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camminare insieme - Diocesi Altamura - Gravina - Acquaviva delle ...

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Nuova Serie • Anno IX 2003<br />

CAMMINARE INSIEME<br />

RIVISTA TRIMESTRALE DELLA DIOCESI DI ALTAMURA • GRAVINA • ACQUAVIVA DELLE FONTI<br />

UFFICIALE PER GLI ATTI DEL VESCOVO E DELLA CURIA<br />

Nuova Serie • Anno IX 2003


RIVISTA TRIMESTRALE DELLA DIOCESI<br />

DI ALTAMURA • GRAVINA<br />

ACQUAVIVA DELLE FONTI<br />

UFFICIALE PER GLI ATTI<br />

DEL VESCOVO E DELLA CURIA<br />

Nuova Serie • Anno IX • 2003


CAMMINARE INSIEME<br />

Rivista della <strong>Diocesi</strong><br />

di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong> <strong>delle</strong> Fonti<br />

ufficiale per gli atti del Vescovo e della Curia<br />

Nuova Serie - Anno IX - 2003<br />

Registrazione Tribunale di Bari n. 1384 del 06.08.1998<br />

Direttore Responsabile: Sac. Luigi Dimarno<br />

Redazione: Segreteria della Curia Diocesana<br />

Ufficio comunicazioni sociali<br />

Amministrazione:<br />

Curia Diocesana di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong> <strong>delle</strong> Fonti<br />

Arco Duomo, 1 – 70022 <strong>Altamura</strong> (BA)<br />

Tel. e Fax 080/3117024 – e-mail: curiadiocesana@libero.it<br />

Impianti e Stampa:<br />

Grafiche Grilli srl<br />

Via Manfredonia Km 2.200 – 71100 Foggia<br />

Tel. 0881/568034-568040 – Fax 0881/755525


Giovanni Paolo II


Cattedrale di <strong>Altamura</strong>. Facciata principale - particolare leone portale.


Chirografo<br />

per il Centenario del Motu proprio<br />

“Tra le sollecitudini” sulla musica sacra<br />

1. Mosso dal vivo desiderio «di mantenere e di promuovere il decoro<br />

della Casa di Dio», il mio Predecessore San Pio X emanava, cento anni<br />

fa, il Motu proprio Tra le sollecitudini, che aveva come oggetto il rinnovamento<br />

della musica sacra nelle funzioni del culto. Con esso egli intendeva<br />

offrire alla Chiesa concrete indicazioni in quel vitale settore della<br />

Liturgia, presentandole «quasi a codice giuridico della musica sacra» 1 .<br />

Anche tale intervento rientrava nel programma del suo pontificato, che<br />

egli aveva sintetizzato nel motto “Instaurare omnia in Cristo”.<br />

La ricorrenza centenaria del documento mi offre l’occasione di richiamare<br />

l’importante funzione della musica sacra, che San Pio X presenta<br />

sia come mezzo di elevazione dello spirito a Dio, sia come prezioso<br />

aiuto per i fedeli nella «partecipazione attiva ai sacrosanti misteri e<br />

alla preghiera pubblica e solenne della Chiesa» 2 .<br />

La speciale attenzione che è doveroso riservare alla musica sacra, ricorda<br />

il santo Pontefice, deriva dal fatto che essa, «come parte integrante<br />

della solenne Liturgia, ne partecipa il fine generale, che è la gloria di Dio<br />

e la santificazione ed edificazione dei fedeli» 3 . Interpretando ed esprimendo<br />

il senso profondo del sacro testo a cui è intimamente legata, essa<br />

è capace di «aggiungere maggiore efficacia al testo medesimo, affinché<br />

i fedeli [...] meglio si dispongano ad accogliere in sé i frutti della grazia,<br />

che sono propri della celebrazione dei sacrosanti misteri» 4 .<br />

2. Questa impostazione è stata ripresa dal Concilio Ecumenico Vaticano<br />

II nel capitolo VI della Costituzione Sacrosanctum Concilium sulla<br />

sacra Liturgia, dove si richiama con chiarezza la funzione ecclesiale<br />

della musica sacra: «La tradizione musicale di tutta la Chiesa costituisce<br />

un patrimonio di inestimabile valore, che eccelle tra le altre espressioni<br />

dell’arte, specialmente per il fatto che il canto sacro, unito alle parole, è<br />

1 Pii X Pontificis Maximi Acta, vol. I, p. 77.<br />

2 Ibid.<br />

3 Ibid., n. 1, p. 78.<br />

4 Ibid.


parte necessaria e integrale della liturgia solenne» 5 . II Concilio ricorda,<br />

inoltre, che «il canto sacro è stato lodato sia dalla Sacra Scrittura, sia dai<br />

Padri, sia dai Romani Pontefici che recentemente, a cominciare da San<br />

Pio X, hanno sottolineato con insistenza il compito ministeriale della<br />

musica sacra nel servizio divino» 6 .<br />

Continuando, infatti, l’antica tradizione biblica, a cui lo stesso Signore<br />

e gli Apostoli si sono attenuti (cfr. Mt 26, 30; Ef 5, 19; Col 3, 16), la Chiesa<br />

lungo tutta la sua storia ha favorito il canto nelle celebrazioni liturgiche, fornendo<br />

secondo la creatività di ogni cultura stupendi esempi di commento<br />

melodico dei testi sacri nei riti tanto dell’Occidente quanto dell’Oriente.<br />

Costante, poi, è stata l’attenzione dei miei Predecessori a questo delicato<br />

settore, per il quale hanno richiamato i principi fondamentali che<br />

devono animare la produzione di musica sacra, specie se destinata alla<br />

Liturgia. Oltre al Papa San Pio X, sono da ricordare, tra gli altri, i Papi<br />

Benedetto XIV con l’Enciclica Annus qui (19 febbraio 1749), Pio XII<br />

con le Encicliche Mediator Dei (20 novembre 1947) e Musicae sacrae<br />

disciplina (25 dicembre 1955), ed infine Paolo VI con i luminosi pronunciamenti<br />

che ha disseminato in molteplici interventi.<br />

I Padri del Concilio Vaticano II non hanno mancato di ribadire tali<br />

principi, in vista di una loro applicazione alle mutate condizioni dei tempi.<br />

Lo hanno fatto in uno specifico capitolo, il sesto, della Costituzione<br />

Sacrosanctum Concilium. Papa Paolo VI provvide poi alla traduzione in<br />

norme concrete di quei principi, soprattutto per mezzo dell’Istruzione<br />

Musicam sacram, emanata, con la sua approvazione, il 5 marzo 1967<br />

dall’allora Sacra Congregazione dei Riti. A quei principi di ispirazione<br />

conciliare occorre costantemente rifarsi per promuovere, in conformità<br />

alle esigenze della riforma liturgica, uno sviluppo che sia, anche in questo<br />

campo, all’altezza della tradizione liturgico-musicale della Chiesa. Il<br />

testo della Costituzione Sacrosanctum Concilium in cui si afferma che<br />

la Chiesa «approva ed ammette nel culto divino tutte le forme della vera<br />

arte, dotate <strong>delle</strong> dovute qualità» 7 , trova gli adeguati criteri di applicazione<br />

nei nn. 50-53 dell’Istruzione Musicam sacram ora menzionata 8 .<br />

5 N. 112.<br />

6 Ibid.<br />

7 Ibid.<br />

8 Cfr. AAS 59 (1967), 314-316.


3. In varie occasioni anch’io ho richiamato la preziosa funzione e la<br />

grande importanza della musica e del canto per una partecipazione più<br />

attiva e intensa alle celebrazioni liturgiche 9 , ed ho sottolineato la necessità<br />

di «purificare il culto da sbavature di stile, da forme trasandate di<br />

espressione, da musiche e testi sciatti e poco consoni alla grandezza dell’atto<br />

che si celebra» 10 , per assicurare dignità e bontà di forme alla musica<br />

liturgica.<br />

In tale prospettiva, alla luce del magistero di San Pio X e degli altri<br />

miei Predecessori e tenendo conto in particolare dei pronunciamenti del<br />

Concilio Vaticano II, desidero riproporre alcuni principi fondamentali<br />

per questo importante settore della vita della Chiesa, nell’intento di far sì<br />

che la musica liturgica risponda sempre più alla sua specifica funzione.<br />

4. Sulla scia degli insegnamenti di San Pio X e del Concilio Vaticano II,<br />

occorre innanzitutto sottolineare che la musica destinata ai sacri riti deve<br />

avere come punto di riferimento la santità: essa di fatto, «sarà tanto più<br />

santa quanto più strettamente sarà unita all’azione liturgica» 11 . Proprio per<br />

questo, «non indistintamente tutto ciò che sta fuori dal tempio (profanum)<br />

è atto a superarne la soglia», affermava saggiamente il mio venerato Predecessore<br />

Paolo VI, commentando un decreto del Concilio di Trento 12 e<br />

precisava che «se non possiede ad un tempo il senso della preghiera, della<br />

dignità e della bellezza, la musica – strumentale e vocale – si preclude da<br />

sé l’ingresso nella sfera del sacro e del religioso» 13 . D’altra parte la stessa<br />

categoria di “musica sacra” oggi ha subito un allargamento di significato<br />

tale da includere repertori i quali non possono entrare nella celebrazione<br />

senza violare lo spirito e le norme della Liturgia stessa.<br />

La riforma operata da San Pio X mirava specificamente a purificare<br />

la musica di chiesa dalla contaminazione della musica profana teatrale,<br />

che in molti Paesi aveva inquinato il repertorio e la prassi musicale litur-<br />

9 Cfr., ad esempio, Discorso al Pontificio Istituto di Musica Sacra nel 90° di fondazione<br />

(19 gennaio 2001), 1: Insegnamenti XXIV/1 (2001), 194.<br />

10 Udienza generale del 26 febbraio 2003, 3: L’Osservatore Romano, 27 febbraio<br />

2003, p. 4.<br />

11 Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 112.<br />

12 Discorso ai partecipanti all’assemblea generale dell’Associazione Italiana Santa Cecilia<br />

(18 settembre 1968): Insegnamenti VI (1968), 479.<br />

13 Ibid.


gica. Anche ai tempi nostri è da considerare attentamente, come ho messo<br />

in evidenza nell’Enciclica Ecclesia de Eucharistia, che non tutte le<br />

espressioni <strong>delle</strong> arti figurative e della musica sono capaci «di esprimere<br />

adeguatamente il Mistero colto nella pienezza di fede della Chiesa» 14 . Di<br />

conseguenza, non tutte le forme musicali possono essere ritenute adatte<br />

per le celebrazioni liturgiche.<br />

5. Un altro principio enunciato da San Pio X nel Motu proprio Tra le<br />

sollecitudini, principio peraltro intimamente connesso con il precedente,<br />

è quello della bontà <strong>delle</strong> forme. Non vi può essere musica destinata<br />

alla celebrazione dei sacri riti che non sia prima “vera arte”, capace di<br />

avere quell’efficacia «che la Chiesa intende ottenere accogliendo nella<br />

sua liturgia l’arte dei suoni» 15 .<br />

E tuttavia tale qualità da sola non basta. La musica liturgica deve infatti<br />

rispondere a suoi specifici requisiti: la piena aderenza ai testi che presenta,<br />

la consonanza con il tempo e il momento liturgico a cui è destinata, l’adeguata<br />

corrispondenza ai gesti che il rito propone. I vari momenti liturgici<br />

esigono, infatti, una propria espressione musicale, atta di volta in volta<br />

a far emergere la natura propria di un determinato rito, ora proclamando<br />

le meraviglie di Dio, ora manifestando sentimenti di lode, di supplica o<br />

anche di mestizia per l’esperienza dell’umano dolore, un’esperienza tuttavia<br />

che la fede apre alla prospettiva della speranza cristiana.<br />

6. Canto e musica richiesti dalla riforma liturgica – è bene sottolinearlo<br />

– devono rispondere anche a legittime esigenze di adattamento e di<br />

inculturazione. È chiaro, tuttavia, che ogni innovazione in questa delicata<br />

materia deve rispettare peculiari criteri, quali la ricerca di espressioni<br />

musicali che rispondano al necessario coinvolgimento dell’intera<br />

assemblea nella celebrazione e che evitino, allo stesso tempo, qualsiasi<br />

cedimento alla leggerezza e alla superficialità. Sono altresì da evitare, in<br />

linea di massima, quelle forme di “inculturazione” di segno elitario, che<br />

introducono nella Liturgia composizioni antiche o contemporanee che<br />

sono forse di valore artistico, ma che indulgono ad un linguaggio ai più<br />

incomprensibile.<br />

14 N. 50: AAS 95 (2003), 467.<br />

15 N. 2, p. 78.


In questo senso San Pio X indicava – usando il termine universali-<br />

tà – un ulteriore requisito della musica destinata al culto: «... pur concedendosi<br />

ad ogni nazione – egli annotava – di ammettere nelle composizioni<br />

chiesastiche quelle forme particolari che costituiscono in certo<br />

modo il carattere specifico della musica loro propria, queste però devono<br />

essere in tal maniera subordinate ai caratteri generali della musica sacra,<br />

che nessuno di altra nazione nell’udirle debba provarne impressione non<br />

buona» 16 . In altri termini, il sacro ambito della celebrazione liturgica non<br />

deve mai diventare laboratorio di sperimentazioni o di pratiche compositive<br />

ed esecutive introdotte senza un’attenta verifica.<br />

7. Tra le espressioni musicali che maggiormente rispondono alle qualità<br />

richieste dalla nozione di musica sacra, specie di quella liturgica,<br />

un posto particolare occupa il canto gregoriano. Il Concilio Vaticano II<br />

lo riconosce come «canto proprio della liturgia romana» 17 a cui occorre<br />

riservare a parità di condizioni il primo posto nelle azioni liturgiche in<br />

canto celebrate in lingua latina 18 . San Pio X rilevava come la Chiesa lo<br />

ha «ereditato dagli antichi padri», lo ha «custodito gelosamente lungo i<br />

secoli nei suoi codici liturgici» e tuttora lo «propone ai fedeli» come suo,<br />

considerandolo «come il supremo modello della musica sacra» 19 . Il canto<br />

gregoriano pertanto continua ad essere anche oggi elemento di unità<br />

nella liturgia romana.<br />

Come già San Pio X, anche il Concilio Vaticano II riconosce che<br />

«gli altri generi di musica sacra, e specialmente la polifonia, non vanno<br />

esclusi affatto dalla celebrazione dei divini uffici» 20 . Occorre, pertanto,<br />

vagliare con attenta cura i nuovi linguaggi musicali, per esperire la possibilità<br />

di esprimere anche con essi le inesauribili ricchezze del Mistero<br />

riproposto nella Liturgia e favorire così la partecipazione attiva dei fedeli<br />

alle celebrazioni 21 .<br />

16 Ibid., pp. 78-79.<br />

17 Cost. sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 116.<br />

18 Cfr S. Congregazione dei Riti, Istr. sulla musica nella sacra Liturgia Musicam<br />

sacram (5 marzo 1967), 50: AAS 59 (1967), 314.<br />

19 Motu proprio Tra le sollecitudini, n. 3, p. 79.<br />

20 Cost. sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 116.<br />

21 Cfr. ibid., 30.


10<br />

8. L’importanza di conservare e di incrementare il secolare patrimonio<br />

della Chiesa induce a prendere in particolare considerazione una<br />

specifica esortazione della Costituzione Sacrosanctum Concilium: «Si<br />

promuovano con impegno le scholae cantorum specialmente presso le<br />

chiese cattedrali» 22 . A sua volta l’Istruzione Musicam sacram precisa il<br />

compito ministeriale della schola: «È degno di particolare attenzione,<br />

per il servizio liturgico che svolge, il coro o cappella musicale o schola<br />

cantorum. In seguito alle norme conciliari riguardanti la riforma liturgica,<br />

il suo compito è divenuto di ancor maggiore rilievo e importanza:<br />

deve, infatti, attendere all’esecuzione esatta <strong>delle</strong> parti sue proprie, secondo<br />

i vari generi di canti, e favorire la partecipazione attiva dei fedeli<br />

nel canto. Pertanto [...] si abbia e si promuova con cura specialmente<br />

nelle cattedrali e altre chiese maggiori, nei seminari e negli studentati<br />

religiosi, un coro o una cappella musicale o una schola cantorum» 23 . Il<br />

compito della schola non è venuto meno: essa infatti svolge nell’assemblea<br />

il ruolo di guida e di sostegno e, in certi momenti della Liturgia, ha<br />

un proprio ruolo specifico.<br />

Dal buon coordinamento di tutti – il sacerdote celebrante e il diacono,<br />

gli accoliti, i ministranti, i lettori, il salmista, la schola cantorum, i musicisti,<br />

il cantore, l’assemblea – scaturisce quel giusto clima spirituale che<br />

rende il momento liturgico veramente intenso, partecipato e fruttuoso.<br />

L’aspetto musicale <strong>delle</strong> celebrazioni liturgiche, quindi, non può essere<br />

lasciato né all’improvvisazione, né all’arbitrio dei singoli, ma deve essere<br />

affidato ad una bene concertata direzione nel rispetto <strong>delle</strong> norme e<br />

<strong>delle</strong> competenze, quale significativo frutto di un’adeguata formazione<br />

liturgica.<br />

9. Anche in questo campo, pertanto, si evidenzia l’urgenza di promuovere<br />

una solida formazione sia dei pastori che dei fedeli laici. San<br />

Pio X insisteva particolarmente sulla formazione musicale dei chierici.<br />

Un richiamo in tal senso è stato ribadito anche dal Concilio Vaticano II:<br />

«Si curino la formazione e la pratica musicale nei seminari, nei noviziati<br />

dei religiosi e <strong>delle</strong> religiose e negli studentati, come pure negli altri<br />

22 Ibid., 114.<br />

23 N. 19: AAS 59 (1967), 306.


istituti e scuole cattoliche» 24 . L’indicazione attende di essere pienamente<br />

realizzata. Ritengo pertanto opportuno richiamarla, affinché i futuri pastori<br />

possano acquisire una adeguata sensibilità anche in questo campo.<br />

In tale opera formativa un ruolo speciale viene svolto dalle scuole di<br />

musica sacra, che san Pio X esortava a sostenere e a promuovere 25 , e che<br />

il Concilio Vaticano II raccomanda di costituire ove possibile 26 . Frutto<br />

concreto della riforma di San Pio X fu l’erezione in Roma, nel 1911, otto<br />

anni dopo il Motu proprio, della “Pontificia Scuola Superiore di Musica<br />

Sacra”, divenuta in seguito “Pontificio Istituto di Musica Sacra”.<br />

Accanto a questa istituzione accademica ormai quasi centenaria, che ha<br />

reso e rende un qualificato servizio alla Chiesa, vi sono tante altre Scuole<br />

istituite nelle Chiese particolari, che meritano di essere sostenute e<br />

potenziate per una sempre migliore conoscenza ed esecuzione di buona<br />

musica liturgica.<br />

10. Avendo la Chiesa sempre riconosciuto e favorito il progresso <strong>delle</strong><br />

arti, non deve stupire che, oltre al canto gregoriano e alla polifonia,<br />

essa ammetta nelle celebrazioni anche la musica più moderna, purché<br />

rispettosa sia dello spirito liturgico che dei veri valori dell’arte. È perciò<br />

consentito alle Chiese nelle varie Nazioni di valorizzare, nelle composizioni<br />

finalizzate al culto, «quelle forme particolari che costituiscono<br />

in certo modo il carattere specifico della musica loro propria» 27 . Nella<br />

linea del mio santo Predecessore e di quanto stabilito più di recente<br />

dalla Costituzione Sacrosanctum Concilium 28 , anch’io, nell’Enciclica<br />

Ecclesia de Eucharistia, ho inteso fare spazio ai nuovi apporti musicali<br />

menzionando, accanto alle ispirate melodie gregoriane, «i tanti e<br />

spesso grandi autori che si sono cimentati con i testi liturgici della Santa<br />

Messa» 29 .<br />

11. Il secolo scorso, con il rinnovamento operato dal Concilio Vaticano<br />

II, ha conosciuto uno speciale sviluppo del canto popolare religioso,<br />

24 Cost. sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 115.<br />

25 Cfr. Motu proprio Tra le sollecitudini, n. 28, p. 86.<br />

26 Cfr. Cost. sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 115.<br />

27 Pio X, Motu proprio Tra le sollecitudini, n. 2, p. 79.<br />

28 Cfr. n. 119.<br />

29 N. 49: AAS 95 (2003), 466.<br />

11


12<br />

del quale la Sacrosanctum Concilium dice: «Si promuova con impegno il<br />

canto popolare religioso, in modo che nei pii e sacri esercizi, come pure<br />

nelle stesse azioni liturgiche, [...] possano risuonare le voci dei fedeli» 30 .<br />

Tale canto si presenta particolarmente adatto alla partecipazione dei fedeli<br />

non solo alle pratiche devozionali, «secondo le norme e le disposizioni<br />

<strong>delle</strong> rubriche» 31 , ma anche alla stessa Liturgia. Il canto popolare,<br />

infatti, costituisce «un vincolo di unità e un’espressione gioiosa della<br />

comunità orante, promuove la proclamazione dell’unica fede e dona alle<br />

grandi assemblee liturgiche una incomparabile e raccolta solennità» 32 .<br />

12. A riguardo <strong>delle</strong> composizioni musicali liturgiche faccio mia la<br />

“legge generale”, che San Pio X formulava in questi termini: «Tanto una<br />

composizione per chiesa è più sacra e liturgica, quanto più nell’andamento,<br />

nella ispirazione e nel sapore si accosta alla melodia gregoriana,<br />

e tanto meno è degna del tempio, quanto più da quel supremo modello<br />

si riconosce difforme» 33 . Non si tratta evidentemente di copiare il canto<br />

gregoriano, ma piuttosto di far sì che le nuove composizioni siano pervase<br />

dallo stesso spirito che suscitò e via via modellò quel canto. Solo<br />

un artista profondamente compreso del sensus Ecclesiae può tentare di<br />

percepire e tradurre in melodia la verità del Mistero che si celebra nella<br />

Liturgia 34 . In questa prospettiva, nella Lettera agli Artisti scrivevo:<br />

«Quante composizioni sacre sono state elaborate nel corso dei secoli da<br />

persone profondamente imbevute del senso del mistero! Innumerevoli<br />

credenti hanno alimentato la loro fede alle melodie sbocciate dal cuore<br />

di altri credenti e divenute parte della Liturgia o almeno aiuto validissimo<br />

al suo decoroso svolgimento. Nel canto la fede si sperimenta come<br />

esuberanza di gioia, di amore, di fiduciosa attesa dell’intervento salvifico<br />

di Dio» 35 .<br />

È dunque necessaria una rinnovata e più approfondita considerazione<br />

dei principi che devono essere alla base della formazione e della diffu-<br />

30 N. 118.<br />

31 Ibid.<br />

32 Giovanni Paolo II, Discorso al Congresso Internazionale di Musica Sacra (27<br />

gennaio 2001), 4: Insegnamenti XXIV/1 (2001), 239-240.<br />

33 Motu proprio Tra le sollecitudini, n. 3, p. 7.<br />

34 Cfr. Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 112.<br />

35 N. 12: Insegnamenti XXII/1 (1999), 718.


sione di un repertorio di qualità. Solo così si potrà consentire all’espressione<br />

musicale di servire in maniera appropriata al suo fine ultimo che<br />

«è la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli» 36 . So bene che anche<br />

oggi non mancano compositori capaci di offrire, in questo spirito, il loro<br />

indispensabile apporto e la loro competente collaborazione per incrementare<br />

il patrimonio della musica a servizio di una Liturgia sempre più<br />

intensamente vissuta. Ad essi va l’espressione della mia fiducia, unita<br />

all’esortazione più cordiale perché pongano ogni impegno nell’accrescere<br />

il repertorio di composizioni che siano degne dell’altezza dei misteri<br />

celebrati e, al tempo stesso, adatte alla sensibilità odierna.<br />

13. Da ultimo, vorrei ancora ricordare ciò che San Pio X disponeva<br />

sul piano operativo, al fine di favorire l’effettiva applicazione <strong>delle</strong> indicazioni<br />

date nel Motu proprio. Rivolgendosi ai Vescovi, egli prescriveva<br />

che istituissero nelle loro diocesi «una commissione speciale di persone<br />

veramente competenti in cose di musica sacra» 37 . Là dove la disposizione<br />

pontificia fu messa in pratica i frutti non sono mancati. Attualmente<br />

sono numerose le Commissioni nazionali, diocesane ed interdiocesane<br />

che offrono il loro prezioso apporto nella preparazione dei repertori<br />

locali, cercando di operare un discernimento che tenga conto della<br />

qualità dei testi e <strong>delle</strong> musiche. Auspico che i Vescovi continuino ad<br />

assecondare l’impegno di queste Commissioni, favorendone l’efficacia<br />

nell’ambito pastorale 38 .<br />

Alla luce dell’esperienza maturata in questi anni, per meglio assicurare<br />

l’adempimento dell’importante compito di regolamentare e promuovere<br />

la sacra Liturgia, chiedo alla Congregazione per il Culto Divino e<br />

la Disciplina dei Sacramenti di intensificare l’attenzione, secondo le sue<br />

finalità istituzionali 39 , al settore della musica sacra liturgica, avvalendosi<br />

<strong>delle</strong> competenze <strong>delle</strong> diverse Commissioni ed Istituzioni specializzate<br />

in questo campo, come anche dell’apporto del Pontificio Istituto di Musica<br />

Sacra. È importante, infatti, che le composizioni musicali utilizzate<br />

36 Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 112.<br />

37 Motu proprio Tra le sollecitudini, n. 24, p. 85.<br />

38 Cfr. Giovanni Paolo II, Lett. ap. Vicesimus quintus annus (4 dicembre 1987), 20:<br />

AAS 81 (1989), 916.<br />

39 Cfr. Giovanni Paolo II, Cost. ap. Pastor Bonus (28 giugno 1988), 65: AAS 80<br />

(1988), 877.<br />

13


14<br />

nelle celebrazioni liturgiche rispondano ai criteri opportunamente enunciati<br />

da San Pio X e sapientemente sviluppati sia dal Concilio Vaticano<br />

II che dal successivo Magistero della Chiesa. In tale prospettiva, confido<br />

che anche le Conferenze episcopali compiano accuratamente l’esame<br />

dei testi destinati al canto liturgico 40 , e prestino speciale attenzione nel<br />

valutare e promuovere melodie che siano veramente adatte all’uso sacro<br />

41 .<br />

14. Sempre sul piano pratico, il Motu proprio di cui ricorre il centesimo<br />

anniversario affronta anche la questione degli strumenti musicali<br />

da utilizzare nella Liturgia latina. Tra essi riconosce senza esitazione<br />

la prevalenza dell’organo a canne, circa il cui uso stabilisce opportune<br />

norme 42 . Il Concilio Vaticano II ha recepito pienamente l’orientamento<br />

del mio santo Predecessore stabilendo: «Nella Chiesa latina si abbia in<br />

grande onore l’organo a canne, strumento tradizionale, il cui suono è in<br />

grado di aggiungere mirabile splendore alle cerimonie della Chiesa, e di<br />

elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti» 43 .<br />

Si deve tuttavia prendere atto del fatto che le composizioni attuali utilizzano<br />

spesso moduli musicali diversificati che non mancano d’una loro<br />

dignità. Nella misura in cui sono di aiuto alla preghiera della Chiesa,<br />

possono rivelarsi un arricchimento prezioso. Occorre tuttavia vigilare<br />

perché gli strumenti siano adatti all’uso sacro, convengano alla dignità<br />

del tempio, siano in grado di sostenere il canto dei fedeli e ne favoriscano<br />

l’edificazione.<br />

15. Auspico che la commemorazione centenaria del Motu proprio<br />

Tra le sollecitudini, per intercessione del suo Santo Autore, unitamente<br />

a quella di Santa Cecilia, patrona della musica sacra, sia di incoraggiamento<br />

e stimolo per quanti si occupano di questo importante aspetto <strong>delle</strong><br />

celebrazioni liturgiche. I cultori della musica sacra, dedicandosi con<br />

rinnovato slancio ad un settore di così vitale rilievo, contribuiranno alla<br />

40 Cfr. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Dies Domini (31 maggio 1998), 50: AAS 90<br />

(1998), 745; Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti,<br />

Istr. Liturgiam authenticam (28 marzo 2001), 108: AAS 93 (2001), 719.<br />

41 Cfr. Institutio generalis Missalis Romani, editio typica III, 393.<br />

42 Cfr. Motu proprio Tra le sollecitudini, nn. 15-18, p. 84.<br />

43 Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 120.


maturazione della vita spirituale del Popolo di Dio. I fedeli, per parte<br />

loro, esprimendo in modo armonico e solenne la propria fede col canto,<br />

ne sperimenteranno sempre più a fondo la ricchezza e si conformeranno<br />

nell’impegno di tradurne gli impulsi nei comportamenti della vita quotidiana.<br />

Si potrà così raggiungere, grazie al concorde impegno di pastori<br />

d’anime, musicisti e fedeli, quello che la Costituzione Sacrosanctum<br />

Concilium qualifica come vero «fine della musica sacra», cioè «la gloria<br />

di Dio e la santificazione dei fedeli» 44 .<br />

Sia anche in ciò di esempio e modello la Vergine Maria, che seppe<br />

cantare in modo unico, nel Magnificat, le meraviglie che Dio opera nella<br />

storia dell’uomo. Con questo auspicio a tutti imparto con affetto la mia<br />

Benedizione.<br />

Dato a Roma , presso San Pietro, il 22 novembre, memoria di Santa<br />

Cecilia, dell’anno 2003, ventiseiesimo di Pontificato.<br />

44 Ibid., 112.<br />

Ioannes Paulus II<br />

1


1<br />

Lettera Apostolica<br />

Spiritus et Sponsa<br />

nel XL anniversario della Costituzione conciliare<br />

Sacrosanctum Concilium sulla sacra Liturgia<br />

1. «Lo Spirito e la Sposa dicono: “Vieni!”. E chi ascolta ripeta: “Vieni!”.<br />

Chi ha sete venga; chi vuole attinga gratuitamente l’acqua della<br />

vita» (Ap 22, 17). Queste parole dell’Apocalisse risuonano nel mio animo<br />

mentre ricordo che quarant’anni or sono, esattamente il 4 dicembre<br />

1963, il mio venerato Predecessore, il Papa Paolo VI, promulgava la Costituzione<br />

Sacrosanctum Concilium sulla sacra Liturgia. Che cos’altro è,<br />

infatti, la Liturgia se non l’unisona voce dello Spirito Santo e della Sposa,<br />

la santa Chiesa, che gridano al Signore Gesù: “Vieni”? Cos’altro è<br />

la Liturgia se non quella fonte pura e perenne di “acqua viva” alla quale<br />

ogni assetato può attingere gratuitamente il dono di Dio (cfr. Gv 4, 10)?<br />

Davvero, nella Costituzione sulla sacra Liturgia, primizia di quella<br />

“grande grazia di cui la Chiesa ha beneficiato nel secolo XX” 1 , il Concilio<br />

Vaticano II, lo Spirito Santo ha parlato alla Chiesa, non cessando di<br />

guidare i discepoli del Signore «alla verità tutta intera» (Gv 16, 13). Fare<br />

memoria del quarantesimo anniversario di quell’evento costituisce una<br />

felice occasione per riscoprire le tematiche di fondo del rinnovamento<br />

liturgico voluto dai Padri del Concilio, verificarne in qualche modo la<br />

ricezione e gettare lo sguardo verso il futuro.<br />

Uno sguardo alla Costituzione conciliare<br />

2. Col passare del tempo, alla luce dei frutti che essa ha portato, si vede<br />

sempre più chiaramente l’importanza della Sacrosanctum Concilium.<br />

In essa vengono luminosamente delineati i principi che fondano la prassi<br />

liturgica della Chiesa e ne ispirano il sano rinnovamento nel corso del<br />

tempo 2 . La Liturgia viene collocata dai Padri conciliari nell’orizzonte<br />

1 Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte, (6 gennaio 2001), 57: AAS<br />

93 (2001), 308; cfr. Lett. ap. Vicesimus quintus (4 dicembre 1988), 1: AAS 81 (1989),<br />

897.<br />

2 Cfr. n. 3.


della storia della salvezza, il cui fine è la redenzione umana e la perfetta<br />

glorificazione di Dio. La redenzione ha il suo preludio nelle mirabili<br />

gesta divine dell’Antico Testamento ed è stata portata a compimento da<br />

Cristo Signore, specialmente per mezzo del Mistero pasquale della sua<br />

beata passione, risurrezione dalla morte e gloriosa ascensione 3 . Essa tuttavia<br />

ha bisogno di essere non solo annunciata ma attuata, ed è ciò che<br />

avviene “per mezzo del Sacrificio e dei Sacramenti, sui quali si impernia<br />

tutta la vita liturgica” 4 . Cristo si rende in modo speciale presente nelle<br />

azioni liturgiche, associando a sé la Chiesa. Ogni celebrazione liturgica<br />

è, pertanto, opera di Cristo Sacerdote e del suo Corpo mistico, “culto<br />

pubblico integrale” 5 , nel quale si partecipa, pregustandola, alla Liturgia<br />

della Gerusalemme celeste 6 . Per questo “la Liturgia è il culmine verso<br />

cui tende l’azione della Chiesa e, <strong>insieme</strong>, la fonte da cui promana tutta<br />

la sua virtù” 7 .<br />

3. La prospettiva liturgica del Concilio non si limita all’ambito intraecclesiale,<br />

ma si apre sull’orizzonte dell’intera umanità. Cristo infatti,<br />

nella sua lode al Padre, unisce a sé tutta la comunità degli uomini, e lo fa<br />

in modo singolare proprio attraverso la missione orante della “Chiesa,<br />

che loda il Signore incessantemente e intercede per la salvezza del mondo<br />

intero non solo con la celebrazione dell’Eucaristia, ma anche in altri<br />

modi, specialmente con la recita dell’Ufficio divino” 8 .<br />

La vita liturgica della Chiesa, nell’ottica della Sacrosanctum Concilium,<br />

assume un respiro cosmico e universale, segnando in modo profondo<br />

il tempo e lo spazio dell’uomo. In questa prospettiva si comprende<br />

anche la rinnovata attenzione che la Costituzione dà all’anno liturgico,<br />

cammino attraverso il quale la Chiesa fa memoria del Mistero pasquale<br />

di Cristo e lo rivive 9 .<br />

Se tutto questo è la Liturgia, a ragione il Concilio afferma che ogni<br />

azione liturgica “è azione sacra per eccellenza, e nessun’altra azione del-<br />

3 Cfr. n. 5.<br />

4 N. 6.<br />

5 N. 7.<br />

6 Cfr. n. 8.<br />

7 N. 10.<br />

8 N. 83.<br />

9 Cfr. n. 5.<br />

1


1<br />

la Chiesa ne uguaglia l’efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado” 10 .<br />

Al tempo stesso, il Concilio riconosce che “la sacra Liturgia non esaurisce<br />

tutta l’azione della Chiesa” 11 . La Liturgia, infatti, da una parte suppone<br />

l’annuncio del Vangelo, dall’altra esige la testimonianza cristiana<br />

nella storia. Il mistero proposto nella predicazione e nella catechesi, accolto<br />

nella fede e celebrato nella Liturgia, deve plasmare l’intera vita dei<br />

credenti, che sono chiamati a farsene araldi nel mondo 12 .<br />

4. A proposito poi <strong>delle</strong> diverse realtà implicate nella celebrazione<br />

liturgica, un’attenzione speciale la Costituzione presta all’importanza<br />

della musica sacra. Il Concilio la esalta indicandone quale fine “la gloria<br />

di Dio e la santificazione dei fedeli” 13 . In effetti, la musica sacra è un<br />

mezzo privilegiato per facilitare una partecipazione attiva dei fedeli all’azione<br />

sacra, come già auspicava il mio venerato predecessore San Pio<br />

X nel Motu proprio Tra le sollecitudini, del quale quest’anno ricorre il<br />

centenario. Proprio questo anniversario mi ha offerto recentemente l’occasione<br />

di ribadire la necessità che la musica, secondo le direttive della<br />

Sacrosanctum Concilium 14 , conservi e incrementi il suo ruolo all’interno<br />

<strong>delle</strong> celebrazioni liturgiche, tenendo conto del carattere proprio della<br />

Liturgia come della sensibilità del nostro tempo e <strong>delle</strong> tradizioni musicali<br />

<strong>delle</strong> diverse regioni del mondo.<br />

5. Un altro tema fecondo di sviluppi, affrontato dalla Costituzione<br />

conciliare, è quello concernente l’arte sacra. Il Concilio offre chiare indicazioni<br />

affinché essa continui ad avere, anche ai giorni nostri, un notevole<br />

spazio, sicché il culto possa risplendere anche per il decoro e la<br />

bellezza dell’arte liturgica. Sarà opportuno prevedere a tal fine iniziative<br />

per la formazione <strong>delle</strong> diverse maestranze e degli artisti, chiamati ad<br />

occuparsi della costruzione e dell’abbellimento degli edifici adibiti alla<br />

Liturgia 15 . Alla base di tali orientamenti emerge una visione dell’arte<br />

e, in particolare, dell’arte sacra, che la pone in relazione “con l’infinita<br />

10 N. 7.<br />

11 N. 9.<br />

12 Cfr. n. 10.<br />

13 N. 112.<br />

14 Cfr. n. 6.<br />

15 Cfr. n. 127.


ellezza divina, che deve essere in qualche modo espressa dalle opere<br />

dell’uomo” 16 .<br />

Dal rinnovamento all’approfondimento<br />

6. A distanza di quarant’anni, è opportuno verificare il cammino compiuto.<br />

Già in altre occasioni ho suggerito una sorta di esame di coscienza<br />

a proposito della ricezione del Concilio Vaticano II 17 . Tale esame non<br />

può non riguardare anche la vita liturgico-sacramentale. “È vissuta la<br />

Liturgia come ‘fonte e culmine’ della vita ecclesiale, secondo l’insegnamento<br />

della Sacrosanctum Concilium?” 18 . La riscoperta del valore della<br />

Parola di Dio, che la riforma liturgica ha operato, ha trovato un riscontro<br />

positivo all’interno <strong>delle</strong> nostre celebrazioni? Fino a che punto la Liturgia<br />

è entrata nel concreto vissuto dei fedeli e scandisce il ritmo <strong>delle</strong><br />

singole comunità? È compresa come via di santità, forza interiore del<br />

dinamismo apostolico e della missionarietà ecclesiale?<br />

7. Il rinnovamento conciliare della Liturgia ha l’espressione più evidente<br />

nella pubblicazione dei libri liturgici. Dopo un primo periodo nel<br />

quale c’è stato un graduale inserimento dei testi rinnovati all’interno <strong>delle</strong><br />

celebrazioni liturgiche, si rende necessario un approfondimento <strong>delle</strong> ricchezze<br />

e <strong>delle</strong> potenzialità che essi racchiudono. Alla base di tale approfondimento<br />

deve esserci un principio di piena fedeltà alla Sacra Scrittura<br />

e alla Tradizione, autorevolmente interpretate in particolare dal Concilio<br />

Vaticano II, i cui insegnamenti sono stati ribaditi e sviluppati nel Magistero<br />

successivo. Tale fedeltà impegna in primo luogo coloro che, con l’ufficio<br />

episcopale, hanno “l’incarico di presentare il culto della religione cristiana<br />

alla Divina Maestà e di regolarlo secondo i precetti del Signore e le leggi<br />

della Chiesa” 19 ; coinvolge al tempo stesso l’intera comunità ecclesiale “secondo<br />

la diversità degli stati, degli uffici e dell’attuale partecipazione” 20 .<br />

In questa prospettiva rimane più che mai necessario incrementare la<br />

16 N. 122.<br />

17 Cfr. Lett. ap. Tertio millennio adveniente (10 novembre 1994), 36: AAS 87 (1995), 28.<br />

18 Ibid.<br />

19 Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 26.<br />

20 Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 26.<br />

1


20<br />

vita liturgica all’interno <strong>delle</strong> nostre comunità, attraverso una formazione<br />

adeguata dei ministri e di tutti i fedeli, in vista di quella piena, consapevole<br />

e attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche che è auspicata<br />

dal Concilio 21 .<br />

8. Occorre pertanto una pastorale liturgica intonata ad una piena fedeltà<br />

ai nuovi ordines. Attraverso di essi si è venuto realizzando quel rinnovato interesse<br />

per la Parola di Dio secondo l’orientamento del Concilio che auspica<br />

una “lettura della Sacra Scrittura più abbondante, più varia, meglio scelta” 22 .<br />

I nuovi lezionari, ad esempio, offrono un’ampia scelta di brani scritturistici,<br />

che costituiscono una sorgente inesauribile alla quale il Popolo di Dio può<br />

e deve attingere. Non possiamo, infatti, dimenticare che “nell’ascolto della<br />

Parola di Dio si edifica e cresce la Chiesa, e i fatti mirabili che un tempo e in<br />

molti modi Dio ha compiuto nella storia della salvezza, vengono in mistica<br />

verità ripresentati nei segni della celebrazione liturgica” 23 . All’interno della<br />

celebrazione, la Parola di Dio esprime la pienezza del suo significato, stimolando<br />

l’esistenza cristiana a un continuo rinnovamento, perché “ciò che si<br />

ascolta nell’azione liturgica si attui poi anche nella vita” 24 .<br />

9. La domenica, giorno del Signore, nel quale si fa speciale memoria<br />

della risurrezione di Cristo, è al centro della vita liturgica, quale “fondamento<br />

e nucleo di tutto l’anno liturgico” 25 . Senza dubbio sono stati fatti<br />

sforzi notevoli nella pastorale, perché il valore della domenica venisse<br />

riscoperto. Ma occorre insistere su questo punto, giacché “veramente<br />

grande è la ricchezza spirituale e pastorale della domenica, quale la tradizione<br />

ce l’ha consegnata. Colta nella totalità dei suoi significati e <strong>delle</strong><br />

sue implicazioni, essa è, in qualche modo, sintesi della vita cristiana e<br />

condizione per viverla bene” 26 .<br />

21 Cfr n. 14; Giovanni Paolo II, Lett. ap. Vicesimus quintus (4 dicembre 1988), 15:<br />

AAS 81 (1989), 911-912.<br />

22 N. 35.<br />

23 Ordo Lectionum Missae, 7.<br />

24 Ibid., 6.<br />

25 Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 106;<br />

cfr. Giovanni Paolo II, Lett. ap. Vicesimus quintus (4 dicembre 1988), 22: AAS 81<br />

(1989), 917.<br />

26 Giovanni Paolo II, Lett. ap. Dies Domini (31 maggio 1998), 81: AAS 90 (1998),<br />

763.


10. Dalla celebrazione liturgica è alimentata la vita spirituale dei fedeli.<br />

È a partire dalla Liturgia che dev’essere attuato il principio che ho<br />

enunciato nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte: “C’è bisogno<br />

di un cristianesimo che si distingua innanzitutto nell’arte della preghiera”<br />

27 . La Sacrosanctum Concilium interpreta profeticamente questa urgenza,<br />

stimolando la comunità cristiana a intensificare la vita di preghiera<br />

non solo attraverso la Liturgia, ma anche attraverso i “pii esercizi”,<br />

purché compiuti in armonia con la Liturgia, quasi da essa derivino e ad<br />

essa conducano 28 . L’esperienza pastorale di questi decenni ha consolidato<br />

questa intuizione. Prezioso è stato, in questo senso, il contributo dato<br />

dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti<br />

con il Direttorio su pietà popolare e liturgia 29 . Io stesso, poi, con la Lettera<br />

apostolica Rosarium Virginis Mariae 30 e con l’indizione dell’Anno del<br />

Rosario ho voluto esplicitare le ricchezze contemplative di questa preghiera<br />

tradizionale, che si è largamente affermata nel Popolo di Dio, e ne<br />

ho raccomandato la riscoperta quale via privilegiata di contemplazione<br />

del volto di Cristo alla scuola di Maria.<br />

Prospettive<br />

11. Guardando al futuro, varie sono le sfide alle quali la Liturgia è<br />

chiamata a rispondere. Nel corso di questi quarant’anni, infatti, la società<br />

ha subito profondi cambiamenti, alcuni dei quali mettono fortemente<br />

alla prova l’impegno ecclesiale. C’è davanti a noi un mondo in cui,<br />

anche nelle regioni di antica tradizione cristiana, i segni del Vangelo si<br />

vanno attenuando. È tempo di nuova evangelizzazione. Da tale sfida la<br />

Liturgia è direttamente interpellata.<br />

A prima vista, essa sembra messa fuori gioco da una società ampiamente<br />

secolarizzata. Ma è un dato di fatto che, nonostante la secolarizzazione,<br />

nel nostro tempo riemerge, in tante forme, un rinnovato bisogno<br />

di spiritualità. Come non vedere, in questo, una prova del fatto che<br />

nell’intimo dell’uomo non è possibile cancellare la sete di Dio? Esisto-<br />

27 N. 32: AAS 93 (2001), 288.<br />

28 Cfr. n. 13.<br />

29 Città del Vaticano, 2002.<br />

30 Cfr. AAS 95 (2003), 5-36.<br />

21


22<br />

no domande che trovano risposta solo in un contatto personale con Cristo.<br />

Solo nell’intimità con Lui ogni esistenza acquista significato, e può<br />

giungere a sperimentare la gioia che fece dire a Pietro sul monte della<br />

Trasfigurazione: «Maestro, è bello per noi stare qui» (Lc 9, 33 par).<br />

12. Dinanzi a questo anelito all’incontro con Dio, la Liturgia offre la<br />

risposta più profonda ed efficace. Lo fa specialmente nell’Eucaristia,<br />

nella quale ci è dato di unirci al sacrificio di Cristo e di nutrirci del suo<br />

Corpo e del suo Sangue. Occorre tuttavia che i Pastori facciano in modo<br />

che il senso del mistero penetri nelle coscienze, riscoprendo e praticando<br />

l’arte “mistagogica”, tanto cara ai Padri della Chiesa 31 . È loro compito,<br />

in particolare, promuovere celebrazioni degne, prestando la dovuta<br />

attenzione alle diverse categorie di persone: bambini, giovani, adulti,<br />

anziani, disabili. Tutti debbono sentirsi accolti all’interno <strong>delle</strong> nostre<br />

assemblee, così da poter respirare l’atmosfera della prima comunità credente:<br />

«Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione<br />

fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere» (At 2, 42).<br />

13. Un aspetto che occorre coltivare con maggiore impegno all’interno<br />

<strong>delle</strong> nostre comunità è l’esperienza del silenzio. Di esso abbiamo<br />

bisogno “per accogliere nei cuori la piena risonanza della voce dello<br />

Spirito Santo, e per unire più strettamente la preghiera personale con la<br />

Parola di Dio e con la voce pubblica della Chiesa” 32 . In una società che<br />

vive in maniera sempre più frenetica, spesso stordita dai rumori e dispersa<br />

nell’effimero, riscoprire il valore del silenzio è vitale. Non a caso, anche<br />

al di là del culto cristiano, si diffondono pratiche di meditazione che<br />

danno importanza al raccoglimento. Perché non avviare, con audacia<br />

pedagogica, una specifica educazione al silenzio dentro le coordinate<br />

proprie dell’esperienza cristiana? Sia davanti ai nostri occhi l’esempio<br />

di Gesù, che «uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava»<br />

(Mc 1, 35). La Liturgia, tra i diversi suoi momenti e segni, non può trascurare<br />

quello del silenzio.<br />

31 Cfr. Giovanni Paolo II, Lett. ap. Vicesimus quintus (4 dicembre 1988), 21: AAS<br />

81 (1989), 917.<br />

32 Institutio generalis Liturgiae Horarum, 213.


14. La pastorale liturgica, attraverso l’introduzione alle varie celebrazioni,<br />

deve instillare il gusto della preghiera. Lo farà, certo, tenendo<br />

conto <strong>delle</strong> capacità dei singoli credenti, nelle loro diverse condizioni di<br />

età e di cultura; ma lo farà cercando di non accontentarsi del ‘minimo’.<br />

La pedagogia della Chiesa deve saper ‘osare’. È importante introdurre i<br />

fedeli alla celebrazione della Liturgia <strong>delle</strong> Ore che, “in quanto preghiera<br />

pubblica della Chiesa, è fonte di pietà e nutrimento della preghiera<br />

personale” 33 . Essa non è un’azione individuale o “privata, ma appartiene<br />

a tutto il Corpo della Chiesa [...] Se dunque i fedeli vengono convocati<br />

per la Liturgia <strong>delle</strong> Ore e si radunano <strong>insieme</strong>, unendo i loro cuori e le<br />

loro voci, manifestano la Chiesa che celebra il mistero di Cristo” 34 . Questa<br />

attenzione privilegiata alla preghiera liturgica non si pone in tensione<br />

con la preghiera personale, anzi la suppone ed esige 35 , e ben si coniuga<br />

con altre forme di preghiera comunitaria, soprattutto se riconosciute e<br />

raccomandate dall’Autorità ecclesiale 36 .<br />

15. Irrinunciabile, nell’educazione alla preghiera e in particolare nella<br />

promozione della vita liturgica, è il compito dei Pastori. Esso implica<br />

un dovere di discernimento e di guida. Ciò non va percepito come un<br />

principio di irrigidimento, in contrasto con il bisogno dell’animo cristiano<br />

di abbandonarsi all’azione dello Spirito di Dio, che intercede in noi<br />

e «per noi, con gemiti inesprimibili» (Rm 8, 26). Attraverso la guida dei<br />

Pastori si realizza piuttosto un principio di ‘garanzia’, previsto dal disegno<br />

di Dio sulla Chiesa ed esso stesso governato dall’assistenza dello<br />

Spirito Santo. Il rinnovamento liturgico realizzato in questi decenni ha<br />

dimostrato come sia possibile coniugare una normativa che assicuri alla<br />

Liturgia la sua identità e il suo decoro, con spazi di creatività e di adattamento,<br />

che la rendano vicina alle esigenze espressive <strong>delle</strong> varie regioni,<br />

situazioni e culture. Non rispettando la normativa liturgica, si giunge<br />

talvolta ad abusi anche gravi, che mettono in ombra la verità del mistero<br />

e creano sconcerto e tensioni nel Popolo di Dio 37 . Tali abusi non hanno<br />

33 Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 90.<br />

34 Institutio generalis Liturgiae Horarum, 20.22.<br />

35 Cfr. Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 12.<br />

36 Cfr. ibid., 13.<br />

37 Giovanni Paolo II, Lett. enc. Ecclesia de Eucaristia (17 aprile 2003), 52: AAS 95<br />

(2003), 468; Lett. ap. Vicesimus quintus (4 dicembre 1988), 13: AAS 81 (1989), 910-911.<br />

23


24<br />

nulla a che vedere con l’autentico spirito del Concilio e vanno corretti<br />

dai Pastori con un atteggiamento di prudente fermezza.<br />

Conclusione<br />

16. La promulgazione della Costituzione liturgica ha segnato, nella<br />

vita della Chiesa, una tappa di fondamentale importanza per la promozione<br />

e lo sviluppo della Liturgia. La Chiesa che, animata dal soffio dello<br />

Spirito, vive la sua missione di “sacramento, cioè segno e strumento<br />

dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” 38 , trova<br />

nella Liturgia la più alta espressione della sua realtà misterica.<br />

Nel Signore Gesù e nel suo Spirito tutta l’esistenza cristiana diventa<br />

«sacrificio vivente, santo e gradito a Dio», autentico «culto spirituale»<br />

(Rm 12, 1). Davvero grande è il mistero che si realizza nella Liturgia. In<br />

esso si apre sulla terra uno squarcio di Cielo e dalla comunità dei credenti<br />

si eleva, in sintonia con il canto della Gerusalemme celeste, il perenne<br />

inno di lode: “Sanctus, Sanctus, Sanctus, Dominus Deus Sabaoth. Pleni<br />

sunt caeli et terra gloria tua. Hosanna in excelsis!”.<br />

Si sviluppi, in questo inizio di millennio, una “spiritualità liturgica”,<br />

che faccia prendere coscienza di Cristo come primo “liturgo”, che non<br />

cessa di agire nella Chiesa e nel mondo in forza del Mistero pasquale<br />

continuamente celebrato, e associa a sé la Chiesa, a lode del Padre, nell’unità<br />

dello Spirito Santo.<br />

Con questo auspicio imparto a tutti dal profondo del cuore la mia<br />

Benedizione.<br />

Dal Vaticano, 4 dicembre dell’anno 2003, ventiseiesimo di Pontificato<br />

38 Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 1.<br />

Ioannes Paulus II


Santa Sede


Cattedrale di <strong>Altamura</strong>. Facciata principale - loggia dell’Assunta.


N. 532.348<br />

Reverendo Monsignore,<br />

SEGRETERIA DI STATO<br />

__________<br />

prima sezione - affari generali<br />

Dal Vaticano, 1 febbraio 2003<br />

con stimata lettera del 22 gennaio scorso, Ella ha fatto pervenire a<br />

questa Segreteria di Stato la somma di Euro 3.500,00, raccolta in codesta<br />

<strong>Diocesi</strong> nel corso della “Giornata per la Carità del Papa” dell’anno<br />

2002.<br />

Il Sommo Pontefice desidera esprimere cordiale riconoscenza per<br />

il premuroso gesto di fattiva partecipazione alle opere della Sua sollecitudine<br />

pastorale e, mentre invoca dal Signore, per intercessione della<br />

Vergine del Rosario, copiosi doni di pace e di spirituale fervore, è<br />

lieto di inviare a Lei e all’intera Comunità diocesana la Benedizione<br />

Apostolica.<br />

Profitto della circostanza per confermarmi con sensi di distinta stima<br />

______________________________<br />

Reverendo Signore<br />

Mons. Diego CARLUCCI<br />

Cancelliere Vescovile<br />

70022 ALTAMURA (BA)<br />

della Signoria Vostra Reverenda<br />

dev.mo<br />

Mons. Gabriele Caccia<br />

Assessore<br />

2


2<br />

CONGREGAZIONE<br />

PER LA DOTTRINA DELLA FEDE<br />

Considerazioni<br />

circa i progetti di riconoscimento legale<br />

<strong>delle</strong> unioni tra persone omosessuali<br />

INTRODuZIONE<br />

1. Diverse questioni concernenti l’omosessualità sono state trattate<br />

recentemente più volte dal Santo Padre Giovanni Paolo II e dai competenti<br />

Dicasteri della Santa Sede 1 . Si tratta infatti di un fenomeno morale e<br />

sociale inquietante, anche in quei Paesi in cui non assume un rilievo dal<br />

punto di vista dell’ordinamento giuridico. Ma esso diventa più preoccupante<br />

nei Paesi che hanno già concesso o intendono concedere un riconoscimento<br />

legale alle unioni omosessuali che, in alcuni casi, include<br />

anche l’abilitazione all’adozione di figli. Le presenti Considerazioni non<br />

contengono nuovi elementi dottrinali, ma intendono richiamare i punti<br />

essenziali circa il suddetto problema e fornire alcune argomentazioni di<br />

carattere razionale, utili per la redazione di interventi più specifici da<br />

parte dei Vescovi secondo le situazioni particolari nelle diverse regioni<br />

del mondo: interventi destinati a proteggere ed a promuovere la dignità<br />

del matrimonio, fondamento della famiglia, e la solidità della società,<br />

della quale questa istituzione è parte costitutiva. Esse hanno anche come<br />

fine di illuminare l’attività degli uomini politici cattolici, per i quali si<br />

indicano le linee di condotta coerenti con la coscienza cristiana quando<br />

1 Cf. Giovanni Paolo II, Allocuzioni in occasione della recita dell’Angelus, 20 febbraio<br />

1994 e 19 giugno 1994; Discorso ai partecipanti dell’Assemblea Plenaria del<br />

Pontificio Consiglio per la Famiglia, 24 marzo 1999; Catechismo della Chiesa Cattolica,<br />

nn. 2357-2359, 2396; Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione<br />

Persona humana, 29 dicembre 1975, n. 8; Lettera sulla cura pastorale <strong>delle</strong><br />

persone omosessuali, 1 ottobre 1986; Alcune Considerazioni concernenti la Risposta<br />

a proposte di legge sulla non discriminazione <strong>delle</strong> persone omosessuali, 24 luglio<br />

1992; Pontificio Consiglio per la Famiglia, Lettera ai Presidenti <strong>delle</strong> Conferenze<br />

Episcopali d’Europa circa la risoluzione del Parlamento Europeo in merito alle coppie<br />

omosessuali, 25 marzo 1994; Famiglia, matrimonio e «unioni di fatto», 26 luglio<br />

2000, n. 23.


essi sono posti di fronte a progetti di legge concernenti questo problema<br />

2 . Poiché si tratta di una materia che riguarda la legge morale naturale,<br />

le seguenti argomentazioni sono proposte non soltanto ai credenti, ma a<br />

tutti coloro che sono impegnati nella promozione e nella difesa del bene<br />

comune della società.<br />

I. NATuRA E CARATTERISTIChE IRRINuNCIAbILI<br />

DEL MATRIMONIO<br />

2. L’insegnamento della Chiesa sul matrimonio e sulla complementarità<br />

dei sessi ripropone una verità evidenziata dalla retta ragione e riconosciuta<br />

come tale da tutte le grandi culture del mondo. Il matrimonio non<br />

è una qualsiasi unione tra persone umane. Esso è stato fondato dal Creatore,<br />

con una sua natura, proprietà essenziali e finalità 3 . Nessuna ideologia<br />

può cancellare dallo spirito umano la certezza secondo la quale esiste<br />

matrimonio soltanto tra due persone di sesso diverso, che per mezzo della<br />

reciproca donazione personale, loro propria ed esclusiva, tendono alla comunione<br />

<strong>delle</strong> loro persone. In tal modo si perfezionano a vicenda, per<br />

collaborare con Dio alla generazione e alla educazione di nuove vite.<br />

3. La verità naturale sul matrimonio è stata confermata dalla Rivelazione<br />

contenuta nei racconti biblici della creazione, espressione anche<br />

della saggezza umana originaria, nella quale si fa sentire la voce della<br />

natura stessa. Tre sono i dati fondamentali del disegno creatore sul matrimonio,<br />

di cui parla il Libro della Genesi.<br />

In primo luogo l’uomo, immagine di Dio, è stato creato «maschio e<br />

femmina» (Gn 1, 27). L’uomo e la donna sono uguali in quanto persone e<br />

complementari in quanto maschio e femmina. La sessualità da un lato fa<br />

parte della sfera biologica e, dall’altro, viene elevata nella creatura umana<br />

ad un nuovo livello, quello personale, dove corpo e spirito si uniscono.<br />

Il matrimonio, poi, è istituito dal Creatore come forma di vita in cui<br />

si realizza quella comunione di persone che impegna l’esercizio della<br />

2 Cf. Congregazione per la Dottrina della Fede, Nota dottrinale circa alcune<br />

questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica,<br />

24 novembre 2002, n. 4.<br />

3 Cf. Concilio Vaticano II, Costituzione pastorale Gaudium et spes, n. 48.<br />

2


30<br />

facoltà sessuale. «Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre<br />

e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne» (Gn 2, 24).<br />

Infine, Dio ha voluto donare all’unione dell’uomo e della donna una<br />

partecipazione speciale alla sua opera creatrice. Perciò Egli ha benedetto<br />

l’uomo e la donna con le parole: «Siate fecondi e moltiplicatevi» (Gn<br />

1, 28). Nel disegno del Creatore complementarità dei sessi e fecondità<br />

appartengono quindi alla natura stessa dell’istituzione del matrimonio.<br />

Inoltre, l’unione matrimoniale tra l’uomo e la donna è stata elevata da<br />

Cristo alla dignità di sacramento. La Chiesa insegna che il matrimonio<br />

cristiano è segno efficace dell’alleanza di Cristo e della Chiesa (cf. Ef 5,<br />

32). Questo significato cristiano del matrimonio, lungi dallo sminuire il<br />

valore profondamente umano dell’unione matrimoniale tra l’uomo e la<br />

donna, lo conferma e lo rafforza (cf. Mt 19, 3-12; Mc 10, 6-9).<br />

4. Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie,<br />

neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio<br />

e la famiglia. Il matrimonio è santo, mentre le relazioni omosessuali<br />

contrastano con la legge morale naturale. Gli atti omosessuali,<br />

infatti, «precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto<br />

di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun modo possono<br />

essere approvati» 4 .<br />

Nella Sacra Scrittura le relazioni omosessuali «sono condannate come<br />

gravi depravazioni... (cf. Rm 1, 24-27; 1Cor 6, 10; 1Tm 1, 10). Questo<br />

giudizio della Scrittura non permette di concludere che tutti coloro, i quali<br />

soffrono di questa anomalia, ne siano personalmente responsabili, ma esso<br />

attesta che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati» 5 .<br />

Lo stesso giudizio morale si ritrova in molti scrittori ecclesiastici dei primi<br />

secoli 6 ed è stato unanimemente accettato dalla Tradizione cattolica.<br />

Secondo l’insegnamento della Chiesa, nondimeno, gli uomini e le<br />

donne con tendenze omosessuali «devono essere accolti con rispetto,<br />

compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di in-<br />

4 Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2357.<br />

5 Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Persona humana,<br />

29 dicembre 1975, n. 8.<br />

6 Cf. per esempio S. Policarpo, Lettera ai Filippesi, V, 3; S. Giustino, Prima Apologia,<br />

27, 1-4; Atenagora, Supplica per i cristiani, 34.


giusta discriminazione» 7 . Tali persone inoltre sono chiamate come gli<br />

altri cristiani a vivere la castità 8 . Ma l’inclinazione omosessuale è «oggettivamente<br />

disordinata» 9 e le pratiche omosessuali «sono peccati gravemente<br />

contrari alla castità» 10 .<br />

II. ATTEGGIAMENTI NEI CONFRONTI<br />

DEL PRObLEMA DELLE uNIONI OMOSESSuALI<br />

5. Nei confronti del fenomeno <strong>delle</strong> unioni omosessuali, di fatto esistenti,<br />

le autorità civili assumono diversi atteggiamenti: a volte si limitano<br />

alla tolleranza di questo fenomeno; a volte promuovono il riconoscimento<br />

legale di tali unioni, con il pretesto di evitare, rispetto ad alcuni<br />

diritti, la discriminazione di chi convive con una persona dello stesso<br />

sesso; in alcuni casi favoriscono persino l’equivalenza legale <strong>delle</strong> unioni<br />

omosessuali al matrimonio propriamente detto, senza escludere il riconoscimento<br />

della capacità giuridica di procedere all’adozione di figli.<br />

Laddove lo Stato assuma una politica di tolleranza di fatto, non implicante<br />

l’esistenza di una legge che esplicitamente concede un riconoscimento<br />

legale a tali forme di vita, occorre ben discernere i diversi aspetti<br />

del problema. La coscienza morale esige di essere, in ogni occasione,<br />

testimoni della verità morale integrale, alla quale si oppongono sia l’approvazione<br />

<strong>delle</strong> relazioni omosessuali sia l’ingiusta discriminazione<br />

nei confronti <strong>delle</strong> persone omosessuali. Sono perciò utili interventi discreti<br />

e prudenti, il contenuto dei quali potrebbe essere, per esempio, il<br />

seguente: smascherare l’uso strumentale o ideologico che si può fare di<br />

questa tolleranza; affermare chiaramente il carattere immorale di questo<br />

tipo di unione; richiamare lo Stato alla necessità di contenere il fenomeno<br />

entro limiti che non mettano in pericolo il tessuto della moralità pubblica<br />

e, soprattutto, che non espongano le giovani generazioni ad una<br />

7 Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2358; cf. Congregazione per la Dottrina della<br />

Fede, Lettera sulla cura pastorale <strong>delle</strong> persone omosessuali, 1 ottobre 1986, n. 10.<br />

8 Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2359; Congregazione per la Dottrina<br />

della Fede, Lettera sulla cura pastorale <strong>delle</strong> persone omosessuali, 1 ottobre 1986,<br />

n. 12.<br />

9 Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2358.<br />

10 Ibid., n. 2396.<br />

31


32<br />

concezione erronea della sessualità e del matrimonio, che le priverebbe<br />

<strong>delle</strong> necessarie difese e contribuirebbe, inoltre, al dilagare del fenomeno<br />

stesso. A coloro che a partire da questa tolleranza vogliono procedere<br />

alla legittimazione di specifici diritti per le persone omosessuali conviventi,<br />

bisogna ricordare che la tolleranza del male è qualcosa di molto<br />

diverso dall’approvazione o dalla legalizzazione del male.<br />

In presenza del riconoscimento legale <strong>delle</strong> unioni omosessuali, oppure<br />

dell’equiparazione legale <strong>delle</strong> medesime al matrimonio con accesso<br />

ai diritti che sono propri di quest’ultimo, è doveroso opporsi in forma<br />

chiara e incisiva. Ci si deve astenere da qualsiasi tipo di cooperazione<br />

formale alla promulgazione o all’applicazione di leggi così gravemente<br />

ingiuste nonché, per quanto è possibile, dalla cooperazione materiale sul<br />

piano applicativo. In questa materia ognuno può rivendicare il diritto<br />

all’obiezione di coscienza.<br />

III. ARGOMENTAZIONI RAZIONALI<br />

CONTRO IL RICONOSCIMENTO LEGALE<br />

DELLE uNIONI OMOSESSuALI<br />

6. La comprensione dei motivi che ispirano la necessità di opporsi<br />

in questo modo alle istanze che mirano alla legalizzazione <strong>delle</strong> unioni<br />

omosessuali richiede alcune considerazioni etiche specifiche, che sono<br />

di diverso ordine.<br />

Di ordine relativo alla retta ragione<br />

Il compito della legge civile è certamente più limitato riguardo a quello<br />

della legge morale 11 , ma la legge civile non può entrare in contraddizione<br />

con la retta ragione senza perdere la forza di obbligare la coscienza<br />

12 . Ogni legge posta dagli uomini in tanto ha ragione di legge in quanto<br />

è conforme alla legge morale naturale, riconosciuta dalla retta ragione, e<br />

in quanto rispetta in particolare i diritti inalienabili di ogni persona 13 . Le<br />

legislazioni favorevoli alle unioni omosessuali sono contrarie alla retta<br />

11 Cf. Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Evangelium vitae, 25 marzo 1995, n. 71.<br />

12 Cf. ibid., n. 72.<br />

13 Cf. S. Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, I-II, q. 95, a. 2.


agione perché conferiscono garanzie giuridiche, analoghe a quelle dell’istituzione<br />

matrimoniale, all’unione tra due persone dello stesso sesso.<br />

Considerando i valori in gioco, lo Stato non potrebbe legalizzare queste<br />

unioni senza venire meno al dovere di promuovere e tutelare un’istituzione<br />

essenziale per il bene comune qual è il matrimonio.<br />

Ci si può chiedere come può essere contraria al bene comune una legge<br />

che non impone alcun comportamento particolare, ma si limita a rendere<br />

legale una realtà di fatto che apparentemente non sembra comportare<br />

ingiustizia verso nessuno. A questo proposito occorre riflettere innanzitutto<br />

sulla differenza esistente tra il comportamento omosessuale come<br />

fenomeno privato, e lo stesso comportamento quale relazione sociale legalmente<br />

prevista e approvata, fino a diventare una <strong>delle</strong> istituzioni dell’ordinamento<br />

giuridico. Il secondo fenomeno non solo è più grave, ma<br />

acquista una portata assai più vasta e profonda, e finirebbe per comportare<br />

modificazioni dell’intera organizzazione sociale che risulterebbero<br />

contrarie al bene comune. Le leggi civili sono principi strutturanti della<br />

vita dell’uomo in seno alla società, per il bene o per il male. Esse «svolgono<br />

un ruolo molto importante e talvolta determinante nel promuovere una<br />

mentalità e un costume» 14 . Le forme di vita e i modelli in esse espresse<br />

non solo configurano esternamente la vita sociale, bensì tendono a modificare<br />

nelle nuove generazioni la comprensione e la valutazione dei comportamenti.<br />

La legalizzazione <strong>delle</strong> unioni omosessuali sarebbe destinata<br />

perciò a causare l’oscuramento della percezione di alcuni valori morali<br />

fondamentali e la svalutazione dell’istituzione matrimoniale.<br />

Di ordine biologico e antropologico<br />

7. Nelle unioni omosessuali sono del tutto assenti quegli elementi<br />

biologici e antropologici del matrimonio e della famiglia che potrebbero<br />

fondare ragionevolmente il riconoscimento legale di tali unioni.<br />

Esse non sono in condizione di assicurare adeguatamente la procreazione<br />

e la sopravvivenza della specie umana. L’eventuale ricorso ai<br />

mezzi messi a loro disposizione dalle recenti scoperte nel campo della<br />

fecondazione artificiale, oltre ad implicare gravi mancanze di rispetto<br />

14 Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Evangelium vitae, 25 marzo 1995, n. 90.<br />

33


34<br />

alla dignità umana 15 , non muterebbe affatto questa loro inadeguatezza.<br />

Nelle unioni omosessuali è anche del tutto assente la dimensione coniugale,<br />

che rappresenta la forma umana ed ordinata <strong>delle</strong> relazioni sessuali.<br />

Esse infatti sono umane quando e in quanto esprimono e promuovono<br />

il mutuo aiuto dei sessi nel matrimonio e rimangono aperte alla<br />

trasmissione della vita.<br />

Come dimostra l’esperienza, l’assenza della bipolarità sessuale crea<br />

ostacoli allo sviluppo normale dei bambini eventualmente inseriti all’interno<br />

di queste unioni. Ad essi manca l’esperienza della maternità o della<br />

paternità. Inserire dei bambini nelle unioni omosessuali per mezzo dell’adozione<br />

significa di fatto fare violenza a questi bambini nel senso che ci<br />

si approfitta del loro stato di debolezza per introdurli in ambienti che non<br />

favoriscono il loro pieno sviluppo umano. Certamente una tale pratica sarebbe<br />

gravemente immorale e si porrebbe in aperta contraddizione con il<br />

principio, riconosciuto anche dalla Convenzione internazionale dell’ONU<br />

sui diritti dei bambini, secondo il quale l’interesse superiore da tutelare in<br />

ogni caso è quello del bambino, la parte più debole e indifesa.<br />

Di ordine sociale<br />

8. La società deve la sua sopravvivenza alla famiglia fondata sul<br />

matrimonio. La conseguenza inevitabile del riconoscimento legale <strong>delle</strong><br />

unioni omosessuali è la ridefinizione del matrimonio, che diventa<br />

un’istituzione la quale, nella sua essenza legalmente riconosciuta, perde<br />

l’essenziale riferimento ai fattori collegati alla eterosessualità, come ad<br />

esempio il compito procreativo ed educativo. Se dal punto di vista legale<br />

il matrimonio tra due persone di sesso diverso fosse solo considerato<br />

come uno dei matrimoni possibili, il concetto di matrimonio subirebbe<br />

un cambiamento radicale, con grave detrimento del bene comune. Mettendo<br />

l’unione omosessuale su un piano giuridico analogo a quello del<br />

matrimonio o della famiglia, lo Stato agisce arbitrariamente ed entra in<br />

contraddizione con i propri doveri.<br />

A sostegno della legalizzazione <strong>delle</strong> unioni omosessuali non può<br />

essere invocato il principio del rispetto e della non discriminazione di<br />

15 Cf. Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione Donum vitae, 22<br />

febbraio 1987, II. A. 1-3.


ogni persona. Una distinzione tra persone oppure la negazione di un riconoscimento<br />

o di una prestazione sociale non sono infatti accettabili<br />

solo se sono contrarie alla giustizia 16 . Non attribuire lo statuto sociale e<br />

giuridico di matrimonio a forme di vita che non sono né possono essere<br />

matrimoniali non si oppone alla giustizia, ma, al contrario, è da essa richiesto.<br />

Neppure il principio della giusta autonomia personale può essere ragionevolmente<br />

invocato. Una cosa è che i singoli cittadini possano svolgere<br />

liberamente attività per le quali nutrono interesse e che tali attività<br />

rientrino genericamente nei comuni diritti civili di libertà, e un’altra ben<br />

diversa è che attività che non rappresentano un significativo e positivo<br />

contributo per lo sviluppo della persona e della società possano ricevere<br />

dallo Stato un riconoscimento legale specifico e qualificato. Le unioni<br />

omosessuali non svolgono neppure in senso analogico remoto i compiti<br />

per i quali il matrimonio e la famiglia meritano un riconoscimento specifico<br />

e qualificato. Ci sono invece buone ragioni per affermare che tali<br />

unioni sono nocive per il retto sviluppo della società umana, soprattutto<br />

se aumentasse la loro incidenza effettiva sul tessuto sociale.<br />

Di ordine giuridico<br />

9. Poiché le coppie matrimoniali svolgono il ruolo di garantire l’ordine<br />

<strong>delle</strong> generazioni e sono quindi di eminente interesse pubblico, il<br />

diritto civile conferisce loro un riconoscimento istituzionale. Le unioni<br />

omosessuali invece non esigono una specifica attenzione da parte dell’ordinamento<br />

giuridico, perché non rivestono il suddetto ruolo per il<br />

bene comune.<br />

Non è vera l’argomentazione secondo la quale il riconoscimento legale<br />

<strong>delle</strong> unioni omosessuali sarebbe necessario per evitare che i conviventi<br />

omosessuali perdano, per il semplice fatto della loro convivenza,<br />

l’effettivo riconoscimento dei diritti comuni che essi hanno in quanto<br />

persone e in quanto cittadini. In realtà, essi possono sempre ricorrere<br />

– come tutti i cittadini e a partire dalla loro autonomia privata – al diritto<br />

comune per tutelare situazioni giuridiche di reciproco interesse. Costituisce<br />

invece una grave ingiustizia sacrificare il bene comune e il retto<br />

16 Cf. S. Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, II-II, q. 63, a. 1, c.<br />

3


3<br />

diritto di famiglia allo scopo di ottenere dei beni che possono e debbono<br />

essere garantiti per vie non nocive per la generalità del corpo sociale 17 .<br />

Iv. COMPORTAMENTI DEI POLITICI CATTOLICI<br />

NEI CONFRONTI DI LEGISLAZIONI<br />

FAvOREvOLI ALLE uNIONI OMOSESSuALI<br />

10. Se tutti i fedeli sono tenuti ad opporsi al riconoscimento legale<br />

<strong>delle</strong> unioni omosessuali, i politici cattolici lo sono in particolare, nella<br />

linea della responsabilità che è loro propria. In presenza di progetti di<br />

legge favorevoli alle unioni omosessuali, sono da tener presenti le seguenti<br />

indicazioni etiche.<br />

Nel caso in cui si proponga per la prima volta all’Assemblea legislativa<br />

un progetto di legge favorevole al riconoscimento legale <strong>delle</strong> unioni<br />

omosessuali, il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere<br />

chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto<br />

di legge. Concedere il suffragio del proprio voto ad un testo legislativo<br />

così nocivo per il bene comune della società è un atto gravemente<br />

immorale.<br />

Nel caso in cui il parlamentare cattolico si trovi in presenza di una<br />

legge favorevole alle unioni omosessuali già in vigore, egli deve opporsi<br />

nei modi a lui possibili e rendere nota la sua opposizione: si tratta di un<br />

doveroso atto di testimonianza della verità. Se non fosse possibile abrogare<br />

completamente una legge di questo genere, egli, richiamandosi alle<br />

indicazioni espresse nell’Enciclica Evangelium vitae, «potrebbe lecitamente<br />

offrire il proprio sostegno a proposte mirate a limitare i danni di<br />

una tale legge e a diminuirne gli effetti negativi sul piano della cultura e<br />

della moralità pubblica», a condizione che sia «chiara e a tutti nota» la<br />

sua «personale assoluta opposizione» a leggi siffatte e che sia evitato il<br />

17 Occorre non dimenticare inoltre che sussiste sempre «il pericolo che una legislazione<br />

che faccia dell’omosessualità una base per avere dei diritti possa di fatto incoraggiare<br />

una persona con tendenza omosessuale a dichiarare la sua omosessualità<br />

o addirittura a cercare un partner allo scopo di sfruttare le disposizioni della legge»<br />

(Congregazione per la Dottrina della Fede, Alcune considerazioni concernenti<br />

la risposta a proposte di legge sulla non discriminazione <strong>delle</strong> persone omosessuali,<br />

24 luglio 1992, n. 14).


pericolo di scandalo 18 . Ciò non significa che in questa materia una legge<br />

più restrittiva possa essere considerata come una legge giusta o almeno<br />

accettabile; bensì si tratta piuttosto del tentativo legittimo e doveroso di<br />

procedere all’abrogazione almeno parziale di una legge ingiusta quando<br />

l’abrogazione totale non è possibile per il momento.<br />

CONCLuSIONE<br />

11. La Chiesa insegna che il rispetto verso le persone omosessuali<br />

non può portare in nessun modo all’approvazione del comportamento<br />

omosessuale oppure al riconoscimento legale <strong>delle</strong> unioni omosessuali.<br />

Il bene comune esige che le leggi riconoscano, favoriscano e proteggano<br />

l’unione matrimoniale come base della famiglia, cellula primaria della<br />

società. Riconoscere legalmente le unioni omosessuali oppure equipararle<br />

al matrimonio, significherebbe non soltanto approvare un comportamento<br />

deviante, con la conseguenza di renderlo un modello nella società<br />

attuale, ma anche offuscare valori fondamentali che appartengono<br />

al patrimonio comune dell’umanità. La Chiesa non può non difendere<br />

tali valori, per il bene degli uomini e di tutta la società.<br />

Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, nell’Udienza concessa il 28<br />

marzo 2003 al sottoscritto Cardinale Prefetto, ha approvato le presenti<br />

Considerazioni, decise nella Sessione Ordinaria di questa Congregazione,<br />

e ne ha ordinato la pubblicazione.<br />

Roma, dalla sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 3<br />

giugno 2003, Memoria dei Santi Carlo Lwanga e Compagni, Martiri<br />

Joseph Card. Ratzinger<br />

Prefetto<br />

X Angelo Amato, S.D.B.<br />

Arcivescovo titolare di Sila<br />

Segretario<br />

18 Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Evangelium vitae, 25 marzo 1995, n. 73.<br />

3


3<br />

PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA CuLTuRA<br />

PONTIFICIO CONSIGLIO<br />

PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO<br />

Documento<br />

Gesù Cristo portatore dell’acqua viva.<br />

Una riflessione cristiana sul “New Age”<br />

Si riporta di seguito il testo della presentazione alla Sala Stampa della<br />

Santa Sede, fatta il 3 febbraio 2003 dal Card. Paul Poupard, Presidente del<br />

Pontificio Consiglio della Cultura, e da S.E. Mons. Michael Louis Fitzgerald,<br />

Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.<br />

Intervento<br />

del Card. Paul Poupard<br />

1. Della New Age si è già parlato molto e si parlerà ancora. Per parte<br />

mia, avevo chiesto ad uno specialista, Jean Vernette, di dedicare una voce<br />

ai Movimenti della New Age nella terza edizione del mio Grande Dizionario<br />

<strong>delle</strong> Religioni, il quale li descrive in tali termini: “I movimenti<br />

della New Age, come un grande fiume fluido dalle molteplici ramificazioni,<br />

rappresentano una forma tipica di sensibilità religiosa contemporanea,<br />

come una nuova religiosità che riveste molti caratteri della Gnosi<br />

Eterna” (Piemme, 2000, p. 1497-1498). Inoltre, alla New Age sono stati<br />

dedicati recentemente ben due numeri speciali della Rivista trimestrale<br />

di cultura religiosa Religioni e sette nel mondo (1996, 1-2). Nel mio<br />

editoriale, presentavo così questo fenomeno: “Il fenomeno della New<br />

Age, <strong>insieme</strong> a tanti altri nuovi movimenti religiosi, è una <strong>delle</strong> sfide più<br />

urgenti per la fede cristiana. Si tratta di una sfida religiosa e allo stesso<br />

tempo di una sfida culturale: la New Age propone teorie e dottrine su<br />

Dio, sull’uomo e sul mondo, incompatibili con la fede cristiana. Inoltre,<br />

la New Age è <strong>insieme</strong> il sintomo di una cultura in profonda crisi e una<br />

risposta sbagliata a questa situazione di crisi culturale: alle sue inquietudini<br />

e domande, alle sue aspirazioni e speranze” (Religioni e sette nel<br />

mondo, 6, 1996, p.7).<br />

Oggi, assieme a S.E. Mons. Fitzgerald, ho l’onore di presentare un<br />

Documento in merito a questo fenomeno, elaborato dal Rev.do Don Pe-


ter Fleetwood, allora officiale del Pontificio Consiglio della Cultura, e<br />

dalla Dott.ssa Teresa Osório Gonçalves del Pontificio Consiglio per il<br />

Dialogo Inter-religioso. Frutto, dunque, di una autentica e lunga collaborazione<br />

interdicasteriale, proprio per aiutare a rispondere “con dolcezza<br />

e rispetto”, come già raccomandava l’apostolo Pietro (1Pt 3, 15), a<br />

questa sfida religiosa e al tempo stesso culturale.<br />

2. Oggi, la cultura occidentale, adesso seguita da molte altre culture,<br />

è passata da un senso della presenza di Dio quasi istintivo a ciò che si<br />

chiama spesso visione più “scientifica” della realtà. Tutto dev’essere<br />

spiegato nei termini <strong>delle</strong> nostre quotidiane esperienze. Qualsiasi cosa<br />

faccia pensare ai miracoli diventa immediatamente motivo di sospetto.<br />

Così, tutti i gesti e gli oggetti simbolici, noti come sacramentali, una<br />

volta parte della prassi religiosa quotidiana di ogni cattolico, sono oggi,<br />

nel panorama religioso, molto meno evidenti di un tempo.<br />

3. Le ragioni di tale cambiamento sono numerose e diverse, ma rientrano<br />

tutte nell’ambito di quel generale passaggio culturale da forme<br />

tradizionali di religione ad espressioni più personali ed individuali di<br />

ciò che ora si chiama “spiritualità”. A quanto pare, ci sono tre distinti<br />

motivi all’origine di tale cambiamento. Il primo risiede nella sensazione<br />

che le religioni tradizionali o istituzionali non possano dare quel che<br />

una volta si affermava potessero fornire. Alcune persone, nella loro visione<br />

del mondo, non riescono proprio a trovare uno spazio per credere<br />

in un Dio trascendente personale e l’esperienza di tanti li ha portati a<br />

chiedersi se questo Dio abbia il potere di operare cambiamenti in questo<br />

mondo o addirittura se esista. Le brutte esperienze che hanno investito<br />

il mondo intero hanno reso alcune persone molto ciniche riguardo<br />

alla religione: penso ad avvenimenti terribili come l’Olocausto e alle<br />

conseguenze della bomba atomica sganciata su Hiroshima e Nagasaki<br />

alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Me ne sono reso ben conto<br />

personalmente nel corso di una mia recente visita a Nagasaki, quando<br />

ho avuto il privilegio di pregare, ma completamente incapace di trovare<br />

parole, davanti al monumento alla memoria di coloro le cui vite furono<br />

troncate o compromesse per sempre in quell’Agosto del 1945. Oggi,<br />

la minaccia di una guerra in Medio Oriente mi ricorda le confidenze<br />

di mio padre, portaferiti durante la Seconda Guerra Mondiale. Quello<br />

che mi raccontava sugli orrori della guerra mi fa capire più facilmente<br />

3


40<br />

i dubbi della gente riguardo a Dio e alla religione. Lo smarrimento di<br />

tante persone davanti alla sofferenza degli innocenti, sfruttato anche da<br />

certi movimenti, spiega in parte la fuga di alcuni credenti verso di essi.<br />

4. C’è un’altra ragione per spiegare una certa inquietudine e un certo<br />

rifiuto della Chiesa tradizionale. Non dimentichiamo che nell’antica<br />

Europa le religioni pagane precristiane erano molto forti e spesso avevano<br />

luogo indecorosi conflitti legati al cambiamento politico, ma inevitabilmente<br />

etichettati come oppressione cristiana <strong>delle</strong> antiche religioni.<br />

Uno dei più significativi sviluppi in quella che potrebbe essere chiamata<br />

la sfera “spirituale” nel secolo scorso, più o meno, è stato un ritorno<br />

alle forme precristiane di religione. Le religioni pagane hanno avuto una<br />

parte notevole nel sostenere alcune <strong>delle</strong> più violente ideologie razziste<br />

d’Europa, rafforzando così la convinzione secondo la quale certe nazioni<br />

hanno un ruolo storico di portata mondiale così da essere in diritto di<br />

sottomettere altri popoli, e ciò ha comportato, quasi inevitabilmente, un<br />

odio per la religione cristiana, vista come una nuova arrivata sulla scena<br />

religiosa. La complessa serie di fenomeni, conosciuti col termine di religioni<br />

“neopagane”, rivela il bisogno, sentito da alcuni, di inventare modi<br />

nuovi per “contrattaccare” il cristianesimo e tornare ad una più autentica<br />

forma di religione, più intimamente legata alla natura e alla terra. Si deve,<br />

perciò, riconoscere che non c’è posto per il cristianesimo nella religione<br />

neopagana. Piaccia o no, ha luogo una lotta per conquistare le menti e<br />

i cuori della gente nel rapporto tra il cristianesimo, le antiche religioni<br />

precristiane e le loro “cugine” di più recente sviluppo.<br />

5. Il terzo motivo, all’origine di un disincanto piuttosto diffuso nei<br />

riguardi della religione istituzionale, deriva da una crescente ossessione<br />

nella cultura occidentale per le religioni orientali e le vie di saggezza.<br />

Quando è divenuto più facile viaggiare fuori del proprio continente,<br />

Europei avventurosi hanno cominciato ad esplorare posti che prima<br />

conoscevano soltanto scorrendo le pagine di antichi testi. Il richiamo<br />

dell’esotico li ha messi a più stretto contatto con le religioni e le pratiche<br />

esoteriche di varie culture orientali, dall’Antico Egitto all’India e<br />

al Tibet. La convinzione crescente che esista una certa verità di fondo,<br />

un nocciolo di verità nel cuore di ogni esperienza religiosa ha portato<br />

all’idea che si possano e si debbano cogliere gli elementi caratteristici<br />

<strong>delle</strong> diverse religioni per arrivare ad una forma universale di religione.


