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la nuova concezione delle elites nel sistema premiale di origine ...

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“…avevano <strong>di</strong>ritto a portare il titolo <strong>di</strong> duca gli elettori che per tre volte fossero<br />

stati presidenti dei collegi elettorali generali (art. 1 dello statuto); avevano <strong>di</strong>ritto<br />

a portare il titolo <strong>di</strong> conte i gran<strong>di</strong> ufficiali del<strong>la</strong> corona (il cancelliere<br />

guardasigilli del<strong>la</strong> corona, il grand’elemosiniere, il gran maggiordomo maggiore,<br />

il gran ciambel<strong>la</strong>no, il grande scu<strong>di</strong>ere) (art. 2), nonché i ministri, i senatori, i<br />

consiglieri <strong>di</strong> Stato incaricati <strong>di</strong> qualche parte del<strong>la</strong> pubblica amministrazione e<br />

gli arcivescovi (art. 5), avevano a <strong>di</strong>ritto a portare il titolo <strong>di</strong> barone gli elettori<br />

che per tre volte fossero stati presidenti <strong>di</strong> un collegio elettorale <strong>di</strong> <strong>di</strong>partimento, i<br />

primi presidenti e i procuratori generali del<strong>la</strong> corte <strong>di</strong> cassazione e <strong>delle</strong> corti<br />

d’appello che avessero adempiuto le loro funzioni per <strong>di</strong>eci anni con sod<strong>di</strong>sfazione<br />

del re, i vescovi senza con<strong>di</strong>zioni e i podestà <strong>di</strong> Mi<strong>la</strong>no, Venezia, Bologna, Verona,<br />

Brescia, Modena, Reggio, Mantova, Ferrara, Padova, U<strong>di</strong>ne, Ancona, Macerata,<br />

Ravenna, Rimini, Cesena, Cremona, Novara, Vicenza, Bergamo, Faenza e Forlì<br />

alle stesse con<strong>di</strong>zioni previste per i primi presidenti e i procuratori generali (art.<br />

9). Tutti questi titoli erano vitalizi; chi era investito <strong>di</strong> uno <strong>di</strong> essi poteva però<br />

renderlo ere<strong>di</strong>tario istituendo a favore <strong>di</strong> uno dei suoi ere<strong>di</strong> un maggiorasco in<br />

fon<strong>di</strong> stabili o in ren<strong>di</strong>te sul Monte Napoleone rese inalienabili, che desse una<br />

ren<strong>di</strong>ta annua <strong>di</strong> 200.000 lire per il titolo <strong>di</strong> duca, <strong>di</strong> 30.000 lire per il titolo <strong>di</strong><br />

conte e <strong>di</strong> 15.000 lire per il titolo <strong>di</strong> barone.<br />

I gran<strong>di</strong> ufficiali del Regno - tra i quali non erano conti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto i marescialli del<br />

Regno, il primo capitano del<strong>la</strong> Guar<strong>di</strong>a reale, l’ispettore generale dell’artiglieria,<br />

l’ispettore generale del genio e sei membri del collegio elettorale dei possidenti<br />

scelti dal re - potevano ottenere il titolo ere<strong>di</strong>tario <strong>di</strong> conte o <strong>di</strong> barone<br />

istituendone il re<strong>la</strong>tivo maggiorasco (art. 4). I membri de collegi elettorali generali<br />

potevano ottenere il titolo ere<strong>di</strong>tario <strong>di</strong> barone istituendone il re<strong>la</strong>tivo<br />

maggiorasco (art. 10). I <strong>di</strong>gnitari, commendatori e cavalieri dell’or<strong>di</strong>ne reale del<strong>la</strong>

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