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8 G. DI DONNA - INIZIAZIONE CRISTIANA: DEL SIMBOLO RITUALE Pane “spiritualizzato” e vino “riservato”. Comunione di un atto che non si compie: pan che non si frange (ostie) e vino che si versa. Carità che non si manifesta nella trasfigurazione ritualizzata della processione delle offerte. 1.5.3 Nuptiæ o Matrimonio? Che non “coprono” nessuno Ars celebrandi che sottolinea molto gli impegni etici, il libero darsi degli sposi, il consenso vis a vis – orizzontalmente. Contratto che si rescinde facilmente di fatto, troppo umano. Poco epifanicamente simbolo dell’azione dall’alto di Dio che copre, trasforma, consacra unisce, lega, nubet, trasfigura di gloria, corona di grazia… 1.5.4 Cresima o Maturità? Spostamento simbolico a chiusura dell’IC. Ultimo atto come sigillo anziché sacramento aperto (Eucaristia memoria-rinnovamento ebdomadario dell’IC, patto d’alleanza). Nessun profumo. Solo impegni… un dovere di ricordare, nel modo più adatto, ai fedeli che partecipano al rito o che vi assistono, la dottrina cattolica riguardo alla forma della Comunione, secondo il Concilio Ecumenico di Trento. In particolare ricordino ai fedeli quanto insegna la fede cattolica: che, cioè, anche sotto una sola specie si riceve il Cristo tutto intero e il Sacramento in tutta la sua verità; di conseguenza, per quanto riguarda i frutti della Comunione, coloro che ricevono una sola specie, non rimangono privi di nessuna grazia necessaria alla salvezza 106 . Inoltre insegnino che nell'amministrazione dei Sacramenti, salva la loro sostanza, la Chiesa ha il potere di determinare o cambiare ciò che essa ritiene più conveniente per la venerazione dovuta ai Sacramenti stessi e per l'utilità di coloro che li ricevono secondo la diversità delle circostanze, dei tempi e dei luoghi 107 . Nello stesso tempo però esortino i fedeli perché partecipino più intensamente al sacro rito, nella forma in cui è posto in maggior evidenza il segno del banchetto. 283. La Comunione sotto le due specie è permessa, oltre ai casi descritti nei libri rituali: a) ai sacerdoti che non possono celebrare o concelebrare; b) al diacono e agli altri che compiono qualche ufficio nella Messa; c) ai membri delle comunità nella Messa conventuale o in quella che si dice "della comunità", agli alunni dei seminari, a tutti coloro che attendono agli esercizi spirituali o partecipano ad un convegno spirituale o pastorale. Il Vescovo diocesano può stabilire per la sua diocesi norme riguardo alla Comunione sotto le due specie, da osservarsi anche nelle chiese dei religiosi e nei piccoli gruppi. Allo stesso Vescovo è data facoltà di permettere la Comunione sotto le due specie ogni volta che sembri opportuno al sacerdote al quale, come pastore proprio, è affidata la comunità, purché i fedeli siano ben preparati e non ci sia pericolo di profanazione del Sacramento o la celebrazione non risulti troppo difficoltosa per il gran numero di partecipanti o per altra causa. Circa il modo di distribuire ai fedeli la sacra Comunione sotto le due specie e circa l'estensione delle facoltà, le Conferenze Episcopali possono stabilire delle norme, approvate dalla Sede Apostolica. 284. Quando si distribuisce la Comunione sotto le due specie: a) per il calice solitamente compie il servizio il diacono, o, in sua assenza, il sacerdote; o anche l'accolito istituito o un altro ministro straordinario della sacra Comunione; o un fedele a cui, in caso di necessità, viene affidato questo compito per l' occasione; b) ciò che rimane del Sangue viene consumato all'altare dal sacerdote, dal diacono o dall'accolito istituito che ha prestato servizio per il calice e che poi, nel modo solito, purifica, asterge e ordina i vasi sacri. Ai fedeli che vogliono comunicarsi solo sotto la specie del pane, la sacra Comunione si dia in questa forma. 285. Per distribuire la Comunione sotto le due specie, si devono preparare: a) se la Comunione si fa bevendo direttamente dal calice, o un calice di sufficiente grandezza o più calici, con attenzione tuttavia nel prevedere che la quantità del Sangue di Cristo da consumare alla fine della celebrazione non rimanga in misura sovrabbondante; b) se si fa per intinzione, ostie né troppo sottili né troppo piccole, ma un poco più consistenti del solito, perché si possano convenientemente distribuire, dopo averle intinte parzialmente nel Sangue del Signore. 286. Se la Comunione al Sangue si fa bevendo dal calice, il comunicando, dopo aver ricevuto il Corpo di Cristo, va dal ministro del calice e si ferma davanti a lui. Il ministro dice: Il Sangue di Cristo; il comunicando risponde: Amen, e il ministro gli porge il calice, che lo stesso comunicando accosta alle labbra con le sue mani. Il comunicando beve un po' dal calice, lo restituisce al ministro e si allontana; il ministro asterge con il purificatoio il labbro del calice. 287. Se la Comunione al calice si fa per intinzione, il comunicando, tenendo la patena sotto il mento, va dal sacerdote che tiene il vaso con le particole, al cui fianco sta il ministro che tiene il calice. Il sacerdote prende l'ostia, ne intinge una parte nel calice e mostrandola dice: Il Corpo e il Sangue di Cristo; il comunicando risponde: Amen, dal sacerdote riceve in bocca il Sacramento e poi si allontana. 8