Ancora una volta c’è poco spazio in tale impresa per le religioni istituzionalizzate,<br />

in particolare l’ebraismo e il cristianesimo. Vale la pena<br />

di ricordarlo la prossima volta che avrete occasione di notare un annuncio<br />

pubblicitario riguardo al buddismo tibetano o a qualche tipo di<br />

incontro con uno sciamano, tutte cose che vi capiterà spesso di vedere<br />

in qualsiasi capitale europea. Ciò che mi preoccupa è il fatto che molta<br />

gente, coinvolta in tali generi di spiritualità orientale o “indigena”, non<br />

sia veramente in grado di essere pienamente consapevole di ciò che si<br />

nasconde dietro all’invito iniziale di partecipare a questi incontri. È,<br />

inoltre, degno di nota il fatto che da molto tempo si riscontri vivo interesse<br />

per le religioni esoteriche presso alcuni circoli massonici miranti<br />

ad una religione universale. L’Illuminismo promuoveva l’idea secondo<br />

cui era inaccettabile che ci fossero tanti conflitti e si facesse guerra in<br />

nome della religione. Su questo non posso non essere d’accordo. Però,<br />

sarebbe disonesto non riconoscere un diffuso atteggiamento antireligioso<br />

sviluppatosi dall’originaria preoccupazione di garantire benessere<br />

all’umanità. Anche in tal caso, non di rado, viene etichettato come<br />

conflitto religioso quello che, in verità, non è altro che un conflitto di<br />

natura politica, economica o sociale.<br />

6. Lo spirito di questa nuova religione universale venne spiegato più<br />

chiaramente in una maniera molto popolare nel musical Hair del 1960,<br />

quando al pubblico di tutto il mondo fu detto che “Questa era l’alba<br />

dell’Era dell’Acquario”, un’età basata sull’armonia, la comprensione<br />

e l’amore. In termini astrologici, l’Era dei Pesci è stata identificata col<br />

tempo in cui il cristianesimo avrebbe dominato, ma questa età, a quanto<br />

pare, dovrebbe finire presto per far posto all’Era dell’Acquario, quando<br />

il cristianesimo perderà la sua influenza per aprire la strada ad una religione<br />

universale più umana. Gran parte della morale tradizionale non<br />

avrebbe più posto nella nuova Era dell’Acquario. Il modo di pensare<br />

della gente verrebbe trasformato completamente e non ci sarebbero più<br />

le antiche divisioni tra maschi e femmine. Gli esseri umani devono essere<br />

sistematicamente chiamati ad assumere una forma di vita androgina,<br />

nella quale entrambi gli emisferi del cervello vengono opportunamente<br />

usati in armonia e non sconnessi come ora.<br />

7. Quando vediamo e sentiamo l’espressione New Age, è importante<br />

ricordare che essa originariamente si riferiva alla Nuova Era dell’Ac-<br />

41


42<br />

quario. Il Documento che viene oggi presentato a voi è una risposta al<br />

bisogno sentito dai Vescovi e dai fedeli in diverse parti del mondo. Essi<br />

hanno chiesto ripetutamente aiuto per comprendere la New Age, dal<br />

momento che si sono resi conto del numero di persone coinvolte in tale<br />

movimento in modi diversi e a livelli diversi. Essi hanno anche chiesto<br />

una guida per meglio rispondere a questo fenomeno ormai onnipresente.<br />

Il titolo stesso del Documento chiarisce, fin dal principio, che l’Acquario<br />

non potrà mai offrire ciò che Cristo può offrire. L’incontro tra Gesù<br />

e la samaritana al pozzo di Sicàr, narrato nel Vangelo di Giovanni, è<br />

il testo chiave che ha guidato la riflessione durante la preparazione del<br />

rapporto provvisorio sulla New Age presentato a voi oggi. Come si può<br />

vedere, il Documento non è affatto destinato ad essere una dichiarazione<br />

definitiva sull’argomento. Si tratta di una riflessione pastorale intesa ad<br />

aiutare Vescovi, catechisti e quanti sono impegnati nei diversi programmi<br />

di formazione della Chiesa per individuare le origini della New Age,<br />

per vedere in che modo riesce ad influenzare la vita dei cristiani e per<br />

elaborare mezzi e metodi atti a rispondere alle numerose e varie sfide<br />

che la New Age lancia alla comunità cristiana in quelle parti del mondo<br />

dove è presente. Esso può essere anche una sfida per quei cristiani tentati<br />

da ciò che la New Age dice a proposito di Gesù Cristo, per riconoscere le<br />

tante differenze tra il Cristo cosmico e il Cristo storico. In ultima analisi,<br />

questo Documento è un ulteriore frutto dell’attenzione della Chiesa verso<br />

il mondo. Esso nasce dal dovere che la Chiesa ha di rimanere fedele<br />

alla Buona Novella della vita, della morte e resurrezione di Gesù, che<br />

offre davvero l’acqua della vita a tutti coloro che a Lui si avvicinano con<br />

mente e cuore aperti.<br />

8. La natura e la portata del Documento saranno meglio capite se<br />

vi spiego in che modo è stato scritto. Esiste una Commissione interdicasteriale<br />

di studio che si occupa di sette e nuovi movimenti religiosi.<br />

Formano tale Commissione i Segretari dei Pontifici Consigli della<br />

Cultura, per il Dialogo Inter-Religioso e per la Promozione dell’Unità<br />

dei Cristiani nonché della Congregazione per l’Evangelizzazione dei<br />

Popoli. Per preparare questo Documento, gli officiali dei suddetti quattro<br />

Dicasteri vaticani, che lavoravano sul testo, sono stati aiutati da un<br />

officiale della Congregazione per la Dottrina della Fede. Così, è chiaro<br />

che la Santa Sede ha visto in ciò un importante progetto da realizzare<br />

bene e accuratamente. È stato necessario un lungo periodo di tempo


prima che tale Documento apparisse. Spero, tuttavia, che esso susciti<br />

riflessioni tra i Vescovi, nelle comunità cattoliche e cristiane di ogni<br />

tipo. Se sarà sostituito da un testo migliore e dal carattere più definitivo,<br />

vorrà dire che ha raggiunto il suo scopo stimolando quanti sono impegnati<br />

nella pastorale e quanti lavorano con essi per riflettervi in maniera<br />

teologica.<br />

9. Il Documento intende incoraggiare i lettori a fare del proprio meglio<br />

per capire correttamente il fenomeno della New Age. Ciò richiede<br />

un atteggiamento aperto di cui vi parlerà più tardi, con dovizia di particolari,<br />

Monsignor Fitzgerald. Ma vorrei dire che potrebbero esserci <strong>delle</strong><br />

lagnanze da parte di cristiani che, imbattendosi in questo Documento,<br />

noteranno che alcune forme attuali di spiritualità, in cui sono impegnati,<br />

sono qui oggetto di critica. È problematico già il fatto stesso di usare il<br />

termine New Age per definire il fenomeno. Per questo, alcuni preferiscono<br />

ricorrere al termine Next Age, ma sinceramente parlando, si tratta,<br />

secondo me, solo di spostamento del problema e di coprirlo con nebbia<br />

terminologica. Il fatto che il termine includa tante cose indica anche che<br />

non tutti quelli che acquistano prodotti New Age o sostengono di trarre<br />

profitto da una terapia New Age hanno abbracciato l’ideologia New Age.<br />

È necessario, pertanto, un certo discernimento, sia per quanto riguarda<br />

i prodotti con etichetta New Age sia per quanto riguarda coloro che, in<br />

misura maggiore o minore, potrebbero essere considerati “clienti” della<br />

New Age. Clienti, devoti e discepoli non sono la stessa cosa. Onestà e<br />

integrità ci chiedono di essere molto prudenti e di non fare di ogni erba<br />

un fascio, etichettando con molta facilità.<br />

10. In conclusione, vorrei dire semplicemente che il New Age si presenta<br />

come una falsa utopia per rispondere alla sete profonda di felicità del cuore<br />

umano, in preda alla drammaticità dell’esistenza e insoddisfatto dell’infelicità<br />

profonda della felicità moderna. Il New Age si presenta come una<br />

risposta ingannevole alla speranza più antica dell’uomo, la speranza di una<br />

Nuova Era di pace, armonia, riconciliazione con se stesso, gli altri e la natura.<br />

Questa speranza religiosa, antica come l’umanità stessa, è un appello<br />

che sgorga dal cuore degli uomini specialmente in tempo di crisi. Il piccolo<br />

Documento ora presentato aiuterà a prenderne migliore conoscenza, a discernere<br />

tra le proposte e a suscitare nella comunità cristiana un rinnovato<br />

impegno ad annunciare Gesù Cristo, Portatore dell’Acqua Viva.<br />

43


44<br />

Sono impaziente di seguire il dibattito al quale il nostro Documento<br />

sicuramente darà il via, mentre ringrazio sentitamente tutta l’équipe di<br />

esperti, specialmente Don Peter Fleetwood e la Dottoressa Teresa Osório<br />

Gonçalves, che hanno lavorato con energia e impegno per poterlo redigere.<br />

* * *<br />

Intervento<br />

di S.E. Mons. Michael Louis Fitzgerald<br />

Si potrebbe chiedere perché il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso<br />

si interessa al fenomeno del “New Age”. Possiamo rispondere<br />

che c’è una ragione storica e un’altra di competenza. Lo studio <strong>delle</strong><br />

forme alternative di religiosità è stato condiviso da diversi dicasteri, tra<br />

i quali il nostro Consiglio. Questa collaborazione, da cui è nato il documento<br />

sulle Sette o Nuovi Movimenti Religiosi del 1986, è continuata.<br />

Siamo contenti di poter presentare un altro frutto di questa collaborazione.<br />

Per quanto riguarda la competenza del nostro Consiglio, la Costituzione<br />

Pastor Bonus indica che questo dicastero “favorisce e regola i<br />

rapporti con i membri ed i gruppi <strong>delle</strong> religioni che non sono comprese<br />

sotto il nome cristiano ed anche con coloro che in qualsiasi modo sono<br />

dotati di senso religioso” (art. 159).<br />

Il documento presentato oggi riconosce nelle persone che sono influenzate<br />

dal “New Age” un vero “senso religioso”. È bene però fare una<br />

distinzione quando si parla di dialogo. Una forma di dialogo è quello<br />

che si fa con gli aderenti a religioni costituite e comprende l’incontro e<br />

la comprensione reciproca, la collaborazione per la pace e lo sviluppo,<br />

lo scambio sui valori spirituali comuni. Un’altra forma consiste nell’accompagnare<br />

l’individuo nella sua ricerca. È un dialogo tra Vangelo e<br />

Cultura, che include un appello al discernimento. Il cristiano riconosce<br />

i punti validi della ricerca ma allo stesso tempo ne svela, alla luce del<br />

mistero di Cristo, i punti deboli. Si potrebbe parlare, come fa il presente<br />

studio, di “dialogo critico” (p. 16). Il documento si indirizza, in primo<br />

luogo, ai pastori, ai direttori spirituali, ai laici impegnati e a tutti quelli<br />

che accompagnano le persone in ricerca. Tra queste ci sono anche dei<br />

cristiani affascinati, a volte senza piena coscienza, da idee che rischiano<br />

di allontanarli dalla fede e dalla spiritualità evangelica.


Sono proposti due percorsi per un confronto tra le idee fondamentali<br />

del “New Age” e la fede cristiana. Il primo, considerato nel cap. 3E, è<br />

quello della spiritualità. Pur riconoscendo gli aspetti di autentica sete<br />

spirituale che si trovano nelle espressioni migliori del “New Age” – come<br />

ricerca di armonia, di unità, di esperienza del divino – viene messo<br />

in luce il carattere dialogico della vita cristiana, che ha fondamento nell’eterno<br />

dialogo in seno alla Trinità ed informa il colloquio tra Dio e la<br />

creatura umana, dando un timbro nuovo a tutti i rapporti interpersonali.<br />

Il secondo percorso, sviluppato nel cap. 4°, è un confronto di tipo<br />

dottrinale. È espresso non in forma di esposizione dottrinale organica<br />

– bisognerebbe riprendere tutto il Catechismo – ma come enunciazione<br />

di domande fondamentali, a cui i seguaci del “New Age” e i cristiani rispondono<br />

diversamente. In effetti, davanti alle molte pratiche collegate<br />

alle teorie “New Age”, siamo invitati ad usare, per il discernimento, la<br />

lampada della fede, per riscoprire, nel confronto con altre proposte, qual<br />

è la vera alternativa che Cristo ha portato all’umanità.<br />

In spirito di dialogo, la Chiesa guarda oltre il cerchio dei propri fedeli:<br />

guarda tutti gli uomini cui vorrebbe, in atteggiamento umile di dialogo,<br />

portare il tesoro che Dio le ha affidato. In altre parole, l’acqua viva<br />

che Cristo promette alla donna samaritana. Questo episodio evangelico,<br />

commentato nel cap. 5 del documento, dà indicazioni preziose per l’atteggiamento<br />

dei cristiani nei confronti di chi segue altre vie o è incoerente<br />

nelle proprie scelte.<br />

Forse qualcuno si chiederà se il dialogo interreligioso non vuol dire<br />

riconoscere il valore positivo, i “semi del Verbo”, l’azione dello Spirito<br />

in persone di altre tradizioni religiose, e quindi anche nelle espressioni<br />

più autentiche del “New Age”. Possiamo dire che c’è nella Chiesa una<br />

fede profonda nel dialogo che Dio intrattiene con ogni essere umano,<br />

e nel disegno finale della salvezza. Questa convinzione deve guidare<br />

ogni nostro incontro. Ma si può dialogare con frutto se la nostra identità<br />

è chiara. Non possiamo allo stesso tempo credere e non credere in un<br />

Dio che trascende la Storia, credere e non credere in Cristo, Salvatore<br />

dell’umanità, credere e non credere nella sua mediazione unica, ecc. È<br />

dalla nostra chiara identità cattolica, e da una spiritualità vissuta, che ci<br />

possiamo muovere per un incontro vero. Anche aderenti a religioni tanto<br />

diverse come l’induismo o il buddismo ci chiedono qual è la nostra fede<br />

e la nostra esperienza spirituale. Non possiamo negare loro la luce che<br />

Dio ci ha acceso nel cuore.<br />

4


4<br />

Aggiungo un punto, che viene toccato brevemente nel cap. 6.2. Nel<br />

rapporto con le altre religioni, la Chiesa evita tutto ciò che può dare credito<br />

ad alcuni concetti che sono presenti anche nel contesto del “New<br />

Age”: la tesi dell’unità <strong>delle</strong> religioni, la convinzione che tutte le vie<br />

siano uguali, la stima <strong>delle</strong> religioni pre-cristiane come più autentiche.<br />

O anche l’idea che l’uomo può creare qualsiasi religione, come un artigiano<br />

o un chimico. Dialogo non è nebulosa, non è cancellare le differenze.<br />

Il dialogo viene fatto in coerenza con la fede cristiana e i nostri<br />

interlocutori devono sapere che cosa crediamo.<br />

Tutto il capitolo 6 è consacrato alle indicazioni pastorali. Questo studio<br />

intende essere uno strumento di scambio con le Chiese locali e con<br />

i centri di formazione e di cultura, per conoscere meglio il panorama<br />

religioso, e cercare nuove vie di dialogo e di testimonianza. È a livello<br />

locale che si può studiare ed offrire risposte utili a chi è alla ricerca. È un<br />

dovere non solo dei pastori ma anche di tutti coloro che sono impegnati<br />

attivamente nella missione della Chiesa.<br />

In appendice si trovano anche elementi utili per chi studia il fenomeno<br />

“New Age”: lista di documenti pastorali su questo tema, altri studi<br />

di confronto con il cristianesimo, opere di carattere generale. Richiamo<br />

l’attenzione pure sul glossario: sono stati scelti alcuni concetti, non solo<br />

usati in opere recenti del “New Age”, ma anche come titolo di movimenti<br />

di pensiero più antichi che sono alla radice <strong>delle</strong> idee fondamentali di<br />

questa corrente. Pur molto sintetici offrono piste di ricerca e ci fanno<br />

capire lo spessore culturale del fenomeno.<br />

Il Papa Giovanni Paolo II, nella lettera Novo Millennio ineunte, ci ha<br />

invitato fortemente a basare la nostra vita e la nostra azione sulla contemplazione<br />

del volto di Cristo. Come eco a questo invito, il presente<br />

studio afferma: “I fedeli devono essere esortati ad unirsi intimamente<br />

a Gesù Cristo per essere pronti a seguirlo, perché Egli è la via autentica<br />

verso la felicità, la verità su Dio e la pienezza di vita per tutti gli uomini e<br />

per tutte le donne in grado di rispondere al Suo amore”. (p. 13).


DOCuMENTI DELLA SANTA SEDE<br />

ANNO 2003<br />

Giovanni Paolo II<br />

• Lettera Enciclica Ecclesia de Eucharistia sull’Eucaristia nel suo rapporto<br />

con la Chiesa (17 aprile 2003)<br />

• Esortazione Apostolica post-sinodale Ecclesia in Europa su Gesù<br />

Cristo, vivente nella sua Chiesa, sorgente di speranza per l’Europa<br />

(28 giugno 2003)<br />

• Esortazione Apostolica post-sinodale Pastores gregis sul Vescovo<br />

servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo (16<br />

ottobre 2003)<br />

• Lettera Apostolica Spiritus et Sponsa nel 40° anniversario della Costituzione<br />

“Sacrosanctum Concilium” sulla Sacra Liturgia (4 dicembre<br />

2003)<br />

Congregazione per la Dottrina della Fede<br />

• Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il<br />

comportamento dei cattolici nella vita politica (16 gennaio 2003)<br />

• Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale <strong>delle</strong> unioni<br />

tra persone omosessuali (31 luglio 2003)<br />

Congregazione per il Clero<br />

• L’Eucaristia e il Sacerdote: inseparabilmente uniti dall’Amore di<br />

Dio (27 giugno 2003)<br />

Pontificio Consiglio della Cultura - Pontificio Consiglio per il Dialogo<br />

Interreligioso<br />

• Gesù Cristo portatore dell’acqua viva. Una riflessione cristiana sul<br />

“New Age” (3 febbraio 2003)<br />

4


BIANCA


Conferenza<br />

Episcopale<br />

Italiana


Cattedrale di <strong>Altamura</strong>. Facciata principale - particolare leone con<br />

Vangelo secondo Marco.


Notificazione della Presidenza<br />

circa alcuni risvolti canonici<br />

riguardanti i casi di transessualismo<br />

Facendo riferimento alle indicazioni ricevute dalla Congregazione<br />

per la dottrina della fede, la Presidenza della Conferenza Episcopale<br />

Italiana ha predisposto una “Notificazione” circa alcuni risvolti canonici<br />

riguardanti i casi di transessualismo.<br />

Tale Notificazione è stata preparata per un approfondimento della<br />

delicata materia, con particolare riferimento al matrimonio, al ministero<br />

ordinato e alla vita consacrata. Essa è stata trasmessa ai Vescovi<br />

italiani con lettera n. 72/03 del 21 gennaio 2003.<br />

TESTO DELLA NOTIFICAzIONE<br />

Recentemente da parte di alcuni Presuli e Cancellerie Vescovili sono<br />

stati richiesti chiarimenti in merito alla possibilità di apportare sui Libri<br />

parrocchiali variazioni anagrafiche concernenti i fedeli che si sono sottoposti<br />

a interventi di cambiamento di sesso e hanno ottenuto il relativo<br />

riconoscimento agli effetti civili <strong>delle</strong> avvenute modifiche anatomiche e<br />

anagrafiche.<br />

Al riguardo si fa presente che sui Libri parrocchiali non può essere<br />

apportata alcuna variazione, fatta eccezione per eventuali errori di<br />

trascrizione. Pertanto la Presidenza della CEI comunica che, in forza<br />

<strong>delle</strong> indicazioni della Congregazione per la dottrina della fede e della<br />

Congregazione per il clero, competenti in materia, nelle situazioni di cui<br />

sopra non può essere apportata alcuna variazione anagrafica sui Libri<br />

parrocchiali.<br />

Infatti, atteso che la mutata condizione del fedele agli effetti civili<br />

circa l’identità anagrafica non ne modifica la condizione canonica – maschile<br />

o femminile – definita al momento della nascita, sul Registro dei<br />

Battesimi non può essere apportata alcuna variazione in seguito all’avvenuto<br />

intervento per il cambiamento di sesso.<br />

Tuttavia, a motivo <strong>delle</strong> eventuali situazioni che si potrebbero presentare<br />

in futuro per tali fedeli, si ritiene necessario che a margine dell’Atto<br />

di Battesimo venga annotato tale intervento unicamente per quan-<br />

1


2<br />

to attiene agli effetti civili della mutata condizione del fedele, indicando<br />

al riguardo la data e il numero di protocollo della Sentenza del Tribunale<br />

Civile competente e/o del documento rilasciato dall’Ufficio dello Stato<br />

Civile. In ogni caso, è opportuno che il parroco competente conservi<br />

tutta la documentazione, allegandola alla pagina del Registro dei Battesimi.<br />

L’annotazione di cui sopra, ovviamente, non potrà essere fatta valere<br />

dalla persona interessata per avviare l’istruttoria ai fini di un eventuale<br />

futuro matrimonio da celebrare nella forma concordataria.<br />

Nel caso di dubbi o perplessità in materia è opportuno consultare la<br />

Congregazione per la dottrina della fede.


Regolamenti dei Comitati per gli enti e i beni ecclesiastici<br />

e per la promozione del sostegno economico<br />

alla Chiesa Cattolica<br />

Per dare attuazione alle disposizioni pattizie concernenti il sostegno<br />

economico alla Chiesa e per predisporre con una certa celerità le necessarie<br />

strutture amministrative atte ad assicurare al clero italiano la remunerazione<br />

che avrebbe avuto inizio dal 1° gennaio 1987, il Presidente<br />

della Conferenza Episcopale Italiana, Card. Anastasio Ballestrero,<br />

sentita la Presidenza della CEI, con decreto n. 162/85 del 22 febbraio<br />

1985, ha costituito, definendone anche i compiti, il “Comitato per il sostentamento<br />

del clero”, la cui durata era prevista fino al 31 dicembre<br />

1986 (cf Notiziario CEI/1985, pp. 26-28).<br />

In vista della elaborazione della normativa canonica necessaria per<br />

dare compiutezza organica al sistema del sostentamento del clero, il<br />

Presidente della C.E.I., Card. Ugo Poletti, con deliberazione n. 608/86<br />

del 5 maggio 1986, ha ulteriormente ridefinito e integrato i compiti,<br />

affidati al Comitato dal decreto di costituzione del 22 febbraio 1985.<br />

In seguito, alla luce della positiva esperienza maturata, il Comitato<br />

venne meglio configurato dal Consiglio Episcopale Permanente del<br />

12-15 gennaio 1987 che ha approvato di costituire un “Comitato per i<br />

problemi degli enti e dei beni ecclesiastici”, avente particolare riguardo<br />

ai problemi relativi al sostentamento del clero italiano (cf Notiziario<br />

CEI/1987, pp. 18-19). Il deliberato del Consiglio ebbe esecuzione con il<br />

decreto n. 183/87 del Cardinale Presidente, Ugo Poletti, il quale costituì<br />

ufficialmente il “Comitato per i problemi degli enti e dei beni ecclesiastici”,<br />

ne determinò le competenze e ne nominò i membri (cf Notiziario<br />

CEI/1987, pp. 69-71).<br />

Successivamente, la Presidenza della CEI ha ritenuto opportuno<br />

proporre al Consiglio Permanente del 19-22 settembre 1994 l’approvazione<br />

di un regolamento che desse consistenza all’opera del Comitato<br />

istituendo un organismo unitario, avente al suo interno due distinte sezioni:<br />

l’una per gli enti e i beni ecclesiastici e l’altra per la promozione<br />

del sostegno economico alla Chiesa Cattolica (cf Notiziario CEI/1994,<br />

pp. 190-193).<br />

Il Consiglio Episcopale Permanente nella sessione del 20-22 gennaio<br />

2003, su proposta della Presidenza, ha ravvisato la necessità di struttu-<br />

3


4<br />

re agili ed efficaci, atte ad approfondire, da una parte, lo studio <strong>delle</strong><br />

problematiche relative all’inquadramento giuridico degli enti e dei beni<br />

ecclesiastici e del sostentamento del clero e, dall’altra, rilanciare l’impegno<br />

degli organismi diocesani e <strong>delle</strong> comunità ecclesiali alle attività<br />

promozionali del sostegno economico alla Chiesa Cattolica. In merito,<br />

lo stesso Consiglio ha deliberato la costituzione di due Comitati distinti,<br />

approvando nel contempo i regolamenti dei due organismi, di cui, uno<br />

per gli enti e i beni ecclesiastici e l’altro per la promozione del sostegno<br />

economico alla Chiesa Cattolica (cf Notiziario CEI/2003, p. 39).<br />

REGOLAMENTO DEL COMITATO<br />

PER GLI ENTI E I bENI ECCLESIASTICI<br />

Art. 1<br />

È costituito, ai sensi dell’art. 29, § 3, dello Statuto della C.E.I., un<br />

Comitato della Conferenza Episcopale Italiana avente lo scopo di seguire<br />

gli sviluppi della legislazione vigente sugli enti e sui beni ecclesiastici<br />

e le questioni relative al sostentamento del clero italiano.<br />

Il Comitato si denomina “Comitato per gli enti e i beni ecclesiastici”<br />

e ha sede presso la C.E.I.<br />

Art. 2<br />

Il Comitato è presieduto da un Vescovo e può essere composto di<br />

Vescovi, di ecclesiastici e di laici. Il Vescovo presidente e gli eventuali<br />

altri Vescovi sono nominati dal Consiglio Episcopale Permanente; gli<br />

altri membri sono nominati dalla Presidenza della C.E.I.<br />

Art. 3<br />

Il Comitato svolge i seguenti compiti:<br />

a) elaborare gli opportuni indirizzi per l’ordinata attuazione della<br />

normativa concordataria relativa agli enti e ai beni ecclesiastici, provvedendo<br />

a diffonderli, d’intesa con la Presidenza della C.E.I., anche<br />

mediante circolari;


) studiare l’evoluzione della legislazione canonica e civile in materia,<br />

offrendo ai Vescovi indicazioni e suggerimenti utili per la corretta<br />

interpretazione e applicazione;<br />

c) mantenere i rapporti con le pubbliche amministrazioni interessate<br />

all’attuazione della normativa concordataria e civile in tema di enti e di<br />

beni ecclesiastici;<br />

d) predisporre schemi e proposte da sottoporre ai Vescovi o alle Conferenze<br />

Episcopali Regionali in vista <strong>delle</strong> deliberazioni che, in materia,<br />

dovranno essere adottate nelle Assemblee Generali della C.E.I. o nelle<br />

sessioni del Consiglio Episcopale Permanente;<br />

e) rendere un servizio di consulenza ai Vescovi, alle diocesi e agli<br />

Istituti diocesani per il sostentamento del clero relativamente ai problemi<br />

emergenti dalla normativa sugli enti e sui beni ecclesiastici;<br />

f) prestare ogni forma di consulenza richiesta dalla Presidenza della<br />

C.E.I., anche in riferimento all’attività degli Istituti per il sostentamento<br />

del clero.<br />

Art. 4<br />

Per coordinare l’attività del Comitato la Presidenza della C.E.I. può<br />

designare un segretario, sentito il Presidente del Comitato stesso.<br />

Art. 5<br />

Il Comitato si avvale dell’apporto dell’Ufficio nazionale per i problemi<br />

giuridici, dell’Istituto centrale per il sostentamento del clero e<br />

dell’Osservatorio giuridico-legislativo.<br />

Art. 6<br />

Il Comitato può avvalersi della collaborazione di esperti a norma<br />

dell’art. 118 del Regolamento della C.E.I. e alle condizioni ivi previste.<br />

Art. 7<br />

Per le spese necessarie sarà presentata documentata richiesta all’Amministrazione<br />

della C.E.I.


Art. 8<br />

Il Comitato svolge la sua funzione sino all’esaurimento, dichiarato<br />

dal Consiglio Episcopale Permanente, dei compiti affidatigli.<br />

I membri del Comitato durano nell’incarico per un quinquennio e<br />

possono essere riconfermati solo per un secondo quinquennio consecutivamente.<br />

* * *<br />

REGOLAMENTO DEL COMITATO<br />

PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO<br />

ALLA ChIESA CATTOLICA<br />

Art. 1<br />

È costituito, ai sensi dell’art. 29, § 3, dello Statuto della C.E.I., un<br />

Comitato della Conferenza Episcopale Italiana avente lo scopo di curare<br />

l’attività di promozione del sostegno economico alla Chiesa Cattolica.<br />

Il Comitato si denomina “Comitato per la promozione del sostegno<br />

economico alla Chiesa Cattolica” e ha sede presso la C.E.I.<br />

Art. 2<br />

Il Comitato è presieduto da un Vescovo e può essere composto di<br />

Vescovi, di ecclesiastici e di laici. Il Vescovo presidente e gli eventuali<br />

altri Vescovi sono nominati dal Consiglio Episcopale Permanente; gli<br />

altri membri sono nominati dalla Presidenza della C.E.I.<br />

Art. 3<br />

Il Comitato svolge i seguenti compiti:<br />

a) elaborare gli opportuni indirizzi per l’azione di informazione e<br />

promozione rivolta alle comunità cristiane e all’opinione pubblica in<br />

ordine alle forme di sostegno economico alla Chiesa Cattolica previste<br />

dalle vigenti norme pattizie e dalla legislazione italiana;


) orientare e sostenere, di concerto con la Segreteria Generale, l’opera<br />

svolta dal Servizio per la promozione del sostegno economico alla<br />

Chiesa Cattolica;<br />

c) formulare proposte circa la definizione e l’impiego <strong>delle</strong> risorse finanziarie<br />

necessarie per l’azione promozionale, da sottoporre all’approvazione<br />

della Presidenza della C.E.I., e verificare le modalità di impiego<br />

<strong>delle</strong> risorse assegnate allo scopo.<br />

Art. 4<br />

Per coordinare l’attività del Comitato la Presidenza della C.E.I. può<br />

designare un segretario, sentito il Presidente del Comitato stesso.<br />

Art. 5<br />

Il Comitato si avvale in modo peculiare dell’apporto del Servizio per<br />

la promozione del sostegno economico alla Chiesa Cattolica.<br />

Art. 6<br />

Il Comitato può avvalersi della collaborazione di esperti a norma<br />

dell’art. 118 del Regolamento della C.E.I. e alle condizioni ivi previste.<br />

Art. 7<br />

Per le spese necessarie sarà presentata documentata richiesta all’Amministrazione<br />

della C.E.I.<br />

Art. 8<br />

Il Comitato svolge la sua funzione sino all’esaurimento, dichiarato<br />

dal Consiglio Episcopale Permanente, dei compiti affidatigli.<br />

I membri del Comitato durano nell’incarico per un quinquennio e<br />

possono essere riconfermati solo per un secondo quinquennio consecutivamente.


Orientamenti per l’istituzione di strutture pastorali<br />

a servizio di cattolici immigrati in Italia<br />

In Italia, a seguito del grande flusso immigratorio, sono state predisposte<br />

in molte diocesi strutture pastorali assai diversificate, per cui è<br />

nata l’esigenza di offrire ai Vescovi alcune indicazioni concrete per un<br />

migliore e adeguato servizio religioso a favore degli immigrati, al fine di<br />

confermare e alimentare la loro fede.<br />

Il Consiglio Episcopale Permanente, facendosi interprete di tale esigenza,<br />

ha demandato alla Commissione Episcopale per le migrazioni<br />

di predisporre un apposito documento, che lo stesso Consiglio ha approvato<br />

nella sessione dell’11-14 marzo 2002, affidando alla Segreteria<br />

Generale la redazione definitiva sulla base <strong>delle</strong> osservazioni e suggerimenti<br />

emersi.<br />

Il documento “Orientamenti per l’istituzione di strutture pastorali a<br />

servizio dei cattolici immigrati in Italia” è stato trasmesso a tutti i Vescovi<br />

dal Segretario Generale, S.E. Mons. Giuseppe Betori, con lettera<br />

n° 177/03 del 14 febbraio 2003.<br />

1. Il dato quantitativo sull’immigrazione di cattolici<br />

Dai dati in possesso della Fondazione “Migrantes” risulta che fra la<br />

popolazione straniera presente in Italia i cattolici sono circa il 30%, pari<br />

a circa 500.000 persone su un totale approssimativo di 1.700.000 immigrati<br />

regolari. Se si calcolano anche gli irregolari sprovvisti di permesso<br />

di soggiorno si giunge intorno ai 600.000. Gli esperti prevedono che,<br />

nonostante eventuali politiche più restrittive, la crescita degli immigrati<br />

nei prossimi anni sarà persistente come lo è stato nell’ultimo decennio.<br />

La “Migrantes” si prende cura di aggiornare periodicamente, regione<br />

per regione, la mappa di appartenenza religiosa degli immigrati, con<br />

particolare attenzione ai cattolici.<br />

2. Le attuali strutture pastorali per stranieri<br />

2.1. Da un sistematico rilievo condotto dalla “Migrantes”, contenuto<br />

nel quaderno Centri pastorali per i cattolici stranieri in Italia, alla fine


del 2000 risultavano 315 strutture o centri pastorali di varia natura; nel<br />

mese di gennaio 2002 se ne registravano circa 350. Tale computo tuttavia<br />

è certamente inferiore alla realtà, perché nuovi centri sorgono di<br />

continuo e dalle diocesi non sempre ne viene data puntuale segnalazione.<br />

Le nazionalità interessate sono una cinquantina; altri centri per cattolici<br />

stranieri sono istituiti non secondo il criterio della nazionalità ma<br />

dell’etnia o della lingua (per cattolici anglofoni, francofoni, ispanofoni;<br />

questi ultimi, in particolare, interessano tutta l’America Latina, eccetto<br />

il Brasile).<br />

2.2. Le strutture canonicamente istituite non sono più di una cinquantina:<br />

5 parrocchie personali, circa 25 missioni con cura d’anime e 15<br />

cappellanie, alle quali si possono aggiungere le tradizionali comunità<br />

nazionali.<br />

2.3. Le altre strutture pastorali (circa 300) non hanno riconoscimento<br />

canonico; esse, a parte quelle che si possono ritenere succursali <strong>delle</strong><br />

parrocchie personali o <strong>delle</strong> missioni con cura d’anime, sono sorte solitamente<br />

per spontanea iniziativa di qualche sacerdote straniero o italiano,<br />

di qualche religioso o religiosa, di qualche laico particolarmente preparato<br />

e intraprendente. Talora è il direttore diocesano della “Migrantes”<br />

a prendere una iniziativa in tal senso; egli inoltre, salvo qualche eccezione,<br />

è al corrente dell’esistenza di altri organismi con i quali ha contatti e<br />

che sostiene. Questa molteplicità di realtà pastorali non ufficialmente riconosciute<br />

è motivata dall’azione degli istituti missionari, dei sacerdoti<br />

“fidei donum” rientrati dai Paesi di missione e soprattutto dalla presenza<br />

in Italia di un consistente numero di stranieri con permesso di soggiorno<br />

ottenuto «per motivi religiosi» quantificabile in circa 55.000 persone,<br />

alle quali vanno aggiunti oltre 10.000 tra seminaristi, sacerdoti e religiosi<br />

presenti «per motivi di studio».<br />

2.4. Si deve riconoscere che è già offerto un servizio di assistenza<br />

religiosa notevolmente vasto e capillare, in ogni caso da intensificare e<br />

qualificare alla luce <strong>delle</strong> indicazioni contenute negli Orientamenti pastorali<br />

dell’Episcopato italiano per il primo decennio del 2000: «Ormai<br />

la nostra società si configura sempre più come multietnica e multireligiosa.<br />

Dobbiamo affrontare un capitolo sostanzialmente inedito del<br />

compito missionario: quello dell’evangelizzazione di persone condotte


0<br />

tra noi dalle migrazioni in atto. Ci è chiesto in un certo senso di compiere<br />

la missione ad gentes qui nelle nostre terre. Seppur con molto rispetto<br />

e attenzione per le loro tradizioni e culture, dobbiamo essere capaci di<br />

testimoniare il Vangelo anche a loro e, se piace al Signore ed essi lo desiderano,<br />

annunciare loro la Parola di Dio, in modo che li raggiunga la<br />

benedizione di Dio promessa ad Abramo per tutte le genti (cf. Gen 12,<br />

3)» (Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, n. 58).<br />

3. Orientamenti pastorali per l’immigrazione<br />

La Commissione Ecclesiale per le migrazioni e il turismo nel 1982 ha<br />

emanato la nota pastorale sull’immigrazione Stranieri dal terzo mondo.<br />

I nuovi poveri tra noi e il nostro impegno; nel 1990 la Commissione<br />

Ecclesiale “Giustizia e pace” ha pubblicato la nota pastorale Uomini di<br />

culture diverse: dal conflitto alla solidarietà. Si tratta di due documenti<br />

apprezzabili, che tuttavia non affrontano la dimensione specificamente<br />

religiosa del migrante cattolico e cioè la cura pastorale da offrirgli. È<br />

stata la Commissione Ecclesiale per le migrazioni (cemi) ad affrontare<br />

espressamente nel 1993 il problema di elaborare degli orientamenti pastorali<br />

per l’immigrazione intitolati Ero forestiero e mi avete ospitato.<br />

Alla fine del 2000 la “Migrantes” in collaborazione con altri organismi<br />

della cei ha editato una più articolata guida pastorale dal titolo Nella<br />

Chiesa nessuno è straniero.<br />

In questi documenti si ripropongono e si attualizzano, con riferimento<br />

alla situazione italiana, i principi teologico-ecclesiologici e le linee<br />

operative emanate dalla Santa Sede sulla pastorale migratoria, alla luce<br />

del magistero conciliare, quale logico sviluppo della costituzione apostolica<br />

Exsul familia promulgata da Pio XII nel 1952.<br />

Tra i documenti pontifici recenti va ricordato anzitutto il motu proprio<br />

di Paolo VI De pastoralis migratorum cura (15 agosto 1969) del<br />

quale si riporta una significativa citazione: «Il Concilio ecumenico, dopo<br />

aver raccomandato una particolare sollecitudine verso i fedeli che per<br />

le condizioni in cui vivono non possono godere dell’assistenza ordinaria<br />

o ne sono privi del tutto, come avviene per moltissimi migranti, esuli e<br />

profughi, ha vivamente esortato le Conferenze Episcopali, specie quelle<br />

nazionali, a occuparsi con tutta premura <strong>delle</strong> questioni più urgenti di<br />

tali persone e a provvedere adeguatamente con opportuni mezzi e di-


ettive, in concordia di intenti e di sforzi, alla loro assistenza spirituale<br />

(cf Christus Dominus, n. 18). [...] Ora si comprende facilmente che non<br />

è possibile svolgere in maniera efficace questa cura pastorale, se non si<br />

tengono in debito conto il patrimonio spirituale e la cultura propria dei<br />

migranti. A tale riguardo ha grande importanza la lingua nazionale, con<br />

la quale essi esprimono i loro pensieri, la loro mentalità, la loro stessa<br />

vita religiosa».<br />

In applicazione del motu proprio qualche giorno dopo è stata pubblicata<br />

l’Istruzione della S. Congregazione per i Vescovi De pastorali<br />

migratorum cura (22 agosto 1969).<br />

I medesimi concetti sono stati ripresi in prospettiva prevalentemente<br />

pastorale nel documento Chiesa e mobilità umana della Pontificia<br />

Commissione per la pastorale <strong>delle</strong> migrazioni e del turismo (26 maggio<br />

1978).<br />

Di singolare concretezza, incisività e ricchezza sono infine i numerosi<br />

interventi di Giovanni Paolo II, particolarmente nei messaggi per la<br />

Giornata Mondiale <strong>delle</strong> Migrazioni dal 1985 ad oggi.<br />

Va rilevato che nei documenti pontifici e nella nota pastorale della<br />

CEI Ero forestiero e mi avete ospitato (cf n. 31) si richiama, oltre alla<br />

prioritaria responsabilità della Chiesa di arrivo, anche la responsabilità<br />

della Chiesa di partenza; si rileva inoltre che le migrazioni sono un campo<br />

qualificato di cooperazione missionaria tra le due Chiese. Altrettanto<br />

si dica della dimensione ecumenica, tanto più che l’immigrazione dall’Est<br />

europeo sta prendendo sempre più consistenza.<br />

Dal punto di vista normativo l’istruzione De pastorali migratorum<br />

cura e il Codice di diritto canonico rimangono il riferimento fondamentale.<br />

Si ha motivo di ritenere che l’istruzione pontificia potrà assumere<br />

una rinnovata rilevanza e attualità quando ne verrà completata la revisione<br />

e l’aggiornamento, ai quali sta provvedendo da qualche tempo il<br />

Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti.<br />

4. Tipologia di strutture pastorali e criteri per la loro istituzione<br />

4.1. I documenti pontifici sono la fonte diretta alla quale la Chiesa<br />

italiana fa riferimento in ordine all’istituzione di strutture pastorali in favore<br />

degli immigrati. I citati Orientamenti pastorali per l’immigrazione<br />

del 1993 nel raccomandare di «erigere, laddove vivono gruppi consi-<br />

1


2<br />

stenti di fedeli della stessa lingua, una missione con cura d’anime o una<br />

cappellania a seconda del caso», riconoscono che «ancora utili risultano<br />

quelle indicazioni concrete che, in modo dettagliato, sono contenute nell’Istruzione<br />

della Congregazione per i Vescovi De pastorali migratorum<br />

cura del 1969» (n. 31).<br />

4.2. Queste sono le principali strutture che vengono proposte dall’Istruzione<br />

(n. 33):<br />

– la parrocchia personale da istituire «dove sono numerosi i migranti<br />

della stessa lingua, o che si sono stabiliti nella zona (stabiles incolunt)<br />

o vi si avvicendano continuamente»; chi la dirige «gode della<br />

potestà di parroco con tutte le facoltà e gli obblighi che a norma del<br />

diritto canonico competono ai parroci» (n. 38);<br />

– la missione con cura d’anime da realizzare «soprattutto in quei luoghi<br />

in cui i migranti non sono ancora stabili (nondum stabiliter incolunt)».<br />

Tale missione può essere collegata anche a una parrocchia territoriale,<br />

particolarmente quando l’una e l’altra sono affidate a membri<br />

del medesimo istituto di vita consacrata. Chi la dirige «gode di<br />

propria potestà e viene equiparato a un parroco» (n. 39). Data questa<br />

equiparazione non si ravvisano particolari motivi di preferenza per la<br />

parrocchia personale, struttura per se stessa più stabile, rispetto alla<br />

missione con cura d’anime;<br />

– la cappellania, da istituire all’interno di una parrocchia, da affidare<br />

a un «cappellano o missionario», il quale può anche essere designato<br />

come «vicario cooperatore» di una o più parrocchie. A questo cappellano<br />

il Vescovo può conferire tutte le facoltà che ritiene opportune<br />

per l’esercizio del suo peculiare ministero.<br />

Nel vigente Codice di diritto canonico, con esplicito riferimento al<br />

problema della mobilità, si parla sia della parrocchia personale (cf. can.<br />

518), che della cappellania (cf can. 568).<br />

4.3. La cemi e la “Migrantes” si sono avvalse e continuano ad avvalersi<br />

di ogni opportunità per sollecitare le diocesi ad applicare la normativa<br />

della Santa Sede, restando sempre inteso che spetta al Vescovo dei<br />

luogo valutare se nella sua Chiesa particolare esistano i presupposti per<br />

istituire una <strong>delle</strong> strutture prima elencate, determinando altresì quale<br />

sia in concreto la soluzione più opportuna da adottare. Può essere utile<br />

peraltro tenere presente che in Europa sono istituite oltre 200 missio-


ni cattoliche italiane (missioni con cura d’anime) in favore dei nostri<br />

connazionali, nelle quali prestano servizio pastorale circa 250 sacerdoti<br />

italiani.<br />

5. Strutture pastorali non erette canonicamente<br />

5.1. Benché si auspichi l’incremento e il consolidamento, soprattutto<br />

nelle grandi città, <strong>delle</strong> citate strutture pastorali erette canonicamente,<br />

la cemi e la “Migrantes” ritengono in ogni caso prioritari e urgenti per<br />

il nostro Paese la valorizzazione, la diffusione nonché un qualche riconoscimento<br />

diocesano di altre realtà pastorali, sorte, in un certo senso,<br />

per spontanea iniziativa di qualche sacerdote, religioso o laico, che non<br />

hanno perciò il crisma dell’ufficialità. Il riconoscimento solitamente<br />

viene concesso se il direttore diocesano della pastorale migratoria<br />

conosce e segue queste comunità, talora anche con l’aiuto di qualche<br />

diacono permanente.<br />

Significativa importanza assume a questo fine un appuntamento annuale<br />

con il Vescovo, specialmente se celebrato nella chiesa cattedrale,<br />

con l’<strong>insieme</strong> di gruppi etnici; appuntamento che in diverse diocesi è<br />

ormai tradizionalmente denominato “festa dei popoli”.<br />

L’eventuale inserimento di queste strutture nell’elenco <strong>delle</strong> opere<br />

pastorali della diocesi può avere peraltro un valore significativo.<br />

5.2. Il riconoscimento ufficiale, attraverso l’erezione canonica, spesso<br />

non è possibile e probabilmente nemmeno opportuno.<br />

Ciò può avvenire, ad esempio:<br />

– quando gli immigrati di una determinata nazionalità o etnia si sono<br />

stabiliti in una diocesi da poco tempo e la loro aggregazione in comunità<br />

di fede e di culto è ancora agli inizi;<br />

– quando gli stranieri cattolici sono ancora relativamente pochi e con<br />

l’intendimento di spostarsi altrove (dai piccoli centri alle città, dal<br />

sud al nord, ecc.);<br />

– quando in diocesi mancano sacerdoti idonei da dedicare stabilmente<br />

alla cura pastorale degli immigrati, ma si trovano soltanto operatori<br />

pastorali occasionali, provenienti talora da altra diocesi, che possono<br />

assicurare solo un servizio discontinuo.<br />

3


4<br />

5.3. Nei casi in cui risulta difficoltosa o non opportuna l’erezione canonica<br />

di una struttura stabile di cura pastorale della comunità straniera,<br />

rimane intatta l’esigenza di assistere pastoralmente i cattolici immigrati<br />

attraverso modalità che, considerate le peculiarità della situazione, sono<br />

ritenute più efficaci.<br />

A tale esigenza possono rispondere, e in effetti rispondono, in modo<br />

soddisfacente, anche se non sempre in modo ottimale, i predetti centri<br />

pastorali non ufficialmente istituiti.<br />

Le ragioni di convenienza possono essere così riassunte:<br />

– i cattolici stranieri, disorientati peraltro dalla dura vicenda migratoria<br />

e dai tanti sradicamenti ai quali li ha sottoposti l’esodo più o<br />

meno forzato dalla loro terra, se non trovano prontamente un’adeguata<br />

accoglienza pastorale, in breve abbandonano la pratica religiosa,<br />

smarrendo anche il senso cristiano della vita e, a volte, la fede<br />

stessa, come conferma la lunga storia dell’emigrazione italiana;<br />

– in mancanza di un adeguato intervento pastorale della Chiesa locale,<br />

il vuoto viene riempito con insospettabile rapidità, come, l’esperienza<br />

sta amaramente suffragando, da sette religiose, gruppi e altri movimenti<br />

di ispirazione religiosa a dir poco sospetti nella loro attenzione<br />

agli immigrati;<br />

– nello spirito del magistero del Concilio e dei documenti post-conciliari,<br />

va riconosciuto a questi figli della Chiesa un preciso diritto,<br />

scaturente dal battesimo, a essere aiutati a vivere la fede nel rispetto<br />

della loro identità culturale, etnica e linguistica, come si evince dai<br />

canoni del Codice di diritto canonico concernenti gli obblighi e i<br />

diritti di tutti i cristiani e in particolare dei fedeli laici (cf cann. 204-<br />

231).<br />

5.4. I centri pastorali «informali e spontanei» meritano di essere promossi<br />

e riconosciuti in diocesi, a prescindere dalla consistenza numerica<br />

dei loro fruitori; infatti solo in presenza di «numerosi migranti» la Santa<br />

Sede consente l’istituzione di parrocchie personali.<br />

5.5. Le diverse iniziative devono essere attuate in piena comunione<br />

con la vita della Chiesa locale, in maniera ordinata e con chiarezza, senza<br />

lasciare spazio all’improvvisazione e a operatori isolati.<br />

Al raggiungimento di questo obiettivo mira tra l’altro il servizio di<br />

due figure tra loro convergenti e complementari:


– il direttore diocesano “Migrantes”, che assicura soprattutto la comunione<br />

ecclesiale dei gruppi di stranieri. Egli favorisce il loro inserimento<br />

nelle comunità parrocchiali e negli organismi diocesani; nello<br />

stesso tempo si adopera per prevenire eventuali tendenze di chiusura<br />

e di autoemarginazione;<br />

– il coordinatore nazionale della pastorale nei confronti di una determinata<br />

etnia. Egli favorisce la salvaguardia dei valori che caratterizzano<br />

l’identità della medesima etnia; assicura il collegamento <strong>delle</strong> diverse<br />

comunità; visita periodicamente i vari centri; provvede alla razionale<br />

distribuzione sul territorio nazionale degli operatori pastorali che,<br />

a tempo parziale e particolarmente a fine settimana e nelle feste, si<br />

rendono disponibili per un servizio ai connazionali. Un regolamento,<br />

approvato dalla cemi, delinea in dettaglio compiti e stile di comportamento<br />

dei coordinatori. Operano già nel Paese coordinatori nazionali<br />

per una decina di etnie.<br />

6. Integrazione nella Chiesa locale e rispetto dell’identità dello straniero<br />

La “Migrantes” fa insistente opera di persuasione e di mediazione<br />

perché, non solo in linea di principio ma anche nella concretezza <strong>delle</strong><br />

scelte operative, si tenga conto e si cerchi di comporre armonicamente<br />

una duplice esigenza: promuovere il processo d’integrazione degli<br />

stranieri sul piano ecclesiale, oltre che su quello civile; rispettare, valorizzandole,<br />

le peculiarità di cultura, lingua e religiosità <strong>delle</strong> quali ogni<br />

gruppo etnico è portatore.<br />

Al riguardo un ruolo decisivo assume l’azione concorde tra la Chiesa<br />

di arrivo e la Chiesa di partenza. Questa infatti rimane in ogni caso la<br />

Chiesa - madre che non può abbandonare a se stessi i figli che partono<br />

e verso i quali deve continuare a mostrare attivamente sollecitudine e<br />

carità pastorale. Uno scambio periodico di informazioni tra la Chiesa di<br />

partenza e quella di arrivo, incontri bilaterali dei Vescovi e periodiche reciproche<br />

visite di esponenti <strong>delle</strong> Chiese consentiranno di tenere vivo il<br />

vincolo della memoria e di conoscere il patrimonio culturale e religioso<br />

degli immigrati. Così facendo si renderà concretamente manifesta l’universalità<br />

della Chiesa e si aiuteranno gli immigrati a conservare la fede e<br />

a inserirsi in modo proprio e originale nella comunità che li accoglie.


Con riferimento ad aspetti peculiari della vita liturgica e della religiosità<br />

popolare occorre valorizzare le celebrazioni di feste e di santi,<br />

particolarmente sentite presso i diversi gruppi etnici. Si tratta infatti di<br />

momenti altamente espressivi e di grande forza aggregante che rafforzano<br />

i vincoli sociali all’interno del gruppo e che consolidano il dialogo e<br />

la comunione con i cattolici locali.<br />

Non si può trascurare il profilo ecumenico dell’accoglienza agli immigrati<br />

e le ricadute che essa può avere sul dialogo interreligioso. Le<br />

chiese ortodosse e le diverse confessioni protestanti, infatti, portano<br />

avanti un’azione missionaria verso gli immigrati; anche i musulmani<br />

sono attivi al riguardo. Ciò rende inevitabile il confronto e talora anche<br />

l’emulazione, ma deve far escludere, almeno da parte dei cattolici, ogni<br />

forma di strumentalizzazione dell’immigrato.<br />

Il processo di integrazione nella Chiesa locale viene gestito dai responsabili<br />

della pastorale diocesana, dai cappellani e dai coordinatori<br />

nazionali della pastorale etnica. L’esperienza dimostra quanta attenzione,<br />

fiducia, pazienza, senso di comprensione reciproca e disponibilità al<br />

dialogo esiga l’armonizzazione di questi valori, tutti di pari dignità e irrinunciabili,<br />

orientati in ogni caso all’inserimento pieno degli immigrati<br />

nella comunità territoriale.<br />

7. Strutture pastorali permanenti o provvisorie?<br />

Strettamente connessa con le considerazioni su identità etnica e integrazione<br />

ecclesiale è la domanda concernente la provvisorietà o stabilità<br />

<strong>delle</strong> strutture pastorali per i migranti. Si può rispondere che esse<br />

richiedono, ovviamente sotto aspetti diversi, l’una e l’altra caratteristica,<br />

anche se, in linea di principio, inizialmente è da preferire senz’altro<br />

una corretta e temperata provvisorietà a strutture immediatamente fisse<br />

e rigide.<br />

La provvisorietà è giustificata dal fatto che la ragione d’essere di tali<br />

strutture è la vera necessità o utilità degli immigrati; una volta che queste<br />

sono venute meno non ha più senso far sopravvivere le strutture. Ciò vale<br />

in molti casi per la stessa configurazione della comunità di fedeli stranieri<br />

presa nel suo <strong>insieme</strong>. Ad esempio, le parrocchie, sorte in Brasile<br />

per milioni di emigrati italiani, hanno reso un ottimo servizio a diverse<br />

generazioni; una volta che i discendenti <strong>delle</strong> prime ondate migratorie si


sono pienamente integrati nella realtà locale considerandosi brasiliani<br />

a pieno titolo, la permanenza di tali strutture come centri di pastorale<br />

specifica per gli italiani potrebbe risultare anacronistica e, forse, anche<br />

controproducente. Altrettanto si può dire <strong>delle</strong> parrocchie “nazionali”<br />

istituite negli Stati Uniti.<br />

Si può tuttavia dare il caso che tali strutture pastorali, mentre possono<br />

aver perduto significato per singole persone inserite ormai nelle comunità<br />

ecclesiali locali, potrebbero continuare a conservare il loro senso e<br />

valore per quanti non fossero ancora sufficientemente integrati, in particolare<br />

i nuovi arrivati, quelli che sono di passaggio, quelli che coltivano<br />

un progetto di migrazione temporanea, gli stagionali, gli studenti e soprattutto<br />

gli irregolari. Nei grossi centri, specialmente nelle metropoli,<br />

sono molti gli stranieri che rientrano in queste categorie e che nel loro<br />

avvicendamento riescono a trovare solamente nel centro pastorale proprio<br />

del loro gruppo etnico un punto di riferimento e una certa stabilità.<br />

8. Sostegno economico alla pastorale specifica per i migranti<br />

Il sostegno economico alle molteplici opere e attività pastorali sopra<br />

descritte tiene conto <strong>delle</strong> diverse situazioni.<br />

8.1. I missionari e i cappellani, nominati secondo le prescrizioni canoniche,<br />

sono remunerati secondo i principi che regolano il sistema di<br />

sostentamento del clero. A loro pertanto la comunità etnica locale assicura<br />

una parte della remunerazione nella misura stabilita annualmente<br />

dal Vescovo diocesano; infatti è conveniente e significativo che essa si<br />

faccia carico, almeno in parte, del sostentamento del presbitero che le<br />

offre stabilmente il proprio servizio pastorale. L’Istituto diocesano per il<br />

sostentamento del clero integrerà la rimanente quota fino alla copertura<br />

del tetto remunerabile.<br />

8.2. I coordinatori nazionali, se non usufruiscono di altre fonti di reddito,<br />

sono remunerati direttamente dall’Istituto Centrale per il Sostentamento<br />

del Clero.<br />

8.3. Gli altri operatori, che prestano servizio solitamente a tempo parziale<br />

nei centri pastorali non ufficialmente eretti, anche in sedi distanti


dai luoghi di abituale residenza, ricevono il rimborso <strong>delle</strong> spese sostenute<br />

per il servizio prestato; a ciò provvedono unitamente la comunità<br />

etnica e la diocesi, concordando la ripartizione dei relativi oneri. Le<br />

eventuali ulteriori spese prive di copertura vengono saldate direttamente<br />

dalla Fondazione “Migrantes”.<br />

9. Considerazioni conclusive<br />

Non mancano difficoltà e problemi nel settore della pastorale per gli<br />

immigrati; non è il caso tuttavia di enfatizzarli eccessivamente e tanto<br />

meno di trarne motivo per una valutazione complessivamente negativa<br />

nel quadro d’<strong>insieme</strong>.<br />

Si deve riconoscere nello stesso tempo che è opportuno aiutare le nostre<br />

comunità e i loro responsabili, anche con interventi autorevoli, a<br />

essere più attenti e disponibili verso queste nuove presenze.<br />

È importante tenere presente infine che il flusso migratorio sta sviluppandosi<br />

secondo modalità difficilmente controllabili e prevedibili.<br />

Predisporre tempestivamente una buona rete di strutture adeguate per<br />

mantenere e sviluppare la fede degli immigrati è certamente una scelta<br />

opportuna sotto il profilo pastorale.<br />

Per di più in Italia ciò è non solo «possibile ma anche doveroso», in<br />

considerazione del numero rilevante di operatori pastorali stranieri, in<br />

gran parte sacerdoti, che possono offrire questo servizio pastorale, quanto<br />

meno a tempo determinato.<br />

Una particolare responsabilità pastorale deve essere riconosciuta ai<br />

sacerdoti, e sono qualche migliaio, che si dedicano al servizio degli immigrati<br />

nelle diocesi dove si registra una presenza talora consistente di<br />

immigrati cattolici provenienti da una medesima etnia o nazionalità. Se<br />

si dovesse rilevare in loro una certa disaffezione o apatia verso questa<br />

porzione del popolo di Dio, occorre aiutarli a ridestare la dimensione<br />

missionaria del loro sacerdozio.<br />

Per concludere giova richiamare che le iniziative isolate non sempre<br />

apportano risultati apprezzabili e duraturi e che il fenomeno migratorio<br />

è una sfida e <strong>insieme</strong> un segno dei tempi affidato prioritariamente al discernimento<br />

sapiente e coraggioso dei Vescovi.


Procedura<br />

per la comunicazione alla Prefettura<br />

della nomina dei Parroci<br />

Si pubblica – per documentazione e per comune utilità – la Circolare n°<br />

17 della Direzione Centrale degli Affari dei Culti del Ministero degli Interni<br />

con la quale si informano i Vescovi circa la procedura per la comunicazione<br />

alla Prefettura della nomina dei Parroci e per la contestuale iscrizione<br />

del nominativo dei medesimi nel registro <strong>delle</strong> persone giuridiche.<br />

La circolare è stata partecipata ai Vescovi dal Segretario Generale,<br />

S.E. Mons. Giuseppe Betori, con lettera n. 209/03 del 25 febbraio 2003.<br />

Ministero dell’Interno<br />

Direzione Centrale degli Affari dei Culti<br />

Circolare n. 17 - 24.12.02 - Ai signori Prefetti della Repubblica -<br />

Ai signori Commissari del Governo di Trento e di Bari - Al signor<br />

Presidente della Giunta Regionale della Valle D’Aosta<br />

L’art. 3 n. 2 dell’Accordo del 18 febbraio 1984 tra la Santa Sede e<br />

la Repubblica Italiana, che apporta modificazioni al Concordato Lateranense,<br />

ratificato con legge 25 marzo 1985 n. 121, prevede che “la<br />

nomina dei titolari degli uffici ecclesiastici è liberamente effettuata<br />

dall’autorità ecclesiastica. Questa dà comunicazione alle competenti<br />

autorità civili della nomina degli Arcivescovi e dei Vescovi diocesani,<br />

dei Coadiutori, degli Abati e Prelati con giurisdizione territoriale, così<br />

come dei Parroci e dei titolari degli altri uffici ecclesiastici rilevanti per<br />

l’ordinamento dello Stato”.<br />

Con lo Scambio di Note in data 23 dicembre 1985 tra l’Ambasciata<br />

d’Italia presso la Santa Sede ed il Consiglio per gli Affari Pubblici<br />

della Chiesa, in materia di nomine ecclesiastiche, è stato stabilito, per<br />

quanto concerne la comunicazione dell’avvenuta nomina dei Parroci e<br />

dei titolari degli altri uffici rilevanti per l’ordinamento dello Stato, che<br />

l’Autorità civile competente sia il Prefetto della Provincia in cui ha sede<br />

la Parrocchia o l’ufficio in questione (cfr. circolare n. 53 del 3 gennaio<br />

1986).


0<br />

Sembra opportuno rilevare che l’avere effettuato tale comunicazione<br />

non esime, ovviamente, gli enti ecclesiastici dall’obbligo di provvedere<br />

– ai sensi dell’art. 9, c. 2, del d.p.r. n. 361 del 10 febbraio 2000, che rinvia<br />

all’art. 4 del medesimo d.p.r. – all’iscrizione nel registro <strong>delle</strong> persone<br />

giuridiche dei mutamenti <strong>delle</strong> persone cui spetta la rappresentanza<br />

legale degli enti stessi, come, peraltro, già rappresentato con circolari n.<br />

56 del 5 settembre 1986 e n. 61 del 15 aprile 1987.<br />

L’entrata in vigore della normativa prevista dal d.p.r. n. 361/2000 ha<br />

comportato una serie di innovazioni in materia di riconoscimento della<br />

personalità giuridica tra cui l’istituzione presso gli Uffici Territoriali del<br />

Governo del registro <strong>delle</strong> persone giuridiche. Ne deriva che anche gli<br />

enti ecclesiastici – nei cui confronti non è applicabile la procedura di<br />

semplificazione di riconoscimento giuridico prevista dal citato d.p.r. n.<br />

361/2000 – devono rivolgersi agli Uffici Territoriali del Governo per<br />

l’iscrizione dei relativi provvedimenti.<br />

L’avvenuta nomina del Parroco, allo Stato, è oggetto di due distinte<br />

comunicazioni: la prima per dare esecuzione al disposto <strong>delle</strong> Note<br />

Verbali del 1985 (art. 3, n. 2), la seconda finalizzata all’iscrizione nel<br />

registro <strong>delle</strong> persone giuridiche.<br />

Questa Amministrazione, pertanto, nello spirito di reciproca e costante<br />

collaborazione che caratterizza i rapporti tra lo Stato italiano e la<br />

Santa Sede, ha condiviso l’opportunità dell’esigenza rappresentata dal<br />

Comitato per gli Enti e i Beni Ecclesiastici e per la Promozione del Sostegno<br />

Economico alla Chiesa Cattolica della c.e.i. di convenire che la<br />

comunicazione dell’avvenuta nomina del Parroco, al sensi dell’art. 3, n.<br />

2, dell’Accordo del 18 febbraio 1984, avvenga nel medesimo unico atto<br />

come da modulo allegato che contiene la richiesta di iscrizione dello<br />

stesso nel registro <strong>delle</strong> persone giuridiche.<br />

In ordine, poi, alla sottoscrizione dello stesso, si ritiene che l’Ordinario<br />

diocesano possa conferire regolare delega al Cancelliere della Curia<br />

perché questi proceda a suo nome.<br />

Si prega di invitare gli Uffici competenti ad attenersi in materia alle<br />

predette indicazioni.<br />

Confidando nella consueta e fattiva collaborazione <strong>delle</strong> ss.ll., si resta<br />

in attesa di un cortese cenno di assicurazione e si ringrazia.<br />

Il capo dipartimento<br />

Dott.ssa Anna M. D’Ascenzo


Modifica <strong>delle</strong> Disposizioni<br />

relative agli interventi in materia di edilizia di culto<br />

e modifica della denominazione<br />

della “Commissione per l’edilizia di culto”<br />

in “Comitato per l’edilizia di culto”<br />

La vigente disciplina per il finanziamento della CEI a favore dell’edilizia<br />

di culto è stata approvata dalla XXXII Assemblea Generale della<br />

CEI nel 1990 e, successivamente, è stata modificata e integrata negli<br />

anni 1993, 1995, 1996 e 2000 (cf Notiziario CEI 1990, 8/216-219; 1993,<br />

5/146-147; 1995, 7/248-252; 1996, 3/90-91; 2000, 5/145-150).<br />

Gli attuali emendamenti, oltre a modificare la denominazione della<br />

“Commissione” in “Comitato per l’edilizia di culto” (in conformità allo<br />

statuto della Conferenza), sono mirati a dare maggiore unitarietà e organicità<br />

al testo, integrandolo con il rinvio formale a taluni regolamenti<br />

speciali e apportando alcuni ritocchi di carattere formale, e a codificare<br />

la prassi finora seguita riguardante talune linee favorevoli di intervento.<br />

Si riporta di seguito il testo della determinazione approvata con 153<br />

placet su 174 votanti dalla 51 a Assemblea Generale svoltasi a Roma dal<br />

19 al 23 maggio 2003. Per utilità di lettura si trascrive il testo integrale<br />

<strong>delle</strong> Disposizioni, evidenziando in corsivo gli emendamenti ai vari articoli.<br />

DETERMINAzIONE<br />

La 51 a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana<br />

– viste le Disposizioni concernenti la concessione di contributi finanziari<br />

della Conferenza Episcopale Italiana per l’edilizia di culto, nel<br />

testo attualmente vigente, approvate ai sensi della delibera CEI n.<br />

57;<br />

– udita la relazione illustrativa <strong>delle</strong> modifiche proposte a seguito degli<br />

anni di attuazione <strong>delle</strong> medesime Disposizioni;<br />

– visti i §§ 2 e 5 della delibera CEI n. 57,<br />

1


2<br />

approva<br />

la seguente determinazione<br />

Le Disposizioni concernenti la concessione di contributi finanziari<br />

della Conferenza Episcopale Italiana per l’edilizia di culto sono approvate<br />

nel testo presentato all’Assemblea.<br />

Testo <strong>delle</strong> Disposizioni<br />

Art. 1<br />

Destinazione dei contributi<br />

§ 1. I contributi per il finanziamento dell’edilizia di culto sono erogati<br />

dalla CEI agli Ordinari diocesani di regola per la realizzazione di nuove<br />

strutture di servizio religioso (chiese parrocchiali e sussidiarie, comprese<br />

le nuove opere d’arte, case canoniche, locali di ministero pastorale e<br />

strutture assimilabili). Sono configurabili come nuove strutture anche le<br />

seguenti opere:<br />

a) i completamenti di lavori iniziati con fondi propri o con finanziamenti<br />

previsti da leggi statali o regionali, specialmente se promessi e successivamente<br />

revocati in tutto o in parte;<br />

b) gli ampliamenti che comportino un adeguamento <strong>delle</strong> superfici non<br />

oltre i limiti parametrali di cui all’art. 5.<br />

§ 2. Possono essere concessi contributi integrativi qualora in corso<br />

d’opera si verificassero imprevisti o necessità di varianti al progetto approvato<br />

o al piano finanziario per la mancata somministrazione di finanziamenti<br />

da parte di enti o di privati.<br />

§ 3. Con riferimento ai fabbricati di cui al § 1, possono, inoltre, essere<br />

concessi contributi straordinari nei seguenti casi:<br />

a) quando sia documentata l’impossibilità di acquisizione dell’area per<br />

le vie ordinarie;<br />

b) quando si renda necessario procedere ad opere di trasformazione sistematica<br />

dell’edificio, che comportino la modifica del numero dei<br />

vani per la sua riqualificazione e il suo adattamento alle esigenze ambientali;


c) quando si richiedano lavori di consolidamento statico o antisismico o<br />

di adeguamento a norma degli impianti tecnologici e/o <strong>delle</strong> strutture.<br />

§ 4. Interventi speciali, disciplinati da proprio regolamento, possono<br />

essere disposti allo scopo di incentivare:<br />

a) la costruzione di case canoniche nel Mezzogiorno d’Italia;<br />

b) la qualificazione dell’edilizia di culto, promuovendo il bando di concorsi<br />

per la progettazione <strong>delle</strong> strutture di cui al § 1 sia a livello<br />

nazionale, nelle tre zone geografiche Nord, Centro, Sud (progetti -<br />

pilota), sia a livello diocesano.<br />

§ 5. Tutti i contributi vengono concessi su progetti complessivi o di<br />

lotti funzionali. Con l’espressione “lotto funzionale” s’intende una <strong>delle</strong><br />

cinque parti funzionali del complesso costruendo: chiesa, opere d’arte,<br />

canonica, aule, salone.<br />

Art. 2<br />

Servizio Nazionale per l’edilizia di culto<br />

Le istanze di contributo presentate dalle diocesi sono istruite dal Servizio<br />

Nazionale per l’edilizia di culto, secondo quanto stabilito nel regolamento<br />

applicativo.<br />

Art. 3<br />

Comitato per l’edilizia di culto<br />

§ 1. L’esame <strong>delle</strong> istanze e la valutazione complessiva <strong>delle</strong> opere<br />

per le quali si chiede il contributo sono demandati al Comitato per l’edilizia<br />

di culto.<br />

§ 2. Esso è composto di sette membri, e precisamente:<br />

– un Vescovo, Presidente, eletto dal Consiglio Episcopale Permanente;<br />

– il Responsabile del Servizio Nazionale per l’edilizia di culto;<br />

– il Direttore dell’Ufficio Liturgico Nazionale;<br />

– altri tre componenti, uno per ciascuna area geografica (Nord, Centro,<br />

Sud), nominati dalla Presidenza della CEI;<br />

3


4<br />

– uno dei collaboratori del Servizio Nazionale per l’edilizia di culto,<br />

nominato dalla Presidenza della CEI, con funzioni di segretario.<br />

Il Comitato dura in carica cinque anni.<br />

§ 3. Spetta al Comitato:<br />

a) esaminare i progetti presentati e valutarli alla luce degli orientamenti<br />

dei competenti organi ecclesiastici e della disciplina contenuta nel<br />

regolamento applicativo, tenuti presenti i rilievi sollevati dal Servizio<br />

Nazionale per l’edilizia di culto in fase istruttoria sulla base della<br />

documentazione agli atti e dei contatti preliminari con i richiedenti;<br />

b) concedere il nulla osta, concluso positivamente l’esame di prima<br />

istanza, all’elaborazione dei progetti esecutivi e relativi computi metrici-estimativi,<br />

approvare, rinviare con osservazioni o respingere le<br />

istanze;<br />

c) proporre l’ammontare del contributo;<br />

d) a richiesta della Presidenza della CEI, esprimere parere su eventuali<br />

problemi emersi e sulla concessione di deroghe alla normativa contenuta<br />

nel regolamento applicativo nei casi consentiti dal successivo<br />

art. 9.<br />

Art. 4<br />

Natura e forme dei contributi<br />

I contributi di cui alle presenti disposizioni si configurano come concorso<br />

nella spesa che le diocesi italiane debbono affrontare per l’edilizia<br />

di culto.<br />

Essi possono essere concessi, a richiesta, alle condizioni previste dalle<br />

presenti disposizioni:<br />

a) per le opere di cui all’art 1, § 1, come concorso nella spesa, fino a<br />

un massimo del 75% del costo preventivato comprovato dalla documentazione<br />

allegata all’istanza nei limiti dei parametri di cui all’art.<br />

5;<br />

b) per le opere di cui all’art. 1, § 3, lettere b) e c), come concorso nella<br />

spesa fino ad un massimo del 50% del costo preventivato nei limiti<br />

dei parametri di cui all’art. 5;<br />

c) per le opere di cui all’art. 1, § 4, lett. a), come concorso nella spesa,<br />

con modalità e aliquote percentuali più elevate, determinate dal regolamento<br />

del Fondo Speciale Case Canoniche del Sud d’Italia;


d) per le opere di cui all’art. 1, § 4, lett. b), a integrazione del concorso<br />

nella spesa di cui alla lett. a) del presente articolo, sono posti a carico<br />

della CEI:<br />

1. l’intero costo <strong>delle</strong> spese concorsuali dei progetti - pilota e un<br />

contributo per la realizzazione <strong>delle</strong> opere artistiche nelle chiese<br />

dei progetti vincitori fino a un massimo del 30% del costo parametrico<br />

del solo edificio di culto;<br />

2. un contributo di € 5.000,00, aggiornabile dalla Presidenza della<br />

CEI, per la promozione dei concorsi a livello diocesano;<br />

e) per le opere di cui all’art. 1, § 1, in luogo del 75% del costo previsto,<br />

può essere concesso un contributo pari all’intera spesa ammessa a<br />

finanziamento in sede di approvazione del progetto, da erogarsi in<br />

10 rate costanti del 10% della spesa stessa, con scadenze da determinarsi<br />

nel regolamento applicativo di cui all’art. 7 <strong>delle</strong> presenti<br />

Disposizioni.<br />

Le diocesi destinatarie dei contributi devono validamente garantire,<br />

nei casi di cui alle lettere a) e b) del presente articolo, la copertura della<br />

differenza tra il contributo della CEI ed il costo complessivo dell’opera<br />

e, in ogni caso, l’esecuzione <strong>delle</strong> opere entro un triennio dall’inizio dei<br />

lavori.<br />

I contributi della CEI hanno natura “forfetaria”. I rapporti con le imprese,<br />

con i progettisti, con gli artisti, con i tecnici, con gli istituti bancari<br />

sono di spettanza della diocesi, la quale assume in ogni fase la figura<br />

di soggetto responsabile di ogni operazione per sé e per conto dell’ente<br />

beneficiario.<br />

Art. 5<br />

Parametri indicativi <strong>delle</strong> opere di edilizia di culto<br />

Per facilitare l’accertamento della congruità dei costi e <strong>delle</strong> superfici<br />

<strong>delle</strong> progettazioni i dati progettuali sono confrontati con parametri<br />

indicativi annualmente redatti dal Servizio Nazionale per l’edilizia di<br />

culto e approvati dal Consiglio Episcopale Permanente.<br />

Le opere che esorbitano dai limiti parametrali sopra indicati possono<br />

essere ammesse a contributo soltanto nella quota rientrante in tali limiti,<br />

garantendo l’Ordinario diocesano la copertura della differenza.


Art. 6<br />

Condizioni previe per accedere ai contributi<br />

§ 1. L’ammissione a contributo è concessa solo a condizione:<br />

a) che l’ente o gli enti destinatari o beneficiari del contributo siano titolari<br />

del diritto di proprietà o di superficie dell’area, urbanisticamente<br />

qualificata, sulla quale dovrà sorgere l’opera, conseguito per atto<br />

pubblico;<br />

b) che il progetto sia stato approvato dal Comitato per l’edilizia di culto;<br />

c) che la dichiarazione relativa al numero degli abitanti insediati o previsti<br />

della parrocchia sia accompagnata dal visto di conformità del<br />

Comune competente;<br />

d) se si tratta di edifici di culto, che il relativo progetto sia redatto in conformità<br />

alle indicazioni <strong>delle</strong> competenti autorità ecclesiastiche.<br />

§ 2. I contributi integrativi e quelli straordinari sono concessi solo a<br />

condizione:<br />

a) che sia riconosciuta la buona fede dell’istante;<br />

b) che le varianti al progetto siano determinate da necessità e siano preventivamente<br />

approvate dal Comitato per l’edilizia di culto.<br />

§ 3. Il contributo per l’acquisto dell’area è concesso solo a condizione:<br />

a) che l’area sia urbanisticamente idonea;<br />

b) che sia stipulato almeno il preliminare di compravendita, regolarmente<br />

registrato;<br />

c) che il progetto dell’opera da edificare di cui trattasi sia stato approvato<br />

dal Comitato per l’edilizia di culto e non superi i limiti parametrali.<br />

Art. 7<br />

Regolamento applicativo<br />

L’individuazione <strong>delle</strong> strutture assimilabili alle chiese parrocchiali,<br />

alle case canoniche e alle opere di ministero pastorale, ulteriori condizioni<br />

per accedere ai contributi e le modalità applicative <strong>delle</strong> presenti<br />

disposizioni sono stabilite da appositi regolamenti, approvati dalla Presidenza<br />

della CEI.


Art. 8<br />

Delegati regionali per l’edilizia di culto<br />

Ai fini della promozione dell’edilizia di culto nei suoi diversi aspetti<br />

e della corretta applicazione <strong>delle</strong> presenti disposizioni nelle diocesi italiane,<br />

le Conferenze Episcopali Regionali nominano un delegato regionale<br />

per l’edilizia di culto.<br />

I delegati durano in carica cinque anni e hanno i seguenti compiti:<br />

a) seguire l’iter formativo dei disegni di legge regionali in materia di<br />

edilizia di culto, con particolare riguardo all’applicazione di quanto<br />

previsto dall’art. 53 della legge 20 maggio 1985, n. 222, e informare<br />

tempestivamente la Conferenza Episcopale Regionale e il Servizio<br />

Nazionale per l’edilizia di culto;<br />

b) promuovere a livello diocesano, in accordo con la Conferenza Episcopale<br />

Regionale e con i Vescovi <strong>delle</strong> singole diocesi, i vari aspetti<br />

dell’edilizia di culto (liturgico, architettonico, artistico, economicofinanziario,<br />

tecnico, amministrativo);<br />

c) offrire orientamenti al Comitato per l’edilizia di culto per la formulazione<br />

e la gestione del programma annuale;<br />

d) garantire la corrispondenza <strong>delle</strong> opere costruende con i contributi<br />

della C.E.I. ai progetti approvati;<br />

e) certificare lo stato <strong>delle</strong> opere ammesse a contributo in tutte le fasi di<br />

esecuzione.<br />

Art. 9<br />

Interpretazione <strong>delle</strong> disposizioni<br />

In caso di dubbio, l’interpretazione <strong>delle</strong> presenti disposizioni spetta<br />

alla Presidenza della CEI, udito il parere del Consiglio per gli Affari<br />

Giuridici.<br />

Art. 10<br />

Deroghe<br />

Deroghe alle presenti disposizioni possono essere concesse dalla<br />

Presidenza della CEI solo in caso di eventi calamitosi, udito il parere del<br />

Comitato per l’edilizia di culto.


