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Per uno stemma rinnovato della Marina Militare

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MICHELE D'ANDREA<br />

PER UNO STElvfMA<br />

RINNOVATO<br />

DELLA MARINA MILITARE,


Testo. progetto araldico e ricerca storico-iconografica<br />

Michele D:Andrea<br />

Grafica vettori aIe<br />

Roberto Tronchin e Alexandra Petrochenko De Angelis<br />

Progetto grafico e impaginazione<br />

Gianluca Lucchese<br />

Finito di stampare nel febbraio 2012 in Roma


INDICE<br />

I. LO STEMivlA DELLA. REGIA MARINA<br />

1.1. I limiti del decreto is[icutivo<br />

1.2. Le ambiguità interpre[adve: il cerchio <strong>della</strong> corona e i suoi ornamenti<br />

1.3. Le ambiguità in[erprecacive: le rorri<br />

lA. Le ambiguità imerprecative: il leone del quarto di Venezia<br />

Il. LO STEtvIMi\ DELLA<br />

MARINA ìv\lLlTARE REPUBBLICANA<br />

II.1. Il decreto del 1947 e il nuovo disegno<br />

II.2. La corona<br />

11.3. Il leone m:uciano<br />

IlA. La croce di Pisa<br />

III. LO STEMMA RINNOVATO<br />

III.l. Il metodo<br />

III.2. Gli imerventi: la corona<br />

III.3 . Gli interventi: il quartO di Venezia<br />

IIIA. Gli imerventi: il quarto di Pisa<br />

IV. COivlPARAZIOl'--1I E STRUMENTI<br />

IV,!. Prima e dopo<br />

IV.2. La risoluzione verroriale<br />

TAVOLE<br />

l. Stemma <strong>della</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> in bianco e nero<br />

2. Stemma <strong>della</strong> <strong>Marina</strong> Mili[are a colori<br />

3. Stemma <strong>della</strong> M:uina Milit:ue pittorico<br />

4. Jack <strong>della</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> in bianco e nero<br />

5. Jack <strong>della</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> a colori<br />

6. Jack <strong>della</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> pirrorico


Con il decreto del 20 settembre 1941, la Regia <strong>Marina</strong><br />

viene dotata di un proprio <strong>stemma</strong> (fig. 1), di cui si<br />

riporta l'annessa descrizione araldica. Le parti in neretto<br />

hanno costituito il terreno d'indagine di questo lavoro.<br />

Inquartato: allO (Marineria Veneta) di rosso al /eone di San<br />

Marco con la spada e con il libro degli Evangeli chiuso, quale si<br />

usava in tempo di guerra; al 2 0 (Marineri4 Genovese) d'argento<br />

a//a croce di rosso; al 3 o (Marineria Amalfitana) d'azzurro alla<br />

croce biforcata d'argento; al 4 0 (Marineria Pisana) di rosso alla<br />

crocepisana d'argento; sul tutto l'insegna Sabauda affiancata da<br />

due fasci Littori d'oro. Lo scudo sarà contornato da un cavo torticcio<br />

d'oro e sormontato da una coronaformata da un cerchio con<br />

motivi alternati di rostri e di ancore romane, cimato di qtJ4ttro<br />

torri (tre visibili) merlate alla guelfa, fomcheggiato da dueprore<br />

rostrate che sporgono latera/mente, il tutto d'oro.<br />

Il testo è troppo approssimativo per generare<br />

un'immagine univoca. Prendiamo il leone marciano:<br />

qual è la sua postura? Di che colore ha gli<br />

occhi e le unghie? La lingua è visibile? Dove poggia<br />

l'animale? Qual è il colore del libro dei<br />

Vangeli? E come è posizionato il volume, coricato<br />

o all'impiedi?<br />

L'araldica accribuisce un'importanza fondamentale<br />

alla descrizione letterale che costituisce, anzi,<br />

[' unico strumento in grado di certificare la congruità<br />

di <strong>uno</strong> <strong>stemma</strong> con il deccato normativo.<br />

La rappresentazione pittorica, infacci, può essere<br />

condizionata dal gusto, dallo stile e perfino dal capriccio degli<br />

artisti che, specie nel passato, hanno lasciato tracce evidenti di<br />

alterazioni ed arbitrii. Ecco perché un decreto araldico ben facco<br />

dovrebbe segnalare con grande precisione, quasi con pedanteria,<br />

ogni elemento dell'arma, indicando le partizioni dello scudo, la<br />

posizione, la forma, l'orientamento il colore e la struttura dei<br />

1.1_<br />

I LIMITI<br />

DEL DECRETO<br />

ISTITUTIVO<br />

fig. 1<br />

lo stemmo dello<br />

Regio Monno<br />

del 1941.