9 G. DI DONNA - INIZIAZIONE CRISTIANA: DEL SIMBOLO RITUALE I maturi sarebbero i “neofiti” come fanciulli che bramano il latte spirituale: la “maturità” è quella mondana. 1.5.5 Penitenza o Confessione Nessuna ritualità. Si preferisce l’atto “autoritativo” assolutorio – sentenza. Manca una itinerario penitenziale ritualizzato (ceneri – Missa pœnitentium) Evento puntuale chiuso in se stesso. 1.5.6 Ambone o leggio Parola senza luogo e luogo senza Pasqua. Lettori non lettori ma “come profeti”. 1.5.7 Ancora Breviarium clericale La Chiesa si dice… Preghiera “difficile” si dice… ma per parti si potrebbe. Ma è pasquale. Perché spendersi a “creare preghiere”. 1.5.8 Esequie o funerali I ricordi anziché la Memoria Paschatis. Il silenzio unico vero simbolo. Et expecto resurrectionem mortuorum. Sepoltura non celebrata: “schizzinoseria” pastorale di un rito a pezzi “solo la Messa”!: congedo del volto, itinerario, terra, lacrime, sepoltura, parole umane… rito? Subire i ricatti: non sta sulla terra, fiori di un negozio non e giardino di Pasqua. Ma sono cose da poco, secondarie. Nessun Evangelario copre tutti allo stesso modo. 9

8 G. DI DONNA - INIZIAZIONE CRISTIANA: DEL SIMBOLO RITUALE<br />

Pane “spiritualizzato” e vino “riservato”.<br />

Comunione di un atto che non si compie: pan che non si frange (ostie) e vino che si versa.<br />

Carità che non si manifesta nel<strong>la</strong> trasfigurazione ritualizzata del<strong>la</strong> processione delle offerte.<br />

1.5.3 Nuptiæ o Matrimonio?<br />

Che non “coprono” nessuno<br />

Ars celebrandi che sottolinea molto gli impegni etici, il libero darsi degli sposi, il consenso vis a vis<br />

– orizzontalmente.<br />

Contratto che si rescinde facilmente di fatto, troppo umano.<br />

Poco epifanicamente simbolo dell’azione dall’alto di Dio che copre, trasforma, consacra unisce,<br />

lega, nubet, trasfigura di gloria, corona di grazia…<br />

1.5.4 Cresima o Maturità?<br />

Spostamento simbolico a chiusura dell’IC.<br />

Ultimo atto come sigillo anziché sacramento aperto (Eucaristia memoria-rinnovamento<br />

ebdomadario dell’IC, patto d’alleanza).<br />

Nessun profumo.<br />

Solo impegni…<br />

un dovere di ricordare, nel modo più adatto, ai fedeli che partecipano al rito o che vi assistono, <strong>la</strong> dottrina cattolica<br />

riguardo al<strong>la</strong> forma del<strong>la</strong> Comunione, secondo il Concilio Ecumenico di Trento. In partico<strong>la</strong>re ricordino ai fedeli quanto<br />

insegna <strong>la</strong> fede cattolica: che, cioè, anche sotto una so<strong>la</strong> specie si riceve il Cristo tutto intero e il Sacramento in tutta <strong>la</strong><br />

sua verità; di conseguenza, per quanto riguarda i frutti del<strong>la</strong> Comunione, coloro che ricevono una so<strong>la</strong> specie, non<br />

rimangono privi di nessuna grazia necessaria al<strong>la</strong> salvezza 106 . Inoltre insegnino che nell'amministrazione dei<br />