Modifica <strong>delle</strong> Disposizioni<br />

concernenti l’erogazione di contributi alle diocesi<br />

finalizzati alla conservazione e valorizzazione<br />

dei beni culturali e modifica della denominazione<br />

della “Commissione per la valutazione dei progetti<br />

di intervento a favore dei beni culturali ecclesiastici”<br />

in “Comitato per la valutazione dei progetti di intervento<br />

a favore dei beni culturali ecclesiastici”<br />

Le Disposizioni attualmente in vigore riguardanti la concessione di<br />

contributi finanziari a favore dei beni culturali ecclesiastici sono state<br />

approvate dalla XLI Assemblea Generale della CEI nel 1996 e, successivamente,<br />

modificate e integrate nel 1998 e nel 2000 (cf Notiziario CEI<br />

1996, 3/93-97; 1998, 10/331-333; 2000, 5/151-156).<br />

L’esperienza maturata nei sette anni trascorsi ha suggerito di apportare<br />

ulteriori emendamenti alle richiamate Disposizioni con l’intento di<br />

renderne l’applicazione più funzionale agli obiettivi e alle finalità che<br />

intendono perseguire. In particolare, si è ritenuto di ammettere a contributo<br />

anche le iniziative riguardanti l’inventariazione informatizzata dei<br />

beni architettonici, limitatamente agli edifici di culto e, in conformità<br />

allo statuto della CEI, di modificare la denominazione della “Commissione”<br />

in “Comitato” per la valutazione dei progetti di intervento a favore<br />

dei beni culturali ecclesiastici.<br />

Si riporta di seguito il testo della determinazione approvata con 167<br />

placet su 174 votanti dalla 51 a Assemblea Generale svoltasi a Roma dal 19<br />

al 23 maggio 2003. Per utilità di lettura si trascrive il testo integrale <strong>delle</strong><br />

Disposizioni, evidenziando in corsivo gli emendamenti ai vari articoli.<br />

DETERMINAzIONE<br />

La 51 a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana<br />

– viste le Disposizioni concernenti la concessione di contributi finanziari<br />

della Conferenza Episcopale Italiana per i beni culturali ecclesiastici,<br />

nel testo attualmente vigente, approvate ai sensi della delibera<br />

CEI n. 57;


- udita la relazione illustrativa <strong>delle</strong> modifiche proposte a seguito degli<br />

anni di attuazione <strong>delle</strong> medesime Disposizioni;<br />

- visti i §§ 2 e 5 della delibera CEI n. 57,<br />

approva<br />

la seguente determinazione<br />

Le Disposizioni concernenti la concessione di contributi finanziari<br />

della Conferenza Episcopale Italiana per i beni culturali ecclesiastici<br />

sono approvate nel testo presentato all’Assemblea.<br />

Testo <strong>delle</strong> Disposizioni<br />

Art. 1<br />

Destinazione dei contributi<br />

1. Contributi finanziari per interventi a favore dei beni culturali ecclesiastici<br />

sono erogati dalla Conferenza Episcopale Italiana alle diocesi.<br />

2. Nei casi previsti dal Regolamento possono essere erogati contributi<br />

anche agli istituti di vita consacrata e ad altri enti ecclesiastici civilmente<br />

riconosciuti, che ne abbiano fatto richiesta mediante gli Ordinari<br />

diocesani.<br />

3. I contributi sono destinati esclusivamente alla realizzazione <strong>delle</strong><br />

seguenti iniziative:<br />

a) inventariazione informatizzata dei beni artistici e storici di proprietà<br />

dei seguenti enti: diocesi, chiesa cattedrale, capitolo, seminario, parrocchia;<br />

inventariazione informatizzata dei beni architettonici, limitatamente<br />

agli edifici di culto;<br />

b) installazione di impianti di sicurezza per gli edifici di culto e le loro<br />

dotazioni storico-artistiche, nonché per archivi e biblioteche specificamente<br />

previsti dall’intesa di cui all’art. 12, n. 1, comma terzo dell’Accordo<br />

di modificazione del Concordato Lateranense;<br />

c) conservazione e consultazione di archivi e biblioteche diocesani e<br />

promozione di musei diocesani o di interesse diocesano;<br />

d) acquisto di edifici di culto a scopo di salvaguardia;


0<br />

e) restauro e consolidamento statico di edifici di culto;<br />

f) restauro di organi a canne;<br />

g) sostegno a iniziative per la custodia, la tutela e la valorizzazione di<br />

edifici di culto promosse da singole diocesi, o unitariamente dalle<br />

diocesi della stessa Conferenza Episcopale regionale mediante volontari<br />

associati;<br />

h) sostegno a iniziative di livello nazionale promosse dall’Ufficio nazionale<br />

per i beni culturali ecclesiastici della C.E.I. con riferimento<br />

agli edifici di culto e alle loro dotazioni storico-artistiche, nonché agli<br />

archivi e alle biblioteche specificamente previsti dall’intesa di cui all’art.<br />

12, n. 1, comma terzo dell’Accordo di revisione del Concordato<br />

Lateranense.<br />

4. Non sono ammissibili a contributo: interventi di adeguamento liturgico;<br />

restauri di beni artistici e storici, e archeologici; restauro di edifici<br />

di culto il cui importo di spesa complessivo sia inferiore alla somma<br />

stabilita periodicamente dal Consiglio Episcopale Permanente.<br />

5. In via ordinaria non possono essere concessi ulteriori contributi per<br />

lo stesso progetto, in relazione alle iniziative indicate nel comma terzo,<br />

lett. a), d), e) e f).<br />

6. Contributi integrativi o straordinari, fino al raggiungimento del<br />

massimo del contributo previsto e in un solo caso per ciascuna diocesi<br />

ogni anno, possono essere concessi esclusivamente nei seguenti casi:<br />

a) in caso di lavori resisi imprevedibilmente necessari nonostante le<br />

indagini preliminari, purché afferenti al progetto iniziale;<br />

b) in caso di mancata erogazione di finanziamenti da parte di enti pubblici<br />

o privati, che li avevano formalmente disposti;<br />

c) in presenza di eventi calamitosi.<br />

Art. 2<br />

Natura e forma dei contributi<br />

1. I contributi della CEI si configurano come concorso nella spesa che<br />

le diocesi italiane e gli altri enti ecclesiastici civilmente riconosciuti previsti<br />

dalle presenti Disposizioni e dal Regolamento debbono affrontare<br />

per la tutela e la conservazione dei beni culturali di loro appartenenza, a


integrazione del sostegno finanziario offerto a tale scopo in primo luogo<br />

dalle comunità cristiane, da amministrazioni pubbliche e da privati.<br />

2. Per le iniziative di inventariazione informatizzata il contributo è<br />

erogato “una tantum”.<br />

3. Per la dotazione di impianti di sicurezza, la conservazione e consultazione<br />

di archivi e biblioteche, la promozione di musei diocesani o<br />

di interesse diocesano, il sostegno a iniziative per la custodia, la tutela<br />

e la valorizzazione di edifici di culto, il sostegno a iniziative di livello<br />

nazionale, il contributo è annuale e ha natura forfetaria.<br />

4. Per l’acquisto di edifici di culto a scopo di salvaguardia il contributo<br />

può essere erogato fino a un massimo del 30% della somma stabilita<br />

periodicamente dal Consiglio Episcopale Permanente.<br />

5. In relazione a progetti di restauro e di consolidamento statico di<br />

edifici di culto e al restauro di organi a canne, il contributo può essere<br />

erogato fino a un massimo del 30% della somma periodicamente stabilita<br />

dal Consiglio Episcopale Permanente.<br />

Art. 3<br />

Condizioni per accedere ai contributi<br />

1. Le iniziative e i progetti vengono ammessi a contributo alle seguenti<br />

condizioni:<br />

a) nei casi previsti dall’art. 1, comma 3, lett. a), b), c), e), f) e g): che sia<br />

dimostrata la proprietà ecclesiastica del bene;<br />

b) nel caso dell’inventariazione informatizzata: che essa sia redatta secondo<br />

i criteri e le disposizioni di cui al n. 22 del documento della<br />

CEI “I beni culturali della Chiesa in Italia. Orientamenti” pubblicato<br />

sul Notiziario della CEI con decreto del Presidente della CEI in data<br />

9 dicembre 1992, prot. n. 862/92 e che si utilizzi a tal fine il programma<br />

predisposto dal Servizio Informatico della CEI;<br />

c) nel caso di iniziative volte alla conservazione e alla consultazione<br />

di archivi e biblioteche e alla promozione di musei diocesani o di<br />

interesse diocesano: che dette istituzioni svolgano regolare servizio o<br />

dimostrino di poter utilizzare il contributo per tale scopo;<br />

1


2<br />

d) nel caso di acquisto di edifici di culto a scopo di salvaguardia: che sia<br />

dimostrata l’effettiva necessità dello stesso;<br />

e) nel caso di restauro e consolidamento statico di edifici di culto e restauro<br />

di organi a canne: che il progetto sia stato approvato dall’Ordinario<br />

diocesano e dalla competente Soprintendenza non prima di<br />

cinque anni dalla presentazione o dal rinnovo della richiesta di contributo.<br />

Art. 4<br />

Modalità di erogazione dei contributi<br />

Le modalità di erogazione dei contributi previsti dall’art. 1, comma 3,<br />

sono stabilite dal Regolamento esecutivo <strong>delle</strong> presenti Disposizioni.<br />

Art. 5<br />

Comitato per la valutazione dei progetti di intervento a favore dei beni<br />

culturali ecclesiastici<br />

1. L’esame <strong>delle</strong> istanze presentate dagli Ordinari diocesani e la valutazione<br />

complessiva <strong>delle</strong> opere per le quali si chiede il contributo sono<br />

demandati al “Comitato per la valutazione dei progetti di intervento a<br />

favore dei beni culturali ecclesiastici”.<br />

2. Il Comitato è composto da un Vescovo Presidente, eletto dal Consiglio<br />

Episcopale Permanente, dal Direttore dell’Ufficio Nazionale per i<br />

beni culturali ecclesiastici e da altri cinque membri nominati dalla Presidenza<br />

della CEI. Esso dura in carica cinque anni.<br />

3. Il Comitato esamina i progetti presentati, applicando per ciascuna<br />

tipologia di essi le specifiche determinazioni contenute nel regolamento<br />

esecutivo.<br />

Art. 6<br />

Competenza dell’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici<br />

La fase istruttoria <strong>delle</strong> istanze presentate dagli Ordinari diocesani e<br />

la fase esecutiva <strong>delle</strong> determinazioni assunte dal “Comitato per la valutazione<br />

dei progetti di intervento a favore dei beni culturali ecclesiastici”<br />

sono affidate all’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici.


Art. 7<br />

Incaricati regionali per i beni culturali ecclesiastici<br />

1. Ai fini della promozione della tutela dei beni culturali ecclesiastici<br />

e dell’applicazione omogenea <strong>delle</strong> presenti Disposizioni nelle diocesi<br />

italiane operano gli incaricati regionali per i beni culturali, nominati<br />

dalle Conferenze Episcopali regionali.<br />

2. Gli incaricati durano in carica cinque anni e hanno i seguenti compiti:<br />

a) promuovere a livello diocesano, in accordo con la Conferenza Episcopale<br />

regionale e con i Vescovi <strong>delle</strong> singole diocesi, la tutela e<br />

il restauro dei beni culturali, in conformità con le Norme della CEI<br />

promulgate il 14 giugno 1974 e con gli Orientamenti della medesima<br />

pubblicati il 9 dicembre 1992;<br />

b) offrire suggerimenti al “Comitato per la valutazione dei progetti di<br />

intervento a favore dei beni culturali ecclesiastici” in ordine alla formulazione<br />

e alla gestione del programma annuale;<br />

c) garantire che le opere realizzate con i contributi della CEI corrispondano<br />

ai progetti approvati;<br />

d) certificare lo stato <strong>delle</strong> opere ammesse a contributo in tutte le fasi di<br />

esecuzione.<br />

Art. 8<br />

Compiti della Consulta nazionale per i beni culturali ecclesiastici<br />

Il “Comitato per la valutazione dei progetti di intervento a favore dei<br />

beni culturali ecclesiastici”, in vista della formulazione e della gestione<br />

del programma annuale, può avvalersi <strong>delle</strong> indicazioni fornite dalla<br />

Consulta nazionale per i beni culturali ecclesiastici.<br />

Art. 9<br />

Regolamento esecutivo<br />

Le modalità esecutive <strong>delle</strong> presenti Disposizioni sono stabilite con<br />

apposito Regolamento, approvato dalla Presidenza della CEI.<br />

3


4<br />

Art. 10<br />

Deroghe<br />

Contributi in deroga a quanto stabilito nelle presenti Disposizioni<br />

possono essere concessi dalla Presidenza della CEI soltanto in casi<br />

eccezionali, sentito il Comitato di cui all’articolo 5.


Ripartizione <strong>delle</strong> somme<br />

derivanti dall’otto per mille IRPEF<br />

per l’anno 2003<br />

DETERMINAzIONE<br />

La 51 a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana<br />

– preso atto che, sulla base <strong>delle</strong> informazioni ricevute il 27 gennaio<br />

2003 dal Ministero dell’Economia e <strong>delle</strong> Finanze, la somma relativa<br />

all’8 per mille IRPEF che lo Stato è tenuto a versare alla CEI nel corso<br />

dell’anno 2003 risulta pari a € 1.016.403.210,00 (€ 228.557.345,00<br />

a titolo di conguaglio per l’anno 2000 e € 787.845.865,00 a titolo di<br />

anticipo dell’anno 2003);<br />

– considerate le proposte di ripartizione e assegnazione presentate<br />

dalla Presidenza della CEI;<br />

– visti i paragrafi 1 e 5 della delibera CEI n. 57,<br />

approva<br />

la seguente determinazione<br />

1. La somma di € 908.324.698,00, di cui in premessa, è così ripartita<br />

e assegnata:<br />

a) all’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero:<br />

€ 329.500.000,00;<br />

b) per le esigenze di culto e pastorale:<br />

€ 452.000.000,00, di cui:<br />

– alle diocesi: € 150.000.000,00;<br />

– per la nuova edilizia di culto: € 130.000.000,00 (di cui<br />

10 milioni destinati alla costruzione di case canoniche nel Sud d’Italia);<br />

– per i beni culturali ecclesiastici: € 50.000.000,00;<br />

– al Fondo per la catechesi e l’educazione cristiana:<br />

€ 50.000.000,00;


– ai Tribunali Ecclesiastici Regionali: € 6.000.000,00;<br />

– per esigenze di culto e pastorale di rilievo nazionale:<br />

€ 36.500.000,00;<br />

– per il fondo di riserva costituito presso la CEI<br />

€ 29.500.000,00<br />

c) per gli interventi caritativi: € 185.000.000,00, di cui:<br />

– alle diocesi: € 75.000.000,00;<br />

– per esigenze caritative di rilievo nazionale:<br />

€ 30.000.000,00;<br />

– per interventi nei Paesi del terzo mondo:<br />

€ 80.000.000,00;<br />

d) accantonamento a futura destinazione per le esigenze di culto e pastorale<br />

e per gli interventi caritativi: € 49.903.210,00.<br />

2. Eventuali incrementi della somma di cui in premessa derivanti dalle<br />

comunicazioni definitive dell’Amministrazione statale competente<br />

saranno assegnati al “fondo di riserva” costituito presso la CEI.<br />

3. Modificando la determinazione assunta nel 1990 dalla XXXII Assemblea<br />

Generale (cf. n. 7), successivamente modificata nel 1998 dalla<br />

XLIV Assemblea Generale (cf. n. 3), la destinazione degli interessi che<br />

maturano sulle somme derivanti dall’otto per mille IRPEF fino all’effettiva<br />

erogazione dei contributi previsti resta a disposizione della CEI per<br />

il perseguimento dei propri fini istituzionali.


Nota pastorale<br />

L’INIZIAZIONE CRISTIANA<br />

3. Orientamenti per il risveglio della fede<br />

e il completamento dell’iniziazione cristiana in età adulta<br />

PREMESSA<br />

Comunicare il Vangelo è, per la Chiesa, il compito primario e fondamentale;<br />

è la grazia più grande e la sua più vera e intima identità. La<br />

consapevolezza del primato dell’evangelizzazione si è fatta negli ultimi<br />

decenni sempre più chiara nelle nostre comunità e, mentre ha prodotto<br />

una salutare inquietudine di fronte ai radicali cambiamenti nella società<br />

e nella cultura, ha impresso una marcata connotazione missionaria a tutta<br />

la vita e all’azione della Chiesa.<br />

Concretamente questa “conversione della pastorale” non può limitarsi<br />

a coloro che non hanno ancora ricevuto l’annuncio del Vangelo, ma<br />

esige una rinnovata e sempre più convinta attenzione a tutti i battezzati,<br />

a cominciare da coloro che, pur non avendo rinnegato formalmente il<br />

loro Battesimo, vivono un fragile rapporto con la Chiesa e devono quindi<br />

essere interpellati dal santo Vangelo di Gesù Cristo per riscoprirne<br />

la bellezza e la forza trasformante e per ritrovare così la gioia di vivere<br />

l’esperienza cristiana in maniera più consapevole e operosa.<br />

Dopo la pubblicazione della prima Nota pastorale sulla iniziazione<br />

cristiana dedicata al catecumenato degli adulti (30 marzo 1997) e di quella<br />

dedicata al catecumenato dei fanciulli e dei ragazzi dai 7 ai 14 anni (23<br />

maggio 1999), questa terza Nota è espressamente indirizzata al “risveglio<br />

della fede e al completamento dell’iniziazione cristiana degli adulti”.<br />

La Nota pertanto si configura come la realizzazione di uno dei primi<br />

obiettivi di quella “agenda pastorale”, che ci vede impegnati nel cammino<br />

di questo decennio. In modo puntuale e concreto vengono offerte precise<br />

indicazioni, vòlte a far maturare nella comunità cristiana un’apertura<br />

missionaria e un ascolto attento e disponibile <strong>delle</strong> domande ad essa rivolte.<br />

Ispirandosi al modello catecumenale, come paradigma dell’azione<br />

pastorale, si sollecita la parrocchia a prendere coscienza di essere il “luogo<br />

ordinario e privilegiato di evangelizzazione della comunità cristiana”<br />

e si indirizza nell’anno liturgico lo sviluppo dell’azione di accompagnamento.<br />

La Nota vuole essere anche una prima risposta all’impegno, sol-


lecitato dagli Orientamenti pastorali per il decennio in corso, di mettere<br />

in atto “un impegno di primo annuncio, su cui innestare un vero e proprio<br />

itinerario di iniziazione o di ripresa della vita cristiana” di quei battezzati<br />

che desiderano “ricominciare” un cammino di riscoperta della fede (Comunicare<br />

il Vangelo in un mondo che cambia, 57).<br />

La pubblicazione di questa terza Nota sulla iniziazione cristiana potrà<br />

aiutare le nostre Chiese a operare quei cambiamenti ormai indifferibili<br />

e sempre più urgenti per “comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”:<br />

tenere presente che l’evangelizzazione non è impegno riservato<br />

agli “specialisti”, ma compito proprio e prioritario di tutta la comunità;<br />

essere consapevoli che l’iniziazione cristiana non è tanto un settore della<br />

pastorale, quanto il suo modello ispiratore e il suo paradigma esemplare;<br />

basare ogni percorso formativo sulla catechesi e, prima ancora, fondare<br />

ogni catechesi, anche quella dei fanciulli battezzati, sul “primo annuncio”.<br />

Da tempo la Chiesa italiana ha operato la scelta qualificante di passare<br />

a una “pastorale di missione permanente”. Ci auguriamo che la<br />

presente Nota, mentre completa il progetto avviato con la pubblicazione<br />

<strong>delle</strong> due Note precedenti, contribuisca a imprimere al rinnovamento<br />

pastorale, in atto nelle nostre comunità, un orientamento preciso, uno<br />

slancio creativo, un aiuto concreto ed efficace.<br />

Roma, 8 giugno 2003, Domenica di Pentecoste<br />

Il Consiglio Episcopale Permanente<br />

Introduzione<br />

LA SETE DI CRISTO<br />

1. Una Samaritana incontra Gesù al pozzo di Giacobbe, vicino alla<br />

città di Sicar. Egli le chiede: «Dammi da bere» (Gv 4, 7). La sete di Gesù<br />

è segno del suo ardente desiderio che la donna, e con lei tutta la gente<br />

della città, si aprano alla fede. Gesù «ebbe sete così ardente» della fede<br />

della Samaritana da «accendere in lei la fiamma dell’amore» 1 di Dio.<br />

1 Messale romano, Prefazio della terza domenica di Quaresima, anno A.


Anche la donna, per parte sua, domanda dell’acqua: «Signore… dammi<br />

di quest’acqua, perché non abbia più sete» (Gv 4, 15). «La Samaritana ci<br />

rappresenta. Ogni persona umana ha sete e passa da un pozzo all’altro:<br />

un vagare incessante, un desiderio inesauribile, rivolto ai molteplici beni<br />

del corpo e dello spirito. Nel nostro tempo questa ricerca sembra diventare<br />

addirittura una corsa tumultuosa: produrre e consumare, possedere<br />

molte cose e fare molte esperienze, cercare impressioni sempre nuove,<br />

il piacere e l’utile immediato, tutto e subito. Molti però hanno la sensazione<br />

di correre senza una meta, di riempirsi di cose, che risultano vuote.<br />

Molti lamentano un impoverimento dei rapporti umani: anonimato,<br />

estraneità, incontri superficiali e strumentali, emarginazione dei più deboli,<br />

conflittualità e delinquenza. Tutto contrasta con quello che sembra<br />

essere il nostro anelito più profondo: essere amati e amare» 2 .<br />

Nel cuore di ogni uomo vi è un desiderio di salvezza. Il Signore suscita<br />

la sete e dona l’acqua viva dello Spirito, che sazia per sempre la sete<br />

d’infinito d’ogni persona. «Occorre liberarsi dai pregiudizi e dal conformismo;<br />

occorre essere sinceri e onesti con se stessi. È necessario prendere<br />

sul serio le grandi domande, che ognuno di noi si porta dentro: chi<br />

sono? da dove vengo? dove sto andando? E ancora: la realtà è assurda o<br />

intelligibile? la vita è un dono, un destino cieco o un caso? perché questa<br />

sete che nessuna conquista riesce ad estinguere? che cosa posso sperare<br />

e che cosa devo fare? Se vengo dal nulla e vado verso il nulla, sembra<br />

che non ci sia nulla da sperare e nulla da fare, se non lasciarsi andare alla<br />

deriva. Se invece vengo dall’Amore infinito e vado verso l’Amore infinito,<br />

ecco che mi si apre davanti un cammino, difficile forse, ma pieno di<br />

significato… Chi evita le domande fondamentali, fugge da se stesso…<br />

Indifferenza, edonismo e attivismo non sono una soluzione, ma un’evasione<br />

irresponsabile. “Chi ha sete venga; chi vuole attinga gratuitamente<br />

l’acqua della vita” (Ap 22, 17)» 3 .<br />

Ancora oggi Gesù suscita nel cuore di tutti gli uomini la fede e l’amore.<br />

Dall’incontro personale con Lui nasce in ciascuno la coscienza della propria<br />

fragilità e della propria condizione di peccato e, <strong>insieme</strong>, l’adesione al<br />

suo messaggio di salvezza, con il desiderio di diffonderlo nel mondo.<br />

2 Conferenza Episcopale Italiana, La Verità vi farà liberi. Catechismo degli adulti,<br />

3-4.<br />

3 Conferenza Episcopale Italiana, La Verità vi farà liberi. Catechismo degli adul-<br />

ti, 8.


0<br />

È quanto viene testimoniato nel racconto del Vangelo di Giovanni.<br />

L’incontro con Gesù trasforma la vita della donna di Samaria. Ella corre<br />

senza indugio a comunicare la buona notizia alla gente del suo villaggio:<br />

«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho<br />

fatto. Che sia forse il Messia?» (Gv 4, 29). «La rivelazione accolta con<br />

fede chiede di divenire parola proclamata e testimoniata mediante scelte<br />

concrete di vita. È questa la missione dei credenti, che scaturisce e si<br />

sviluppa a partire dall’incontro personale con il Signore» 4 , come per la<br />

Samaritana.<br />

Un desiderio inscritto nel cuore dell’uomo<br />

2. «Il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell’uomo, perché l’uomo<br />

è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a sé l’uomo e<br />

soltanto in Dio l’uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa<br />

[…]. Ma questo “intimo e vitale legame con Dio” (Gaudium et spes,<br />

19) può essere dimenticato, misconosciuto e perfino esplicitamente rifiutato<br />

dall’uomo. Tali atteggiamenti possono avere origini assai diverse:<br />

la ribellione contro la presenza del male nel mondo, l’ignoranza o<br />

l’indifferenza religiosa, le preoccupazioni del mondo e <strong>delle</strong> ricchezze,<br />

il cattivo esempio dei credenti, le correnti di pensiero ostili alla religione,<br />

e infine la tendenza dell’uomo peccatore a nascondersi, per paura,<br />

davanti a Dio e a fuggire davanti alla sua chiamata. [...] Se l’uomo può<br />

dimenticare o rifiutare Dio, Dio però non si stanca di chiamare ogni<br />

uomo a cercarlo perché viva e trovi la felicità. Ma tale ricerca esige<br />

dall’uomo tutto lo sforzo della sua intelligenza, la rettitudine della sua<br />

volontà, “un cuore retto” ed anche la testimonianza di altri che lo guidino<br />

nella ricerca di Dio» 5 .<br />

Gli Orientamenti pastorali dei Vescovi italiani per il primo decennio<br />

del 2000, quando descrivono la situazione psicologica e spirituale<br />

di quanti sono alla ricerca di Dio, ne parlano con grande rispetto, sottolineando<br />

che spesso sono «persone di grande dignità, che portano nel<br />

loro vissuto ferite inferte dalle circostanze della vita familiare, sociale e,<br />

in qualche caso, dalle nostre stesse comunità; più semplicemente, sono<br />

4 Giovanni Paolo II, Omelia nella parrocchia romana di San Gelasio I (3 marzo<br />

2002), in L’Osservatore Romano, 4-5 marzo 2002, p. 6.<br />

5 Catechismo della Chiesa Cattolica, 27; 29; 30.


cristiani abbandonati a loro stessi, verso i quali non si è stati capaci di<br />

mostrare ascolto, interesse, simpatia, condivisione» 6 .<br />

Gli uomini del nostro tempo, portatori di un desiderio di Dio spesso<br />

inconsapevole e inespresso, chiedono ai credenti non solo di “parlare” di<br />

Cristo, ma di farlo “vedere”. È «compito della Chiesa riflettere la luce di<br />

Cristo in ogni epoca della storia, farne risplendere il volto anche davanti<br />

alle generazioni del nuovo millennio» 7 .<br />

Chiamati a una “nuova evangelizzazione”<br />

3. La domanda, posta da coloro che sentono il richiamo della fede,<br />

impone alla Chiesa nuovi modi di pensare, comunicare e testimoniare<br />

il Vangelo. È quanto Giovanni Paolo II ha ripetutamente espresso con<br />

l’invito a intraprendere una “nuova evangelizzazione”.<br />

La comunità cristiana è inviata dal Signore a mettersi in ascolto della<br />

ricerca di questi uomini e di queste donne, per condividere con loro la<br />

speranza da lui donata. La Chiesa è chiamata ancora una volta a mostrarsi<br />

«esperta in umanità» 8 e ad accompagnare, con sapienza evangelica e<br />

con atteggiamenti di attento ascolto e di sincera condivisione, il cammino<br />

di coloro che desiderano maturare una scelta consapevole di fede.<br />

L’odierno mutamento culturale esige una nuova riflessione sull’annuncio<br />

del Vangelo. Dopo aver dovuto rispondere alla sfida posta da una<br />

ragione innalzata a criterio esclusivo di verità e contrapposta alla fede,<br />

oggi l’evangelizzazione si trova a confronto con una cultura che vorrebbe<br />

“liberare” l’uomo da ogni vincolo e da ogni norma, disancorandolo<br />

da ogni “fondamento”, lasciato in balìa solo del proprio sentire.<br />

Oggi “diventare cristiani” è fortemente ostacolato dai processi di secolarizzazione<br />

e di scristianizzazione; il senso religioso innato nell’uomo<br />

è minato dall’agnosticismo che riduce l’intelligenza umana a semplice<br />

ragione calcolatrice e funzionale; un progressivo “alleggerimento”<br />

corrode i legami più sacri e gli affetti più significativi della persona.<br />

Ne consegue una sorta di sradicamento e di instabilità, che, già a livello<br />

6 Conferenza Episcopale Italiana, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia,<br />

57.<br />

7 Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte (6 gennaio 2001), 16; cf. Concilio<br />

Ecumenico Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 1.<br />

8 Paolo VI, Discorso all’Assemblea <strong>delle</strong> Nazioni Unite (4 ottobre 1965), 1.<br />

1


2<br />

umano, compromettono la formazione di solide personalità e di relazioni<br />

serie e profonde e, a maggior ragione, rendono molto impegnativo<br />

l’invito a farsi discepoli del Signore.<br />

La Chiesa affronta il compito di comunicare il Vangelo al mondo<br />

contemporaneo con la chiara consapevolezza che Cristo è la Verità, la<br />

definitiva e piena rivelazione di Dio e dell’uomo, e che da Lui ha origine<br />

il dono sorprendente della libertà. Il continuo e rinnovato ascolto del<br />

Verbo della vita, la contemplazione costante del suo volto permetteranno<br />

ancora una volta alla Chiesa di comprendere chi è il Dio vivo e vero e<br />

chi è l’uomo. Essa «mira a questo solo: a continuare, sotto la guida dello<br />

Spirito Paraclito, l’opera stessa di Cristo, il quale è venuto nel mondo a<br />

rendere testimonianza alla verità, a salvare e non a condannare, a servire<br />

e non ad essere servito» 9 .<br />

Evangelizzare con la santità<br />

4. L’uomo contemporaneo crede più ai testimoni che ai maestri, più<br />

all’esperienza che alla teoria, più ai fatti che alle parole 10 . La prima e<br />

insostituibile forma di evangelizzazione è la testimonianza della vita:<br />

Cristo, il primo evangelizzatore, è il “testimone” per eccellenza (cf. Ap<br />

1, 5; 3, 14) è il modello della testimonianza cristiana. Lo Spirito Santo<br />

accompagna il cammino della Chiesa e l’associa alla testimonianza che<br />

egli rende a Cristo (cf. Gv 15, 26-27). È dunque con la vita ordinaria della<br />

comunità ecclesiale, con il suo stile fatto di accoglienza e di perdono,<br />

di povertà e di distacco; è con la presenza sollecita di pastori e fedeli,<br />

con l’esempio di famiglie cristiane e di comunità religiose, che gli umili<br />

discepoli del Signore, pur con tutti i limiti e i difetti umani, saranno<br />

apostoli credibili del suo Vangelo di verità, di libertà e di amore. In una<br />

parola, per evangelizzare occorre innanzi tutto la santità.<br />

Tale “misura alta della vita cristiana” è stata riproposta con vigore dal<br />

Papa Giovanni Paolo II, il quale ha indicato la santità come l’obiettivo<br />

irrinunciabile di una pastorale missionaria: «La riscoperta della Chiesa<br />

come “mistero”, ossia come popolo “adunato dall’unità del Padre,<br />

9 Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 3; cf. Giovanni<br />

Paolo II, Lett. ap. Tertio millennio adveniente (10 novembre 1994), 56; Id., Lett. enc.<br />

Fides et ratio (14 settembre 1998), 45-48; 81-89.<br />

10 Cf. Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975), 41.


del Figlio e dello Spirito” (S. Cipriano, De dominica oratione, 23; cf.<br />

Lumen gentium, 4), non poteva non comportare la riscoperta della sua<br />

“santità”, intesa nel senso fondamentale dell’appartenenza a Colui che<br />

è per antonomasia il Santo, il “tre volte Santo” (cf. Is 6, 3). Professare la<br />

Chiesa come santa significa additare il suo volto di Sposa di Cristo, per<br />

la quale egli si è donato, proprio al fine di santificarla (cf. Ef 5, 25-26).<br />

Questo dono di santità, per così dire, oggettiva, è offerto a ciascun battezzato.<br />

Ma il dono si traduce a sua volta in un compito, che deve orientare<br />

l’intera esistenza cristiana» 11 .<br />

Si tratta perciò di vivere il Battesimo come «un vero ingresso nella<br />

santità di Dio attraverso l’inserimento in Cristo e l’inabitazione del suo<br />

Spirito […]. Chiedere a un catecumeno: “Vuoi ricevere il Battesimo?”<br />

significa al tempo stesso chiedergli: “Vuoi diventare santo?”. Significa<br />

porre sulla sua strada il radicalismo del discorso della montagna: “Siate<br />

perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5, 48) […]. È ora<br />

di riproporre a tutti con convinzione questa “misura alta” della vita cristiana<br />

ordinaria: tutta la vita della comunità ecclesiale e <strong>delle</strong> famiglie<br />

cristiane deve portare in questa direzione» 12 .<br />

I cristiani sono testimoni della risurrezione del Signore solo se tendono<br />

con l’aiuto della sua grazia, con umiltà e costanza, a condurre una<br />

vita da risorti, «come vivi, tornati dai morti» (Rm, 6, 13): quando non<br />

si vergognano del Vangelo, quando sperimentano la consolazione nella<br />

prova, quando trovano nella preghiera la forza di perdonare e di farsi<br />

perdonare, quando si spendono per diventare un cuor solo e un’anima<br />

sola, quando si impegnano per costruire la civiltà dell’amore e non perdono<br />

la speranza di cieli nuovi e terra nuova, allora mostrano con segni<br />

di vita nuova di credere nella risurrezione del Signore.<br />

Non si dovrà poi mai dimenticare che la testimonianza evangelica, a<br />

cui il mondo è più sensibile, è quella dell’attenzione per le persone e soprattutto<br />

della carità verso i piccoli e gli emarginati, verso chi soffre. La<br />

gratuità di questo atteggiamento, il distacco dalla gloria mondana e dai<br />

beni materiali, l’uso <strong>delle</strong> proprie risorse a favore dei più poveri, l’impegno<br />

per la pace e la giustizia, se vissuto per amore del Signore Gesù<br />

e ordinato al bene integrale dell’uomo, costituiscono, da parte della co-<br />

11 Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte, 30.<br />

12 Ibid., 31.<br />

3


4<br />

munità ecclesiale, altrettanti “segni di credibilità” della sua fede e fanno<br />

nascere precise domande che orientano a Cristo e al Vangelo.<br />

Capitolo Primo<br />

L’ASCOLTO<br />

L’evangelizzazione a servizio dell’uomo<br />

5. L’impegno di annunziare il Vangelo della speranza agli uomini e<br />

alle donne di oggi, spesso travagliati dalla paura e dall’angoscia, disorientati<br />

dallo smarrimento e dall’insicurezza, è anzitutto un servizio che<br />

i cristiani rendono, non solo ai loro fratelli e sorelle battezzati, ma anche<br />

a tutta l’umanità.<br />

La Chiesa «esiste per evangelizzare» 13 , cioè per «portare la buona novella<br />

in tutti gli strati dell’umanità e, con il suo influsso, trasformare dal<br />

di dentro, rendere nuova l’umanità stessa» 14 . Il Vangelo di Marco si chiude<br />

con il comando di Gesù ai suoi discepoli perché vadano dappertutto<br />

a portare il messaggio del Vangelo (cf. Mc 16, 15). Il mandato di evangelizzare<br />

tutti gli uomini costituisce, perciò, la missione essenziale della<br />

Chiesa, resa più urgente dai vasti e profondi mutamenti della società attuale.<br />

Non ci possono essere né persone né ambienti pregiudizialmente<br />

esclusi dall’evangelizzazione. Alla Chiesa si presentano oggi le folle per<br />

le quali Gesù ebbe compassione «perché erano stanche e sfinite, come<br />

pecore senza pastore» (Mt 9, 36).<br />

Attraverso la predicazione del Vangelo continua la memoria viva di<br />

Gesù, trasmessa di generazione in generazione. Ogni nuova generazione<br />

cristiana è chiamata ad ascoltare la proclamazione del Vangelo e a rispondere<br />

all’invito alla sequela di Gesù in modo originale e proprio.<br />

Quale deve essere la risposta <strong>delle</strong> nostre comunità cristiane di fronte<br />

alla predicazione del Vangelo? Il decreto conciliare Ad gentes ha descritto<br />

le varie tappe che debbono scandire il percorso dell’evangelizzazione:<br />

testimonianza cristiana, dialogo e servizio della carità, annuncio del<br />

Vangelo e chiamata alla conversione, catecumenato e iniziazione cri-<br />

13 Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 14.<br />

14 Ibid., 18.


stiana, formazione della comunità cristiana per mezzo dei sacramenti<br />

e dei ministeri. Questo dinamismo è attento alle situazioni iniziali, agli<br />

sviluppi graduali e alla condizione di maturità della persona 15 .<br />

6. L’evangelizzazione è l’annuncio del Vangelo e la testimonianza<br />

che la Chiesa rende ad esso attraverso tutto quello che essa è, fa e dice.<br />

In una parola, l’agire della Chiesa è finalizzato ad annunciare e testimoniare<br />

il Vangelo del Regno. Evangelizzare è pertanto attivare un processo<br />

mediante il quale la Chiesa, mossa dallo Spirito, annuncia e diffonde<br />

il Vangelo in tutto il mondo.<br />

Spinta dalla carità e condividendo le gioie, le speranze e le fatiche<br />

degli uomini, la Chiesa:«- impregna e trasforma tutto l’ordine temporale,<br />

assumendo e rinnovando le culture; - dà testimonianza tra i popoli<br />

del nuovo modo di essere e di vivere proprio che caratterizza i cristiani;<br />

- proclama esplicitamente il Vangelo, mediante il “primo annuncio”,<br />

chiamando alla conversione; - inizia alla fede e alla vita cristiana,<br />

mediante la “catechesi” e i “sacramenti di iniziazione”, coloro che si<br />

convertono a Gesù Cristo, o quelli che riprendono il cammino della<br />

sua sequela, incorporando gli uni e riconducendo gli altri alla comunità<br />

cristiana; - alimenta costantemente il dono della comunione nei fedeli<br />

mediante l’educazione permanente della fede (omelia, altre forme del<br />

ministero della Parola), i sacramenti e l’esercizio della carità; - suscita<br />

continuamente la missione, inviando i discepoli del Signore ad annunciare<br />

il Vangelo, con parole e opere, in tutto il mondo» 16 .<br />

7. La chiamata di Gesù: «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,<br />

15) continua a risuonare anche oggi. La fede cristiana è, innanzi tutto,<br />

incontro personale con Gesù Cristo, adesione piena e sincera alla sua<br />

15 Cf. Concilio Ecumenico Vaticano II, Decr. Ad gentes, 6; cf. anche Paolo VI,<br />

Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 24.<br />

16 Congregazione per il Clero, Direttorio Generale per la Catechesi (15 agosto<br />

1997), 48; cf. anche Segretariato per i non cristiani, L’atteggiamento della<br />

Chiesa di fronte ai seguaci di altre religioni. Riflessioni e orientamenti su dialogo e<br />

missione (4 settembre 1984) , 13-14; Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso<br />

- Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, Istruz. Dialogo<br />

e annuncio. Riflessioni e orientamenti sull’annuncio del vangelo e il dialogo interreligioso<br />

(19 maggio 1991), 8-10.


persona e decisione di <strong>camminare</strong> alla sua sequela come discepoli. Da<br />

ciò scaturisce l’impegno permanente di pensare come lui, di giudicare<br />

come lui e di vivere come egli è vissuto. In tal modo il credente si inserisce<br />

nella comunità dei discepoli e professa la fede della Chiesa 17 .<br />

La decisione per la conversione è un mistero che si consuma nel segreto<br />

rapporto tra l’amore gratuito di Dio e la libertà dell’uomo. Restano<br />

perciò in qualche modo insondabili le ragioni che spingono le persone<br />

verso una nuova adesione alla fede cristiana, né possono essere pienamente<br />

valutate. Una ricerca religiosa è già apertura a Dio e disponibilità<br />

ad accogliere la sua rivelazione piena in Cristo, perché lo Spirito soffia<br />

dove e come vuole (cf. Gv 3, 8). La stessa fiduciosa richiesta di credere<br />

da parte dei pagani viene indicata da Gesù come fede, addirittura come<br />

“fede esemplare” (cf. Mt 8, 5-13; 15, 21-28 par.).<br />

Dentro la storia di ciascuno<br />

8. Le domande religiose di un adulto solitamente si accompagnano<br />

a una ricerca libera, che non deve essere condizionata dalla fretta di<br />

essere ammessi alla celebrazione di un sacramento. Il più <strong>delle</strong> volte un<br />

adulto, che intraprende un cammino di ricerca religiosa o di attenzione<br />

alla Chiesa, non si propone subito di diventare un praticante impegnato.<br />

È importante perciò considerare la storia di ciascuno, favorendo un<br />

libero confronto. Il felice esito di un accompagnamento nel cammino<br />

di fede, infatti, non si misura dal numero <strong>delle</strong> persone che immediatamente<br />

si “reintegrano” nella Chiesa.<br />

Nella vita quotidiana, nel contatto giornaliero, nei luoghi di lavoro e<br />

di vita sociale si creano molte occasioni di testimonianza e di comunicazione<br />

del Vangelo. Ma non è sempre facile, per chi pur battezzato vive<br />

al di fuori di una esperienza cristiana autentica, cogliere con precisione i<br />

segni del risveglio della fede e il momento in cui si è pronti ad accogliere<br />

il Vangelo e a viverlo.<br />

Le domande religiose, in vario modo rivolte alla comunità ecclesiale,<br />

vanno accolte, anche quando necessitano di verifica e di purificazione.<br />

Esorta l’apostolo Paolo: «Accogliete tra voi chi è debole nella fede, sen-<br />

17 Cf. Conferenza Episcopale Italiana, Il rinnovamento della catechesi (2 feb-<br />

braio 1970), 38.


za discuterne le esitazioni» (Rm 14, 1). A volte sono domande vaghe;<br />

talora chiedono ciò che la comunità non può dare; non poche volte si<br />

fermano alla superficie <strong>delle</strong> cose. Ma colui che chiede, proprio perché<br />

adulto, deve essere aiutato a capire che nella sua domanda è implicito<br />

l’interrogativo: «Che cosa debbo fare?» (cf. At 2, 37). In ogni caso, viene<br />

però il momento in cui la proposta cristiana di confessare che Gesù è<br />

il Signore va formulata in modo chiaro ed esplicito. È proprio questa la<br />

missione che compete alla Chiesa e a ogni cristiano.<br />

9. Nella nostra società, che si configura come multietnica e multireligiosa,<br />

i cristiani, nel rispetto di ciascuna tradizione religiosa e di ogni<br />

convinzione personale, ancorati alla propria identità e rivendicando con<br />

coraggio la propria fedeltà al Vangelo di Gesù Cristo morto e risorto,<br />

sono chiamati a dare una chiara testimonianza di vita evangelica, senza<br />

condizionamenti o compromessi. Occorre peraltro tenere presente che<br />

i cristiani hanno il dovere di offrire a coloro che vivono momenti impegnativi<br />

o situazioni molto sofferte della loro vita la certezza di essere<br />

amati e salvati dal Padre nel Signore Gesù. È pertanto urgente ravvivare<br />

la fede ridotta a tradizioni, a consuetudine esteriore e individualista,<br />

per trasformarla in scelta personale, libera e convinta, autenticamente<br />

comunitaria.<br />

Le situazioni in cui può nascere una domanda di fede<br />

10. Ogni percorso di vita e di fede costituisce una storia personale<br />

unica e irripetibile.<br />

Alcuni battezzati, che hanno avviato una ricerca di senso della vita al<br />

di fuori del cristianesimo, magari in altre religioni o esperienze religiose,<br />

desiderano verificare se nella religione che fu per loro familiare, c’è<br />

la risposta che hanno cercato altrove.<br />

Altri, a seguito di sollecitazioni provenienti da avvenimenti apparentemente<br />

casuali, in ogni caso non programmati, come una celebrazione<br />

liturgica che ha riportato ricordi lontani, la lettura di un libro, una conversazione,<br />

si trovano a risvegliare interrogativi da lungo tempo sopiti<br />

e avvertono il bisogno di dare ad essi una risposta compiuta.<br />

Anche le esperienze di volontariato possono provocare un ripensamento<br />

intorno ai valori posti a fondamento della propria esistenza e, in<br />

alcuni casi, possono condurre a una scelta di impegno cristiano. Proprio


dalla vicinanza e dalla solidarietà verso i poveri e verso gli ultimi e<br />

dalla dedizione allo sviluppo integrale <strong>delle</strong> persone, può nascere l’intendimento<br />

di dedicare la propria vita a Cristo nel servizio della carità.<br />

11. Nell’età giovanile ricorrono momenti che possono diventare snodi<br />

esistenziali significativi per una nuova visione della vita: la ricerca di<br />

un lavoro, nel quadro di incertezza circa il proprio futuro, può aiutare a<br />

elaborare decisioni mature; l’avvio della vita affettiva e la prospettiva<br />

di costruire una famiglia aprono verso una nuova progettualità e verso<br />

una visione più impegnativa dell’esistenza e consentono di scoprire il<br />

disegno di Dio sull’amore e sulla propria vocazione a servizio degli<br />

altri; l’esperienza traumatica della solitudine, della sofferenza e della<br />

morte provoca domande di senso e determina crisi, che talora approdano<br />

verso l’acquisizione di valori durevoli e verso scelte di vita particolarmente<br />

impegnative.<br />

12. La domanda del Battesimo di un figlio, così come la celebrazione<br />

della Confermazione o della prima Comunione, possono interpellare in<br />

modo serio e decisivo la coscienza, anche se non di rado la richiesta è<br />

determinata da motivi di carattere familiare, o di convenienza sociale.<br />

In ogni caso tali eventi possono aprire interrogativi sul senso del sacramento<br />

e far riflettere sull’autenticità della motivazione che ha originato<br />

la richiesta.<br />

La decisione di celebrare il sacramento del Matrimonio, spesso collegata<br />

alla domanda di ricevere il sacramento della Confermazione, offre<br />

l’opportunità di scoprire e di approfondire lo spessore del progetto<br />

di vita coniugale e familiare che scaturisce dalla fede e di trasformare il<br />

cammino verso le nozze in un vero e proprio percorso di fede.<br />

13. La vicinanza e il sostegno di un credente possono risultare determinanti<br />

nel ridefinire le proprie ragioni di vita e la propria speranza<br />

in taluni passaggi esistenziali problematici: una malattia personale o di<br />

un familiare, difficoltà a livello professionale, una crisi coniugale, un<br />

improvviso trasferimento che muta radicalmente la vita e le relazioni<br />

e può sfociare in una dura esperienza di solitudine, momenti di fatica<br />

esistenziale, la morte di una persona cara.<br />

In tali circostanze la persona può sperimentare crisi senza sbocchi,<br />

ma può anche trovare una apertura verso Qualcuno che ci ama e ha a


cuore la nostra vita. Uscire dal chiuso di se stessi, non lasciarsi morire<br />

dentro, spostare l’attenzione verso l’Assoluto che sta “oltre” la mia persona:<br />

sono traguardi possibili che trasformano molte ricerche di senso<br />

in ricerca di Dio.<br />

14. Cristiani di altre confessioni, attraverso l’incontro con comunità<br />

cattoliche vive o con fedeli seriamente impegnati, possono essere condotti<br />

verso l’adesione alla Chiesa cattolica e a intraprendere l’itinerario<br />

di completamento dell’iniziazione cristiana o di accoglienza nella piena<br />

comunione della Chiesa.<br />

Né si devono dimenticare quei cattolici che, avendo aderito a qualche<br />

setta religiosa, chiedono successivamente di ritornare nella Chiesa<br />

cattolica, aprendosi così a una riscoperta della vita cristiana da attuare<br />

attraverso un vero e proprio itinerario di fede e non semplicemente con<br />

la riammissione ai sacramenti.<br />

Le domande che provocano la comunità cristiana<br />

15. Le situazioni richiamate e altre possibili, oltre alle tante domande<br />

di senso formulate da molti giovani e adulti, pongono la comunità cristiana<br />

di fronte alla responsabilità della propria missione evangelizzatrice.<br />

La religiosità di molti uomini e donne del nostro tempo è simile alla<br />

religiosità descritta dall’apostolo Paolo nel discorso agli ateniesi (cf. At<br />

17, 16-34): si dicono religiosi, ma non conoscono la vera identità cristiana<br />

e soprattutto non vivono in modo coerente con tale identità. Il termine<br />

“cristiano” può allora diventare sinonimo di “brava persona”, ma senza<br />

alcun riferimento a Gesù Cristo e alla Chiesa. È urgente pertanto ridare<br />

un contenuto specifico al nome “cristiano” della persona battezzata. Il<br />

Battesimo, infatti, è sigillo della fede in Gesù Cristo; è inserimento nella<br />

sua morte e risurrezione per vivere da discepoli; è porta d’ingresso nella<br />

Chiesa cattolica.<br />

«Cristiani non si nasce, ma si diventa» 18 , attraverso un processo di<br />

conversione. Si nasce e si può vivere come uomini e donne religiosi; cristiani<br />

si diventa rispondendo a una chiamata della Parola di Dio, maturando<br />

uno stile di vita evangelico, acquisendo «gli stessi sentimenti che<br />

18 Tertulliano, Apologeticum, 18, 4.


100<br />

furono in Cristo Gesù» (Fil 2, 5), orientando la vita al Padre, per mezzo<br />

di Cristo, nella grazia dello Spirito Santo. La conversione cristiana, in<br />

una parola, conduce a un’adesione libera ed esplicita a Cristo e alla sua<br />

Chiesa.<br />

16. L’odierno contesto di scristianizzazione esige che la celebrazione<br />

dei sacramenti sia accompagnata da un’intensa attività di evangelizzazione,<br />

affinché i cristiani siano in grado di «comprendere a quale<br />

speranza [Dio, il Padre della gloria, li] ha chiamati, quale tesoro di gloria<br />

racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza<br />

della sua potenza verso di noi credenti secondo l’efficacia della sua<br />

forza che egli manifestò in Cristo» (Ef 1, 18-19). La Chiesa fa perciò<br />

propria la consapevolezza espressa dall’apostolo Paolo: «Non è per me<br />

un vanto predicare il Vangelo; è un dovere per me: guai a me se non<br />

predicassi il Vangelo!» (1Cor 9, 16).<br />

Non si tratta di respingere o negare i sacramenti a qualcuno, ma di<br />

offrire a tutti la possibilità di crescere in una «fede adulta, “pensata”» 19 ,<br />

capace di motivare e sostenere scelte di vita coerenti e di suscitare la<br />

disponibilità a ricevere la ricchezza di grazia che scaturisce dai misteri<br />

del Signore. Nel rispetto della dignità della persona, occorre aiutare<br />

ogni uomo e ogni donna a prendere coscienza della propria identità, a<br />

fare alla luce del Vangelo verità su di sé, ad attrezzarsi per effettuare<br />

scelte mature e responsabili. I sacramenti, infatti, non ci appartengono<br />

e non possiamo fraintenderne il significato, piegandoli alle esigenze<br />

pastorali. Essi sono avvenimenti di salvezza nei quali siamo chiamati a<br />

riconoscere il Signore Gesù e che dobbiamo accogliere con fede e con<br />

amore.<br />

17. Diventare capaci di accoglienza verso gli uomini e le donne di<br />

oggi; realizzare luoghi di fraternità sincera, nei quali si coltivi rispetto<br />

per le scelte di ciascuno; preparare gradualmente alla celebrazione di<br />

un sacramento, per assumere un impegno morale coerente: è questa la<br />

prospettiva dei percorsi predisposti per chi è chiamato a risvegliare la<br />

propria fede. Le parrocchie e le unità pastorali, che aprono spazi di<br />

19 Conferenza Episcopale Italiana, Comunicare il Vangelo in un mondo che cam-<br />

bia, 50.


dialogo e di ricerca in un contesto di fraternità e di speranza, offrono la<br />

possibilità di illuminare di senso cristiano ogni dimensione della vita,<br />

del dolore e della morte. Le nostre comunità, quando vivono con coerenza<br />

la missione “iniziando” alla vita cristiana, diventano luoghi in<br />

cui le persone compiono un cammino graduale di ricerca nella libertà e<br />

nella verità.<br />

18. Come riconoscere l’autenticità di una domanda di fede? Essa è<br />

autentica quando non nasce unicamente dal desiderio di essere reintegrati<br />

nella Chiesa, ma dalla volontà di riscoprire il messaggio cristiano,<br />

in particolare la persona di Gesù, e di partecipare a un cammino di comunione<br />

con gli altri.<br />

In risposta a tale domanda la Chiesa è chiamata a offrire una proposta<br />

adeguata, che permetta alle persone di incontrare il Signore non singolarmente<br />

ma in fraternità. Infatti la disponibilità a un cammino comunitario<br />

è segno e testimonianza di una vera ricerca di fede nella piena apertura<br />

al disegno di Dio, che volle «santificare e salvare gli uomini non individualmente<br />

e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un<br />

popolo, che lo riconoscesse nella verità e santamente lo servisse» 20 .<br />

Capitolo Secondo<br />

L’ANNuNCIO<br />

Il Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio<br />

19. Gesù, inviato di Dio, da sempre presso di Lui come Figlio unigenito,<br />

si è fatto uomo per manifestare l’infinito e irrevocabile amore<br />

del Padre ed è venuto ad abitare in mezzo a noi: «ha lavorato con mani<br />

d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha<br />

amato con cuore d’uomo» 21 . Generato dal Padre prima di tutti i secoli, è<br />

nato da Maria Vergine per opera di Spirito Santo. Dopo aver trascorso<br />

una vita ordinaria a Nazareth fino all’età di trent’anni circa, ha iniziato<br />

la sua opera messianica con il battesimo presso il Giordano, quando il<br />

20 Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 9.<br />

21 Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 22.<br />

101


102<br />

Padre lo ha consacrato con il suo Spirito Santo e lo ha «elevato agli occhi<br />

di Israele come Messia», perché «Figlio del divino compiacimento» 22 .<br />

Ricevuto il battesimo da Giovanni, Gesù è condotto dallo Spirito nel<br />

deserto per affrontare un’aspra lotta contro satana, dalla quale esce vincitore.<br />

Da allora egli comincia a percorrere le strade della Galilea per annunciare<br />

la venuta del regno di Dio nella storia degli uomini: «Il tempo<br />

è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo»<br />

(Mc 1, 14-15). Questo “vangelo di Dio” – la notizia più sorprendente che<br />

mai sia stata proclamata sulla terra – è il “primo annuncio”, o chèrigma,<br />

di Gesù e contiene due messaggi fondamentali. Il primo riguarda Dio,<br />

che per puro amore gratuito fa maturare il tempo fino alla sua pienezza<br />

(“il tempo è compiuto”) e viene a instaurare il suo regno di giustizia e di<br />

pace, per i piccoli e i poveri, per i sofferenti e gli esclusi (“il regno di Dio<br />

è vicino”). Il secondo messaggio riguarda la risposta umana e si esprime<br />

in due appelli: innanzi tutto occorre “convertirsi”, cioè cambiare mentalità<br />

e trasformare la propria condotta di vita; inoltre è indispensabile<br />

“credere”, cioè fidarsi e affidarsi a questa bella notizia (“vangelo”). Al<br />

centro del chèrigma di Gesù non c’è il comportamento dell’uomo, ma<br />

Dio e la sua regalità. La conversione dell’uomo non è quindi la condizione<br />

della sovrana e benevola vicinanza di Dio, ma la conseguenza.<br />

20. Gesù ha portato a compimento l’opera di evangelizzazione, «beneficando<br />

e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo»<br />

(At 10, 38), prigionieri del male. «Mai egli si chiuse alle necessità<br />

e alle sofferenze dei fratelli» 23 . Ma la delusione crescente <strong>delle</strong> folle,<br />

che continuavano a nutrire grandiosi sogni di riscatto nazionale e attese<br />

ostinate di benessere materiale, la dura avversione di alcuni farisei e<br />

maestri della Legge che non sopportavano la sua critica severa nei confronti<br />

del formalismo religioso, l’insanabile contrasto con i sadducei e<br />

i capi del popolo allarmati per la sua contestazione del tempio e per la<br />

notevole popolarità che lo faceva apparire agli occupanti romani come<br />

un agitatore pericoloso, soprattutto la sua “scandalosa” rivendicazione<br />

di un’autorità pari a quella di Dio, tutti questi fattori presero corpo in un<br />

22 Giovanni Paolo II, Lett. enc. Dominum et vivificantem (18 maggio 1986), 19.<br />

23 Messale Romano, Prefazio della Preghiera eucaristica V/C.


complotto che ben presto lo avrebbe portato alla condanna da parte del<br />

sinedrio di Gerusalemme.<br />

Nonostante si fosse reso conto fin dalle prime avvisaglie del rischio<br />

mortale che correva, Gesù è rimasto fedele alla missione ricevuta: l’intima<br />

relazione con il Padre lo ha spinto ad amare tutti, «sino alla fine» (Gv<br />

13, 1) e a consegnarsi volontariamente alla morte di croce per i nostri<br />

peccati. Così ha sigillato nel suo sangue di vittima innocente la nuova ed<br />

eterna alleanza tra Dio e tutta l’umanità. Per questo il Padre lo ha risuscitato<br />

da morte e lo ha «costituito Signore e Cristo» (At 2, 36).<br />

Prima di salire al cielo, Gesù ha ordinato ai suoi discepoli di andare in<br />

tutto il mondo a «predicare il vangelo a ogni creatura» (Mc 16, 15). Inizia<br />

con il dono dello Spirito Santo la missione della Chiesa: i discepoli del<br />

Signore – leggiamo nella conclusione del Vangelo di Marco – «partirono<br />

e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava <strong>insieme</strong> con loro e<br />

confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano» (Mc 16, 20).<br />

La glorificazione di Gesù non segna un arresto o un inesorabile declino<br />

della sua attività missionaria, ma ne registra piuttosto la dilatazione e<br />

l’inizio di un inarrestabile sviluppo: se durante la sua vita pubblica Gesù<br />

ha agito nella sua terra, ora con lo Spirito della Pentecoste opera nella<br />

Chiesa, e attraverso di essa raggiunge con la sua grazia gli uomini di tutti<br />

i luoghi e di tutti i tempi. Il vangelo del regno di Dio da lui predicato diventa<br />

ormai il «vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio» (Mc 1, 1): il regno<br />

dei cieli è esplicitamente e definitivamente impersonato in lui. Si passa<br />

così dal vangelo di Gesù al vangelo della Chiesa su Gesù.<br />

Il primo annuncio<br />

21. Gli inizi dell’attività evangelizzatrice della Chiesa sono raccontati<br />

dal secondo libro di Luca, gli Atti degli Apostoli. Il giorno di Pentecoste<br />

Pietro rivolge ai giudei e a quanti si trovano a Gerusalemme un lungo<br />

discorso che conclude con un messaggio solenne e sintetico: «quel Gesù<br />

che voi avete crocifisso, Dio lo ha costituito Signore e Cristo» (At 2,<br />

36). Questo discorso, come anche gli altri che si incontrano nel libro<br />

degli Atti (cf. At 3, 12-26; 4, 9-12; 5, 29-32; 10, 34-43; 13, 16-41), sono<br />

strutturati attorno a tre elementi ricorrenti: una breve rievocazione degli<br />

avvenimenti riguardanti Gesù, soprattutto la sua risurrezione; una interpretazione<br />

di questo evento alla luce <strong>delle</strong> Scritture; un appello alla<br />

conversione e alla fede.<br />

103


104<br />

Oltre a queste testimonianze di predicazione, nel Nuovo Testamento<br />

troviamo anche vari brani in cui il chèrigma, nucleo essenziale della<br />

fede cristiana, viene professato o cantato. Uno dei più antichi esemplari<br />

di professione di fede è riportato da Paolo nella sua Prima Lettera ai Corinzi.<br />

L’apostolo, che scrive verso l’anno 56 d.C., ricorda quello che egli<br />

stesso ha «trasmesso» al tempo della fondazione della comunità, verso<br />

l’anno 51, cioè il messaggio-base o contenuto essenziale dell’annuncio,<br />

da lui «ricevuto» probabilmente dopo la sua “illuminazione” sulla strada<br />

di Damasco verso l’anno 36: «Cristo morì per i nostri peccati secondo<br />

le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture»<br />

(1Cor 15, 3-5). Un modello di “fede cantata” lo si può riscontrare<br />

nell’inno riportato da Paolo nella Lettera ai Filippesi (Fil 2, 6-11), in cui<br />

si proclama la condizione divina di Gesù Cristo (la “pre-esistenza”) il<br />

dramma della sua umiliazione fino alla morte di croce (la “pro-esistenza”)<br />

e l’esaltazione fino alla gloria di Signore.<br />

22. Sia quando il messaggio cristiano viene annunciato ai non credenti<br />

(chèrigma), sia quando viene celebrato all’interno <strong>delle</strong> comunità<br />

(professione di fede, inni), il centro è sempre lo stesso: Dio ha risuscitato<br />

e glorificato Gesù, che gli uomini avevano crocifisso. Questa stessa fede<br />

viene proclamata anche attraverso il genere letterario dei racconti, come<br />

nei vangeli della risurrezione: in Mc 16, 1-8 (la tomba vuota); in Mt 28,<br />

16-20 (il Cristo glorioso adorato); in Lc 24, 36-53 e in Gv 21, 1-13 (il<br />

Risorto riconosciuto).<br />

Da questi testi si ricava la formula primordiale che esprime la fede<br />

cristiana: si tratta di una sola parola che, nella lingua greca del Nuovo<br />

Testamento, suona eghèrthe, e significa: “è risorto”. In questa semplicissima<br />

parola si concentra l’essenziale della «notizia di salvezza» che<br />

gli apostoli andranno a proclamare «sino ai confini del mondo» (Rm 10,<br />

18): Gesù di Nazareth, uomo notoriamente morto come crocifisso, è risorto.<br />

Questa formula è stata progressivamente arricchita da alcune specificazioni,<br />

che ne esplicitano il significato, come: «è risorto dai morti«<br />

(Mt 28, 7); «è risorto come aveva detto» (Mt 28, 6); «è risorto per la<br />

nostra giustificazione» (Rm 4, 25).<br />

Se il messaggio pasquale si riassume nella notizia di un “fatto”, quel<br />

fatto riguarda una “persona”, Gesù di Nazareth. Perciò, per riassumere<br />

tutto l’insegnamento impartito da Filippo al ministro della regina Candace,<br />

il terzo evangelista si può limitare a una formula molto sintetica:


«gli evangelizzò Gesù» (At 8, 35). Pertanto, oltre a formule narrative in<br />

cui viene annunciato l’evento pasquale («è risorto», «è apparso», «è stato<br />

esaltato» o «glorificato»), troviamo nel NT anche formule assertive:<br />

«Gesù è il Signore» (Rm 10, 9; Fil 2, 11), «Gesù è il Cristo» (At 5, 42; 18,<br />

5; Gv 20, 31); Gesù è «il Figlio di Dio» (Mt 16, 16; Gv 20, 31).<br />

La rivelazione di Dio non si limita all’evento di Pasqua ma, attraverso<br />

lo svelamento del mistero personale di Gesù, conduce alla rivelazione<br />

più sorprendente, quella del mistero di Dio nella sua più intima identità:<br />

l’unico, vero Dio, lo stesso che si è rivelato a Mosè, è comunione d’amore<br />

di tre Persone uguali, distinte, unite: Padre, Figlio e Spirito Santo.<br />

In sintesi, «l’annuncio ha per oggetto il Cristo crocifisso, morto e risorto:<br />

in lui si compie la piena e autentica liberazione dal male, dal peccato<br />

e dalla morte; in lui Dio dona la “vita nuova”, divina ed eterna. È<br />

questa la “buona novella”, che cambia l’uomo e la storia dell’umanità e<br />

che tutti i popoli hanno il diritto di conoscere. Tale annuncio va fatto nel<br />

contesto della vita dell’uomo e dei popoli che lo ricevono. La salvezza e<br />

la liberazione, che Cristo ha portato, riguardano l’intera vita dell’uomo<br />

nel tempo e nell’eternità, cominciando qui e già ora e trasformando la<br />

vita <strong>delle</strong> persone e <strong>delle</strong> comunità con lo spirito evangelico» 24 .<br />

Il processo dell’evangelizzazione<br />

23. L’evangelizzazione è la missione permanente della Chiesa: è la<br />

sua grazia e, prima di esserne l’attività specifica, ne costituisce la più<br />

vera e intima identità. La Chiesa pertanto non solo fa, ma è l’evangelizzazione:<br />

se per assurdo la Chiesa smettesse di evangelizzare, cesserebbe<br />

all’istante di essere la memoria e l’attesa di Gesù Cristo, cioè<br />

cesserebbe all’istante di essere Chiesa. L’evangelizzazione è il servizio<br />

che la Chiesa deve al mondo perché si salvi per mezzo della fede in<br />

Cristo, unico Signore di tutti.<br />

In senso specifico «l’evangelizzazione propriamente detta è il primo<br />

annuncio della salvezza a chi, per ragioni varie, non ne è a conoscenza<br />

o ancora non crede», affermava il Documento Base della catechesi italiana,<br />

con una precisazione: questa azione della Chiesa volta a suscitare<br />

la fede, è necessaria e insostituibile anche per «ridestarla in coloro nei<br />

24 Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio (7 dicembre 1990), 44.<br />

10


10<br />

quali è spenta, rinvigorirla in coloro che vivono nell’indifferenza, farla<br />

scoprire con impegno personale alle nuove generazioni e continuamente<br />

rinnovarla in quelli che la professano senza sufficiente convinzione o la<br />

espongono a grave pericolo» 25 . Inoltre, nel ribadire che l’evangelizzazione<br />

è necessaria anche nei confronti dei «cristiani ferventi», si esplicita<br />

il senso del “primo annuncio” come «l’annuncio <strong>delle</strong> verità e dei fatti<br />

fondamentali della salvezza», per «conoscerne il senso radicale, che è la<br />

“lieta novella” dell’amore di Dio» 26 .<br />

Questo primo annuncio è chiamato dallo stesso documento anche<br />

«annuncio fondamentale», ed è distinto dalla catechesi che è «esplicazione<br />

sempre più sistematica della prima evangelizzazione, educazione<br />

di coloro che si dispongono a ricevere il Battesimo o a ratificarne gli<br />

impegni, iniziazione alla vita della chiesa e alla concreta testimonianza<br />

della carità» 27 . Se quindi l’obiettivo specifico dell’evangelizzazione<br />

è la nascita o la rinascita della fede, lo scopo proprio della catechesi è<br />

lo sviluppo o maturazione della fede «attraverso la presentazione sempre<br />

più completa di ciò che Cristo ha detto, ha fatto e ha comandato di<br />

fare» 28 .<br />

L’evangelizzazione deve essere preceduta da un’attenta e delicata<br />

opera di dialogo e di ascolto, allo scopo «di suscitare la ricerca della verità<br />

o di raccogliere la domanda di chi è in ricerca, per aiutare la persona<br />

nel discernimento di che cosa cerca» 29 . Infatti lo Spirito Santo opera<br />

segretamente nel cuore degli uomini, spesso attraverso una salutare inquietudine<br />

e sempre risvegliando un’attesa, anche se inconsapevole, di<br />

conoscere la verità su Dio, sull’uomo, sulla via che porta alla salvezza.<br />

In Gesù di Nazareth morto e risuscitato scopriamo che gli uomini<br />

«sono amati e salvati da Dio» 30 . «“In Gesù Cristo... la salvezza è offerta<br />

a ogni uomo, come dono di grazia e di misericordia di Dio stesso”<br />

(Evangelii nuntiandi, 27). Tutte le forme dell’attività missionaria ten-<br />

25 Conferenza Episcopale Italiana, Il rinnovamento della catechesi, 25.<br />

26 Ibid.<br />

27 Ibid., 30.<br />

28 Ibid.; cf. Giovanni Paolo II, Esort. ap. Catechesi tradendae (16 ottobre 1979), 19;<br />

Congregazione per il Clero, Direttorio Generale per la Catechesi, 48; 61.<br />

29 Consiglio Episcopale Permanente, L’iniziazione cristiana. 1. Orientamenti per<br />

il catecumenato degli adulti (30 marzo 1997), 42.<br />

30 Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 44.


dono verso la proclamazione che rivela e introduce nel mistero nascosto<br />

nei secoli e svelato in Cristo (cf. Ef 1, 3-9; Col 1, 25-29)» 31 .<br />

L’annuncio che Dio ha risuscitato Gesù dai morti è sorgente di speranza<br />

e di libertà per ogni uomo. Ci viene rivelato, infatti, non solo che<br />

Dio esiste ma che agisce all’interno della storia umana; anzi, molto<br />

concretamente, che ha agito in Gesù sciogliendolo dai lacci della morte<br />

e facendolo partecipe della sua vita e del suo potere divino. In questo<br />

modo comprendiamo che Dio è per noi, sta dalla nostra parte nella lotta<br />

contro il male e che, in questa lotta, abbiamo la speranza concreta della<br />

vittoria. Se infatti, in quanto persone umane, dovremo pagare necessariamente<br />

un prezzo alla debolezza della nostra natura; se dovremo<br />

inevitabilmente conoscere la vecchiaia, la malattia e la morte, la risurrezione<br />

di Gesù ci annuncia che c’è una via aperta per l’uomo, una via<br />

che sfocia non nel nulla ma nella vita.<br />

È la via di Gesù; la via che è Gesù. Egli è passato da questo mondo<br />

al Padre amando fino alla fine i suoi che erano nel mondo; obbedendo<br />

senza riserve al Padre, ha condotto alla perfezione divina la sua natura<br />

umana. Ora, la via di Gesù si apre per noi perché anche la gloria di Gesù<br />

si affacci all’orizzonte del nostro cammino nel mondo: «Ritornerò e vi<br />

prenderò con me perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove<br />

io vado voi conoscete la via… Io sono la via…» (Gv 14, 3-4.6). Di<br />

questa speranza i credenti sono debitori nei confronti di tutti gli uomini.<br />

Si tratta, infatti, di una speranza che ci è data ma che non ci appartiene;<br />

e come l’abbiamo ricevuta senza nostro merito, così siamo chiamati a<br />

condividerla con gioiosa gratuità.<br />

La fede, risposta all’annuncio<br />

24. La fede «dipende dalla predicazione» (Rm 10, 17). Generata dall’annuncio,<br />

è risposta fiduciosa a una Parola che promette, interpella,<br />

dona solidarietà, liberazione, gioia e realizzazione piena di vita; una<br />

Parola che dimostra nella storia la propria affidabilità. L’annuncio non<br />

suscita una generica credenza nell’esistenza di Dio o una adesione a<br />

una religiosità vaga, che può degenerare in una pratica puramente esteriore<br />

e persino nella superstizione.<br />

31 Ibid.<br />

10


10<br />

Nella Bibbia Dio si rivela e si dona in una storia intessuta di parole<br />

e avvenimenti e l’uomo lo accoglie liberamente impegnando tutto se<br />

stesso, intelligenza, volontà e cuore, affidando a lui il proprio futuro,<br />

assentendo alla verità da lui comunicata. La fede suscitata dall’annuncio<br />

è una condizione esistenziale che libera dalla solitudine e dall’angoscia<br />

e dispone ad accettare se stessi e ad amare gli altri. È una attitudine che<br />

permette di affrontare la vita affidandosi costantemente e con fiducia<br />

alla parola di Dio, colta come parola d’amore, che invita a “<strong>camminare</strong><br />

alla presenza del Signore” (cf. Gen 17, 1). È un rapporto vitale che cresce<br />

per tutta la vita, nutrito dalla Parola.<br />

Il cammino dell’iniziazione cristiana, paradigma per la vita cristiana<br />

25. L’annuncio è il primo atto compiuto esplicitamente dalla Chiesa<br />

per rendere possibile la fede. Esso comporta poi uno sviluppo particolare<br />

nel cammino di iniziazione cristiana. L’annuncio genera la fede<br />

cristiana, anche se non é sufficiente a portarla a maturazione: coloro che<br />

sono giunti alla fede hanno bisogno di «condurre a maturità la loro conversione<br />

e la loro fede» 32 .<br />

Quanti, mossi dalla grazia, decidono di seguire Gesù, sono «introdotti<br />

nella vita della fede, della liturgia e della carità del Popolo di Dio» 33 .<br />

La Chiesa realizza questo per mezzo della catechesi e dei sacramenti<br />

dell’iniziazione, da ricevere o già ricevuti.<br />

In un contesto di “nuova evangelizzazione” non si può prescindere da<br />

una esperienza ecclesiale di accompagnamento e di tirocinio cristiano,<br />

analoga al catecumenato, per portare alla piena maturità cristiana chi ha<br />

aderito alla buona notizia.<br />

Le nostre comunità ecclesiali, in particolare le parrocchie, nella prospettiva<br />

dell’evangelizzazione debbono riproporre il nesso inscindibile<br />

fra annuncio evangelico ed edificazione della Chiesa, divenendo luogo<br />

visibile e segno sacramentale, in cui l’annuncio è dato gratuitamente e<br />

liberamente accolto 34 .<br />

32 Catechismo della Chiesa Cattolica, 1248.<br />

33 Concilio Ecumenico Vaticano II, Decr. Ad gentes, 14.<br />

34 Cf. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 44.


26. Il Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti propone un itinerario,<br />

che mette in evidenza come l’appartenenza a Cristo e alla Chiesa<br />

realizzata dal Battesimo non possa mai essere annullata o perduta completamente,<br />

anche se il battezzato non viene educato nella fede o non vive<br />

in conformità agli impegni che ne derivano, o rinunzia esplicitamente<br />

alla fede 35 . Tale proposta possiede una valenza pastorale di grande rilievo<br />

nella missione di evangelizzazione, non solo per accompagnare quegli<br />

adulti che non hanno completato l’iniziazione cristiana, ma anche per<br />

accogliere coloro che si sono allontanati dalla fede e che ora chiedono di<br />

tornare a farne viva esperienza. In questa proposta viene sollecitato l’avvio,<br />

o la ripresa, di un autentico cammino di fede, di ricerca e di maturazione,<br />

in una dimensione di responsabilità personale; infatti è solo nella<br />

libertà e nell’impegno di ciascuno che si accoglie il mistero di Cristo e si<br />

testimonia agli altri la forza di cambiamento portata dal Vangelo.<br />

27. A motivo della grande diversificazione <strong>delle</strong> situazioni in cui<br />

oggi vivono coloro che si mettono alla ricerca di Cristo, all’interno dell’unico<br />

percorso si possono ipotizzare diversi itinerari. L’itinerario non<br />

costituisce peraltro un modello rigido programma, ma esige il rispetto<br />

del cammino personale, in ascolto <strong>delle</strong> domande e <strong>delle</strong> attese, non di<br />

rado inespresse ma non per questo meno vive, della persona.<br />

Il processo di fede e di conversione comprende diversi momenti significativi,<br />

che costituiscono elementi imprescindibili dei diversi itinerari 36 :<br />

a) L’interesse per il Vangelo. Dall’incontro con l’annuncio nasce nel<br />

cuore il desiderio di conoscere il Dio di Gesù Cristo. Questo primo movimento<br />

dello spirito umano verso la fede, come inclinazione a credere e<br />

come “ricerca religiosa”, è già frutto della grazia.<br />

b) La conversione. Perché il primo interesse per il Vangelo possa trasformarsi<br />

in opzione fondamentale di vita, occorre un tempo di crescita.<br />

La decisione per la fede dev’essere valutata e maturata in un processo di<br />

conversione. Suscitata dallo Spirito Santo e dall’annuncio del chèrigma,<br />

questa opzione fonda tutta la vita cristiana del discepolo del Signore.<br />

c) La professione di fede. L’iniziale adesione alla persona e alla rivelazione<br />

di Gesù Cristo genera nei credenti il desiderio di conoscerlo<br />

35 Cf. Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti, cap. IV.<br />

36 Cf. Congregazione per il Clero, Direttorio Generale per la Catechesi, 56.<br />

10


110<br />

più profondamente e di identificarsi con Lui. Mediante la catechesi essi<br />

vengono iniziati alla conoscenza della fede e all’apprendistato della vita<br />

cristiana, favorendo un cammino spirituale che determina un progressivo<br />

cambiamento di mentalità e di comportamenti. Si diventa così idonei<br />

ad una esplicita, personale professione di fede.<br />

d) Il cammino verso la santità. Sulla professione di fede battesimale<br />

si fonda l’edificio spirituale destinato a crescere. Sorretto dallo Spirito,<br />

alimentato dai sacramenti e dalla preghiera, corroborato nell’esercizio<br />

della carità, aiutato dalle varie forme di educazione permanente della<br />

fede, il battezzato cerca di far suo l’invito di Cristo: «Siate perfetti come<br />

è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5, 48).<br />

Chi percorre il cammino verso la fede, accolto e accompagnato da<br />

un gruppo di credenti, si inserisce nella comunità cristiana, in cui riceve<br />

l’invito a servire il Regno di Dio e l’aiuto a testimoniare la fede nella<br />

propria vita. Ciascuna comunità infatti deve saper offrire un’accoglienza<br />

cordiale, il nutrimento solido della parola di Dio, l’incontro con il<br />

Cristo vivente nell’Eucaristia, occasioni per testimoniare la carità, solidarietà<br />

nel bisogno e nella malattia.<br />

28. Per aiutare le comunità parrocchiali che faticano a sviluppare<br />

gli itinerari della fede, perché talora appesantite dalle domande della<br />

cosiddetta pastorale ordinaria, è importante pensare a luoghi di ascolto<br />

e di scambio interparrocchiali o diocesani, soprattutto nelle piccole diocesi,<br />

da offrire a coloro che si interrogano sul senso della propria vita<br />

e si accostano alla Chiesa per trovare chi li conduca sulla strada verso<br />

l’incontro con Cristo.<br />

Santuari e monasteri, case di esercizi e luoghi di spiritualità, centri di<br />

accoglienza e di ricerca nella fede, in autentica comunione con la pastorale<br />

diocesana e in spirito di servizio verso di essa, aiutino le comunità<br />

parrocchiali a vivere una piena esperienza ecclesiale. Le aggregazioni<br />

ecclesiali, in profonda comunione con le parrocchie, offrano esse pure<br />

una risposta agli uomini e alle donne in cerca di un autentico senso della<br />

vita e della gioia donata dalla fede cristiana.


Capitolo Terzo<br />

L’ACCOMPAGNAMENTO<br />

29. L’incontro di Gesù con la Samaritana può offrire un modello di<br />

riferimento per quanti intraprendono un cammino di fede. All’inizio c’è<br />

generalmente una prima e confusa esperienza di un Dio, che ci attende<br />

e ci raggiunge presso il “pozzo” della nostra vita quotidiana; e lì ci fa<br />

conoscere e desiderare l’«acqua che zampilla per la vita eterna» (Gv 4,<br />

14). Dal dialogo con Lui, scopriamo che conosce la nostra vita; che è<br />

il nostro Salvatore; che ci chiama da una religiosità talvolta esteriore e<br />

formalistica al culto «in spirito e verità» (Gv 4, 23). Per questo si avverte<br />

l’esigenza di rendergli testimonianza davanti a tutti.<br />

Nella comunità ecclesiale<br />

30. L’incontro con Cristo si attua concretamente nella comunità ecclesiale.<br />

La Chiesa risponde alla propria vocazione e missione di madre,<br />

offrendo il nutrimento della parola che dona la vita e guidando verso una<br />

fruttuosa celebrazione dei sacramenti. Inoltre accoglie e segue coloro<br />

che si riaccostano alla fede attraverso la preghiera, il sostegno fraterno<br />

e la testimonianza di una vita cristiana credibile. Quando poi chi si<br />

avvicina alla fede chiede di essere ammesso ai sacramenti, la comunità<br />

ecclesiale potrà rendere testimonianza della sua idoneità 37 .<br />

Quest’azione di accompagnamento è fondata sulla missione stessa<br />

della Chiesa. La presenza di persone che hanno intrapreso un cammino<br />

di ricerca rappresenta una “provocazione” alle nostre comunità ecclesiali.<br />

Certamente sono necessari accoglienza e ascolto appropriati,<br />

linguaggio adatto alle persone, sensibilità pastorale adeguata a una situazione<br />

in gran parte inedita. Ma soprattutto è necessario un cambiamento<br />

di mentalità, che faccia riscoprire la tensione missionaria della<br />

comunità cristiana, superando atteggiamenti orientati prevalentemente<br />

a mantenere l’esistente, per proiettarsi invece verso l’esterno per portare<br />

l’annuncio di Cristo.<br />

37 Cf. Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti, 298.<br />

111


112<br />

La Chiesa particolare<br />

31. Nella diocesi tutti sono chiamati a proclamare con forza la fede,<br />

per accogliere la presenza gioiosa di Gesù Risorto nei suoi sacramenti,<br />

per ricostruire i legami con il perdono, l’aiuto reciproco e la fraternità.<br />

«Certamente l’imperativo di Gesù: “Andate e predicate il Vangelo”<br />

mantiene sempre vivo il suo valore ed è carico di un’urgenza intramontabile.<br />

Tuttavia la situazione attuale […] esige assolutamente che la parola<br />

di Cristo riceva un’obbedienza più pronta e generosa. Ogni discepolo è<br />

chiamato a esporsi in prima persona; nessun discepolo può sottrarsi nel<br />

dare la sua propria risposta: “Guai a me, se non predicassi il Vangelo!”<br />

(1Cor 9, 16)» 38 .<br />

Il vescovo, sacerdote, maestro e pastore della Chiesa particolare affidata<br />

alla sua cura, ha la responsabilità diretta del cammino di evangelizzazione<br />

e del cammino di iniziazione cristiana 39 . «I vescovi sono<br />

gli araldi della fede, che portano a Cristo nuovi discepoli, sono i dottori<br />

autentici, cioè rivestiti dell’autorità di Cristo, che predicano al popolo<br />

loro affidato la fede da credere e da applicare nella pratica della vita,<br />

che illustrano questa fede alla luce dello Spirito Santo, traendo fuori dal<br />

tesoro della rivelazione cose nuove e vecchie, la fanno fruttificare» 40 . Al<br />

vescovo tocca quindi tenere alta la coscienza missionaria della sua Chiesa,<br />

responsabilizzando i presbiteri, le comunità parrocchiali e religiose, i<br />

fedeli laici, specialmente quelli aggregati.<br />

La parrocchia<br />

32. «Nella Chiesa particolare il luogo ordinario e privilegiato di evangelizzazione<br />

della comunità cristiana è la parrocchia» 41 . In essa coloro<br />

che sono in ricerca possono vivere un’esperienza di fraternità evangelica,<br />

di vita comunitaria, di dialogo aperto sulle ragioni della fede; accolgono<br />

la fede cristiana e celebrano i sacramenti.<br />

38 Giovanni Paolo II, Esort. ap. Christifideles laici (30 dicembre 1988), 33.<br />

39 Cf. Consiglio Episcopale Permanente, L’iniziazione cristiana. 1. Orientamenti<br />

per il catecumenato degli adulti, 44.<br />

40 Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 25.<br />

41 Consiglio Episcopale Permanente, L’iniziazione cristiana. 1. Orientamenti per<br />

il catecumenato degli adulti, 45.


