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USO DEGLI ANIMALI nella RICERCA SCIENTIFICA

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<strong>USO</strong> <strong>DEGLI</strong> <strong>ANIMALI</strong> <strong>nella</strong><br />

<strong>RICERCA</strong> <strong>SCIENTIFICA</strong>


L’ANIMALE DA LABORATORIO<br />

Ha avuto ed ha un ruolo essenziale per la<br />

conoscenza:<br />

Dei fondamentali processi metabolici<br />

Delle funzioni fisiologiche<br />

Delle cause e dei meccanismi di insorgenza di<br />

molte malattie<br />

Di strumenti farmacologici e chirurgici utili<br />

<strong>nella</strong> terapia di molte patologie


Russel e Burch: La regola delle tre R<br />

sull’impiego di animali <strong>nella</strong> ricerca<br />

RESTRICTION<br />

Limitazione del numero di animali<br />

REFINEMENT<br />

Miglioramento delle metodologie<br />

REPLACEMENT<br />

Sostituzione con altri modelli biologici o computerizzati


• Le norme UE sul benessere degli animali<br />

stabiliscono che un esperimento scientifico su<br />

un animale è contro la legge se esiste un<br />

metodo scientifico alternativo. Per quanto<br />

riguarda le ricerche finanziate dall'Unione<br />

europea, la sperimentazione animale è<br />

consentita solo se gli esecutori del progetto<br />

possono chiaramente dimostrare che non<br />

esistono alternative all'uso degli animali e che i<br />

potenziali vantaggi derivanti dalla<br />

sperimentazione animale superano le eventuali<br />

sofferenze causate agli animali stessi.


CVAM - Centro europeo per la<br />

validazione di metodi alternativi<br />

• L'ECVAM è stato istituito dalla Commissione europea<br />

nel 1990 per coordinare lo sviluppo e la validazione<br />

delle alternative ai metodi di sperimentazione<br />

animale.<br />

• Il Centro, che fa parte del Centro comune di ricerca<br />

dell'UE, organizza seminari periodici e unità<br />

temporanee incaricate di esaminare la situazione in<br />

corso delle prove alternative e dà consulenza in<br />

merito alla promozione dell'integrazione nei processi<br />

normativi delle prove in vitro e di altri metodi.


“ANIMAL CARE”<br />

La scienza dell’animale da laboratorio<br />

si propone:<br />

• Regolamentazione della sperimentazione<br />

• Preparazione professionale del personale e<br />

certificazione di qualifiche<br />

• Diffusione dell’informazione<br />

• Aggiornamento sulle moderne tecnologie per<br />

garantire il benessere dell’animale<br />

• Educazione alla ricerca di tecniche alternative<br />

per ridurre l’uso degli animali


LE FIGURE<br />

PROFESSIONALI NELLA<br />

SPERIMENTAZIONE<br />

ANIMALE<br />

Cat. A: addetti all'animal care<br />

Cat. B: personale tecnico addetto<br />

alla sperimentazione<br />

Cat. C: ricercatori responsabili<br />

del progetto e della conduzione<br />

dell'esperimento<br />

Cat. D: esperti in "scienza<br />

dell'animale da laboratorio.


• La sperimentazione animale, condotta secondo<br />

rigidi principi etico-scientifici e in ottemperanza<br />

alle disposizioni legislative non è<br />

VIVISEZIONE<br />

Dalle più recenti statistiche emerge che:<br />

• Il maggior numero di animali è utilizzato in<br />

esperimenti dedicati alla valutazione rischio/<br />

beneficio dei prodotti chimici cui sempre più<br />

uomo ed animali sono esposti.<br />

• La maggior parte degli esperimenti non<br />

richiede anestesia, perché le procedure non<br />

comportano dolore o sofferenza.


