasmo. Dall’<strong>in</strong>tesa <strong>in</strong>iziale tra queste due anime nasceva, il 15<br />

<strong>di</strong>cembre 1882, il nuovo istituto religioso, <strong>in</strong> <strong>una</strong> modesta casa <strong>di</strong> via Cavette a<br />

<strong>Bergamo</strong>, nella stessa parrocchia <strong>di</strong> S.Alessandro. La comunità era <strong>di</strong> soli tre membri:<br />

Cater<strong>in</strong>a, che prendeva il nome <strong>di</strong> Geltrude; la sorella Bartolomea, che si chiamava<br />

suor Maria addolorata; e Maria Pan<strong>in</strong>i, che assumeva il nome <strong>di</strong> suor Giuseppa<br />

dell’assunzione. Si trattava dunque <strong>di</strong> <strong>una</strong> nuova piccola famiglia.<br />

S<strong>in</strong> dal Primo abbozzo manoscritto delle Costituzioni, steso tra il 1884 e il<br />

1885, confermato poi nella Regola del 1899, suor Geltrude <strong>in</strong><strong>di</strong>viduava<br />

nell’adorazione dell’eucarestia il primo scopo della nuova congregazione,


<strong>in</strong>izialmente chiamata delle <strong>Suore</strong> Adoratrici, poi <strong>Suore</strong> Sacrament<strong>in</strong>e. Voleva che<br />

così si riconoscesse chiaramente che la missione delle suore aveva la sua forza<br />

motrice nell’<strong>in</strong>contro personale e prolungato con Gesù, contemplato, ascoltato,<br />

gustato, quasi “toccato” nell’adorazione quoti<strong>di</strong>ana. Lì si att<strong>in</strong>geva davvero<br />

<strong>di</strong>rettamente dalla carità <strong>di</strong>v<strong>in</strong>a l’amore per servire i fratelli. Senza questa sosta<br />

quoti<strong>di</strong>ana si rischiava <strong>in</strong>vece <strong>di</strong> agire <strong>in</strong> modo vuoto e <strong>in</strong>fecondo. Tuttavia questo<br />

non bastava. L’eucarestia, fonte <strong>di</strong> carità, doveva sp<strong>in</strong>gere le Sacrament<strong>in</strong>e a servire i<br />

poveri. Ed ecco il secondo obiettivo del nuovo istituto. Tra i più bisognosi <strong>in</strong>iziavamo<br />

ad <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare alcune categorie sociali poco tutelate, come le ragazze e le donne<br />

povere, <strong>in</strong> particolare le domestiche, molto numerose, spesso vittime <strong>di</strong> sfruttamenti e<br />

soprusi, ma anche le giovani operaie, le orfane ed <strong>in</strong> generale le generazioni<br />

bisognose <strong>di</strong> educazione e <strong>di</strong> assistenza nella giovane età.<br />

Il nuovo istituto, accolto con favore dal clero e dall’op<strong>in</strong>ione pubblica,<br />

conosceva un rapido sviluppo: opere e vocazioni avevano <strong>una</strong> crescita straord<strong>in</strong>aria.<br />

Tuttavia questi <strong>in</strong>izi brillanti si scontrano abbastanza presto con complesse <strong>di</strong>fficoltà,<br />

<strong>in</strong>erenti all’attività <strong>in</strong>trapresa <strong>in</strong> uno stabilimento <strong>di</strong> cui si era acquisita la proprietà<br />

per renderne più efficace la gestione secondo le f<strong>in</strong>alità della congregazione.<br />

Un’<strong>in</strong>tricata situazione economica <strong>in</strong> poco tempo portava l’istituto a un irrime<strong>di</strong>abile<br />

<strong>di</strong>ssesto f<strong>in</strong>anziario. All’<strong>in</strong>izio del 1889 il Trib<strong>una</strong>le <strong>di</strong> <strong>Bergamo</strong> giungeva a<br />