Oggi occorre dare risposte pastorali appropriate alle domande di fede<br />

poste dai cresimandi giovani e adulti, dai giovani che maturano la fede<br />

mentre progettano di formare una loro famiglia, da tutti coloro che vivono<br />

un’inquietudine spirituale o intendono andare oltre una fede abitudinaria.<br />

Tali domande sollecitano le comunità a valorizzare le occasioni di<br />

incontro con coloro che non partecipano abitualmente all’Eucaristia domenicale.<br />

Sono momenti preziosi di accoglienza e di ascolto, che possono<br />

creare le condizioni perché Dio faccia risuonare nel cuore di tanti<br />

fratelli l’annuncio del Vangelo.<br />

Nel contatto giornaliero, nei luoghi di lavoro e di vita sociale è possibile<br />

“farsi prossimi”, attraverso il servizio di carità che è annuncio della<br />

Buona Notizia, consapevoli che il dono del Vangelo è la suprema carità 42 .<br />

La parrocchia è chiamata a una trasformazione qualitativa che la renda<br />

sempre più luogo di accoglienza, di dialogo, di discernimento e di<br />

iniziazione al mistero di Cristo attraverso l’annuncio, la catechesi, la testimonianza,<br />

la celebrazione dei sacramenti, il servizio della carità, la<br />

corresponsabilità ecclesiale e l’esercizio dei ministeri 43 .<br />

Anche altri contesti ecclesiali offrono spesso opportunità per un ritrovato<br />

contatto con la fede cristiana: le chiese nei centri storici <strong>delle</strong><br />

città, i santuari, i monasteri, gli oratori, ma anche gli ospedali, le scuole,<br />

le università e i loro centri di pastorale, come pure le esperienze proposte<br />

da movimenti e associazioni ecclesiali. Queste opportunità devono<br />

stimolare la comunità parrocchiale a ripensarsi nel suo rapporto con la<br />

pastorale d’ambiente nel territorio: per attivare percorsi differenziati, in<br />

collaborazione con altre realtà ecclesiali; per accogliere coloro che hanno<br />

completato il cammino di iniziazione; per offrire spazi di inserimento<br />

attivo nella comunità.<br />

Il gruppo di ricerca nella fede<br />

33. L’incontro con la comunità avviene talora attraverso l’esperienza<br />

di uno specifico gruppo che accompagna nel cammino di iniziazione.<br />

A seconda <strong>delle</strong> situazioni, si potrà valutare se istituire tale gruppo a<br />

42 Cf. Conferenza Episcopale Italiana, Comunicare il Vangelo in un mondo che<br />

cambia, 62.<br />

43 Cf. Ibid., 59.<br />

113


114<br />

livello interparrocchiale o facendo eventualmente riferimento per l’accoglienza<br />

e l’accompagnamento ad altre realtà ecclesiali, comunità di<br />

vita consacrata o esperienze aggregative ecclesiali. Tale gruppo, sempre<br />

attentamente collegato con la comunità parrocchiale, deve diventare<br />

luogo privilegiato di dialogo, di evangelizzazione, di catechesi, di educazione<br />

alla preghiera e alla liturgia, di educazione e di esercizio a una<br />

rinnovata partecipazione alla vita ecclesiale.<br />

L’esperienza del gruppo non deve tuttavia esaurirsi in se stessa, ma<br />

deve allargarsi a un continuo contatto e a un aperto confronto con altre<br />

esperienze, per esempio con gruppi di catechesi per adulti o con centri di<br />

ascolto della parola di Dio.<br />

In questa prospettiva un ruolo importante può e deve essere attribuito<br />

al cammino dell’Azione Cattolica, da cui ci si attende «un’esemplarità<br />

formativa e un impegno che, mentre si fa sensibile alle necessità pastorali<br />

<strong>delle</strong> parrocchie, contribuisca a rinvigorire, mediante la testimonianza<br />

apostolica tipicamente laicale dei suoi aderenti, il dialogo e la condivisione<br />

della speranza evangelica in tutti gli ambienti della vita quotidiana» 44 .<br />

I ministeri<br />

34. Il cammino di riavvicinamento alla fede esige e suscita molteplici<br />

ministeri che, a diverso titolo, sono coinvolti in un’azione congiunta<br />

e organica.<br />

Si è detto già del vescovo, primo responsabile dell’opera di evangelizzazione<br />

e dell’iniziazione cristiana. È opportuno che il gruppo possa<br />

incontrarlo almeno in alcune circostanze significative, al fine di sperimentare<br />

con lui la comunione della Chiesa particolare.<br />

Il presbitero, pastore e guida della parrocchia, ha un ruolo specifico<br />

nei cammini di fede 45 : cura la formazione dei catechisti accompagnatori;<br />

è la guida spirituale del gruppo e partecipa alle tappe fondamentali della<br />

sua vita; presiede le celebrazioni liturgiche che segnano le tappe dell’itinerario.<br />

Inoltre il presbitero educa la comunità a maturare una coscienza<br />

missionaria per essere madre accogliente e feconda nei confronti di chi<br />

ritorna a Cristo e lo incontra nella Chiesa.<br />

44 Ibid., 61.<br />

45 Cf. Congregazione per il clero, Il presbitero, pastore e guida della comunità<br />

parrocchiale (4 agosto 2002), 5; 20.


L’esperienza del gruppo si avvale anche dell’apporto di altri ministri:<br />

i diaconi, i catechisti, i garanti e, al momento opportuno, i padrini e le<br />

madrine.<br />

Un servizio specifico può essere offerto pure da fedeli maturi nella<br />

fede ed esemplari – persone singole, coppie di sposi e di fidanzati – che<br />

possono accompagnare efficacemente il cammino in atteggiamento di<br />

condivisione e di testimonianza.<br />

35. Essenziale e insostituibile è il ministero del catechista accompagnatore.<br />

Egli è fratello nella fede, che indica la strada e nello stesso<br />

tempo considera le forze e il ritmo di chi accompagna; è testimone che,<br />

con le parole e con la vita, presenta il fascino esigente della sequela di<br />

Cristo; è amico che accoglie, segue e introduce nella comunità. Egli si<br />

mette in ascolto <strong>delle</strong> domande per comprenderle; valorizza la situazione<br />

della persona; aiuta a discernere i segni di conversione.<br />

Nell’attuale contesto di missionarietà il ministero del catechista accompagnatore<br />

richiede una particolare cura ecclesiale, che deve esprimersi<br />

in un’adeguata formazione che lo abiliti a rapportarsi con gli<br />

adulti, ad ascoltare le loro domande, a dare risposte convincenti e sicure<br />

intorno alla fede cristiana, così da aprire alla speranza e all’obbedienza<br />

della fede in Cristo.<br />

Spetta al catechista accompagnatore predisporre l’itinerario e le esperienze<br />

di vita cristiana. In questo servizio è guidato dal presbitero e può<br />

essere aiutato da altre persone coinvolte nel compito di formazione. Tale<br />

compito può essere svolto da una persona singola, da un gruppo di due o<br />

tre persone, o anche da una famiglia.<br />

Lungo l’anno liturgico<br />

36. Il modo più ordinario per seguire un itinerario di fede è condividere<br />

il cammino della Chiesa nell’anno liturgico, scandendone su di<br />

esso le tappe. L’anno liturgico infatti determina un percorso celebrativo<br />

in un crescente inserimento nel mistero di Cristo; offre una prospettiva<br />

organica per l’itinerario della catechesi; guida verso la maturazione di<br />

atteggiamenti e di comportamenti coerenti di vita cristiana.<br />

«L’anno liturgico è celebrazione continua e progressiva di tutto il piano<br />

della salvezza, in una forma che è ad un tempo evocazione <strong>delle</strong> mirabili<br />

11


11<br />

opere di Dio, culto filiale al Padre per mezzo del Figlio nello Spirito, istruzione<br />

e santificazione della Chiesa» 46 . Assumere il dinamismo proprio<br />

dell’anno liturgico significa vivere in comunione con tutta la Chiesa, condividendone<br />

il cammino nel corso del tempo. Inoltre significa avvalersi di<br />

quella pedagogia ecclesiale che intende guidare i fedeli alla piena maturità<br />

in Cristo, mediante la celebrazione durante l’anno dei misteri della vita<br />

del Signore attorno al momento cardine che è la Pasqua. Come ambiente<br />

ecclesiale tipico per compiere l’itinerario di fede, non deve essere messo<br />

in secondo piano da nessun’altra esigenza o proposta pastorale.<br />

Annuncio e accoglienza della Parola<br />

37. È la parola del Signore che porta alla pienezza della fede, a scoprire<br />

il Signore e la propria situazione, ad affidarsi a Lui come unico<br />

Salvatore.<br />

L’annuncio introduce nella storia della salvezza, il cui culmine è la<br />

storia di Gesù di Nazareth. Nell’annuncio la Parola risuona in modo tale<br />

da interpellare ognuno. In primo luogo è necessario che l’annuncio si<br />

configuri come una liturgia della parola 47 , ove la Parola proclamata è<br />

parola che convoca e invita. La catechesi sistematica e più approfondita<br />

è un compito successivo.<br />

Per i cristiani che hanno celebrato il Battesimo, è opportuno fare appello<br />

all’esperienza liturgica e spirituale già vissuta, di cui forse non si è<br />

avuta una piena coscienza.<br />

La celebrazione della liturgia<br />

38. Elemento integrante dell’itinerario è la preghiera e la celebrazione<br />

liturgica. Nella celebrazione Dio si rende presente per stabilire la comunione<br />

con l’uomo. Nelle parole della Scrittura e della preghiera della<br />

Chiesa, nei gesti rituali, nei simboli della fede si attua l’alleanza eterna<br />

che Dio in ogni tempo offre ai suoi figli. Vissuta in pienezza, la liturgia<br />

costituisce il momento vitale in cui prende corpo la risposta di fede 48 .<br />

46 Conferenza Episcopale Italiana, Il rinnovamento della catechesi, 116.<br />

47 Cf. Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti, 18, 1.<br />

48 Cf. Conferenza Episcopale Italiana, Comunicare il Vangelo in un mondo che<br />

cambia, 49.


Le celebrazioni strutturano tutto il cammino, in modo particolare<br />

scandiscono le varie tappe, come espressione della grazia di Dio e della<br />

maturazione spirituale di chi è in cammino. Vi è una progressione anche<br />

nell’esperienza liturgica, che tende alla partecipazione piena all’Eucaristia,<br />

culmine dell’itinerario. L’Eucaristia, infatti, è il sacramento della<br />

maturità cristiana. Prendere parte all’assemblea eucaristica in modo<br />

consapevole e pieno è il frutto di un graduale cammino di fede. Ricorda<br />

il Concilio: «Prima che gli uomini possano accostarsi alla liturgia, è necessario<br />

che siano chiamati alla fede e si convertano» 49 .<br />

Punto qualificante dell’itinerario lungo l’anno liturgico è la celebrazione<br />

del giorno del Signore, la domenica, pasqua della settimana, giorno<br />

dell’incontro della comunità per celebrare la memoria della risurrezione<br />

di Cristo, giorno dell’Eucaristia, della carità e della missione.<br />

La preghiera della Chiesa, sia personale che comunitaria, accompagna<br />

il cammino della fede, fino a promuovere la partecipazione attiva e<br />

piena nell’assemblea, che celebra l’Eucaristia quale «fonte e culmine di<br />

tutta la vita cristiana» 50 . È di somma utilità conoscere i principali riti e<br />

simboli della liturgia cristiana, ma soprattutto assumere gli atteggiamenti<br />

propri della celebrazione: lode, invocazione, rendimento di grazie, offerta,<br />

supplica, intercessione, richiesta di perdono, adorazione.<br />

Oltre i riti propri dell’iniziazione cristiana, rivestono particolare importanza<br />

le celebrazioni della Parola, occasione di ascolto vitale della<br />

voce del Signore, e le celebrazioni penitenziali non sacramentali,<br />

espressione dell’invito a ritornare a Dio e della volontà di convertirsi<br />

a lui. Le celebrazioni sacramentali della Penitenza, dell’Eucaristia e,<br />

eventualmente, della Confermazione costituiranno le diverse tappe dell’intero<br />

itinerario.<br />

La vita cristiana e la testimonianza della carità<br />

39. Ritornare a Cristo comporta il rinnovamento della vita. L’azione<br />

dello Spirito Santo guida interiormente l’uomo perché giunga alla risposta<br />

della fede, nella novità dei pensieri, degli atteggiamenti e dei<br />

comportamenti. Il risultato di una esistenza vissuta nell’adesione al<br />

49 Cf. Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium, 9.<br />

50 Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 11; cf. Id., Sacrosanctum<br />

Concilium, 10.<br />

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11<br />

vangelo costituisce la migliore prova dell’autenticità e sincerità del<br />

cammino di fede.<br />

Segno di vita nuova è anzitutto un atteggiamento di continua conversione,<br />

che apre l’uomo all’offerta gratuita e incondizionata dell’amore<br />

di Dio, che porta ad accogliere i suoi appelli a <strong>camminare</strong> secondo la<br />

sua parola, e che spinge ad assumere una mentalità di fede, un modo di<br />

pensare, di leggere gli eventi personali e della storia umana secondo la<br />

logica evangelica, che lo Spirito suggerisce nel cuore e nella mente di<br />

ciascuno. Plasmato dal vangelo, Paolo può dire: «Noi abbiamo il pensiero<br />

di Cristo» (1Cor 2, 16).<br />

Nel cammino di conversione occorre saper offrire segni del cambiamento<br />

della propria vita, esprimendo la testimonianza per Gesù Cristo<br />

nelle concrete situazioni dell’esistenza. La fede cristiana infatti abbraccia<br />

ogni ambito di esperienza: la vita familiare, l’attività professionale<br />

o lavorativa, l’uso del tempo libero, l’impegno sociale e politico. In tali<br />

situazioni e ambienti occorre far risplendere l’accoglienza del «comandamento<br />

nuovo» (1Gv 2, 8) della carità. La testimonianza da rendere<br />

a Cristo e al suo vangelo è quella di un’esistenza in cui si fa visibile il<br />

frutto dello Spirito: «amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà,<br />

fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5, 22).<br />

L’inserimento nella comunità<br />

40. La maturazione della vita cristiana, attraverso l’itinerario di iniziazione,<br />

conduce al progressivo inserimento nella comunità. Ciò avviene<br />

attraverso un contatto con le realtà presenti nella parrocchia e<br />

impegnate nell’attività pastorale: dall’evangelizzazione e la catechesi<br />

alla liturgia, dal servizio ai poveri all’animazione missionaria, dalla<br />

pastorale giovanile a quella familiare. Ma non è da trascurare la collaborazione<br />

all’interno del gruppo e, eventualmente, lo svolgimento di<br />

qualche servizio nella comunità ecclesiale.<br />

È importante che il percorso non sia affrettato: un cammino spirituale<br />

di conversione richiede sempre una pluralità di interventi e tempi<br />

di crescita che possono essere diversi da persona a persona. Una durata<br />

prolungata rispetta i ritmi dei singoli individui nell’appropriazione dei<br />

valori, nell’acquisizione degli atteggiamenti, nella maturazione <strong>delle</strong><br />

scelte. Il cammino deve essere però orientato ad una seria decisione di<br />

aderire a Cristo, per assumere nella Chiesa un servizio di testimonianza


e di carità, nel quale continuare la crescita e la maturazione della propria<br />

vita cristiana.<br />

Capitolo Quarto<br />

GLI ITINERARI<br />

41. «Mi ha detto tutto quello che ho fatto» (Gv 4, 39b; cf. 4, 29): con<br />

queste parole la donna samaritana riassume ai suoi concittadini l’esito<br />

dell’incontro e del dialogo con Gesù. Iniziato in modo apparentemente<br />

casuale, l’incontro è diventato un dialogo coinvolgente, un percorso nel<br />

quale la donna è stata aiutata a esaminare tutto quello che aveva vissuto<br />

fino a quel giorno, tutti i dubbi del suo presente, tutte le speranze che<br />

ancora riponeva nel futuro.<br />

Qualcosa di analogo accade, dopo la Pasqua, ai due discepoli sulla<br />

strada verso Emmaus, che si dicono l’un l’altro: «Non ci ardeva forse il<br />

cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci<br />

spiegava le Scritture?» (Lc 24, 32). L’esperienza fatta lungo quel cammino<br />

conduce i due discepoli a ritrovare il Signore Gesù, perduto nei<br />

giorni bui della passione e della morte in croce. Mentre se ne tornano<br />

verso casa, allontanandosi da Gerusalemme, il Signore Risorto si fa loro<br />

compagno di viaggio e li conduce a una fede matura attraverso la sua<br />

presenza, che si manifesta nell’ascolto della Parola e nel segno del pane<br />

spezzato.<br />

È questa, anche oggi, l’esperienza straordinaria di chi, nel percorso<br />

della propria vita, desidera riconoscere Gesù Cristo come «la via, la<br />

verità e la vita» (Gv 14, 6). Si tratta di rivivere l’esperienza della Samaritana,<br />

di ripercorrere le tappe dei discepoli di Emmaus, di mettere in<br />

pratica il servizio a cui Gesù esortava i suoi, di conoscere sempre più<br />

Cristo nell’ascolto della Parola e nella celebrazione dei sacramenti, di<br />

testimoniare con entusiasmo e «senza indugio» (Lc 24, 33) l’incontro<br />

con il Signore della vita.<br />

Tappe essenziali per un itinerario di fede<br />

42. Il capitolo IV del Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti offre<br />

preziose indicazioni pastorali per accompagnare il cammino di fede di<br />

11


120<br />

giovani e di adulti già battezzati 51 , che intendono completare l’itinerario<br />

di iniziazione cristiana o che si propongono di rimotivare la loro appartenenza<br />

alla comunità ecclesiale.<br />

Il cammino, che si articola in tempi ritmati da tappe rituali e sostenuti<br />

dall’accompagnamento della comunità, si snoda lungo l’anno liturgico<br />

per celebrare pienamente il mistero di Cristo.<br />

In tale itinerario si distinguono diversi tempi:<br />

– dell’accoglienza e della decisione;<br />

– della conversione e della sequela;<br />

– della preghiera e della riconciliazione;<br />

– della presenza nella comunità e della testimonianza.<br />

Pur rinviando alla comunità diocesana l’elaborazione di possibili<br />

itinerari nel rispetto <strong>delle</strong> diverse condizioni di vita, di cultura e di maturità<br />

spirituale, si intendono offrire qui alcune linee propositive per<br />

orientarne la progettazione, in coerenza con la verità sacramentale e con<br />

la condizione ecclesiale <strong>delle</strong> persone. Si presenta una proposta, quasi<br />

un paradigma di riferimento, modulata su due forme: un cammino mirato<br />

ad accompagnare coloro che si riaccostano alla fede cristiana e un<br />

altro pensato per quanti desiderano completare l’iniziazione cristiana.<br />

Queste indicazioni potranno essere successivamente integrate da orientamenti<br />

per la redazione di sussidi che favoriscano l’attuazione degli<br />

itinerari.<br />

Il tempo dell’accoglienza e della decisione<br />

43. I candidati, inizialmente, vengono accolti e introdotti nel gruppo,<br />

nel quale si predispongono a incontrare Cristo e a partecipare alla vita<br />

della Chiesa. Questa fase dell’itinerario è dedicata all’evangelizzazione<br />

ed è santificata «con azioni liturgiche, la prima <strong>delle</strong> quali è l’accoglienza<br />

degli adulti nella comunità, in cui essi riconoscono di aver parte in<br />

quanto già segnati dal Battesimo» 52 .<br />

Durante questo tempo le persone vengono aiutate, attraverso un dialogo<br />

sincero, a verificare le proprie intenzioni, a fare proprie le motivazioni<br />

che fondano un cammino di fede; a valutare le situazioni di vita,<br />

51 Cf. Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti, 300-305.<br />

52 Ibid., 300.


familiari o professionali, che possono favorire o ostacolare l’accoglienza<br />

del Vangelo.<br />

È in questo tempo che vengono poi proposti l’annuncio di Gesù morto<br />

e risorto, salvatore dell’uomo, e gli aspetti fondamentali del messaggio<br />

evangelico nel contesto della storia della salvezza, conosciuta<br />

attraverso le pagine dell’Antico e del Nuovo Testamento. L’annuncio,<br />

adattato alla condizione <strong>delle</strong> persone e alle loro domande, deve tenere<br />

conto, per quanto possibile, della formazione precedentemente ricevuta,<br />

probabilmente travisata da anni di lontananza e da esperienze negative,<br />

nonché da eventuali pregiudizi.<br />

L’annuncio provoca la risposta della fede. Esso deve essere proposto<br />

in modo che la richiesta di intraprendere il cammino nel gruppo sia frutto<br />

di una scelta consapevole e ferma. Il gruppo, a sua volta, dovrà rendere<br />

concretamente visibile la prima accoglienza, già attuata nel giorno<br />

del Battesimo con l’incorporazione nella Chiesa, che ora si è chiamati a<br />

vivere in modo pieno ed efficace.<br />

Il tempo della conversione e della sequela<br />

44. Il tempo della conversione e della sequela è un percorso «lungo<br />

il cammino» in cui il Maestro spiega le Scritture (cf. Lc 24, 32). Questo<br />

cammino di maturazione si concretizza seguendo le “vie” indispensabili<br />

per seguire Cristo: adesione alle verità di fede per una piena conoscenza<br />

del mistero della salvezza; cambiamento di mentalità e di atteggiamenti<br />

nell’esercizio della vita cristiana; partecipazione alla vita liturgica; esistenza<br />

cristiana in famiglia, nella professione e nelle relazioni sociali,<br />

testimoniando la fede nella vita 53 .<br />

Questo è il tempo della catechesi, scandito dall’ascolto assiduo della<br />

Parola di Dio, dalla conoscenza organica del messaggio cristiano messo<br />

a confronto con le attese e le domande del mondo contemporaneo, dall’incontro<br />

vivo con Cristo e con la Chiesa.<br />

L’esito di questa tappa dell’itinerario di iniziazione è l’acquisizione<br />

da parte dei candidati di uno stile di vita evangelico.<br />

53 Cf. Ibid., 19.<br />

121


122<br />

45. In questo tempo di catechesi è importante l’esperienza liturgica.<br />

Infatti il progresso nella vita cristiana non può avvenire senza la luce e<br />

la forza dello Spirito, che agisce nelle celebrazioni sacramentali e attua<br />

l’incontro con il Padre, attraverso il Cristo vivente.<br />

Il Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti sottolinea questo aspetto,<br />

pur non prescrivendo riti particolari 54 . Si possono peraltro utilizzare<br />

«alcuni riti propri del catecumenato che rispondono alla condizione e<br />

all’utilità spirituale di questi adulti, come le consegne del Simbolo, della<br />

Preghiera del Signore (Padre nostro) e anche dei Vangeli» 55 .<br />

Nella logica della traditio-redditio, il candidato conferma la professione<br />

della sua fede come segno di una decisa adesione a Cristo; allo stesso<br />

modo, con rinnovata consapevolezza, fa propria la preghiera del Padre<br />

nostro come segno dello spirito di orazione acquisito e consolidato.<br />

Il Credo non propone una semplice elencazione di verità della fede,<br />

ma esprime l’azione di Dio che chiama tutti alla comunione con Lui e<br />

dona salvezza alla esistenza umana, fragile e precaria. La consegna del<br />

Simbolo può sancire l’inizio o la conclusione della catechesi sistematica.<br />

In modo analogo, la consegna del Padre nostro, che è modello degli<br />

atteggiamenti cristiani nella preghiera, si inserisce nel percorso di apprendimento<br />

a pregare in comunione con Gesù.<br />

46. Si tenga presente che alcuni riti tipici del catecumenato e dell’iniziazione<br />

non si possono celebrare per i cristiani già battezzati 56 . In<br />

quanto propri del catecumenato, non si devono ripetere l’elezione, gli<br />

scrutini, gli esorcismi e le unzioni con l’olio dei catecumeni. Essi sono<br />

esclusivamente propedeutici al Battesimo da celebrare. Analogamente,<br />

l’unzione con il crisma e la consegna della veste bianca esprimono un riferimento<br />

specifico al Battesimo appena ricevuto e, quindi, non trovano<br />

ragione d’essere in altre situazioni.<br />

Si può tuttavia pensare a un momento di ammissione all’itinerario o<br />

al percorso di ricerca e, al termine di ciascuna tappa, si può inserire la<br />

valutazione, in un clima di dialogo, del cammino compiuto, da collegare,<br />

eventualmente, a un momento celebrativo.<br />

54 Cf. Ibid., 301.<br />

55 Ibid., 302.<br />

56 Cf. Congregazione per il Culto Divino, Riflessioni sul capitolo IV dell’Ordo<br />

initiationis christianae adultorum, Notitiae 9 (1973) 274-282.


Il tempo della preghiera e della riconciliazione<br />

47. Questa parte dell’itinerario è caratterizza dallo spirito penitenziale.<br />

L’annuncio chiama alla conversione e alla riconciliazione con Dio,<br />

alla verifica degli atteggiamenti maturati e al rinnovamento della vita.<br />

Con appropriati riti liturgici si celebra la misericordia di Dio, il quale<br />

accoglie i suoi figli peccatori che, pentiti, ritornano a lui. In particolare,<br />

si possono proporre preghiere di benedizione e di supplica, per chiedere<br />

la conversione e la purificazione del cuore; ci si può ispirare anche alle<br />

orazioni di esorcismo previste per i catecumeni 57 , o alle celebrazioni contenute<br />

nel Rito della Penitenza 58 , preferendo in ogni caso la forma deprecativa<br />

e facendo riferimento unicamente alle colpe personali, evitando<br />

allusioni alla colpa originale. È bene inserire tali preghiere in una liturgia<br />

della parola o in una celebrazione penitenziale non sacramentale.<br />

48. Il cammino di conversione e di purificazione culmina, nel tempo<br />

quaresimale, con la celebrazione del sacramento della Penitenza o<br />

Riconciliazione. Una preparazione adeguata deve prevedere la valorizzazione<br />

del Battesimo ricevuto, vivendo la Penitenza sacramentale in<br />

stretto riferimento al Battesimo: «a buon diritto la Penitenza è stata chiamata<br />

dai santi Padri “un Battesimo laborioso” (S. Gregorio Nazianzeno,<br />

Oratio 39, 17; S. Giovanni Damasceno, De fide orthodoxa, 4,<br />

9)» 59 , che riconcilia con Dio e con i fratelli.<br />

Al fine di evidenziare la dimensione ecclesiale del sacramento, è opportuno<br />

che l’azione liturgica sacramentale sia celebrata in forma comunitaria<br />

60 , mediante il rito per la riconciliazione di più penitenti con la<br />

confessione e l’assoluzione individuale.<br />

Il sacramento della Penitenza si colloca a sua volta all’interno di un<br />

esercizio penitenziale continuo, che coinvolge tutta la comunità, collegato<br />

all’articolarsi dell’anno liturgico, e che comprende catechesi,<br />

esperienza di vita cristiana, opere di misericordia e di carità, preghiera<br />

e celebrazioni.<br />

57 Cf. Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti, 113-118.<br />

58 Cf. Rito della Penitenza, Appendice II.<br />

59 Cf. Concilio di Trento, Sessione XIV. Dottrina sul sacramento della Penitenza,<br />

cap. 2 (DS 1672).<br />

60 Cf. Rito della Penitenza, 22.<br />

123


124<br />

Il tempo della presenza nella comunità e della testimonianza<br />

49. La vita liturgica ha il suo culmine nella celebrazione eucaristica<br />

domenicale, alla quale coloro che sono inseriti nell’itinerario di ripresa<br />

della vita cristiana sono invitati a partecipare regolarmente. Il ritorno di<br />

questi adulti già battezzati a una partecipazione regolare all’Eucaristia<br />

domenicale deve avvenire in un contesto di consapevolezza del rito,<br />

dei suoi contenuti e modalità, del suo significato: senza Eucaristia non<br />

si può essere cristiani né essere membra del corpo di Cristo che è la<br />

Chiesa.<br />

Il completamento dell’iniziazione cristiana, con la celebrazione della<br />

Confermazione e con la partecipazione all’Eucaristia, consente di<br />

tendere alla santità nelle condizioni ordinarie dell’esistenza: in famiglia,<br />

nel lavoro, nello svago, nell’azione sociale e in ogni altro ambito<br />

in cui il cristiano è chiamato a incarnare il Vangelo secondo la propria<br />

vocazione. L’assiduità alla celebrazione eucaristica e il ricorso regolare<br />

al sacramento della Penitenza costituirà d’ora in poi il concreto alimento<br />

del cammino verso la santità.<br />

L’inserimento nella dimensione ecclesiale dell’esistenza cristiana, a<br />

partire dalla vita liturgica, viene ulteriormente sviluppato mediante la<br />

progressiva introduzione alla vita della comunità, in particolare quella<br />

parrocchiale, nei contatti con le persone e con i gruppi che vi operano e<br />

attraverso l’espletamento di qualche servizio.<br />

Il tempo della mistagogia<br />

50. L’itinerario di iniziazione si completa attraverso la mistagogia: «Gli<br />

adulti completeranno la loro formazione cristiana e realizzeranno il loro<br />

pieno inserimento nella comunità, vivendo <strong>insieme</strong> coi neofiti il tempo<br />

della mistagogia» 61 . L’esperienza viva dello Spirito e la grazia dei sacramenti<br />

guideranno e sosterranno l’inserimento nella comunità ecclesiale<br />

storica e visibile e abiliteranno alla testimonianza della fede. L’Eucaristia<br />

ricevuta, infatti, apre l’esistenza del cristiano a una vita rinnovata.<br />

La persona in ricerca, da sola o nel gruppo, e gli accompagnatori,<br />

continueranno a riunirsi per verificare concretamente le modalità della<br />

61 Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti, 305.


testimonianza di fede resa all’interno della comunità parrocchiale, nella<br />

vita familiare e professionale.<br />

Sarà opportuno curare anche forme adeguate di partecipazione alla<br />

vita della società civile, per offrire anche in quell’ambito una testimonianza<br />

di fede, di speranza e di carità, secondo lo stile evangelico del<br />

lievito che fermenta la massa.<br />

Itinerari per il risveglio della fede cristiana<br />

51. Oggi, non di rado, accade che degli adulti interpellino singoli<br />

credenti o le comunità cristiane per cercare, in qualche circostanza particolare<br />

della loro vita, risposte a interrogativi e speranza nelle angosce.<br />

La Chiesa si trova così a vivere situazioni inedite, per offrire agli uomini<br />

e alle donne in ricerca di Cristo uno spazio per riscoprire la fede. “Può<br />

forse un uomo entrare una seconda volta nel grembo ecclesiale, dopo il<br />

Battesimo, per riscoprire il Signore Gesù?” (cf. Gv 3, 4): questa parafrasi<br />

della domanda posta a Gesù da Nicodemo può essere l’interrogativo<br />

che, in modo implicito, viene rivolto nel segreto della confessione dopo<br />

anni di lontananza, o in occasione di un grande dolore che colpisce e<br />

mette in crisi un’esistenza, o semplicemente durante un incontro per la<br />

richiesta di un sacramento.<br />

Istituzione di percorsi di ricerca<br />

52. Le proposte offerte fin qui non sembrano sufficienti ad accompagnare<br />

chi inizia un cammino di ricerca. Il colloquio con un sacerdote,<br />

la lettura di un testo di spiritualità, la frequenza di un corso di teologia,<br />

l’inserimento in un gruppo parrocchiale o nel cammino formativo<br />

di un’aggregazione ecclesiale devono essere integrate con l’offerta di<br />

esperienze di accompagnamento che offrano spazi di dialogo e di ricerca.<br />

Occorre rendere disponibili luoghi e tempi in cui uomini e donne<br />

credenti possano accogliere, senza pregiudizi e asprezze, coloro che<br />

ricercano un nuovo senso cristiano per la propria vita.<br />

Le comunità ecclesiali sapranno venire incontro a quanti vivono insoddisfatti<br />

e delusi, e cercano in Gesù di Nazareth le riposte ai loro interrogativi,<br />

se esprimeranno la gioia di vivere in autentica fraternità, se si<br />

presenteranno come luoghi in cui ognuno sperimenta rispetto e fiducia<br />

12


12<br />

senza essere giudicato, se accoglieranno con disponibilità chi intraprende<br />

un cammino di ricerca.<br />

È necessario, a tale scopo, dare vita a esperienze significative di ricerca<br />

e di ascolto, a percorsi di esplicitazione <strong>delle</strong> domande “profonde”, in<br />

una parola a veri e propri itinerari di riscoperta della fede, per coloro<br />

che – talvolta anche senza saperlo – si lasciano toccare dalla grazia del<br />

ritorno o di un nuovo inizio. Si tratta di opportunità che esigono tempi<br />

prolungati e che hanno nel modello catecumenale il loro punto di riferimento<br />

62 .<br />

Caratteristiche dei percorsi<br />

53. Le situazioni personali di chi è in ricerca sono molto diverse tra<br />

loro e richiedono perciò percorsi appropriati. La celebrazione dell’anno<br />

liturgico, e in esso la celebrazione del mistero di Cristo, scandirà i ritmi<br />

convenienti alle singole persone in ricerca. In particolare occorrerà curare<br />

che il percorso sia raccordato con il tempo liturgico e tenga conto<br />

dei ritmi e <strong>delle</strong> esigenze di ciascuno.<br />

54. Il modello di itinerario qui delineato è utile punto di riferimento<br />

per assicurare l’impostazione catecumenale al cammino <strong>delle</strong> persone<br />

che si riaccostano alla Chiesa nelle più diverse situazioni. Tra queste,<br />

una particolare attenzione andrà riservata ai genitori che chiedono il<br />

Battesimo per il loro figlio. In questi casi si dovrà curare di coinvolgerli<br />

nella riscoperta della fede e della vita cristiana, aiutandoli non solo in<br />

vista di una efficace e fruttuosa celebrazione del sacramento, ma ponendosi<br />

al loro fianco negli anni successivi per aiutarli a vivere la fede<br />

in famiglia.<br />

Una particolare attenzione andrà riservata anche ai fidanzati che intendono<br />

celebrare il sacramento del Matrimonio. Bisogna evitare in ogni<br />

modo una preparazione affrettata, che si traduca in un mero adempimento<br />

formale, avviando invece un itinerario di fede e di partecipazione ecclesiale<br />

vissuto in coppia.<br />

62 Cf. Sinodo dei Vescovi, Messaggio al popolo di Dio De cathechesi hoc nostro<br />

tempore tradenda (28 ottobre 1977), 8; Congregazione per il Clero, Direttorio<br />

Generale per la Catechesi, 90-91; Consiglio Episcopale Permanente, L’iniziazione<br />

cristiana. 1. Orientamenti per il catecumenato degli adulti, 40-41.


Particolare accompagnamento richiedono i penitenti che celebrano<br />

il sacramento della Riconciliazione dopo molti anni di lontananza da<br />

Cristo e dalla Chiesa; a loro va proposto un progetto di recupero della<br />

propria identità di discepoli del Signore, mediante una più sentita appartenenza<br />

ecclesiale.<br />

Molte sono le occasioni per incontrare il Signore Gesù. In ciascuna si<br />

richiede spirito di accompagnamento, gradualità, accoglienza, sostegno<br />

per offrire disponibilità al dono che viene dall’alto.<br />

Itinerario per completare l’iniziazione cristiana<br />

55. L’itinerario dei giovani e degli adulti battezzati, che domandano<br />

di completare l’iniziazione cristiana con la Confermazione e l’Eucaristia,<br />

si propone con una scansione che ricalca l’esperienza dei discepoli<br />

di Emmaus secondo l’articolazione in tappe sopra descritta. Ci si limita,<br />

qui, a formulare qualche adattamento, richiesto dalla situazione di coloro<br />

che non sono stati ancora pienamente iniziati.<br />

Elementi concernenti le celebrazioni<br />

56. Nella prima fase dell’itinerario è opportuno celebrare un rito di<br />

accoglienza, che potrà assumere forma diversa, ma senza mai tralasciare<br />

questi elementi: liturgia della parola, dichiarazione di impegno<br />

a percorrere l’itinerario, segno dell’accoglienza nel gruppo, preghiera<br />

di benedizione per i candidati, consegna dei Vangeli come libro della<br />

fede che accompagnerà il cammino di formazione. Questa celebrazione<br />

può trovare idonea collocazione nel tempo dell’Avvento, nel corso di<br />

una liturgia della parola o anche della celebrazione eucaristica domenicale,<br />

cosicché la comunità, o almeno una sua parte, possa partecipare.<br />

Situazioni particolari, tuttavia, potranno suggerire una scelta diversa.<br />

Secondo le opportunità, si possono svolgere ulteriori riti. Le benedizioni<br />

e le preghiere comunitarie sul candidato lo rafforzano con il<br />

sostegno di Dio e lo fanno crescere nella comunione con i fratelli e le<br />

sorelle della comunità. Il rito della luce, con l’accensione <strong>delle</strong> candele<br />

al cero pasquale, richiama la grazia del Battesimo. La consegna <strong>delle</strong><br />

Beatitudini, nella comunione con il Signore risorto, sollecita verso una<br />

vita secondo le esigenze del Vangelo; un analogo significato assume la<br />

12


12<br />

processione al battistero con la celebrazione della memoria del Battesimo.<br />

Il rito della lavanda dei piedi sottolinea la centralità del comandamento<br />

dell’amore nella vita del cristiano, chiamato a diventare imitatore<br />

di Cristo servo. Il pellegrinaggio alla chiesa cattedrale pone in risalto il<br />

legame con il vescovo e la comunità diocesana.<br />

57. Il cammino battesimale e penitenziale che caratterizza la Quaresima,<br />

conduce alla celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione abitualmente<br />

durante la Veglia pasquale, «nella quale gli adulti professeranno<br />

la fede battesimale, riceveranno il sacramento della Confermazione e<br />

parteciperanno all’Eucaristia» 63 . Con l’effusione dello Spirito e la partecipazione<br />

piena al banchetto eucaristico si compie l’iniziazione sacramentale,<br />

celebrata nella Veglia pasquale, come partecipazione alla morte<br />

e risurrezione di Cristo.<br />

Ragioni di opportunità pastorale possono suggerire di spostare la<br />

celebrazione dei sacramenti nelle domeniche del tempo pasquale o a<br />

Pentecoste. In tal caso il tempo della preghiera e della riconciliazione si<br />

dilata per abbracciare tutto il tempo di Pasqua. È evidente che il carattere<br />

penitenziale sarà proprio della Quaresima, nel corso della quale avrà<br />

luogo la celebrazione della Penitenza; nel tempo pasquale, caratterizzato<br />

dalla gioia dello Spirito, sarà opportuno celebrare il sacramento della<br />

Confermazione, che ne comunica i doni.<br />

58. Per favorire la celebrazione della Cresima e dell’Eucaristia durante<br />

la Veglia pasquale, il vescovo potrà opportunamente scegliere di<br />

concedere al parroco o a un altro presbitero la facoltà di conferire la<br />

Confermazione 64 , specialmente se nella stessa liturgia si celebra il Battesimo<br />

di uno o più adulti.<br />

Fuori del tempo pasquale sia il vescovo, o un sacerdote suo delegato,<br />

a presiedere la celebrazione della Cresima, che potrà opportunamente<br />

svolgersi a livello interparrocchiale, cittadino o vicariale. In questi casi<br />

andrà prestata particolare attenzione affinché la celebrazione, tenuta di<br />

norma in una chiesa parrocchiale, sia adeguatamente preparata e animata,<br />

con la partecipazione dei fedeli della comunità locale.<br />

63 Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti, 304.<br />

64 Cf. Codice di diritto canonico, can. 882.


Qualora non sia possibile la celebrazione della Confermazione nel<br />

tempo pasquale, l’adulto che ha completato il cammino di preparazione<br />

potrà essere ammesso alla celebrazione della Cresima con i ragazzi del<br />

luogo, curando che la sua collocazione all’interno del gruppo dei cresimandi<br />

sia ben compresa da costoro e dall’interessato.<br />

Elementi concernenti il cambiamento di vita e di costumi<br />

59. Durante il cammino, e in ogni caso prima dell’ammissione alla<br />

celebrazione dei sacramenti, andranno esaminate con cura le eventuali<br />

situazioni di vita non conformi alle esigenze del Vangelo, sia sotto il<br />

profilo familiare che sotto il profilo professionale.<br />

Anche con l’aiuto degli accompagnatori e dei padrini designati, il<br />

presbitero che segue l’itinerario spiegherà con rispetto e con franchezza<br />

per quali ragioni una determinata situazione si pone in obiettivo contrasto<br />

con il cammino di fede, che il soggetto sta percorrendo, e con la<br />

celebrazione sacramentale. Dovrà quindi proporre una via per armonizzare<br />

lo stato di vita con la disciplina della Chiesa, tenendo anche<br />

presente – se i tempi fossero ristretti o se non fosse possibile evitare un<br />

“grave incomodo” – che il diritto lascia aperta la possibilità di celebrare<br />

la Confermazione dopo il Matrimonio 65 .<br />

Nel corso dell’itinerario si compia la scelta del padrino o della madrina<br />

per la Confermazione, curando che sia persona matura nella fede,<br />

rappresentativa della comunità, approvata dal parroco, capace di accompagnare<br />

il candidato nel cammino verso i sacramenti e di seguirlo<br />

nel resto della vita con il sostegno e l’esempio. La funzione di padrino<br />

o di madrina può essere assunta più opportunamente dal catechista accompagnatore.<br />

Durata e modalità dell’itinerario<br />

60. È opportuno che i giovani e gli adulti cristiani che chiedono<br />

di completare il processo di iniziazione con la celebrazione della<br />

Confermazione – e talvolta anche con l’ammissione all’Eucaristia – seguano<br />

un itinerario di tipo catecumenale, sia pure con gli opportuni<br />

65 Cf. Ibid, can. 1065, § 1.<br />

12


130<br />

adattamenti. Questa impostazione comporta alcune conseguenze rilevanti<br />

sotto il profilo pastorale.<br />

Anche quando la Confermazione viene richiesta da persone che non<br />

sono lontane dalla pratica di vita cristiana, ad esempio in vista della celebrazione<br />

del Matrimonio, è necessario che l’itinerario abbia una durata<br />

adeguata, in modo da consentire un vero incontro con il Signore risorto,<br />

che conduca verso una maturità di fede e verso un più convinto inserimento<br />

nella Chiesa. Pur senza fissare a priori una durata generalizzata<br />

di tale itinerario, considerate le iniziative pastorali già in atto in molte<br />

Chiese locali, l’anno liturgico appare il contesto più idoneo per strutturare<br />

efficaci itinerari di fede.<br />

È opportuno inoltre completare l’itinerario con incontri personali tra<br />

il candidato e il catechista e con incontri tenuti all’interno di un piccolo<br />

gruppo (preferibilmente a livello interparrocchiale) da un presbitero o<br />

da un diacono; così pure è consigliato di celebrare a livello interparrocchiale<br />

o vicariale alcuni dei riti previsti. Particolare cura deve essere riservata<br />

alle celebrazioni penitenziali – sacramentali e non sacramentali<br />

– che sempre a livello interparrocchiale o vicariale potrebbero coinvolgere<br />

più presbiteri e rappresentanze di fedeli <strong>delle</strong> comunità parrocchiali<br />

di appartenenza dei candidati.<br />

Conclusione<br />

61. Il bisogno di senso di cui soffre l’uomo d’oggi è grande. Abbiamo<br />

una sola risposta da offrire, quella che scaturisce dall’invito a tenere<br />

«fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede» (Eb 12,<br />

2). A lui sappiamo di dover orientare ogni interrogativo e ogni attesa,<br />

educando le domande e aiutando a scoprire la plausibilità <strong>delle</strong> risposte,<br />

in un cammino da vivere nella comunità ecclesiale.<br />

Nella sua storia la Chiesa ha saputo rispondere alle nuove esigenze<br />

di fede della gente con la forza di una tradizione capace ogni volta di<br />

rinnovarsi. Attingendo al tesoro prezioso del modello catecumenale offerto<br />

dai primi secoli della vita della Chiesa, rileggendone l’esperienza<br />

alla luce degli insegnamenti e <strong>delle</strong> esperienze scaturiti dal magistero<br />

del Concilio Vaticano II, possiamo oggi offrire itinerari credibili e<br />

praticabili per quanti vogliono riscoprire la propria fede o completare<br />

l’iniziazione cristiana.


In questo modo aiutiamo la crescita, fino al raggiungimento della<br />

piena statura di Cristo (cf. Ef 4, 11-16), degli uomini e <strong>delle</strong> donne che<br />

accolgono la sua parola di salvezza, riconoscendola come l’unica, certa,<br />

durevole speranza della loro vita. In questo servizio alla fede le nostre<br />

Chiese particolari possono oggi esprimere, con rinnovato slancio, la<br />

propria missione evangelizzatrice a servizio della missione di Cristo.<br />

131


132<br />

Rendiconto,<br />

previsto dall’art. 44 della legge n. 222/1985,<br />

circa l’utilizzo <strong>delle</strong> somme IRPEF<br />

pervenute all’I.C.S.C. e alla C.E.I.<br />

nell’anno 2002<br />

L’articolo 44 della legge 20 maggio 1985, n. 222, dispone che la<br />

Conferenza Episcopale Italiana trasmetta annualmente all’autorità statale<br />

competente il rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione <strong>delle</strong><br />

somme di cui agli articoli 46, 47 e 50, terzo comma, della stessa legge e<br />

lo pubblichi nel Notiziario ufficiale della stessa Conferenza.<br />

In adempimento a tale disposizione, si pubblica il rendiconto relativo<br />

all’anno 2002, con allegate alcune annotazioni illustrative, inviato con<br />

lettera n. 593/03 del 10 luglio 2003, dal Presidente della C.E.I., Card.<br />

Camillo Ruini, al Ministro dell’Interno, On. Giuseppe Pisanu.<br />

Nell’indicare i singoli dati si segue l’ordine <strong>delle</strong> lettere del comma<br />

secondo dell’art. 44:<br />

Lettera a) - Numero dei sacerdoti a favore dei quali si è provveduto nell’anno<br />

2002:<br />

– sacerdoti abili a prestare un servizio a tempo pieno in favore <strong>delle</strong><br />

diocesi n. 36.251<br />

– sacerdoti non abili a prestare un servizio a tempo pieno in favore <strong>delle</strong><br />

diocesi n. 3.205<br />

Lettera b) - Somma stabilita dalla Conferenza Episcopale Italiana per il<br />

dignitoso sostentamento dei sacerdoti (al netto dei contributi<br />

previdenziali dovuti al Fondo Clero dell’INPS e al lordo<br />

<strong>delle</strong> ritenute fiscali):<br />

– sacerdoti abili a prestare un servizio a tempo pieno:<br />

da un minimo di € 10.060,80 (€ 838,40 mensili x 12 mensilità)<br />

ad un massimo di € 18.738,24 (€ 1.561,52 mensili x 12 mensilità)<br />

– sacerdoti non abili a prestare un servizio a tempo pieno:<br />

sacerdoti: € 13.582,08 (€ 1.131,84 mensili x 12 mensilità)<br />

Vescovi emeriti: € 16.474,56 (€ 1.372,88 mensili x 12 mensilità)


Lettera c) - Ammontare complessivo <strong>delle</strong> somme di cui agli articoli 46<br />

e 47 destinate al sostentamento del clero:<br />

– erogazioni liberali pervenute all’Istituto Centrale per il sostentamento<br />

del clero e deducibili a termini dell’art. 46 € 19.293.409,00<br />

– importo destinato dalla C.E.I. a valere sull’anticipo dell’8 per mille<br />

IRPEF € 307.808.000,00<br />

Lettera d) - Numero dei sacerdoti a cui è stata assicurata l’intera remunerazione:<br />

n. 118<br />

Lettera e) - Numero dei sacerdoti a cui è stata assicurata un’integrazione:<br />

n. 35.428<br />

Lettera f) - Ammontare <strong>delle</strong> ritenute fiscali e dei contributi previdenziali<br />

operati ai sensi dell’art. 25:<br />

– ritenute fiscali € 58.973.364,00<br />

– contributi previdenziali € 25.425.293,00<br />

Lettera g) - Interventi finanziari dell’Istituto Centrale a favore dei singoli<br />

Istituti per il sostentamento del clero<br />

€ 294.396.406,00<br />

Lettera h) - Interventi operati per le altre finalità previste dall’art. 48:<br />

1. Esigenze di culto della popolazione<br />

La somma destinata a questa finalità è stata pari a<br />

€ 426.855.988,75.<br />

In particolare, essa è stata così ripartita:<br />

– per la costruzione di nuovi edifici di culto e centri parrocchiali:<br />

€ 120.000.000,00;<br />

– alle diocesi, per il sostegno <strong>delle</strong> attività di culto e pastorale:<br />

€ 150.000.000,00;<br />

– per interventi di rilievo nazionale definiti dalla C.E.I.:<br />

€ 36.000.000,00;<br />

– per la salvaguardia dei beni culturali ecclesiastici: € 50.000.000,00;<br />

– per il “fondo speciale” finalizzato alla promozione della catechesi e<br />

dell’educazione cristiana: € 50.000.000,00;<br />

– per l’attività dei Tribunali ecclesiastici regionali per le cause matrimoniali:<br />

€ 6.000.000,00;<br />

133


134<br />

– per il “fondo di riserva” costituito presso la Conferenza Episcopale<br />

Italiana: € 14.855.988,75.<br />

2. Interventi caritativi in Italia e nei paesi del terzo mondo<br />

La somma destinata a questa finalità è stata pari a<br />

€ 175.000.000,00.<br />

In particolare, essa è stata così ripartita:<br />

– alle diocesi, per interventi caritativi a favore della collettività nazionale:<br />

€ 75.000.000,00;<br />

– per interventi caritativi di rilievo nazionale definiti dalla C.E.I.:<br />

€ 30.000.000,00;<br />

– per interventi caritativi a favore di paesi del terzo mondo:<br />

€ 70.000.000,00.<br />

ANNOTAZIONI<br />

L’art. 44 della legge 20 maggio 1985, n. 222 dispone che “la<br />

Conferenza Episcopale Italiana trasmette annualmente all’autorità statale<br />

competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione <strong>delle</strong><br />

somme di cui agli articoli 46, 47 [e 50, terzo comma]”, e indica gli elementi<br />

che “tale rendiconto deve comunque precisare”.<br />

SOSTENTAMENTO DEL CLERO CATTOLICO<br />

1. Quanto al dato di cui alla lett. a) dell’art. 44, comma secondo<br />

Il numero di 39.456 (36.251 + 3.205) individua i sacerdoti inseriti<br />

nel sistema di sostentamento nel corso del 2002, compresi coloro che<br />

tra il 2 gennaio e il 31 dicembre dello stesso anno sono deceduti.<br />

I primi (36.251) sono coloro che hanno avuto titolo ad una remunerazione<br />

per il ministero svolto a tempo pieno in servizio <strong>delle</strong> diocesi<br />

(cf. art. 24); i secondi (3.205) sono coloro a cui si è provveduto a titolo<br />

di previdenza integrativa (cf. art. 27, comma primo), non essendo essi<br />

più in grado di svolgere un servizio a tempo pieno.


2. Quanto ai dati di cui alla lettera b)<br />

L’esistenza di un importo minimo e di un importo massimo di remunerazione<br />

assicurato ai sacerdoti deriva dalle scelte operate nella definizione<br />

del sistema remunerativo.<br />

A ciascun sacerdote spetta un numero X di punti; ogni anno la C.E.I.<br />

determina il valore monetario del singolo punto (per il 2002: € 10,48);<br />

la remunerazione assicurata corrisponde al prodotto del numero dei<br />

punti per il valore del punto.<br />

Il numero dei punti varia in concreto per ciascun sacerdote, perché a<br />

partire da un numero-base uguale per tutti (nel 2002: 80 punti mensili)<br />

sono attribuiti punti ulteriori (che, a partire dal 1998, possono raggiungere<br />

un massimo di 149 punti mensili) al verificarsi di circostanze previste<br />

dalla normativa data dalla C.E.I. ai sensi dell’art. 75 della legge n.<br />

222/1985 e secondo gli indirizzi del can. 281 del codice di diritto canonico<br />

(oneri particolari connessi con l’esercizio di taluni uffici; anzianità<br />

nell’esercizio del ministero sacerdotale; spese per alloggio in mancanza<br />

di casa canonica; condizioni di speciale difficoltà).<br />

3. Quanto ai dati di cui alla lettera c)<br />

Le offerte deducibili previste dall’art. 46, destinate al sostentamento<br />

del clero cattolico nel 2002, sono state pari a € 19.293.409,00.<br />

Si tratta dell’importo complessivo <strong>delle</strong> erogazioni liberali versate<br />

nel corso del 2001 dai donanti sui conti correnti postale e bancari dell’Istituto<br />

Centrale oppure presso gli Istituti diocesani per il sostentamento<br />

del clero all’uopo delegati, del quale l’Istituto Centrale ha avuto<br />

conoscenza esauriente soltanto dopo la chiusura dell’esercizio 2001,<br />

al ricevimento <strong>delle</strong> rendicontazioni degli enti collettori; conseguentemente<br />

detto importo è stato destinato al sostentamento del clero nell’esercizio<br />

successivo (2002).<br />

La somma di € 307.808.000,00 corrisponde all’importo trasmesso<br />

dalla C.E.I. all’Istituto Centrale prelevandolo dal versamento complessivo<br />

di € 909.663.988,75 effettuato dallo Stato nell’anno 2002 ai sensi<br />

dell’ultimo comma dell’art. 47.<br />

13


13<br />

4. Quanto ai dati di cui alle lettere d) ed e)<br />

Come è noto, il sistema di sostentamento del clero cattolico è impostato<br />

secondo i seguenti criteri:<br />

A. I sacerdoti che svolgono servizio in favore della diocesi “comunicano<br />

annualmente all’Istituto diocesano per il sostentamento del clero:<br />

a) la remunerazione che, secondo le norme stabilite dal Vescovo<br />

diocesano, sentito il Consiglio presbiterale, ricevono dagli enti<br />

ecclesiastici presso i quali esercitano il ministero;<br />

b) gli stipendi eventualmente ad essi corrisposti da altri soggetti”<br />

(art. 33).<br />

B. “L’Istituto verifica, per ciascun sacerdote, i dati ricevuti a norma dell’art.<br />

33. Qualora la somma dei proventi di cui al medesimo articolo<br />

non raggiunga la misura determinata dalla Conferenza Episcopale<br />

Italiana a norma dell’articolo 24, primo comma, l’Istituto stabilisce<br />

l’integrazione spettante, dandone comunicazione all’interessato”<br />

(art. 34, comma primo).<br />

C. “Gli Istituti diocesani per il sostentamento del clero provvedono<br />

all’integrazione di cui all’art. 34 con i redditi del loro patrimonio.<br />

Qualora tali redditi risultino insufficienti, gli Istituti richiedono all’Istituto<br />

Centrale la somma residua necessaria ad assicurare ad ogni<br />

sacerdote la remunerazione nella misura stabilita” (art. 35, commi<br />

primo e secondo).<br />

In pratica possono dunque verificarsi tre situazioni:<br />

– Taluni sacerdoti non ricevono alcuna remunerazione dall’ente ecclesiastico,<br />

perché questo è impossibilitato a intervenire in loro favore<br />

per mancanza totale di mezzi; se il sacerdote non ha altre entrate<br />

computabili, gli si deve l’intera remunerazione.<br />

I sacerdoti versanti in questa condizione sono stati 118.<br />

– Altri sacerdoti ricevono una remunerazione da enti ecclesiastici o<br />

godono di altre entrate computabili; se con queste risorse non raggiungono<br />

la misura di remunerazione loro attribuita (cf. quanto an-


notato più sopra alla lettera B) hanno diritto di ricevere una integrazione<br />

fino alla concorrenza di tale misura.<br />

I sacerdoti versanti in questa condizione sono stati 35.428.<br />

– Altri sacerdoti, infine, che ricevono una remunerazione da enti ecclesiastici<br />

o godono di altre entrate computabili, raggiungono con<br />

questi apporti o addirittura superano la misura di remunerazione loro<br />

attribuita; in questo caso non è dovuta loro alcuna integrazione.<br />

I sacerdoti versanti in questa condizione sono stati 3.910.<br />

5. Quanto al dato di cui alla lettera f)<br />

A proposito <strong>delle</strong> ritenute fiscali è opportuno ricordare che si tratta di<br />

quelle operate dall’Istituto Centrale su due possibili componenti della<br />

remunerazione dei sacerdoti:<br />

– la remunerazione ricevuta da enti ecclesiastici;<br />

– la remunerazione totale o l’integrazione ricevuta dagli Istituti per il<br />

sostentamento del clero.<br />

È da sottolineare, peraltro, che il carico fiscale complessivo che è<br />

gravato sui sacerdoti nel 2002 è maggiore dell’importo indicato: quando,<br />

per esempio, a comporre la remunerazione attribuita al sacerdote<br />

concorre uno stipendio (insegnamento della religione cattolica nelle<br />

scuole, assistenza spirituale negli ospedali o nelle carceri, ecc.) le ritenute<br />

sul medesimo sono operate direttamente dallo Stato. È noto inoltre<br />

che lo Stato effettua le ritenute sulle pensioni di cui eventualmente i<br />

sacerdoti godono.<br />

A proposito dei contributi previdenziali si precisa che si tratta di<br />

quelli dovuti, ai sensi della legge 22 dicembre 1973, n. 903, per il fondo<br />

speciale clero costituito presso l’INPS, l’iscrizione al quale è obbligatoria<br />

per ogni sacerdote secolare.<br />

6. Quanto alla lettera g)<br />

Se si confrontano i dati relativi al primo e terzo comma del precedente<br />

punto 3 <strong>delle</strong> presenti Annotazioni (€ 327.101.409) e la somma erogata<br />

dall’Istituto Centrale ai singoli Istituti diocesani per il sostentamento<br />

del clero (€ 294.396.406) – utilizzata per la corresponsione ai sacerdoti<br />

13


13<br />

<strong>delle</strong> integrazioni e degli assegni di previdenza, per il versamento dei<br />

contributi previdenziali al Fondo Clero dell’INPS, per il pagamento del<br />

premio di una polizza sanitaria integrativa in favore del Clero – si constata<br />

la differenza positiva di € 32.705.003. Tale somma sarà utilizzata<br />

per le esigenze del sostentamento del clero dell’anno successivo.<br />

7. Quanto alla lettera h)<br />

ESIGENzE DI CULTO DELLA POPOLAzIONE<br />

A) Una quota di € 120 milioni è stata destinata per la costruzione di<br />

edifici di culto cattolico e <strong>delle</strong> pertinenti opere parrocchiali.<br />

B) Una quota di € 150 milioni è stata destinata alle 227 diocesi italiane,<br />

per il sostegno <strong>delle</strong> attività di culto e di pastorale.<br />

La ripartizione della somma tra le diocesi è avvenuta secondo i seguenti<br />

criteri: una quota base (€ 335.738,61) eguale per ciascuna<br />

diocesi (per quelle aventi una popolazione inferiore ai 20 mila abitanti:<br />

€ 111.912,87), una quota variabile a seconda del numero degli<br />

abitanti (€ 1,2659 per abitante).<br />

L’individuazione <strong>delle</strong> finalità di culto e di pastorale alle quali destinare<br />

la somma ricevuta è stata fatta in un’apposita circolare inviata dalla<br />

C.E.I. ai Vescovi diocesani, tenendo come punto di riferimento la<br />

descrizione <strong>delle</strong> attività di religione e di culto contenuta nell’art. 16,<br />

lett. a) della legge 20 maggio 1985, n. 222: attività dirette all’esercizio<br />

del culto e alla cura <strong>delle</strong> anime, alla formazione del clero e dei<br />

religiosi, a scopi missionari, alla catechesi, all’educazione cristiana.<br />

Agli stessi criteri ci si è attenuti nel fornire ai Vescovi gli schemi per<br />

il rendiconto annuale.<br />

C) Una quota di € 36 milioni è stata destinata a sostegno di attività di<br />

culto e di pastorale a rilievo nazionale, individuate in concreto dalla<br />

Presidenza della C.E.I., sentito il Consiglio Episcopale Permanente.<br />

Le modalità di impiego di tale quota sono state molto simili a quelle<br />

degli anni precedenti.<br />

D) Una quota di € 50 milioni è stata destinata per la salvaguardia dei<br />

beni culturali ecclesiastici.


E) Una quota di € 50 milioni è stata destinata per il “fondo speciale”,<br />

costituito presso la C.E.I., finalizzato alla promozione della catechesi<br />

e dell’educazione cristiana.<br />

F) Una quota di € 6 milioni è stata destinata per l’attività dei Tribunali<br />

ecclesiastici regionali per le cause matrimoniali.<br />

G) Una quota di € 14.855.988,75 è stata destinata per il “fondo di riserva”,<br />

costituito presso la Conferenza Episcopale Italiana e descritto<br />

al n. 7, lett. I <strong>delle</strong> Annotazioni allegate al rendiconto presentato nel<br />

2000 e relativo all’anno 1999.<br />

INTERVENTI CARITATIVI<br />

A FAVORE DELLA COLLETTIVITà NAzIONALE<br />

A) Una quota di € 75 milioni è stata destinata alle 227 diocesi italiane<br />

per interventi caritativi a favore della collettività nazionale.<br />

La ripartizione della somma tra le diocesi è avvenuta secondo i seguenti<br />

criteri: una quota base (€ 168.706,76) uguale per ciascuna<br />

diocesi (per quelle aventi una popolazione inferiore ai 20 mila abitanti:<br />

€ 56.236,00), una quota variabile a seconda del numero degli<br />

abitanti (€ 0,6353 per abitante).<br />

B) Una quota di € 30 milioni è stata destinata per interventi caritativi<br />

in Italia aventi rilievo nazionale, individuati in concreto dalla<br />

Presidenza della C.E.I., sentito il Consiglio Episcopale Permanente.<br />

INTERVENTI CARITATIVI<br />

A FAVORE DI PAESI DEL TERzO MONDO<br />

Nell’anno 2002 una quota di € 70 milioni è stata destinata agli interventi<br />

caritativi a favore del terzo mondo.<br />

Le assegnazioni vengono definite da un apposito Comitato, costituito<br />

per un triennio dal Consiglio Episcopale Permanente in data 5 giugno 1990,<br />

rinnovato in data 25 marzo 1993, nuovamente rinnovato in data 29 marzo<br />

1996 e confermato a tempo indeterminato in data 14 maggio 2001.<br />

13


140<br />

Relativamente ai fondi dell’anno 2002 sono pervenuti n. 870 progetti,<br />

di cui quelli finora approvati sono 332.<br />

Molti progetti sono stati respinti perché non rientravano negli ambiti<br />

previsti dalla legge 222/85, oppure perché la loro realizzazione è stata<br />

giudicata meno urgente o non in linea con il Regolamento applicativo,<br />

approvato dalla Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana e indicante<br />

il quadro dei criteri generali di intervento e le priorità contenutistiche<br />

e geografiche.<br />

Come segnalato in precedenti occasioni, i progetti finanziati con l’otto<br />

per mille promuovono la formazione in molteplici ambiti: dall’alfabetizzazione<br />

alla formazione professionale in campo sanitario, agricolo-ambientale,<br />

economico, cooperativo e <strong>delle</strong> comunicazioni sociali;<br />

non si trascura il sostegno alle associazioni locali per l’acquisizione di<br />

competenze gestionali, né la formazione universitaria e la promozione<br />

della donna.<br />

Oltre al sostegno offerto a questa tipologia di progetti prioritari occorre<br />

ricordare anche alcuni interventi consistenti per emergenze che ricorrentemente<br />

insorgono nelle aree interessate all’azione del Comitato:<br />

l’entità degli stanziamenti varia nel caso di gravi calamità nazionali<br />

rispetto a interventi più mirati per emergenze locali.<br />

Ecco di seguito alcuni tra i progetti maggiormente significativi che<br />

il Comitato sta attuando:<br />

In ambito scolastico: formazione insegnanti tra la popolazione Gumuz<br />

in Etiopia; borse di studio per futuri insegnanti in Madagascar; seminari<br />

di aggiornamento per insegnanti di scuola materna nella Repubblica<br />

Democratica del Congo; formazione insegnanti per minori disabili<br />

in Perù e Cameroun; miglioramento dell’insegnamento della scuola<br />

pubblica mediante l’aggiornamento degli insegnanti in Brasile; corsi di<br />

aggiornamento per insegnanti in Benin; formazione insegnanti di informatica<br />

in Honduras; formazione di insegnanti per il rispetto dei diritti<br />

umani e reintegrazione ex combattenti (attività per il sostegno alla vita<br />

in aree colpite dalla guerra) in Sri Lanka; corsi di riqualificazione per i<br />

direttori didattici in Albania.<br />

In ambito sanitario: educazione sanitaria e nutrizionale in Perù; sviluppo<br />

socio-sanitario a favore <strong>delle</strong> popolazioni indios in Brasile; riorganizzazione<br />

dei servizi sanitari in Uganda; progetto sanitario nella


Repubblica Democratica del Congo per superare la situazione di grave<br />

emergenza derivata dall’eruzione del vulcano Nyragongo; aggiornamento<br />

del personale sanitario in psichiatria e omeopatia in India; programma<br />

di prevenzione e assistenza <strong>delle</strong> vittime dell’aids in Kenya.<br />

Nel settore della promozione umana: promozione umana e formazione<br />

di adolescenti e giovani a rischio di esclusione sociale in Burundi;<br />

promozione della persona nel suo territorio in Mali; promozione di gruppi<br />

cooperativi,di autosviluppo in Madagascar; promozione <strong>delle</strong> ragazze<br />

minorenni mediante la lotta al sistema “servizi al tempio” (prostituzione<br />

minorile) in India; promozione della donna e sviluppo agricolo in Niger;<br />

formazione <strong>delle</strong> minoranze etniche in Burkina-Faso; promozione<br />

di associazioni di giovani itticoltori e piscicoltori in Brasile; formazione,<br />

promozione e assistenza della gioventù colombiana, particolarmente<br />

esposta al rischio stupefacenti, per sottrarre le piantagioni alla droga e<br />

utilizzarle per l’agricoltura e l’allevamento bestiame.<br />

Tra le emergenze alle quali la C.E.I. ha potuto dar risposta nel 2002<br />

ricordiamo:<br />

Corea del Nord (emergenza alimentare e sanitaria) € 100.000;<br />

Argentina (emergenza cibo e medicine) € 205.555;<br />

Afganistan (emergenza guerra) € 1.549.370;<br />

Etiopia (emergenza alimentare per carestia) € 90.200;<br />

Bolivia (emergenza per calamità atmosferica) € 500.000;<br />

Costa d’Avorio (emergenza sfollati) € 200.000;<br />

Sudan (emergenza sfollati) € 210.000;<br />

Albania (emergenza alluvione) € 750.000.<br />

Resta fermo che, come negli anni passati, tutta la somma destinata<br />

agli interventi caritativi verrà comunque erogata per i progetti approvati.<br />

A questo proposito si segnala che la somma di € 64.557.112,39 (pari<br />

a lire 125 miliardi) destinata nell’anno 2001 è stata interamente erogata<br />

per finanziare 532 dei 1169 progetti presentati.<br />

141


142<br />

Convenzioni<br />

per il servizio pastorale in Italia<br />

dei presbiteri provenienti dai territori di missione<br />

La cooperazione tra le Chiese costituisce oggi una <strong>delle</strong> forme più<br />

appropriate con cui la Chiesa risponde al mandato missionario. Essa<br />

trova il suo fondamento nella comunione intraecclesiale e coinvolge tutti<br />

i membri del popolo di Dio.<br />

In questo contesto deve essere intesa l’accoglienza che le Chiese<br />

italiane accordano con sempre maggiore frequenza a presbiteri provenienti<br />

dalle terre di missione, favorendone l’inserimento nella pastorale<br />

diocesana.<br />

Per fare in modo che queste esperienze diano nuovo slancio e vigore<br />

alla cooperazione missionaria, anche alla luce degli orientamenti contenuti<br />

nell’Istruzione sull’invio e la permanenza all’estero dei sacerdoti<br />

del clero diocesano dei territori di missione, pubblicata dalla Congregazione<br />

per l’evangelizzazione dei popoli il 25 agosto 2001, il Consiglio<br />

Episcopale Permanente ha approvato alcuni schemi di convenzione: il<br />

primo (Convenzione per il servizio pastorale in Italia dei presbiteri diocesani<br />

provenienti dai territori di missione per motivi di studio) si applica<br />

a quei presbiteri la cui presenza nel nostro Paese è primariamente<br />

finalizzata al conseguimento di un titolo di studio presso un’istituzione<br />

accademica. Non potendo svolgere un servizio pastorale a tempo pieno,<br />

essi non dispongono dei requisiti per essere inseriti nel sistema di sostentamento<br />

del clero, ma potranno fruire di un dignitoso inquadramento<br />

economico in cambio di una significativa collaborazione pastorale<br />

alle diocesi italiane. Il secondo schema, predisposto sulla falsariga del<br />

precedente, si applica ai presbiteri stranieri in stato di necessità provenienti<br />

da territori non di missione. La terza fattispecie (Convenzione<br />

per il servizio pastorale in Italia dei presbiteri diocesani provenienti dai<br />

territori di missione), configurata in analogia con il modello utilizzato<br />

per i presbiteri italiani Fidei Donum (cf. «Notiziario della Conferenza<br />

Episcopale Italiana, 1998, pp. 66-72), interessa i presbiteri stranieri inviati<br />

in Italia dai loro Vescovi con finalità di cooperazione missionaria<br />

o per l’assistenza spirituale agli immigrati. Il ministero da loro esercitato<br />

si configura come servizio a tempo pieno e dà perciò titolo per l’inserimento<br />

nel sistema di sostentamento del clero secondo i parametri


correnti. Il quarto schema, denominato Atto di accoglienza dei presbiteri<br />

diocesani provenienti dai territori di missione costretti a lasciare il<br />

proprio paese per gravi motivi e incaricati per servizi pastorali in Italia,<br />

si applica ai casi, numericamente limitati, di sacerdoti profughi o rifugiati<br />

politici che, accolti in Italia, possono offrire un servizio pastorale<br />

a tempo pieno, avendo con ciò titolo per essere inseriti nel sistema di<br />

sostentamento del clero.<br />

Al fine di finanziare il capitolo di spesa necessario per coprire i costi<br />

derivanti dalle convenzioni per i presbiteri stranieri studenti, la 51 a Assemblea<br />

Generale (Roma, 19-23 maggio 2003) ha approvato la determinazione<br />

che viene qui di seguito riportata.<br />

Prot. n. 812/03<br />

DECRETO<br />

La Conferenza Episcopale Italiana, nella 51 a Assemblea Generale,<br />

svoltasi a Roma dal 19 al 23 maggio 2003, ha esaminato e approvato<br />

con la maggioranza assoluta la determinazione riguardante i contributi<br />

da erogare alle diocesi per il sostegno dei sacerdoti straneri studenti<br />

– provenienti da territori di missione o che si trovano in stato di necessità<br />

– che offrono una collaborazione pastorale a tempo parziale.<br />

Con il presente decreto, nella mia qualità di Presidente della Conferenza<br />

Episcopale Italiana, per mandato della medesima Assemblea Generale,<br />

in conformità all’art. 72 del Regolamento della CEI promulgo<br />

attraverso la pubblicazione nel “Notiziario della Conferenza Episcopale<br />

Italiana” la determinazione nel testo allegato al presente decreto.<br />

La presente determinazione entra in vigore a decorrere dalla data di<br />

pubblicazione.<br />

Roma, 9 ottobre 2003<br />

X Giuseppe Betori Camillo Card. Ruini<br />

Segretario Generale Vicario di Sua Santità per la diocesi di Roma<br />

Presidente<br />

della Conferenza Episcopale Italiana<br />

143


144<br />

La 51 a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana<br />

– tenuto conto di quanto esposto nelle sessioni del Consiglio Permanente<br />

tenutesi in data 16-19 settembre 2002, 20-23 gennaio e 24-27<br />

marzo 2003 in riferimento allo schema di convenzione per il servizio<br />

pastorale dei preti stranieri presenti in Italia per motivi di studio;<br />

– udita la relazione del Presidente della Commissione Episcopale per<br />

l’evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le Chiese;<br />

– preso atto che la permanenza in Italia per motivi di studio impedisce<br />

di configurare l’eventuale attività pastorale dei sacerdoti stranieri<br />

quale servizio a tempo pieno in favore <strong>delle</strong> diocesi, rendendone<br />

conseguentemente impossibile l’inserimento nel sistema di sostentamento<br />

del clero;<br />

– ritenuta l’opportunità di prevedere forme di sostegno economico<br />

per quei sacerdoti stranieri studenti provenienti da territori di missione<br />

o che si trovano in stato di necessità;<br />

– visti gli articoli 1, 2 e 5 della delibera CEI n. 57, e il n. 3 <strong>delle</strong> determinazioni<br />

adottate dalla 32 a Assemblea Generale, in esecuzione della<br />

delibera CEI n. 57, concernenti la gestione dei flussi finanziari agevolati<br />

per il sostegno della Chiesa Cattolica in Italia,<br />

approva<br />

la seguente delibera<br />

1. A partire dal 1° gennaio 2004 la C.E.I. assegna un contributo alle<br />

diocesi italiane che accolgono in regime di convenzione i presbiteri<br />

studenti stranieri – provenienti da territori di missione o che si trovano<br />

in stato di necessità – che svolgono un servizio pastorale in favore <strong>delle</strong><br />

medesime, che non configura il tempo pieno.<br />

2. Il Consiglio Episcopale Permanente è competente a verificare e aggiornare<br />

periodicamente lo schema di convenzione e la misura massima<br />

del sussidio spettante a ciascun sacerdote.<br />

3. L’istruttoria <strong>delle</strong> pratiche per la concessione del sussidio è affidata<br />

all’Ufficio Nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese.<br />

4. L’onere finanziario derivante dalla presente determinazione è posto<br />

a carico <strong>delle</strong> somme provenienti dall’otto per mille IRPEF annualmente<br />

destinate alle esigenze di culto e pastorale di rilievo nazionale.


Modifica <strong>delle</strong> Disposizioni<br />

circa i contributi<br />

in favore dei beni culturali ecclesiastici<br />

Al fine di chiarire taluni dubbi interpretativi riguardanti il capitolo<br />

di finanziamento (edilizia di culto o beni culturali) al quale fare riferimento<br />

per gli interventi su fabbricati esistenti (restauro, consolidamento<br />

statico, ristrutturazione, adeguamento a norma, impianti elettrici, riscaldamento),<br />

la 52 a Assemblea Generale, svoltasi ad Assisi dal 17 al 20<br />

novembre 2003, ha stabilito che:<br />

a. sono di competenza dell’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici<br />

le richieste di intervento riguardanti strutture edilizie per le<br />

quali ricorrano congiuntamente le seguenti condizioni:<br />

1. siano opere di autori non viventi<br />

2. la loro esecuzione risalga ad oltre cinquant’anni;<br />

b. tutte le altre fattispecie, comprese le richieste di intervento già avviate,<br />

sono di competenza del Servizio Nazionale per l’edilizia di<br />

culto.<br />

Gli edifici di autori deceduti, aventi più di cinquant’anni, per i quali<br />

le competenti Soprintendenze abbiano esplicitamente escluso ogni interesse<br />

storico-artistico, restano di competenza del Servizio Nazionale<br />

per l’edilizia di culto.<br />

Al fine di attuare una parità di trattamento alle pratiche di competenza<br />

dell’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e del Servizio<br />

Nazionale per l’edilizia di culto, si è provveduto altresì a elevare la misura<br />

massima dell’intervento finanziario dal 30% al 50% della spesa<br />

ammissibile a contributo.<br />

Queste innovazioni sono state introdotte dalla 52 a Assemblea Generale,<br />

che ha approvato la seguente determinazione con 144 voti favorevoli<br />

su 145 votanti.<br />

14


14<br />

Modifiche <strong>delle</strong> disposizioni concernenti l’erogazione<br />

di contributi alle diocesi finalizzati alla conservazione<br />

e valorizzazione dei beni culturali ecclesiastici<br />

La 52 a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana<br />

– viste le “Disposizioni concernenti la concessione dei contributi finanziari<br />

della Conferenza Episcopale Italiana per l’edilizia di culto”,<br />

nel testo attualmente vigente, approvate ai sensi della delibera CEI n.<br />

57;<br />

– viste le “Disposizioni concernenti la concessione di contributi finanziari<br />

della Conferenza Episcopale Italiana per i beni culturali ecclesiastici”,<br />

nel testo attualmente vigente, approvate ai sensi della delibera<br />

CEI n. 57;<br />

– udita la relazione illustrativa <strong>delle</strong> modifiche proposte riguardanti<br />

l’attribuzione all’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici<br />

della competenza sulle richieste di contributo relative agli edifici di<br />

interesse storico-artistico;<br />

– visti i paragrafi della delibera della CEI n. 57,<br />

approva<br />

la seguente determinazione<br />

La lettera e) del comma tre dell’articolo 1 <strong>delle</strong> “Disposizioni concernenti<br />

l’erogazione di contributi alle diocesi finalizzati alla conservazione<br />

e valorizzazione dei beni culturali ecclesiastici” è così sostituita:<br />

“e) restauro e consolidamento statico di edifici di culto d’interesse storico-artistico<br />

e loro pertinenze”.<br />

Il comma 5 dell’articolo 2 <strong>delle</strong> medesime “Disposizioni” è così sostituito:<br />

“5. In relazione a progetti di restauro e di consolidamento statico di<br />

edifici di culto di interesse storico-artistico e loro pertinenze, il contributo<br />

può essere erogato fino a un massimo del 50% della somma<br />

periodicamente stabilita dal Consiglio Episcopale Permanente.<br />

Per i progetti di restauro di organi a canne può essere erogato un<br />

contributo non superiore al 30% della spesa ammissibile fino a un<br />

massimo di tre interventi per diocesi”.


Prot. n. 955/03<br />

decreto<br />

La Conferenza Episcopale Italiana, nella 52 a Assemblea Generale,<br />

svoltasi ad Assisi dal 17 al 20 novembre 2003, ha esaminato e approvato<br />

con la maggioranza assoluta la determinazione riguardante le “modifiche<br />

<strong>delle</strong> disposizioni concernenti l’erogazione di contributi alle diocesi<br />

finalizzati alla conservazione e valorizzazione dei beni culturali ecclesiastici”.<br />

Con il presente decreto, nella mia qualità di Presidente della Conferenza<br />

Episcopale Italiana, per mandato della medesima Assemblea Generale,<br />

in conformità all’art. 72 del Regolamento della CEI promulgo<br />

attraverso la pubblicazione nel “Notiziario della Conferenza Episcopale<br />

Italiana” la determinazione nel testo allegato al presente decreto.<br />

La presente determinazione entra in vigore a decorrenza dalla data di<br />

pubblicazione.<br />

Roma, 26 novembre 2003<br />

X Giuseppe Betori Camillo Card. Ruini<br />

Segretario Generale Vicario di Sua Santità per la diocesi di Roma<br />

Presidente<br />

della Conferenza Episcopale Italiana<br />

14


BIANCA


Conferenza<br />

Episcopale<br />

Pugliese


Cattedrale di <strong>Altamura</strong>. Veduta laterale.


verbale<br />

della riunione ordinaria<br />

3-4-5 febbraio 2003<br />

Centro di Spiritualità “Madonna della Nova” - Ostuni (BR)<br />

Lunedì 3 Febbraio 2003 alle ore 10.30 nel Centro di Spiritualità<br />

“Madonna della Nova” di Ostuni, con la presidenza dell’Arcivescovo di<br />

Lecce Mons. Cosmo Francesco Ruppi, ha avuto inizio la sessione invernale<br />

di tre giorni della Conferenza Episcopale Pugliese, convocata con<br />

lettera del 15 gennaio 2003. I Vescovi sono ospiti dell’Arcivescovo di<br />

Brindisi-Ostuni Mons. Rocco Talucci.<br />

Questo l’ordine del giorno, comunicato agli Ecc. mi Arcivescovi<br />

e Vescovi:<br />

3 febbraio, lunedì<br />

ore 10.00 Saluto e Comunicazioni del Presidente<br />

Approvazione del Messaggio della CEP per il IV Centenario<br />

della nascita di San Giuseppe da Copertino (1603-2003)<br />

ore 16.00 Preparazione del Congresso Eucaristico Nazionale (Bari<br />

2005)<br />

(Relatore: S. Ecc. Mons. F. Cacucci, Arcivescovo di Bari-<br />

Bitonto)<br />

ore 18.00 Tribunale Ecclesiastico Regionale, relazione annuale del<br />

Vicario Giudiziale (Mons. Luca Murolo)<br />

Consultori Familiari di ispirazione cristiana: situazione regionale<br />

(Relatore: don Vincenzo De Palo, consulente etico)<br />

4 Febbraio, martedì<br />

ore 9.00 L’Assistente Nazionale dell’A.C.I., S. Ecc. Mons. Francesco<br />

Lambiasi, incontra la CEP<br />

ore 10.00 Incontro annuale tra i Vescovi e CISM, USMI e GIS<br />

(Superiori/e Generali e Provinciali, presenti in Regione)<br />

1 1


1 2<br />

ore 16.00 Seminario Regionale: nomina Commissione Episcopale di<br />

Vigilanza.<br />

ore 18.00 Interventi diversi:<br />

a. Commissioni Pastorali Regionali<br />

b. Emergenza terremoto<br />

c. Bilancio economico della CEP - Consuntivo 2001<br />

5 Febbraio, mercoledì<br />

ore 9.15 Incontro fraterno tra i Vescovi della CEP<br />

ore 12.30 Varie ed eventuali.<br />

3 febbraio, lunedì ore 10.00<br />

Sono presenti gli Arcivescovi e Vescovi della Regione: Mons. Cosmo<br />

Francesco Ruppi, Presidente; Mons. Francesco Cacucci, Vice presidente;<br />

Mons. Michele Seccia, Segretario; Mons. Raffaele Calabro, Mons.<br />

Domenico Caliandro, Mons. Vito De Grisantis, Mons. Felice Di Molfetta,<br />

Mons. Luigi Martella, Mons. Donato Negro, Mons. Mario Paciello,<br />

Mons. Domenico Padovano, Mons. Benigno Papa, Mons. Giovanni Battista<br />

Pichierri, Mons. Marcello Semeraro, Mons. Rocco Talucci, Mons.<br />

Francesco zerrillo.<br />

È altresì presente l’Arcivescovo emerito: Mons. Settimio Todisco.<br />

Hanno assicurato la loro presenza nel corso della giornata o domani:<br />

Mons. Martino Scarafile, Mons. Domenico D’Ambrosio, Mons. Riccardo<br />

Ruotolo.<br />

Prima dell’inizio dei lavori, il Presidente, Mons. Ruppi, invita i Confratelli<br />

a recitare l’Ora media con uno speciale ricordo di S. Ecc. Mons.<br />

Giuseppe Carata, Arcivescovo emerito di Trani-Barletta-Bisceglie, deceduto<br />

il 25 gennaio u.s. Terminata la recita, Mons. Ruppi ricorda brevemente<br />

la figura e il ministero di Mons. Carata, formatore di tanti sacerdoti<br />

del clero pugliese nei lunghi anni trascorsi nel Seminario Regionale,<br />

prima accanto al Card. Ursi, poi come Rettore dal 1951 al 1965; infine<br />

come Pastore della Chiesa di Trani-Barletta-Bisceglie. Un particolare<br />

ringraziamento all’Arcivescovo di Brindisi-Ostuni, Mons. Talucci, per<br />

la fraterna accoglienza in questa struttura.