fig 7.<br />

Una calano in metallo sbolzoto e<br />

saldato. 5i noli lo posizione<br />

dello torre 011' estrema sinisnu.<br />

prolÌ(omenre a lilo del mnrgine<br />

del cerchio.<br />

fig.8.<br />

Il confronto con le lorri esterne<br />

dello liguro 7eVidenzia l'errore pro'<br />

spellico dello corono del 194 1.<br />

fig. 9.<br />

lo porzione di<br />

COlano visibile da un<br />

ossermtore pasto<br />

frontalmente.<br />

grafìco e, soprattutto, coerente<br />

con i numerosi richiami classici<br />

contenuti nella corona, avrebbe<br />

riprodotto il castelletto !igneo collocato<br />

a prua delle navi da guerra<br />

romane, postazione avanzata e<br />

sopraelevata <strong>della</strong> fanteria di<br />

marina (fìg. 6).<br />

La terza opzione, più aderente alla materialità di una vera<br />

corona, avrebbe riprodotto una torre rettangolare modestamente<br />

rilevata, quale si otterrebbe attraverso la piegatura, la<br />

cesellatura e la battitura del metallo (fìg. 7).<br />

È probabile che il disegnatore dell'epoca abbia optato per<br />

quest'ultima soluzione, che avrebbe funzionato se le torri<br />

fossero state veramente aggettanti su una cortina di muro,<br />

come si vede nella fìgura, così da assegnare al pur modesto<br />

spessore un' effìcace funzione prospettica.<br />

Invece, la collocazione delle torri all'interno del cerchio<br />

sottrae ad esse ogni percezione di profondità, conferendo<br />

all'immagine un'indubbia sensazione di piattezza<br />

e di dissonanza prospettica (fìg. 8).<br />

Il testo del decreto - "cimato di quattro torri (tre visibili)>><br />

- rimanda infatti al tipico modello di corona araldica<br />

che innalza sul cerchio quattro mastii fra loro equidistanti<br />

posti in posizione Nord, Sud, Est, Ovest, come mostra la<br />

fìgura 9. Poiché, per convenzione, il punto di vista di un<br />

osservatore è posto frontalmente e un poco in basso, lo<br />

sguardo non riesce a cogliere la torre collocata sulla semi porzione<br />

posteriore <strong>della</strong> corona, che sarà segnalata nella<br />

descrizione araldica come presente ma non<br />

visibile.<br />

Nella figura lO sono riprodotti diversi tipi di<br />

corone, nei quali le esigenze <strong>della</strong> prospettiva<br />

appaiono particolarmente curate. Sebbene<br />

con qualche leggera forzatura, il disegno araldico<br />

è molto attento a rendere l'andamento<br />

curvilineo del cerchio, operando su ciascun<br />

indicatore di dignità una rotazione sempre più<br />

marcata dal centro ai margini: è il caso <strong>della</strong><br />

corona di marchese (l'ultima <strong>della</strong> prima riga),<br />

i cui fìoroni estremi sono riprodotti addirittura<br />

di profìlo pieno.


fig. 12.<br />

Il leone marciano nello<br />

stemmo de11941.<br />

fig. 13.<br />

fre esempi di leoni ormoti.<br />

li primo campeggio sullo<br />

locc iolo dello lOrre del Mit<br />

niClpio di Valstagna, in<br />

provincia di Vicenza,<br />

I secondi due compaiono<br />

In dlUppina vali e bandiere<br />

terrestri<br />

fig, 14,<br />

I quani dello stemmo<br />

del 194 L<br />

ma con lo stesso patrimonio simbolico veneziano<br />

che rappresenta il leone alato poggiato<br />

saldamente sul mare e sulla terraferma, a significare<br />

gli ambiti del vasto dominio <strong>della</strong><br />

Serenissima.<br />

Autorevoli studi hanno dimostrato che il leone<br />

I alato con spada e libro chiuso non ha mai indicato,<br />

nell'uso veneto, lo stato di belligeranza o un'appartenenza<br />

militare, tanto è vero che tale figura compare sia nella monetazione<br />

che nell'araldica civile, come si osserva nella fig. 13.<br />

È possibile che l'autore dello <strong>stemma</strong>, non necessariamente specialista<br />

di cose venete, abbia tratto dalle tante immagini di<br />

vessilli nei dipinti di battaglie il convincimento dell' esistenza di<br />

un codice simbolico di guerra rappresentato alla combinazione<br />

libro chiuso (o assente) e spada (fig. 13).<br />

Ciò spiegherebbe, come si vedrà in seguito, non solo la scelta del<br />

campo di rosso, al posto del tradizionale azzurro dello <strong>stemma</strong><br />