DECRETO LEGISLATIVO<br />

27 gennaio 1992 n° 116<br />

Attuazione della direttiva n°<br />

86/609/CEE in materia di protezione<br />

degli animali utilizzati a fini sperimentali<br />

o ad altri fini scientifici<br />

Dall’esame dei testi emerge che il D. Lgs.<br />

è una modifica, in senso restrittivo della<br />

norma europea


Il decreto legislativo definisce i termini di:<br />

a) Animale (da esperimento, da allevamento)<br />

b) Esperimento<br />

c) Stabilimento (di allevamento, fornitore,<br />

utilizzatore)<br />

e precisa nei dettagli le condizioni di lavoro,<br />

di stabulazione, ecc. <strong>nella</strong> sperimentazione<br />

animale


In particolare:<br />

• La tipologia degli esperimenti per i quali è consentito<br />

l’uso degli animali<br />

• La figura del responsabile della specifica ricerca<br />

• La figura del medico veterinario consulente<br />

• La tipologia delle sperimentazioni che richiedono una<br />

specifica autorizzazione preventiva<br />

• I requisiti ambientali richiesti per la stabulazione<br />

• L’obbligo della registrazione degli animali utilizzati<br />

• Le procedure per la comunicazione delle esperienze<br />

agli organi competenti<br />

• Le procedure per ottenere l’autorizzazione a<br />

stabilimento utilizzatore


• La legge impone obblighi da rispettare, stabilisce<br />

divieti, sancisce punizioni per inadempienze, ma<br />

non fornisce le modalità operative per<br />

ottemperare alle disposizioni.<br />

• Pertanto i ricercatori applicano le norme, secondo<br />

un codice etico professionale<br />

• Il team di animal care and use è affiancato da<br />

un Comitato Etico (IACUC = Institutional<br />

Animal Care Unit Committee), in cui esperti di<br />

veterinaria, legislazione, clinica, di solito esterni<br />

all’istituzione, hanno funzione di revisione dei<br />

progetti e dei protocolli, di ispezione dell’<br />

esecuzione, di valutazione dei criteri adottati per<br />

rispettare il benessere degli animali


<strong>ANIMALI</strong> UTILIZZATI A FINI<br />

SPERIMENTALI (D.L. 27-1-1992 n. 116)<br />

•La stabulazione degli animali deve<br />

avvenire in condizioni ottimali;<br />

•Le condizioni ambientali devono essere<br />

controllate e la dieta deve avere<br />

composizione costante e nota durante<br />

tutta la sperimentazione;<br />

•La relazione deve menzionare le misure<br />

adottate per realizzare queste condizioni.


MOVIMENTAZIONE DEI MATERIALI E<br />

<strong>DEGLI</strong> <strong>ANIMALI</strong><br />

allevamento giacenza quarantena isolamento<br />

Stoccaggio<br />

materiale pulito:<br />

lettiera, mangime<br />

anim anim anim<br />

gabbie<br />

lavaggio e<br />

sterilizzazione<br />

Animali da<br />

allevamenti<br />

esterni<br />

gabbie<br />

sperimentazione<br />

eutanasia


Struttura di uno stabulario<br />

corridoio pulito<br />

corridoio sporco<br />

corridoio sporco<br />

area di lavaggio<br />

sporco<br />

pulito<br />

ai<br />

laboratori


Fattori<br />

fisici<br />

Fattori che possono influenzare il risultato<br />

sperimentale<br />

Temperatura<br />

Umidità<br />

Ventilazione<br />

Ciclo luce-buio<br />

Illuminazione<br />

Rumore<br />

Fattori<br />

chimici<br />

Alimentazione<br />

Lettiera<br />

Odori, polveri,<br />

gas<br />

Insetticidi,<br />

disinfettanti<br />

Fattori<br />

biologici<br />

Animali<br />

malati<br />

Insetti<br />

Uomo<br />

Fattori<br />

comportamentali<br />

N° di animali<br />

per gabbia<br />

Presenza di<br />

animali di specie<br />

o sesso diversi<br />

Manipolazione


20-28 °C<br />

Primati del<br />

Nuovo<br />

mondo<br />

TEMPERATURA OTTIMALE NEI<br />

LOCALI DI STABULAZIONE per<br />

alcune specie di laboratorio<br />

20-24 °C<br />

Topo<br />

Ratto<br />

Criceto<br />

Gerbillo<br />

Cavia<br />

Primati del<br />

Vecchio<br />

mondo<br />

15-21 °C<br />

Coniglio<br />

Gatto<br />

Cane<br />

10-24 °C<br />

Maiale


iduzione assunzione cibo<br />

(g/die)<br />

Effetto del rumore sull’assunzione di cibo<br />

0 1 3 4 5 6<br />

giorni<br />

controllo<br />

esposti a rumore


La composizione e le modalità con cui<br />

si somministra una dieta influenzano lo<br />

stato di salute le prestazioni ed il<br />

metabolismo dell’animale.<br />

NUTRIENTI<br />

• GRASSI<br />

• FIBRE<br />

• PROTEINE<br />

• ZUCCHERI<br />

• MINERALI ed oligoelementi<br />

• VITAMINE


DIETE<br />

• NATURALI a formula chiusa o aperta.<br />

Costituite da farine di avena, mais, pesce, soia.<br />

• PURIFICATE formulate miscelando<br />

ingredienti naturali, sostanze purificate ed<br />

ingredienti che hanno subito vari gradi di<br />

raffinazione<br />

• CHIMICAMENTE DEFINITE contengono<br />

nutrienti purificati, come aminoacidi liberi al<br />

posto delle proteine, zuccheri specifici, ecc.