1. Comunicazioni del Presidente<br />

Il Presidente informa i Confratelli, in modo sintetico, su alcune<br />

decisioni assunte nel recente Consiglio Permanente e richiama l’attenzione<br />

sui seguenti argomenti.<br />

• Sarà a Verona la sede del prossimo Convegno Ecclesiale nazionale,<br />

previsto nel 2006;<br />

• È stata approvata una Nota sull’Insegnamento della Religione cattolica,<br />

si prevede la diffusione in coincidenza con l’approvazione definitiva<br />

dello stato giuridico dei docenti Rc;<br />

• Sono stati ritoccati in meglio i parametri per l’edilizia di culto;<br />

• È stato approvato lo schema di convenzione per i preti stranieri che<br />

operano nelle diocesi italiane;<br />

• È in corso una approfondita e documentata riflessione sui matrimoni<br />

tra cattolici e islamici [allegato 1];<br />

• Sono stati determinati nuovi parametri economici per i giudici laici<br />

impegnati nei Tribunali Ecclesiastici;<br />

• Si è esaminata la procedura da seguire in caso di abusi sessuali compiuti<br />

da sacerdoti;<br />

• Una volta completato l’esame della bozza dell’iniziazione cristiana<br />

degli adulti, sarà trasmessa a tutti;<br />

• È stata richiamata l‘attenzione circa la concessione di luoghi di culto<br />

o di locali parrocchiali a seguaci di altri culti: attenersi alle disposizioni<br />

vigenti (cf. Notiziario CEI, n. 10 del 1993);<br />

• Continua a diminuire la percentuale di quanti firmano per la destinazione<br />

dell’otto per mille. In dieci anni siamo a meno il 10%. Se<br />

tale diminuzione è spiegabile con le norme di facilitazione per i pensionati,<br />

si deve fare attenzione ad avviare una seria sensibilizzazione<br />

dei fedeli, perché una progressiva e continua diminuzione potrebbe<br />

determinare un riesame della legge;<br />

• La Santa Sede ha chiesto una pianificazione ragionata sugli ISSR e<br />

ISR esistenti in Italia ed è stata esaminata la relazione del Patriarca<br />

di Venezia, Mons. Scola [allegato 2]. Gli ISSR non potranno più<br />

rilasciare il “magistero” ma solo un diploma di laurea breve, secondo<br />

la situazione italiana degli studi universitari. Per una strutturazione,<br />

coordinamento e verifica degli ISSR si possono ipotizzare due percorsi:<br />

attestato di formazione teologica e percorso accademico con<br />

1 3


1 4<br />

il baccalaureato in scienze religiose. Conseguentemente spetterà alla<br />

Facoltà teologica valutare se l’ISR potrà assicurare il diploma di formazione<br />

teologica, mentre l’ISSR dovrà essere inserito in una facoltà<br />

per poter conferire il baccalaureato in Scienze religiose. Devono restare<br />

distinti gli Istituti teologici dagli ISSR. Pertanto in ogni Regione<br />

ecclesiastica si dovrà compiere una verifica da cui scaturirà una riorganizzazione,<br />

con la possibilità di istituire altre facoltà teologiche. Si<br />

tratta di formulare un piano organico da sottoporre alla Congregazione<br />

Vaticana, come indicato nel documento finale dei lavori del Consiglio<br />

Permanente ultimo. Il Presidente ricorda che in Puglia sono presenti<br />

3 Istituti teologici: Molfetta, aggregato a Napoli con 230 iscritti,<br />

abilitato a rilasciare baccalaureato e licenza in teologia; San Nicola,<br />

affiliato all’Angelicum, con 35 iscritti per il conseguimento di licenza<br />

e dottorato; Santa Fara, affiliato all’Antonianum con 80 iscritti, per i<br />

primi due gradi accademici. A questi Istituti si aggiungono 4 ISSR a<br />

Bari, Foggia, Lecce e Brindisi ed altri 3 ISSR come sedi staccate dell’Ateneo<br />

Santa Croce (Oria, Lucera, San Severo). Con queste realtà<br />

culturali e numeriche, aggiunge il Presidente, in Puglia abbiamo l’occasione<br />

per pensare ad una Facoltà Teologica. Si apre ora un periodo<br />

di riflessione, evitando di pubblicizzare la cosa. Intanto il Presidente<br />

invita i presenti ad esprimere i propri pareri e suggerimenti.<br />

Mons. Cacucci: alla Puglia è riconosciuta una vivacità ecclesiale ed<br />

un senso di unitarietà manifestata nel conservare l’unità del Seminario<br />

teologico. Pertanto è ora importante una volontà concorde nel<br />

mirare agli obiettivi indicati.<br />

Mons. Papa: cogliere lo spirito della riforma in atto, dopo tante iniziative<br />

assunte. Pensare alla serietà accademica dei corsi scientifici.<br />

Mons. Calandro e Mons. Paciello: si tratta di una occasione ottima<br />

da coltivare con un serio impegno regionale.<br />

Mons. Seccia evidenzia la necessità della formazione dei docenti.<br />

Mons. Cacucci: evitare la dispersione <strong>delle</strong> forze, concentrando le<br />

pubblicazioni specializzate con una seria produzione teologica che il<br />

frastagliamento <strong>delle</strong> riviste ha impedito.<br />

Mons. Semeraro invita a riprendere in seguito l’argomento per un<br />

ulteriore approfondimento documentato.<br />

Mons. Negro ringrazia il Presidente per aver fatto conoscere questo<br />

disegno e chiede se tutti i Vescovi condividono tutti questa finalità,


perché è importante perseguirla con determinazione e oculatezza,<br />

puntando alla formazione di una scuola teologica a partire dalla buona<br />

base esistente.<br />

Mons. Martella chiede quali tempi si prevedono.<br />

Mons. Papa, ritiene che l’obiettivo ed il metodo siano accettati da<br />

parte di tutti.<br />

Mons. Semeraro si dice convinto che la Puglia possa tranquillamente<br />

avere una facoltà teologica, ma bisogna essere attenti alla chiarezza<br />

del progetto. Nel senso che la prospettiva deve essere più ampia di<br />

quella limitata alla formazione dei futuri docenti di religione cattolica.<br />

Mons. Todisco, infine, ricorda che saranno necessari dei sacrifici se<br />

veramente si intende perseguire una cultura teologica, per garantire<br />

qualità culturale. Una preoccupazione che deve nascere prima di ogni<br />

cosa, per poter assumere il risvolto della efficacia operativa.<br />

Conclusa la discussione spontanea su un tema così importante per la<br />

CEP, il Presidente, Mons. Ruppi, conclude con altre informazioni:<br />

– la comunicazione da parte della Nunziatura dell’aggiunta di<br />

San Giovanni Rotondo alla denominazione dell’Arcidiocesi di<br />

Manfredonia-Vieste.<br />

– Quanto all’attività amministrativa della Regione Puglia:<br />

• È stata inviata ai Comuni la Circolare per gli oneri di urbanizzazione<br />

ed è in atto un monitoraggio dei Comuni per la verifica<br />

dell’attuazione della Legge;<br />

• Si è cercato di chiarire il problema creato per la sostituzione di<br />

alcuni cappellani ospedalieri;<br />

• La legge sulla famiglia non è andata ancora in porto perché manca<br />

la copertura finanziaria;<br />

• È stata redatta una legge regionale sugli enti sociali (minori, anziani,<br />

...);<br />

• Si prevede un accordo di programma per le Cattedrali di Puglia<br />

e, per meglio provvedere alla tutela dei beni culturali, si dovrebbe<br />

ricostituire la Commissione Regionale per i BB.CC., con particolare<br />

attenzione ai Musei. Su questo ci sono alcune osservazioni<br />

dei Vescovi, con l’invito a vigilare perché tale intesa non escluda<br />

poi gli stessi enti religiosi da altre possibilità di contributi.<br />

1


1<br />

2. Messaggio dei vescovi per il Iv centenario della nascita di San<br />

Giuseppe da Copertino [allegato 3]<br />

Mons. Ruppi ricorda ai Confratelli di aver già inviato una prima stesura<br />

del testo per le osservazioni e l’approvazione da parte della Conferenza.<br />

Poiché emergono diverse puntualizzazioni i Vescovi affidano a<br />

Mons. Di Molfetta e Mons. Semeraro l’incarico di rivedere il testo del<br />

Messaggio, perché sia più breve ed incisivo.<br />

Il Presidente, vista l’ora, interrompe i lavori aggiornandoli alle ore<br />

16.00 del pomeriggio.<br />

Con la recita dei Vespri, alle ore 16.00, riprendono i lavori della Conferenza<br />

Episcopale. Il Presidente passa la parola a Mons. Talucci che<br />

presenta il Sindaco di Ostuni, venuto per porgere il saluto della Città ai<br />

Presuli della Regione.<br />

3. Preparazione del Congresso Eucaristico Nazionale (bari 2005)<br />

(Relatore: S. Ecc. Mons. F. Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto)<br />

Mentre viene distribuito ai presenti un documento sintetico sul programma<br />

tematico ed organizzativo del Congresso Eucaristico Nazionale<br />

del 2005, l’Arcivescovo di Bari-Bitonto, Mons. Cacucci, illustra brevemente<br />

gli incontri avuti con il Comitato nazionale e con l’Istituto Pastorale<br />

Pugliese (il 21 gennaio u.s.), molto utili per delineare le linee teologico-pastorali<br />

che devono stare alla base della proposta pastorale e dello<br />

stesso tema del prossimo Congresso Eucaristico Nazionale: “Senza la<br />

Domenica non possiamo vivere” [allegato 4]. Per evitare il rischio di<br />

confondere il tutto con l’Eucaristia, occorre evidenziare il giorno della<br />

Risurrezione come<br />

• il “Giorno del Signore”<br />

• il “Memoriale del Signore”<br />

• il “Banchetto del Signore”<br />

La chiesa di Bari-Bitonto, precisa l’Arcivescovo, intende accogliere<br />

e sviluppare il tema del Congresso come un prolungamento della recente<br />

esperienza sinodale ed un approfondimento del magistero di Mons.<br />

Magrassi.


Gli orientamenti teologico-pastorali elaborati dal Comitato Diocesano<br />

di Bari per il prossimo decennio si articolano secondo tre prospettive:<br />

teologica, liturgico-pastorale, ecumenico-missionaria.<br />

Il messaggio generale è centrato sulla Risurrezione, che lega in una<br />

sintesi efficace ed unitaria le tre prospettive: nel mistero della Morte e<br />

Risurrezione del Figlio di Dio il kronos, tempo che scorre, diventa kairòs,<br />

tempo di grazia, tempo in cui avviene l’irruzione dell’Eternità nel<br />

tempo, del Divino nell’umano, della Grazia nel vuoto del peccato.<br />

Continuando nella presentazione sintetica della bozza orientativa<br />

contenuta nell’allegato, Mons. Cacucci illustra che la domenica va evidenziata<br />

come Dies Domini, Dies Ecclesiae e Dies hominis.<br />

Come Dies Domini essa sarà vissuta nel 1° anno a livello diocesano.<br />

Il messaggio rimarrà centrato sulla Risurrezione, che è la verità basilare<br />

della fede cristiana, il vertice di tutto il mistero della salvezza, il centro<br />

del tempo e della storia. Scelta pastorale sarà l’iniziazione cristiana.<br />

In quanto Dies Ecclesiae, nel 2° anno a livello regionale, si darà risalto<br />

alla domenica per la specifica identità “eucaristica” e la missione nel<br />

mondo. Ci si impegnerà per tutta la Regione Ecclesiastica.<br />

Nel 3° anno il cammino pastorale tracciato dal CEN si completerà a<br />

livello nazionale, presentando la domenica come Dies hominis. Si vivrà<br />

il senso del tempo al ritmo dell’anno liturgico, nel quale il cristiano impara<br />

a credere, a sperare, ad amare (catechesi - liturgia - carità). La sintesi<br />

si attuerà nell’Eucaristia, “sacramentum unitatis”, momento unitario<br />

comunitario che abbraccia tutto il mistero della salvezza.<br />

Cammino specifico sarà la formazione dei sacerdoti, per il quale si<br />

rispetterà il metodo seguito sinora. Sulla formazione sacerdotale si concentrerà<br />

l’I.P.P.<br />

Il messaggio CEP per il “giorno del Signore” tenderà a coinvolgere<br />

tutte le Chiese di Puglia, che potranno adottare sussidi idonei allo scopo.<br />

Mons. Cacucci conclude la presentazione della bozza orientativa facendo<br />

notare che il calendario dei Convegni preparatori al CEN è tracciato<br />

all’ultima pagina dell’allegato.<br />

Quindi il Presidente, Mons. Ruppi, ringrazia Mons. Cacucci per la<br />

chiarezza della sua esposizione ed invita i Confratelli a riflettere su<br />

quanto illustrato per poter esprimere il proprio parere ed esporre eventuali<br />

proposte. Si tratta, infatti, di un cammino da preparare e compiere<br />

<strong>insieme</strong>, affinché il 2004 sia un anno vissuto in modo proficuo ed in-<br />

1


1<br />

tenso. Per far sì che questo obiettivo sia trasmesso chiaramente a tutte<br />

le nostre comunità, egli propone di preparare una lettera collettiva da<br />

divulgare a fine anno o inizio del nuovo anno pastorale.<br />

Mons. Di Molfetta dà inizio agli interventi, con la proposta di equilibrare<br />

le parti del documento fondendo la 2 a e la 3 a parte ed unificando<br />

maggiormente la 1 a parte che si presenta un po’ frammentata. In alternativa,<br />

si potrebbe mantenere la scansione storica, scambiando fra loro la<br />

2 a e la 3 a parte.<br />

Mons. Papa sottolinea che il documento è una riflessione ad uso interno.<br />

Si dichiara poi disponibile per accogliere a Taranto un convegno<br />

sul lavoro, a patto che l’iniziativa sia presa dall’Ufficio CEI.<br />

Segue l’intervento di Mons. Padovano, il quale fa notare che, essendo<br />

previsto nel 2006 il Convegno di Verona, potrebbe esserci un’interferenza<br />

di preparazione. Mons. Papa suggerisce di affrontare questo problema<br />

alla prossima Assemblea che avrà luogo a maggio.<br />

Prosegue Mons. Negro sostenendo che, a proposito della domenica,<br />

si tocca l’identità cristiana. Il documento è rivelatore di un cammino di<br />

Chiesa particolare che ha un retroterra culturale ben preciso. Nei nostri<br />

programmi pastorali occorre dare una coloritura che risenta del cammino<br />

regionale.<br />

Mons. Todisco sottolinea la necessità che ci sia un momento di studio<br />

condotto dai Vescovi: buono l’approfondimento biblico, liturgico, ecclesiastico...<br />

ma il problema serio è pastorale e spetta ai Vescovi affrontarlo,<br />

anche a prescindere dal Congresso.<br />

Mons. Calabro mette in risalto il fatto che oggi si vada sempre<br />

più perdendo il senso del tempo e del riposo domenicale. Un’esigenza<br />

da recuperare, questa. Il documento si rivela stimolante in tal<br />

senso. È utile approfittarne per sensibilizzare gli animi riguardo al<br />

rispetto del tempo da dedicare al Signore, essendo anche questo, dono<br />

di Dio.<br />

Intervenendo nell’argomento, Mons. Ruppi fa notare che colpisce il<br />

fatto che nelle altre religioni (per gli islamici il venerdì, per gli ebrei il<br />

sabato) è forte il rispetto del giorno sacro, mentre per i cristiani la domenica<br />

non è rispettata più di tanto! Se si finisce col perdere del tutto il<br />

rispetto del riposo domenicale, non si avrà più neanche la possibilità di<br />

rivolgere ai cristiani la necessaria catechesi o di avere con loro rapporti<br />

comunitari. Occorre, perciò, potenziare la domenica, coinvolgendo non<br />

solo i sacerdoti ma anche gli operatori pastorali. Anche i fedeli hanno la


loro parte di responsabilità in tal senso. Infatti, la situazione attuale non<br />

sarebbe tale se essi avessero saputo difendere coerentemente il diritto<br />

cristiano del rispetto al giorno festivo.<br />

Condividendo pienamente, Mons. Papa sostiene che è in gioco la nostra<br />

identità cristiana e che il problema investe non solo la prospettiva<br />

pastorale ma anche quella culturale.<br />

Per Mons. De Grisantis la domenica, oltre che riguardare l’osservanza<br />

del precetto festivo, interessa anche la famiglia cristiana. Si potrebbe<br />

definire il giorno della famiglia, essendo la domenica l’unico giorno di<br />

ritrovo familiare.<br />

Mons. Di Molfetta, citando il n. 106 del Sacrosanctum Concilium,<br />

evidenzia la necessità di riscoprire l’identità di un popolo che nel “giorno<br />

del Signore” viene convocato “per ascoltare la Parola di Dio e partecipare<br />

all’Eucaristia” e invitato a vivere questo giorno come “giorno di<br />

gioia e di riposo dal lavoro”.<br />

Mons. Talucci, in riferimento alla considerazione fatta da Mons. Ruppi<br />

sul giorno sacro rispettato dalle altre religioni, rileva che per queste<br />

esso ha una valenza politico-religiosa. Per i cristiani, col rispetto della<br />

domenica, si offre l’occasione di far risentire l’identità specifica cristiana<br />

a tutta la società.<br />

Mons. Paciello ritiene ottima la preparazione al Convegno e il relativo<br />

materiale fornito, tuttavia mette in risalto la necessità che il tutto non<br />

rimanga ad un livello poco accessibile, ma sia in grado di arrivare alla<br />

gente di ogni condizione culturale e livello sociale.<br />

Mons. Caliandro fa notare che ogni generazione mette in crisi quella<br />

precedente. Ormai le regole non bastano più, occorre la formazione. I<br />

laici vanno formati! Quando viene a mancare il senso di appartenenza,<br />

tutti i rapporti diventano deboli.<br />

Come far passare, si chiede Mons. Ruppi, questi interrogativi alla<br />

gente? Potrebbe essere utile costituire un gruppo di comunicatori.<br />

Mons. Cacucci ritiene che il tema della missionarietà debba essere<br />

centrale per il Congresso Eucaristico come per il Convegno Ecclesiale<br />

2006. La dimensione della celebrazione non è un fatto ad intra, privato…<br />

è la Comunità il soggetto! Inoltre, nella Messa domenicale non bisogna<br />

occuparsi solo della preparazione della liturgia, ma tendere a far sì<br />

che la “storia” della settimana entri nella celebrazione.<br />

Sintetizzando le varie proposte, Mons. Ruppi conclude che occorre<br />

• preparare una lettera collettiva (se ne occuperà Mons. Papa);<br />

1


1 0<br />

• mirare all’Avvento 2003 come tempo iniziale per la preparazione al<br />

Congresso;<br />

• stabilire limiti e ambiti di organizzazione per realizzare tale preparazione;<br />

• individuare a chi poter affidare il compito di stilarne la prima bozza.<br />

4. Tribunale Ecclesiastico Regionale e Consultori di Ispirazione cristiana<br />

Il Presidente, Mons. Ruppi, presenta Mons. Luca Murolo, Presidente<br />

del Tribunale Ecclesiastico Regionale, e lo ringrazia di essere intervenuto.<br />

Quindi Mons. Murolo prende la parola e legge la relazione già<br />

consegnata ai singoli Vescovi, perché ognuno abbia anche una visione<br />

completa di dati della propria <strong>Diocesi</strong> [allegato 5].<br />

Al termine, Mons. Cacucci informa che, dopo la ristrutturazione della<br />

sede della Guardia di Finanza passata alla <strong>Diocesi</strong>, saranno disponibili<br />

nuovi locali da utilizzare come sede del TERP.<br />

Segue la relazione di don Vincenzo Di Palo, assistente ecclesiastico<br />

della Federazione Regionale dei Consultori di ispirazione cristiana, il<br />

quale illustra la situazione regionale e chiede ai Vescovi un contributo<br />

della CEP per le attività della Federazione. La relazione viene consegnata<br />

ai presenti [allegato 6].<br />

Si apre la discussione.<br />

I Vescovi concordano che alla Federazione Regionale venga dato un<br />

segno di attenzione da parte della CEP e delegano il Segretario a provvedere.<br />

Mons. Papa propone di elaborare un progetto formativo per gli operatori<br />

dei Consultori familiari, chiedendo alla CEI di finanziare tale progetto.<br />

Seguono altri interventi relativi alla formazione sia <strong>delle</strong> coppie, sia<br />

degli operatori da inserire nel Consultorio (Paciello - Calabro); alla possibilità<br />

di assumere qualcuno che assicuri la funzionalità del consultorio,<br />

oltre il volontariato (De Grisantis); alla necessità del riconoscimento da<br />

parte dell’Assessorato Regionale ai Servizi Sociali dei consultori promossi<br />

dalle <strong>Diocesi</strong> per poter rientrare nella futura legge sulle politiche<br />

familiari, in elaborazione presso la Regione.<br />

Con la preghiera del Presidente si conclude la prima giornata degli<br />

incontri della CEP.


4 febbraio, martedì ore 9.00<br />

5. Incontro con S. Ecc. Mons. Francesco Lambiasi, assistente A.C.I.<br />

Il Presidente, Mons. Ruppi, introduce la seconda giornata dei lavori<br />

con il saluto e la gratitudine per la visita a Mons. Lambiasi, Assistente<br />

Nazionale dell’Azione Cattolica, venuto ad incontrare i Vescovi Pugliesi<br />

con il vice-assistente Mons. Segalini, incaricato del settore adulti.<br />

Mons. Ruppi assicura l’impegno, e l’attenzione dei Vescovi per l’A.C.,<br />

augurando una presenza ancora più incisiva per la formazione del laicato<br />

nelle Chiese particolari.<br />

Mons. Lambiasi saluta e ringrazia i Vescovi per l’accoglienza e fa<br />

riferimento alla Lettera indirizzata dai Vescovi all’A.C.I. con la quale<br />

si fa un bilancio della situazione e si aprono prospettive future partendo<br />

dalla convinzione che l’A.C.I. è ancora una grande risorsa. L’identità e<br />

la vitalità dell’AC sta a cuore a tutta la comunità ecclesiale. È necessario<br />

rilanciare una meta: missione ed evangelizzazione; ma con l’impegno<br />

serio della formazione, senza la quale non c’è né fede né missione. Infine,<br />

Mons. Lambiasi sottolinea la dimensione carismatica dell’AC come<br />

dono di Dio e risorsa per l’incremento della comunione ecclesiale.<br />

Mons. Sigalini ricorda ai Vescovi il prossimo Convegno degli Assistenti<br />

diocesani e si sofferma a parlare della formazione (semplificata,<br />

ma non appiattita), della presenza dell’AC nella società e della riorganizzazione<br />

della sede centrale dell’AC.<br />

Seguono gli interventi dei Vescovi.<br />

Mons. Padovano invita a conservare il carattere popolare dell’associazione,<br />

curando la stampa perché sia leggibile e comprensibile da parte<br />

di tutti. Insistere sulla formazione dei seminaristi in vista del servizio<br />

come assistenti.<br />

Mons. Calabro loda l’impostazione e la metodologia dell’ACR.<br />

Mons. Talucci si chiede se non manchi un po’ di entusiasmo proprio<br />

negli assistenti e lamenta una tendenza all’autosufficienza.<br />

A Mons. D’Ambrosio l’AC appare un po’ stanca e in difficoltà in rapporto<br />

agli altri movimenti (per es. l’approvazione dello Statuto del Cammino<br />

neocatecumenale ha in qualche modo spiazzato l’AC).<br />

Mons. De Grisantis invita a superare lo spirito di conflittualità e a<br />

riscoprire per l’AC l’essere strumento di comunione.<br />

Per Mons. Paciello l’AC ha energie per essere il nuovo, per la pie-<br />

1 1


1 2<br />

na realizzazione della vocazione laicale. Tanti sacerdoti si sono lasciati<br />

abbagliare dai movimenti dove non devono fare molto, ma piuttosto limitarsi<br />

a seguire linee già tracciate. Quando il Vescovo presiede personalmente<br />

il campo scuola per i responsabili diocesani dell’AC può dare<br />

maggior impulso all’Associazione.<br />

Mons. Semeraro si dice contento dell’AC e del coinvolgimento laicale<br />

nelle settimane di spiritualità e di formazione per la pace. È importante<br />

per il Vescovo esercitare bene il discernimento perché non basta<br />

una approvazione per legittimare il tutto di un movimento. Vigilare sui<br />

carismi per riconoscerli e non spegnere lo Spirito che li suscita.<br />

Mons. Papa invita a due attenzioni: una maggiore cura per la formazione<br />

dei capi e la necessità di manifestare la dimensione diocesana, pur<br />

conservando il carattere nazionale dell’AC.<br />

Secondo Mons. Negro i movimenti sono stati un bene per il risveglio<br />

dell’AC e contribuiscono a riscoprire l’AC come un dono per la Chiesa.<br />

Mons. Ruppi conclude gli interventi ricordando la disaffezione dei<br />

sacerdoti all’AC; la necessità di formazione, l’ACR non sia solo svago;<br />

evitare la moltiplicazione della stampa, per una migliore risonanza<br />

anche all’esterno. Infatti oggi l’AC dovrebbe essere più presente nella<br />

società, nella politica, nella discussione sui temi alti della vita sociale,<br />

mentre appare latitante o debole.<br />

Mons. Lambiasi conclude il dibattito ricordando che l’AC può nascere<br />

solo con il Vescovo, e cresce solo se il Vescovo la cura (attraverso gli<br />

assistenti).<br />

Mons. Sigalini, infine, comunica ai Vescovi che la Puglia è al momento<br />

una regione di osservazione, per la particolare vivacità dell’AC<br />

nelle varie situazioni.<br />

6. Incontro annuale della Conferenza con CISM - uSMI - GIIS<br />

Il Presidente della CEP saluta tutti i Superiori/e Maggiori intervenuti<br />

per questo annuale incontro con i Vescovi, segno di dialogo fraterno e di<br />

attenzione alla Vita Consacrata presente nella Regione. Mons. Ruppi fa<br />

riferimento al cammino attuale della Chiesa nel terzo millennio e al programma<br />

pastorale dei Vescovi italiani per questo decennio, all’insegna<br />

della nuova evangelizzazione e della comunione (Comunicare il Vangelo<br />

in un mondo che cambia). In questo contesto il Congresso Eucaristico<br />

Nazionale (Bari 2005) e il Convegno ecclesiale nazionale (Verona 2006)


costituiscono dei punti di riferimento comuni, senza perdere di vista la<br />

specificità <strong>delle</strong> chiese particolari al cui servizio sono anche i religiosi e<br />

le religiose. Una specifica attenzione merita – continua Mons. Ruppi – la<br />

formazione teologica in Puglia per elevare il livello di quanti operano<br />

nella pastorale ed incidere maggiormente sul tessuto sociale. Infine un<br />

rapido cenno alle problematiche socio-assistenziali e legislative a livello<br />

regionale di interesse comune: suore ospedaliere, assistenza minori (che<br />

passa di competenza ai Comuni), leggi in preparazione sulla famiglia,<br />

sugli ambiti sociali con ricadute positive; mentre nulla di nuovo c’è da<br />

attendersi sui beni culturali.<br />

Prende la parola il Presidente CISM, P. Luigi Gaetani o.c., che legge<br />

una relazione sul lavoro fatto nel corso dell’anno [allegato 7].<br />

Interviene la Prof.ssa Franca De Giorgio, Responsabile regionale<br />

degli Istituti Secolari che riferisce della presenza in Regione di circa 40<br />

Istituti con riconoscimento pontificio o diocesano, cui si aggiungono diverse<br />

Pie Unioni. Dopo il Convegno regionale sulla Vita Consacrata si è<br />

formato il collegamento tra questi Istituti, la cui specificità è data dalla<br />

presenza della vita consacrata nel contesto sia ecclesiale (parrocchie,<br />

catechesi, assistenza,...), sia sociale (professionale, politico, ecc.). Nella<br />

Regione sono presenti ben 10 responsabili generali di Istituti secolari.<br />

Il Presidente della CEP, Mons. Ruppi, ringrazia il Signore per tanta<br />

ricchezza ed apre la discussione.<br />

Diversi sono gli interventi che mettono in risalto il cammino di comunione<br />

e le mutue relazioni esistenti tra i Vescovi e i Religiosi, la formazione<br />

dei formatori, la testimonianza di una spiritualità specifica che si esprime<br />

nel servizio pastorale (Seccia, Papa, Pichierri, P. Bubbico, Sardella). Certo<br />

non mancano i problemi relativi alla chiusura <strong>delle</strong> case e ad una intesa<br />

preventiva tra Ordinari diocesani e Provinciali (P. Piemontese, Negro, Todisco,<br />

D’Ambrosio, Talucci), ma si riconosce che a partire dal Convegno<br />

regionale del 1998, sono cresciute la volontà di comunicazione e la tensione<br />

verso una comunione fraterna più visibile (P. Cuvino, P. Lucarelli).<br />

Certamente religiosi e religiose costituiscono una forza apostolica di grande<br />

rilevanza per le Chiese particolari e si esprime gratitudine per la loro<br />

dedizione al servizio della Chiesa e al bene <strong>delle</strong> nostre popolazioni, specie<br />

ai poveri (Papa, De Grisantis). I Vescovi e i Superiori Religiosi hanno<br />

concordato alcune linee di lavoro, orientate verso la piena valorizzazione<br />

della vita consacrata, senza dimenticare le comunità contemplative, dono<br />

del Signore e ricchezza per le nostre diocesi (Paciello, P. Gaetani).<br />

1 3


1 4<br />

Nel concludere l’incontro, intenso e proficuo, Mons. Ruppi e P. Gaetani,<br />

hanno assicurato tutto l’impegno perché le problematiche poste<br />

siano adeguatamente approfondite in un ulteriore lavoro congiunto.<br />

Questo per meglio condividere le difficoltà degli Istituti, specie sul piano<br />

dell’assistenza alle religiose anziane e della formazione di qualità per<br />

giovani e stranieri, per sostenere il cammino di adeguamento e revisione<br />

degli attuali indirizzi di lavoro, per avviare una migliore pianificazione<br />

della presenza dei Religiosi nel nostro territorio, partendo dall’aggiornamento<br />

dei dati statistici.<br />

In questo spirito di collaborazione e promozione della vita consacrata,<br />

i Vescovi hanno approvato un Messaggio per il IV centenario della<br />

nascita di san Giuseppe da Copertino, auspicando che le virtù del santo<br />

figlio di Puglia possano stimolare il cammino di santità che siamo tutti<br />

chiamati a realizzare.<br />

Con la recita dell’Angelus il Presidente interrompe i lavori ed invita<br />

tutti i presenti a prendere parte all’agape fraterna.<br />

7. Seminario Regionale<br />

Alle ore 16.15, con la recita dei Vespri riprendono i lavori della Conferenza.<br />

Il Presidente ricorda che è necessario rinnovare la Commissione di<br />

vigilanza per il Seminario Regionale e, dopo una breve consultazione,<br />

viene proposta la seguente commissione di vigilanza:<br />

Presidente: Mons. D’Ambrosio<br />

Studi: Mons. Papa<br />

Disciplina: Mons. Martella<br />

Economia: Mons. Calabro.<br />

I Vescovi approvano all’unanimità.<br />

Mons. Ruppi ringrazia in particolare Mons. Semeraro e Mons. Ruotolo<br />

per il servizio reso nella precedente commissione ed augura buon<br />

lavoro ai confratelli designati che assicureranno questo prezioso servizio<br />

per i prossimi cinque anni.<br />

Per quanto concerne gli educatori, Mons. Ruppi comunica che, a seguito<br />

dell’incontro di giugno, più di un Vescovo ha messo a disposizione del<br />

Seminario Regionale qualche sacerdote (Oria e Brindisi). Secondo alcuni<br />

Vescovi si pone il problema del sovraccarico dei Padri Spirituali che non<br />

riescono ad incontrare con una certa regolarità e frequenza i seminaristi.


Viene chiamato il Rettore, Mons. Ricchiuti, che illustra ai Vescovi il<br />

quadro completo dell’anno in corso e le prospettive per il prossimo anno.<br />

Quanto ai giovani dell’Anno propedeutico, il Rettore comunica che i<br />

16 giovani venuti dalle <strong>Diocesi</strong> stanno facendo gli esercizi spirituali nella<br />

Casa della Missione (Padri Vincenziani - Bisceglie) e che dopo questo primo<br />

periodo, i giovani hanno compreso che non si tratta di un anno perso<br />

e si sta proponendo loro un cammino impostato sulla linea dell’Esodo.<br />

Conducono una normale vita comunitaria, sistemati in camere doppie. La<br />

giornata trascorre negli ambienti comuni: una scelta motivata per apprendere<br />

a gestire spazio, tempo, pulizia, condivisione... così cominciano ad<br />

evidenziarsi le caratteristiche personali. Per quanto concerne lo studio: per<br />

coloro che provengono da liceo classico o scientifico, è previsto un approfondimento<br />

di tematiche filosofiche, mentre per gli altri, una introduzione<br />

a materie come filosofia, latino e greco. Per tutti l’introduzione al Mistero<br />

di Cristo (don Mimmo Lieggi). Alla fine dell’anno è prevista una verifica.<br />

Il responsabile animatore dell’anno propedeutico, don D’Apollonio, ha<br />

preso molto a cuore l’incarico e si confronta spesso con gli altri educatori.<br />

Mons. Martella chiede se è prevista una continuità per il P. Spirituale.<br />

Il Rettore ricorda che il responsabile è stato messo a disposizione per<br />

un anno, e che l’esperienza dell’anno propedeutico è del tutto staccata<br />

dalla vita del seminario. I giovani si sono incontrati solo due volte con<br />

tutta la comunità. Questo pertanto è un problema che riguarda il responsabile<br />

più che i giovani. Quanto ai Padri Spirituali, dice il Rettore, si<br />

pone il problema solo per qualche giovane che non ha completato il discernimento<br />

vocazionale.<br />

Preso atto dei sacerdoti messi a disposizione per il prossimo anno, il<br />

Presidente invita la Commissione di Vigilanza a prendere un orientamento<br />

e a riferire ai Vescovi nella prossima Conferenza.<br />

8. Istituto Pastorale Pugliese<br />

Dopo una breve interruzione, i lavori riprendono con la consegna ai<br />

Vescovi del materiale predisposto dall’Istituto Pastorale Pugliese [allegato<br />

8].<br />

Mons. Semeraro illustra il percorso formativo per le “Guide di Comunità”<br />

che si sta svolgendo con crescente interesse da parte dei partecipanti.<br />

Positivo è stato anche il corso sull’Islam, giudicato molto utile<br />

da cancellieri, vicari, operatori Caritas. Il disavanzo del fondo messo a<br />

1


1<br />

disposizione è destinato alla nuova edizione dell’Annuario <strong>delle</strong> Chiese<br />

di Puglia, che si prevede di curare in modo più semplice rispetto alla precedente<br />

edizione (strutture della Regione Ecclesiastica, <strong>Diocesi</strong>, Curie,<br />

Elenco Parrocchie, Sacerdoti con indirizzi). Per questo i Vescovi sono<br />

invitati a trasmettere all’Istituto Pastorale i dati aggiornati necessari.<br />

Mons. Ruppi chiede se l’UNEBA potrà fare questo servizio. In ogni<br />

caso è importante tenere presenti sia l’Osservatorio legislativo regionale<br />

sia l’Osservatorio legislativo della CEI.<br />

9. Commissioni Pastorali Regionali<br />

Per facilitare la comunicazione sull’attività svolta dalle Commissioni regionali,<br />

i Vescovi delegati hanno preparato <strong>delle</strong> sintesi scritte che vengono<br />

allegate al verbale. Si riportano alcune integrazioni emerse dalla discussione.<br />

Mons. Pichierri propone l’approvazione di uno statuto preparato dalla<br />

commissione per l’Ecumenismo. I Vescovi fanno notare che se è opportuno<br />

dare organicità al lavoro della Commissione, tuttavia è sufficiente<br />

parlare di regolamento (Cacucci); è bene far riferimento anche all’esperienza<br />

ecumenica di notevole interesse di coordinamento tra i Seminari<br />

Maggiori d’Italia e promossa dal nostro Seminario di Molfetta (Semeraro);<br />

distinguere tra ecumenismo e dialogo inter-religioso (Calabro);<br />

rivedere il primo articolo (Papa) ed unificare gli articoli 3 e 4 (Ruppi).<br />

Mons. Di Molfetta, riferisce <strong>delle</strong> difficoltà nella partecipazione alla<br />

commissione sulla liturgia. Nonostante un calendario predisposto in<br />

tempo utile, diversi direttori diocesani sono assenti. Negli ultimi incontri<br />

si è discusso su una Nota circa il Rito del Matrimonio e sull’istruzione<br />

Liturgia authentica.<br />

Mons. Zerrillo, per la Commissione sulla cooperazione missionaria<br />

tra le chiese, parla della necessità di condivisione circa le diverse esperienze<br />

<strong>delle</strong> diocesi pugliesi con sacerdoti fidei donum.<br />

Mons. Padovano, consegna ai Vescovi la proposta del pellegrinaggio<br />

sui luoghi di Sant’Agostino (Tunisia - Algeria) da fare nel prossimo mese<br />

di ottobre <strong>insieme</strong> ad alcuni sacerdoti.<br />

10. Emergenza terremoto<br />

Mons. Zerrillo e Mons. Seccia riferiscono ai confratelli la situazione<br />

venutasi a creare nelle rispettive diocesi a seguito degli eventi sismici<br />

del 31 ottobre e 1° novembre 2002.


Nella diocesi di Lucera-Troia alcuni comuni (Casalnuovo M., Castelnuovo,<br />

Castelvecchio,...) hanno subito gravi danni sia alle abitazioni<br />

civili, sia alle chiese parrocchiali. Oltre agli interventi urgenti e di<br />

prevenzione per la pubblica incolumità, si tratta ora di provvedere ad<br />

assicurare ad alcune comunità ecclesiali la possibilità di continuare una<br />

normale vita pastorale (celebrazioni, catechesi, oratorio...) in situazione<br />

di provvisorietà. La Caritas, con i tecnici della Curia, sta prendendo<br />

<strong>delle</strong> iniziative per sostenere le comunità più disagiate. Mons. Zerrillo<br />

ringrazia quanti hanno espresso la loro solidarietà e vicinanza fraterna<br />

con qualche aiuto.<br />

Nella diocesi di San Severo, riferisce Mons. Seccia, se grazie a Dio<br />

non vi sono state perdite di vite umane e la situazione di emergenza per<br />

un centinaio di famiglie è stata superata, è però pesante il bilancio relativo<br />

alle chiese (parrocchie e rettorie) che hanno subito danni. Una ventina<br />

di luoghi di culto sono stati dichiarati inagibili, compreso una parte<br />

dell’Episcopio. La situazione è particolarmente seria a Chieuti, Serracapriola,<br />

San Paolo Civ. e la stessa San Severo. Mons. Seccia ringrazia<br />

i confratelli che hanno già manifestato con generosità la vicinanza e fa<br />

presente la necessità di predisporre interventi concreti almeno per la riapertura<br />

parziale dei più importanti edifici di culto. A quanto si sta già<br />

facendo, è indispensabile prevedere il sostegno degli Organi competenti<br />

(Regione, Governo, Soprintendenza, Caritas…) per predisporre un piano<br />

di interventi che, sia pure in più anni, consenta. il recupero di edifici e<br />

beni artistici che rischiano di essere cancellati per sempre.<br />

11. bilancio della C.E.P.<br />

Il segretario, Mons. Seccia, consegna ai Vescovi il bilancio della CEP<br />

con il consuntivo dell’anno 2002 [allegato].<br />

5 febbraio<br />

I Vescovi hanno dedicato la mattinata della terza giornata dei lavori<br />

della Conferenza ad un incontro fraterno, ospiti dell’Arcivescovo di<br />

Brindisi.<br />

Il Segretario<br />

✠ Michele Seccia<br />

1


1<br />

verbale<br />

della riunione ordinaria<br />

3 aprile 2003<br />

Pontificio Seminario Regionale “Pio XI” - Molfetta<br />

Giovedì 3 Aprile 2003 alle ore 9.30 in Molfetta nel Pontificio Seminario<br />

Regionale Pugliese, sede della C.E.P., con la presidenza dell’Arcivescovo<br />

Metropolita di Lecce Mons. Cosmo Francesco Ruppi, hanno avuto<br />

inizio i lavori della Conferenza Episcopale Pugliese, convocata con lettera<br />

del 17 Marzo 2003 e con il seguente ordine del giorno:<br />

1. Comunicazioni del Presidente<br />

2. Messaggio per il Congresso Eucaristico Nazionale a Bari<br />

3. Documento CEI sulla iniziazione cristiana degli adulti<br />

4. Proposta di regolamento CEP per la riproduzione e il prestito dei beni<br />

culturali ecclesiastici<br />

5. Riflessione comune sul Seminario Regionale<br />

6. Commemorazione del X anniversario della morte di Mons. Antonio<br />

Bello<br />

7. Varie.<br />

Sono presenti gli Arcivescovi e Vescovi della Regione: Mons. Cosmo<br />

Francesco Ruppi, Presidente; Mons. Francesco Cacucci, Vice presidente;<br />

Mons. Michele Seccia, Segretario; Mons. Raffaele Calabro, Mons.<br />

Domenico Caliandro, Mons. Domenico D’Ambrosio, Mons. Felice Di<br />

Molfetta, Mons. Pietro Maria Fragnelli, Mons. Luigi Martella, Mons.<br />

Donato Negro, Mons. Domenico Padovano, Mons. Benigno Papa,<br />

Mons. Giovanni Battista Pichierri, Mons. Marcello Semeraro, Mons.<br />

Rocco Talucci, Mons. Francesco zerrillo.<br />

Mons. Vito De Grisantis e Mons. Riccardo Ruotolo sono assenti per<br />

motivi di salute; Mons. Mario Paciello è impegnato in una riunione<br />

nazionale della Caritas.<br />

Sono altresì presenti gli Arcivescovi emeriti: Mons. Carmelo Cassati<br />

e Mons. Settimio Todisco.<br />

Dopo la recita dell’Ora media, il Presidente, Mons. Cosmo Francesco<br />

Ruppi, prima di dare inizio ai lavori, rivolge, da parte di tutti i presenti,


un saluto augurale di benvenuto a Mons. Fragnelli, che partecipa per la<br />

prima volta alla Conferenza come Vescovo di Castellaneta; augura buon<br />

lavoro a Mons. D’Ambrosio nominato dal Santo Padre Arcivescovo di<br />

Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo e Delegato della Santa Sede<br />

per le Opere di San Pio da Pietrelcina. Ringrazia anche Mons. Scarafile<br />

per l’attività pastorale svolta e la fraterna collaborazione nell’ambito<br />

della CEP.<br />

Mons. Ruppi porge i saluti da parte dei Vescovi impossibilitati a partecipare<br />

alla riunione: Mons. De Grisantis e Mons. Ruotolo per motivi<br />

di salute, mentre Mons. Paciello è impegnato a Roma per una riunione<br />

della Caritas nazionale.<br />

1. Comunicazioni del Presidente<br />

Il Presidente, Mons. Ruppi, riferisce ai Confratelli quanto discusso<br />

nell’ultimo Consiglio Permanente della CEI, in merito ad alcuni problemi<br />

particolari.<br />

• È in fase di approfondimento la questione pastorale posta dai matrimoni<br />

tra cattolici e mussulmani. L’esperienza di questi anni induce ad<br />

un orientamento di cautela, parlando con chiarezza alle parti interessate<br />

sul significato del sacramento ed i rischi connessi in caso di tale<br />

celebrazione mista. Si raccomanda grande prudenza e riservatezza<br />

per evitare, specie in questo periodo, possibili strumentalizzazioni.<br />

• A proposito del fondo rinveniente dall’ otto per mille IRPEF, c’è stato<br />

un ulteriore miglioramento nella ripartizione <strong>delle</strong> somme. Mentre le<br />

quote a favore <strong>delle</strong> singole diocesi resteranno inalterate, la somma<br />

eccedente sarà destinata alla edilizia di culto. Mons. Ruppi richiama<br />

l’attenzione dei Vescovi sul problema della firma per la destinazione<br />

dell’orto per mille. Mentre la percentuale nazionale si attesta intorno<br />

al 42,7%, nella nostra Regione ecclesiastica siamo ad una media regionale<br />

del 44,2%. Pertanto è urgente impegnarsi attraverso i responsabili<br />

del Servizio del Sovvenire, per informare e formare la sensibilità<br />

dei contribuenti, specie di coloro che non sarebbero obbligati a consegnare<br />

i modelli (pensionati). Lo stesso impegno va esteso alle offerte<br />

deducibili che continuano a diminuire. Tale progressivo decremento<br />

di firme e oblazioni potrebbe portare ad una revisione del Patto.<br />

• Per il Tribunale Ecclesiastico Regionale (TERP) la CEI ha assegnato<br />

un contributo di € 486.000. Ma la situazione è preoccupante per il<br />

1


1 0<br />

lavoro richiesto: nel 2001 sono state introdotte 240 cause ed altre 266<br />

nello scorso anno. Attualmente sono pendenti ancora 730 procedimenti.<br />

Mons. Ruppi evidenzia la necessità di mettere a disposizione<br />

del TERP altri giudici di rendere più disponibili quelli che già vi operano<br />

a tempo parziale. Mons. Cacucci, nella qualità di moderatore<br />

del TERP, comunica ai Vescovi che avendo ottenuto in concessione<br />

l’immobile già occupato dalla Guardia di Finanza, attiguo al Tribunale,<br />

saranno messi a disposizione del TERP altri locali non appena<br />

sarà fatto il restauro a cura della CEI e della <strong>Diocesi</strong>. Anche Mons.<br />

Cacucci insiste sulla necessita di un maggior numero di giudici per il<br />

TERP.<br />

• Il Consiglio Permanente ha approvato lo schema di convenzione per i<br />

presbiteri diocesani provenienti da altri Paesi per motivi di studio.<br />

• Circa la bozza del documento già trasmessa ai Vescovi sulla iniziazione<br />

cristiana degli adulti, Mons. Lambiasi si è detto disposto a raccogliere<br />

altre osservazioni <strong>delle</strong> Conferenze Regionali o di singoli<br />

Vescovi che non l’hanno ancora fatto. I Vescovi ne hanno discusso<br />

nel corso della riunione (v. infra).<br />

2. Messaggio per il Congresso Eucaristico Nazionale a bari<br />

Il Presidente, Mons. Ruppi, invita a passare al successivo punto all’odg<br />

e chiede ai presenti di esprimersi sul testo del Messaggio che la<br />

CEP dovrebbe inviare in vista del prossimo Congresso Eucaristico Nazionale<br />

(Bari 2005) [allegato 1].<br />

Mons. Cacucci ricorda che tale Messaggio deve essere letto anche<br />

nella prospettiva del coinvolgimento di tutta la Nazione per questo evento.<br />

Mons. Semeraro ringrazia Mons. Papa per la stesura fatta con un linguaggio<br />

familiare ed accessibile e propone di esplicitare maggiormente<br />

il rapporto famiglia-domenica e chiesa-famiglia, facendo riferimento all’assemblea<br />

di Dio di cui parla Es 24.<br />

Mons. Di Molfetta invita a prendere in considerazione la dimensione<br />

nuziale della domenica, con riferimento alla famiglia che si ritrova più<br />

facilmente in questo giorno.<br />

Mons. Cacucci approva il Messaggio per aver posto al centro la domenica<br />

come giorno della risurrezione e, nel riferirsi alla definizione di<br />

Parrocchia come famiglia di famiglie, evidenzia che proprio la Parroc-


chia e la Famiglia sono i punti fondamentali del documento pastorale<br />

decennale Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia.<br />

Mons. Papa sottolinea che il documento presentato, dovrebbe essere<br />

sobrio e chiaro.<br />

Mons. Calabro afferma di condividere il contenuto e lo stile. Invita a<br />

rivedere il n. 7 per una maggiore chiarezza espressiva.<br />

Mons. Talucci condivide il riferimento alla famiglia, mentre non gli<br />

sembra opportuno il confronto con la frequenza in altre confessioni religiose.<br />

Importante il riferimento alle opere di carità materiale e spirituale.<br />

Mons. Talucci chiede se in calce al Messaggio si possono inserire<br />

riferimenti diocesani.<br />

Mons. Negro esprime la sua soddisfazione quanto ai contenuti del<br />

Messaggio e ritiene che questo debba caratterizzarsi solo come Messaggio<br />

della CEP.<br />

Mons. Martella si sofferma al n. 7 per chiedere che venga formulato<br />

in termini positivi e non negativi; la conclusione dovrebbe essere così<br />

formulata: i Vescovi <strong>delle</strong> Chiese di Puglia.<br />

Mons. Todisco condivide l’apprezzamento del Messaggio e, davanti<br />

al duplice problema della scarsa frequenza per mancanza di fede e della<br />

tendenza di molti a ridurre la domenica alla partecipazione alla Messa,<br />

evidenzia la necessità di presentare la Domenica come il vertice della<br />

settimana, in quanto giorno del Risorto.<br />

Mons. Fragnelli ringrazia per i contenuti e lo stile narrativo. Prendendo<br />

spunto dal tema scelto: Senza la domenica non possiamo vivere,<br />

propone di fare qualche cenno del passaggio socioculturale dalla domenica<br />

contadina ad una domenica urbana.<br />

Mons. Ruppi si associa al plauso per lo stile e l’impostazione del<br />

Messaggio. Propone che a p. 4 si evidenzi con un apposito paragrafo che<br />

la Domenica è il giorno della carità. In tale contesto sarebbe opportuno<br />

accennare anche all’iniziativa di carità assunta a livello regionale.<br />

Mons. Papa ringrazia per il contributo dei Confratelli e si propone<br />

di integrare il Messaggio che dovrebbe essere divulgato all’inizio del<br />

prossimo anno pastorale.<br />

3. Documento CEI sulla iniziazione cristiana degli adulti<br />

Il Presidente, Mons. Ruppi, introduce la discussione relativa alla bozza<br />

del documento sulla iniziazione cristiana degli adulti, già inviata ad<br />

1 1


1 2<br />

ogni Vescovo, ma non discussa collegialmente prima del Consiglio Permanente.<br />

Pertanto, Mons. Lambiasi si è detto disponibile ad accogliere<br />

ulteriori osservazioni provenienti da singoli Vescovi o da Conferenze<br />

Regionali. Si apre così un articolato confronto sul Documento con l’intervento<br />

di molti Vescovi.<br />

Mons. Semeraro osserva che la prefazione si dovrebbe concludere<br />

con l’insistenza sulla evangelizzazione basata sulla vita di comunione,<br />

espressione di una comunità che vive il comando evangelico dell’amore,<br />

secondo la raccomandazione di San Francesco ai suoi frati. È inoltre<br />

necessario eliminare ogni assimilazione a chi non ha ricevuto il Vangelo,<br />

perché se si trascura il valore oggettivo del battesimo, si rischia di fare<br />

solo un discorso sociologico. Infine, preferirebbe un discorso più sciolto<br />

sulla mistagogia. Possono essere eliminate un po’ di citazioni.<br />

Mons. Di Molfetta: il documento parla di cammino e forme di accompagnamento;<br />

pur collocandosi nel quadro del decennio presente, solo<br />

pallidamente si collega alle prime due Note sul tema dell’iniziazione.<br />

Ci si muove in modo autonomo sul significato del diventare cristiano.<br />

Sembra che la Nota ignori il fatto che la maggior parte <strong>delle</strong> persone<br />

sono interessate solo al sacramento. Sono pochi coloro che chiedono il<br />

sacramento con fede e, d’altra parte, chi riceve i sacramenti non ha poi<br />

dato segni concreti di nuovo inizio di vita.<br />

Mons. Padovano si chiede se questa discussione è proficua, attese le<br />

notizie che danno per approvata la bozza della Nota.<br />

Mons. Cacucci considera questo confronto tra i Vescovi comunque<br />

necessario e ritiene che bisogna attendere l’Assemblea di maggio per<br />

una migliore verifica da parte <strong>delle</strong> Conferenze Regionali. In ogni caso<br />

non si dovrebbe avere alcuna fretta nella pubblicazione della Nota.<br />

Mons. Ruppi riferisce l’impressione percepita nel Consiglio Permanente<br />

di non condivisione piena del documento. Come parere personale<br />

e da quanto emerso in Conferenza Regionale manca una serena condivisione<br />

del Documento, è pertanto opportuno chiedere che venga discusso<br />

in Assemblea.<br />

Mons. D’Ambrosio, facente parte della commissione CEI, ricorda<br />

che il documento è stato già discusso quattro volte, ma non sembra essere<br />

ancora maturo.<br />

Mons. Negro invita a riflettere ulteriormente con calma perché quello<br />

dell’iniziazione è oggi uno dei problemi più importanti.<br />

Mons. Calabro sostiene che questo documento riflette il RICA ripro-


posto in forme nuove. Nella richiesta dei sacramenti si deve verificare se<br />

c’è una fede iniziale prima di proporre un cammino così come lo troviamo<br />

indicato all’inizio del cristianesimo negli libro degli Atti.<br />

Terminata la discussione, il Presidente sollecita la redazione del verbale<br />

perché sia trasmesso alla segreteria della CEI il parere emerso dalla<br />

CEP di esaminare le molte perplessità emerse, approfondire ulteriormente<br />

la Nota che non è ritenuta abbastanza matura da poterla approvare.<br />

Andrebbe discussa in Assemblea a maggio.<br />

4. Proposta di regolamento CEP per la riproduzione e prestito dei<br />

beni culturali ecclesiastici<br />

Il Presidente invita Mons. Negro ad illustrare ai Confratelli la proposta<br />

di un regolamento regionale per la riproduzione e il prestito dei beni<br />

culturali ecclesiastici, che è già stata inviata ai singoli Vescovi. Mons.<br />

Negro fa presente la necessità di tale regolamento comune viste le continue<br />

richieste e l’uso non sempre corretto che viene fatto, anche a fine<br />

commerciale, dei beni ecclesiastici. Chiede di esprimere eventuali<br />

osservazioni e proposte di modifiche o integrazioni alla bozza inviata<br />

[allegato 2].<br />

Mons. Pichierri, Mons. Martella e Mons. Fragnelli fanno alcune osservazioni<br />

emerse dalla consultazione con i rispettivi responsabili diocesani.<br />

In particolare si chiede di chiarire meglio le condizioni da ottemperare<br />

in caso di danno. Si fa osservare che in caso di prestito di un’opera<br />

d’arte è obbligatoria la assicurazione nella formula tecnica “da chiodo a<br />

chiodo”. Quanto ai diritti, sarebbe opportuna l’uniformità regionale, ma<br />

è ovvio che ogni Vescovo può disporre per la propria <strong>Diocesi</strong>.<br />

I Vescovi approvano il regolamento con le integrazioni <strong>delle</strong> osservazioni<br />

fatte.<br />

5. Seminario Regionale: Relazione del visitatore<br />

Mons. Ruppi, dà lettura della relazione sul Seminario Regionale fatta<br />

dal Visitatore Apostolico, S.E. Mons. Gualtiero Bassetti, e inviata al<br />

Presidente della CEP dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica<br />

per opportuna conoscenza [allegato 3].<br />

Terminata la lettura, iniziano gli interventi dei Vescovi.<br />

Mons. Talucci esprime plauso per la relazione, ma anche rammarico<br />

1 3


1 4<br />

per essere stati preceduti dal Visitatore su alcune osservazioni. Ricorda<br />

di aver già proposto alla Commissione di Vigilanza di sentire tatti i Vescovi.<br />

Ora abbiamo almeno dieci indicazioni per delineare uno stile del<br />

seminarista e del seminario. Propone di arrivare ad una relazione della<br />

Conferenza per avere una chiara visione del Seminario e della formazione<br />

dei seminaristi.<br />

Mons. D’Ambrosio: una lettera ricca che ci stimola e ci interroga.<br />

Propone una riflessione comune per impostare un dialogo con gli educatori<br />

del Seminario; una riflessione personale dei Vescovi, riservando una<br />

sessione dei lavori della Conferenza; infine, invita a mettere per iscritto<br />

una rilettura della stessa relazione da offrire come materiale per la proposta<br />

educativa.<br />

Mons. Negro afferma che se la prima lettura può suscitare qualche<br />

rammarico, in fondo si ribadisce l’orientamento della Congregazione.<br />

Inoltre per quanto concerne i giovani preti, la Commissione regionale<br />

si sta interrogando su questa problematica ed ha iniziato ad offrire <strong>delle</strong><br />

proposte di formazione permanente.<br />

Mons. Semeraro: si tratta di un documento autorevole, ma non va<br />

né enfatizzato né ridimensionato, piuttosto va preso con equilibrio perché<br />

vengono ricordati i temi da prendere in esame. Esempio, i seminaristi<br />

che cambiano seminario (ma questo non avviene solo in Puglia).<br />

A proposito della formazione permanente, ricorda che da pochi giorni<br />

si è conclusa l’ultima fase dell’esperienza di convivenza formativa tra<br />

sacerdoti sul tema Guide di comunità: una proposta impegnativa che ha<br />

coinvolto positivamente i partecipanti, i quali hanno chiesto di continuare<br />

l’esperienza con un altro tema di approfondimento.<br />

Mons. Calabro ritiene che la relazione comporti un richiamo alle norme<br />

generali; la conferenza ne ha parlato molte volte nel corso degli anni.<br />

Una particolare attenzione va posta da parte di tutti al VI anno.<br />

Mons. Todisco: è una buona occasione, uno stimolo per scavare in<br />

profondità. La Commissione di vigilanza si riunisca, colga i punti nodali<br />

perché ciascuno si esprima e tutti <strong>insieme</strong> si decida, con riservatezza, sui<br />

diversi temi come accompagnamento, discernimento, formatori... Pensando<br />

al clero giovane (0-10 anni) forse dovremmo condividere maggiormente<br />

malattie e ricchezze.<br />

Mons. Papa si dice d’accordo con Mons. D’Ambrosio nel dedicare<br />

una sessione per una ulteriore riflessione e verifica. Da parte sua si considera<br />

soddisfatto per la relazione che esprime, con acutezza di analisi,


un giudizio positivo sul nostro Seminario regionale, ed offre anche <strong>delle</strong><br />

proposte serie e concrete.<br />

Mons. Ruppi condivide la proposta di Mons. Talucci: la Commissione<br />

di Vigilanza dovrebbe raccogliere le osservazioni dei singoli Vescovi<br />

sui punti essenziali e nell’incontro di giugno si potrà discutere in modo<br />

sereno.<br />

Mons. D’Ambrosio interviene in riferimento alla designazione dell’animatore<br />

per l’anno propedeutico per il prossimo anno 2003-2004: la<br />

Commissione di vigilanza ha esaminato le due proposte di disponibilità<br />

indicate da Mons. Talucci e Mons. Semeraro e propone la nomina di don<br />

Gianni Caliandro della diocesi di Oria.<br />

I Vescovi approvano all’unanimità.<br />

6. varie<br />

• Il Presidente presenta l’iniziativa di un importante Congresso di Diritto<br />

Canonico in occasione del XX anniversario della pubblicazione<br />

del nuovo CJC (1983-2003), Enti organizzatori sono l’Istituto Teologico<br />

Pugliese e il Tribunale Ecclesiastico Pugliese, con il patrocinio<br />

<strong>delle</strong> Università di Bari, Lecce e Foggia, e del Seminario Regionale.<br />

Si chiede un apporto economico della CEP. I Vescovi, dopo averne<br />

discusso, ritengono che sia opportuno trovare degli sponsor per riservare<br />

le scarse disponibilità della Conferenze alle necessità di carattere<br />

regionale.<br />

• Mons. Ruppi informa i Confratelli sul fondo a disposizione della CEP<br />

per iniziative di carità e formazione. Grazie alla perizia la situazione<br />

negativa è stata completamente ripresa, ed è stato possibile dare<br />

un contributo di 100 milioni alla diocesi di Taranto e 40 per il corso<br />

sull’Islam al quale hanno partecipato sacerdoti e laici delegati dalle<br />

singole diocesi. Una ulteriore differenza attiva (di circa 30 mil) è lasciata<br />

a disposizione del fondo.<br />

• Mons. Cacucci informa i Vescovi che dal 12 al 15 maggio avrà luogo<br />

un incontro ecumenico a Cassano. Inoltre fa richiesta del parere della<br />

CEP per aprire il Processo informativo diocesano per il riconoscimento<br />

<strong>delle</strong> virtù di Isabella Morfini, laica della diocesi di Bari. A tale<br />

proposito il Presidente ricorda che è necessario presentare una richiesta<br />

scritta, inviando anche ai Vescovi una relazione sintetica sulla vita<br />

della persona per la quale si intende aprire il Processo.<br />

1


1<br />

• Indicazioni e Nomine.<br />

o Mons. Ruppi ricorda che la Conferenza deve indicare il nominativo<br />

di un vescovo per la presidenza della Caritas italiana, dovendo<br />

procedere all’elezione nella prossima Assemblea della CEI. I<br />

presenti indicano all’unanimità Mons. Paciello, Vescovo delegato<br />

della Commissione regionale della Caritas.<br />

o Mons. Seccia, delegato per la Scuola, ricorda che è necessario<br />

nominare l’Assistente Regionale della F.I.S.M. (scuole materne).<br />

Dalle proposte emerse, i Vescovi si orientano su don Bruno<br />

d’Emilio, la cui disponibilità sarà chiesta da Mons. D’Ambrosio,<br />

Amministratore dell’Arcidiocesi di Foggia.<br />

o Mons. Caliandro comunica che si deve provvedere a sostituire il<br />

responsabile regionale della pastorale giovanile P. Graziano Sala,<br />

trasferito in altra sede per impegni nella sua congregazione religiosa.<br />

Dopo una rapida consultazione tra i Vescovi, viene indicato<br />

don Mimmo Basile, della <strong>Diocesi</strong> di Andria. Inoltre Mons. Caliandro<br />

propone di affidare la Pastorale giovanile a Mons. Fragnelli,<br />

non potendo egli seguire oltre alla commissione regionale<br />

di Pastorale della Famiglia. I Vescovi approvano.<br />

o Mons. D’Ambrosio chiede di essere esonerato dalla responsabilità<br />

della Commissione regionale della Dottrina della fede, sia per la<br />

designazione a responsabile della Commissione di vigilanza per il<br />

Seminario Regionale e sia per il recente nuovo impegno pastorale<br />

a Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo. I Vescovi chiedono<br />

di attendere sino alla prossima riunione.<br />

• Calendario dei prossimi impegni:<br />

o Riunioni ordinarie della C.E.P.: martedì 10 giugno e 9 dicembre<br />

2003 a Molfetta - Seminario Regionale.<br />

o Pellegrinaggio nei luoghi di Sant’Agostino (Algeria) dal 6 al 14<br />

ottobre. Serve il passaporto valido almeno per altri sei mesi. La<br />

quota per i Vescovi è di € 1.500,00; per i sacerdoti è di € 1.750,00.<br />

Il gruppo sarà di non oltre 40 persone.<br />

o Assemblea CEI a Collevalenza dal 17 al 20 novembre 2003.<br />

Al termine <strong>delle</strong> comunicazioni, il Presidente, Mons. Ruppi ricorda ai<br />

Confratelli che nel pomeriggio avrà luogo la commemorazione di Mons.<br />

Antonio Bello, già vescovo di Molfetta, nel X anniversario della morte.<br />

Con la recita dell’Angelus si chiudono i lavori della Conferenza.


Commemorazione del X anniversario della morte di Mons. Antonio<br />

bello<br />

Alle ore 16.00 tutti i Vescovi <strong>delle</strong> Chiese di Puglia si ritrovano nell’Aula<br />

Magna del Seminario Regionale. È presente anche S. Ecc. Mons.<br />

Martino Scarafile, Vescovo emerito di Castellaneta. Oltre ai Superiori,<br />

Professori, Educatori e Seminaristi, sono intervenuti anche i fratelli con<br />

alcuni parenti di Don Tonino e diversi sacerdoti e fedeli della diocesi<br />

di Molfetta.<br />

Mons. Ruppi, Arcivescovo Metropolita di Lecce, nella qualità di Presidente<br />

della CEP, saluta tutti i presenti ed introduce l’incontro spiegando<br />

il significato della commemorazione voluta dall’Episcopato Pugliese<br />

in riunione plenaria: segno della viva memoria e della gratitudine nei<br />

confronti di un Pastore che ha lasciato una profonda traccia del suo ministero<br />

nella Regione ecclesiastica ed oltre i suoi confini.<br />

Il Vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, Mons. Luigi Martella,<br />

rievoca la figura di Mons. Bello evidenziandone la profonda spiritualità,<br />

la limpida testimonianza di un ministero sacerdotale ed episcopale<br />

vissuti in pienezza, la passione per l’uomo e gli ultimi in particolare,<br />

l’impegno a tutto campo per la pace e l’offerta totale della propria vita<br />

per la Chiesa nella sofferenza che ne consumò l’esistenza terrena.<br />

Al termine tutti si recano nella Cappella grande del Seminario per<br />

la solenne concelebrazione presieduta dal Presidente della CEP, Mons.<br />

Cosmo Francesco Ruppi.<br />

Il Segretario<br />

✠ Michele Seccia<br />

1


1<br />

verbale<br />

della riunione ordinaria<br />

10 giugno 2003<br />

Pontificio Seminario Regionale “Pio XI” - Molfetta<br />

Martedì 10 giugno 2003 alle ore 9.30 nella sede della CEP, presso il<br />

Seminario regionale di Molfetta, ha avuto inizio la sessione ordinaria<br />

della Conferenza Episcopale Regionale Pugliese sotto la Presidenza dell’Arcivescovo<br />

Metropolita di Lecce, Mons. Cosmo Francesco Ruppi.<br />

Questo l’ordine del giorno, comunicato agli Ecc.mi Arcivescovi e<br />

Vescovi con lettera del 27 maggio:<br />

1. Comunicazioni del Presidente<br />

2. Congresso Eucaristico Nazionale - aggiornamento<br />

3. Seminario Regionale<br />

4. Iniziazione cristiana e padrini<br />

5. Beni Culturali Ecclesiastici<br />

6. Varie<br />

Sono presenti gli Arcivescovi e Vescovi della Regione: Mons. Cosmo<br />

Francesco Ruppi, Presidente; Mons. Francesco Cacucci, Vice presidente;<br />

Mons. Michele Seccia, Segretario; Mons. Raffaele Calabro, Mons.<br />

Domenico Caliandro, Mons. Domenico D’Ambrosio, Mons. Vito De<br />

Grisantis, Mons. Felice Di Molfetta, Mons. Pietro M. Fragnelli, Mons.<br />

Luigi Martella, Mons. Donato Negro, Mons. Mario Paciello, Mons. Domenico<br />

Padovano, Mons. Benigno Papa, Mons. Giovanni Battista Pichierri,<br />

Mons. Marcello Semeraro, Mons. Rocco Talucci, Mons. Francesco<br />

zerrillo.<br />

Sono altresì presenti gli Arcivescovi emeriti: Mons. Carmelo Cassati<br />

e Mons. Vincenzo Franco.<br />

Non è presente, per problemi di salute, Mons. Riccardo Ruotolo.<br />

Prima dell’inizio dei lavori, il Presidente, Mons. Ruppi, invita i Confratelli<br />

a recitare l’Ora media con uno speciale ricordo di Sua Eminenza<br />

il Card. Francesco Colasuonno, deceduto a Grumo Appula il 31 maggio<br />

u.s. Le esequie si sono svolte nella Chiesa Madre di Grumo, presiedute


dal Card. Achille Silvestrini, delegato dal Santo Padre, e con la partecipazione<br />

di diversi Arcivescovi e Vescovi della Regione.<br />

Il Presidente formula fraterni auguri di buon lavoro pastorale a Mons.<br />

D’Ambrosio, per l’inizio del ministero pastorale nella nuova Arcidiocesi<br />

di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo.<br />

1. Comunicazioni del Presidente<br />

Il Presidente introduce i lavori ricordando la figura di Mons. Nicodemo,<br />

già Arcivescovo di Bari, che trenta anni fa presiedeva la Conferenza<br />

offrendo <strong>delle</strong> lucide analisi sulla situazione socio-politica nazionale e<br />

regionale. Ancora oggi si pone, per i Vescovi in quanto Pastori, la necessità<br />

di una serena riflessione circa la complessa realtà sociale, politica,<br />

amministrativa per il riflesso che ha sulla comunità e sulle persone.<br />

Problemi come l’occupazione e la disoccupazione, la grave situazione<br />

economica, la non presenza di concreti segnali di sviluppo, l’istruzione<br />

e il pluralismo <strong>delle</strong> strutture formative, la politica della e per la famiglia<br />

e affari sociali, l’attenzione ai beni culturali ecclesiastici e non, le conseguenze<br />

sul Mezzogiorno dell’orientamento economico e politico nazionale...<br />

Sono problemi gravi che assillano, in particolare il Mezzogiorno<br />

d’Italia e la nostra Regione. Un <strong>insieme</strong> di situazioni e realtà che esigono<br />

una riflessione approfondita da parte dei Pastori i quali, lungi dalla pretesa<br />

di proporre soluzioni tecniche o dall’entrare nel dibattito politico<br />

tra i poli, hanno il compito di richiamare l’attenzione ai valori portanti<br />

della società e della democrazia, nonché di sollecitare i laici perché assumano<br />

responsabilmente il proprio ruolo in modo autorevole, critico e<br />

propositivo sulle differenti problematiche oggi dibattute nel Consiglio<br />

Regionale (dallo Statuto Regionale alle politiche sociali, alla legge sulla<br />

famiglia, all’intesa sui beni culturali, ecc.).<br />

A proposito dello Statuto della Regione, il Presidente consegna ad<br />

ogni Vescovo copia della bozza pubblicata a cura del Consiglio Regionale<br />

per una consultazione allargata [allegato 1]. I Vescovi fanno notare<br />

la necessità che venga posta nella dovuta attenzione la dignità della<br />

persona umana, della vita, della famiglia, dei diversamente abili... Non<br />

potendo approfondire la discussione, il Presidente propone che ogni Vescovo,<br />

dopo aver esaminato con propri esperti di fiducia il documento,<br />

faccia pervenire, entro la fine del corrente mese di giugno, al Vice Presidente<br />

della CEP, le osservazioni che riterrà opportuno.<br />

1


1 0<br />

Mons. Ruppi comunica ai presenti che, in vista del pellegrinaggio in<br />

Tunisia sui passi di Sant’Agostino, il Vescovo di Tunisi ha scritto una<br />

lettera in cui plaude all’iniziativa e chiede degli aiuti concreti per la <strong>Diocesi</strong><br />

e la comunità locale (intenzioni di messe, materiale medico specialistico...).<br />

Il Presidente consegna ad ogni Vescovo copia della lettera<br />

ricevuta [allegato 2]. Quanto al viaggio, confermato dal 6 al 14 ottobre<br />

e aperto alla partecipazione di alcuni sacerdoti, nei prossimi giorni<br />

arriverà una comunicazione precisa da parte di Mons. Dromì di Bari.<br />

2. Congresso Eucaristico Nazionale [CEN] - aggiornamento<br />

Il Presidente ricorda la decisione assunta dalla Conferenza di pubblicare<br />

un Messaggio collegiale per richiamare l’attenzione <strong>delle</strong> comunità<br />

sull’evento del Congresso Eucaristico Nazionale del 2005 e per un coinvolgimento<br />

diretto di tutte le Chiese di Puglia. Il testo, già approntato da<br />

Mons. Papa e discusso nel precedente incontro della CEP, rivisto tenendo<br />

presenti le osservazioni, sarà trasmesso al Segretario che lo comunicherà<br />

agli altri Vescovi. La <strong>Diocesi</strong> di Bari provvederà alla stampa e ne<br />

invierà copie ai Vescovi della Regione (secondo le richieste pervenute al<br />

Segretario CEP).<br />

Mons. Cacucci informa i Vescovi circa la preparazione del CEN, che<br />

per il secondo anno (2003-2004) prevede il coinvolgimento di tutte le<br />

<strong>Diocesi</strong> della Puglia. Si sofferma anche sulla preparazione dei Convegni<br />

nazionali promossi dagli Uffici della CEI e che, come anticipato negli<br />

incontri precedenti, dovrebbero svolgersi in Puglia nel contesto generale<br />

del Congresso Eucaristico Nazionale. Già alla fine del corrente mese<br />

di giugno, avrà luogo a San Giovanni Rotondo l’annuale Convegno promosso<br />

dal COP (dal 23 al 26 giugno). Inoltre sono previsti:<br />

a Lecce, il Convegno Nazionale unitario degli uffici catechistico, liturgico<br />

e Caritas (14-17 giugno 2004);<br />

a Bari, un Convegno ecumenico sulla domenica (San Nicola 4-7 ottobre<br />

2004) e un convegno sui Santuari (novembre 2004).<br />

Mentre sono ancora da definire del tutto o in parte: il Convegno della<br />

Pastorale Giovanile (marzo 2004); il Convegno dell’Ufficio Turismo,<br />

sport e tempo libero, a Brindisi, sul probabile tema “Tempo e domenica”;<br />

il Convegno dell’Ufficio di pastorale sociale e del lavoro, a Taranto.<br />

Nel contesto della preparazione del Congresso Eucaristico Nazionale,<br />

Mons. Semeraro illustra ai Vescovi l’attività programmata dall’Isti-


tuto Pastorale Pugliese, circa la celebrazione della santa Eucaristia. Una<br />

proposta formativa del clero e degli operatori pastorali, in continuità<br />

con quella già iniziata lo scorso anno. L’iniziativa, rivolta alle Chiese<br />

di Puglia, è maturata all’interno dell’IPP la cui Direzione (allargata all’Equipe<br />

di lavoro) si è incontrata con la Commissione dell’Arcidiocesi<br />

di Bari per il CEN, precisando come tema: “Il giorno del Signore e la<br />

Parrocchia, tempo e spazio per una comunità realmente eucaristica”. Un<br />

approfondimento che coniuga il tema scelto per il CEN con gli Orientamenti<br />

Pastorali di questo decennio “Comunicare il Vangelo in un mondo<br />

che cambia”. In una scheda approntata dall’IPP sono indicati i tempi, i<br />

luoghi di attuazione oltre ai soggetti di riferimento e al tipo di approccio<br />

[allegato 3].<br />

Negli interventi i Vescovi approvano il lavoro svolto dall’IPP e sollecitano<br />

che si evidenzi la continuità di un percorso formativo (Negro),<br />

impegnandosi a coinvolgere tutte le diocesi e i sacerdoti (Ruppi).<br />

Il Presidente, Mons. Ruppi, propone una breve interruzione dei lavori<br />

che, dopo una decina di minuti, riprendono con un intervento del Vescovo<br />

delegato della Caritas, Mons. Paciello e del Responsabile regionale, don<br />

Dorino Angelillo, circa la situazione post terremoto e l’assegnazione alle<br />

<strong>Diocesi</strong> di Lucera-Troia e San Severo <strong>delle</strong> offerte disponibili a livello<br />

regionale, tenendo conto di eventuali somme già versate da alcuni vescovi<br />

[allegato 4]. Secondo l’orientamento assunto dalla CEP e condiviso<br />

anche dalla Caritas nazionale, la Delegazione regionale della Caritas assegnerà<br />

in parti uguali alle due <strong>Diocesi</strong> di Lucera-Troia e San Severo, le<br />

somme raccolte in occasione dell’emergenza sismica, per venire incontro<br />

alle situazioni più urgenti e permettere alle comunità di tornare nelle proprie<br />

Chiese. Don Angelillo fa presente che per presentare dei progetti alla<br />

Caritas si dovrà parlare di ripristino di Centri di Comunità.<br />

3. Seminario Regionale<br />

Il Presidente, Mons. Ruppi, invita Mons. D’Ambrosio a relazionare<br />

ai presenti sull’attività della Commissione Episcopale di vigilanza sul<br />

Seminario Regionale.<br />

Mons. D’Ambrosio consegna ai Vescovi copia della relazione [allegato<br />

5] e nel dare atto di un clima sereno e di un buon ambiente formativo,<br />

spirituale e culturale, ricorda che positiva è stata la prima esperienza<br />

dell’anno propedeutico, affidato alla responsabilità di don Franco Apol-<br />

1 1


1 2<br />

lonio (diocesi di Lucera-Troia) che sarà sostituito da don Gianni Caliandro<br />

(diocesi di Oria), come già concordato in Conferenza.<br />

Mons. Paciello informa che intende far rientrare in <strong>Diocesi</strong>, al termine<br />

del prossimo anno, don Mimmo Cornacchia che per un decennio ha<br />

esercitato il compito di padre spirituale.<br />

Mons. Talucci ricorda che ogni Vescovo avrebbe dovuto fare una propria<br />

relazione sul Seminario regionale, per farne oggetto di un sereno<br />

confronto in Conferenza, anche prendendo spunto da quanto scritto dalla<br />

Congregazione a seguito della Visita Apostolica di Mons. Bassetti.<br />

Mons. Ruppi osserva che la relazione del Visitatore, come già detto a<br />

voce ai Vescovi nell’incontro avuto a Cassano (ottobre 2002), non presenta<br />

note di particolare preoccupazione. Tuttavia fa propria la proposta<br />

di Mons. Talucci, sollecitando i Vescovi a trasmettere la relazione entro<br />

la sessione di dicembre 2003, quando si tornerà a discutere del Seminario<br />

Regionale.<br />

4. Iniziazione cristiana e padrini<br />

Il Presidente, Mons. Ruppi, invita Mons. Di Molfetta a presentare il<br />

successivo argomento dell’ordine del giorno sui padrini.<br />

Mons. Di Molfetta consegna ai presenti una scheda appositamente<br />

preparata e ne dà lettura [allegato 6], evidenziando sia il significato<br />

del padrinato, sia le diverse possibilità previste dal Codice e dai libri<br />

liturgici.<br />

Dalla discussione, nella quale intervengono molti dei presenti, emerge<br />

da una parte la dilagante crisi di significato che oggi ha il ruolo del padrino<br />

con la conseguente tendenza ad una semplicistica eliminazione di tale<br />

figura, dall’altra l’urgenza di una riscoperta del significato del padrino,<br />

come espressione di una fede che è ricevuta in dono, trasmessa da altri.<br />

Anche la possibilità, prevista dalle norme, che siano i genitori a presentare<br />

i propri figli, non va intesa come scorciatoia per eliminare i padrini,<br />

bensì come maggiore assunzione di responsabilità nella trasmissione<br />

della fede all’interno della stessa famiglia.<br />

5. beni Culturali Ecclesiastici<br />

Viene consegnata a tutti i Vescovi copia <strong>delle</strong> Norme per la riproduzione<br />

e il prestito dei beni culturali di proprietà ecclesiastica. Si tratta


del testo definitivo, già emendato e integrato con le osservazioni presentate<br />

nei precedenti incontri. Si deve procedere all’approvazione definitiva.<br />

I Vescovi approvano all’unanimità.<br />

Questo testo viene pertanto promulgato come Documento della Conferenza<br />

Episcopale Pugliese, in data odierna, 10 giugno 2003, e dovrà<br />

essere pubblicato sul Bollettino Diocesano [allegato 7].<br />

6. varie<br />

Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese (T.E.R.P.)<br />

Il Presidente, Mons. Ruppi, fa presente che in questo mese di giugno<br />

scade il tempo di nomina del Vicario Giudiziale (Mons. Luca Murolo)<br />

e dei due Vicari Giudiziali Aggiunti (Mons. Antonio Caricato e don Pasquale<br />