<strong>della</strong> città, ma anche l'esplicito riferimento, nel testo del decreto,<br />

alla "Marineria Veneta» e non a Venezia.<br />

I restanti quarti dell'inquartato (Genova, Amalfi e Pisa) non presentano<br />

alcun problema interpretativo, trattandosi di<br />

combinazione di elementi geometrici elementari (fig. 14).<br />

Mossi tali rilievi, non si può però tacere il fatto<br />

che l'unica raffigurazione disponibile dello<br />

<strong>stemma</strong> <strong>della</strong> Regia <strong>Marina</strong> è la miniatura a<br />

tempera allegata al decreto. Le contingenze belliche<br />

non ne permisero, infatti, la collocazione<br />

sulla prora delle navi, cosl come stabilivano i<br />

provvedimenti attuativi, né si hanno tracce di un<br />

suo utilizzo ornamentale in edifici, caserme,<br />

oggetti d'arredo ecc.<br />

Siamo dunque in presenza di un emblema che è<br />

rimasto, in un certo senso, prigioniero del decreto che lo ha generato:<br />

il bozzetto non si è mai trasformato in <strong>stemma</strong> concreto,<br />

tangibile e riproducibile, come sarebbe invece avvenuto nel 1947,


'<br />

L<br />

adeguamento dello <strong>stemma</strong> <strong>della</strong> <strong>Marina</strong> all'ordi­ 11.1.<br />

namento repubblicano (abolizione dello scudo sa­ IL DECRETO<br />

baudo e dei fasci littOri), non fu oggetto di un de­ DEL 1947<br />

cretO modificativo, ma fu implicitamente regolato dal D.lgs. E IL NUOVO<br />

del Capo provvisorio dello StatO 9 novembre 1947 n. 1305, DISEGNO<br />

che istituì la bandiera di Forza armata.<br />

Purtroppo, anche in questo caso la descrizione dell'emblema<br />

è di una sconcertante approssimazione: «<strong>Per</strong> la <strong>Marina</strong> militare,<br />

la bandiera navale è costituita dal tricolore italiano, caricato,<br />

al centro <strong>della</strong> banda bianca, dall'emblema araldico<br />

<strong>della</strong> <strong>Marina</strong> militare, rappresmtante<br />

in quattro parti<br />

gli stemmi delle Repubbliche<br />

marinare (Vmezia, Pisa, Genuva,<br />

Amalfi) e sormontata da<br />

una corona turrita e rostrata.»<br />

(fig. 15).<br />

Scompare, addirittura, il riferimento<br />

al cavo torriccio<br />

dorato che borda lo scudo.<br />

I.:introduzione di una bandiera<br />

significò anche ripensare lo <strong>stemma</strong> <strong>della</strong> <strong>Marina</strong> in ter­ Fig. 15.<br />

mini di riproducibilità, approntando un disegno-matrice de­ lo bandiera navale<br />

stinatO ad essere replicatO in grandi numeri. Un modello dello Morina Mili tare<br />

grafico più che pittorico, tenuto contO delle caratteristiche realizzato sullo base<br />

<strong>della</strong> stampa su tessutO: linee di contorno marcate, semplifì­ del proi/Vedime nto<br />

cazione delle forme, assenza di ombreggiature, colori netti, del 194 7.<br />

ridotta profondità.<br />

Sarebbe statO sufficiente ricalcare lo <strong>stemma</strong> del 1941, modificando<br />

dove necessario ma conservando gli elementi meglio<br />

riusciti, anzitutto il disegno delle prue rostrate <strong>della</strong> corona.<br />

Cosl non fu, purtroppo, e nel nuovo <strong>stemma</strong> fu percepibile<br />

una diminuzione <strong>della</strong> qualità artistica complessiva.