<strong>di</strong>chiarare il fallimento dell’istituto stesso. La casa madre <strong>di</strong> via Cavette veniva messa<br />

all’asta, e le suore trovavano alloggio altrove, anche se devevano comunque<br />

abbandonare <strong>Bergamo</strong>, trasferendosi nella <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong>. Qui madre Geltrude<br />

<strong>in</strong>contrava nuovamente, ottenendone accoglienza, consiglio e la sua alta protezione, il<br />

vescovo Giambattista Rota. Nel 1891, dunque, la sede <strong>di</strong> Lavagna (<strong>in</strong> comune <strong>di</strong><br />

Comazzo, Lo<strong>di</strong>) veniva designata come nuova casa madre della congregazione, che<br />

riprendeva il suo camm<strong>in</strong>o <strong>di</strong> crescita virtuosa guidata dalla provvidenza, che le<br />

consentiva anche <strong>di</strong> rientrare <strong>in</strong> possesso della abitazione bergamasca <strong>di</strong> via Cavette,<br />

dove ritornava a stabilirsi la <strong>di</strong>rezione ed il cuore dell’istituto a partire dal marzo del<br />

1892.<br />

In effetti il rapido <strong>in</strong>cremento numerico delle suore, la fondazione <strong>di</strong> nuove<br />

se<strong>di</strong> tra Lombar<strong>di</strong>a e Veneto, il correlato consolidamento f<strong>in</strong>anziario della<br />

congregazione permettevano l’ampliamento dell’istituto <strong>in</strong> maniera <strong>in</strong>arrestabile, s<strong>in</strong>o<br />

alla scomparsa <strong>di</strong> madre Geltrude Comensoli avvenuta sempre a <strong>Bergamo</strong>, il 18<br />

febbraio 1903.<br />

La carità<br />

Come noto, la f<strong>in</strong>alità caritativa-assistenziale era caratteristica comune delle<br />

numerose congregazioni religiose che sorgevano tra XIX e X secolo, e questo<br />

riguardava anche le <strong>Suore</strong> Sacrament<strong>in</strong>e <strong>di</strong> <strong>Bergamo</strong> fondate da madre Geltrude<br />

Comensoli. In tal modo anche questo nuovo istituto esprimeva e testimoniava la<br />

sensibilità della Chiesa nei confronti delle necessità sociali. In particolare nel tardo<br />

XIX secolo il brusco passaggio dal mondo contad<strong>in</strong>o e artigianale al contesto<br />

cittad<strong>in</strong>o e <strong>in</strong>dustriale comportava un peggioramento delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita dei ceti<br />

più deboli, come i bamb<strong>in</strong>i e i ragazzi, le donne, gli operai e i malati, categorie spesso


prive <strong>di</strong> ogni tutela. La coscienza civile non teneva il passo <strong>di</strong> queste trasformazioni,<br />

e lo Stato non era <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> contenerne gli effetti negativi, per cui si provvedeva con<br />

molta <strong>di</strong>fficoltà e ritardo a un’equa regolazione dei <strong>di</strong>ritti sociali. In questo autentico<br />

vuoto della politica, la Chiesa considerava proprio dovere l’assistenza agli <strong>in</strong>fermi, ai<br />

poveri, ai ragazzi.<br />

In questa prospettiva, il campo <strong>di</strong> apostolato proposto da madre Geltrude<br />

Comensoli alle sue suore abbracciava <strong>una</strong> vasta gamma <strong>di</strong> opere: dall’ospitalità a<br />

domestiche e cieche alla gestione <strong>di</strong> cuc<strong>in</strong>e economiche, dalle scuole agli asili, dai<br />

convitti operai alla presenza negli orfanotrofi femm<strong>in</strong>ili, f<strong>in</strong>o all’umile servizio <strong>di</strong><br />

cuc<strong>in</strong>a e guardaroba dei sem<strong>in</strong>ari e nei collegi. Madre Geltrude comprendeva <strong>in</strong>fatti<br />

che l’educazione della gioventù era un elemento poliedrico ed essenziale <strong>in</strong> ogni<br />

tempo per cui spendersi totalmente, un’autentica missione, non meno necessaria <strong>di</strong><br />

quella che altri <strong>in</strong>traprendevano andando a evangelizzare <strong>in</strong> terre lontane.<br />