Larocca) del T.E.R.P. Sentito il parere dell’Arcivescovo di Bari,<br />

Mons. Cacucci, Moderatore del T.E.R.P., i Vescovi approvano all’unanimità<br />

la proposta del Presidente e del Moderatore di confermare per un<br />

altro quinquennio (2003-2008) sia il Vicario Giudiziale sia i due Vicari<br />

Giudiziali Aggiunti, a norma degli articoli 2 e 3 del Regolamento del<br />

T.E.R.P. approvato dalla CEP l’11 febbraio 1998.<br />

Mons. Cacucci ricorda ancora ai Vescovi la necessità di mettere a<br />

disposizione del T.E.R.P. altri giudici (preferibilmente sacerdoti) per la<br />

grande quantità di lavoro che grava sul Tribunale ecclesiastico di Bari.<br />

Istituto Teologico Pugliese - Molfetta<br />

Mons. Papa, nella qualità di Vescovo delegato per la formazione teologica,<br />

comunica ai Vescovi che il Prof. Salvatore Palese, nominato Direttore<br />

dell’I.T.P., ha iniziato a svolgere il proprio compito ed ha fatto<br />

presenti alcuni problemi di natura economica.<br />

I promotori del Convegno per i 20 anni dalla promulgazione del Codice<br />

di Diritto Canonico, che dovrebbe aver luogo nel prossimo autunno,<br />

lamentano di non aver ottenuto alcun contributo di natura economica,<br />

per un evento che vede coinvolte oltre agli Istituti Teologici della Regione,<br />

anche le Facoltà di Diritto dell’Università di Bari, Lecce e Foggia.<br />

Inoltre, si avverte l’esigenza di un collaboratore laico per la segreteria<br />

dell’ITP.<br />

Il Presidente, Mons. Ruppi, conferma la scarsa disponibilità economica<br />

della CEP per sostenere tutte le iniziative culturali. Per quanto con-<br />

1 3


1 4<br />

cerne le necessità finanziarie dell’Istituto Teologico Pugliese, propone<br />

ai presenti di innalzare la quota annuale a carico <strong>delle</strong> singole <strong>Diocesi</strong> e a<br />

favore dell’I.T.P. a 1500 Euro. I Vescovi approvano.<br />

A proposito del funzionamento della segreteria dell’Istituto, Mons.<br />

Semeraro suggerisce di verificare la possibilità di una collaborazione di<br />

qualche sacerdote o diacono, per questo servizio indubbiamente ecclesiale.<br />

Richiesta inizio postulazione<br />

L’Arcivescovo di Bari, Mons. Cacucci, in riferimento alla decisione<br />

di dare inizio alla postulazione per la Causa di Beatificazione della<br />

Serva di Dio Isabella Morfini, avendo provveduto ad inviare a tutti i<br />

Vescovi della Regione un profilo della Serva di Dio per farne conoscere<br />

i dati biografici [allegato 8], rinnova l’istanza già presentata nella precedente<br />

riunione della CEP (cfr. Verbale del 3 aprile 2003).<br />

I Vescovi approvano all’unanimità.<br />

Nomine<br />

Dovendo provvedere alla sostituzione di P. Graziano Sala, responsabile<br />

regionale per la pastorale giovanile, venuta meno la disponibilità di<br />

don Basile di Andria, viene nominato don Massimiliano Mazzotta della<br />

diocesi di Lecce.<br />

Alle ore 13.15, con la recita dell’Angelus, il Presidente chiude i lavori<br />

della Conferenza augurando buone vacanze ai presenti.<br />

Il Segretario C.E.P.<br />

✠ Michele Seccia<br />

Vescovo di San Severo


verbale<br />

della riunione ordinaria<br />

9 dicembre 2003<br />

Pontificio Seminario Regionale “Pio XI” - Molfetta<br />

Martedì 9 dicembre 2003, alle ore 9.30, ha avuto inizio la sessione ordinaria<br />

autunnale della Conferenza Episcopale Pugliese, nel Pontificio<br />

Seminario Regionale di Molfetta, sotto la presidenza di Sua Eccellenza<br />

Mons. Cosmo Francesco Ruppi, Arcivescovo Metropolita di Lecce.<br />

La riunione è stata convocata con lettera del 22 novembre 2003, prot.<br />

n. 3 0/03 [Allegato 1] per discutere il seguente ordine del giorno:<br />

1. Comunicazioni del Presidente<br />

2. Beni culturali ecclesiastici (rel. Mons. G. Santi, direttore Ufficio<br />

CEI)<br />

3. Convegni Nazionali degli Uffici Pastorali Nazionali<br />

4. Varie.<br />

Sono presenti gli Arcivescovi e Vescovi della Regione: Mons. Cosmo<br />

Francesco Ruppi, Presidente; Mons. Francesco Cacucci, Vice Presidente;<br />

Mons. Michele Seccia, Segretario; Mons. Raffaele Calabro, Mons.<br />

Domenico Caliandro, Mons. Domenico D’Ambrosio, Mons. Vito De<br />

Grisantis, Mons. Felice Di Molfetta, Mons. Pietro M. Fragnelli, Mons.<br />

Luigi Martella, Mons. Donato Negro, Mons. Mario Paciello, Mons. Domenico<br />

Padovano, Mons. Benigno Papa, Mons. Giovanni Battista Pichierri,<br />

Mons. Marcello Semeraro, Mons. Rocco Talucci, Mons. Francesco<br />

Pio Tamburrino, Mons. Francesco zerrillo.<br />

Sono altresì presenti gli Arcivescovi emeriti: Mons. Vincenzo Franco<br />

e Mons. Settimio Todisco.<br />

È assente per motivi di salute Mons. Riccardo Ruotolo.<br />

Dopo la recita dell’ora media, il Presidente saluta tutti i Confratelli<br />

presenti e porge il saluto a Mons. Francesco Pio Tamburrino, che interviene<br />

per la prima volta ai lavori della CEP dopo la nomina ad Arcivescovo<br />

Metropolita di Foggia-Bovino. Nel salutare i Confratelli emeriti<br />

presenti, il Presidente informa <strong>delle</strong> condizioni di salute degli Arcivescovi<br />

emeriti Mons. Guglielmo Motolese e Mons. Martino Scarafile.<br />

1


1<br />

1. Comunicazioni del Presidente<br />

Il Presidente, Mons. Ruppi, introduce i lavori ringraziando Mons.<br />

Giancarlo Santi, Direttore dell’Ufficio Nazionale CEI per i Beni Culturali<br />

Ecclesiastici, per aver accolto l’invito di relazionare ai Vescovi<br />

della Regione sulla situazione dei beni culturali e sulle varie iniziative in<br />

atto per la loro tutela, promozione e fruizione.<br />

Prima di cedere la parola, Mons. Ruppi annuncia ai Confratelli l’avvenuta<br />

firma di un protocollo di intesa tra il Ministro Urbani e il Presidente<br />

della Regione Puglia, Raffaele Fitto, per un complesso di interventi in<br />

materia di beni culturali, tra cui il restauro <strong>delle</strong> Cattedrali e Concattedrali<br />

di Puglia, che non sono rientrate nei finanziamenti europei (P.O.R.<br />

2001-2006). Con questa intesa, afferma il Presidente, dodici cattedrali e<br />

sette concattedrali potranno realizzare cospicui lavori di restauro per un<br />

importo complessivo di circa 16 milioni di Euro. Così splendidi monumenti<br />

di fede e di arte che scandiscono la storia e la vitalità <strong>delle</strong> Chiese di<br />

Puglia torneranno ad essere pienamente fruibili per le comunità locali.<br />

Sempre in merito a particolari lavori di restauro che esigono la disponibilità<br />

di cospicui fondi, Mons. Ruppi conferma quanto già comunicato per<br />

lettera ai Confratelli, circa la disponibilità del Monte Paschi di Siena, a concedere<br />

mutui agevolati per la realizzazione degli interventi in parola [Allegato<br />

2]. Aggiunge che, secondo quanto gli ha assicurato il Presidente<br />

del Monte dei Paschi, in un secondo momento saranno messi a disposizione<br />

altri fondi per affrontare anche il problema degli archivi e biblioteche. A<br />

questo si aggiunge un’offerta da parte del Monte Paschi di concorrere per<br />

una somma di trenta miliardi di vecchie lire con un mutuo settennale che<br />

verrà fatto con un tasso dell’1,5%. È già una grande disponibilità, ma si<br />

spera anche che in seguito questo mutuo diventi da settennale a decennale e<br />

che ad esso possano attingere pure le altre chiese non cattedrali.<br />

Mons. Ruppi, riservandosi di completare in seguito le altre comunicazioni,<br />

invita Mons. Santi ad intervenire, ringraziandolo del lavoro che<br />

svolge a servizio <strong>delle</strong> <strong>Diocesi</strong>.<br />

2. beni Culturali Ecclesiastici<br />

Mons. Santi, facendo riferimento al suo osservatorio privilegiato che<br />

gli consente di avere una visione globale della complessa e variegata<br />

realtà italiana quanto alla diversa natura, ubicazione e identificazione


del ricchissimo patrimonio culturale italiano, ringrazia i Vescovi per<br />

l’occasione offertagli ed illustra, con dovizia di particolari, le problematiche<br />

inerenti le 300 Cattedrali, le oltre 100 mila chiese e le migliaia<br />

di archivi, biblioteche, pinacoteche e musei di proprietà ecclesiastica,<br />

disseminati per tutto il territorio nazionale [Allegato 3].<br />

Per riportare sinteticamente i dati e le indicazioni salienti offerte da<br />

Mons. Santi, va evidenziato quanto segue:<br />

• l’importanza e la necessità del lavoro di inventariazione che, già avviato<br />

con sistematicità per le opere d’arte, dovrà essere completato in<br />

modo sistematico per i circa 26.000 archivi parrocchiali (cui vanno<br />

aggiunti gli archivi diocesani e quelli di comunità religiose e di altri<br />

importanti enti ecclesiastici); per le biblioteche di una certa consistenza<br />

(alcune migliaia); per gli 826 musei, già attivi;<br />

• il delicato lavoro di coordinamento tra i soggetti (enti) diversi interessati<br />

(dalle parrocchie alle diocesi, dalle confraternite alle associazioni<br />

laicali, dagli istituti di vita consacrata alle istituzioni caritative<br />

assistenziali ecclesiali…) esige che nelle diocesi si organizzi l’Ufficio<br />

proprio per i Beni Culturali;<br />

• alcuni principi che devono guidare l’attenzione verso i beni culturali:<br />

da una visione patrimoniale e strumentale, ad una più culturale; da<br />

specifici mezzi per l’annuncio della fede a strumenti per il dialogo<br />

culturale; dalla semplice conservazione alla valorizzazione; da un<br />

uso esclusivamente liturgico ad una utilizzazione per catechesi, incontri<br />

culturali, mostre…; dall’esclusiva responsabilità del clero alla<br />

collaborazione con laici competenti e formati; disponibilità e prudenza<br />

si devono coniugare nel rapporto tra Stato - Chiesa - Privati, un<br />

rapporto in evoluzione che esige accortezza.<br />

Mons. Santi ha quindi ricordato il ruolo svolto dalla CEI con il conseguimento<br />

di due Intese sui BB.CC. e sugli Archivi, intese che devono<br />

trovare una applicazione anche a livello regionale. In questo ambito la<br />

CEP può essere più esigente nei confronti della Regione e vigilante sui<br />

Parroci o altri Enti ecclesiastici che potrebbero fare intese direttamente e<br />

personalmente con Comuni, Provincia, ecc.<br />

In definitiva, la strada che secondo gli orientamenti ufficiali (Santo<br />

Padre, Pontificia Commissione, ecc.) si deve seguire è quella della “collaborazione,<br />

ma nel rispetto <strong>delle</strong> competenze e <strong>delle</strong> autonomie”.<br />

Infine, avviandosi alla conclusione, Mons. Santi ha sollecitato la formazione<br />

degli uffici e commissioni diocesani per i BB.CC. con il coin-<br />

1


1<br />

volgimento di persone qualificate che abbiano una effettiva competenza<br />

e formazione in materia (esperti, docenti universitari…), perché anche<br />

gli organismi diocesani abbiano una propria autorevolezza. Non esitare<br />

a fare conoscere quanto si sta facendo per i beni culturali ecclesiastici,<br />

per es. con una conferenza stampa annuale ben preparata. Infine, l’impegno<br />

più urgente e prioritario resta ancora oggi quello di conoscere in<br />

modo completo e serio tutto il patrimonio culturale attraverso censimento<br />

e inventariazione, per evitare dispersione e sparizione di importanti<br />

testimonianze del passato. Il progetto, promosso e coordinato dalla CEI,<br />

sta andando avanti, ma accanto alla prima diocesi che ha già completato<br />

l’inventariazione (in Sicilia), in molte altre si procede a rilento.<br />

Il Presidente, Mons. Ruppi, ringrazia il relatore per la completa e articolata<br />

relazione e apre la discussione.<br />

Mons. Cacucci comunica ai presenti che, in vista del Congresso Eucaristico<br />

Nazionale (Bari 2005) si sta preparando una mostra tematica<br />

sul tema “Eucaristia e Arte”.<br />

Mons. Ruppi ricorda che ci sarebbe la possibilità di una cessione, da parte<br />

dello Stato, <strong>delle</strong> chiese di proprietà demaniale, pertanto sarebbe opportuno<br />

verificare bene in ogni diocesi l’esistenza o meno di tali edifici di culto.<br />

Mons. Padovano, a proposito della richiesta di uno statuto base per<br />

gli uffici diocesani dei beni culturali, precisa che tale Statuto è riportato<br />

in calce al documento della CEI Spirito Creatore (1998), mentre ci si<br />

sta adoperando per approntare uno Statuto regionale per i BB.CC. sull’esempio<br />

della Regione Toscana.<br />

3. Convegni Nazionali annuali degli uffici Pastorali Nazionali<br />

Dopo una breve interruzione, i lavori riprendono e il Presidente ricorda<br />

ai Confratelli che, in vista della celebrazione a Bari del Congresso<br />

Eucaristico Nazionale, diversi Convegni promossi annualmente dagli<br />

Uffici nazionali della CEI nel 2004 si svolgeranno in Puglia. Invita i Vescovi<br />

interessati a relazionare sull’iter preparatorio in atto.<br />

Mons. Padovano comunica che per la fine di marzo 2004 è previsto il<br />

Convegno di Pastorale Giovanile a Monopoli; al momento non ci sono<br />

informazioni più precise.<br />

Mons. Ruppi presenta a grandi linee il Convegno Nazionale degli Uffici<br />

catechistici, liturgici e della Caritas, che avrà luogo a Lecce dal 14 al<br />

17 giugno 2004 sul tema: “La domenica in parrocchia”.


Mons. Papa, Arcivescovo di Taranto, comunica che è in fase avanzata<br />

la preparazione del Convegno per i responsabili della Pastorale Sociale<br />

e del Lavoro: si svolgerà all’Oasi San Paolo di Martina Franca dal 18 al<br />

20 novembre 2004 ed avrà come tema: “La domenica e il lavoro”. Sono<br />

previste la presentazione di una ricerca sociologica sull’uso del tempo<br />

da parte degli italiani, una relazione biblica, una liturgica, una tavola<br />

rotonda e una relazione riassuntiva di un pastoralista.<br />

Interviene quindi Mons. Talucci, Arcivescovo di Brindisi, per informare<br />

che “L’Eucaristia e il tempo libero” sarà il tema del Convegno che<br />

si svolgerà a Brindisi, dal 5 al 7 novembre 2004. È prevista la partecipazione<br />

di circa 150 persone.<br />

L’Arcivescovo di Bari, Mons. Cacucci, aggiorna i presenti sulla preparazione<br />

del Congresso e in particolare sul riscontro positivo che ha<br />

avuto la Lettera alle Famiglie indirizzata dalla CEP per un coinvolgimento<br />

<strong>delle</strong> famiglie nella riscoperta del giorno del Signore e dell’Eucaristia.<br />

In vista del Congresso Eucaristico Nazionale sono allo studio<br />

anche altre iniziative dell’Istituto Pastorale Pugliese e degli Istituti teologici<br />

pugliesi, per un capillare coinvolgimento del clero e del laicato<br />

sul tema della domenica come centro della vita eucaristica della Chiesa.<br />

Quanto ai Convegni Nazionali, Mons. Cacucci si dice in grado di anticipare<br />

che nel mese di ottobre 2004 si svolgerà a Bari un Convegno sul tema<br />

“Domenica ed ecumenismo” e, sempre a Bari, si prevede l’incontro<br />

dei docenti di liturgia e dei Rettori di Santuari.<br />

4. Docenti di religione cattolica<br />

Il Presidente, prima di passare ad ulteriori informazioni di varia natura,<br />

fa presente la richiesta di alcuni Confratelli circa l’opportunità di assumere<br />

un orientamento comune circa la partecipazione dei sacerdoti all’annunciato<br />

concorso per l’attribuzione del ruolo ai docenti di religione.<br />

Mons. Ruppi fa riferimento alla modulistica fatta pervenire dall’Ufficio<br />

Scuola della CEI ed invita i presenti ad intervenire sulla questione.<br />

Al termine di un articolato e complesso dibattito, emerge l’orientamento<br />

comune a limitare al 30% il monte ore scolastico dei sacerdoti,<br />

in modo da non vincolarli troppo in vista dell’impegno pastorale nelle<br />

attività parrocchiali e diocesane. Si potrebbero incoraggiare alla partecipazione<br />

al concorso solo quei pochi sacerdoti ai quali si intende affidare<br />

una presenza stabile nella scuola.<br />

1


1 0<br />

Mons. Ruppi conclude richiamando l’attenzione sul fatto che si tratta<br />

di una svolta storica da gestire con molta saggezza per la credibilità<br />

dello stesso insegnamento della religione cattolica. Pertanto, per quanto<br />

riguarda i laici, è opportuno incentivare la responsabilità professionale<br />

di tutti i docenti di religione, nel momento in cui si dovrà fare riferimento<br />

al decreto di idoneità. Il relativo certificato, poi, sarà rilasciato per un<br />

solo tipo di abilitazione (scuola materna, elementare, media o secondaria).<br />

Si dovrà, inoltre, cercare di evitare situazioni problematiche (ad es.<br />

permettere di partecipare al concorso e poi togliere l’idoneità, per far sì<br />

che la persona interessata resti nella scuola).<br />

5. Comunicazioni e decisioni varie<br />

Il Presidente passa ad altre comunicazioni di interesse generale, relative<br />

sia all’ultimo Consiglio Permanente della CEI, sia ad altri problemi<br />

regionali.<br />

Sostentamento Clero e Sacerdoti esteri. Nel Consiglio Permanente<br />

si è richiamata la necessità di attenersi agli schemi di convenzione predisposti<br />

dalla CEI per regolarizzare la presenza di sacerdoti provenienti da<br />

altri paesi. Non è possibile l’inserimento provvisorio nel Sostentamento<br />

Clero solo per brevi periodi (es. vacanze estive).<br />

Riforma sanitaria e Strutture sanitarie ecclesiastiche. Al fine di<br />

richiamare l’attenzione sulle problematiche prospettive della sanità in<br />

Italia, sono intervenuti Mons. D’Ambrosio e Mons. Paciello che hanno<br />

fatto il punto sulla critica situazione degli Ospedali ecclesiastici in Puglia.<br />

Pur offrendo servizi di eccellenza alle popolazioni pugliesi, i Vescovi<br />

interessati lamentano una scarsa attenzione da parte della Regione<br />

ed attendono una normalizzazione dei rapporti pregressi, nonché il<br />

potenziamento e la valorizzazione di queste realtà nel quadro del piano<br />

sanitario regionale. Il Presidente esprime la solidarietà della Conferenza<br />

per le difficoltà da affrontare ed auspica un incontro di chiarificazione e<br />

risolutivo tra i Vescovi interessati e i responsabili regionali.<br />

Alla richiesta presentata dalla Consulta Nazionale di Pastorale Sanitaria<br />

circa l’utilizzazione dei diaconi permanenti come cappellani ospedalieri,<br />

i Vescovi esprimono parere negativo all’unanimità.<br />

Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna. Nel Consiglio Permanente<br />

è stato dato all’unanimità parere favorevole circa l’erezione della Facoltà<br />

di Teologia dell’Emilia Romagna con sede a Bologna con due sezioni,


una interdiocesana promossa dalla CEI, l’altra dei Domenicani. Questo<br />

apre la strada alla realizzazione dell’unanime pronunciamento della<br />

CEP dello scorso febbraio relativo all’erezione di una facoltà teologica<br />

pugliese con due sezioni, una a Molfetta e l’altra a Bari. Sono già stati<br />

avviati i contatti per tale realizzazione.<br />

Dalla Regione Puglia:<br />

È stato approvato in via definitiva il Titolo I dei Principi dello Statuto<br />

Regionale (Allegato 4).<br />

Per la legge regionale sulla famiglia sta emergendo un orientamento<br />

di convergenza tra le forze politiche e quelle cattoliche.<br />

Quanto all’applicazione della convenzione stabilita per i Cappellani<br />

ospedalieri, si stanno verificando alcune difficoltà dovute al blocco <strong>delle</strong><br />

assunzioni.<br />

A tal proposito Mons. Ruppi invita i Vescovi che avessero problemi<br />

relativi all’assunzione dei Cappellani ospedalieri a segnalarlo per iscritto,<br />

perché, qualora i casi fossero diffusi, si formulerebbe una normativa<br />

interpretativa di una circolare dell’Assessorato al Bilancio che specificasse<br />

di non trattarsi di nuove assunzioni ma di sostituzione di assunzioni<br />

già fatte o addirittura si promuoverebbe una circolare direttiva del<br />

Presidente e non soltanto interpretativa.<br />

La Legge 206 del 6 agosto u.s. concernente la possibilità di contribuire<br />

nel finanziamento degli Oratori dovrebbe essere attuata dalla Regione<br />

competente, nel fissare un’adeguata sovvenzione in bilancio.<br />

Per ulteriori informazioni e chiarimenti circa la privatizzazione degli<br />

Enti (UNEBA), gli Ordinari possono fare riferimento al Dr. De Donatis<br />

e al Dr. Domenico Bellomo.<br />

A tale proposito per l’applicazione della L.R. 17, Mons. Paciello informa<br />

che la delegazione regionale della Caritas ha stabilito una giornata<br />

di studio sul problema della “cittadinanza attiva”, che dovrebbe svolgersi<br />

tra gennaio e marzo 2004. I Vescovi presenti approvano l’iniziativa.<br />

Secondo Mons. Calabro, bisognerebbe cogliere l’occasione per riconoscere<br />

la funzione educativa della <strong>Diocesi</strong>.<br />

Seminario Regionale di Molfetta<br />

Mons. Calabro, informa i Confratelli sul Seminario Regionale, facendo<br />

presente che è stato necessario rivedere il bilancio a seguito dell’incremento<br />

dei giovani che stanno partecipando all’Anno Propedeutico.<br />

Inoltre si dovrà anche rivedere il regolamento del Consiglio per gli<br />

Affari Economici del Seminario Regionale.<br />

1 1


1 2<br />

A tale proposito, Mons. Negro propone che nella prossima Conferenza<br />

(gennaio) una giornata sia dedicata completamente al Seminario Regionale<br />

per la verifica degli orientamenti formativi, per l’incontro con<br />

gli educatori, ecc.<br />

Mons. Semeraro chiede che si discuta sul lavoro dell’Istituto Pastorale<br />

Pugliese.<br />

Nomine e deliberazioni<br />

Per la Commissione Regionale per la dottrina della fede, annuncio e<br />

catechesi, il Presidente chiede a Mons. Tamburrino, Arcivescovo di<br />

Foggia, di assumerne la guida. Segretario regionale sarà Don Pio Zuppa<br />

della <strong>Diocesi</strong> di Lucera.<br />

Su richiesta del Consiglio Regionale <strong>delle</strong> Conferenze di San Vincenzo<br />

de’ Paoli (Allegato 5) e su proposta di Mons. Vincenzo Franco<br />

e del Presidente, sentito il parere favorevole dell’Arcivescovo di Bari, i<br />

Vescovi approvano la nomina del sacerdote Don Pasquale Zecchini,<br />

della diocesi di Bari, come Consigliere Spirituale Regionale <strong>delle</strong> Conferenze<br />

di San Vincenzo de’ Paoli.<br />

Su proposta del Moderatore del Tribunale Ecclesiastico Regionale,<br />

Mons. Cacucci, i Vescovi approvano la nomina di Mons. Leonardo<br />

Erriquenz della diocesi di Conversano-Monopoli, come Giudice del<br />

T.E.R.P. ad quinquennium.<br />

Infine, su richiesta dell’Arcivescovo di Lecce, i Vescovi esprimono<br />

unanime parere favorevole per la introduzione del processo canonico sulle<br />

virtù del compianto arcivescovo Mons. Nicola Riezzo, la cui memoria è<br />

ricordata con stima e ammirazione non solo dalle diocesi di Castellaneta,<br />

Otranto, Ugento e Lecce, ma da tutto il clero di Puglia (Allegato 6).<br />

Calendario<br />

Si procede quindi a fissare le date del calendario per i prossimi incontri<br />

della C.E.P. nel corso dell’anno 2004:<br />

27.28.29 gennaio 2004: Sessione invernale a San Giovanni Rotondo;<br />

31 marzo a Molfetta;<br />

3 giugno a Molfetta;<br />

Esercizi Spirituali: dal 18 al 22 ottobre (predicherà Mons. A. Comastri);<br />

9 dicembre a Molfetta.<br />

Completati i punti all’ordine del giorno, il Presidente formula a tutti<br />

gli auguri per le prossime festività natalizie e alle ore 13.30, con la recita<br />

dell’Angelus, si chiude la sessione autunnale della Conferenza.


Norme<br />

per la riproduzione e il prestito<br />

dei beni culturali di proprietà ecclesiastica<br />

Premessa<br />

Il complesso dei Beni Culturali di proprietà ecclesiastica costituisce<br />

un patrimonio di carattere religioso, storico e artistico di notevole interesse<br />

e valore che la Conferenza Episcopale Pugliese (CEP) intende<br />

custodire e valorizzare.<br />

In tale prospettiva questo patrimonio richiede il rispetto <strong>delle</strong> norme<br />

ecclesiastiche indicate nei documenti della Conferenza Episcopale Italiana<br />

[Norme del 1974 (ECEI vol. 2, nn. 1-319-1350) e Orientamenti<br />

del 1992 (ECEI vol. 5 nn. 1213-1283)] e <strong>delle</strong> direttive della Pontificia<br />

Commissione per i Beni Culturali della Chiesa.<br />

Per favorire, inoltre, la collaborazione tra la Chiesa e la Pubblica Amministrazione,<br />

nel rispetto dell’Accordo di Revisione del Concordato<br />

Lateranense del 1984 (Legge 222/85) e dell’Intesa per i Beni Culturali<br />

del 1996, la CEP accoglie e fa proprie le norme statali relative alla tutela<br />

del patrimonio storico-artistico.<br />

La tutela e la valorizzazione del patrimonio storico-artistico viene attuata<br />

anche attraverso la riproduzione e la diffusione dell’immagine <strong>delle</strong><br />

opere. In un’epoca in cui la riproduzione con ogni tipo di tecnologia<br />

può consentire una diffusione planetaria in tempo reale <strong>delle</strong> immagini<br />

<strong>delle</strong> opere d’arte e dei Beni Culturali, la CEP intende disciplinare le<br />

riproduzioni attraverso la presente normativa, che promuove un corretto<br />

uso <strong>delle</strong> immagini nel rispetto dello specifico valore religioso (liturgico,<br />

biblico e teologico tradizionale) che le caratterizza, verificandone<br />

l’inserimento in contesti adeguati, valorizzandone una lettura il più possibile<br />

completa, contestualizzandone il significato religioso.<br />

La documentazione fotografica realizzata dal Ministero per i Beni<br />

culturali e Ambientali attraverso le Soprintendenze per la catalogazione<br />

e la tutela è da considerarsi ad uso interno del Ministero e dei suoi organi<br />

per i propri scopi istituzionali e, pertanto, non è soggetta ad autorizzazione,<br />

eccettuata la commissione a terzi per il rilievo di immagini. Un<br />

eventuale uso diverso <strong>delle</strong> immagini d’archivio dovrà essere autorizzato<br />

nel rispetto della presente normativa.<br />

1 3


1 4<br />

Tale normativa sarà applicata per tutti i beni di proprietà ecclesiastica,<br />

i cui responsabili per la tutela e per l’uso sono:<br />

• il Vescovo diocesano e i suoi delegati;<br />

• il Legale Rappresentante degli Enti ecclesiastici proprietari.<br />

Tali responsabili potranno far valere i loro diritti anche in sede legale.<br />

Art. 1<br />

Riproduzione dei Beni Culturali ecclesiastici<br />

§ 1. È soggetta ad autorizzazione la riproduzione fotografica, video,<br />

cinematografica, televisiva, digitale e in ogni altra forma possibile <strong>delle</strong><br />

immagini dei Beni Culturali ecclesiastici, nonché il suo utilizzo nell’ambito<br />

di progetti editoriali e di divulgazione e diffusione, compreso<br />

l’utilizzo dei mass-media e della rete informatica.<br />

§ 2. L’autorizzazione è concessa dal Vescovo diocesano o dal<br />

Direttore dell’Ufficio diocesano per l’Arte sacra e i Beni Culturali, sentito<br />

il Legale Rappresentante dell’Ente ecclesiastico proprietario.<br />

§ 3. L’autorizzazione si intende concessa solo per l’ambito del progetto<br />

presentato. Ogni ristampa o riedizione deve essere nuovamente<br />

autorizzata.<br />

Art. 2<br />

Riproduzione dei Beni Culturali ecclesiastici a scopo commerciale<br />

§ 1. Quando si tratta di riproduzioni inserite in progetti editoriali o<br />

in produzioni di altra natura (a titolo esemplificativo: locandine, manifesti,<br />

forme pubblicitarie che raffigurino Beni Culturali di proprietà<br />

ecclesiastica), l’autorizzazione alla riproduzione è necessaria sia che<br />

si tratti di nuove riprese, sia che si tratti di immagini già esistenti; essa<br />

viene concessa su presentazione dettagliata del progetto editoriale da<br />

parte dell’autore e/o dell’editore.<br />

§ 2. Nella richiesta di autorizzazione, gli interessati dovranno specificare:


1. scopo e caratteristiche dell’iniziativa editoriale;<br />

2. soggetti e autori <strong>delle</strong> opere da riprodurre in dettaglio;<br />

3. strumentazione e supporti con i quali verrà eseguita la riproduzione;<br />

4. valore commerciale del prodotto che utilizza la riproduzione di Beni<br />

Culturali ecclesiastici;<br />

5. numero di copie previste;<br />

6. autore <strong>delle</strong> riproduzioni;<br />

7. periodo in cui si intendono effettuare le riprese.<br />

Art. 3<br />

Gli autori <strong>delle</strong> immagini devono consegnare all’Ufficio diocesano per<br />

l’Arte Sacra e i Beni Culturali un negativo e/o una diapositiva e/o una<br />

riproduzione, anche digitalizzata, di ciascuno scatto effettuato, sottoscrivendo<br />

nel contempo una liberatoria che permetta alla <strong>Diocesi</strong> il libero utilizzo<br />

del materiale consegnato nell’ambito <strong>delle</strong> iniziative diocesane.<br />

Art. 4<br />

Sulle pubblicazioni dovrà essere espressa in forma chiara:<br />

1) la proprietà del Bene Culturale ecclesiastico;<br />

2) l’autorizzazione alla riproduzione;<br />

3) il divieto di ristampa o riedizione senza nuova autorizzazione.<br />

Art. 5<br />

§ 1. Il richiedente l’autorizzazione, contestualmente al ritiro della<br />

medesima, dovrà versare all’Economato Diocesano i diritti di riproduzione;<br />

sarà anche depositata una cauzione infruttifera che verrà restituita<br />

dopo la consegna di quanto previsto dall’art. 3 <strong>delle</strong> presenti norme e di<br />

almeno tre copie omaggio di ogni pubblicazione o prodotto realizzato,<br />

<strong>delle</strong> quali una sarà a disposizione del Vescovo, una dell’Ufficio diocesano<br />

per l’Arte Sacra e i Beni Culturali e una dell’Ente proprietario del<br />

Bene Culturale ecclesiastico.<br />

§ 2. Le eventuali spese del personale di sorveglianza, i consumi e<br />

ogni altro onere che si renda necessario per la riproduzione da effettuarsi<br />

sono a carico del richiedente.<br />

1


1<br />

§ 3. La riproduzione potrà avvenire solo dopo l’effettiva concessione<br />

dell’autorizzazione, che dovrà essere esibita al Legale Rappresentante<br />

dell’Ente proprietario.<br />

Art. 6<br />

§ 1. La consegna del materiale previsto dall’art. 3 e dall’art. 5 § 1<br />

<strong>delle</strong> presenti norme deve avvenire entro sei mesi dalla data dell’autorizzazione.<br />

§ 2. Qualora, trascorsi i sei mesi, il richiedente autorizzato non soddisfi<br />

alle disposizioni previste dal § 1 del presente articolo, ovvero non<br />

comunichi a mezzo raccomandata a/r lo stato dei lavori, la concessione<br />

gli sarà revocata, perderà il deposito cauzionale e il diritto a chiedere<br />

nuove autorizzazioni. L’Ufficio diocesano per l’Arte Sacra e i Beni<br />

Culturali e l’Ente proprietario si riservano ogni azione concessa fino ad<br />

adire le vie legali per la tutela dei propri diritti.<br />

Art. 7<br />

Riproduzione dei Beni Culturali ecclesiastici per studio<br />

§ 1. Gli interessati a riproduzioni per ragioni di studio, ferma restando<br />

la procedura per la richiesta di autorizzazione indicata negli articoli<br />

precedenti, devono allegare alla richiesta il proprio curriculum o, se studenti,<br />

richiesta scritta del docente che segue lo studio, con riferimento<br />

alle ragioni della ricerca.<br />

§ 2. L’eventuale successiva pubblicazione della ricerca necessita di<br />

un’ulteriore autorizzazione all’uso <strong>delle</strong> riproduzioni.<br />

Art. 8<br />

Riproduzione dei Beni Culturali ecclesiastici a scopo divulgativo<br />

§ 1. Per le riproduzioni a scopo divulgativo, quali ad esempio l’utilizzo<br />

della rete informatica, l’autorizzazione alla riproduzione viene<br />

concessa su presentazione dettagliata del progetto informatico da parte<br />

dell’autore e/o dell’editore, come è indicato negli articoli precedenti.


§ 2. Oltre alle disposizioni dell’art. 2 § 2, nella richiesta di autorizzazione,<br />

gli interessati dovranno specificare anche il sito informatico o<br />

divulgativo che ospiterà le immagini.<br />

§ 3. La concessione all’utilizzo <strong>delle</strong> immagini nella rete informatica<br />

o divulgativa è limitata nel tempo e subordinata al versamento dei diritti<br />

di riproduzione e di un adeguato deposito cauzionale infruttifero che<br />

sarà restituito allo scadere della concessione.<br />

§ 4. L’autore e/o l’editore del progetto dovrà cedere alla <strong>Diocesi</strong> il<br />

diritto di utilizzare il progetto divulgativo nell’ambito <strong>delle</strong> iniziative<br />

della <strong>Diocesi</strong>.<br />

Art. 9<br />

Prestito dei Beni Culturali ecclesiastici<br />

§ 1. È soggetto ad autorizzazione il prestito dei Beni Culturali ecclesiastici,<br />

sia per iniziative culturali, sia per esigenze di culto.<br />

§ 2. Nella richiesta di autorizzazione dovrà essere indicato, in modo<br />

dettagliato, il progetto dell’iniziativa con i termini di tempo, allegando<br />

la scheda di prestito di ogni singolo oggetto e documentazione fotografica<br />

atta a testimoniare lo stato di conservazione dell’opera.<br />

§ 3. L’autorizzazione è concessa dal Vescovo diocesano, sentito<br />

l’Ufficio diocesano per l’Arte sacra e i Beni Culturali, il Legale<br />

Rappresentante dell’Ente ecclesiastico proprietario e la Sopraintendenza<br />

competente.<br />

§ 4. Quando il Bene Culturale ecclesiastico è destinato all’estero, è<br />

anche necessaria l’autorizzazione della Pontificia Commissione per i<br />

Beni Culturali, che verrà richiesta dal Vescovo o dal Direttore dell’Ufficio<br />

diocesano per l’Arte sacra e i Beni Culturali, nonché l’autorizzazione<br />

ministeriale all’espatrio.<br />

§ 5. L’autorizzazione sarà concessa solo a condizione che il richiedente<br />

fornisca idonee garanzie scritte circa le condizioni di sicurezza<br />

dei luoghi di esposizione o di uso (sistemi di allarme, vigilanza, mi-<br />

1


1<br />

croclima, ecc.), le metodologie di imballaggio e di trasporto, la polizza<br />

assicurativa con la clausola “da chiodo a chiodo” per il valore del Bene<br />

Culturale ecclesiastico.<br />

§ 6. L’autorizzazione si intende concessa solo per l’ambito del progetto<br />

presentato. Per tutelare il valore religioso, storico e artistico del<br />

Bene Culturale ecclesiastico potranno essere richieste ulteriori garanzie.<br />

§ 7. Se necessario, per ragioni di culto e di decoro, l’autorizzazione<br />

del prestito sarà subordinata alla realizzazione, a carico dei richiedenti,<br />

di una riproduzione in scala 1:1 dell’opera, che sarà collocata in luogo<br />

dell’originale. Alla restituzione dell’opera, la riproduzione rimarrà di<br />

proprietà della <strong>Diocesi</strong>.<br />

§ 8. Il richiedente non potrà intervenire sull’opera oggetto del prestito<br />

senza autorizzazione scritta del Vescovo diocesano, che dovrà sentire<br />

l’Ufficio diocesano per l’Arte sacra e i Beni Culturali e il Legale<br />

Rappresentante dell’Ente ecclesiastico proprietario.<br />

§ 9. Sono a carico dei richiedenti tutte le spese organizzative (imballaggio,<br />

trasporto, vigilanza, polizza assicurativa, ecc.) ed anche altre<br />

eventuali spese ed oneri che si rendessero necessari per il prelievo e la<br />

ricollocazione <strong>delle</strong> opere.<br />

§ 10. La riproduzione <strong>delle</strong> opere, anche quando sono fuori dal luogo<br />

originario, è soggetta ad apposita autorizzazione, così come regolata dagli<br />

articoli precedenti.<br />

Molfetta, 10 giugno 2003<br />

X Michele Seccia X Cosmo Francesco Ruppi<br />

Segretario Presidente C.E.P.


“Senza la Domenica non possiamo vivere”<br />

Lettera dei Vescovi <strong>delle</strong> Chiese di Puglia<br />

alle Famiglie della Regione<br />

in preparazione al Congresso Eucaristico Nazionale<br />

(Bari 21-29 maggio 2005)<br />

Carissimi,<br />

1. Il prossimo Congresso Eucaristico Nazionale – che si terrà nel<br />

2005 a Bari sul tema “Senza la Domenica non possiamo vivere” – ci<br />

induce a rivolgerci alle nostre famiglie per dialogare con voi su questo<br />

tema che riteniamo importante per il presente ed il futuro cristiani della<br />

nostra vita. Scriviamo in modo particolare alle famiglie perché abbiamo<br />

fiducia in esse, perché le riteniamo l’asse portante della vita della Chiesa<br />

e della società e perché siamo convinti che la loro partecipazione all’Eucaristia<br />

domenicale sia indispensabile per la loro vita di comunione e per<br />

l’esercizio della loro missione nella Chiesa e nella società.<br />

Perciò ci permettiamo di bussare alla porta della vostra casa e di chiedere<br />

accoglienza nel vostro cuore. La vostra nobiltà d’animo e il riconosciuto<br />

senso di ospitalità che vi caratterizza ci fanno pensare di essere<br />

circondati dagli sposi, dai genitori e dai figli, e godere forse anche della<br />

compagnia dei nonni.<br />

Vi salutiamo caramente e auguriamo di cuore alla vostra famiglia<br />

una vita serena e dignitosa. Anche se personalmente non vi conosciamo,<br />

sappiamo molte cose di voi. I vostri parroci ci tengono costantemente informati<br />

sulla situazione economica, sociale e psicologica <strong>delle</strong> famiglie<br />

del territorio.<br />

Vi esprimiamo la nostra più viva condivisione per i problemi che dovete<br />

affrontare, per le sofferenze che avete da sopportare, ma anche per<br />

le gioie di cui certamente godete.<br />

Voi sapete che noi, come Vescovi, non abbiamo alcuna competenza<br />

tecnica nel campo dell’economia, della psicologia e della sociologia. La<br />

nostra missione apostolica è di tipo religioso, ma essa ha risvolti culturali<br />

e sociali notevoli. Ed è proprio di questa problematica che intendiamo<br />

parlare. Essa è indicata dal titolo della lettera (Senza la Domenica non<br />

possiamo vivere) che esprime, in una maniera lapidaria, un dato irrinunciabile<br />

della nostra identità cristiana. In un’epoca come la nostra,<br />

1


200<br />

caratterizzata da un pluralismo non solo politico e culturale, ma anche<br />

religioso, riteniamo che sia necessario per i cattolici sapere ciò che appartiene<br />

al cuore dell’esperienza religiosa cristiana: far memoria viva<br />

della Pasqua di Gesù attraverso la partecipazione attiva alla santa Messa<br />

domenicale. Ci rendiamo conto che si tratta di una questione delicata,<br />

ma abbiamo fiducia che voi non poniate alcun pregiudizio nell’affrontarla.<br />

2. Sappiamo bene che quella di tipo religioso è una problematica che<br />

riguarda le convinzioni più profonde e le scelte libere <strong>delle</strong> singole persone<br />

e, proprio per questo, esige rispetto da parte di tutti. Il nostro timore<br />

– avvalorato dall’esperienza – è che molte famiglie, prese come sono da<br />

mille faccende della vita quotidiana, non diano alcuna importanza ad<br />

una questione – come quella relativa alla modalità secondo cui vivere la<br />

Domenica – perché si ritiene, sbagliando, che si tratti di una questione<br />

che non ha alcuna importanza per la vita.<br />

Ci permettiamo di dire che è vero proprio il contrario: l’impostazione<br />

e l’orientamento che si danno all’esistenza dipendono dalla risposta alla<br />

problematica religiosa in genere e a quella della fede cristiana in particolare.<br />

Per questo vi diciamo che la questione religiosa va spostata dalla<br />

periferia al centro della propria attenzione. Proprio come è facile osservare<br />

nell’impianto architettonico dei nostri paesi. Nella piazza centrale<br />

ci sono la Chiesa Madre ed il Municipio – poli della vita del paese – e la<br />

campana della parrocchia serviva a scandire i ritmi della giornata di lavoro<br />

e, suonando a festa nel giorno di domenica, convocava gli abitanti all’<br />

incontro con il Signore e tra di loro in un giorno di riposo. Nelle nostre<br />

città, invece, la centralità della parrocchia e della problematica religiosa<br />

da essa evocata è meno visibile. Infatti la parrocchia è posta fra tante altre<br />

strutture: la scuola, il parco, la banca, la palestra ed il supermarket. Quasi<br />

a dire che essa è uno dei tanti servizi che sono a disposizione di chi vuole<br />

servirsene. In fondo – sembrano dirci i nostri piani regolatori urbani –<br />

Dio è uno dei possibili pensieri e una fra le molte e probabili occupazioni<br />

degli uomini, ma non è al centro della vita. Le campane <strong>delle</strong> chiese cittadine,<br />

poi, possono anche suonare, ma non pretendano di scandire tempi<br />

e si accontentino di uno spazio fra i molti rumori. Vi parliamo di questa<br />

differenza tra una domenica paesana ed una domenica urbana non per<br />

una inutile nostalgia del passato, ma solo perché sentiamo il dovere di<br />

dirvi che non possiamo collocare Dio ai margini della nostra esistenza e


tanto meno spegnere il desiderio di Lui. La nostra tradizione cristiana ha<br />

ancora molto da dire sia agli “uomini del paese” sia agli “uomini della città”,<br />

perché Dio è e sempre resterà la verità dell’uomo, di ogni uomo che<br />

– in un modo o nell’altro, riflesso o irriflesso – sempre a Lui si rapporta.<br />

Dio solo ci svela chi siamo e quanto valiamo.<br />

Alcuni pensano che Dio non esista o che sia morto nella cultura contemporanea,<br />

anche se poi dobbiamo tutti osservare che, proprio in quegli<br />

ambienti ove si dicono queste cose, sorgono molti surrogati di Dio<br />

che, invece di aiutare la persona ad uno sviluppo armonico e integrale,<br />

inevitabilmente finiscono per frantumarla e distruggerla. In realtà senza<br />

Dio c’è un vuoto che non può essere riempito da nessuna cosa e<br />

da nessuna persona umana. Per noi cristiani la fede è un dono, ma è<br />

anche oggetto di una ricerca personale che è – certo – impegnativa, ma<br />

ineludibile. Sappiamo che ci sono in regione molte persone impegnate<br />

nella ricerca religiosa. Vorremmo che tutti costoro si sentissero sostenuti<br />

dalla nostra preghiera.<br />

3. Il tema scelto dai Vescovi italiani per il prossimo Congresso Eucaristico<br />

Nazionale è dì viva attualità. È, del resto, sotto gli occhi di tutti<br />

il fatto che questo giorno rischia di essere banalizzato in un “fine settimana”<br />

religiosamente neutro, dedicato solo allo sport, alla caccia, alla<br />

pesca e al riposo o, tutt’al più, valorizzato per andare a trovare i genitori<br />

anziani, i parenti ammalati o per una visita al cimitero. Tutte queste sono<br />

cose buone e lodevoli. Ma è tutto qui il significato della Domenica? La<br />

sua origine e la sua storia non è forse legata ad un fatto religioso?<br />

Non solo il cristianesimo, ma anche le due altre religioni monoteistiche<br />

hanno un giorno di riposo, giustificato da un motivo religioso. Così<br />

gli ebrei ogni sabato si recano nella sinagoga o al Muro occidentale di<br />

Gerusalemme per prestare il culto a Dio e i musulmani ogni venerdì vanno<br />

in moschea per pregare. E dobbiamo anche riconoscere che la pratica<br />

religiosa degli uni e degli altri è molto sentita. Noi vorremmo che quella<br />

dei cattolici fosse ampiamente diffusa e più intensamente partecipata.<br />

Proprio per questo vogliamo parlarvi della domenica che per noi<br />

cattolici senza la Messa non è più Domenica. Non si tratta soltanto<br />

dell’osservanza di un precetto, ma di una questione di identità da<br />

salvaguardare e da testimoniare.<br />

Non possiamo vivere il cristianesimo da soli, né possiamo imparare<br />

a diventare cristiani da autodidatti. La fede non può essere appresa e<br />

201


202<br />

alimentata dai libri. Essa deve essere vissuta e sperimentata nella comunità<br />

dei credenti. Avviene così per ogni convinzione: si consolida e si<br />

rafforza quando vi sono persone che la condividono e si incontrano per<br />

parlare di essa. Oggi più che mai è urgente la necessità di incoraggiarci a<br />

vicenda e di ridirci le ragioni della fede e della speranza che è in noi. Noi<br />

abbiamo bisogno della Chiesa per essere cristiani Senza Chiesa la stessa<br />

conoscenza di Gesù risulterebbe molto impoverita e noi finiremmo per<br />

farci un dio a nostra immagine e somiglianza.<br />

4. Una <strong>delle</strong> caratteristiche sociali della vita della comunità cristiana<br />

all’alba della sua storia era il fatto che essa si radunava “il giorno dopo<br />

il sabato” (At 20, 7) per “spezzare il pane” ed esprimere la propria fede<br />

nella lode e nel ringraziamento a Dio. Il fatto era così significativo dell’esperienza<br />

religiosa della nuova comunità che questa prese il nome<br />

proprio dal convenire <strong>insieme</strong> dei cristiani in uno stesso luogo. Il significato<br />

originario del termine “Chiesa” (ekklesia – qahal Jhwh) vuol dire<br />

proprio “assemblea di Dio”, comunità cioè che Dio convoca <strong>insieme</strong>,<br />

perché appartiene a Lui, ed essa si incontra per ringraziarlo e lodarlo.<br />

La mattina della Domenica – quando la Chiesa si riunisce per innalzare<br />

le Lodi al Signore, mentre sorge il sole, simbolo di luce-vita e, quindi,<br />

di risurrezione – la comunità dei credenti canta questo meraviglioso<br />

inno: “O giorno primo ed ultimo, giorno radioso e splendido del trionfo<br />

di Cristo!”. La Domenica – detta anche giorno ottavo (primo ed ultimo,<br />

quindi doppio) – quasi rompe lo scorrere normale, e talvolta noioso,<br />

del tempo perché noi facciamo memoria del giorno primo (quello della<br />

creazione, quando Dio ci ha pensati, voluti e creati con le sue stesse<br />

mani) e del giorno ultimo (quello della sua risurrezione, ma anche della<br />

nostra risurrezione).<br />

La Domenica, quindi, è giorno in cui siamo come creati di nuovo per<br />

scoprire che veniamo da Dio e nelle sue mani viviamo; è giorno in cui<br />

risorgiamo per comprendere che la nostra dignità è altissima e che noi<br />

non siamo fatti solo di terra ma anche e soprattutto dello Spirito di Dio<br />

e che Dio stesso si è fatto come noi perché noi divenissimo come Lui; è<br />

giorno della luce e della vita perché noi scegliamo nella nostra vita tutto<br />

quello che è degno di noi e che è il bene, perché soltanto ciò che è buono<br />

corrisponde a quello che noi siamo e alla nostra dignità di persone, di<br />

uomini e donne creati, redenti e amati da Dio. Solo Dio può farci diventare<br />

uomini veri.


A voler essere precisi, dovremmo guardare alla Domenica non anzitutto<br />

come al giorno in cui noi cerchiamo di rapportarci a Dio, ma piuttosto<br />

come il giorno in cui Dio viene incontro a noi. Questo rapporto<br />

nella Scrittura viene raccontato con i termini e la poesia nuziale, del matrimonio<br />

e dell’amore; sì, proprio con quelle parole che voi sposi ben<br />

conoscete.<br />

Nel primo giorno, in quella prima Domenica della creazione, Dio vide<br />

che quanto aveva fatto era cosa buona. A commento di questo rapporto<br />

di Dio verso la sua creatura, una preghiera ebraica dice così: “Sarà<br />

felice dite il tuo Dio, come è felice lo sposo con la spesa”. La Domenica,<br />

in quanto giorno della Chiesa, che è la sposa del Signore Gesù, anticipa<br />

l’ultima Domenica <strong>delle</strong> “nozze” eterne “dell’Agnello” (cf Ap 19, 7).<br />

In questo modo, ben comprendete come nessuno più di voi si porti<br />

inscritto dentro il senso della Domenica. Infatti, voi, sposi cristiani, siete<br />

<strong>insieme</strong> il sacramento dell’amore di Cristo per la sua sposa, la Chiesa,<br />

e la profezia del compimento pieno ed escatologico di questo amore.<br />

Voi famiglie siete Chiese domestiche. Avete un ruolo insostituibile nella<br />

Chiesa – famiglia di Dio – e nella parrocchia, famiglia di famiglie. Famiglia<br />

cristiana e Chiesa stanno <strong>insieme</strong>: la promozione della prima è<br />

promozione della seconda; l’indebolimento dell’una è indebolimento<br />

dell’altra. Non a caso Gesù ha rivelato la sua gloria nel contesto di una<br />

festa nuziale a Cana.<br />

5. Perché i primi cristiani si riunivano il “giorno dopo il sabato”?<br />

Perché in questo giorno avvenne la risurrezione di Gesù (cf Mc 16, 2),<br />

in questo giorno Gesù, si mostrò vivo ai suoi discepoli, vinse la loro incredulità<br />

e la loro paura (cf Lc 24; Gv 20), effuse su di loro il suo Spirito<br />

Santo e così diede la garanzia della sua permanente presenza e della sua<br />

azione nella Chiesa. A ben guardare non è la Chiesa che ha istituito il<br />

“giorno del Signore” (Ap 1, 10), ma è il Signore risorto che ha voluto<br />

che il “primo giorno dopo il sabato” fosse il suo giorno, perché da Lui<br />

fatto e a Lui dedicato. Infatti un Salmo, usato proprio nella Liturgia della<br />

Domenica, ci fa cantare così: “Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci<br />

ed esultiamo in esso” (Sal 118, 24).<br />

Per tutti questi motivi la comunità cristiana chiama il “primo giorno<br />

dopo il sabato” “giorno del Signore” (= Domenica): si incontrava,<br />

infatti, in questo giorno per fare memoria dell’avvenuta risurrezione di<br />

Gesù, per far esperienza della sua presenza e trarre da essa luce e forza<br />

203


204<br />

per vivere secondo i suoi insegnamenti. Così avvenne per la Maddalena<br />

(cf Gv 20, 11-18). Questa si sentì chiamare per nome, non poté trattenere<br />

Gesù, ma dopo l’incontro con Lui, si accorse che il mondo per lei era<br />

cambiato. Era certa di essere amata da Gesù e questo solo fatto era per<br />

lei sufficiente. Corse subito a raccontare ai discepoli quanto aveva sperimentato.<br />

Ed anche i discepoli, sia quelli che andavano ad Emmaus sia<br />

quelli che restarono a Gerusalemme, fecero la stessa esperienza (cf Lc<br />

24, 11-35).<br />

Come Maria Maddalena e i discepoli di Emmaus, anche noi sentiamo<br />

il bisogno di portare a tutti la lieta notizia, il Vangelo del Signore Gesù<br />

che abbiamo incontrato. La comunità dei credenti, che nell’Eucaristia<br />

celebra il Signore e fa esperienza della sua opera di salvezza, non può<br />

tenere per sé il dono ricevuto, ma avverte la necessità interiore di andare<br />

ad annunciare il Signore Risorto. La gioia ricevuta e vissuta attraverso<br />

il dono del Sacramento pasquale apre all’impegno della missione:<br />

la Domenica è il giorno della missione. La parrocchia scopre nella<br />

Celebrazione eucaristica della Domenica le sorgenti della sua missionarietà.<br />

Rivivono in noi le parole dell’apostolo Giovanni: “Ciò che noi abbiamo<br />

udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo<br />

contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo<br />

della vita […] noi lo annunziamo a voi, perché anche voi siate in comunione<br />

con noi” (1Gv 1, 1-3). L’incontro con il Signore Risorto, presente<br />

nell’Eucaristia, crea la missione, il bisogno della comunicazione del Vangelo,<br />

che allarga sempre di più gli spazi della comunione ecclesiale.<br />

La Messa, quindi, non è un’evasione né una parentesi chiusa in se<br />

stessa. Essa esprime la vita, con le sue ombre e le sue luci, e cambia la<br />

vita alla quale imprime un senso direzionale nuovo, che scaturisce da<br />

quella inesauribile sorgente di novità che è la Pasqua del Signore Gesù.<br />

Per questi motivi la celebrazione eucaristica incomincia con una richiesta<br />

di perdono e termina con un comando missionario a vivere in pace<br />

e a donare la pace. Si esce dalla Messa cambiati dentro, con la gioia di<br />

vivere e con la volontà decisa a continuare a vivere bene e a fare il bene.<br />

Così la storia non è mai uguale a se stessa perché vengono riscoperte<br />

le ragioni per cui vivere e sperare: la fatica e il riposo, la sofferenza e<br />

la gioia trovano senso e orientamento. La Domenica è il giorno dell’uomo.<br />

Non abbiamo bisogno soltanto dei mezzi con cui vivere, ma<br />

anche <strong>delle</strong> ragioni per cui vivere.


6. Dopo venti secoli di storia anche noi, come i cristiani della comunità<br />

apostolica, ci riuniamo <strong>insieme</strong> la Domenica per incontrare il Risorto<br />

che è Vivente e parla a noi nella proclamazione e nella spiegazione<br />

<strong>delle</strong> Scritture e si comunica a noi nella frazione del pane. Non possiamo<br />

vivere senza la Parola di Dio e senza il Pane eucaristico. La celebrazione<br />

della santa Messa è un momento di gioia e di festa grande. Vorremmo<br />

che le nostre celebrazioni eucaristiche fossero così vive che, se capitasse<br />

un estraneo, questi fosse indotto a dire che “veramente Dio è tra loro”<br />

(1Cor 14, 25).<br />

Talvolta andare a Messa sembra pesante, noioso, perché la celebrazione<br />

è ritmata da riti sempre uguali, fissi, ripetitivi. Le regole della Liturgia,<br />

della celebrazione, non servono solo a regolare un rito per molte<br />

persone, per evitare soggettivismi e personalismi esasperati. Queste regole,<br />

che sembrano noiose a chi le guarda superficialmente, se lette in<br />

profondità, sono come una lingua comune con la quale tutti – in qualsiasi<br />

parte – possiamo comunicare perché ci capiamo tra di noi e affinché<br />

chiunque, in qualsiasi chiesa, non si senta spaesato o estraneo, ma si<br />

senta a casa propria. Inoltre la Liturgia ci mette in comunicazione con la<br />

storia della vita della Chiesa e con la sua viva tradizione. A ben guardare,<br />

ad essere noioso non è tanto il rito in sé, perché fisso e ripetitivo, ma piuttosto<br />

noiosa è una celebrazione improvvisata e, quindi, non ben vissuta.<br />

Non si insiste mai abbastanza sulla necessità che le nostre Assemblee<br />

domenicali siano vive e decorose. E a questo voi famiglie potete molto<br />

contribuire con la vostra partecipazione, sensibilità e collaborazione.<br />

Così comprese, poi, le regole e le norme del rito non possono portare<br />

con sé il pericolo dell’abitudinario, del meccanico, rischiando che le<br />

celebrazioni liturgiche smarriscano il proprio motivo e significato (cf<br />

1Cor 11, 17-22). Non si può giustificare in questo modo la diserzione<br />

dalle riunioni liturgiche (cf Eb 10, 25). La comunità cristiana ha bisogno<br />

della partecipazione di tutti i suoi membri. L’assenza dalla Messa di un<br />

discepolo di Gesù rende più povera la celebrazione, e tutta la comunità<br />

ne soffre. La Domenica è il giorno della comunità, oppure – come diceva<br />

san Girolamo – “è il giorno dei cristiani, è il nostro giorno!”.<br />

Il comune ascolto della Parola di Dio e la comune partecipazione allo<br />

stesso Pane eucaristico consentono a tutti quelli che partecipano all’assemblea<br />

liturgica di sentirsi comunità, di fare esperienza di appartenenza<br />

ad uno stesso corpo: “Noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo:<br />

tutti infatti partecipiamo dell’unico pane” (1Cor 10, 17). Le differenze<br />

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20<br />

linguistiche, sociali, culturali, etniche arricchiscono l’assemblea, non<br />

sono motivo di divisione della comunità. Lo straniero è sentito come<br />

mio prossimo. Tutti siamo chiamati figli di Dio e, per mezzo di Cristo,<br />

“possiamo presentarci gli uni e gli altri al Padre in un solo Spirito” (Ef<br />

2, 18).<br />

7. Massima espressione dell’amore di Dio verso l’umanità, la celebrazione<br />

della santa Messa è anche sorgente di carità. La Domenica è il<br />

giorno della carità. La Chiesa antica lo ha sempre fatto, tanto che l’apostolo<br />

Paolo, organizzando una colletta per le Chiese povere della Giudea,<br />

dice proprio: “Ogni primo giorno della settimana ciascuno metta<br />

da parte ciò che gli è riuscito di risparmiare” (1Cor 16, 2). Ugualmente<br />

l’apostolo Giacomo invitava la comunità a non fare riguardo di persone<br />

(cf Gc 2, 2-4). La Domenica è scuola di accoglienza, di vera attenzione<br />

al fratello e ai suoi bisogni concreti. Se l’Eucaristia domenicale è sacramento<br />

dell’amore di Dio per noi, allora noi dobbiamo renderci sacramento<br />

dell’amore di Dio per il fratello. Le molteplici forme di volontariato<br />

e di solidarietà sociale, le opere di misericordia spirituale (istruire<br />

gli ignoranti, consigliare i dubbiosi, consolare gli afflitti, perdonare i<br />

nemici, sopportare le persone moleste) e corporale (dare da mangiare<br />

agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, visitare i carcerati,<br />

curare gli infermi, seppellire i morti) sono concretizzazioni storiche<br />

di quella carità cristiana che trae origine e continuo impulso dalla<br />

carità di Dio, di cui la santa Eucaristia è memoriale perenne. Il legame<br />

tra l’Eucaristia e la carità è ben significato dall’antica testimonianza del<br />

martire Giustino, il quale nel sec. II, descrisse la celebrazione cristiana<br />

in questo modo: “Nel giorno chiamato “del Sole” ci raccogliamo in uno<br />

stesso luogo … si recano pane e vino e acqua … I facoltosi e volenterosi<br />

spontaneamente danno ciò che vogliono e quanto viene raccolto è<br />

consegnato al capo della comunità che ne distribuisce agli orfani, alle<br />

vedove, ai bisognosi per malattie o altro, ai detenuti e ai forestieri; egli<br />

soccorre, in una parola, chiunque si trovi nel bisogno” (Apol. I, 67).<br />

In questo modo, attraverso la Domenica, il nostro tempo non è solo<br />

scandito dall’incontro con Dio, ma anche dall’incontro con l’altro uomo.<br />

La Domenica allora serve non solo a fare singole opere di carità,<br />

ma anzitutto a creare una cultura diffusa di carità e di condivisione. Il<br />

Papa lo aveva detto chiaramente nella Lettera apostolica Dies Domini:<br />

“Il tempo donato a Cristo non è mai perduto, ma piuttosto guadagnato


per l’umanizzazione profonda dei nostri rapporti e della nostra vita” (n.<br />

7) perché ci permette di dare un senso direzionale chiaro alla nostra esistenza<br />

in forza dell’“Eucaristia” che “è evento e progetto di fraternità”.<br />

“Dalla Messa domenicale” infatti “parte un’onda di carità, destinata a<br />

espandersi in tutta la vita dei fedeli” (n. 72).<br />

Carissimi, ci siamo limitati ad esporre soltanto alcune considerazioni<br />

sul significato della Domenica. Vi ringraziamo se avete letto per intero<br />

la nostra lettera. Saremmo contenti se fossimo riusciti a rendere la vostra<br />

partecipazione alla santa Eucaristia più convinta e assidua o se avessimo<br />

provocato in voi una inquietudine e un interesse di natura religiosa.<br />

Ci piace concludere esortandovi ad accogliere il recente invito, rivolto<br />

dal Santo Padre ai cristiani d’Europa, “a ricuperare il significato più<br />

profondo del giorno del Signore: venga santificato con la partecipazione<br />

all’Eucaristia e con un riposo ricco di letizia cristiana e di fraternità.<br />

Sia celebrato come centro di tutto il culto, preannuncio incessante della<br />

vita senza fine, che rianima la speranza e incoraggia nel cammino. Non<br />

si tema, perciò, di difenderlo contro ogni attacco e di adoperarsi perché,<br />

nell’organizzazione del lavoro, sia esso salvaguardato, così che possa<br />

essere giorno per 1’uomo, a vantaggio dell’intera società. Se, infatti, la<br />

Domenica fosse privata del suo significato originario e in essa non fosse<br />

possibile dare spazio adeguato alla preghiera, al riposo, alla comunione<br />

e alla gioia, potrebbe succedere che «l’uomo rimanga chiuso in un<br />

orizzonte tanto ristretto che non gli consente di vedere il ‘cielo’. Allora,<br />

per quanto vestito a festa, diventa intimamente incapace di far festa».<br />

E senza la dimensione della festa, la speranza non troverebbe una casa<br />

dove abitare” (Esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Europa,<br />

n. 82).<br />

Che il Signore benedica la vostra famiglia.<br />

Molfetta, 4 ottobre 2003<br />

Affezionatissimi in Cristo<br />

I Vescovi <strong>delle</strong> Chiese di Puglia<br />

20


BIANCA


Tribunale<br />

Ecclesiastico<br />

Regionale<br />

Pugliese


Cattedrale di <strong>Altamura</strong>. Facciata principale - Leone (probabile del<br />

portale preesistente su Via S. Giacomo).


Relazione dell’anno 2002<br />

agli Eccellentissimi vescovi<br />

della Regione Pugliese<br />

Eccellenze Reverendissime,<br />

adempio al dovere di relazionare sull’attività svolta durante l’anno<br />

2002 nel nostro Tribunale Regionale.<br />

È un dovere perché voi avete chiamato noi, ministri e operatori del<br />

Tribunale di questa Regione, ad esercitare in nome vostro e per vostro<br />

mandato il delicato ufficio di giudici con potestà vicaria. Siamo consapevoli<br />

che essendo stati noi resi partecipi del vostro servizio di verità, di<br />

giustizia e di prudenza, voi avete il diritto di conoscere come si svolge<br />

questo ministero verso i fedeli provati dal pesante fardello del fallimento<br />

del loro matrimonio, i quali attendono una parola di comprensione, di<br />

misericordia e soprattutto di chiarezza sulla loro situazione.<br />

La relazione dell’attività del Tribunale può dare a voi, pastori, la possibilità<br />

di rendervi conto come anche nella nostra regione, nonostante i<br />

segni positivi e di speranza di tante famiglie che vivono in una unione<br />

ferma e fedele, ce ne siano anche tante che, pur dicendosi cristiane, hanno<br />

celebrato il sacramento del matrimonio senza la volontà degli sposi<br />

di farsi reciproco dono di sé fino alla morte e in una gioiosa fedeltà.<br />

1. Le Cause (cfr. Allegato n. 2)<br />

A) Nel 2002 sono stati introdotti 266 nuovi libelli (nel 1998 furono<br />

300, nel 1999: 267, nel 2000: 284, nel 2001: 311);<br />

sono state decise 219 cause (19 in più del 2001);<br />

ne sono state archiviate 21;<br />

al 31 Dicembre 2002 risultano pendenti 730 cause (5 del 1998;<br />

21 del 1999; 144 del 2000; 294 del 2001; 266 del 2002).<br />

Al 31 Dicembre del 2001 risultavano pendenti 705 cause.<br />

Delle cause decise<br />

154 si sono concluse affermativamente, cioè con la dichiarazione<br />

di nullità del matrimonio;<br />

65 si sono concluse negativamente, cioè con il riconoscimento<br />

della validità del matrimonio.<br />

211


212<br />

Il numero <strong>delle</strong> cause che si sono concluse negativamente è più alto<br />

in confronto al passato, e posso assicurare che la conduzione <strong>delle</strong><br />

istruttorie e lo studio degli atti e <strong>delle</strong> prove sono stati come sempre, per<br />

quanto possibile, precisi e puntuali. Il numero alto <strong>delle</strong> decisioni negative<br />

potrebbe essere interpretato come la naturale conclusione di cause<br />

che forse furono introdotte “temerariamente”.<br />

B) Le motivazioni principali:<br />

Matrimoni dichiarati nulli:<br />

• 51 per esclusione della indissolubilità,<br />

• 40 per difetto di discrezione di giudizio e per incapacità ad<br />

assumere gli obblighi coniugali (a motivo della grave immaturità,<br />

grave disturbo della personalità e tossicodipendenza),<br />

• 23 per simulazione totale del consenso,<br />

• 22 per esclusione della prole,<br />

• 20 per timore,<br />

• 12 per esclusione della fedeltà.<br />

C) Durata della convivenza dopo la celebrazione: dai 266 libelli<br />

presentati nel 2002 risulta che 193 unioni matrimoniali sono durate<br />

tra 3 giorni e 5 anni (cfr. Allegato n. 5).<br />

Questi dati interpellano la coscienza di tutti i pastori e l’azione pastorale<br />

<strong>delle</strong> nostre Chiese. Pertanto si è indotti a prendere atto della fragilità<br />

di tanti giovani che per la scissione che hanno fatto tra la fede e la vita,<br />

con preoccupante superficialità si sono accostati alla celebrazione del<br />

sacramento del matrimonio, nonostante i cosiddetti corsi di preparazione<br />

(che in tutte le diocesi si organizzano) senza una adeguata comprensione<br />

del significato, del valore e <strong>delle</strong> esigenze della vita matrimoniale<br />

e familiare.<br />

È impressionante sentire con quanta disinvoltura essi, non sapendo<br />

cosa vuol dire amare (ossia donazione totale di sé all’altro, attenzione<br />

alla ricchezza dell’altro come completamento di sé, fatica nel costruire<br />

l’amore ogni giorno, cercare il bene dell’altro), manifestano la convinzione<br />

che il vincolo matrimoniale non necessariamente debba durare<br />

tutta la vita e sempre con la stessa persona.<br />

A causa del moltiplicarsi dei divorzi dei genitori, molti giovani sono<br />

giunti al matrimonio moralmente immaturi e spesso gravemente imma-


turi sul piano affettivo e psicologico e il matrimonio di conseguenza è<br />

diventato una scelta di libertà, nel senso di svincolo dalla famiglia, di<br />

possibilità di agire senza controlli, senza un vero fondamento affettivo<br />

pronto a sacrificarsi per la persona che si ama. Quindi non c’è stato posto<br />

per i figli, stimati un peso, un onere economico, che comportano rinunce<br />

e sacrifici a cui non si è abituati, ostacolano il lavoro e la carriera (questo<br />

specie per le donne), e impediscono il divertimento e una vita più libera.<br />

Pel. tanti non aveva senso la fedeltà coniugale, e perciò l’hanno esclusa.<br />

Abituati da giovani ad una vita sessuale libera e senza remore morali<br />

e avendo già “sperimentato” tutto prima, dopo le nozze, non essendoci<br />

alcuna attrattiva sotto questo profilo, è stato naturale volgere lo sguardo<br />

ad altre persone. E tutto questo specialmente quando il fidanzamento,<br />

iniziato in modo precoce, è diventato lunghissimo e il matrimonio è stato<br />

solo di necessità, ma senza amore.<br />

Dal nostro osservatorio si è notato che purtroppo tanti matrimoni,<br />

celebrati in chiesa e che quindi di per sé sarebbero dovuti essere sacramento,<br />

nulla hanno avuto di sacramentale se non la forma esterna, forse<br />

senza fede, celebrati per convenienza, per accontentare i genitori, per il<br />

fasto e l’esteriorità.<br />

È quindi urgente non solo e non tanto che si dia priorità alla pastorale<br />

familiare, ma soprattutto che ci sia un profondo rinnovamento. Il Codice<br />

di Diritto Canonico dal can. 1063 al can. 1072 fa esplicito riferimento<br />

alla cura pastorale da premettere alla celebrazione del matrimonio ed in<br />

particolare alla preparazione remota. Forse bisognerebbe pensare con<br />

creatività a rinnovare l’annuncio cristiano sul matrimonio con contenuti,<br />

formule e strumenti incidenti sulla sensibilità dell’uomo contemporaneo<br />

per dare forza, ragioni e coraggio ai giovani che si preparano al matrimonio,<br />

a quelli che vogliono vivere seriamente l’impegno familiare e<br />

alle coppie in difficoltà.<br />

2. I Giudici (cfr. Allegato n. 1)<br />

Nel 2002 l’impegno dei giudici è stato notevole se si pone attenzione<br />

al numero <strong>delle</strong> cause introdotte e a quelle concluse con la decisione.<br />

Sono entrati a far parte del collegio dei giudici don Agostino Di vittorio,<br />

della diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano, don Antonio Sozzo,<br />

dell’Archidiocesi di Lecce, P. Lorenzo Lorusso, O.P. della Comunità<br />

dei PP. Domenicani di S. Nicola di Bari, Mons. Paolo Oliva, dell’Ar-<br />

213


214<br />

chidiocesi di Taranto, e, dopo quasi un anno di servizio come “uditore”,<br />

la religiosa Sorella dott.ssa Federica Dotti, della Comunità Loyola di<br />

Molfetta.<br />

Don Michele barbaro, dell’Archidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie,<br />

prossimo al conseguimento della licenza in Diritto Canonico, ha<br />

svolto l’ufficio di uditore.<br />

Gradatamente questi nuovi giudici hanno cominciato a fare esperienza<br />

in questo delicatissimo compito con ammirevole impegno e passione.<br />

Essi, come tutti gli altri giudici, vanno incoraggiati, sostenuti ed<br />

apprezzati poiché svolgono un ministero pastorale nascosto, alle volte<br />

faticoso, vissuto con generosità, ma non secondario nei confronti di<br />

altre espressioni di ministero più appariscenti.<br />

Attualmente i giudici sacerdoti, impegnati nell’istruire le cause e nel<br />

redigere le sentenze sono 18 : due: a tempo pieno, sette a tempo parziale,<br />

nove in modo occasionale, perché svolgono altre attività pastorali<br />

nelle proprie diocesi di appartenenza.<br />

I giudici sacerdoti che hanno dato la disponibilità solo per la partecipazione<br />

ai collegi, ma non per le istruttorie, sono due: Mons. Luigi<br />

Stangarone e Mons. Vito Fusillo.<br />

La dott.ssa Sor. Federica Dotti, impegnata a tempo parziale, è disposta<br />

a dedicarsi a tempo pieno quando la C.E.I. regolamenterà la remunerazione<br />

per i giudici non chierici.<br />

Il numero dei giudici, nonostante abbia avuto in questo anno alcune<br />

unità in più in confronto agli anni scorsi, è ancora inadeguato al lavoro<br />

che il Tribunale è chiamato ad affrontare, considerando il numero tanto<br />

alto di cause in pendenza a cui si unirà quello <strong>delle</strong> cause che entreranno<br />

nel 2003.<br />

La durata <strong>delle</strong> cause ora normalmente è non meno di due anni, nonostante<br />

la collaborazione degli uditori.<br />

Il numero inadeguato dei giudici comporta ritardi che impediscono di<br />

dare risposte, in tempi ragionevoli, ai fedeli che, in angustia spirituale,<br />

chiedono di poter recuperare la pace della coscienza. Affido alla vostra<br />

sensibilità la soluzione di questo problema.<br />

3. I Difensori del vincolo<br />

Titolare dell’ufficio di Difensore del Vincolo è Mons. Felice Posa con<br />

il quale collaborano come sostituti, due sacerdoti: don Ignazio Pansini


e don Giuseppe Romagno e quattro laici. Ha dato la disponibilità di<br />

collaborazione esterna anche don Giuseppe Laterza.<br />

Il loro compito è quello di collaborare per la ricerca della verità oggettiva<br />

circa la nullità o meno del matrimonio nei casi concreti, con l’obbligo<br />

“proponendi et exponendi omnia quae rationabiliter adduci possint<br />

adversus nullitatem”, così come dispone il can. 1432.<br />

Lo stesso Mons. Posa ha ricoperto l’incarico di Promotore di<br />

Giustizia, ma quando ciò è risultato incompatibile, perché impegnato<br />

come “difensore del vincolo”, l’incarico di Promotore di Giustizia<br />

Aggiunto è stato svolto da don Ignazio Pansini.<br />

4. I Patroni Stabili (cfr. Allegato n. 6)<br />

Durante questo anno l’attività di Patroni stabili è stata svolta dal<br />

dott. Antonio Lia e fino al mese di maggio dalla dott.ssa Maria Luisa Lo<br />

Giacco. In seguito alle dimissioni di quest’ultima, impegnata per incarico<br />

accademico nell’Università, in sua sostituzione, dalla Conferenza<br />

Episcopale Regionale fu nominato il dott. Paolo Stefanì.<br />

Essi sono stati disponibili per la consulenza gratuita presso la sede<br />

del Tribunale e presso le Curie Vescovili dei capoluoghi di provincia: a<br />

bari 120, a Taranto 24, a Lecce 41, a brindisi 7, a Foggia 23.<br />

Ad entrambi, nel corso del 2002, sono state affidate n. 49 cause per<br />

l’assistenza gratuita, come patroni. Ne hanno in pendenza 121.<br />

5. I patroni di fiducia<br />

Dagli allegati n. 7 e n. 8 si può rilevare quanti e chi sono gli avvocati<br />

abilitati a patrocinare presso il nostro Tribunale e quante cause hanno<br />

introdotto nel 2002.<br />

Nell’albo, oltre gli avvocati che hanno conseguito il diploma di Avvocato<br />

Rotale, sono inseriti quelli che, presentati dal proprio vescovo<br />

diocesano, hanno conseguito la Laurea in diritto canonico.<br />

Gli avvocati in possesso del titolo accademico della Licenza in Diritto<br />

canonico, presentati dal proprio vescovo diocesano, sono stati ammessi<br />

dal Moderatore nell’albo, solo “ad biennium”, per dare loro la<br />

possibilità di conseguire la Laurea.<br />

Un problema si pone per gli avvocati che, in possesso della Licenza o<br />

per motivi accademici (professori universitari di Diritto canonico ed ec-<br />

21


21<br />

clesiastico), molti anni fa sono stati ammessi, senza alcuna condizione,<br />

o dalla Conferenza Episcopale regionale o dal Moderatore dell’epoca,<br />

ed hanno già esercitato l’ufficio per tanti anni. Molti di essi hanno difficoltà<br />

a conseguire ora la Laurea e nel frattempo per l’esperienza sono,<br />

come dice il can. 1483, “vere peritus”. Per questi io mi permetto proporre<br />

che, con l’approvazione della Conferenza Episcopale, continuino ad<br />

essere inseriti nell’albo.<br />

L’avv. Vincenzo Tondi della Mura, che non ha neppure il titolo di<br />

Licenza in Diritto canonico, in maniera eccezionale, fu ammesso a patrocinare<br />

durante la malattia del padre avv. Giovanni, e dopo la morte di<br />

lui ha continuato, si trova in una posizione non proprio regolare. Onde<br />

evitare spiacevoli confronti da parte di altri colleghi, propongo che a lui<br />

sia richiesto l’impegno formale di conseguire, entro un tempo ragionevole,<br />

almeno la Licenza.<br />

Voglio ricordare che la misura degli onorari dovuti dalle parti ai patroni<br />

di fiducia è determinata dal Preside del Collegio giudicante in riferimento<br />

alla tabella stabilita dal Consiglio Episcopale Permanente che è<br />

stata così aggiornata: da un minimo di €1.330,00 ad un massimo di €<br />

2.660,00 (escluso IVA e ulteriori oneri sostenuti dal patrono e che non<br />

possono essere compresi in tali onorari).<br />

6. La Cancelleria e la sede del Tribunale<br />

La Cancelleria è retta dal Cancelliere don Vito Spinelli il quale è<br />

coadiuvato da un “addetto alla cancelleria”. Inoltre sei attuari-notai, assistono<br />

i giudici per le istruttorie.<br />

Dato il numero elevato <strong>delle</strong> cause che vengono trattate nel nostro<br />

Tribunale, la sala che ospita la cancelleria risulta insufficiente per accogliere<br />

tutte le pratiche dei processi in atto e quelle dell’archivio.<br />

La sede stessa del Tribunale richiede un ampliamento. Ora si è ospiti<br />

nei locali concessi dal Capitolo Metropolitano di Bari in comodato gratuito<br />

alla Conferenza Episcopale Pugliese. L’Ecc.mo Moderatore ha in<br />

progetto di proporre una sede più ampia ed adeguata.<br />

Anche il personale laico, impegnato in cancelleria e che, secondo le<br />

indicazioni della C.E.I., dal 1 Febbraio 2002, è stato assunto con lo stesso<br />

contratto dei dipendenti dell’Istituto Centrale Sostentamento Clero,<br />

ha bisogno dell’integrazione di qualche altra unità per snellire l’iter <strong>delle</strong><br />

cause sia nella assistenza ai giudici, sia nella procedura burocratica.