Oggi il termine “ANIMALE DA<br />

LABORATORIO” è stato sostituito con<br />

“MODELLO ANIMALE”<br />

definito come:<br />

un organismo vivente con un processo<br />

patologico trasmesso geneticamente,<br />

spontaneamente acquisito o indotto, che in<br />

uno o più aspetti ha stretta similitudine con lo<br />

stesso fenomeno che si verifica nell’uomo


Che cosa è un organismo modello?<br />

• Nel secolo scorso le ricerche condotte su un numero ristretto di<br />

organismi sono state cruciali nel consentire l’avanzamento <strong>nella</strong><br />

comprensione di numerosi processi biologici. Questo perché<br />

sotto molti aspetti le caratteristiche biologiche di base della<br />

maggior parte degli organismi sono simili, ma spesso è più<br />

semplice studiare un particolare aspetto in un organismo<br />

piuttosto che in un altro. Questi organismi più frequentemente<br />

adoperati sono definiti ”organismi modello”, dal momento<br />

che ciascuno possiede uno o più caratteristiche che lo rendono<br />

adatto a determinati studi di laboratorio. Gli organismi modello<br />

più diffusi presentano numerosi vantaggi ai fini sperimentali,<br />

come rapido sviluppo e breve ciclo vitale, taglia ridotta, pronta<br />

disponibilità, manipolabilità e diventano sempre più utili nel<br />

momento in cui sono adottati da un crescente numeroso di<br />

studiosi. Questi organismi forniscono un grande numero di dati,<br />

utilizzabili per l’analisi dei processi evolutivi, di regolazione<br />

genica, delle malattie genetiche.


MODELLI NON MAMMIFERI<br />

• molti organismi non mammiferi sono<br />

utilizzabili per lo studio di processi<br />

biologici di mammiferi e per la maggior<br />

parte degli studi di genomica<br />

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/About/model/mammal.html


Gli Archaea sono fra gli organismi viventi più interessanti.<br />

Storicamente, sono stati considerati fra i batteri, ma i lavori più<br />

recenti dimostrano numerose differenze. Gli Archaea sono<br />

unici per due motivi.<br />

Essi rappresentano gli organismi più primitivi finora studiati e<br />

presentano numerose similitudini con alcuni fossili.<br />

Essi vivono in ambienti estremi, da cui il nome di “estremofili”.<br />

Gli studi sulle molecole che consentono agli estremofili di vivere<br />

si sono rivelati molto interessati in campi quali la<br />

bioremediation, i cambiamenti climatici globali, le biotecnologie<br />

e la produzione di energia. Inoltre, nonostante le somiglianze<br />

con i batteri e con i geni dei batteri, essi presentano<br />

caratteristiche geniche simili agli eucarioti e caratteristiche di<br />

unicità. Gli studi su questi geni unici possono fornire<br />

informazioni sull’evoluzione della vita sulla terra.


I Microbi rappresentano più del 60% della biomassa<br />

terrestre. Essi sono sopravvissuti e si sono evoluti per più di<br />

3.7 miliardi di anni e sono in grado di vivere in quasi tutti gli<br />

ambienti.<br />

La diversità ed la varietà di adattamenti ambientali<br />

indicano che I microbi hanno “risolto” già parecchio tempo<br />

fa’ problemi per i quali scienziati cercano da tempo delle<br />

soluzioni. Inoltre la maggior parte dei microbi non sono<br />

patogeni per gli uomini, gli animalin o le piante. Quindi lo<br />

studio e la comprensione dei diversi gruppi di microbi a<br />

livello genomico potrebbe dare delle risposte a sfide tuttora<br />

aperte in ambito medico, agricolo, ambientale, di processi<br />

industriali, della produzione ed uso di energia.


L’ameba Dictyostelium discoideum è un potente e<br />

versatile organismo modello, grazie alla rapidità del<br />

suo ciclo vitale ed alla facilità di mantenimento, in<br />

molti ambiti della biologia cellulare e molecolare. Le<br />

cellule di Dictyostelium crescono come organismi<br />

unicellulari ma, in assenza di nutrimento, si aggregano e<br />

formano un tessuto pluricellulare, capace di differenziarsi<br />

in diversi tipi cellulari. Nel corso di questo programma di<br />

sviluppo, le amebe si servono di molti processi cellulari<br />

(chemiotassi, riarrangiamento del citoscheletro,<br />

trasduzione del segnale), formando alla fine un corpo<br />

fruttifero con spore. Dal momento che il ciclo vitale<br />

consiste di fasi unicellulari e pluricellulari, Dictyostelium<br />

fornisce preziose informazioni sui processi necessari alla<br />

pluricellularità.


Saccharomyces cerevisiae, il comune lievito, è<br />

adoperato in diversi settori di ricerca già da parecchio<br />

tempo. Il genoma del ceppo da laboratorio S288C è stato<br />

completamente sequenziato <strong>nella</strong> primavera del 1996. Il<br />

lievito è quindi il primo organismo eucariotico di cui sia<br />

stato sequenziato il genoma, fornendo gli strumenti per la<br />

conoscenza del genoma umano e di altri eucarioti.