Il.2.<br />

LA CORONA<br />

Fig. 16.<br />

Alcuni inodelli di corone<br />

rOllrole ricovon do<br />

pubblicozioni uHicioli di<br />

Forzo ormolo. Que llu o<br />

deslrodello Ic


Senonché tali critiche non tengono<br />

conto di alcuni aspetti pratici. Smaltare<br />

di azzurro il campo di Venezia significherebbe,<br />

infatti, diluirlo nell'azzurro<br />

del sottostante quarto di Amalfi, sbilanciando<br />

verso la sinistra di chi guarda<br />

l'asserto dello scudo (fig. 17).<br />

Invertendo fra loro i quarti di Amalfi e Pisa si ripristinerebbe<br />

la simmetria, ma si manderebbe all'aria il criterio gerarchico<br />

che aveva determinato, nel 1942, la posizione delle repubbliche<br />

nello <strong>stemma</strong> e aveva assegnato il primo quarto a Venezia, il secondo<br />

a Genova, il terzo ad Amalfi (forse perché più antica) e il<br />

quarto a Pisa.<br />

Stretto fra ragioni di protocollo e di simmetria, l'araldista del<br />

1941 dovette individuare, per Venezia, un indirizw simbolico<br />

alternativo, una variante araldica che rimandasse alla Serenissima<br />

senza però utilizzarne lo storico <strong>stemma</strong>. Si comprende, in tal<br />

modo, la scelta del rosso del campo (mutuato e legittimato dalle<br />

antiche bandiere), la riduzione in oro di rutte le figure (come nel<br />

vessillo del Comune di Venezia, riprodotto nella figura 18), !'introduzione<br />

<strong>della</strong> spada (attributo tipico dello stato militare) e il<br />

libro chiuso «quale si usava in tempo di guerra», come si volle<br />

espressamente riportare nel decreto. Un riferimento che sappiamo<br />

oggi inesatto, ma che appare coerente con la realtà bellica<br />

di quegli anni, quando le parole «PAX TlBI MARCE» sarebbero apparse<br />

non solo stridenti, ma anche inopporrune.<br />

Detto ciò, resta comunque il farto che<br />

il quarto di Venezia (meglio, <strong>della</strong> «Marineria<br />

Veneta» ad esso ispirato), quand'anche<br />

viziato in origine, si rappresenta cosi da settant'anni,<br />

un periodo più che sufficiente a<br />

sancirne l'uso per consuerudine.<br />

Quanto al leone di San Marco, la tradizione<br />

iconografia veneziana ne ha consolidato la<br />

postura in una forma tipica (fig. 19), che ha costituito il riferimento<br />

obbligato del lavoro di revisione grafica. Qui l'araldica<br />

non traduce soltanto un'identità, ma aggiunge un preciso messaggio<br />

ideologico e politico. Venezia è la Dominante, detentrice<br />

di una duplice potestà rappresentata dalla posizione delle zampe<br />

dell'animale alato che poggiano posteriormente sul mare e anteriormente<br />

sulla terraferma, difesa da un castello posro sulla<br />

cima di un'altura.<br />

fig. 18.<br />

Un mcdelJo<br />

di honniero del<br />

Comune di Vellezio<br />

fig. 19.<br />

la classica roppresenlOlione del<br />

sim bolo dello Serenissima: lompe<br />

posleriori sul more, zampe olileriori<br />

sullo lerraferma, aluro cimara do un<br />

forle su cui svenlola una bandiera.<br />

Il (Cmpo è d'azzurro e le alITefigure<br />

sono «al nOlurale".


'<br />

L<br />

autore di queste note ha maturato una certa esperienza<br />

nell'araldica militare, potendo annoverare, fra gli<br />

altri, lo stendardo presidenziale, gli stemmi dei<br />

Carabinieri, del Reggimento Corazzieri, <strong>della</strong> Casa <strong>Militare</strong><br />

<strong>della</strong> Presidenza <strong>della</strong> Repubblica, dell'AI SE e dell'AISI,<br />