Mi riservo di fare regolare richiesta di autorizzazione, per l’eventuale<br />

assunzione, all’ufficio competente della CEI.<br />

7. L’Amministrazione<br />

Dalla relazione finanziaria allegata alla presente relazione si rilevano<br />

i costi della gestione del nostro Tribunale.<br />

Le maggiori spese sono state per il personale (con i relativi oneri<br />

sociali), per le perizie e per il rimborso spese di viaggio ai giudici che<br />

raggiungono la sede, essendo la nostra regione abbastanza estesa.<br />

Voglio ricordare che il concorso <strong>delle</strong> parti ai costi della causa, così<br />

come stabilito dal Consiglio Episcopale Permanente, è il seguente:<br />

La parte attrice, che invoca il ministero del Tribunale, è tenuta a versare<br />

al momento della presentazione del libello € 414,00;<br />

La parte convenuta non è tenuta ad alcuna contribuzione, ove partecipi<br />

all’istruttoria senza patrocinio. Nel caso in cui nomini un patrono di<br />

fiducia o ottenga di fruire dell’assistenza di un patrono stabile, è tenuta a<br />

versare € 207,00.<br />

8. Conclusione<br />

Concludo questa relazione, la quinta dall’inizio del mandato, confermando<br />

a nome di tutti gli operatori del Tribunale l’impegno di collaborazione<br />

piena e fedele con Voi.<br />

Il prossimo 30 Giugno 2003 scade il quinquennio del mandato del<br />

Vicario Giudiziale, dei due Vicari Giudiziali Aggiunti e del Segretario-<br />

Tesoriere e pertanto a tutti Voi va il nostro ringraziamento per la fiducia<br />

riposta in noi in questi anni.<br />

Molfetta, 3 febbraio 2003<br />

Sac. Luca Murolo<br />

Vicario Giudiziale<br />

21


21<br />

Organico del Tribunale<br />

nell’anno 2003<br />

Allegato n. 1<br />

Moderatore S.E. Mons. Francesco Cacucci Arcivescovo<br />

di Bari-Bitonto<br />

vicario Giudiziale Mons. Luca Murolo (Molfetta-Ruvo<br />

Giovinazzo-Terlizzi)<br />

vicario<br />

Giudiziale emerito<br />

Mons. Luigi Stangarone (Bari-Bitonto)<br />

vicario<br />

Giudiziale agg.<br />

Mons. Antonio Caricato (Lecce)<br />

vicario<br />

Giudiziale agg.<br />

Sac. Pasquale Larocca (Bari-Bitonto)<br />

Segretario -<br />

Tesoriere<br />

Sac. Marco Cisternino (Nardò-Gallipoli)<br />

Giudici Sac. Gianfranco Aquino (Oria)<br />

Sac. Mario Cota (San Severo)<br />

Sac. Pietro De Punzio (Brindisi-Ostuni)<br />

Sac. Nicola Dileo (<strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong><br />

<strong>Acquaviva</strong> <strong>delle</strong> Fonti)<br />

Sac. Michele Di Nunzio (Foggia-Bovino)<br />

Sac. Agostino Divittorio (Cerignola-Ascoli Satriano)<br />

Sor. Federica Dotti (Comunità Loyola - Molfetta)<br />

Mons. Domenico Fusillo (Conversano-Monopoli)<br />

P. Lorenzo Lorusso OP (PP. Domenicani<br />

S. Nicola - Bari)<br />

Sac. Antonio Magnocavallo (Bari-Bitonto)<br />

Mons. Giuseppe Montanaro (Taranto)<br />

P. Antonio Neri (Casa Betania - Terlizzi)<br />

Mons. Paolo Oliva (Taranto)<br />

Sac. Nunzio Palmiotti (Molfetta-Ruvo<br />

Giovinazzo-Terlizzi)<br />

Sac. Giuseppe Pica (Nardò-Gallipoli)<br />

Sac. Filippo Salvo (Trani-Barletta-Bisceglie)<br />

Sac. Antonio Sozzo (Lecce)<br />

Difensori del vincolo<br />

Titolare Mons. Felice Posa (<strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong><br />

<strong>Acquaviva</strong> <strong>delle</strong> Fonti)


Sostituti Sac. Giuseppe Laterza (Conversano-Monopoli)<br />

Sac. Ignazio Pansini (Molfetta-Ruvo<br />

Giovinazzo-Terlizzi)<br />

Sac. Giuseppe Romagno (Conversano-Monopoli)<br />

Dott.ssa Valentina Bovio (Bari-Bitonto)<br />

Dott. Vito Giannelli (Bari-Bitonto)<br />

Dott.ssa F.sca Maria Lorusso (Molfetta-Ruvo<br />

Giovinazzo-Terlizzi)<br />

Dott.ssa Vitalba Simone (<strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong><br />

<strong>Acquaviva</strong> <strong>delle</strong> Fonti)<br />

uditori Sac. Michele Barbaro (Trani-Barletta-Bisceglie)<br />

Sac. Giovanni Pinto (Lucera-Troia)<br />

Dott. Antonio Capoccia (Lecce)<br />

Dott.ssa Maria Colaluce (Molfetta-Ruvo<br />

Giovinazzo-Terlizzi)<br />

Dott. Mario Macrì (Ugento<br />

S. Maria di Leuca)<br />

Dott. Vittorio Palumbieri (Trani-Barletta-Bisceglie)<br />

Ins. Giulia Villani (Ugento<br />

S. Maria di Leuca)<br />

Patroni stabili Avv. Dott. Antonio Lia (Bari-Bitonto)<br />

Avv. Dott. Paolo Stefanì (Bari-Bitonto)<br />

Cancelleria<br />

Cancelliere - Notaio Sac. Vito Spinelli (Bari-Bitonto)<br />

Addetto<br />

Rag. Alfonso De Leo (Molfetta-Ruvo<br />

alla Cancelleria<br />

Giovinazzo-Terlizzi)<br />

Attuari - Notai<br />

Sostituti Rag. Leonardo Amato (Bari-Bitonto)<br />

Rag. M. Antonietta<br />

(Molfetta-Ruvo<br />

Baronchelli<br />

Giovinazzo-Terlizzi)<br />

Dott. Carlo Cassano (Bari-Bitonto)<br />

Rag. Antonio Iurilli (Molfetta-Ruvo<br />

Giovinazzo-Terlizzi)<br />

Rag. Angela Sette (Bari-Bitonto)<br />

Rag. Rosa zaffanella (Bari-Bitonto)<br />

Deputati Rag. Gianni Giannone (Lecce)<br />

Rag. Palma <strong>Acquaviva</strong> (Taranto)<br />

21


220<br />

Relazione anno 2001<br />

Cause introdotte 266<br />

Cause archiviate 21<br />

Cause decise 219<br />

Decise<br />

Affermative 154<br />

Negative 65<br />

Totale 219<br />

Capi di nullità<br />

Allegato n. 2<br />

Esclusione dell’indissolubilità 51 affermative<br />

52 negative<br />

Esclusione della prole 22 affermative<br />

43 negative<br />

Timore 20 affermative<br />

21 negative<br />

Defectus discretionis iudicii 6 affermative<br />

5 negative<br />

Incapacità ad assumere gli obblighi coniugali 34 affermative<br />

30 negative<br />

Simulazione totale del consenso 23 affermative<br />

27 negative<br />

Errore di persona 0 affermative<br />

1 negative<br />

Errore di qualità 8 affermative<br />

21 negative<br />

Esclusione della fedeltà 12 affermative<br />

7 negative<br />

Dolo 3 affermative<br />

8 negative


Impotenza 1 affermative<br />

3 negative<br />

Condizione 2 affermative<br />

5 negative<br />

Esclusione del bonum coniugum 3 affermative<br />

17 negative<br />

Ratto 0 affermative<br />

0 negative<br />

Esclusione della sacramentalità 0 affermative<br />

0 negative<br />

La somma dei capi ammessi o respinti non corrisponde al numero <strong>delle</strong><br />

sentenze affermative o negative in quanto alcune volte nella stessa sentenza<br />

il Tribunale si è pronunziato su più capi, alcuni dei quali vengono<br />

ammessi e altri respinti.<br />

221


222<br />

<strong>Diocesi</strong> di provenienza<br />

<strong>delle</strong> 266 cause introdotte nell’anno 2002<br />

<strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong> 8<br />

Andria 9<br />

Bari-Bitonto 61<br />

Brindisi-Ostuni 20<br />

Castellaneta 3<br />

Cerignola-Ascoli Satriano 5<br />

Conversano-Monopoli 23<br />

Foggia-Bovino 12<br />

Lecce 19<br />

Lucera-Troia 3<br />

Manfredonia-Vieste 8<br />

Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi 10<br />

Nardò-Gallipoli 15<br />

Oria 10<br />

Otranto 9<br />

San Severo 8<br />

Taranto 23<br />

Trani-Barletta-Bisceglie 13<br />

Ugento-S. Maria di Leuca 7<br />

Totale 266<br />

Allegato n. 3


Professioni<br />

Allegato n. 4<br />

Attori Attrici Convenuti Convenute<br />

Agricoltore 3 4 5 1<br />

Artigiano 11 8 10 9<br />

Casalinga 0 18 0 35<br />

Commerciante 6 0 8 2<br />

Disoccupato 5 10 2 12<br />

Impiegato 21 13 25 19<br />

Imprenditore 7 0 5 0<br />

Infermiere 5 3 1 3<br />

Insegnante 5 8 0 13<br />

Libero Profess. 43 11 28 19<br />

Marittimo 2 0 0 0<br />

Militari 16 0 4 0<br />

Operaio 22 13 20 13<br />

Pensionato 0 0 0 0<br />

Studente 2 22 3 21<br />

Non dichiarati 5 3 2 6<br />

Totale 153 113 113 153<br />

Attori 153<br />

Attrici 113<br />

Totale parte attrice 266<br />

Convenuti 113<br />

Convenute 153<br />

Totale parte convenuta 266<br />

223


224<br />

Durata della convivenza matrimoniale<br />

<strong>delle</strong> coppie che hanno introdotto il libello<br />

nell’anno 2002<br />

3 giorni 1<br />

7 giorni 1<br />

15 giorni 2<br />

1 mese 3<br />

2 mesi 6<br />

3 mesi 5<br />

4 mesi 9<br />

5 mesi 8<br />

6 mesi 7<br />

7 mesi 4<br />

8 mesi 3<br />

9 mesi 4<br />

10 mesi 5<br />

11 mesi 2<br />

1 anno 27<br />

14 mesi 1<br />

15 mesi 2<br />

16 mesi 1<br />

17 mesi 4<br />

18 mesi 5<br />

22 mesi 2<br />

2 anni 40<br />

3 anni 22<br />

4 anni 15<br />

5 anni 14<br />

6 anni 6<br />

7 anni 10<br />

8 anni 10<br />

9 anni 6<br />

10 anni 9<br />

11 anni 3<br />

Allegato n. 5


12 anni 2<br />

13 anni 3<br />

14 anni 1<br />

15 anni 2<br />

16 anni 1<br />

17 anni 3<br />

18 anni 1<br />

20 anni 1<br />

23 anni 2<br />

24 anni 1<br />

Coppie non dichiarate 12<br />

Totale 266<br />

22


22<br />

Statistiche sull’attività del Tribunale<br />

in particolare per la diocesi di<br />

<strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong> <strong>delle</strong> Fonti<br />

Anno 2002<br />

Allegato n. 6<br />

totale cause decise<br />

Totale cause decise<br />

nella <strong>Diocesi</strong><br />

aff. neg.<br />

219 4 2 2<br />

Capi di nullità Totale Aff. Neg. Arch.<br />

Esclusione della indissolubilità 1 1<br />

Esclusione della prole 2 2<br />

Timore 0<br />

Defectus discretionis iudicii 0<br />

Incapacità ad assumere<br />

gli obblighi coniugali<br />

1 1<br />

Simulazione totale del consenso 3 1 2<br />

Errore di persona 0<br />

Errore di qualità 0<br />

Esclusione della fedeltà 1 1<br />

Dolo 0<br />

Impotenza 0<br />

Condizione 0<br />

Esclusione del bonum coniugum 0<br />

Ratto 0<br />

Esclusione della sacramentalità 0<br />

La somma dei capi ammessi o respinti non corrisponde al numero <strong>delle</strong><br />

sentenze affermative o negative in quanto alcune volte nella stessa sentenza<br />

il Tribunale si è pronunziato su più capi, alcuni dei quali vengono<br />

ammessi e altri respinti.


Vita<br />

Diocesana


Cattedrale di <strong>Altamura</strong>. Facciata principale, rosone - Agnello Pasquale.


enedizione e posa della prima pietra<br />

della erigenda chiesa della Trasfigurazione<br />

e <strong>delle</strong> nuove strutture pastorali<br />

della Parrocchia della SS. Trinità in <strong>Altamura</strong><br />

Alla Santissima Trinità<br />

Padre Figlio Spirito Santo<br />

ogni onore e gloria nei secoli. Amen!<br />

Oggi, 15 giugno 2003, Solennità della Santissima Trinità,<br />

nell’anno XC di istituzione della Parrocchia della SS. Trinità,<br />

nel XXV di Ordinazione Presbiterale del Parroco don Giuseppe Manfredi,<br />

alla presenza del Popolo di Dio e <strong>delle</strong> Autorità Cittadine,<br />

io, Mario Paciello,<br />

Vescovo della <strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong> <strong>delle</strong> Fonti,<br />

ho invocato la benedizione divina sul Popolo di Dio<br />

e sulla prima pietra della chiesa della Trasfigurazione,<br />

che, con tutte le strutture pastorali connesse,<br />

sarà la nuova sede della Parrocchia della SS. Trinità.<br />

Questa pietra benedetta, sul cui lato anteriore sono incise le parole:<br />

Sanct.mae Trinitati<br />

honor et gloria<br />

xv junii mmiii<br />

Marius Ep. posuit et benedixit,<br />

sarà incastonata nel basamento dell’Altare.<br />

Inoltre, a perpetua memoria dell’evento, nel luogo dove sorgerà l’altare,<br />

depongo:<br />

1) copia originale di questa pergamena,<br />

2) un piccolo Crocifisso,<br />

3) una Corona del Rosario,<br />

4) tre brani della Sacra Scrittura:<br />

22


230<br />

• il Prologo del Vangelo di Giovanni (Gv 1, 1-18)<br />

• il racconto di Matteo della Trasfigurazione (Mt<br />

17, 1-9)<br />

• il Cap. 4, 7-16 della Prima Lettera di Giovanni.<br />

L’idea che ha dato origine all’impianto della Chiesa è un cerchio, dal<br />

cui centro partono e verso il quale convergono sei archi di spirale, tre<br />

da un lato, tre dall’altro.<br />

Il movimento <strong>delle</strong> strutture della Chiesa esprime convergenza ed<br />

espansione, incontro di comunione e spinta verso l’esterno. Il messaggio<br />

è questo: la Chiesa è popolo in comunione e in missione che ha<br />

come fonte, centro e vertice il Cristo.<br />

– Progettisti sono: l’Ing. Luigi Rinaldi e l’Arch. Gerardo Marino.<br />

– L’impresa Costruttrice è “Costruzioni s.r.l.” di Pallotta G. e Barozzi V.<br />

– Il progetto ha ottenuto la Concessione Edilizia dal Comune di <strong>Altamura</strong><br />

il 22 maggio 2003, Prat. n. 72, e viene realizzato con i contributi<br />

della C.E.I. provenienti dall’otto per mille alla Chiesa Cattolica (Prat.<br />

n. 1693/2001), con fondi della Parrocchia e con la partecipazione dei<br />

Fedeli e della <strong>Diocesi</strong>.<br />

Questo rito segna l’inizio dell’opera, che affido alla materna protezione<br />

di Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa.<br />

<strong>Altamura</strong>, 15 giugno 2003, Solennità della Santissima Trinità<br />

I Tecnici<br />

Luigi Rinaldi Il Vescovo<br />

Gerardo Marino X Mario Paciello<br />

Il Cancelliere Il Parroco<br />

Mons. Diego Carlucci Sac. Giuseppe Manfredi<br />

L’Impresa I Testimoni<br />

Graziantonio Pallotta Giovanni Giove<br />

Vito Barozzi Pasquale Vicenti<br />

Grazia Caputo


Atti<br />

del Vescovo


Cattedrale di <strong>Altamura</strong>. Campanili - bifore.


Cammino Pastorale<br />

Diocesano e Parrocchiale<br />

per gli anni 2003 - 2005<br />

L’Assemblea Pastorale della <strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong><br />

<strong>delle</strong> Fonti presso il Santuario della Madre di Dio Incoronata di<br />

Foggia, pur essendo solo alla sua quarta edizione, è diventato un insostituibile,<br />

atteso e significativo “blocco di partenza” per il cammino del<br />

nuovo anno pastorale.<br />

– È importante stringerci in preghiera intorno a Maria, Madre della<br />

Chiesa e Regina della Famiglia;<br />

– è salutare purificarci e riconciliarci prima che ogni comunità si metta<br />

in cammino;<br />

– è segno di saggezza metterci in ascolto per conoscere il percorso da<br />

fare nella programmazione;<br />

– è naturale radunarci in Assemblea Eucaristica per esprimere in pienezza<br />

il nostro essere Chiesa e per attingere nell’Eucaristia la forza<br />

della comunione e della missione.<br />

Se paragoniamo queste assemblee del secondo sabato di settembre<br />

a tanti grani del rosario, le linee di programma che in esse il Vescovo<br />

presenta sono il filo che li tiene uniti e fa <strong>camminare</strong> la nostra <strong>Diocesi</strong><br />

nella fedeltà al progetto pastorale.<br />

Il bisogno di “continuità”, di svolgimento logico e di rispetto dei<br />

tempi necessari per la realizzazione <strong>delle</strong> singole tappe, è primario ed<br />

essenziale nell’attuazione di un programma.<br />

Per questi motivi mi sembra che sia opportuno dividere in tre parti<br />

gli orientamenti programmatici per il 2003-2005.<br />

I - Coordinate di orientamento<br />

Attenzione alle indicazioni magisteriali del Papa, della Chiesa Italiana,<br />

della <strong>Diocesi</strong>, per cercare punti di riferimento per scelte pastorali<br />

sagge e sicure.<br />

233


234<br />

II - Sguardo retrospettivo<br />

Verifica <strong>delle</strong> tappe percorse e degli impegni presi, negli anni precedenti,<br />

per <strong>camminare</strong> nella continuità e migliorare la rotta.<br />

III - Linee di proiezione<br />

Proposte di attività, iniziative, servizi per tradurre in impegni concreti<br />

la specificità pastorale del biennio 2003-2005.<br />

I. COORDINATE DI ORIENTAMENTO<br />

Per <strong>camminare</strong> nella continuità, in comunione col Progetto Diocesano<br />

e in sintonia con la Chiesa che è in Italia e nel mondo dobbiamo<br />

tenere presenti:<br />

1. Il Progetto Pastorale Diocesano, teso, attraverso un cammino di santificazione,<br />

di comunione e di missione, alla comunione trinitaria dei<br />

singoli e di tutta la Chiesa Locale;<br />

2. Il Programma Pastorale Diocesano 2001-2002 e Linee di Sviluppo<br />

per l’anno 2002-2003;<br />

3. La Lettera Apostolica: Novo Millennio Ineunte;<br />

La Lettera Apostolica: Dies Domini;<br />

La Lettera Enciclica: Ecclesia de Eucharistia;<br />

4. Gli Orientamenti Pastorali C.E.I. per il primo decennio del Terzo<br />

Millennio “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”;<br />

5. Il cammino di preparazione <strong>delle</strong> Chiese di Puglia al Congresso Eucaristico<br />

Nazionale del 2005.<br />

II. SGuARDO RETROSPETTIvO<br />

SuL PROGRAMMA PASTORALE 2001-2002<br />

E SuLLE LINEE DI SvILuPPO DELLO SCORSO ANNO<br />

Una verifica nell’ambito di una nuova programmazione è necessaria<br />

non solo per valutare il cammino fatto, ma soprattutto per richiamarlo<br />

e riproporlo come impegno che continua nella nuova tappa.<br />

1. Servizio Diocesano per il Catecumenato<br />

A seguito della prima esperienza fatta lo scorso anno si rileva che:<br />

a) Il pre-catecumenato (incontro, accoglienza, inserimento, amicizia)<br />

deve essere meglio curato ed espresso in gesti concreti.


) Il Catecumenato ha visto impegnate le parrocchie interessate.<br />

Deve migliorare il sostegno e il coordinamento del Servizio Diocesano<br />

per il Catecumenato.<br />

c) L’elezione e i passi successivi (scrutini, consegna del Simbolo e del<br />

Pater, riconsegna, rito dell’Effatà e unzione) sono stati fatti nelle parrocchie<br />

nei giorni prescritti.<br />

d) Sono riusciti bene il ritiro della mattina di sabato santo e la celebrazione<br />

del battesimo in Cattedrale nella Veglia Pasquale. Nel giorno di<br />

Pasqua le singole comunità parrocchiali hanno festeggiato i neofiti.<br />

e) Deve essere oggetto di maggiore attenzione e cura il tempo della<br />

mistagogia (approfondimenti, sacramenti della riconciliazione e dell’Eucaristia,<br />

deposizione dell’abito). C’è pericolo che, celebrato il<br />

battesimo, s’interrompa la formazione e il cammino di fede.<br />

f) Le figure del garante, del padrino, del catechista sono state aiutate<br />

nel loro ruolo dal parroco e dalle indicazioni del programma diocesano.<br />

Deve essere più presente il Servizio Diocesano per la loro<br />

formazione.<br />

2. Seminario di Formazione per Laici<br />

Scuola di Formazione Teologico-Pastorale<br />

Gli iscritti frequentanti sono più di cento; il gradimento è pieno, ma<br />

sono poche le nuove iscrizioni.<br />

Si nota una scarsa richiesta di formazione teologica specialmente da<br />

parte di coloro che sono già impegnati nelle parrocchie.<br />

Bisogna migliorare il collegamento tematico tra i vari Docenti.<br />

La Segreteria della scuola sta proponendo personalmente agli operatori<br />

pastorali l’iscrizione alla Scuola, il cui inizio, per il 2003-2004,<br />

è fissato per il 6 ottobre presso l’Aula Giovanni Paolo II dell’Episcopio<br />

di <strong>Gravina</strong>.<br />

Formazione metodologica dei Catechisti<br />

L’impostazione adottata ha dato buoni risultati; tuttavia per questo<br />

nuovo anno si prevede un’organizzazione concentrata del corso.<br />

Scuola di preghiera per Giovani<br />

C’è una buona risposta da parte dei giovani, specialmente se la scuola<br />

di preghiera è inserita nel calendario <strong>delle</strong> attività della parrocchia<br />

ed entra a far parte del programma pastorale parrocchiale.<br />

23


23<br />

Pozzo di Giacobbe<br />

Vista la riuscita della prima esperienza, si chiede da tutti che essa<br />

continui. Bisogna affiancare il Vescovo nell’organizzazione generale<br />

degli incontri. I partecipanti alla Lectio e all’Adorazione Eucaristica<br />

hanno apprezzato molto la presenza dei sacerdoti.<br />

Molti laici non hanno potuto partecipare per mancanza di informazione<br />

in parrocchia, altri non hanno avuto la gioia di vedere la presenza<br />

dei loro parroci.<br />

Consulta Diocesana per le Aggregazioni Laicali (CDAL)<br />

Essendo stato approntato lo Statuto, si può partire per l’invito alle<br />

Aggregazioni Laicali a dare vita alla Consulta.<br />

Diffusione Giornale “Avvenire” e Pagina Diocesana “Murgiasette”<br />

Il gruppo redazionale ha operato con impegno e buona volontà.<br />

Si deve allargare la piattaforma redazionale e continuare l’impegno<br />

di sensibilizzazione alla lettura di “Avvenire”.<br />

Per questo anno pastorale la pagina diocesana “Murgiasette” partirà<br />

dal sabato, 3 gennaio 2004.<br />

Incontri Vescovo-Sacerdoti<br />

Gli incontri programmati “Vescovo-Sacerdoti” paese per paese, si<br />

sono svolti secondo il calendario prestabilito. Si avverte l’opportunità<br />

per questo nuovo anno di programmare incontri cittadini o interparrocchiali<br />

dei Consigli Pastorali e degli Operatori Pastorali col<br />

Vescovo.<br />

Esercizi Spirituali Presbiteri-Laici<br />

La seconda esperienza di partecipazione dei laici agli Esercizi Spirituali<br />

del Clero Diocesano, è stata piuttosto scarsa, per mancanza<br />

di informazione e di incoraggiamento a partecipare. In questo anno<br />

l’A.C. Diocesana si assume il compito di far partecipare i suoi aderenti<br />

e di informare le comunità, avendo scelto questa circostanza<br />

come tappa del proprio cammino formativo.<br />

Corpus Domini Diocesano<br />

La celebrazione a Spinazzola del Corpus Domini Diocesano è stata<br />

preparata in ogni particolare. La partecipazione <strong>delle</strong> parrocchie


della <strong>Diocesi</strong>, anche se numerosa, non è stata plenaria. Bisogna<br />

giungere ad una testimonianza di fede e di amore all’Eucaristia, di<br />

dimensioni plebiscitarie, straripanti, eccezionali. Finché ci saranno<br />

parrocchie assenti o individualmente rappresentate, il segno di unità<br />

e l’immagine di Chiesa non saranno pienamente veri.<br />

Il Pellegrinaggio Diocesano<br />

Per la seconda volta il pellegrinaggio diocesano non si è potuto fare,<br />

per mancanza di adesioni. Sono stati fatti molti pellegrinaggi e viaggi<br />

parrocchiali. Una maggiore sensibilità verso le esperienze di Chiesa<br />

Diocesana offrirebbe ai fedeli preziose opportunità di crescita in ecclesialità.<br />

Sappia tutta la Comunità Diocesana che il Vescovo desidera<br />

portare a Lourdes, in contemporanea, tutti i pellegrini <strong>delle</strong> singole<br />

parrocchie, possibilmente nella seconda metà di agosto 2004.<br />

III. LINEE DI PROIEZIONE PER IL 2003-2005<br />

In tutti i documenti richiamati al punto I, in modo dove esplicito<br />

e diretto, dove complementare e indiretto, si fa riferimento al Giorno<br />

del Signore come a un valore fondamentale, essenziale e primario da<br />

riscoprire, approfondire e valorizzare, per rinnovare la vita cristiana,<br />

rivitalizzare le comunità parrocchiali, esprimere in pienezza la Chiesa.<br />

Noi,<br />

– in spirito di comunione con il cammino <strong>delle</strong> Chiese che sono in<br />

Italia,<br />

– docili alle istanze pastorali e magisteriali di Giovanni Paolo II,<br />

– in continuità col nostro cammino diocesano,<br />

– senza nulla trascurare di quanto è contenuto nelle Linee di Sviluppo<br />

del Programma Pastorale Diocesano,<br />

in questo prossimo biennio 2003-2005, poniamo al centro e al vertice del<br />

nostro impegno pastorale e missionario la Domenica, come Giorno del<br />

Signore, Giorno della Chiesa, Giorno della Famiglia, Giorno dell’Uomo,<br />

e la Celebrazione Eucaristica, come suo cuore insostituibile.<br />

I consigli e i suggerimenti dati alle parrocchie nel programma 200l-<br />

2002 si prestano molto bene a mediare un’azione catechetica, liturgica,<br />

educativa, del Giorno del Signore, per cui si tratta solo di mettere nei<br />

“contenitori” pastorali in possesso, il vino nuovo del Giorno del Signore.<br />

23


23<br />

Pertanto, prima di proporre alcune iniziative inerenti il Giorno del<br />

Signore, è opportuno ricordare gli impegni più importanti suggeriti alle<br />

comunità parrocchiali nel programma 200l-2002: “Risplenda su di noi,<br />

Signore, la luce del tuo volto”:<br />

– Far riscoprire alle famiglie la centralità del Giorno del Signore.<br />

– Avvicinare le famiglie alla Bibbia.<br />

– Fare la catechesi settimanale distinta ad adulti, giovani, giovanissimi.<br />

– Aprire l’A.C. e i Movimenti al territorio.<br />

– Far fare esperienza di volontariato ai giovanissimi e ai giovani.<br />

– Coinvolgere i genitori nell’iniziazione cristiana dei figli.<br />

– Costituire il gruppo liturgico e aiutarlo a formarsi.<br />

– Educare alla scelta di padrini e madrine.<br />

– Formare e responsabilizzare il Consiglio Pastorale.<br />

– Sensibilizzare alla lettura di Avvenire e della stampa cattolica.<br />

– Servirsi di riviste specializzate e di iniziative diocesane per formare<br />

culturalmente e pastoralmente i collaboratori.<br />

– Preparare con maggiore dedizione e durata le coppie al matrimonio.<br />

– Far fare un vero cammino di fede e di formazione ai gruppi famiglia.<br />

– Partecipare alle offerte formative della <strong>Diocesi</strong>, del Seminario, del<br />

CDV, della Pastorale Giovanile, ecc.<br />

Nella tappa 2003-2005 cercheremo di leggere e di vivere alla luce<br />

dei sensi e dei contenuti del Giorno del Signore e dell’Eucaristia tutti i<br />

passi e tutte le iniziative del cammino.<br />

Domenica: Giorno del Signore<br />

1. Un’indagine sul modo di sentire e di vivere la domenica da parte dei<br />

battezzati, preparerà anche il terreno a un Convegno articolato sul<br />

Giorno del Signore, da celebrarsi in ottobre 2004.<br />

2. La riapertura al culto della Chiesa di San Michele in <strong>Altamura</strong> (di<br />

fronte alla Cattedrale) per l’adorazione perpetua sarà occasione per<br />

inculcare il culto eucaristico e invito a promuovere l’Adorazione Eucaristica<br />

continua anche dove non c’è.<br />

3. La consegna <strong>delle</strong> Tessere alla Presidenza, al Consiglio Diocesano<br />

e ai Presidenti parrocchiali di Azione Cattolica, nell’ambito dell’Assemblea<br />

Diocesana della stessa, esprimerà l’intimo rapporto tra<br />

Giorno del Signore e apostolato dei laici (8 novembre 2003).


4. La Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani e le iniziative di<br />

dialogo con l’Ebraismo e con l’Islam metteranno rispettivamente in<br />

luce i temi dell’Eucaristia nel dialogo ecumenico, e del Giorno del<br />

Signore nelle tre religioni monoteiste.<br />

Domenica: Giorno della Chiesa<br />

1. Un pellegrinaggio diocesano a Roma con udienza del Santo Padre<br />

sigillerà il cammino di catechesi sull’Eucaristia come fonte della<br />

Chiesa.<br />

2. La Messa Crismale (7 aprile 2004 - <strong>Altamura</strong>) sarà un’occasione<br />

preziosa per mettere in luce il rapporto stretto tra Eucaristia e sacerdozio,<br />

e Eucaristia come vincolo di unità e di comunione.<br />

3. L’avvio della Consulta per le Aggregazioni Laicali (CDAL) sarà valorizzato:<br />

– per una carrellata sull’impegno di evangelizzazione e di testimonianza<br />

della Carità di Gruppi e Associazioni,<br />

– per una conoscenza diretta e approfondita tra le Aggregazioni,<br />

– per un rapporto più stretto con il cammino e la vita della Chiesa<br />

Locale,<br />

– per un dialogo formativo comunitario con la <strong>Diocesi</strong>.<br />

4. Il Corpus Domini Diocesano (10 giugno 2004) vorrà proclamare in<br />

modo molto più solenne e plenario, ai lontani e ai non cattolici, la fede<br />

ferma della Chiesa nella presenza reale del Cristo nell’Eucaristia.<br />

5. Per vivere in modo più ampio l’esperienza di Chiesa e approfondire<br />

il rapporto dell’Eucaristia con tutte le dimensioni della vita della<br />

Chiesa cercheremo di essere presenti, almeno per mezzo degli operatori<br />

pastorali interessati, ai temi che si dibatteranno nei Convegni<br />

Regionali preparatori del Congresso Eucaristico Nazionale.<br />

6. Saranno frutto dell’Eucaristia, fonte di comunione e di missione, le<br />

prime esperienze di unità pastorali tra parrocchie e la vita comune di<br />

sacerdoti nelle case canoniche.<br />

Domenica: Giorno della Famiglia<br />

1. L’apertura della casa San Lorenzo in <strong>Altamura</strong> sarà valorizzata per un<br />

convegno sulle emarginazioni e la disabilità, e per presentare il volontariato<br />

e la solidarietà come espressione del Giorno del Signore.<br />

23


240<br />

2. Il 750° anniversario della “Dormitio” di Santa Chiara, il primo centenario<br />

della morte di Melania Calvat (1904-2004), le professioni religiose<br />

<strong>delle</strong> Suore del Crocifisso, le prime consacrazioni nella Fraternità<br />

Marta e Maria e i tempi di preparazione <strong>delle</strong> comunità alle<br />

ordinazioni presbiterali e diaconali daranno occasione di mettere in<br />

evidenza l’Eucaristia come sorgente di ogni vocazione e nutrimento<br />

di santità.<br />

3. Uno dei primi impegni della Consulta <strong>delle</strong> Aggregazioni Laicali<br />

sarà la messa a punto di un “carnet” di modi, di occasioni e di mezzi<br />

per dare contenuti al tempo libero del Giorno del Signore, da vivere<br />

a livello interparrocchiale o cittadino, nel rispetto <strong>delle</strong> priorità liturgiche.<br />

Domenica: Giorno dell’uomo<br />

1. L’apertura del nuovo grande complesso dell’Ente Ecclesiastico<br />

Ospedale Regionale “F. Miulli” sarà motivo di articolate riflessioni<br />

sul rapporto Chiesa-Mondo.<br />

2. La Pastorale del Lavoro all’interno <strong>delle</strong> aziende concentrerà l’impegno<br />

per aiutare i lavoratori a riscoprire la ricchezza, la necessità e<br />

la bellezza del Giorno del Signore vissuto in pienezza e con autenticità.<br />

3. La seconda edizione del Progetto Incubaritas e le attività <strong>delle</strong> Caritas<br />

Diocesana e Parrocchiali saranno espressione di una Chiesa Locale<br />

che vive “L’Ottavo Giorno” nel tempo ordinario dell’uomo.<br />

Eucaristia: Cuore della Domenica<br />

1. L’aggiornamento del Clero, i ritiri mensili dei Sacerdoti e dei Diaconi,<br />

i ritiri <strong>delle</strong> Religiose avranno come oggetto centrale di riflessione<br />

l’Eucaristia.<br />

2. Il rapporto sacramento della Penitenza-Eucaristia, a livello Diocesano,<br />

sarà approfondito:<br />

a) nel cammino penitenziale dei Giovani al Santuario di Picciano<br />

(sabato, 28 febbraio 2004);<br />

b) nella Via Crucis cittadina dei Giovani (un venerdì di Quaresima);<br />

c) nel ritiro quaresimale <strong>delle</strong> Associazioni, in preparazione alla Pasqua<br />

(Domenica 28 marzo 2004).


3. Nel 2005, la Celebrazione Diocesana del Corpus Domini non ci sarà<br />

perché tutta la <strong>Diocesi</strong> sarà chiamata a vivere il Congresso Eucaristico<br />

Nazionale a Bari (2l-29 maggio 2005).<br />

CALENDARIO<br />

1. Riunioni del Consiglio Presbiterale<br />

10 ottobre 2003 - Episcopio <strong>Gravina</strong><br />

26 marzo 2004 - Episcopio <strong>Gravina</strong><br />

2. Assemblee del Consiglio Pastorale Diocesano<br />

25 ottobre 2003<br />

22 maggio 2004<br />

3. Assemblea della Consulta <strong>delle</strong> Aggregazioni Laicali<br />

15 novembre 2003<br />

4. Ritiri del Clero nel 2003-2004<br />

14 novembre 2003<br />

12 dicembre 2003<br />

9 gennaio 2004<br />

13 febbraio 2004<br />

12 marzo 2004<br />

14 maggio 2004 (Santuario del Buoncammino)<br />

5. Pozzo di Giacobbe<br />

10 novembre 2003<br />

1 dicembre 2003<br />

12 gennaio 2004<br />

9 febbraio 2004<br />

8 marzo 2004<br />

19 aprile 2004<br />

10 maggio 2004<br />

6. Riunioni Uffici di Curia<br />

27 ottobre 2003<br />

24 novembre 2003<br />

26 gennaio 2004<br />

241


242<br />

23 febbraio 2004<br />

29 marzo 2004<br />

26 aprile 2004<br />

24 maggio 2004 (penultimo lunedì del mese)<br />

7. Messa Crismale<br />

7 aprile 2004 (Cattedrale - <strong>Altamura</strong>)<br />

8. Corpus Domini Diocesano<br />

10 giugno 2004<br />

9. Esercizi Spirituali Clero-Laici (Oasi Santa Maria - Cassano<br />

M.)<br />

21/25 giugno 2004<br />

10. Incontro Preti-Seminaristi (sem-pre)<br />

28 giugno /3 luglio 2004<br />

11. Assemblea Pastorale Diocesana (Incoronata)<br />

11 settembre 2004<br />

12. Incontri Nazionali<br />

Assemblea straordinaria di A.C. a Loreto 2/5 settembre 2004<br />

13. Incontri Regionali<br />

1. Convegno Regionale Caritas 21-22 novembre 2003;<br />

2. Convegno a Lecce degli Uffici Catechesi - Liturgia - Carità<br />

14/17 giugno 2004;<br />

3. Convegno a Cassano dell’Associazione Professori di liturgia<br />

25/29 agosto 2004;<br />

4. Convegno a Bari dell’Istituto Ecumenico San Nicola ottobre<br />

2004.


Alle radici della Quaresima<br />

Articoli<br />

Un rapido sguardo retrospettivo sull’origine, lo sviluppo e le finalità<br />

della Quaresima può essere utile per viverla meglio oggi. La sintetica<br />

attenzione al dato storico, se da un lato rende arida la lettura, dall’altro<br />

mette meglio in luce aspetti essenziali che oggi facilmente ci sfuggono,<br />

ma che devono essere rivalutati, per dare al cammino quaresimale senso<br />

ed efficacia, e per disporre il nostro animo ad accogliere responsabilmente<br />

il dono di Dio: una nuova opportunità di decisiva conversione.<br />

Il bisogno di prepararsi alla Pasqua con un “tempo” di riflessione sulla<br />

passione e morte di Cristo è cominciato verso la metà del II secolo. Se,<br />

come insegna San Leone Magno (Serm. 44, 47, 1), la Quaresima è di istituzione<br />

apostolica, possiamo affermare che essa è nata con la Chiesa.<br />

Il cammino di “quaranta giorni” comincia nel IV secolo, come richiamo<br />

dei quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto in digiuno e preghiera.<br />

Ma, poiché la domenica non si digiunava, nel VII-VIII secolo si aggiunsero<br />

quattro giorni, facendo cominciare la Quaresima il mercoledì<br />

precedente la prima domenica.<br />

Un segno quasi esclusivo della Quaresima è la cenere. Questo elemento,<br />

infatti, per natura, ha in sé una grande forza evocativa, simbolica.<br />

Sin dall’antichità, in tutte le culture, ma particolarmente nel mondo<br />

biblico, la cenere è segno e manifestazione pubblica di fallimento, di<br />

dolore inconsolabile, di presa di coscienza di essere sulla strada della<br />

perdizione, di volontà di purificazione e di penitenza.<br />

Nel IX secolo i cristiani che in Quaresima facevano penitenza pubblica,<br />

si coprivano di cenere, per prepararsi a ricevere il Sacramento<br />

della Riconciliazione, come secondo battesimo, il Giovedì Santo.<br />

Quando, in seguito, scomparve la penitenza pubblica, la benedizione<br />

e l’imposizione <strong>delle</strong> ceneri a tutti i fedeli divenne un rito di apertura del<br />

cammino quaresimale. Benedicendo le ceneri, il celebrante chiedeva a Dio<br />

di riempire di spirito di pentimento tutti coloro che le avrebbero ricevute.<br />

L’imposizione della cenere, quindi, più che un invito a pensare alla<br />

morte, (“ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”), è un rito<br />

sacramentale con cui la Chiesa chiede per i suoi figli il pentimento,<br />

il perdono dei peccati, il rinnovamento interiore, la santità della vita:<br />

“convertitevi e credete al Vangelo”.<br />

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244<br />

La Quaresima è tempo di penitenza. Nei secoli lo spirito penitenziale<br />

è andato concretizzandosi nel digiuno; prima era facoltativo, poi divenne<br />

prassi comune, quindi fu reso obbligatorio. Infatti, fino al V secolo, quando<br />

furono date prescrizioni ben definite, in alcune Chiese della Gallia<br />

(Francia) si faceva digiuno il Venerdì Santo; in altre Comunità cristiane<br />

il digiuno iniziava il Mercoledì o il Giovedì Santo; a Roma e in Africa<br />

si faceva digiuno il Venerdì e il Sabato Santo. Dalle rinunce del digiuno<br />

fiorivano i gesti di carità verso i membri più deboli della comunità.<br />

La Quaresima è tempo di preghiera personale e comunitaria.<br />

Prima il Papa a Roma, poi i Vescovi nelle <strong>Diocesi</strong>, istituirono le<br />

“stazioni”: luoghi della celebrazione eucaristica e di arrivo della processione<br />

penitenziale che partiva da un’altra chiesa dove, pontefice o<br />

vescovo, clero e fedeli si erano radunati.<br />

Le due ultime settimane di Quaresima erano chiamate I e II di<br />

Passione, perché l’attenzione si concentrava sulla passione del Signore.<br />

Perfino quadri, statue e croci venivano velati, perché nulla distraesse<br />

dalla contemplazione del mistero pasquale.<br />

La Quaresima sin dalla sua origine è tempo di nutrimento di Parola<br />

di Dio per crescere nella fede ed essere stimolati alla conversione.<br />

In Quaresima ogni cuore è chiamato, <strong>insieme</strong> con la natura, a vivere<br />

la stagione della “primavera”, con il distacco dal peccato, il cambiamento<br />

interiore, il pentimento sincero, la riconciliazione con Dio,<br />

l’esperienza della Sua misericordia, il germoglio di una vita nuova.<br />

La Quaresima, nei secoli, è stata sempre tempo di preparazione ultima<br />

e più intensa dei catecumeni al battesimo, celebrato nella solenne<br />

veglia pasquale. Infatti, nella terza, nella quarta e quinta domenica si<br />

facevano gli scrutini, e si consegnavano rispettivamente il Vangelo, il<br />

“Credo”, il “Padre Nostro”, alla presenza di tutta la Comunità.<br />

Il secolarismo che caratterizza la nostra epoca, e il grande flusso migratorio<br />

di famiglie che, a contatto con la Chiesa Cattolica, chiedono il<br />

battesimo, esigono che nessuna <strong>delle</strong> dimensioni della Quaresima resti<br />

una sbiadita orma del passato. Ravviviamo, dunque, le radici, per rendere<br />

più rigogliosi i frutti per gli uomini e le donne del nostro tempo.<br />

Quaresima 2003<br />

(Pubblicato in Avvenire - 2 marzo 2003)<br />

X Mario Paciello<br />

Vescovo


* * *<br />

una grande gioia sconosciuta<br />

Capita a tutti di rientrare in casa mentre il telefono squilla e di precipitarsi<br />

a sollevare la cornetta.<br />

Quella volta venivo dallo studio di una TV locale, dove avevo parlato<br />

della piaga dell’usura. Non feci in tempo a dire “pronto”, che una voce<br />

rauca, lugubre, minacciosa, ordinò: “pentiti!”, e una mano irritata e nervosa<br />

chiuse la comunicazione.<br />

L’esortazione a “convertirsi” che attraversa tutto l’itinerario quaresimale<br />

non ha nulla a che vedere con quella perentoria, prepotente imposizione.<br />

“Convertitevi”, è un accorato appello che parte dal cuore di Dio, e<br />

non una minaccia di castighi. Lo squillo di tromba che dà il “via” al<br />

cammino verso la Pasqua è un annuncio gioioso: “Il tempo è compiuto, il<br />

Regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1, 15).<br />

Per fare esperienza del “tempo compiuto” ed entrare nel “Regno”,<br />

occorre “credere” e “convertirsi”, cioè fidarsi fino in fondo della Parola<br />

di Gesù, tanto da sentire la necessità di capovolgere la propria vita.<br />

Il grande ed unico ponte che porta il credente alla “conversione”, al<br />

“Regno”, al “tempo compiuto” è il “pentimento” che nasce dall’ascolto.<br />

Gli Atti degli Apostoli raccontano che i Giudei e gli stranieri presenti<br />

in Gerusalemme il giorno di Pentecoste, dopo aver ascoltato Pietro, “si<br />

sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli apostoli: - che cosa<br />

dobbiamo fare, fratelli? - Pietro disse: - Pentitevi!” (At 2, 37).<br />

Pentirsi, secondo i sapienti di questo mondo, è un verbo per codardi,<br />

è un comportamento da vigliacchi, un’esortazione per beghine e flagellanti<br />

di altri tempi.<br />

Il pentimento, invece, è la virtù che, più di ogni altra, mette in risalto<br />

la statura morale di una persona e ne esalta la dignità.<br />

L’uomo non è mai tanto grande, come quando ha la coerenza di dire a<br />

se stesso la verità.<br />

Quando ti penti, scrive S. Agostino: “operi la verità… non inganni te<br />

stesso, non ti blandisci, non ti lusinghi: non dici che sei giusto, mentre<br />

sei colpevole”.<br />

Se evitiamo di identificare questa nobile virtù con certi “pentiti” dei<br />

giorni nostri, costateremo con stupore che il pentimento è innanzitutto<br />

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24<br />

la profonda nostalgia di un bene perduto, lo struggimento per una bellezza<br />

interiore compromessa, il rammarico di aver abbandonato e offeso<br />

l’Amore; ma è anche un pregustare la gioia che si darà all’Amato nel<br />

momento in cui gli si confesserà il proprio sbaglio.<br />

Pentirsi è innamorarsi della Verità, come fecero Francesco di Assisi e<br />

Agostino di Ippona; è correre verso Cristo, luce e libertà, come Paolo di<br />

Tarso.<br />

Pentirsi è cosa buona: “le opere buone, scrive S. Agostino, cominciano<br />

col riconoscimento <strong>delle</strong> opere cattive”, e “chi riconosce i propri<br />

peccati e li condanna, scrive ancora il santo Dottore, è già d’accordo<br />

con Dio”.<br />

È un dono del Signore pentirsi, perché alla luce e con l’aiuto della<br />

Sua Parola, si prende atto di essersi allontanati dalla traiettoria che porta<br />

nell’orbita di Dio; ci si risveglia in un luogo che si riteneva piacevole,<br />

familiare e che, improvvisamente appare scomodo, sudicio, vuoto; si<br />

scopre che, oltre il ristretto recinto <strong>delle</strong> proprie egoistiche vedute, e<br />

al di là <strong>delle</strong> scelte di piacere e di comodo, ci sono orizzonti aperti di<br />

santità, di gioia sconosciuta.<br />

Quale grande momento per Dio e per l’uomo, quello in cui, come<br />

il pubblicano in fondo al tempio, ci si presenta al Signore per gridargli<br />

con sincerità, umiltà e fiducia: “Abbi pietà di me peccatore” (Lc 18, 13).<br />

L’uomo, quando piega le ginocchia pentite davanti a Dio, mostra i segni<br />

più convincenti di saggezza e di coraggio.<br />

Dà segni di saggezza, perché riconosce la propria condizione di creatura,<br />

chiamata a realizzare un sapiente progetto di Dio, e non un fragile<br />

e inutile castello di sabbia, opera della vanità e della malizia dell’uomo;<br />

fa una scelta che esige molto coraggio, perché deve affrontare il più temibile<br />

nemico: se stesso, per dirsi la verità più difficile; per distruggere,<br />

come dice S. Agostino, “ciò che tu hai fatto affinché Dio salvi ciò che<br />

egli ha fatto. È necessario che tu detesti in te l’opera tua e ami in te<br />

l’opera di Dio”.<br />

Il pentimento, quello vero, perché nasce dall’amore e porta alla conversione,<br />

dà senso, pienezza e compiutezza al “tempo”, perché lo trasforma<br />

da vuoto scorrere di giorni e anni (Krònos) in tempo di grazia e<br />

di salvezza (Kairòs), in occasione favorevole, in cammino di santità.<br />

In ogni pentimento, che ristabilisce la pace con Dio e con gli uomini,<br />

rifiorisce il giardino di Eden dove Adamo vive in armonia con gli animali<br />

(Gen 2); si vive l’esperienza di Gesù nel deserto in pace con le fiere


(Mc 1); si rende presente la scena messianica del bambino che gioca<br />

con l’aspide e mette la mano nel nido <strong>delle</strong> vipere (Is 11, 6-8); riappare<br />

l’arcobaleno dopo il diluvio, che annuncia la nuova creazione (Gen 9); si<br />

annuncia che il “Regno di Dio” è in mezzo a noi (Lc 11, 20).<br />

I Domenica di Quaresima 2003<br />

(Pubblicato in Avvenire - 9 marzo 2003)<br />

* * *<br />

Quando le lacrime diventano perle<br />

X Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

“Il tuo volto io cerco, Signore. Non nascondermi il tuo volto”.<br />

Con questa invocazione da cerva assetata si apre il sipario sulla seconda<br />

scena della Quaresima. Sullo sfondo, due tratti di strada in salita<br />

verso i monti, sui quali si sono incamminati, rispettivamente, un padre e<br />

il suo figlioletto, un maestro e tre discepoli.<br />

Sul monte essi vedranno, in tempi e in modi diversi, la gloria del Signore,<br />

ma ora sono in faticosa ascensione. L’avanzare assorto del maestro<br />

rende più carichi di interrogativi i passi dei discepoli; l’ingenua domanda<br />

del fanciullo Isacco: “Dov’è l’agnello?”, spezza il silenzio del<br />

monte e il cuore del padre Abramo.<br />

Abramo, l’amico di Dio, il servo docile del Signore, il credente fiducioso<br />

nelle promesse divine, aveva lungamente atteso, penato e sofferto<br />

per ottenere dal Signore un figlio, un erede. Era certo che quel fanciullo<br />

era dono di Dio, ma in realtà lo sentiva “suo”, era il suo “unico” e lo<br />

“amava” più di se stesso.<br />

Forse cominciava a temere di pensare al figlio ricevuto più che al<br />

Signore che glielo aveva promesso e dato; forse contava più sulla sicurezza<br />

che gli garantiva l’erede che sulle promesse di Dio.<br />

La sua fede era in pericolo, perché il dono ricevuto, anziché suscitare<br />

in lui gratitudine e obbedienza, gli dava sicurezza, lo faceva sentire<br />

finalmente libero, autonomo, come il bambino che non ha più bisogno<br />

della mano e dello sguardo del padre per correre.<br />

La paternità conquistata in età avanzata gli stava facendo sfuggire il<br />

senso della Divina paternità dalla quale era amato.<br />

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24<br />

Perché la sua fede non subisse scalfitture, ma emergesse in tutta la sua<br />

luminosa grandezza, e perché egli prendesse più chiaramente coscienza<br />

dell’assoluto e indiscusso primato di Dio nella sua vita, il Signore lo<br />

mette alla prova: “Offrimi in sacrificio il tuo unico figlio che ami”.<br />

Abramo prende atto che l’obbedienza a quella richiesta, la quale, per<br />

la sua piccola mente, correva sul filo della più inaccettabile irragionevolezza,<br />

non era altro che segno di coerenza della propria fede nella trascendenza<br />

di Colui che lo aveva chiamato, guidato e beneficato.<br />

Solo dopo essere giunto sul monte e aver alzato la mano obbediente<br />

per il sacrificio, Abramo sperimenta che cosa significa credere, fidarsi<br />

di Dio fino in fondo, ciecamente; si rende conto che Isacco non sarebbe<br />

potuto mai essere la prima stella di un firmamento e il primo granellino di<br />

sabbia dei lidi di tutti i mari, se egli non lo avesse riconosciuto, pur con la<br />

morte nel cuore, proprietà di Dio, dono fatto dall’Altissimo a lui e a Sara,<br />

segno dell’infinita tenerezza e della fedeltà di Dio verso il suo servo.<br />

Anche i tre discepoli, sull’altro monte, avvolti dallo splendore divino<br />

del Cristo trasfigurato, dopo la fatica dell’ascesa, trovano inopportuno<br />

tornare a valle. È bello appropriarsi di quello squarcio di cielo. Ma, se il<br />

Maestro non scende, ed essi con Lui, non si può celebrare il sacrificio,<br />

prefigurato in Isacco, dal quale dipende la salvezza di tutti. Devono scendere,<br />

andare a Gerusalemme, e leggere, senza scandalizzarsi, alla luce di<br />

ciò che hanno visto e ascoltato sul monte, il dramma della passione.<br />

Anch’essi, solo dopo la grande prova, entrano da testimoni nel mistero<br />

di Cristo, si affidano totalmente a Lui, dedicano tutto se stessi all’annuncio<br />

del Regno.<br />

Contemplare il volto di Dio e rimanere alla Sua presenza è l’aspirazione<br />

profonda e il desiderio insopprimibile che Dio ha messo nel cuore<br />

dell’uomo; ma questo incontro avviene sempre sui monti di Dio, nei luoghi<br />

dove Egli, attraverso gli avvenimenti umani, chiede di salire percorrendo<br />

il sentiero stretto della fiducia in Lui, dell’obbedienza agli eventi<br />

che mettono alla prova la solidità e l’autenticità della propria fede.<br />

Ed è proprio la nostra fede personale che la seconda tappa dell’itinerario<br />

quaresimale ci esorta a verificare. Occorre chiedersi quale capacità<br />

abbiamo di vedere dalla prospettiva di Dio gli accadimenti umani; quale<br />

disponibilità interiore, a fare ed accettare sempre ciò che piace a Lui.<br />

Ogni atto di fede, comunque si esprima, è un riconoscimento della<br />

“Signoria” di Dio, una testimonianza di filiale e gioiosa sottomissione,<br />

un gesto di stima e di amore verso il Padre.


Egli è il Creatore, l’Onnipotente; noi, piccole cose inconsistenti: la fede<br />

fa tessere rapporti di amicizia, di confidenza, di familiarità con Colui che,<br />

da Dio, si fa piccolo per prendersi personalmente cura di noi suoi figli.<br />

Per questo, quando si cammina nella fede, anche chi attraversa la bufera<br />

cupa del dolore o chi è tormentato dalla tentazione, è sempre nella<br />

luce, e gli occhi che piangono portando la croce, acquistano una vista<br />

sempre più perfetta per penetrare nelle profondità del cuore di Dio.<br />

II Domenica di Quaresima 2003<br />

(Pubblicato in Avvenire - 16 marzo 2003)<br />

* * *<br />

Sulla pietra la tenerezza di Dio<br />

X Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

Una comitiva, in una notte buia, sperduta in una landa sterminata,<br />

lontana da qualsiasi segno di vita e di riferimento, se incontra improvvisamente<br />

qualcuno che indica la strada e si mette alla testa del gruppo<br />

per portarlo verso la meta, vive un indimenticabile, provvidenziale<br />

e impagabile evento di salvezza, un’incredibile testimonianza di amore<br />

gratuito.<br />

Le tribù di Israele, nel deserto del Sinai, dopo la grandiosa esperienza<br />

della liberazione dalla schiavitù, vivono un’altra imprevedibile<br />

prova dell’amore e della paternità di Dio quando ricevono le Tavole<br />

della Legge per mano di Mosè e sanciscono un’Alleanza con Colui che<br />

li aveva fatti uscire dal paese di Egitto.<br />

1. I comandamenti<br />

I Comandamenti non sono semplici prescrizioni, ma uno degli eventi<br />

fondanti la Storia della Salvezza, un patto di amore, una rivelazione, il sorgere<br />

di una luce che permette innanzitutto di vedere più da vicino i lineamenti<br />

del volto di Dio, di riconoscere quale prezioso dono sono per l’uomo.<br />

È vero che il lungo cammino della Storia della Salvezza è segnato da<br />

infedeltà, trasgressioni, abbandoni e rinnegamenti, che mettono in evi-<br />

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2 0<br />

denza l’aspetto legale, normativo <strong>delle</strong> “Dieci Parole” e le conseguenze<br />

morali della disobbedienza; ma come è grave e offensivo scambiare un<br />

dono per un’imposizione di tributo, una lettera di amore per una minaccia<br />

di vendetta, un indulto di scarcerazione per un mandato di arresto,<br />

così è uno sbaglio imperdonabile considerare costrizioni e divieti la lettera<br />

incisa dal “Dito di Dio” su tavole di pietra sul monte Sinai.<br />

Per cogliere il genuino e autentico valore del Decalogo, dobbiamo<br />

aprire il Libro dei Salmi, perché quando l’uomo si mette in preghiera, i<br />

decreti del Signore appaiono in tutta la loro profondità, bellezza e verità.<br />

a) In rapporto a Dio<br />

Viste in Dio, le Dieci Parole sono la rivelazione della sua Divina Sapienza,<br />

il segno del Suo amore.<br />

La Legge del Signore, dicono i Salmi, è un riflesso limpido, vero,<br />

prezioso e forte della santità del Suo Autore; è sorgente di vita, via santa<br />

che il Padre indica ai suoi figli, saggezza che conduce a compiere meraviglie;<br />

è Parola stabile, fedele come il cielo di Dio; è dono e segno della<br />

Sua misericordia; è il testamento che assicura un’eredità eterna che mai<br />

ruggine consumerà né ladri ruberanno.<br />

b) In rapporto all’uomo<br />

Quando il fiume di grazia della Legge Divina si riversa sugli uomini,<br />

non limita, non toglie il respiro, non impedisce di muoversi, ma ricolma<br />

di ogni bene. Nei Salmi frequentemente ripetiamo che quanto più ci lasciamo<br />

portare dalla sua corrente, tanto più l’anima si rinfranca, il cuore<br />

gioisce.<br />

Il Divino Volere rende saggio il semplice, riempie gli occhi di luce,<br />

indica la via, libera dalla morte, rischiara le tenebre, perché è roccia,<br />

fortezza e liberazione.<br />

L’obbedienza ai decreti di Dio è dolce più del miele, dilata il cuore<br />

e lo fa cantare, poiché il Signore, con le Sue Parole, è rifugio e difesa,<br />

tiene pura la via del giovane, offre a tutti un amore forte, eterno e fedele.<br />

2. La risposta dell’uomo<br />

Ma la contemplazione <strong>delle</strong> meraviglie della Legge vista in Dio e nell’uomo<br />

non lascia indifferente il salmista. Da amore nasce amore: il cuore<br />

che scopre di essere amato sceglie di amare.


a) Volontà di osservare la Legge<br />

I Salmi sono percorsi continuamente da propositi di tenere gli occhi<br />

costantemente levati verso il cielo per contemplare la bontà del Signore,<br />

lodare il Suo Nome, annunciare la Sua giustizia e dare gloria al Suo Nome<br />

sempre.<br />

E perché il canto di lode non sia semplice vibrazione di corde vocali,<br />

ma movimento del cuore, culto spirituale, ricambio di amore, il salmista si<br />

propone costantemente di temere il Signore e di <strong>camminare</strong> nelle sue vie,<br />

di dirigere i passi nella Sua Verità, di correre per la via dei Suoi comandamenti,<br />

di non dimenticare la Sua Parola, di osservare i Suoi decreti.<br />

b) Bisogno di proclamare la Legge del Signore<br />

Meditare tutto il giorno la Legge del Signore, essere fedele alla Sua<br />

Alleanza, abitare nella Sua Casa, non è un peso ma una beatitudine, è<br />

sorgente di energia, è tutta la gioia dell’uomo; è una gioia tanto incontenibile<br />

che porta a coinvolgere il mondo intero.<br />

È giusto che tutti conoscano e amino l’Amore, il Salvatore, il Padre,<br />

per questo il cantore dei Salmi esorta tutte le genti a dare gloria a Dio<br />

amando la Sua Volontà.<br />

Sono innumerevoli gli inviti a cantare un canto nuovo con una vita<br />

nuova, a celebrare il Signore con arpa e cetra, a dargli splendida lode, a<br />

benedire la Sua Salvezza, il Suo Nome, non dimenticando i Suoi benefici<br />

e riconoscendo che Egli è il solo Dio, Egli ci ha fatti, a Lui apparteniamo.<br />

c) Domanda di aiuto per essere fedeli<br />

Il grande nemico di chi ama è la sua stessa fragilità, il suo limite, la<br />

sua incostanza. Quanto più forte è la volontà di amare tanto più si soffre<br />

interiormente di non esserne capaci, e si teme di cadere per debolezza o<br />

egoismo.<br />

Ed ecco che fragilità e buona volontà, sbagli e propositi, tentazioni e<br />

bisogno di aiuto, desiderio di non cadere e pentimento, legge e peccato,<br />

preghiera e vita, diventano nei Salmi oggetto del dialogo con Dio, un’insaziabile<br />

richiesta di aiuto per riuscire a dare al Signore l’amore che si<br />

merita, perché questo è il massimo della felicità.<br />

Tutte le luci contemplate diventano supplica di essere custoditi dall’amore<br />

del Padre, come pupilla degli occhi, di essere protetti come passero<br />

implume all’ombra <strong>delle</strong> Sue ali, di essere istruiti sui sentieri della<br />

Verità e guidati sulle Sue Vie.<br />

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2 2<br />

Come Salomone preferì la sapienza alle ricchezze e al potere, così il<br />

salmista non chiede altro se non che gli siano aperti gli occhi, per vedere<br />

le meraviglie della Legge di Dio, ricevere intelligenza per osservarla e<br />

custodirla con tutto il cuore, poiché ha fiducia nei comandamenti, ed è<br />

consapevole di appartenere a Dio: “Io sono tuo: salvami”.<br />

Se questo è il senso della Legge, e se tali sono i frutti che sul suo<br />

albero devono maturare, dobbiamo riconoscere di avere urgente bisogno<br />

di stravolgere l’idea che ci siamo fatta dei comandamenti, perché<br />

li abbiamo ridotti a insopportabili proibizioni che ci impediscono di<br />

inseguire gli idoli dell’egoismo, dell’orgoglio, del potere, del denaro,<br />

del sesso e del piacere.<br />

Se questo è il nostro modo di sentire, non scandalizziamoci di vedere<br />

il Cristo che con la frusta scaccia i moderni profanatori del vero culto.<br />

Quel tempio su misura che ognuno si è costruito sul suo Garizim o ha<br />

affollato di mercanti, illudendosi di onorare Dio e ottenere salvezza, occorre<br />

distruggerlo, perché Cristo morto e risorto possa riedificare in noi<br />

il nuovo tempio in cui adorare in Spirito e Verità.<br />

III Domenica di Quaresima 2003<br />

(Pubblicato in Avvenire - 23 marzo 2003)<br />

* * *<br />

L’albero dell’amore e della gioia<br />

X Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

Nicodemo! Lo conoscevano tutti. Era una personalità: non passava<br />

inosservato. Era capo dei Giudei, membro del Sinedrio, Fariseo, fedele<br />

osservante della Legge, studioso e ricercatore. Era un “Rabbì”, cioè un<br />

maestro: conosceva bene le Scritture.<br />

Come ogni pio israelita faceva ogni giorno la sua bella professione di<br />

fede con lo “Shemà Israel”: Dio è uno solo; il Signore è il tuo Dio. Amerai<br />

il Signore con tutta la mente, il cuore, le forze.<br />

Ma c’era una verità che non aveva scoperto e che era causa di inquietudine,<br />

di insoddisfazione: a che serve, pensava, una conoscenza di Dio<br />

che non dà gioia? Qualcosa gli sfuggiva!


Quel Rabbì della Galilea che si aggirava nei cortili del Tempio, che<br />

aveva osato smantellare un intero mercato e che parlava con fermezza e<br />

autorità, lo aveva incuriosito, forse sconvolto; sentiva che non poteva fare<br />

a meno di avvicinarlo. Ma c’era pericolo di compromettere la propria posizione,<br />

il proprio prestigio, l’appartenenza al Sinedrio. Rischiava il giudizio<br />

di disapprovazione o di condanna dei colleghi farisei; ma, non volendo<br />

rinunciare all’approccio desiderato, decide di andare di sera da Gesù.<br />

Così, in una oscura notte d’oriente, forse fuori città, si trovano a confronto<br />

un conoscitore <strong>delle</strong> Scritture con tanto buio nel cuore, e la Luce<br />

del mondo; un rigido osservante della Legge e Colui che è la rivelazione<br />

dell’Amore del Padre.<br />

Giunto alla vecchiaia, ascoltando quel Galileo, Nicodemo scopre che:<br />

liberazione dall’Egitto, passaggio nel mare, manna, acqua dalla roccia,<br />

serpente di bronzo innalzato nel deserto, arca dell’alleanza, sacerdozio<br />

levitico, culto, patriarchi, condottieri, giudici e re, feste e sacrifici, non<br />

erano che sprazzi di luce, balenii lontani, segni inadeguati della Luce<br />

piena, dell’Amore profondo, della Salvezza vera, della Liberazione totale,<br />

dell’Alleanza eterna, della Parola definitiva, che ora è lì davanti a<br />

lui e gli rivela la verità che ignorava e lo privava della gioia nel suo sforzo<br />

di credere, di pregare, di servire il Signore.<br />

Il Padre è Amore, gli dice Gesù, il Figlio è l’Inviato dall’Amore del<br />

Padre per il mondo bisognoso di salvezza. Ecco la verità sconvolgente<br />

che Nicodemo non conosceva! L’Amore del Padre si manifesta a noi e ci<br />

raggiunge per mezzo del Figlio innalzato sulla croce. Noi non possiamo<br />

entrare in questo oceano di santità, di beatitudine e di grazia, se non saliamo<br />

sul colle della redenzione e non ci lasciamo purificare dal sangue<br />

del Cristo crocifisso.<br />

Dio, dunque, non è formalismo, non è esattore intransigente di osservanze<br />

legalistiche, non si lascia imbrigliare da ritualismi e tradizioni;<br />

è fedele alle sue promesse, ma non è chiuso al futuro; non è un giudice<br />

distante e implacabile, non guarda le apparenze ma il cuore dell’uomo e<br />

crede in lui nonostante i suoi peccati.<br />

Dio è Spirito di vita, di comunione; è Padre misericordioso che non<br />

ritira la Sua benevolenza davanti agli abomini e alle infedeltà, ma manda<br />

incessantemente e premurosamente i suoi messaggeri ad ammonire il<br />

popolo da sempre amato.<br />

Dio è Grazia, Gratuità incondizionata, è Salvezza offerta per mezzo<br />

del sacrificio del Figlio. È Luce, Risurrezione e Vita degli uomini: di tutti<br />

2 3


2 4<br />

gli uomini, non di un solo popolo; non soltanto di quanti operano il bene,<br />

ma anche di quelli che odiano la luce perché amano agire da malvagi.<br />

L’apostolo Giovanni non dice come si concluse l’incontro di Nicodemo<br />

con Gesù. Il racconto resta aperto, ma sbagliamo se pensiamo che<br />

il fariseo rimase indifferente, o indeciso, o soddisfatto solo intellettualmente.<br />

Quando il Sinedrio rimprovererà i soldati perché sono rimasti<br />

affascinati dal modo di parlare di Gesù e non lo hanno arrestato, Nicodemo<br />

prenderà coraggiosamente le difese del Maestro, anche se viene<br />

redarguito pubblicamente come ignorante. E quando Gesù, come gli<br />

aveva annunziato nel colloquio notturno, verrà crocifisso e innalzato da<br />

terra, Nicodemo si sentirà “attirato” da Lui, e parteciperà attivamente e<br />

apertamente alla sepoltura di Gesù offrendo circa trenta chili di mistura<br />

di aloe e mirra per cospargere il corpo del Crocifisso, perché aveva rivolto<br />

lo sguardo al Suo cuore trafitto e aveva visto sgorgare da esso tutto<br />

l’Amore del Padre per la gioia e la salvezza dell’umanità.<br />

Aveva vissuto anni attanagliato, come Israele nel deserto, dai morsi<br />

dei serpenti di tutte le deformazioni e le interpretazioni devianti e<br />

restrittive che le scuole farisaiche facevano della verità rivelata; dopo<br />

aver guardato il Salvatore Crocifisso, il vecchio Nicodemo scende nel<br />

sepolcro con Cristo e vive già la gioia della nuova nascita.<br />

Così colui che rischiava di essere la figura emblematica di quanti hanno<br />

paura di rischiare, diventa guida per tutti coloro che sono alla ricerca<br />

del vero volto di Dio, e del segreto profondo della gioia. Sì, della gioia,<br />

perché la scoperta dell’amore di Dio, cioè l’esperienza di essere amati<br />

da Lui e il bisogno di dargli gloria e ringraziarlo generano sempre sentimenti<br />

incontenibili di gioia. Ecco perché, nel cuore della Quaresima,<br />

l’invito a guardare “Colui che hanno trafitto”, risuona <strong>insieme</strong> all’esortazione<br />

a rallegrarsi per la salvezza.<br />

La gioia pasquale dei cristiani, sarà autentica, vera e profonda se<br />

sgorgherà da una personale esperienza di rinascita interiore di fede e di<br />

grazia ai piedi della croce.<br />

Il Cristo crocifisso e innalzato attende che i nostri occhi si incrocino<br />

con il suo sguardo pieno di amore e di dolore, per riempirli della Luce<br />

della Risurrezione.<br />

IV Domenica di Quaresima 2003<br />

X Mario Paciello<br />

(Pubblicato in Avvenire - 30 marzo 2003) Vescovo


* * *<br />

Dalla pietra al cuore, attraverso la Croce<br />

Quei Greci che chiesero a Filippo: “Signore, vogliamo vedere Gesù”,<br />

non erano precursori di quei cultori di turismo religioso che, trovandosi<br />

in Piazza San Pietro, chiedono a qualche frettoloso ecclesiastico di passaggio<br />

come fare per “vedere” il Papa.<br />

Quella richiesta “vogliamo vedere Gesù”, <strong>insieme</strong> al gesto della donna,<br />

che a Betania versò preziosissimo profumo di nardo sul capo e sui<br />

piedi di Gesù, sarebbe stata raccontata dovunque nel mondo si sarebbe<br />

annunciato il Vangelo (Mc 14, 9; Mt 26, 13), perché era una domanda di<br />

portata pasquale; una domanda che ha messo a nudo il volto e la missione<br />

del Cristo e ha segnato la via da seguire per “vedere” Gesù.<br />

Quella petizione, apparentemente timida e umile non era espressione<br />

di curiosità, perché non avrebbe avuto bisogno d’intermediari per essere<br />

soddisfatta. Gesù era lì. Bastava farsi largo tra la folla e ascoltarlo.<br />

Quei Greci, pur non essendo Ebrei, erano a Gerusalemme “per il culto”,<br />

in occasione della Pasqua; avevano rigettato le favole del politeismo mitologico<br />

ed erano alla ricerca del vero Dio. Li chiamavano i “Timorati di Dio”.<br />

A Filippo, uno dei dodici, con un nome d’origine greca, non chiedono<br />

di vedere i lineamenti del volto di Gesù o di stringergli la mano.<br />

Vogliono superare la barriera davanti alla quale altri si fermavano: i<br />

segni, i prodigi, i discorsi affascinanti, le risonanze della gente, gli entusiasmi<br />

momentanei, le domande a trabocchetto.<br />

Cercano una conoscenza nuova, personale, diretta. Vogliono entrare<br />

in Gesù, nel Suo mistero, nella Sua anima, in rapporto con Lui. Vogliono<br />

conoscere la via per capirlo, per comunicare con Lui, per viverlo dentro.<br />

Inconsapevolmente chiedono ciò che Dio stesso aveva promesso per<br />

bocca dei Profeti: un’Alleanza nuova, un cuore nuovo, una Legge scritta<br />

nel cuore, un culto in Spirito e Verità, una Via nuova.<br />

Filippo e Andrea si fanno ambasciatori presso il Maestro del desiderio<br />

dei Greci. Gesù li accoglie e, dalle cose che dice, rivela che quell’incontro<br />

per Lui non è occasionale. Tiene discorsi che sembrano incomprensibili;<br />

parla, infatti, di un’“ora”, di chicchi di grano, di morte, di vita, di turbamento<br />

e di glorificazione. In realtà, a coloro che erano venuti a “vederlo”<br />

indica la via della fede, della conoscenza profonda; rivela la propria identità<br />

e insegna con quali occhi guardarlo per “credere” in Lui.<br />

2


2<br />

“È giunta l’ora”<br />

In quel gruppetto di Greci è l’umanità intera che cerca Dio.<br />

Gesù sente che le lancette di quell’“ora” che “non era giunta” a Cana<br />

di Galilea (Gv 2, 4), né alla festa <strong>delle</strong> Capanne (Gv 7, 20), né quando<br />

predicava nel Tempio e volevano arrestarlo (Gv 8, 20), in quel momento<br />

cominciano a scorrere sul quadrante della Storia della Salvezza; passeranno<br />

sul Cenacolo, sul Getsemani, sul Calvario; si fermeranno all’ora<br />

nona, perché dal sepolcro sigillato e glorioso, il tempo diventerà seme<br />

d’eternità, l’ora del perdono sarà sempre presente, ogni attimo sarà spazio<br />

di grazia e di salvezza.<br />

L’“Ora” di Gesù è il compimento perfetto del Progetto di Amore del<br />

Padre; è lo scopo della Sua missione. Gesù l’ha pensata, attesa e vissuta<br />

non come un ospite del “braccio della morte”, con stoicismo o disperazione,<br />

ma con dignità umana e divina: ha provato turbamento e nausea al<br />

solo pensarla, ma l’ha desiderata e affrontata con la certezza che il Padre<br />

era con Lui e che il frutto di quell’ora accettata con obbedienza e amore<br />

sarebbe stato un dono di salvezza per tutta l’umanità.<br />

“Il chicco di grano”<br />

Il pio ebreo, quando pensava ai prodigi compiuti da Dio al tempo<br />

dell’Esodo e lungo i secoli, esclamava con santo orgoglio:“Quale dio è<br />

grande come il nostro Dio?”.<br />

Noi, con maggiore stupore, contemplando la Divina Sapienza incarnata<br />

e crocifissa, non possiamo fare a meno di confessare: “Quale dio si<br />

è fatto piccolo come il nostro Dio”.<br />

Quale dio si è paragonato a un chicco di grano, o meglio, si è fatto<br />

realmente piccolo, indifeso e povero quanto un chicco di grano?<br />

Il Verbo Eterno del Padre ha accettato di essere piccolo seme di frumento<br />

nell’Incarnazione; si è fatto macerare nella passione, si fa mangiare<br />

nell’Eucaristia, è morto sulla croce perché dal Suo marcire germinasse,<br />

nella Risurrezione, la spiga nuova dell’umanità salvata.<br />

Chi vuol “Vedere Gesù”, non ci riesce se non crede, anche per quanto lo<br />

riguarda, nell’energia vitale e nella fecondità vincitrice del seme che muore.<br />

La piccola grande storia del chicco di frumento, nel quale Gesù<br />

s’identifica, rende comprensibili e accettabili quelle Sue sentenze, taglienti<br />

come lame affilate: “Chi ama la sua vita la perde; chi la odia, la<br />

conserva per la vita eterna”.


Davanti ad affermazioni e testimonianze così evidenti, solo gli stolti<br />

possono preferire di chiudersi nello scrigno dorato e mortale del proprio<br />

egoismo.<br />

Scrive Sant’Agostino nel commento al Vangelo di Giovanni (51, 10):<br />

“Grande e mirabile verità, nell’uomo c’è un amore per la sua anima che la<br />

perde, e un odio che la salva. Se hai amato smodatamente, hai odiato; se<br />

hai odiato gli eccessi, allora hai amato. Felici coloro che hanno odiato la<br />

loro anima salvandola, e non l’hanno perduta per averla amata troppo”.<br />

“vedere Gesù”<br />

Finché l’Amore di Dio resta scolpito sulle Tavole di pietra o scritto<br />

nei Libri Sacri, noi, anche avendone conoscenza, non siamo ancora<br />

giunti alla fede, non abbiamo ancora “visto” Gesù.<br />

La Lettera agli Ebrei afferma che Gesù pianse, gridò, pregò, amò,<br />

obbedì, e fu reso perfetto dalle cose che patì.<br />

È vero: la sofferenza affina lo spirito e i sentimenti, purifica la vista<br />

interiore, modella la vita, come il vento leviga le gole dei monti o le dune<br />

del deserto, come lo scalpello tortura la pietra perché diventi un’opera di<br />

gran pregio.<br />

Entrare pienamente nella vita di Dio; vedere il Cristo e i fratelli con<br />

occhi nuovi è la perfezione della fede.<br />

Ogni discepolo che voglia davvero “vedere Gesù”, si strugge per la<br />

difficoltà del limite nel testimoniargli la propria fede, l’adesione a Lui;<br />

soffre e supplica di non riuscire ad esprimere più intensamente abbandono<br />

e fiducia; si rammarica di non sapere accontentare l’Amore, manifestare<br />

la consapevolezza della Sua presenza, la gioia di vivere “in” Lui.<br />

“Vedere Gesù” è costante stupore nel toccare con mano la potenza<br />

della Sua grazia e la fecondità del Suo Spirito che s’irradia attraverso la<br />

pochezza della creatura umana.<br />

“Tutti mi riconosceranno” dice il Signore in Geremia (31, 34): la Sua<br />

promessa sia nostro anelito e nostro impegno, poiché, in Cristo, anche<br />

per noi è “giunta l’ora” di glorificare Dio.<br />

V Domenica di Quaresima 2003<br />

(Pubblicato in Avvenire - 6 aprile 2003)<br />

X Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

2


2<br />

Il tesoro e i vasi di argilla<br />

Messaggio per la Settimana di Preghiera<br />

per l’unità dei Cristiani<br />

Messaggi<br />

La Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani quest’anno si snoda<br />

intorno all’affermazione lapidaria in cui l’apostolo Paolo racchiude<br />

il mistero della straordinaria potenza di Dio, rivelata in Cristo all’uomo:<br />

“Noi portiamo in noi stessi questo tesoro come in vasi di creta” (2Cor<br />

4, 5-18).<br />

Nell’incarnazione del Verbo, Dio ha manifestato la sua gloria, ha<br />

mandato la Sua Luce nel cuore dell’uomo, come nella creazione, per<br />

mezzo dello stesso Verbo, aveva riempito di Luce le tenebre.<br />

Il Signore ha fatto questo perché gli uomini capissero che ciò che è<br />

impossibile all’uomo è possibile a Dio. L’uomo, infatti, da sé è capace<br />

solo di peccare.<br />

Per mezzo di Cristo ci è data la vita, la straordinaria potenza di amare,<br />

dialogare, accogliere, perdonare.<br />

Il mondo ha bisogno dell’amore che viene da Dio, e noi “cristiani” di<br />

tutte le confessioni dobbiamo esserne i portatori e i testimoni.<br />

Purtroppo, sul Volto della Chiesa, oggi, non sono chiaramente visibili<br />

i lineamenti della carità e dell’unità che Cristo vi aveva impresso. Anche<br />

all’interno <strong>delle</strong> singole Chiese vi sono drammi di divisioni, rughe di<br />

ingiustificate chiusure, macchie di ossidate incoerenze, che non permettono<br />

di mostrare il Tesoro che il Padre ci ha dato.<br />

Lo sfregio profondo <strong>delle</strong> divisioni, solo con la potenza dello Spirito<br />

e l’obbedienza alla Parola, è possibile cancellarlo.<br />

Sbagliamo se pensiamo che l’umanità si allontana da Dio ed è nelle<br />

tenebre perché è un covo di mali.<br />

Nel mondo non c’è solo violenza, terrorismo, fame, corruzione, bambini-soldato,<br />

vittime della pedofilia e del lavoro da schiavi; non c’è solo<br />

confusione somma a livello politico, culturale, etico, sociale, religioso.<br />

C’è anche un forte desiderio di cambiamento, di novità, di verità, di<br />

profondi sentimenti di umanità; c’è sete di Dio, di fraternità, di nuova<br />

umanità, di religiosità, di speranza.<br />

Germe e parametro di un mondo nuovo è una Chiesa che si rinnova<br />

incessantemente in Cristo.


Oggi il mondo corrotto, arido, distratto, avido di denaro e di piacere,<br />

squilibrato nella scala dei valori, ingiusto e discriminante nel riconoscimento<br />

dei diritti fondamentali della persona, attende segni di salvezza<br />

da una Chiesa in cui le parole “servizio - padre - fratello - amico - condivisione<br />

- missione - dono” prendono il posto di titoli superati, di distanze<br />

fuori moda, di carriere e promozioni più idonee per altri ambiti.<br />

Si vuole una Chiesa più “vicina”, più presente, più stimolante, più<br />

propositiva, più vigile. Una Chiesa più in cammino e meno sedentaria;<br />

più convinta nella ricerca della comunione, più unita nella realizzazione<br />

dei programmi.<br />

È chiaro che i primi a sentirsi interpellati da queste istanze sono i pastori<br />

di ogni comunità.<br />

Rispetto ai fedeli laici, essi hanno doppio bisogno di grazia, di preghiera,<br />

di formazione teologica, spirituale e pastorale.<br />

Il pastore “buono” che vuole essere alla testa del gregge, è sempre<br />

disposto a operare distacchi e tagli da abitudini preconciliari, a entrare<br />

sempre più in una mentalità di gioiosa gratuità nella fatica e nella<br />

ricompensa; è sempre più prossimo ai giovani, non alle loro mode ed<br />

esigenze; cerca di essere più autorevole nell’annuncio e meno autoritario<br />

nei modi.<br />

Il pastore “buono” fa uscire dall’immobilismo il suo gregge, non con<br />

movimenti disarticolati, ma con sforzi coordinati con le altre membra<br />

del Corpo della Chiesa locale.<br />

Il pastore “buono” non cammina sul tappeto rotante di impostazioni<br />

stantie di una pastorale disattenta ai segni dei tempi, chiusa a qualsiasi<br />

proposta di confronto, unicamente preoccupata di non cambiare nulla e<br />

di non uscire fuori dal proprio recinto.<br />

Il Cristiano è uno a cui è stato dato il dono di conoscere un Dio che<br />

sogna e propone di realizzare ciò che per l’uomo è impossibile. Come<br />

credenti, l’“impossibile”, non solo abbiamo il diritto di sognarlo ma,<br />

per mandato divino e con la forza dello Spirito, abbiamo il dovere di<br />

attuarlo.<br />

Come discepoli del Cristo, venuto a cercare ciò che era perduto, che<br />

non aveva tempo per riposarsi, e si sentiva sazio quando aveva faticato<br />

per evangelizzare, dobbiamo essere costantemente in prima linea: una<br />

frontiera non scelta da noi; dobbiamo lottare fino alla fine, ma non da<br />

soli; dobbiamo annunciare anche in tempo importuno, ma non parole<br />

nostre e non per nostro interesse.<br />

2


2 0<br />

La consapevolezza di avere dentro un Tesoro, deve renderci incapaci<br />

di stare fermi, come non può esserlo chi ha il fuoco in grembo; la<br />

coscienza di essere fragilissimi vasi di terra, destinati a sbriciolarsi al<br />

minimo urto, deve farci sentire la necessità di un rapporto comunionale<br />

perfetto con Dio e con gli uomini.<br />

Se i vasi fanno movimenti impropri e autonomi, è impossibile l’annuncio<br />

del Regno, si perde il Tesoro, diventa incomprensibile il messaggio;<br />

al termine del cammino restano solo cocci.<br />

Se i vasi sono attenti al Tesoro che portano dentro e che devono<br />

condividere con gli altri, faranno di tutto per costruire un rapporto di<br />

rispetto, di comunione, di armonia di movimenti, purché Cristo venga<br />

annunciato e sia Tutto in tutti.<br />

6 gennaio 2003, Solennità dell’Epifania<br />

* * *<br />

Il dovere della pace<br />

Messaggio per la pace<br />

X Mario, Vescovo<br />

Il sibilo dei venti di guerra sembra essersi trasformato ormai in urlo di<br />

sirene che annunciano incursioni.<br />

una guerra voluta a tutti i costi<br />

La volontà di eliminare un “nemico dell’umanità” e di estirpare la<br />

radice del terrorismo, sta scatenando la più imprevedibile e indefinita<br />

<strong>delle</strong> guerre.<br />

Non è esagerato pensare che il lancio del primo missile sarà un accendino<br />

che appiccherà il fuoco in tutte le Nazioni con interminabili azioni<br />

terroristiche.<br />

Come si può chiamare “linea di fermezza” un’indiscutibile volontà di<br />

muovere guerra e di distruggere popolazioni già tanto provate da indicibili<br />

stenti, privazioni e ingiustizie, pur abitando in un Paese dalle risorse<br />

incalcolabili?<br />

Se così non fosse, che senso ha mettere un limite ristretto e frettoloso<br />

al tempo necessario per le ispezioni volute dalle Nazioni Unite? A che


cosa servono i controlli per cercare eventuali arsenali di armi di distruzione<br />

di massa?<br />

Si sa già che il rapporto degli Ispettori, anche se fosse negativo, non<br />

fermerebbe il piano militare dal quale, considerati i miliardi di dollari<br />

spesi per portare in zona di attacco uomini, equipaggiamenti e mezzi,<br />

non si intende tornare indietro.<br />

La fase diplomatica finora percorsa è apparsa un formale corollario rispetto<br />

ai frenetici preparativi di guerra. Ne sono lugubre prova le diverse<br />

migliaia di sacche per cadaveri e bare approntate, gli ordini impartiti di<br />

cremare sul posto i militari uccisi con armi chimiche e batteriologiche.<br />

Ma se gli strateghi pensano che con una settimana di micidiali “fuochi<br />

pirotecnici” concludono la “festa”, il terrorismo internazionale non<br />

aspetta che questa rampa di lancio, per avere diritto ad aprirsi ad azioni<br />

senza fine, senza confini e senza limiti di forme. Infatti, le migliaia di<br />

bombe chimiche e batteriologiche e le tonnellate di antrace e di agenti<br />

chimici che risultano “scomparse” non si sono volatilizzate.<br />

Chi è definito “nemico dell’umanità” non si disarma inimicandosi<br />

l’intera umanità. Se non è lecito ad un dittatore “sfidare il mondo”, non è<br />

consentito nemmeno ad un Capo di Stato mettere in crisi l’unità e l’autorevolezza<br />

del massimo organismo di dialogo e di pace tra le Nazioni.<br />

una medaglia “double face”<br />

Questa guerra è una grande medaglia a due facce o, se si vuole, una<br />

tragedia in due parti. La prima, mostra alcuni Stati Occidentali militarmente<br />

più potenti dei Paesi Arabi, che riempiono gli occhi dei fautori<br />

dell’intervento armato col fascino dell’imponenza dei preparativi bellici.<br />

L’altra, fra non molto, dopo l’inizio del catastrofico “spettacolo”,<br />

mostrerà che i preventivi di guerra tornano: cinquecentomila morti;<br />

novecentomila profughi e l’azzeramento di tutto: affetti, famiglie, progresso,<br />

industria, arte, storia, ordine pubblico, legalità, lavoro, sviluppo,<br />

scuola, futuro.<br />

Guerra giusta e preventiva?<br />

La vita di un dittatore non vale il sangue dell’umanità innocente;<br />

e il terrorismo non si sradica con la guerra, ma ne resta ulteriormente<br />

motivato, diramato e aizzato.<br />

2 1


2 2<br />

Dov’è allora la “guerra giusta”? È giusto ogni sforzo perché siano<br />

rispettati i diritti di ogni persona e della collettività umana.<br />

Che senso ha la “guerra preventiva”? Prevenire la guerra significa evitare<br />

che l’avversario la faccia, non anticiparla, facendola al suo posto.<br />

La pace non è un prezzo, ma un bene<br />

La pace è un bene essenziale, primario, non ipotecabile per nessun debito,<br />

incondizionatamente necessario come l’aria, l’acqua, il vestito, il cibo.<br />

La pace non è il prezzo con cui far pagare ad altri i crimini e l’assolutismo<br />

di chi fa abuso di potere; non può essere compromessa contando i<br />

torti altrui. Se si vuol promuovere la pace, guardando i soprusi dell’uno<br />

e i diritti violati dell’altro, non si può giungere se non alla guerra.<br />

Purtroppo anche quelli che sono contro la guerra, non sempre fanno<br />

un ottimo servizio alla pace. Questa, infatti, se non è un valore che viene<br />

prima e sta al di sopra di ogni ideologia e appartenenza, diventa essa<br />

stessa motivo di divisione.<br />

Non solo pacifisti<br />

Alcuni pensano che la pace si difende con “gazzarre parlamentari”;<br />

altri credono che la pace è possibile se si veste dei colori del proprio<br />

partito; altri si presentano come paladini di pace per allargare il raggio<br />

di simpatia dei propri sostenitori; altri “stolti” lottano per la pace commettendo<br />

violenze inaudite.<br />

La pace non ha bisogno di associazioni o partiti “pacifisti”; non sta né<br />

a destra né a sinistra; non è etichetta esclusiva di questo o di quel gruppo,<br />

perché è un bene universale. Non ha bisogno dei colori di bandiere e striscioni,<br />

perché la sua luce è bianca, è la sintesi di tutti i colori dell’iride<br />

fusi nell’unità. Tutti abbiamo il dovere della pace!<br />

La pace ha bisogno di “pacificatori”, di facitori di pace, di creatori di<br />

atteggiamenti di pace, di costruttori di rapporti e di opere di pace.<br />

Chi crede di aprire la strada alla pace litigando, offendendo o strumentalizzando<br />

circostanze di estrema gravità, ha lo stesso comportamento<br />

di chi ha già mandato al fronte i figli del proprio popolo.<br />

È ora di far prendere coscienza ai “grandi” della terra che il grido dell’umanità,<br />

che invoca “pace”, è infinitamente più potente, autorevole e<br />

degno di rispetto della loro voce.