Sacramenti, salva <strong>la</strong> loro sostanza, <strong>la</strong> Chiesa ha il potere di determinare o cambiare ciò che essa ritiene più conveniente<br />

per <strong>la</strong> venerazione dovuta ai Sacramenti stessi e per l'utilità di coloro che li ricevono secondo <strong>la</strong> diversità delle<br />

circostanze, dei tempi e dei luoghi 107 . Nello stesso tempo però esortino i fedeli perché partecipino più intensamente al<br />

sacro rito, nel<strong>la</strong> forma in cui è posto in maggior evidenza il segno del banchetto. 283. La Comunione sotto le due<br />

specie è permessa, oltre ai casi descritti nei libri rituali: a) ai sacerdoti che non possono celebrare o concelebrare; b) al<br />

diacono e agli altri che compiono qualche ufficio nel<strong>la</strong> Messa; c) ai membri delle comunità nel<strong>la</strong> Messa conventuale o<br />

in quel<strong>la</strong> che si dice "del<strong>la</strong> comunità", agli alunni dei seminari, a tutti coloro che attendono agli esercizi spirituali o<br />

partecipano ad un convegno spirituale o pastorale. Il Vescovo diocesano può stabilire per <strong>la</strong> sua diocesi norme riguardo<br />

al<strong>la</strong> Comunione sotto le due specie, da osservarsi anche nelle chiese dei religiosi e nei piccoli gruppi. Allo stesso<br />

Vescovo è data facoltà di permettere <strong>la</strong> Comunione sotto le due specie ogni volta che sembri opportuno al sacerdote al<br />

quale, come pastore proprio, è affidata <strong>la</strong> comunità, purché i fedeli siano ben preparati e non ci sia pericolo di<br />

profanazione del Sacramento o <strong>la</strong> celebrazione non risulti troppo difficoltosa per il gran numero di partecipanti o per<br />

altra causa. Circa il modo di distribuire ai fedeli <strong>la</strong> sacra Comunione sotto le due specie e circa l'estensione delle<br />

facoltà, le Conferenze Episcopali possono stabilire delle norme, approvate dal<strong>la</strong> Sede Apostolica. 284. Quando si<br />

distribuisce <strong>la</strong> Comunione sotto le due specie: a) per il calice solitamente compie il servizio il diacono, o, in sua<br />

assenza, il sacerdote; o anche l'accolito istituito o un altro ministro straordinario del<strong>la</strong> sacra Comunione; o un fedele a<br />

cui, in caso di necessità, viene affidato questo compito per l' occasione; b) ciò che rimane del Sangue viene consumato<br />

all'altare dal sacerdote, dal diacono o dall'accolito istituito che ha prestato servizio per il calice e che poi, nel modo<br />

solito, purifica, asterge e ordina i vasi sacri. Ai fedeli che vogliono comunicarsi solo sotto <strong>la</strong> specie del pane, <strong>la</strong> sacra<br />

Comunione si dia in questa forma. 285. Per distribuire <strong>la</strong> Comunione sotto le due specie, si devono preparare: a) se <strong>la</strong><br />

Comunione si fa bevendo direttamente dal calice, o un calice di sufficiente grandezza o più calici, con attenzione<br />

tuttavia nel prevedere che <strong>la</strong> quantità del Sangue di Cristo da consumare al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> celebrazione non rimanga in<br />

misura sovrabbondante; b) se si fa per intinzione, ostie né troppo sottili né troppo piccole, ma un poco più consistenti<br />

del solito, perché si possano convenientemente distribuire, dopo averle intinte parzialmente nel Sangue del Signore.<br />

286. Se <strong>la</strong> Comunione al Sangue si fa bevendo dal calice, il comunicando, dopo aver ricevuto il Corpo di Cristo, va dal<br />

ministro del calice e si ferma davanti a lui. Il ministro dice: Il Sangue di Cristo; il comunicando risponde: Amen, e il<br />

ministro gli porge il calice, che lo stesso comunicando accosta alle <strong>la</strong>bbra con le sue mani. Il comunicando beve un po'<br />

dal calice, lo restituisce al ministro e si allontana; il ministro asterge con il purificatoio il <strong>la</strong>bbro del calice. 287. Se <strong>la</strong><br />

Comunione al calice si fa per intinzione, il comunicando, tenendo <strong>la</strong> patena sotto il mento, va dal sacerdote che tiene il<br />

vaso con le particole, al cui fianco sta il ministro che tiene il calice. Il sacerdote prende l'ostia, ne intinge una parte nel<br />

calice e mostrando<strong>la</strong> dice: Il Corpo e il Sangue di Cristo; il comunicando risponde: Amen, dal sacerdote riceve in bocca<br />

il Sacramento e poi si allontana.<br />

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