nonché la bandiera colonnella del Battaglione<br />

San Marco, caratterizzata da un<br />

leone più fedele all'iconografia veneziana<br />

(fig. 23). Fu il primo tentativo di modificare<br />

il leone di <strong>Marina</strong> seguito, nel<br />

2006, dalla figura in mo/ha nell' ovale dei<br />

gemelli ufficiali e, lo scorso anno, dal<br />

simbolo araldico che compare nella medaglia<br />

celebrativa del 150 0<br />

anniversario<br />

di Forza armata (fig. 24). A guardar bene,<br />

si è trattato di significative tappe di avvicinamento<br />

ad una revisione generale, attuate<br />

sempre con la strategia dei piccoli<br />

passi che modifica senza stravolgere, che<br />

innova senza operare brutali cesure. Attenta,<br />

soprattutto, alle implicazioni di natura<br />

psicologica, affettiva ed emotiva legate<br />

ad una bandiera che ha<br />

rappresentato, per generazioni di marinai,<br />

un simbolo amato e un ideale di vita.<br />

Ad esempio, è noto che la frase «PAX TIBI<br />

MARCE EVANGELISTA MEUS" non è un<br />

passo evangelico, bensÌ la prima pane dell'annuncio<br />

che l'angelo recò a Marco, fort<strong>uno</strong>samente<br />

scampato a un naufragio e<br />

riparato in terra veneta, che proseguiva<br />

con «HIC REQUIESCET CORPUS TUUM", ossia<br />

«qui riposerà il tUO corpo». Ma ciò,<br />

111.1 ,<br />

IL METODO<br />

Fig. 21<br />

IIlJerso dello<br />

bondiera colonnello<br />

del Bofloglione Son<br />

Marco.<br />

Fig. 24.<br />

Igemelli ufficioli di fOlzo<br />

armata realizzati nel 2006,<br />

che presentano il leone<br />

"in molèca" .<br />

In hasso. lo <strong>stemma</strong> nel<br />

recto dello meooglio<br />

commemorahvo del l SO"<br />

dello <strong>Marina</strong>. Si notino,<br />

nel Quarlo di Venezia, lo lolto<br />

uiniefO, lo presenzo dell'alo<br />

in s8i:ondo piono, lo<br />

rappresentazione del more e<br />

di un lembo di leno su cui è<br />

poggiato il libro.


<strong>della</strong> ricerca sono, in tal senso,<br />

chiarificatori (fig. 27) .<br />

Al netto <strong>della</strong> necessaria sintesi<br />

grafica, il disegno degli<br />

scafi è stato mo<strong>della</strong>to sulle<br />

prue bronzee che ornano il<br />

basamento delle antenne portabandiera<br />

del Vittoriano. Il<br />

bozzetto originale dell'architetto<br />

Giuseppe Sacconi, padre<br />

del monumento, ne evidenzia<br />

l'eleganza e la suggestione<br />

(fig. 28).<br />

Il cerchio <strong>della</strong> corona è stato anch'esso rivisto, eliminando<br />

anzitutto le cordonate. L'ancora centrale è stata ridimensionata<br />

e i rostri hanno assunto<br />

le reali sembianze delle<br />

appendici in ferro che s'innestavano<br />

tra l'estremità<br />

prodiera <strong>della</strong> chiglia e la<br />

parte inferiore del dritto di<br />

prua (fig. 29).<br />

Si ri portano alcuni bozzetti<br />

prodotti nel corso del lavoro<br />

(fig. 30).<br />

fig. 28.<br />

lo splendido prua<br />

\(t«aniano del<br />

ViNoriana.<br />

frg. 29 .<br />

Il roslro romano<br />

(00 lo lTiplice<br />

lomatura anlerrare<br />

e il corallCflstl(O<br />

andamento poslenore.<br />

fig. 30.<br />

Studi ebomlTi<br />

preparalori nello<br />

(orono.


111.3.<br />

GLI INTERVENTI:<br />

Il QUARTO<br />

DI VENEZIA<br />

fig. 31<br />

Il ieone nimbOlo;n un'incisione<br />

senecelliesco.<br />

fig. 32<br />

Sludi a bozze lli<br />

del leone.<br />

La suggestione del leone marciano, la sua postura complessa e<br />

l'esigenza di dar vita a una figura in grado di esprimere forza<br />

ed eleganza, regalità e compostezza hanno richiesto un lavoro<br />

lungo e approfondito. Assumendo il gusto araldico italiano<br />

quale riferimento stilistico, il simbolo di Venezia è stato innestato<br />

in una forma grafica in grado di adattarsi alle diverse<br />

esigenze <strong>della</strong> stampa tipografica e su tessuto.<br />

Sono occorsi numerosi tentativi per definire <strong>uno</strong> sguardo che<br />

riflettesse un' espressione di composta fierezza, cui hanno fatto<br />

da corollario il rafforzamento delle zampe, ora<br />

effettivamente leonine, e una migliore evidenziazione<br />

<strong>della</strong> muscolatura. La criniera ha riacquistato<br />

il volume naturale, ciuffi di pelo adornano il petto<br />

e le zone posteriori degli ani, mentre la coda si sviluppa<br />

in un movimento meno rigido. L'animale<br />

reca sul capo il nimbo <strong>della</strong> santità. nel solco di una<br />

costante tradizione pittorica e incisoria (fig. 33).<br />

Il mare ha aumentato la propria estensione e si mostra ora nel<br />

movimento sinuoso di cinque righe di onde che lambiscono<br />

un'ampia porzione di terraferma su cui è poggiato il libro<br />

chiuso, arricchito da una preziosa rilegatura di cuoio rosso.<br />

AI centro del dorso. una crocetta patente d'oro.<br />

Anche in questo caso. per completezza documentaria. si presentano<br />

alcuni bozzetti <strong>della</strong> figura leonina (fig. 32).