Ecco comunque rappresentato il quadro delle opere assistenziali promosse<br />

dalle Sacrament<strong>in</strong>e f<strong>in</strong>o alla scomparsa della fondatrice:<br />

12<br />

10<br />

8<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

1<br />

6<br />

1<br />

2<br />

8<br />

12<br />

9<br />

3 3 3<br />

riformatorio<br />

domestiche<br />

cieche<br />

filande<br />

convitti operai<br />

scuola, asilo, istruzione privata<br />

opere parrocchiali<br />

cuc<strong>in</strong>e economiche<br />

pensionati, collegi, sem<strong>in</strong>ari<br />

orfanotrofi<br />

attività<br />

caritative svolte<br />

dalle <strong>Suore</strong><br />

Sacrament<strong>in</strong>e<br />

1882-1903<br />

Per quanto cocerneva <strong>in</strong> particolare i convitti per operaie, queste erano le case<br />

aperte negli anni del generalato <strong>di</strong> madre Geltrude Comensoli:<br />

Data apertura casa Località Ditta<br />

1885 <strong>Bergamo</strong>, Borgo S.Cater<strong>in</strong>a Filanda Monz<strong>in</strong>i<br />

1887 Alzano Superiore – Bg Filanda Frizzoni<br />

1890 Campagnola – Bg Setificio Agost<strong>in</strong>o Lurani<br />

1891 Melzo – Mi Setificio Pio ed Egi<strong>di</strong>o Gavazzi<br />

1899 Alzano Maggiore – Bg Setificio Franzi


1901 Rho – Mi Setificio Colleoni e Bossi<br />

1901 Parabiago – Mi Setificio Paolo Castelnovo<br />

1902 Seregno – Mi Cotonificio Giuseppe Ronzoni<br />

L’istituto delle Sacrament<strong>in</strong>e cresceva dunque, estendendosi geograficamente<br />

oltre che accogliendo sempre nuove vocazioni, <strong>di</strong>ffondendo <strong>in</strong> tal modo il carisma<br />

della fondatrice, un carisma poggiato sulle ra<strong>di</strong>ci forti <strong>di</strong> <strong>una</strong> profonda ed <strong>in</strong>tensa vita<br />

<strong>di</strong> preghiera.<br />

Il para<strong>di</strong>so <strong>in</strong> <strong>terra</strong>: la spiritualità eucaristica<br />

Oh bontà del mio Gesù! Egli <strong>di</strong> quando <strong>in</strong> quando mi faceva sentire la sua voce e le<br />

<strong>in</strong>terne parole <strong>di</strong> vita. L’orazione ed il Santissimo Sacramento d’amore formavano il<br />

mio para<strong>di</strong>so <strong>in</strong> <strong>terra</strong>.<br />

Gesù Cristo abita <strong>in</strong> mezzo a noi, per esserci accanto sempre pronto ad aiutarci.<br />

L’amore lo tiene prigioniero <strong>in</strong> un’ostia, nascosto giorno e notte nel santo tabernacolo,<br />