Caenorhabditis elegans è un piccolo nematode del<br />

suolo ed èl’animale multicellulare meglio caratterizzato a<br />

livello genomico, genetico, embriologico, di biologia<br />

cellulare e neurobiologigia. Il suo genoma è stato<br />

completamente sequenziato. Una caratteristica peculiare<br />

di C. elegans, fra tutti gli organismi modello, è che può<br />

essere mantenuto e manipolato geneticamente con la<br />

stessa facilità e velocità di un microrganismo, pur<br />

possedendo le proprietà di un organismo animale<br />

completo. C. elegans ha un completo assetto di organi e<br />

sistemi, un complesso sistema sensorio, un<br />

comportamento coordinato e si distingue per il fatto che<br />

è possibile tracciare ognuna delle circa 1000 cellule che<br />

lo costituiscono. Inoltre sono state mappate nei dettagli<br />

la morfologia, lo sviluppo e le funzionidi tutte le sue<br />

cellule.


Il moscerino della frutta, Drosophila melanogaster, è<br />

stato usato <strong>nella</strong> ricerca biologica per oltre un secolo ed è<br />

considerato un interessante sistema di studio per diverse<br />

ragioni.<br />

E’ facile manipolare I suoi caratteri genetici,<br />

relativamente economico e presenta una complessità<br />

biologica paragonabile a quella di un mammifero. Molti<br />

sistemi organici nei mammiferi hanno omologhi ben<br />

conservati in Drosophila, e le ricerche su Drosophila<br />

hanno già permesso interessanti scoperte su alcune<br />

forme tumorali, su malattie degenerative, sul<br />

comportamento, l’immunità, l’invecchiamento,<br />

l’ereditarietà, lo sviluppo.


• Il pesce zebra Danio rerio, è usato come organismo<br />

modello per le sue piccole dimensioni, il suo breve ciclo<br />

vitale, la facilità di allevamento e la capacità di presentare<br />

rapide mutazioni, interessanti ai fini della conoscenza di<br />

patologie umane.<br />

Lo sviluppo embrionale del pesce zebra può essere<br />

seguito grazie alla trasparenza dell’uovo e somiglia<br />

molto a quello di organismi superiori, permettendo di<br />

studiare lo sviluppo e le possibili mutazioni. Con<br />

l’uomo condivide poi il sangue, i reni, ed il sistema<br />

ottico. Inoltre il suo genoma è metà di quello del<br />

topo e dell’uomo, il che rappresenta un vantaggio<br />

per individuare geni “chiave” dei vertebrati.


MAMMIFERI<br />

RODITORI


Il topo è il modello di mammifero più vicino all’uomo. Le<br />

sequenze geniche che codificano per diverse proteine<br />

coinvolte in processi vitali presentano un elevato grado di<br />

somiglianza fra uomo e topo. Per questi motivi il topo si è<br />

rivelato un prezioso modello <strong>nella</strong> ricerca in ambiti quali la<br />

biologia dello sviluppo, la genetica, l’immunologia. Il<br />

sequenziamento del suo genoma fornisce inoltre un<br />

sistema per lo studio e la comprensione di patologie umane<br />

e delle relative strategie terapeutiche<br />

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/About/model/mammal.html


Il ratto rappresenta il modello principale nello studio del<br />

legame geni-funzione. Il grande numero di ceppi inbred<br />

(~400) e la vasta quantità di dati disponibili sul ratto<br />

forniscono fondamentali strumenti per lo studio delle<br />

malattie dell’uomo. Alcuni modelli di malattia umana sono<br />

ottenibili solo nel ratto, che rappresenta quindi una risorsa<br />

unica per sa conoscenza delle basi genetiche di tali<br />

patologie. Il ratto è anche un modello di studio per la<br />

fisiologia dell’apparato cardio-vascolare, della circolazione<br />

polmonare, del metabolismo, del controllo neurologico, delle<br />

differenze genere-correlate e età-correlate, degli studi<br />

sull’ipertensione e sui sistemi di neurotrasmissione.