La croce pisana è stara ridisegnara eliminando, anzir<strong>uno</strong>, le inrrusioni<br />

grafiche all'inrerno dei bracci che appesanrivano la figura,<br />

menrre i pomerri appaiono come se fossero saldari alla<br />

srrurcura, senza linee di conrorno.<br />

Si è derto saldari, perché non è iporizzabile immaginare le sfere<br />

disgiunre dalla croce, come era sraro proposro qualche rempo<br />

fa da <strong>uno</strong> srudioso che ponava a sosregno taluni esempi iconografici<br />

(fig. 33). Basrerebbe ricordare l'anenzione riservara dall'araldica<br />

alla realrà fisica per dimostrare l'infondarezza di una<br />

resi che appare in conrrasro con la maggior parre delle anriche<br />

restimonianze lapidee pisane, le quali confermano l'unione degli<br />

elemenri (fig. 33). Senza conrare, come è<br />

sraro sorrolinearo all'inizio, che per secoli le<br />

rappresenrazioni araldiche sono srare soggerre<br />

ad un'ampia Ubenà inrerprerariva dalla quale<br />

è obbierrivamenre difficile rrarre elemenri di<br />

cenezza.<br />

Quanro alla forma, poiché non esisrono<br />

norme per definire proporzioni e angoli <strong>della</strong><br />

croce pisana (o croce parenre, dal francese<br />

croix paule derivara da patte, la zampa dell'oca),<br />

si è scelro di conferire all'andamenro<br />

dei bracci una più marcara dilarazione. Ciò<br />

permerrerà anche al simbolo di occupare <strong>uno</strong><br />

spazio adeguaro nel campo di rosso, evirando<br />

l'effeno «galleggiamenro» e uniformandosi<br />

alle dimensioni <strong>della</strong> vicina croce amalfitana.<br />

111.4.<br />

GLI INTERVENTI:<br />

IL QUARTO DI PISA<br />

Fig. 31<br />

Un modello di (l oce pisono<br />

(on I pome tti disgiunti e, 01<br />

di SO llu, esellipi aruldi(i COli<br />

gli elemenri SOlDO Il.


Nel 2011, la realizzazione dello sremma <strong>della</strong> Forza armara<br />

Carabinieri inrrodusse per la prima volra la pirrura digirale<br />

nella conversione in formaco vercoriale dell'immagine. Ciò<br />

ha conferico alle figure una profondirà. una volumerria e<br />

una resa esrerica maggiore del rradizionale disegno piano,<br />

come fu confermaco successivamenre dallo sremma dell'AISE<br />

(fig. 38).<br />

'l ',\<br />

Emrambi i modelli sono srari realizzari da Roberro Tronchin,<br />

<strong>uno</strong> fra i più valemi grafici che operano in campo araldico, cui<br />

è srara affidara la realizzazione del nuovo sremma <strong>della</strong> <strong>Marina</strong><br />

Milirare. Nella fase finale del lavoro di vercorializzazione ci si<br />

è avvalsi <strong>della</strong> preziosa collaborazione <strong>della</strong> designer A1exandra<br />

<strong>Per</strong>rochenko De Angelis.<br />

In parricolare, la versione pircorica ben si presra all'urilizzo<br />

ripografico e alla riproduzione su superfici rigide, menrre per<br />

la srampa su ressuco, la cui rrama provoca un'inevirabile diluizione<br />

delle linee, sembra preferibile la versione grafica, senza<br />

ombreggiarure.<br />

IV.2.<br />

LA RISOLUZIONE<br />

VETIORIALE<br />

fig. 38.<br />

Due ver> Klni piMoriche<br />

di Roberto TrOllchln.


TAVOLE


Stemma <strong>della</strong> Monno · Mlt I I<br />

are o colori


Jack<strong>della</strong> <strong>Marina</strong> Mil itare in biamo e nero


Jock dello Morino Milit are pittorico

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