Egli tiene le sue delizie nella luce <strong>in</strong>accessibile del Padre eppure trova delizie lo stare<br />

con gli uom<strong>in</strong>i<br />

Come si evidenziava nei suoi scritti più <strong>in</strong>timi, madre Geltrude Comensoli era<br />

rapita dal mistero <strong>di</strong> un Dio che nell’eucarestia si annienta per rimanere presente e<br />

accompagnare il camm<strong>in</strong>o <strong>di</strong> ogni uomo. Già dalle annotazioni spirituali stese la sera<br />

del suo <strong>in</strong>gresso <strong>in</strong> convento, emergeva con chiarezza il senso che madre Geltrude<br />

attribuiva all’adorazione eucaristica: essa era un modo per rendere gloria a Dio, per<br />

riconoscerlo come il Tutto della vita, il Re dell’universo, il “Centro <strong>di</strong> tutti i cuori”,<br />

come recitano le litanie del Sacro Cuore, a lei tanto care e così spesso pregate e<br />

raccomandate. La spiritualità eucaristica <strong>di</strong> madre Comensoli cresceva dentro <strong>una</strong><br />

sensibilità che sottol<strong>in</strong>eava lo stretto legame tra il mistero dell’<strong>in</strong>carnazione del figlio<br />

<strong>di</strong> Dio e la sua presenza reale nel SS.Sacramento. Anzi, l’eucarestia era il<br />

compimento della presenza <strong>di</strong>v<strong>in</strong>a che accompagnava Israele. Cater<strong>in</strong>a viveva il suo<br />

rapporto con Gesù al modo <strong>di</strong> un’esperienza mistica, cioè <strong>di</strong> <strong>una</strong> conoscenza<br />

amorosa. Questa relazione la portava a riconoscere Gesù come il suo Signore, come il<br />

centro, il significato, la ragion d’essere, il bene supremo, la gioia, lo scopo della sua<br />

vita. La sua sequela <strong>di</strong> Gesù <strong>di</strong>ventava adesione appassionata alla sua persona: per lei<br />

credere significava gioire con Lui, pensare Lui, pregarlo volentieri, desiderarlo con<br />

trepidazione, accogliere <strong>in</strong> piena <strong>di</strong>sponibilità le sue parole, essere pronta a percepire<br />

ogni suo cenno e fare <strong>in</strong>teramente la sua volontà. Questo legame con Cristo non era<br />

soltanto assenso <strong>in</strong>tellettuale; era anche slancio del cuore. Gesù non era un’idea, né<br />

un concetto metafisico, né un programma d’azione sociale; non era soltanto un<br />

personaggio storico che appartiene al passato, ma era persona viva.<br />

Quello per Gesù eucarestia era dunque un amore totale, esigente, che non<br />

ammetteva mezze misure. Dagli scritti, e soprattutto dalle vicende biografiche <strong>di</strong><br />

madre Comensoli, emergeva <strong>una</strong> sequela <strong>di</strong> Gesù caratterizzata da <strong>una</strong> volontà<br />

risoluta, non pervasa solamente da vaghi desideri. Ella <strong>di</strong>mostrava sempre <strong>una</strong>


volontà ferma e tenace <strong>in</strong> questo senso, pronta ad affrontare qualsiasi prova pur <strong>di</strong><br />

rispondere alla chiamata che la vuole conforme a Gesù.<br />

Per Cater<strong>in</strong>a Geltrude Comensoli adorare Gesù, “tenergli compagnia”, alzare lo<br />

sguardo verso <strong>di</strong> lui e <strong>in</strong>vocarlo, voleva <strong>di</strong>re riconoscerlo presente, vic<strong>in</strong>o,<br />

accessibile; significava scoprire il suo amore preveniente, porsi <strong>in</strong> relazione con lui<br />

che desidera la nostra compagnia molto più <strong>di</strong> quanto noi desideriamo la sua.<br />

Nell’adorazione eucaristica stabiliva con Gesù un rapporto <strong>di</strong> amore, <strong>di</strong> fiducioso<br />

abbandono e <strong>di</strong> unione <strong>in</strong>tima. Lì percepiva che Dio non abita <strong>in</strong> cieli lontani ma si fa<br />

<strong>in</strong>cre<strong>di</strong>bilmente vic<strong>in</strong>o, sempre <strong>di</strong>sposto ad ascoltare chi si rivolge a Lui. La certezza<br />