TOPO (mus musculus) RATTO(rattus norvegicus)<br />

Durata di vita<br />

Pubertà<br />

Ciclo estrale<br />

gravidanza<br />

pseudogestazione<br />

Peso alla nascita<br />

N° nati<br />

Svezzamento<br />

Peso svezzamento<br />

Peso adulto<br />

Temperatura<br />

rettale<br />

Ritmo cardiaco<br />

Frequenza resp.<br />

Pressione arteriosa<br />

Fabbisogno<br />

alimentare<br />

Fabbisogno idrico<br />

24 – 36 mesi<br />

6-8 settimane<br />

≈ 5 giorni<br />

18-21 giorni<br />

10-12 giorni<br />

≈1,5 g<br />

8-10<br />

21-23 giorni<br />

≈10 g<br />

20-25 → 40-50<br />

36- 37 °C (ambiente<br />

20-24 °C)<br />

≈ 400-700 /min<br />

≈80-200/min<br />

≈100/140 mm Hg<br />

3-4 g/20 g p.c./die<br />

3-7 ml<br />

≈ 3 anni<br />

45 gg. femmina, 50 gg. maschio<br />

≈ 5 giorni<br />

19-23 giorni<br />

12 –14 giorni<br />

≈4,5 g<br />

8-12<br />

21-23 giorni<br />

≈50 g<br />

300-600 g<br />

37,5- 38,5 °C (ambiente 20-24<br />

°C)<br />

≈ 270-350 /min<br />

≈66-114/min<br />

≈110/120 mm Hg<br />

10-20 g/die<br />

20-45 ml


Durata di vita<br />

Pubertà<br />

Ciclo estrale<br />

gravidanza<br />

Peso alla nascita<br />

N° nati<br />

Svezzamento<br />

Peso allo svezzamento<br />

Peso adulto<br />

Temperatura rettale<br />

Ritmo cardiaco<br />

Frequenza respiratoria<br />

Fabbisogno alimentare<br />

Fabbisogno idrico<br />

CAVIA (cavia porcellus)<br />

≈ 6-8 anni<br />

70 gg. (femmina), 28-35 gg. (Maschio)<br />

14-19 giorni<br />

59-72 giorni<br />

75-100 g<br />

8-12<br />

15-20 giorni<br />

180-240 g<br />

600-1000 g<br />

38,2-40,5 °C (ambiente 20-24 °C)<br />

≈ 226-400 /min<br />

≈69-104/min<br />

≈ 30 g/die<br />

≈85 ml+ 30 g foraggio verde


CRICETO<br />

(mesocricetus auratus - cricetulus griseus)<br />

Durata di vita<br />

Pubertà<br />

Ciclo estrale<br />

gravidanza<br />

Peso alla nascita<br />

N° nati<br />

Svezzamento<br />

Peso allo svezzamento<br />

Peso adulto<br />

Temperatura rettale<br />

Ritmo cardiaco<br />

Frequenza respiratoria<br />

Fabbisogno alimentare<br />

Fabbisogno idrico<br />

≈ 570 giorni<br />

6-8 sett. (femmina), 8-12 sett.(maschio)<br />

≈ 4 giorni<br />

15-19 giorni (20-21) *<br />

≈2-4 g (1,5-2,5) *<br />

5-7 (4-5) *<br />

18-20 giorni (21) *<br />

≈30-40 g (16-18) *<br />

100-140 g (40-45) *<br />

35,8-37 °C (ambiente 20-24 °C)<br />

≈ 380-412 /min<br />

≈33-127/min<br />

7-15 g/die<br />

8-12 ml<br />

*in verde per il c. griseus


Durata di vita<br />

Pubertà<br />

Ciclo estrale<br />

gravidanza<br />

CONIGLIO (oryctolagus cuniculus)<br />

Peso alla nascita<br />

N° nati<br />

Svezzamento<br />

Peso adulto<br />

Temperatura rettale<br />

Ritmo cardiaco<br />

Frequenza respiratoria<br />

Fabbisogno alimentare<br />

Fabbisogno idrico<br />

≈ 7-8 anni (max 15 anni)<br />

Varia secondo la razza da 4 a 12 mesi<br />

poliestro<br />

28-36 giorni<br />

30-70 g<br />

6-10<br />

6-8 settimane<br />

2,5-6 kg<br />

38,5-40 °C (ambiente 15-21 °C)<br />

≈ 200-250 /min<br />

≈38-60/min<br />

25-49 g/kg/die<br />

62-140 ml/kg


STANDARDIZZAZIONE <strong>DEGLI</strong><br />

ESPERIMENTI CON <strong>ANIMALI</strong><br />

La variabilità di una popolazione può<br />

essere di origine genetica o ambientale<br />

• La variabilità ambientale in condizioni<br />

artificiali può essere in gran parte<br />

controllata mediante standardizzazione<br />

delle tecniche di stabulazione,<br />

alimentazione ecc.<br />

• La variabilità genetica è controllata con<br />

adatti metodi di allevamento e selezione


STANDARDIZZAZIONE GENETICA<br />

<strong>DEGLI</strong> <strong>ANIMALI</strong> DA LABORATORIO<br />

Uno dei fattori che maggiormente<br />

contribuisce alla variabilità dei<br />

risultati sperimentali è il<br />

BACKGROUND GENETICO<br />

degli animali da laboratorio


<strong>ANIMALI</strong> DA LABORATORIO<br />

stato genetico<br />

RANDOM BREEDING<br />

(outbred)<br />

INBREEDING<br />

(inbred)<br />

HYBRID BREEDING<br />

(ibridi F1)<br />

COISOGENICI e<br />

CONGENICI<br />

TRANSGENICI<br />

KNOCKOUT<br />

Accoppiamenti fra non<br />

consanguinei<br />

Accoppiamenti fratello-sorella<br />

per almeno 20 generazioni<br />

Accoppiamento fra due linee<br />

consanguinee<br />

Linee mutanti<br />

Linea in cui un carattere<br />

genetico è introdotto o tolto<br />

dallo sperimentatore


Controllo della qualità genetica<br />

La contaminazione genetica di un ceppo<br />

inbred può avere cause svariate e<br />

rimanere non identificata per un certo<br />

tempo<br />

È quindi necessario controllarne<br />

regolarmente l’uniformità e l’autenticità


UNIFORMITÀ e AUTENTICITÀ<br />

Sono testati mediante test di istocompatibilità<br />

•“in vivo” praticando un innesto cutaneo:<br />

l’attecchimento o il rigetto dipendono in gran parte<br />

dalla compatibilità dell’aplotipo MHC tra il donatore e<br />

il ricevente<br />

•“in vitro” utilizzando test sierologici<br />

•Con la ricerca di markers biochimici (isozimi)<br />

specifici mediante elettroforesi<br />

•Con la ricerca di markers del DNA<br />

La tecnica del congelamento degli embrioni riduce<br />

l’inevitabile “deriva genetica”


