Testimonianza di Claudio Falcone, 78 anni, raccolta ... - Pilo Albertelli
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<strong>Testimonianza</strong> <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o <strong>Falcone</strong>, <strong>78</strong> <strong>anni</strong>, <strong>raccolta</strong> da Silvia<br />
<strong>Falcone</strong> il 20 febbaraio 2004<br />
Il 7 settembre ero a Scurcola Marsicana (l’Aquila), verso le nove <strong>di</strong> mattina, io e mio fratello<br />
Vincenzo sedevamo in piazza, davanti al bar <strong>di</strong> fronte alla Via Tiburtina, quando passarono cinque<br />
o sei automobili color blu che andavano velocemente. In quel periodo non circolavano le<br />
automobili civili, tutti i mezzi erano stati requisiti, in giro c’erano solo veicoli militari. Più tar<strong>di</strong><br />
venimmo a sapere che in quelle automobili c’era il re, Vittorio Emanuele, che scappava verso<br />
Pescara. Poi l’otto <strong>di</strong> settembre ci fu l’armistizio, tutti i paesani furono felici, ci fu l’allegria ed il<br />
caos, finché non vennero i Tedeschi. Comandavano loro, davano or<strong>di</strong>ni che bisognava<br />
assolutamente seguire, c’imposero i coprifuochi. Io e mio fratello scappammo a Roma in bicicletta,<br />
percorremmo più <strong>di</strong> cento chilometri ma passammo ugualmente momenti atroci. Fino a che non<br />
entrarono gli Americani a Roma.<br />
Clau<strong>di</strong>o <strong>Falcone</strong> a 18 <strong>anni</strong><br />
<strong>Falcone</strong>, militare a Palermo nel 1946
<strong>Testimonianza</strong> <strong>di</strong> <strong>Falcone</strong> Osvaldo, 82 <strong>anni</strong>, <strong>raccolta</strong> da Silvia<br />
<strong>Falcone</strong> a Roma il 20/2/2004<br />
Mi trovavo a Rovereto l’otto settembre, ero militare. Stavo in caserma, quando all’improvviso un<br />
carro armato tedesco sfondò il cancello e si fermò al centro del piazzale. Un comandante tedesco<br />
<strong>di</strong>sse all’altoparlante che dovevamo presentarci e consegnare tutte le nostre armi, lasciarle<br />
davanti al carro armato e attendere or<strong>di</strong>ni. Dopo ci radunarono in un campo sportivo vicino e<br />
rimanemmo lì per tre giorni, poi ci fecero prendere il treno che ci portò fino in Polonia. In un<br />
campo <strong>di</strong> concentramento che chiamavamo Prosten. Ci stetti per nove mesi. Talvolta passava una<br />
guar<strong>di</strong>a con un bando, cercavano manodopera tra i prigionieri. Una volta chiesero se qualcuno<br />
sapeva lavorare il ferro, io mi feci avanti anche se non ne sapevo nulla, lo feci solo perché volevo<br />
andare via. Al campo non si mangiava e non si dormiva mai. Allora mi portarono vicino al confine<br />
con la Russia. Quando si accorsero che non era il mio mestiere mi misero a pulire i gabinetti. Era<br />
un lavoro massacrante, nevicava sempre e se vedevano che non ce la facevo con quel freddo mi<br />
picchiavano. Un giorno, senza motivo, mi riportarono al campo <strong>di</strong> concentramento in Polonia,<br />
dove aderii ad un bando per meccanici, poiché a Roma lavoravo da qualche tempo come tecnico.<br />
Così mi mandarono ad Amburgo dove c’erano due fabbriche, una per costruire furgoni, l’altra per<br />
le bombe. Non mangiavamo quasi niente, il rancio consisteva in un pezzetto <strong>di</strong> pane e crauti in<br />
scatola. Non avevamo più la <strong>di</strong>visa e spesso ci davano vecchi abiti civili, ma non ci <strong>di</strong>edero mai<br />
niente per ripararci dal freddo. La domenica i civili richiedevano sempre qualcuno che potesse<br />
lavorare per loro, erano tutte famiglie povere ma qualcosa da mangiare ce la davano sempre.<br />
Tante volte, quando la gente sapeva quanti <strong>anni</strong> avevo si metteva a piangere.<br />
<strong>Falcone</strong> Osvaldo a Rovereto<br />
<strong>Falcone</strong> Osvaldo a 21 <strong>anni</strong>
Dal <strong>di</strong>ario <strong>di</strong> prigionia tenuto dal 1940 al 1946 da Bruno Tolazzi<br />
Tolazzi Bruno<br />
Matricola 64976<br />
<strong>di</strong> corredo 1-224<br />