<strong>di</strong> questa presenza e la possibilità <strong>di</strong> <strong>in</strong>contrarlo come e quando vuole, erano per lei<br />

motivo <strong>di</strong> grande gioia, le davano sicurezza nell’affrontare i gravosi impegni, perché<br />

sapeva <strong>di</strong> avere Gesù accanto a sé, nella propria casa.<br />

Ma l’obiettivo f<strong>in</strong>ale era quello <strong>di</strong> estendere a tutti la passione per Gesù e per il<br />

suo messaggio d’amore rivolto all’uomo <strong>di</strong> goni tempo. Da qui il motto delle<br />

Sacrament<strong>in</strong>e: “Gesù, amarti e farti amare”. Un motto ancora oggi vissuto dalle sue<br />

figlie nella fede, le oltre ottocento <strong>Suore</strong> Sacrament<strong>in</strong>e <strong>di</strong> <strong>Bergamo</strong> sparse <strong>in</strong> tutto il<br />

mondo.<br />

La <strong>santi</strong>tà e noi<br />

Il <strong>di</strong>scorso sulla <strong>santi</strong>tà - bisogna essere onesti - si conferma estremamente<br />

impegnativo nel nostro tempo, anche laddove venga me<strong>di</strong>ato dal confronto con figure<br />

concrete, a noi vic<strong>in</strong>e nelle orig<strong>in</strong>i, ad<strong>di</strong>rittura figlie della nostra stessa <strong>terra</strong>. Tuttavia<br />

si tratta <strong>di</strong> un <strong>di</strong>scorso necessario, come ci ha raccomandato papa Giovanni Paolo II<br />

nella lettera Novo millennio <strong>in</strong>eunte: “non esito a <strong>di</strong>re che la prospettiva <strong>in</strong> cui deve<br />

porsi tutto il camm<strong>in</strong>o pastorale è quella della <strong>santi</strong>tà. Occorre riscoprire, <strong>in</strong> tutto il<br />

suo valore programmatico, il capitolo V della costituzione dogmatica del Concivlio<br />

Vaticano II sulla Chiesa Lumen gentium, de<strong>di</strong>cato alla vocazione universale alla<br />

<strong>santi</strong>tà. Sarebbe un controsenso accontentarsi <strong>di</strong> <strong>una</strong> vita me<strong>di</strong>ocre, vissuta<br />

all’<strong>in</strong>segna <strong>di</strong> un’etica m<strong>in</strong>imalistica e <strong>di</strong> <strong>una</strong> religiosità superficiale. E’ ora <strong>di</strong><br />

riproporre a tutti con conv<strong>in</strong>zione questa ‘misura alta’ della vita cristiana ord<strong>in</strong>aria”.<br />

Accogliamo tutti <strong>in</strong>sieme, da soli e come comunità, questa sfida decisiva,<br />

partendo proprio dalla storia dei nostri Santi: Santi dell’educazione popolare, Santi<br />

della vita <strong>di</strong> tutti i giorni, Santi sociali e aperti al mondo, Santi della preghiera.<br />

Bibliografia m<strong>in</strong>ima<br />

Per chi desiderasse approfon<strong>di</strong>re il percorso biografico e spirituale <strong>di</strong> questa<br />

importante figura religiosa, non si <strong>di</strong>mentichi che negli ultimi anni alcuni preziosi<br />

stu<strong>di</strong> sono stati pubblicati, basti pensare al profilo biografico redatto da Goffredo<br />

Zanchi, Geltrude Comensoli. “L’abbandono <strong>in</strong> Colui che tutto può” 1847-1903<br />

(Glossa Milano 2005), mentre per quanto concerne l’ambito strettamente umano e<br />

spirituale si può consultare oggi anche la monografia <strong>di</strong> Ezio Bolis, “Gesù, amarti a<br />

fari amare”. L’esperienza spirituale della beata Geltrude Comensoli (Glossa, Milano<br />

2007).<br />

Cater<strong>in</strong>a Bettoni, Ada Micheli

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