<strong>ANIMALI</strong> OUTBRED<br />

Gli animali outbred sono indicati con un simbolo indicante l’allevatore o<br />

rivenditore, seguito da due punti e dal simbolo dello stock costituito da 1-4<br />

lettere. Es. Han: NMRI<br />

• Derivano dall’incrocio RANDOM di individui<br />

di uno “stock chiuso”<br />

• Lo scopo è quello di evitare l’ inbreeding e<br />

mantenere la variabilità genetica (∆F


a) La scelta<br />

delle<br />

coppie<br />

Evitare incroci fra<br />

consanguinei<br />

F<br />

A (fxs)<br />

B random<br />

5 coppie<br />

riproduttori<br />

C random<br />

80 coppie<br />

riproduttori<br />

generazioni<br />

b) La scelta dei<br />

soggetti<br />

riproduttori<br />

Scegliere come<br />

riproduttori ad ogni<br />

generazione un<br />

ugual numero di<br />

soggetti da ogni<br />

famiglia<br />

c) Ridurre la velocità di passaggio da una<br />

generazione alla successiva, usando i riproduttori<br />

più a lungo possibile e costituendo le coppie della<br />

successiva generazione con i nati dell’ultima<br />

nidiata.


<strong>ANIMALI</strong> INBRED<br />

• Sono animali prodotti dall’accoppiamento di due<br />

genitori che presentano un certo grado di<br />

parentela fra loro, quindi F<br />

Presentano un grado di<br />

omozigosi superiore alla<br />

media della popolazione<br />

generazioni<br />

A (fxs)<br />

B random<br />

5 coppie<br />

riproduttori<br />

C random<br />

80 coppie<br />

riproduttori<br />

• La riduzione di eterozigosi (aumento di omozigosi)<br />

è misurata mediante il coefficiente di<br />

inbreeding (F), compreso fra 0 e 100, che<br />

aumenta ad ogni generazione inbred in rapporto al<br />

grado di parentela tra i componenti la coppia


<strong>ANIMALI</strong> INBRED<br />

• Per ogni generazione di accoppiamento fra cugini<br />

primi l’incremento di omozigosi è dell’8 %, fra<br />

fratellastri è circa del 10 %, fra fratelli e sorelle (f x s)<br />

o genitori e figli è del 19 %<br />

• Il coefficiente aumenta rapidamente alle prime<br />

generazioni, mentre rallenta man mano che si avvicina<br />

al valore massimo, tendendo asintoticamente a 100<br />

Un ceppo è considerato inbred dopo almeno 20<br />

generazioni di accoppiamenti fra fratelli e<br />

sorelle o genitori e figli. Alla 21 a generazione F=<br />

98,6 %, cioè il 98,6% dei geni originariamente<br />

eterozigoti sono stati fissati in omozigosi.


La consanguinetà e l’inbreeding permettono di costituire linee<br />

pure in seno alla popolazione originaria, che si diversificano<br />

sempre più man mano che il coefficiente di inbreeding aumenta*<br />

Generazione<br />

0<br />

1<br />

2<br />

3<br />

4<br />

400 AA<br />

600 AA<br />

700 AA<br />

400 AA<br />

200 AA<br />

100 AA<br />

50 AA<br />

1600 Aa<br />

800 Aa<br />

400 Aa<br />

200 Aa<br />

100 Aa<br />

400 aa<br />

200 aa<br />

100 aa<br />

50 aa<br />

400 aa<br />

600 aa<br />

700 aa<br />

% eterozigosi<br />

100<br />

50<br />

25<br />

12,5<br />

6,25<br />

*ipotetico caso di autofecondazione da 1600 eterozigoti con 1600 geni “A” e 1600 “a” .<br />

Se consideriamo 10-20 caratteri diversi (polieterozigosi) avremo classi separate di<br />

omozigoti per ogni carattere.