moschetto S.C. 1219<br />
arruolato 11/10/43<br />
promosso caporale il 14/5/43 dal 110 Reggimento Artiglieria <strong>di</strong> Caserta<br />
promosso caporal maggiore il 16/8/43 dalla 421 Batteria Autonoma con approvazione<br />
del Comando del 49 Reggimento Artiglieria<br />
fatto prigioniero il 7/10/44<br />
13/9/43 ho fatto 35 Km a pie<strong>di</strong>, da Kandrenù a Messenia.<br />
-In Bulgaria abbiamo sostato <strong>di</strong>verse ore, ci hanno trattato come bestie, rifiutandoci il<br />
cibo e l’acqua.<br />
-In Ungheria l’accoglienza è stata gradevole, ci hanno dato due chili <strong>di</strong> pane per<br />
quarantadue persone. E’ un paese incantevole, <strong>di</strong> un verde splendente.<br />
- Grecia, Atene è una città bellissima, l’acropoli è assai moderna. Abbiamo viaggiato<br />
più <strong>di</strong> trenta ore in un carro bestiame.<br />
-In Macedonia ho visto sempre montagne.<br />
-Belgrado, la città bianca. La sua stazione è costruita in stile fiorentino. La gente ci<br />
accoglie gradevolmente, ci offrono da mangiare e ci chiedono gli in<strong>di</strong>rizzi per<br />
comunicare nostre notizie ai familiari in patria.<br />
La vigilia e il giorno <strong>di</strong> Natale 1943 ho mangiato solo il rancio (rape, sale ed acqua),<br />
ma allo scoccare della mezzanotte del 31 <strong>di</strong>cembre ci hanno dato pane e marmellata e<br />
abbiamo fumato tabacco italiano. A Pasqua avevo due chili <strong>di</strong> pane con la mia razione<br />
e del pane bianco offerto dal Comandante tedesco.<br />
10/2/44 presi due baionettate per essere andato a mangiare nel refettorio dei<br />
Bruno Tolazzi a 19 <strong>anni</strong><br />
francesi.<br />
15-28/2/44 scioperai nascondendomi.<br />
18/3/44 litigai con i tedeschi civili, poi fui ricoverato in infermeria con l’influenza.<br />
29/4/44 giorno <strong>di</strong> tempesta furibonda nel campo.<br />
28/5/44 picchiato dalle guar<strong>di</strong>e dello stabilimento perché mangiavo rancio tedesco.<br />
13/6/44 bombardamento<br />
18/6/44 preso a schiaffi da un sergente e da un caporale tedesco.<br />
Feci 25 Km a pie<strong>di</strong> per passare una visita me<strong>di</strong>ca a Monaco e fare la ra<strong>di</strong>ografia. Ho visto donne <strong>di</strong> circa sessanta <strong>anni</strong> e ragazze <strong>di</strong><br />
se<strong>di</strong>ci lavorare più <strong>di</strong> noi prigionieri, qui si usano trattamenti crudeli.<br />
(…) Siamo all’un<strong>di</strong>cesimo mese <strong>di</strong> prigionia e in questi mesi si è<br />
sofferto <strong>di</strong> tutto, prima la fame, il freddo, l’essere trattati peggio<br />
dei cani. Senza cambiare la nostra posizione, o eravamo internati<br />
militari o prigionieri. Molte volte ho domandato che per quanto<br />
lavoravo mi spettasse il salario dell’internato, così sono <strong>di</strong>ventato<br />
subito prigioniero.<br />
In ogni modo ero già prigioniero: i reticolati, la guar<strong>di</strong>e, il<br />
mangiare, i titoli dati dai nostri capi, tutto ricordava che ero<br />
prigioniero. Poi il nostro governo combatte contro <strong>di</strong> loro e noi<br />
prigionieri indossiamo ancora la <strong>di</strong>visa, ma nonostante questo, in<br />
un<strong>di</strong>ci mesi, per volontà <strong>di</strong> Mussolini (cosi’ <strong>di</strong>ce “La Voce Della<br />
Patria”) è nato il problema degli internati militari italiani e c’è da<br />
rimanere stupiti che dopo un<strong>di</strong>ci mesi non è stata risolta questa<br />
faccenda.<br />
Bruno Tolazzi – primo a sin. in basso- a San Nicola (Caserta)<br />
Come possono toglierci la nostra cara <strong>di</strong>visa che indossiamo e che<br />
per questo rappresenta il loro nemico? Perché i nostri fratelli combattono contro <strong>di</strong> loro con gli stessi Greci? I giornali parlano già dei<br />
civili italiani ex internati e noi siamo ancora qui prigionieri.<br />
A cosa vale tutto questo dopo essere trattati, ripeto, come cani! Preferisco continuare la mia vita da prigioniero fino alla fine.<br />
Monaco 17/8/44