CONSEGUENZE dell’ INBREEDING sono:<br />

SCARSO VIGORE VARIABILITÀ<br />

L’aumento di omozigosi<br />

relativa a geni letali o<br />

semiletali e la perdita di<br />

geni utili alla salute degli<br />

individui, rende i ceppi<br />

INBRED poco prolifici,<br />

meno resistenti alle<br />

infezioni e alle variazioni<br />

ambientali, causando la<br />

“morte genetica” di<br />

molte linee<br />

fra le linee pure<br />

La variabilità<br />

genetica diminuisce<br />

<strong>nella</strong> singola linea<br />

pura, ma aumenta<br />

tra le linee più o<br />

meno secondo il<br />

sistema di<br />

allevamento<br />

adottato:<br />

• A linee parallele<br />

• A linea singola


0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

A linee parallele Combinazione A linea singola<br />

dei due sistemi


Nel sistema a linee parallele le linee si<br />

diversificano sempre più ad ogni generazione. Dopo<br />

12 generazioni ognuna può essere considerata come<br />

una sottolinea a sé.<br />

Nel sistema a linea singola ciò è evitato in quanto<br />

ogni individuo non dista più di una generazione dal<br />

genitore comune.<br />

Nella pratica si adotta una combinazione fra i due<br />

sistemi di allevamento.<br />

In ogni generazione, una parte di individui sono<br />

destinati ad accoppiamenti random per non più di tre<br />

generazioni (in queste condizioni il grado di<br />

inbreeding si mantiene praticamente costante) la<br />

prole è utilizzata per la sperimentazione e non per la<br />

riproduzione, una parte è destinata al<br />

mantenimento della linea pura.


COMMETTEE on STANDARDIZED<br />

NOMENCLATURE for INBRED<br />

STRAINS OF MICE<br />

• Un ceppo inbred è identificato da un codice composto da 1-4<br />

lettere maiuscole. Es. A; DBA, WAG.<br />

• I nomi alfanumerici di alcuni vecchi ceppi (C3H; C57BL) sono<br />

stati mantenuti perché già ampiamente accattati e<br />

riconosciuti.<br />

• Al fine di facilitare la comparazione dei risultati è essenziale,<br />

<strong>nella</strong> descrizione degli esperimenti, la corretta nomenclatura.<br />

• I ceppi inbred possono essere suddivisi in sottoceppi: dopo 8-<br />

19 generazioni di accoppiamenti (fxs) un ceppo stabilizzato<br />

viene diviso in linee parallele che diventeranno sottoceppi se<br />

si individuano differenze. Il simbolo del sottoceppo è apposto<br />

a quello del ceppo, separato da una barra (es. C57BL/6J).


AA<br />

BB<br />

cc<br />

dd<br />

EE<br />

ff<br />

A<br />

B<br />

c<br />

d<br />

E<br />

sono<br />

indicati con le<br />

sigle dei ceppi<br />

materno e<br />

paterno<br />

separati da<br />

una barra.<br />

IBRIDI<br />

F1<br />

Meiosi<br />

F<br />

f b CDe<br />

Aa<br />

Bb<br />

Cc<br />

Dd<br />

Ee<br />

Ff<br />

aa<br />

bb<br />

CC<br />

DD<br />

ee<br />

FF<br />

a<br />

• Derivano dall’incrocio di due ceppi<br />

inbred<br />

• Sono eterozigoti per tutti i geni per<br />

i quali i ceppi parentali differiscono<br />

• Sono più vigorosi, resistenti e<br />

prolifici dei ceppi parentali<br />

• Sono geneticamente uguali, ma<br />

non risentono della depressione<br />

dovuta alla consanguineità e<br />

risentono meno delle influenze<br />

ambientali<br />

• Possono talora presentare risposte<br />

non uniformi (effetto Tryon), forse<br />

per la migliore capacità di<br />

adattamento all’ambiente<br />

• Generalmente accettano trapianti<br />

da ambedue i ceppi parentali<br />

• Non sono destinati alla<br />

riproduzione


specie<br />

topo<br />

Ratto<br />

ceppo<br />

C3H<br />

nude<br />

DBA/1<br />

DBA/2<br />

OB<br />

SCID (severe combined<br />

immunodefiency)<br />

SHR<br />

Wistar Kyoto<br />

CEPPI INBRED<br />

caratteristiche<br />

Elevata incidenza tumori mammari<br />

Atrico, privo d cellule T<br />

Modello di patologie autoimmuni<br />

(artrite da collagene). Elevata<br />

incidenza di tumori mammari<br />

Sviluppa epilessia audiogena<br />

Obeso<br />

Manca di linfociti T e B. Può quindi<br />

ricevere trapianti (es. tumori<br />

umani) senza rigetto<br />

Iperteso<br />

Normoteso (usato come controllo)


<strong>ANIMALI</strong> MUTANTI<br />

COISOGENICI<br />

e CONGENICI


<strong>ANIMALI</strong> MUTANTI<br />

COISOGENICI<br />

• Gli animali coisogenici derivano dalla occasionale<br />

comparsa, in un ceppo inbred, di una mutazione utile<br />

ai fini sperimentali, che viene stabilizzata<br />

Il ceppo coisogenico è geneticamente simile al<br />

ceppo originario, tranne che per il gene mutato<br />

• La nomenclatura contiene il nome completo del<br />

ceppo di provenienza e del sottoceppo separati da<br />

una barra e l’indicazione del gene mutante. Es.<br />

BALB/cRij-nu indica un ceppo BALB/c portante l’allele<br />

“nude” e mantenute a Rijswijk (Olanda)


<strong>ANIMALI</strong> MUTANTI<br />

CONGENICI<br />

• Gli animali congenici derivano dall’introduzione,<br />

mediante opportuni incroci (cicli di<br />

intercrossing / backcrossing per almeno 10<br />

volte), di una mutazione recessiva presente in<br />

un ceppo inbred (donatore)<br />

Il ceppo congenico è geneticamente<br />

simile al ceppo originario, tranne che per<br />

il gene donato e per alcuni geni<br />

concatenati al locus di interesse<br />

La nomenclatura è simile a quella degli animali<br />

coisogenici.


cross<br />

intercross<br />

backcross<br />

CEPPO<br />

INBRED A<br />

+<br />

+<br />

+<br />

+<br />

X<br />

+<br />

m<br />

X<br />

CEPPO D<br />

donatore<br />

m<br />

m<br />

X<br />

m<br />

m<br />

+<br />

m


• Microiniezione del<br />

DNA nel pronucleo<br />

• Infezione con<br />

retrovirus<br />

• Trasferimento di<br />

cellule embrionali<br />

pluripotenti <strong>nella</strong><br />

cavità blastocistica<br />

<strong>ANIMALI</strong> TRANSGENICI<br />

Gli animali transgenici derivano dall’introduzione di un<br />

gene esogeno nel DNA di un ceppo inbred stabilizzato<br />

• È la più comune, per la semplicità e l’alta<br />

percentuale di espressione. La posizione<br />

all’interno del cromosoma ed il numero delle<br />

copie della sequenza di DNA sono casuali, per<br />

cui ogni “fondatore” sarà diverso dagli altri. Il<br />

vantaggio sta nel fatto che il DNA esogeno si<br />

trova in tutti i tessuti dell’individuo, compreso<br />

quello germinale.<br />

• Semplice, ma a bassa espressione e limiti <strong>nella</strong><br />

lunghezza di DNA che può essere inserito. Il<br />

tessuto germinale può non essere interessato<br />

• Più complessa. Il tessuto germinale può non<br />

essere interessato<br />

Gli animali transgenici sono indicati dal nome del<br />

ceppo, seguito dal simbolo del transgene. Es.<br />

C57BL/6J-TgN (GG)L (N=inserzione non omologa)


Infezione con retrovirus<br />

•Sfrutta la capacità dei virus di introdurre il proprio<br />

genoma <strong>nella</strong> cellula ospite, provocandone la<br />

trasfezione<br />

•L’inoculazione <strong>nella</strong> cavità blastocistica delle<br />

particelle virali provocherà “l’infezione” di alcune<br />

cellule (trasfezione)<br />

•Le cellule così modificate, come le altre rimaste<br />

indenni, contribuiranno alla formazione di un<br />

individuo “mosaico” o “chimerico”<br />

•Se le cellule trasfettate non andranno a costituire<br />

tessuto germinale il frammento di DNA non sarà<br />

trasferito alla prole e si perderà alla prima<br />

generazione


Trasferimento di cellule embrionali<br />

pluripotenti <strong>nella</strong> cavità blastocistica<br />

• Se si introducono cellule staminali embrionali<br />

totipotenti <strong>nella</strong> cavità blastocistica, queste<br />

contribuiranno alla formazione dei tessuti<br />

dell’intero organismo<br />

• I metodi utilizzati sono:<br />

Elettroporazione<br />

Infezione virale<br />

Microiniezione


<strong>ANIMALI</strong> KNOCKOUT<br />

• Gli animali knockout sono individui in cui uno specifico<br />

gene viene sostituito con un allele inattivo<br />

• La tecnica consiste nel “disabilitare” selettivamente un<br />

gene target in cellule staminali embrionali<br />

• Gli animali knockout consentono di studiare le specifiche<br />

funzioni del gene sostituito


BARRIERATI<br />

GERM FREE<br />

<strong>ANIMALI</strong> DA LABORATORIO<br />

stato sanitario<br />

CONVENZIONALI<br />

SPECIFIC PATHOGEN<br />

FREE (SPF)<br />

GNOTOBIOTICI<br />

(mono/eteroxenici)<br />

Allevati in ambienti privi di<br />

particolari misure protettive<br />

Privi di germi patogeni<br />

Privi di patogeni e non<br />

patogena<br />

Ospitano una flora batterica<br />

nota (flora intestinale<br />

introdotta artificialmente) e<br />

rigorosamente non patogena


QUALITÀ MICROBIOLOGICA BARRIERA<br />

CONVENZIONALI<br />

(CV)<br />

riderivazione per isterectomia<br />

GERM FREE (GF)<br />

+<br />

Flora batterica resistente<br />

alla colonizzazione (CRF)<br />

controlli microbiologici<br />

SPECIFIC PATHOGEN<br />

FREE (SPF)<br />

NESSUNA<br />

ASSOLUTA<br />

SISTEMA SPF<br />

stretto (allevamento)<br />

classico (sperimentazione)

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