I credenti invochino la pace<br />

Mentre Diplomatici, Capi di Stato, Organizzazioni Internazionali e<br />

Parlamenti cercano di perseguire la via del dialogo e della reciproca<br />

comprensione, tutti coloro che credono in Dio levino incessantemente,<br />

comunitariamente e in privato, la voce al Signore perché mostri la Sua<br />

Misericordia, seminando nel cuore di coloro che possono decidere le<br />

sorti dell’umanità, convinzioni ed atteggiamenti di giustizia, di pace, di<br />

dialogo paziente, di leale, rispettoso e fiducioso confronto.<br />

I cattolici impugnino l’ “arma” della pace<br />

In tutte le Chiese si facciano veglie, giornate di riflessione sul dovere<br />

della pace, perché il Signore diriga i nostri passi sulla via della pace.<br />

Maria, Regina della Pace, alla quale il mondo intero è stato affidato,<br />

presenti al Padre Celeste l’ “arma” del Rosario, che le mani dei cattolici,<br />

su invito del Santo Padre, elevano al Cielo ogni giorno, per far ricadere<br />

sul mondo la benefica rugiada della pace.<br />

10 febbraio 2003<br />

(Pubblicato in Avvenire - 16 febbraio 2003)<br />

Gesù gridò:<br />

“Tutto è compiuto”.<br />

E l’Angelo disse:<br />

“Perché cercate<br />

tra i morti<br />

Colui che è vivo?”.<br />

X Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong> <strong>delle</strong> Fonti<br />

* * *<br />

Messaggio augurale<br />

in occasione della Santa Pasqua<br />

2 3


2 4<br />

Tutto è compiuto!<br />

L’impero del male<br />

e la sua disfatta,<br />

la vittoria della morte<br />

e il trionfo della vita,<br />

le notti tetre del dolore<br />

e l’alba sofferta della speranza.<br />

In Lui crocifisso e risorto<br />

tutto è già oltre la morte.<br />

Il sangue che bagna deserti e città<br />

ha intriso la sua tunica.<br />

Le lacrime che irrorano la terra arida<br />

hanno già scavato le sue gote.<br />

Il delirio dei capi<br />

e la sete di annientamento<br />

dei geni del male<br />

Lo hanno già sacrificato.<br />

I flagelli <strong>delle</strong> guerre<br />

e le spine dei delitti<br />

Lo hanno martoriato.<br />

In Lui tutto è compiuto:<br />

il pianto <strong>delle</strong> madri<br />

e dei padri desolati,<br />

l’oppressione dei poveri e dei piccoli,<br />

il terrore smarrito degli innocenti.<br />

Tu ora, Divino Risorto, risuscita l’amore,<br />

ribalta il masso di ingiustizia<br />

che grava sul mondo;<br />

attraversa le porte chiuse dei cuori<br />

e riempili del tuo Spirito di Vita.<br />

Escano con te, rinati, dal sepolcro<br />

coloro che in te sperano,<br />

perché tu dia in essi<br />

al mondo la Pace.<br />

X Mario, Vescovo


* * *<br />

Messaggio<br />

alla Comunità Ecclesiale e Civile<br />

di Santeramo in Colle<br />

per la Festa Patronale di S. Erasmo<br />

nel 17° Centenario della sua morte<br />

Il 17° Centenario della morte di Sant’Erasmo chiama la Comunità<br />

Civile ed Ecclesiale di Santeramo a dare al suo grande e amato Patrono<br />

onori degni di una ricorrenza così significativa.<br />

Un Centenario non è una semplice attenzione al numero di secoli passati,<br />

ma un invito a guardare con occhi nuovi il Santo Protettore, quasi<br />

per riscoprirne la figura e a confrontarsi con la genuina devozione <strong>delle</strong><br />

generazioni che ci hanno preceduto.<br />

La devozione al Santo Patrono è una preziosa eredità spirituale lasciata<br />

dagli antenati; un’eredità che i posteri devono custodire e conservare<br />

con il più puro spirito di fede, per trasmetterla alle nuove generazioni<br />

con forti contenuti di sostanziosa religiosità.<br />

Nutro la speranza che il Comitato per i festeggiamenti, sostenuto dalle<br />

direttive dei sacerdoti, con i suggerimenti dei Consigli Pastorali parrocchiali<br />

e della Civica Amministrazione, saprà preparare un programma<br />

degno dell’evento che si apprestano a celebrare.<br />

Il 17° Centenario deve essere occasione propizia per far rinverdire la Tradizione,<br />

spogliandola di tutte le sovrapposizioni che nulla hanno a che vedere<br />

con la natura religiosa dell’evento, dando un’anima al folklore, non preoccupandosi<br />

solo di “ripetere”, ma di far “vivere” e “comunicare” messaggi.<br />

Il momento storico che stiamo attraversando e la drammatica esperienza<br />

di morte, di fame, di sete, di paura, di fughe, di distruzione e di terrore<br />

che tante popolazioni del mondo stando vivendo, devono esortarci a programmare<br />

una festa che eviti gli sprechi, non sia disattenta alle famiglie<br />

che piangono e muoiono, alle migliaia di giovani costretti a fare guerra, alla<br />

crescita della povertà del mondo e alla crisi dei rapporti internazionali.<br />

In questo contesto, come cristiani, siamo chiamati a dare alle feste<br />

patronali un carattere eminentemente spirituale, religioso e caritativo.<br />

È giusto anche godere momenti di sollievo e di divertimento; ma la<br />

gioia della festa non sgorga se non c’è ritorno personale a Dio, riconcilia-<br />

2


2<br />

zione col Padre, pace con i fratelli, solidarietà nei rapporti, implorazione<br />

alla Santissima Trinità per intercessione del protettore Sant’Erasmo, di<br />

pace tra le Nazioni.<br />

Auguro alle singole persone, alle famiglie, alle Istituzioni, alle Comunità<br />

parrocchiali, alla Cittadinanza di Santeramo, che questa solenne<br />

Celebrazione Centenaria sia inizio di un cammino nuovo.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 29 marzo 2003<br />

* * *<br />

Ciuffetti di ovatta<br />

per le piaghe del mondo<br />

Messaggio alle Famiglie<br />

per la Solennità dell’Assunta<br />

X Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo,<br />

la festa dell’Assunta, nel lungo arco dell’estate, mi offre l’opportunità<br />

di un incontro con voi, anche se per mezzo di un messaggio scritto.<br />

La liturgia odierna ci fa contemplare Maria, la Madre di Dio, accolta<br />

nella gloria del paradiso in anima e corpo.<br />

Quella donna è un’umile figlia della nostra umanità che, pur cosciente<br />

della propria pochezza e del martirio che comportava la missione affidatale,<br />

ha accolto ed eseguito con gioiosa disponibilità e amore il progetto<br />

di Dio.<br />

Nell’obbedienza, nel dolore e nella glorificazione di Maria, è prefigurato<br />

il nostro itinerario terreno, e promesso il destino di tutti noi: come<br />

Maria è accolta in cielo dopo essere passata attraverso la grande tribolazione,<br />

così l’umanità, entrata nel Regno attraverso il mistero della croce,<br />

sarà consegnata dal Risorto al Padre Suo.<br />

Il fascino del male<br />

In venti secoli, culti idolatrici, totalitarismi, eresie, scismi, corruzione,<br />

persecuzioni hanno tentato, senza riuscirci, di ostacolare il cammino<br />

della Chiesa, di prevalere su di essa.


Oggi, tra le molte insidie, la più pericolosa viene dall’interno stesso<br />

della Chiesa, da parte di coloro che pur dicendosi credenti in Cristo, si<br />

lasciano sedurre da filosofie nichiliste e libertarie. Costoro, affascinati<br />

da culture senza principi morali, sono incapaci di cogliere il senso profondo<br />

della vita, la grandezza dell’uomo, la dignità inalienabile della<br />

persona, il valore della sofferenza e del sacrificio, la signoria di Cristo,<br />

unico salvatore dell’uomo.<br />

Così, in un mondo in cui domina sovrana la disperazione più spietata,<br />

la violenza senza limiti e fine a se stessa, una depressione psicologica<br />

sempre più contagiosa e dilagante che porta a gesti insani e raccapriccianti<br />

contro l’uomo, la natura, l’arte, il progresso, l’ambiente, tanti cristiani,<br />

invece di essere luce nelle tenebre, si lasciano ingoiare dall’euforia<br />

del male e dalla voracità della morte.<br />

Culture di morte e legge naturale<br />

Purtroppo, stiamo correndo il rischio di assuefarci a gesti violenti che<br />

in passato suscitavano scalpore, sgomento e sdegno. Siamo giunti anche<br />

a esprimere approvazione, giudizi positivi, apprezzamento quando un<br />

genitore “stacca la spina”, un marito uccide la moglie infedele, un figlio<br />

elimina i genitori, una mamma alza la mano contro uno dei frutti del suo<br />

grembo, una persona ritiene di poter liberamente disporre della propria<br />

vita, se è minata dal dolore o legata a una macchina.<br />

Non c’è nulla di eroico in chi si toglie la vita o in chi uccide. Verso<br />

coloro che commettono simili gesti bisogna provare un’infinita compassione,<br />

ma la notizia di una morte volutamente procurata non dà a<br />

nessuno il diritto di farsi giudice o giustiziere, di schierarsi contro o a<br />

favore, di stilare sentenze e condanne nei confronti <strong>delle</strong> persone; e non<br />

è nemmeno un’occasione per ergersi a legislatori di una morale permissiva,<br />

secondo la quale tutto è giusto, buono, possibile.<br />

Il male è sempre oggettivamente male, anche se chi lo compie non<br />

sempre è pienamente colpevole per difetto o mancanza di avvertenza o<br />

consenso.<br />

La legge di natura iscritta nella coscienza di ogni uomo è valida e attuale<br />

in ogni tempo e in tutte le culture e civiltà; e i comandamenti divini<br />

che la confermano e la precisano obbligano i credenti di tutte le latitudini<br />

in qualunque situazione vengano a trovarsi.<br />

2


2<br />

Quinto: non uccidere<br />

Il quinto comandamento ci ricorda che ogni vita umana, sin dal concepimento<br />

deve essere rispettata, perché appartiene a una persona creata<br />

a immagine e somiglianza di Dio e chiamata a partecipare alla Sua stessa<br />

vita.<br />

Nessuno ha il diritto di percuotere, ferire, uccidere, sopprimere, danneggiare<br />

fisicamente la vita altrui e quella propria.<br />

Eccetto il caso di legittima difesa o di estremo rimedio, quando si<br />

deve salvare il bene comune della società civile, mai e a nessuno è lecito<br />

uccidere.<br />

E perché l’affermazione non risulti generica, non è fuori luogo ricordare<br />

che:<br />

– l’interruzione volontaria della gravidanza (aborto), è un vero delitto,<br />

condannato dalla Chiesa con la scomunica di chi lo consiglia, di chi<br />

lo vuole e di chi lo procura, perché è una soppressione di vita umana<br />

innocente;<br />

– l’eutanasia e ogni comportamento che mette fine alla vita di disabili,<br />

malati terminali, sofferenti, è un delitto. Chi chiede per sé la morte o<br />

se la procura, commette suicidio;<br />

– la diagnosi prenatale, se è orientata all’eventualità dell’aborto, è già<br />

volontà di uccidere;<br />

– l’eliminazione degli embrioni umani, in caso di procreazione assistita,<br />

è comportamento abortista, poiché ogni embrione è “persona”<br />

sin dal concepimento ed ha, quindi, diritto di essere difeso nella sua<br />

integrità.<br />

Purtroppo, il comportamento permissivista e amorale di governi laicisti,<br />

ritenuti “progressisti”, genera nell’opinione pubblica la convinzione<br />

che sono impossibili e non accettabili scelte di vita.<br />

Tutto è possibile a chi crede<br />

La realtà, per grazia di Dio, è un’altra! Le testimonianze di amore e<br />

servizio alla vita sofferente sono tante che non basterebbe tutta la pubblicistica<br />

del mondo a raccontarla.<br />

Nelle nostre città ci sono genitori eroici, meritevoli di medaglia<br />

d’oro; disabili obbedienti e felici; sofferenti sereni, dagli occhi dei quali


traspare la luce della speranza che ridonda dal loro cuore; anziani curati<br />

con amore; figlie che, sostenute e incoraggiate dalla saggezza cristiana<br />

di papà e mamma, portano avanti la gravidanza, nonostante un incidente<br />

di percorso; medici e infermieri che, senza accanirsi terapeuticamente,<br />

sono, fino alla fine, a servizio rispettoso e solerte della vita e della persona<br />

sofferente; educatori e insegnanti che con sacrifici e sforzi di ogni<br />

genere cercano di aprire la mente di bambini diversamente abili.<br />

Poiché, quando si parla a chi soffre o del dolore altrui, è facile salire<br />

in cattedra e farsi maestri gratuiti, cedo la parola ai testimoni.<br />

È impossibile dare anche solo un’idea della produzione letteraria di<br />

persone che hanno vissuto sulla propria pelle l’esperienza della sofferenza.<br />

Bastano per tutte solo due testimonianze.<br />

La prima è di uno dei più grandi rappresentanti del movimento culturale<br />

cattolico francese nella prima metà del XX secolo, Emmanuel Mounier,<br />

l’altra è di due fanciulle esperte del soffrire.<br />

Ostie bianche per mani immeritevoli<br />

Mounier, padre del personalismo cristiano, era anche padre di una<br />

bambina colpita da encefalite, irrimediabilmente esclusa dal colloquio<br />

con i genitori e col mondo.<br />

L’esaltazione che egli fa del valore della persona aperta allo spirito<br />

e alla società, la sua lotta alla visione egoistica e individualistica della<br />

società borghese e al materialismo passavano attraverso un doloroso<br />

calvario.<br />

Il giovane Emmanuel, nelle lettere alla moglie, rivela con quali sentimenti,<br />

lui e la sposa devono vivere quella tragedia.<br />

La piccola Françoise non è “solo un pezzetto di carne sciupata”, “un<br />

po’ di vita accidentata”, ma “una piccola ostia bianca che ci supera tutti,<br />

una infinità di mistero e di amore”. “Ogni colpo più duro” è “una<br />

nuova elevazione… una nuova richiesta di amore”.<br />

Mounier vede nella figlioletta la “vocina di tutti i bambini martiri del<br />

mondo” e pensa al “rimpianto” di milioni di uomini che, avendo “perduto<br />

l’infanzia del cuore”, chiedono “come un povero sul ciglio della strada:<br />

voi che avete il vostro amore, le mani piene di luce, voi certo vorrete<br />

farne un dono anche a noi”.<br />

“Dalla mattina alla sera, scrive Mounier, non pensiamo a questo male<br />

come a qualcosa che ci viene tolto, ma come a qualcosa che noi do-<br />

2


2 0<br />

niamo”. “La stessa Mano si posa sulla nostra spalla, ci mostra la miseria<br />

degli uomini, quelli che odiano, quelli che uccidono, quelli che sghignazzano<br />

e quelli che sono odiati, quelli che sono uccisi, quelli che sono<br />

deformati dalla vita e da tutta la durezza dei padroni, e poi ci mostra<br />

questa piccola bambina tutta piena <strong>delle</strong> nostre immagini sull’avvenire.<br />

E non ci dice se ce la prenderà, né se ce la renderà, ma, lasciandoci nell’incertezza,<br />

ci dice dolcemente: datemela per loro”.<br />

“E dolcemente, <strong>insieme</strong>, cuore a cuore, senza sapere se Lei la terrà o<br />

se ce la renderà, noi Gliela daremo.<br />

Perché le nostre povere mani deboli e peccatrici non sono sufficienti<br />

a trattenerla, e solo se l’abbiamo messa nelle Sue Mani abbiamo qualche<br />

possibilità di ritrovarla e siamo sicuri, in ogni caso, che tutto quello<br />

che accadrà, a partire da quel momento sarà buono”.<br />

Ciuffetti di ovatta per le piaghe degli uomini<br />

L’altra testimonianza è della piccola Minou Drouet la quale, segnata<br />

dalla ruvida carezza del dolore, scrive a Pinuccia, un’amica piemontese<br />

cieca, sorda e muta: “Pinuccia, per fare equilibrio al piatto in cui il mondo<br />

ammucchia le sue atrocità, perché la bilancia funzioni normalmente,<br />

è necessario che il piccolo Gesù metta, rannicchiate, sull’altro piatto<br />

molte Pinucce e molte Minou”.<br />

“Io penso che tu e io non siamo venute sulla terra che per essere la<br />

carezzevole fragilità di un ciuffetto di ovatta che accetta di riempirsi<br />

della miseria altrui”.<br />

Tra sofferenza e gloria, nessun paragone<br />

Queste confidenze fiorite su piaghe aperte e sanguinanti del cuore,<br />

non sono uniche: all’ombra della croce di Cristo e alla scuola della Regina<br />

dei martiri, che oggi contempliamo nella gloria, tutto ciò che per<br />

lo spirito del mondo è motivo di disperazione e di morte, si trasforma in<br />

luce di speranza e promessa di gloria.<br />

Davanti all’Icona viva della Vergine Assunta in cielo in anima e corpo,<br />

dopo essere passata in terra per Betlemme, l’esilio, Nazareth, e il<br />

Calvario, comprendiamo più profondamente ciò che Paolo insegnava<br />

ai cristiani di Roma: “Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento<br />

presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere ri-


velata in noi. La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione<br />

dei figli di Dio. … Anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito,<br />

gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del<br />

nostro corpo” (Rom 8, 18-19.23).<br />

Nel formulare gli auguri di serene e ristoratrici vacanze, benedico in<br />

modo speciale gli eroi grandi e piccoli che portano con dignità e spirito<br />

di fede, come silenziosi cirenei, la croce del Cristo per la salvezza del<br />

mondo.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 15 agosto 2003<br />

* * *<br />

Messaggio<br />

per la Giornata di sensibilizzazione<br />

per il sostegno economico alla Chiesa<br />

23 novembre 2003<br />

X Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

Nel giorno in cui la Chiesa Universale celebra la festa di Cristo Re<br />

e del Suo Regno nel quale tutti gli uomini sono chiamati ad entrare, le<br />

<strong>Diocesi</strong> Italiane vivono una “Giornata di sensibilizzazione” sul tema del<br />

“sostegno economico alla Chiesa”.<br />

Forse non tutti sanno che dal 1989 la Chiesa in Italia, per le attività<br />

pastorali e caritative e per il sostentamento di circa 38.000 Sacerdoti, è<br />

affidata totalmente alla sensibilità e alla generosità dei fedeli e <strong>delle</strong> persone<br />

di buona volontà.<br />

Ciò che gli Italiani, con la firma dell’otto per mille a favore della<br />

Chiesa Cattolica e con le offerte deducibili, destinano alla Chiesa, ritorna<br />

a loro stesso beneficio, poiché si trasforma in edifici di culto, centri<br />

parrocchiali, case canoniche; in salvaguardia di beni architettonici e<br />

culturali, in una miriade di strutture e forme di accoglienza, di carità, di<br />

solidarietà, di promozione umana; e, non ultimo, in sostentamento dei<br />

sacerdoti, perché tutti, anche quelli che operano in piccole comunità,<br />

possano vivere dignitosamente, per servire a tempo pieno il popolo di<br />

Dio.<br />

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2 2<br />

Questa vera e propria “chiamata” a contribuire ai bisogni della Chiesa<br />

non risolve solo dei problemi materiali, ma è anche altamente educativa,<br />

perché fa vivere ai fedeli di oggi l’esperienza lasciataci dalle prime<br />

comunità cristiane, quando si metteva tutto in comune o si avvertiva il<br />

dovere di fare collette per aiutare le comunità più povere.<br />

Nella nostra <strong>Diocesi</strong>, con i contributi derivanti dall’otto per mille,<br />

oltre il sostentamento dei sacerdoti e gli interventi caritativi, sono stati<br />

costruiti il complesso parrocchiale dei SS. Pietro e Paolo a <strong>Gravina</strong>, case<br />

canoniche ad <strong>Altamura</strong> e <strong>Acquaviva</strong>, sono state ricostruite e restaurate<br />

chiese di interesse artistico, si sta costruendo il grande complesso parrocchiale<br />

della SS. Trinità ad <strong>Altamura</strong>, si sono dotati molti luoghi di<br />

sistemi di sicurezza, sono stati restaurati organi, si sono aperti o tenuti in<br />

attività strutture di accoglienza.<br />

I benefici che riceviamo, senza dei quali non potremmo far fronte a<br />

nessuna necessità della <strong>Diocesi</strong> e <strong>delle</strong> comunità, devono farci sentire la<br />

responsabilità morale e la sensibilità di fede di informare e di esortare<br />

anche gli altri a destinare a favore della Chiesa Cattolica l’otto per mille,<br />

a fare ogni anno offerte fino a 1.032 euro che possono essere dedotte<br />

nella dichiarazione dei redditi dell’anno successivo.<br />

Mentre ringrazio tutti coloro che, col piccolo gesto di una firma o<br />

con un’offerta che non pesa sul bilancio della propria attività, aiutano i<br />

Vescovi a dare alle loro Chiese le strutture e i servizi di cui necessitano,<br />

e ai sacerdoti una essenziale e dignitosa sicurezza economica, benedico<br />

quanti,nella nostra <strong>Diocesi</strong>, si impegnano per la promozione del sostegno<br />

economico alla Chiesa.<br />

X Mario, Vescovo<br />

* * *<br />

Messaggio<br />

per la Giornata del Seminario<br />

8 dicembre 2003<br />

Gli alberi e le piante <strong>delle</strong> verdi colline di Galilea, visitate da stormi<br />

di volatili nel festoso rigoglio di primavera, per Gesù erano segno della<br />

crescita del Regno di Dio e della Provvidenza del Padre verso i Suoi<br />

figli.


Le schiene ricurve dei mietitori, disseminate tra le messi biondeggianti,<br />

sotto il sole cocente dell’estate, erano per il Maestro immagine<br />

della necessità di molti operai per raccogliere la grande messe del mondo<br />

nel Regno del Padre.<br />

I vigneti carichi di grappoli in attesa dell’autunno, guardati con gli<br />

occhi di Gesù, parlavano dell’intima unione che deve esserci tra Lui e i<br />

Suoi discepoli perché questi portino frutto.<br />

I pascoli e le greggi, la semina e i vari tipi di terreno, il sole e la pioggia<br />

si prestavano a rappresentare bene i pastori della Chiesa, la necessità<br />

dell’unità del popolo di Dio, l’urgenza dell’evangelizzazione.<br />

Nella nostra <strong>Diocesi</strong> è tradizione celebrare in dicembre la Giornata<br />

del Seminario, e a me sembra che anche questa scelta abbia una formidabile<br />

forza evocativa, un forte valore simbolico. Dicembre, per l’agricoltura,<br />

è apparentemente un mese morto, perché non dà segni di risveglio<br />

come la primavera, di fervore di opere come l’estate e l’autunno. Ma che<br />

cosa darebbero queste stagioni senza l’inverno? Come potrebbe vivere<br />

una <strong>Diocesi</strong> se non avesse un luogo e un tempo di formazione?<br />

Il Seminario è la zolla nascosta e silenziosa dove sboccia e si sviluppa<br />

la vocazione e, con essa, la vita della Chiesa.<br />

Il Seminario è il luogo dove coloro che sono chiamati ad essere operai<br />

della messe, pastori del gregge, seminatori della Parola, vignaioli della<br />

Chiesa, fanno discernimento vocazionale, si lasciano plasmare per crescere<br />

come uomini e cristiani, si preparano a svolgere la missione che il<br />

Signore affiderà loro.<br />

Sotto l’aspetto simbolico, dunque, dicembre è il mese più indicato<br />

per celebrare la Giornata del Seminario, perché gli anni che ogni chiamato<br />

trascorre in Seminario, rispetto al ministero sacerdotale che poi<br />

svolgerà, sono come un’operosa stagione invernale che prepara nel silenzio<br />

e nel nascondimento i frutti della vita sacerdotale e del servizio<br />

alla comunità.<br />

La centralità del Seminario nella vita della <strong>Diocesi</strong>, la sua necessità<br />

e importanza tra le strutture essenziali della Chiesa Locale si possono<br />

rilevare facilmente se si considera l’alto impiego di persone e di mezzi<br />

di cui ha bisogno.<br />

I sacerdoti impegnati in Seminario per un gruppetto di ragazzi potrebbero<br />

guidare pastoralmente almeno quattro parrocchie.<br />

In proporzione, la piccola comunità del Seminario ha un numero di<br />

collaboratori volontari superiore a quello <strong>delle</strong> parrocchie. L’impegno di<br />

2 3


2 4<br />

spesa per curare dignitosamente i seminaristi supera di molto il bilancio<br />

di una grande comunità parrocchiale.<br />

In quanto ad assiduità, intensità e molteplicità di cure necessarie allo<br />

sviluppo della personalità umana e alla formazione spirituale di ogni<br />

ragazzo, il Seminario può essere paragonato al reparto intensivo di una<br />

grande casa di cura o a una serra dove si coltivano fiori particolarmente<br />

delicati.<br />

Le conseguenze sono facilmente intuibili: il Seminario ha bisogno di<br />

noi, perché noi abbiamo bisogno del Seminario. Verso il Seminario, Parrocchie,<br />

Famiglie, Istituti, Associazioni, Enti, singole persone, tutti abbiamo<br />

il dovere dell’attenzione, del sostegno, dell’interessamento, della<br />

collaborazione. Senza questa compresenza, senza questa vera e propria<br />

condivisione di impegno vocazionale, il Seminario sarebbe solo un edificio<br />

vuoto e inutile, e le parrocchie sarebbero destinate a non avere più<br />

pastori.<br />

Per grazia di Dio, nella nostra <strong>Diocesi</strong>, c’è un impegno convinto e<br />

costante per l’animazione vocazionale: mi auguro che una crescita di<br />

sensibilità da parte di tutti possa far fiorire tante vocazioni da poter offrire<br />

sacerdoti anche ad altre Chiese Locali, specialmente in terra di missione.<br />

La Vergine Immacolata custodisca e protegga quanti pregano per le<br />

vocazioni e le sostengono anche materialmente, plasmi col suo esempio<br />

il cuore dei seminaristi e dei loro educatori, sostenga con la sua materna<br />

intercessione quanti il Suo Divin Figlio chiama per la Sua messe.<br />

* * *<br />

Natale è una festa seria!<br />

Messaggio per il Natale<br />

X Mario, Vescovo<br />

Natale è una festa seria! È un evento che deve far cadere il mondo in<br />

ginocchio, in un silenzio attonito, pregno di mistero e di interrogativi<br />

interiori.<br />

Si! Natale non è il prodigio sempre nuovo di una vita che germoglia.<br />

È l’inimmaginabile, ma storico evento di Dio che si fa carne, dell’Eterno<br />

che nasce nel tempo, dell’Increato che si fa creatura per riportare a Dio


l’umanità e per ridare agli uomini quello che non possono assolutamente<br />

procurarsi con le loro mani: la dignità di figli di Dio, la Verità che libera,<br />

la libertà vera, la speranza, la via della salvezza e i mezzi per conseguirla.<br />

Purtroppo, chi più chi meno, un po’ tutti ci illudiamo di aver capito<br />

il Natale; per questo non lo viviamo come si conviene o facilmente lo<br />

dissacriamo.<br />

Il Natale che presumiamo di aver capito, non serve, non cambia la<br />

vita, porta molto lontano dal mistero di Betlemme.<br />

Gli addobbi e i prodotti del consumismo occidentale del periodo<br />

natalizio, che si trovano nei centri commerciali e nei supermercati dell’Oriente<br />

non cristiano, sono segno di quale immagine del Natale noi<br />

diamo al mondo.<br />

La “riuscita” di un Natale legata alla percentuale di prenotazioni turistiche<br />

o alberghiere, o di milioni di euro spesi in più o in meno per regali,<br />

abbigliamento, cenoni e veglioni; il divieto inglese di inviare auguri<br />

natalizi con soggetto religioso, dicono quale visione pericolosamente<br />

deformata si ha del grande evento della fede cristiana: Dio entra da uomo<br />

nella storia degli uomini per farli entrare come deificati nella vita di<br />

Dio.<br />

Il villaggio di Betlemme, sonnacchioso e inospitale, refrattario e distratto<br />

oggi si chiama villaggio globale, in cui non c’è posto per l’umanesimo<br />

e tanto meno per il messaggio di speranza e di pace che viene dal<br />

Cristo.<br />

I mali che affliggono la società cristiana e l’intero pianeta sono segno<br />

che il Figlio di Dio nemmeno oggi trova un luogo per nascere.<br />

È da stolti celebrare un Natale spendaccione e godereccio, spensierato<br />

e indifferente mentre il dissesto ambientale compromette l’immediato<br />

futuro della terra; il terrorismo minaccia la convivenza umana; le fasce<br />

sociali più deboli sono sempre più mortificate e penalizzate; il consolidato<br />

uso di droghe sta mostrando effetti devastanti sulla psiche e sulla<br />

sanità fisica di consumatori sempre più giovani; le leggi degli Stati rivelano<br />

un laicismo che va al di là degli stessi argini di natura; l’infanzia,<br />

nel suo germoglio, è aggredita da grembi inospitali o, nel suo sviluppo, è<br />

deturpata da maniaci e criminali.<br />

2


2<br />

Non ha senso festeggiare il Natale, cioè il Cristo che si fa modello<br />

dell’uomo perfetto, se i modelli ai quali ci ispiriamo e i maestri che volentieri<br />

ascoltiamo e seguiamo sono incatenati da ideologie, condizioni<br />

di vita, tendenze e scelte decisamente contrarie al messaggio cristiano.<br />

Un Natale celebrato nella Verità non può non mettere in crisi una società<br />

che si guarda bene dal fare riferimento a Dio, che non ha difficoltà<br />

a manomettere il matrimonio, la famiglia, la fedeltà, la vita, la distinzione<br />

dei sessi, il diritto di professare la propria fede.<br />

È doveroso chiedersi cosa significa fare festa per la nascita di un<br />

Maestro del quale non si accetta la dottrina, di un Re nel cui regno non<br />

ci si ritrova né ci si riconosce. Non è possibile comportarsi come se Dio<br />

non esistesse e celebrare le feste cristiane come se fossero miti o favole,<br />

utili per interrompere la monotonia del quotidiano o per riequilibrare<br />

bilanci.<br />

Se il Natale non lo si celebra nella fede e se da esso non germoglia<br />

niente di nuovo nel cuore e nel comportamento di ognuno… anche quest’anno,<br />

la recita è riuscita!<br />

Non è fuori luogo chiedere ai credenti una maggiore coerenza e a chi<br />

non crede o professa altre fedi, un più riverente rispetto.<br />

Ma è necessario anche evitare che lo sguardo ai grandi problemi del<br />

mondo non ci distragga dalla realtà che ci circonda: la luce del Natale<br />

deve penetrare in tutti gli anfratti della nostra vita personale, sociale,<br />

culturale, civile, politica.<br />

Il Figlio di Dio, da quando ha preso forma umana, è presente in ogni<br />

persona. Chi crede nella Sua venuta, vede il Suo volto anche in un avversario<br />

o interlocutore. Nelle aule parlamentari e consiliari, negli studi radio-televisivi,<br />

nelle redazioni di giornali, nelle rivendicazioni sindacali,<br />

nelle discussioni private, non si lotta per il diritto e la giustizia facendo<br />

linciaggi morali, usando termini offensivi, manipolando la verità, facendo<br />

accuse infondate, perseguendo interessi personali.<br />

L’ingiustizia si combatte con modi “giusti”; la violenza si vince con<br />

la mitezza; la correzione ha bisogno di essere “corretta”.<br />

È compito di chi è nella luce della fede annunziare il Natale con testimonianze<br />

di pace, di rispetto, di solidarietà, di giustizia e di santità di<br />

vita.


Dove Cristo è annunziato e accolto scorrono fiumi di grazia, di carità<br />

e di gioia cristiana; crescono giovani meravigliosi e impegnati; si moltiplicano<br />

famiglie unite e fedeli; ci si impegna a favore degli ultimi e dei<br />

piccoli; si sviluppa un mondo nuovo, mentre all’orizzonte splende e si<br />

alza un nuovo cielo.<br />

La gloria divina<br />

che, in forma umana,<br />

bellamente nascondi,<br />

ancor più la rivela<br />

l’amor che a noi ti dona.<br />

Tu, non solo prodigio<br />

stupendo e sempre nuovo<br />

di vita che germoglia,<br />

ma Amore eterno,<br />

che a me si assomiglia,<br />

perché nel mio volto,<br />

in ogni tempo,<br />

il mondo veda<br />

la Sua presenza.<br />

Tu, vagito flebile<br />

di voce umana<br />

sei del Padre<br />

l’ineffabile Verbo.<br />

Mai io giunga<br />

in fondo a quella grotta,<br />

perché il mistero immenso<br />

* * *<br />

Messaggio augurale<br />

in occasione del Santo Natale<br />

X Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

2


2<br />

che in essa si consuma<br />

non mai finisca di stupirmi.<br />

Unito ai pastori<br />

trasognati e attoniti,<br />

smarrito nello spirito<br />

e in estasi muta,<br />

umilmente ti chiedo<br />

d’immergermi,<br />

in perduto abbandono,<br />

nell’inaccessibile Luce<br />

di una fredda mangiatoia<br />

in cui piange per me<br />

un Dio Bambino.<br />

* * *<br />

Messaggio<br />

per la Festa della Famiglia<br />

X Mario, Vescovo<br />

Carissimi,<br />

la prima Domenica dopo il Natale ci porta a contemplare tra le pareti<br />

della casa di Nazareth la Verginità feconda di una fanciulla, divenuta<br />

Madre di Dio, la tenerezza di Dio fattasi carne nel Bambino Gesù, la<br />

presenza vigile, delicata e operosa di Giuseppe, sposo di Maria: una<br />

famiglia modello alla quale tutte le famiglie cristiane devono guardare<br />

e ispirarsi, per costruirsi secondo il meraviglioso progetto di Dio.<br />

La festa della Santa Famiglia di Nazareth ci chiama non solo a venerare<br />

Gesù, Maria e Giuseppe e ad esaltare il rapporto di amore, di<br />

comunione e di fede che li lega profondamente; ma anche a far “‘festa”<br />

alla “Famiglia”.<br />

Facciamo festa...<br />

alla culla della vita, alla prima cellula della società, al mondo di affetti,<br />

di calore, di scambio di beni che in essa ognuno di noi ha ricevuto;


alla”istituzione” che ci dà un nome, un padre, una madre, dei fratelli e<br />

<strong>delle</strong> sorelle, che ci rende rami fisicamente e spiritualmente fecondi del<br />

grande albero della vita.<br />

Facciamo festa alla famiglia...<br />

scrigno di lacrime segrete, di fatiche sconosciute, di sacrifici nascosti,<br />

di dedizione senza limiti, di eroismi senza medaglie, di fedeltà instancabili.<br />

Facciamo festa...<br />

a un “istituto” oggi in pericolo, indifeso e offeso da pseudo forme di<br />

convivenza, da surrogati propinati da correnti di pensiero e da scelte di<br />

vita prive dei più elementari principi etici.<br />

Facciamo festa alla “famiglia cristiana”...<br />

chiesa domestica, luogo della nascita alla vita soprannaturale e della<br />

prima esperienza di Dio; ambito in cui si vivono tutte le sfaccettature<br />

dell’amore nei rapporti interpersonali; scuola che prepara ad aprirsi alla<br />

comunità e al mondo; vivaio di educazione all’apostolato, alle grandi<br />

scelte della vita, alla scoperta del progetto di Dio e della propria vocazione.<br />

Facciamo festa alla “nostra famiglia”...<br />

per chiederle perdono per i momenti di tensione, per gli egoismi<br />

ingiustificati, per i silenzi che la feriscono, per i dialoghi mancati, per<br />

la generosità appassita, per le gioie che le abbiamo rubato, per tutto<br />

l’amore che non abbiamo saputo darle.<br />

Facciamo festa alla “nostra famiglia”...<br />

riconciliandoci col Signore, con i nostri familiari e parenti, e accostandoci<br />

alla Mensa Eucaristica, perché la gioia sia piena, la comunione<br />

perfetta, la festa vera e senza fine.<br />

Facciamo festa alla “nostra famiglia”...<br />

visitando familiari o conoscenti in lutto, nella sofferenza o in difficoltà;<br />

condividendo sani momenti di gioia con famiglie amiche; dando<br />

inizio a un cammino di incontri con altre famiglie per formarci <strong>insieme</strong><br />

all’impegno cristiano e sociale.<br />

2


2 0<br />

Auguri. Famiglia Cristiana!<br />

La Santa Famiglia di Nazareth sia sempre il tuo rifugio, il tuo punto<br />

di riferimento, la tua maestra di vita.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 27 dicembre 2003<br />

X Mario, Vescovo


Omelia<br />

per l’Ordinazione diaconale di<br />

Don Giovanni Giove 1<br />

Chiesa Matrice di Santeramo in Colle<br />

22 settembre 2002<br />

XXV Domenica del Tempo Ordinario - A<br />

Omelie<br />

Is 55, 6-9<br />

Sal 144<br />

Fil 1, 20-27<br />

Mt 20, 1-16<br />

“O Padre, apri il nostro cuore all’intelligenza <strong>delle</strong> parole del Figlio<br />

tuo, perché possiamo comprendere l’onore di lavorare nella tua vigna<br />

fin dal mattino” (Colletta).<br />

Avevamo proprio bisogno di pregare così! È difficile, infatti, comprendere<br />

con le nostre ristrette vedute umane, un giovane che rinunzia<br />

a progetti propri, a ideali e interessi personali, a hobby, gusti, desideri<br />

propri, a una vita tutta vissuta per sé, per dire: “Eccomi, sono il servo<br />

del Signore! Mi metto totalmente a Sua disposizione!”. Ma Dio, che<br />

è Padre, ci ha donato una Parola piena di luce con la quale possiamo<br />

comprendere la scelta di Giovanni di consacrarsi al Signore e svolgere<br />

nella Chiesa il ministero di diacono.<br />

Siamo grati a Giovanni perché con la sua presenza qui, col suo mettersi<br />

nelle mani della Chiesa, con la risposta che egli dà al Signore, rende<br />

quasi concreta, manifesta, attuale e presente la Parola che il Signore ci<br />

ha data!<br />

1 La presente Omelia, già pubblicata nel n. 2-3-4 2002 di Camminare Insieme, viene<br />

qui riportata dopo essere stata riveduta e corretta dal Vescovo.<br />

2 1


2 2<br />

Vorrei fermarmi con voi, cari fratelli e sorelle, particolarmente sul<br />

brano del Vangelo che è stato proclamato, perché contiene tanti insegnamenti<br />

per il vescovo, per la bella corona di presbiteri qui presenti, per i<br />

diaconi, i ministri istituiti, i seminaristi, per tutta la comunità cristiana,<br />

per ognuno di voi. Vorrei fare <strong>delle</strong> riflessioni semplici, ma coinvolgenti,<br />

per aiutare tutti a comprendere che ognuno è protagonista del brano<br />

del Vangelo che è stato proclamato.<br />

Dice il Vangelo, che il padrone, uscì in diverse ore del giorno a chiamare<br />

operai nella sua vigna: all’alba, alle nove, a mezzogiorno, alle<br />

cinque del pomeriggio. Uscì tante volte per dirci che chi non ha avuto<br />

l’occasione di incontrare il Signore che lo chiamava all’alba o alla prima<br />

ora del mattino, non è dispensato dal chiedersi: “Signore cosa vuoi che<br />

io faccia”! Chi non si è impegnato per Cristo, sin dal mattino della sua<br />

vita, non è condannato a non seguirlo più, non è un viaggiatore che ha<br />

perso l’unico treno, per cui non gli resta che girovagare da sopravvissuto<br />

sfaccendato. Chi non ha avuto la grazia di sentire la voce del Signore che<br />

chiamava al sacerdozio o ad altre scelte di vita, deve prendere atto che il<br />

padrone di casa esce in diverse ore del giorno, perché ogni stagione della<br />

vita è giusta per rispondere. Non c’è un’ora uguale per tutti per dare a<br />

Dio risposte, per convertirsi, per impegnarsi, per cominciare a vivere<br />

una autentica vita cristiana, per seguire Cristo in modo più costante, coerente<br />

e perseverante. Ogni ora è buona.<br />

Francesco d’Assisi, chissà quante volte non ha ascoltato la chiamata<br />

del Signore! Camillo de Lellis, dopo una vita disordinata, peccaminosa,<br />

sbandata, dopo esperienze di delinquenza autentica, ha capito che<br />

Cristo aveva bisogno proprio di lui. Charles de Foucauld, Agostino di<br />

Ippona, e tanti altri fanno parte di una schiera senza fine di chiamati a<br />

tutte le ore.<br />

Nella vita di ogni uomo o donna il Signore passa e invita in tutte le<br />

ore della lunga giornata della nostra breve esistenza; la chiamata, infatti,<br />

non è un evento di un momento, che si allontana nel tempo e non ha nessun<br />

rapporto con il presente.<br />

Il nostro fratello Giovanni, non è stato chiamato solo nel momento<br />

in cui ha scoperto che Dio aveva progettato per lui il sacerdozio; è stato<br />

chiamato ogni giorno, come in questo momento, come per il futuro. La<br />

vocazione, cioè l’invito ad andare, ad entrare e lavorare nella vigna del<br />

Signore è costante. Il Signore chiama continuamente; la chiamata è un<br />

evento di ogni ora della vita.


Questo Signore che esce a tutte le ore, ci fa capire anche che a tutti<br />

deve giungere la chiamata del Signore: nessuno può ritenersi dispensato<br />

dall’andare a lavorare nella vigna del Signore, cioè dal compito, in<br />

quanto figlio di Dio, di annunciare Gesù Cristo.<br />

L’Apostolo Paolo, dopo aver dato la propria testimonianza circa il<br />

rapporto che vive con Cristo, invita i Filippesi a vivere da cittadini degni<br />

del Vangelo. Il padrone di casa, incontrando persone in piazza, li invita<br />

dicendo: “Andate nella mia vigna”. Vorrei sottolineare questo “mia” vigna.<br />

Nella parabola dei vignaioli perfidi che uccidono i servi e, alla fine<br />

anche il figlio del padrone per impossessarsi della vigna, Gesù mette<br />

in evidenza la tentazione e la pretesa dell’operaio di diventare padrone<br />

della vigna.<br />

Nella vigna fatta non di viti e di zolle di terra, ma di uomini, può avvenire<br />

di trasformarsi da servo a padrone. Può succedere al ministro di<br />

Dio, ai collaboratori di una comunità parrocchiale, di dimenticarsi che<br />

si è servi della vigna del Signore. Le conseguenze, quando si pensa così,<br />

anche in modo inconscio, sono veramente disastrose.<br />

Un prete che non fosse disponibile a lasciare un ministero e a prenderne<br />

un altro; un collaboratore in parrocchia che crede di essersi fatto<br />

il suo piccolo mondo e nessuno ci deve mettere mano, non sarebbero<br />

altro che vignaioli che non riconoscono più la voce e i diritti di chi li ha<br />

chiamati e mandati.<br />

Un altro rischio per gli operai della vigna è l’incapacità o il rifiuto di<br />

lavorare <strong>insieme</strong>.<br />

Quante necessità, quante mansioni ci sono nella Comunità cristiana; i<br />

ministeri sono tanti, ma la vigna è una sola, ed è quella del Signore.<br />

“Andate a lavorare nella mia vigna”, dice il Signore; non in mille<br />

orticelli, ma nell’unica vigna! Al termine della giornata, quando il padrone<br />

diede il compenso agli operai, sappiamo che cosa avvenne: furono<br />

pagati tutti alla stessa maniera, pur non avendo lavorato per la stessa<br />

durata. Gli operai della prima ora si lamentano perché gli ultimi hanno<br />

lavorato un’ora soltanto, mentre essi hanno portato il peso e la calura<br />

della giornata. Ma dice il Salmo: “Mille anni sono come il giorno di ieri<br />

che è passato”.<br />

Siamo tutti operai di un’ora soltanto davanti a Dio. Sbagliamo se<br />

pensiamo di accumulare diritti, man mano che si prolunga il tempo di<br />

un servizio o di una permanenza. Sbagliamo se lavoriamo per la ricom-<br />

2 3


2 4<br />

pensa che deve scaturire da quel servizio. Siamo tutti operai di un’ora<br />

soltanto, perché ora per ora siamo chiamati dal Signore e noi possiamo<br />

offrirgli soltanto il momento che stiamo vivendo.<br />

Gesù propone come modelli da imitare gli operai dell’ultima ora; essi<br />

accettano di andare nella vigna, sapendo che con un’ora di lavoro potevano<br />

ben poco sperare come ricompensa. Vanno perché apprezzano<br />

l’onore di essere chiamati, cioè di essere stati oggetto di attenzione, di<br />

fiducia da parte del padrone. Vanno nella vigna con gratuità, per questo<br />

Gesù li presenta come modelli nel servizio del Signore e della Comunità.<br />

“O Padre facci comprendere l’onore di lavorare nella tua vigna”. Essi,<br />

pur lavorando un’ora sola, pur facendo poco, rendono utile e fruttuosa<br />

quell’ora. Quanti insegnamenti per tutti noi, cari fratelli e sorelle! Quanto<br />

tempo sprechiamo, quante cose non facciamo per il Signore e per gli<br />

altri, perché pensiamo che non serve, è tardi.<br />

A Giovanni, al Vescovo, ai sacerdoti, a tutti voi, caro popolo di Dio,<br />

la parola ascoltata chiede, innanzitutto, di scoprire e capire il dono della<br />

gratuità e l’onore della chiamata a lavorare per il Signore.<br />

Lavorare per il Signore significa non soltanto svolgere un servizio,<br />

ma vivere di Lui, per servirlo con amore nei fratelli, tenendo sempre<br />

presente la grande sproporzione che c’tra il servizio che noi prestiamo e<br />

il frutto che otteniamo. Paolo, Apollo, Pietro, zappano, arano, irrigano,<br />

ma è solo Dio che fa crescere.<br />

Diceva giustamente il tuo animatore: “Chi potrebbe ritenersi degno<br />

di essere chiamato dal Signore e svolgere compiti così alti, così rischiosi,<br />

così al di sopra <strong>delle</strong> forze umane?”.<br />

Il Signore ha bisogno della nostra piccolezza, della nostra debolezza,<br />

della nostra incapacità e dei nostri limiti; ma si serve della nostra povertà<br />

per salvare gli uomini, per convertire i cuori. La coscienza lucida della<br />

propria nullità fa sentire un forte bisogno di alimentare il rapporto con<br />

Dio, di vivere in intimità con Lui, di curare una seria, forte, ferma vita<br />

spirituale. Dobbiamo vivere il presente come un istante di eternità; come<br />

ha detto Paolo: “in Cristo, con Cristo e per Cristo”, “Per me vivere<br />

è Cristo”. Solo così, chi è chiamato da Dio ad essere suo ministro nella<br />

Chiesa, può esortare autorevolmente i fratelli, come ha fatto oggi Paolo:<br />

“Fratelli, comportatevi da cittadini del cielo e cercate di imitare me,<br />

come io cerco di imitare Cristo”.


* * *<br />

Omelia<br />

per la Messa Crismale<br />

Concattedrale di <strong>Gravina</strong><br />

16 aprile 2003<br />

Saluto iniziale<br />

Is 61, 1-3.6.8-9<br />

Sal 88<br />

Ap 1, 5-8<br />

Lc 4, 16-21<br />

La pace sia con voi!<br />

La pace di Cristo sia con voi, cari fratelli nell’Ordine del Presbiterato<br />

e del Diaconato. Oggi, <strong>insieme</strong> ai Presbiteri e ai Diaconi di tutto il<br />

mondo celebrate l’Istituzione del Sacramento dell’Ordine e ringraziate,<br />

<strong>insieme</strong> col Vescovo, Cristo Sommo Sacerdote, per il dono ricevuto. Mi<br />

è gradito cogliere questo momento per esprimervi il mio affetto, la mia<br />

stima, la mia riconoscenza per quello che siete e per ciò che fate.<br />

La pace di Cristo sia con voi, familiari e assistenti dei Sacerdoti, e sia<br />

apportatrice di doni di grazia e di salute per il bene che fate agli Unti del<br />

Signore.<br />

La pace di Cristo sia con i Sacerdoti malati e anziani, che, a causa<br />

della loro infermità ci fanno dono del sacrificio della sofferenza e dell’assenza<br />

forzata.<br />

Sia pace a voi, Religiosi e Consacrate, Seminaristi, Ministri Istituiti<br />

e Operatori Pastorali, e a voi, Famiglie e Comunità Parrocchiali rappresentate<br />

da questa assemblea.<br />

Il Vescovo, i Sacerdoti e i Diaconi vi ringraziano per l’onore che oggi<br />

voi date loro con la vostra partecipazione e per la preghiera che elevate<br />

al Signore perché siano fedeli e degni della vocazione ricevuta.<br />

In questa solenne Concelebrazione preghiamo in modo speciale per il<br />

Santo Padre, perché il Signore lo sostenga a lungo per guidare la Barca<br />

di Pietro nel mare tempestoso del tempo presente, e uniamoci al grande<br />

anelito del suo cuore per chiedere al Padre Misericordioso, per interces-<br />

2


2<br />

sione di Maria, la pace tra le Nazioni e un mondo basato sulla giustizia,<br />

sul diritto e sulla solidarietà.<br />

Omelia<br />

Carissimi fratelli e sorelle,<br />

“Grazia a voi e pace da Gesù Cristo, il Testimone Fedele”. “A Colui<br />

che ci ama… che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il Suo Dio e<br />

Padre”, in questo solenne evento di Chiesa, la gloria, l’onore, la benedizione<br />

da tutto il Popolo di Dio qui radunato in santa assemblea, dai Diaconi,<br />

dai Presbiteri e dal Vescovo che, in persona di Cristo, la presiede.<br />

Tre grandi segni rendono “unica”, significativa, felice questa Celebrazione:<br />

• la presenza di tutto il Presbiterio Diocesano e di una folta rappresentanza<br />

del Popolo di Dio intorno al Vescovo, segno di unità e icona<br />

visibile di Cristo servo, capo, sacerdote e maestro;<br />

• il rito della benedizione degli oli, segni di allegrezza, di forza, di santificazione<br />

e dell’amore misericordioso della Trinità;<br />

• la rinnovazione <strong>delle</strong> promesse che noi Sacerdoti abbiamo fatto nel<br />

giorno in cui Cristo, per un misterioso disegno di amore, ci ha resi<br />

partecipi del Suo sacerdozio e della Sua missione di salvezza.<br />

La Messa del Crisma<br />

La Messa del Crisma, nella Settimana Santa, è una piccola-grande<br />

oasi di gioia, di gratitudine, di esultanza di tutta la Chiesa, che ci riporta<br />

a quell’ora satura d’intimità, d’intensa spiritualità, di segni misteriosi,<br />

vissuta da Gesù con i Discepoli nel Cenacolo, nel mezzo di giorni carichi<br />

di tensioni drammatiche, di dispute, di concitate decisioni del Sinedrio,<br />

di tradimento.<br />

Oggi la Chiesa esulta per i mezzi di salvezza e di misericordia che<br />

riceve dal Suo Signore nel segno degli Oli benedetti.<br />

Oggi i Presbiteri e i Diaconi, come rivoli che risalgono verso la Sorgente<br />

che è Cristo, si sono radunati intorno al Vescovo, il fratello scelto, nonostante<br />

la sua pochezza, ad essere successore degli Apostoli e segno sacramentale<br />

di Cristo in questa Chiesa Particolare, per vivificare la volontà di<br />

mantenere fede agli impegni presi nel giorno dell’ordinazione e per riscoprire<br />

in modo nuovo la immensurabile grandezza del dono ricevuto.


L’Olio per il Crisma e il balsamo, che, <strong>insieme</strong> all’Olio per gli Infermi<br />

e all’Olio per i Catecumeni, saranno introdotti nell’assemblea con<br />

solenne processione, possono aiutare Presbiteri, Diaconi e Fedeli a comprendere<br />

meglio il grande mistero che avvolge ogni Ministro Ordinato.<br />

La mescolanza, che il Vescovo farà, del balsamo con l’olio, non esprime<br />

solo l’unione inseparabile della Divinità e dell’Umanità di Gesù; non è soltanto<br />

segno della duplice condizione dell’uomo decaduto e redento da Cristo.<br />

Il balsamo che scende nell’olio e lo trasforma in unguento profumato,<br />

in Crisma di salvezza, è anche segno del rapporto tra Cristo e il Ministro<br />

Ordinato. Col Sacramento dell’Ordine Sacro, siamo stati investiti del<br />

sacerdozio di Cristo per diventare strumenti vivi di salvezza.<br />

Il Vescovo, alitando tre volte in forma di croce, sull’olio che ha ricevuto<br />

il balsamo, vuol ricordare ai suoi collaboratori nel ministero e<br />

al popolo di Dio che il potere di consacrare e di santificare ci viene dai<br />

meriti di Cristo e dalle Tre Persone Divine, e non da forza umana.<br />

Ma c’è un altro significato che non deve sfuggirci, specialmente in<br />

questo giorno in cui rinnoviamo le promesse fatte al Signore: il balsamo<br />

che si dona all’olio per profumarlo, è un richiamo forte per ogni Presbitero<br />

e Diacono a diffondere tra i fratelli, con la fedeltà al dono ricevuto,<br />

il profumo di Cristo.<br />

L’Eucaristia, balsamo del cristiano<br />

Il momento massimo in cui il balsamo di Cristo si amalgama con<br />

l’olio della nostra umanità e la trasforma è l’incontro quotidiano con<br />

l’Eucaristia.<br />

Il Santo Padre, in questo Giovedì Santo non ha inviato una lettera ai<br />

Sacerdoti; ma, poiché ricorre il XXV del Suo Pontificato, ha voluto donare<br />

a tutta la Chiesa un’Enciclica sull’Eucaristia.<br />

Desidero consegnarvela personalmente per dirvi quale e quanto bisogno<br />

abbiamo tutti di andare alla scuola dell’Eucaristia, di confrontarci<br />

con l’Eucaristia, di rivedere il nostro rapporto personale e ministeriale<br />

con l’Eucaristia.<br />

Il Papa si domanda: “Gli Apostoli che presero parte all’ultima cena<br />

capirono il significato <strong>delle</strong> parole uscite dalle labbra di Cristo? Forse<br />

no!” (n. 2).<br />

Gli apostoli, non avendo ancora vissuta l’esperienza del mistero pasquale,<br />

poiché non avevano ricevuto il dono dello Spirito, non erano in<br />

2


2<br />

grado di capire che Gesù, nel cenacolo, anticipava sacramentalmente gli<br />

eventi che stavano per verificarsi; non compresero che il Maestro consegnava<br />

nelle loro mani l’attualizzazione del mistero pasquale, perché fosse<br />

contemporaneo nei secoli. Non capirono che quel pane e quel calice erano<br />

segni reali della Sua presenza salvifica nella comunità dei fedeli, non semplice<br />

evocazione della cena, ma ri-presentazione sacramentale della Sua<br />

passione, morte e resurrezione; memoriale della Sua obbedienza, del Suo<br />

amore, del Suo sacrificio, per la salvezza di tutti, fino al Suo ritorno.<br />

L’Eucaristia, comunione con Cristo<br />

E noi, dopo venti secoli, quale comprensione abbiamo dell’Eucaristia?<br />

Siamo consapevolmente coscienti che ogni volta che mangiamo di<br />

questo pane e beviamo a questo calice, non assumiamo un cibo metaforico,<br />

simbolico, ma la Sua Carne e il Suo Sangue, alimento di vita eterna,<br />

primizia della futura pienezza di vita? Sperimentiamo ciò che dice Sant’Efrem:<br />

“Colui che lo mangia con fede, mangia Fuoco e Spirito?”.<br />

Nella Comunione Eucaristica noi riceviamo Cristo, e Cristo riceve<br />

noi. Si realizza la promessa di Gesù del suo rimanere in noi e del nostro<br />

dimorare in Lui.<br />

Noi, che siamo molti, in Lui e con Lui diventiamo un solo corpo<br />

(1Cor 10, 17). È così che “la forza generatrice di unità del Corpo di<br />

Cristo costruisce la Chiesa”; così si “crea la comunità fra gli uomini” e<br />

si compiono “con sovrabbondante pienezza gli aneliti di unità fraterna<br />

che albergano nel cuore umano” (n. 24).<br />

Attenzione, però! La Celebrazione Eucaristica non avvia la comunione,<br />

ma la presuppone, la consolida, la perfeziona.<br />

Non ci si può accostare all’Eucaristia per celebrarla o riceverla se non<br />

c’è la comunione invisibile di fede, di grazia, di carità con le Tre Persone<br />

Divine e con la Chiesa.<br />

Ma se la comunione invisibile è un dovere, non lo è meno la comunione<br />

visibile.<br />

L’Eucaristia, comunione con la Chiesa<br />

“L’Eucaristia, essendo la suprema manifestazione sacramentale della<br />

comunione nella Chiesa, esige di essere celebrata in un contesto d’integrità<br />

dei legami esterni di comunione” (n. 38).


“Il sacrificio eucaristico, pur celebrandosi sempre in una particolare<br />

comunità, non è mai celebrazione di quella sola comunità…” (Congregazione<br />

per la Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi, AAS (1993/1994).<br />

“Deriva da ciò che una comunità veramente eucaristica non può ripiegarsi<br />

su se stessa, quasi fosse autosufficiente, ma deve mantenersi in<br />

sintonia con ogni altra comunità cattolica. La comunione ecclesiale dell’assemblea<br />

eucaristica è comunione col proprio Vescovo e col Romano<br />

Pontefice. Il Vescovo, in effetti, è il principio visibile e il fondamento<br />

dell’unità della sua Chiesa Particolare. Sarebbe pertanto una grande<br />

incongruenza se il sacramento per eccellenza dell’unità della Chiesa<br />

fosse celebrato senza una vera comunione con il Vescovo” (n. 39).<br />

I segni della fede e della comunione<br />

La fede nella presenza reale del Cristo, e la comunione visibile con<br />

tutta la Chiesa, durante la celebrazione, emergono anche dalla cura che<br />

sacerdote e comunità hanno per la liturgia.<br />

Gesù volle che la grande sala per consumare la cena pasquale fosse<br />

preparata in modo accurato e con sensibilità liturgica.<br />

“Le Norme liturgiche, scrive il Papa, sono un’espressione concreta<br />

dell’autentica ecclesialità dell’Eucaristia”, perciò devono essere “osservate<br />

con grande fedeltà” (n. 52).<br />

La liturgia non è mai proprietà privata di qualcuno, né del celebrante,<br />

né della comunità.<br />

“Il sacerdote che celebra fedelmente la Messa secondo le norme liturgiche<br />

e la comunità che a queste si conforma, dimostrano in un modo<br />

silenzioso ma eloquente, il loro amore per la Chiesa” (n. 52).<br />

Il mistero affidato alle nostre mani “è troppo grande perché qualcuno<br />

possa permettersi di trattarlo con arbitrio personale” (n. 52).<br />

La grande responsabilità che ci è stata affidata di compiere il sacrificio<br />

“in persona di Cristo”, non “a nome” di Lui, né “in vece” Sua,<br />

ma sacramentalmente identificati al Sommo Sacerdote, deve portarci a<br />

lasciarci sopraffare dal mistero, deve farci sentire come Mosè sul Sinai o<br />

nella Tenda del Convegno, come Cristo nel cenacolo o “innalzato” sulla<br />

croce.<br />

Particolarmente nella Celebrazione Eucaristica dobbiamo sentire il<br />

tormento del limite, il tormento dell’artista che non riesce a superarsi,<br />

per esprimersi meglio; la sofferenza di non essere capaci d’immedesi-<br />

2


2 0<br />

marci sempre più profondamente col mistero di amore e di obbedienza<br />

che rendiamo presente. Il Papa ci propone come modello da imitare:<br />

Maria di Betania. Ella non ha temuto di “sprecare” il suo prezioso nardo<br />

per esprimere il suo stupore adorante davanti a Gesù; ed è stato proprio<br />

quel gesto che ha permesso al Maestro di annunciare l’imminente evento<br />

pasquale.<br />

Nella Celebrazione Eucaristica, parole, gesti, segni, simboli sono<br />

sensori di fede, vie di comprensione del mistero, prova che il celebrante<br />

è consapevole di essere alla testa di un popolo che cerca Dio, e segno visibile<br />

ed efficace del Cristo mediatore, che ama il Suo popolo, lo educa e<br />

lo nutre con i Suoi doni.<br />

Se leggiamo alla luce di queste verità alcune scelte e certi modi di<br />

pensare e di comportarci quando presediamo l’Eucaristia, forse potremmo<br />

giungere a chiederci qual è la nostra fede nell’Eucaristia.<br />

Il celebrante che è consapevole della Divina reale presenza, mostra<br />

necessariamente una serie di attenzioni e premure, di sensibilità liturgiche<br />

e di osservanze di norme, che vanno dalla cura della suppellettile,<br />

alla conversione del cuore. Il Santo Padre dice che nulla mai “potrebbe<br />

bastare, per esprimere in modo adeguato l’accoglienza del dono che lo<br />

Spirito Divino continuamente fa alla Chiesa-Sposa” (n. 48).<br />

È segno di fede e di amore a Cristo-Eucaristia:<br />

• prepararsi alla Messa come alla celebrazione di un evento;<br />

• rispettare le norme canoniche e liturgiche riguardanti la celebrazione;<br />

• avere grande cura della mensa, dei vasi sacri, dei libri liturgici, dei<br />

paramenti;<br />

• dare un’anima ai segni, perché parlino all’assemblea e l’aiutino a incontrare<br />

il Signore: il segno di croce, la genuflessione, la dizione, il<br />

modo di dare l’Eucaristia, di muoversi;<br />

• sentire l’obbligo morale di rispettare le norme circa il numero <strong>delle</strong><br />

messe, il numero d’intenzioni, le messe con intenzioni cumulative, il<br />

dovere di non trattenere ciò che deve essere consegnato per binazioni<br />

e messe con più intenzioni.<br />

L’Eucaristia, sorgente di santità e di unità<br />

Se ogni Messa ci coinvolge spiritualmente, ci immette in un tenero dialogo<br />

con Dio, e ci fa condividere i sentimenti di amore, di obbedienza e di


umiltà che furono in Cristo Gesù, è impossibile alimentare atteggiamenti di<br />

durezza, di freddezza, di distanza, di pregiudizio nei confronti dei fratelli.<br />

L’Eucaristia autenticamente celebrata spinge alla carità, alla santità,<br />

allo zelo pastorale, alla comunione presbiterale, all’unità ecclesiale, all’obbedienza<br />

disponibile e gioiosa.<br />

Dipende da noi vanificare la potenza rinnovatrice del Sacrificio Eucaristico<br />

con celebrazioni fredde, formali, rituali, esteriori, con attaccamenti<br />

a orgogliose prese di posizione, a sterili chiusure. È imperdonabile<br />

non prendere atto che, se non ci lasciamo convertire, plasmare e<br />

rinnovare dal sacrificio che celebriamo, non possiamo essere nemmeno<br />

strumenti di salvezza per il popolo di Dio. È l’Eucaristia vissuta in prima<br />

persona che forma apostoli santi.<br />

Un’abituale, volontaria inosservanza di doveri pastorali, di adempimenti<br />

giuridici, di obblighi di ufficio è una implicita dichiarazione di<br />

non avere interesse per il proprio cammino di perfezione, è la scelta di<br />

non voler vivere nella fedeltà tutti i propri doveri morali e pastorali.<br />

Ma una simile scelta sarebbe anche un’autocondanna a non gustare<br />

più la gioia di essere sacerdote e pastore, guida e sostegno, medico e<br />

maestro, fratello e apostolo dei propri fratelli all’interno della propria<br />

comunità ecclesiale.<br />

Il Santo Padre ci ha donato un’Enciclica con l’intento di risvegliare,<br />

particolarmente in noi Sacerdoti, lo stupore dei discepoli di Emmaus,<br />

ogni volta che, per la potenza dello Spirito rendiamo realmente presente<br />

il Cristo Crocifisso e Risorto nei segni del pane e del vino.<br />

Ci aiuti il Suo dono a vivere intensamente ogni Eucaristia, a celebrarla<br />

interiormente, a condividerla spiritualmente, a parteciparla vitalmente,<br />

perché sia trasformata la nostra vita, siano abbattute le barriere,<br />

siano animate dalla speranza le fatiche apostoliche, le prove, l’impegno<br />

missionario, e noi prendiamo sempre più coscienza della grandezza, della<br />

profondità, dell’altezza del dono ricevuto, di essere, cioè, i portatori<br />

dell’amore di Cristo agli uomini del nostro tempo.<br />

Maria, “donna eucaristica”, “primo tabernacolo della storia”, per<br />

“aver offerto il suo grembo verginale per l’incarnazione del Verbo di<br />

Dio” (n. 55) ci sia madre, maestra e modello ogni volta che raduniamo<br />

i fratelli alla Mensa Eucaristica per condurli “alla tavola del cielo nella<br />

gioia dei santi” (San Tommaso D’Aquino).<br />

(Pubblicata in Avvenire - 20 aprile 2003)<br />

2 1


2 2<br />

* * *<br />

Omelia<br />

per il 90° Anniversario di istituzione<br />

<strong>delle</strong> Parrocchie di<br />

S. Maria della Consolazione - S. Nicola<br />

S. Teresa - SS. Trinità<br />

in <strong>Altamura</strong><br />

Cattedrale di <strong>Altamura</strong><br />

11 maggio 2003<br />

IV Domenica di Pasqua - B<br />

At 4, 8-12<br />

Sal 117<br />

1Gv 3, 1-2<br />

Gv 10, 11-18<br />

Le Comunità parrocchiali di S. Nicola, di Santa Teresa, della SS. Trinità<br />

e di Santa Maria della Consolazione sono quattro sorelle gemelle,<br />

quattro figlie nate nel 1913: ora hanno 90 anni, ma non si sono invecchiate;<br />

anzi, in questi nove decenni, sono cresciute per numero, estensione<br />

territoriale; sono cresciute soprattutto nell’impegno pastorale e<br />

missionario.<br />

In questo anno, stanno cercando di cogliere questa ricorrenza, per<br />

prendere coscienza di che cosa significa essere Comunità parrocchiale;<br />

e in questi mesi, si sono fermate a riflettere sulla loro storia, sulla identità<br />

della parrocchia e sulla sua missione.<br />

Avete riflettuto sulla parrocchia come Comunità che educa, che annunzia,<br />

che celebra e che testimonia la carità.<br />

L’attività primaria della parrocchia è annunziare ad ogni uomo o<br />

donna Gesù Cristo morto e risorto. Il centro, il cuore, il culmine di<br />

ogni Comunità cristiana è la celebrazione dell’Eucaristia, particolarmente<br />

nel Giorno del Signore. Ma la vita della Comunità parrocchiale<br />

non si esaurisce nella Messa festiva, come l’impegno personale di ogni<br />

cristiano non consiste soltanto nella partecipazione alla Messa, la domenica.<br />

Quella partecipazione è autentica e quella riunione liturgica di<br />

tutta la Comunità è vera, è viva, quando da ogni Eucaristia scaturisce il


isogno di testimoniare il Vangelo con la vita, particolarmente vivendo<br />

il comandamento dell’amore.<br />

Vi siete incontrati in questi mesi per riflettere sul ruolo dei laici nella<br />

vita pastorale della parrocchia e sul rapporto tra la parrocchia e i gruppi,<br />

i movimenti, le associazioni e ogni tipo di aggregazione ecclesiale.<br />

Oggi le quattro gemelle sono nella casa della loro Madre. È bella anche<br />

questa coincidenza della Festa della Mamma con questa celebrazione,<br />

perché le quattro parrocchie di S. Nicola, S. Teresa, della S.S. Trinità<br />

e della Consolazione sono nate proprio dallo smembramento della Comunità<br />

della Cattedrale, ed oggi si sono radunate qui quasi per celebrare<br />

i 90 anni di maternità della Cattedrale e per ringraziare il Signore, i Sacerdoti,<br />

i Religiosi, le Religiose, i laici impegnati, gli operatori pastorali<br />

che in questo lungo cammino hanno lavorato nelle singole Comunità.<br />

Ma questa celebrazione non è soltanto un momento celebrativo, quasi<br />

un punto d’arrivo: è un momento di partenza, per riprendere il cammino<br />

con un più vivo zelo missionario.<br />

Oggi è la domenica del Buon Pastore e la Giornata Mondiale di Preghiera<br />

per le Vocazioni e, come in ogni ambiente di festa, ci sono fari e<br />

luci, che rendono quasi visibile il clima di festa. La luce che illumina la<br />

festa <strong>delle</strong> quattro Comunità sono la Parola di Dio che abbiamo ascoltato<br />

e il Messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale <strong>delle</strong> Vocazioni.<br />

Il tema della Giornata Mondiale <strong>delle</strong> Vocazioni è preso dalla<br />

Scrittura: “Ecco il mio servo che io ho scelto”. Sono parole di Isaia che si<br />

riferiscono al Cristo, il Servo per eccellenza.<br />

Alla luce della Parola di Dio e <strong>delle</strong> riflessioni del Santo Padre, vediamo<br />

che cosa è la parrocchia.<br />

San Giovanni, nella seconda lettura, ci ha detto che la parrocchia è<br />

la casa, nella quale i figli di Dio, resi tali dal Battesimo, man mano che<br />

vanno avanti nella vita e nel cammino di fede, prendono sempre più coscienza<br />

del dono ricevuto e <strong>delle</strong> conseguenze che esso comporta. Una<br />

verità, che forse ci siamo troppo abituati a sentire ripetere, che crediamo<br />

di avere capito, sulla quale forse troppo poco ci fermiamo a riflettere,<br />

per renderci conto di chi siamo veramente.<br />

Noi, ci ha detto Giovanni nella seconda lettura, siamo i figli di Dio,<br />

e lo siamo realmente. E che cosa significa essere realmente figli, non<br />

ancora lo abbiamo capito, né lo comprenderemo finché siamo in terra,<br />

perché abbiamo bisogno della luce speciale che il Signore ci darà quando<br />

saremo per sempre con Lui nella gloria.<br />

2 3


2 4<br />

La parrocchia è la casa dove abitano i figli di Dio: ecco perché è famiglia<br />

di famiglie.<br />

La parrocchia, ci ha detto Gesù nel Vangelo, è l’ovile, di cui Egli è<br />

il Pastore: il Pastore bello, il Pastore vero, il Pastore per eccellenza, il<br />

Pastore che è bello ascoltare, il Pastore dal quale è bello essere chiamati<br />

per nome, il Pastore che conosce le sue pecore una per una, e conosce la<br />

voce di ognuna. La parrocchia è l’ovile, nel quale le pecore imparano a<br />

conoscere la voce del Cristo.<br />

Come è bella questa presentazione che Gesù fa di tutti coloro che<br />

credono in lui! È vero che Egli ci conosce uno per uno; è vero che Egli<br />

conosce la nostra storia, il nostro nome, i nostri pensieri, i nostri sentimenti.<br />

Ma noi conosciamo la sua voce? Quanti si illudono di conoscere<br />

il pensiero di Cristo! Quanti si fanno del Cristo un’idea tutta loro, e della<br />

vita cristiana un’immagine a proprio uso e consumo. Quanti cristiani<br />

ritengono di potersi dire tali, pur non facendo nulla di quello che Gesù<br />

Cristo chiede, non avendo nessun desiderio di conoscerlo.<br />

I parrocchiani, prima di partecipare alla Messa, di pregare, di usare<br />

l’acqua santa, di partecipare alle processioni, di esprimere tutte le loro<br />

devozioni, di andare ai Santuari, devono sentire il bisogno di conoscere<br />

Gesù e il Vangelo.<br />

Uno dei primi peccati che, come cristiani, facciamo, e del quale dovremmo<br />

accusarci ogni volta che ci confessiamo, è che non abbiamo<br />

sentito abbastanza il bisogno di far parlare il Signore nella nostra vita, di<br />

metterci in ascolto della Parola di Dio.<br />

La Parrocchia è l’ovile, nel quale ci si nutre del corpo e del sangue di<br />

Cristo. Ci ha detto Gesù nel Vangelo: “Io do la mia vita per le mie pecorelle”,<br />

e la do per gli uomini di tutti i tempi, con lo stesso amore, con la stessa<br />

generosità, con la stessa obbedienza con cui l’ho data sul Calvario.<br />

La parrocchia è la casa, dove Cristo manda coloro che credono in Lui.<br />

Ci ha detto nel Vangelo: “Ho altre pecore, che non sono di questo ovile;<br />

bisogna che anche quelle io conduca nell’ovile”.<br />

Questo era vero al tempo di Gesù; è vero in tutti i tempi. Cristo, oggi,<br />

per chiamare le pecore che non fanno parte del suo ovile, ha bisogno di<br />

noi. Come ha mandato Pietro e gli altri Apostoli, così oggi manda noi.<br />

La parrocchia non è soltanto la casa che mi forma, è anche il luogo che<br />

mi prepara, perché io diventi apostolo in mezzo agli altri.<br />

Il Papa, nel suo Messaggio, ha scritto che la parrocchia è “luogo del servizio”.<br />

Ogni essere umano “è servo naturalmente”, perché tutto quello che


abbiamo non ci appartiene. Tutto abbiamo ricevuto: tutto dobbiamo valorizzare.<br />

La parrocchia, come luogo del servizio, deve formare a servire.<br />

La parrocchia è il terreno dove devono fiorire le vocazioni; è la casa<br />

dove si scopre che cosa il Signore vuole da ognuno, che cosa ognuno<br />

deve fare nella comunità.<br />

La parrocchia è stata definita: “Famiglia di famiglie”, per indicare lo<br />

spirito di comunione, di cordialità, di accoglienza che ci deve essere in<br />

ogni comunità. Ma credo che è tempo che la parrocchia diventi “Famiglie<br />

per la famiglia”, famiglie per l’annuncio. Non più persone singole, di questa<br />

o quella famiglia, a disposizione del parroco, ma la famiglia al completo<br />

impegnata nei diversi compiti e servizi. La famiglia, oggi, deve andare<br />

incontro alle famiglie, perché tutte entrino nell’ovile di Cristo; perché, come<br />

scrivevo in qualche documento di questi anni, oggi la “pecorella smarrita”<br />

dell’ovile di Cristo non sono le singole persone, ma è la famiglia.<br />

L’augurio e la preghiera che faccio alle quattro Comunità parrocchiali<br />

e alla Comunità della Cattedrale, che ne è stata Madre, è che questo<br />

90° segni l’inizio di un cammino nuovo, perché ogni parrocchia diventi<br />

sempre più come Cristo la vuole, perché si senta chiamata ad essere lievito<br />

vivo e luce abbagliante per la società del terzo millennio.<br />

* * *<br />

Omelia<br />

per l’Ordinazione Diaconale di<br />

Don Nunzio Falcicchio<br />

Cattedrale di <strong>Altamura</strong><br />

18 maggio 2003<br />

V Domenica di Pasqua - B<br />

At 9, 26-31<br />

Sal 21<br />

1Gv 3, 18-24<br />

Gv 15, 1-8<br />

Come Israele, quando saliva al Tempio era accolto dalla grande vite<br />

scolpita sul frontone del Tempio, simbolo del popolo dell’Antico Testamento,<br />

così l’assemblea liturgica della V Domenica di Pasqua è accolta<br />

dall’icona della vite descritta da Gesù nel Vangelo.<br />

2


2<br />

Nell’Antica Alleanza, la vite era simbolo del popolo di Israele; nella<br />

Nuova Alleanza, la vite vera è Gesù, mentre il nuovo popolo di Dio sono<br />

i tralci.<br />

In Cristo, tra vite e tralci c’è un rapporto profondo di comunione inscindibile.<br />

Staccarsi significa disseccarsi, isterilirsi, morire, non permettere<br />

alla vite di portare frutto; staccarsi significa ancora non poter fare<br />

nulla, non glorificare il Padre.<br />

Per questo, nell’Orazione iniziale, abbiamo pregato: inseriti in Cristo<br />

come tralci nella vera vite … donaci il tuo Spirito per amarci con vero<br />

amore … per diventare primizie di umanità nuova … per portare frutti di<br />

santità e di pace.<br />

Nella prima lettura (l’esperienza di Paolo e Barnaba):<br />

• Paolo cercava di unirsi con i discepoli …tutti avevano paura di lui<br />

…non credevano che fosse un discepolo;<br />

• Barnaba lo prese con sé, lo presentò agli Apostoli, raccontò l’incontro<br />

col Signore e la predicazione a Damasco;<br />

• Paolo poté stare con loro …parlava apertamente di Gesù.<br />

Nella seconda lettura (Giovanni spiega il senso del “rimanere”):<br />

• amiamo non a parole e con la lingua, ma con i fatti e nella verità;<br />

• sappiamo che dimoriamo in Dio e siamo nati dalla verità se amiamo<br />

con i fatti, osserviamo i comandamenti, facciamo quel che è gradito a<br />

Lui.<br />

Nel Vangelo:<br />

• io sono la vera vite, il Padre il vignaiolo;<br />

• rimanete in me ed io in voi;<br />

• io la vite, voi i tralci;<br />

• chi rimane in me ed io in lui porta molto frutto;<br />

• senza di me non potete far nulla;<br />

• il Padre è glorificato se portate molto frutto.<br />

Alla luce di questa Parola, noi celebriamo l’Ordinazione Diaconale<br />

di Nunzio.<br />

Nella Preghiera di Ordinazione, chiederemo che Nunzio sia:<br />

• pieno di ogni virtù,<br />

• sincero nella carità,


• premuroso verso i poveri e i deboli,<br />

• umile nel suo servizio,<br />

• retto e puro di cuore,<br />

• vigilante e fedele nello spirito.<br />

Inoltre:<br />

• l’esempio della sua vita, generosa e casta, sia un richiamo costante al<br />

Vangelo e susciti imitatori nel Tuo popolo santo;<br />

• sia immagine del Tuo Figlio, che non venne per essere servito, ma per<br />

servire.<br />

Tutto questo è possibile:<br />

• se tu rimani in Lui e Lui in te;<br />

• se fai ciò che è gradito a Lui;<br />

• se ami con i fatti e nella verità.<br />

“Egli (Gesù) fece ciò che insegnò e mostrò con l’esempio quanto comandava<br />

… dette la sua vita … cambiando il suo corpo e il suo sangue<br />

nel nostro sacramento, per sfamare con il cibo della sua carne coloro che<br />

aveva redento. In tal modo … ci viene proposto un modello da imitare.<br />

Chiedetevi se possedete la luce della verità … non soltanto per fede,<br />

ma anche per amore: non soltanto perciò credendo, ma anche operando”<br />

(Gregorio Magno, Hom. In Ev., 14, 1-4).<br />

I “fatti e la verità” con cui devi amare sono molto bene espressi dai<br />

compiti e dalla spiritualità del Diacono.<br />

L’altro giorno mi dicevi: “Una volta Diacono, Diacono per sempre,<br />

anche dopo l’Ordinazione sacerdotale”. È vero: il diaconato è solo il primo<br />

gradino della scala che chiama ad incarnare “Cristo servo”. La stola<br />

diaconale, e poi quella sacerdotale, è un grembiule del servizio che, una<br />

volta ricevuto, non si può più dimettere.<br />

Il dono dello Spirito, che riceverai per mezzo dell’imposizione <strong>delle</strong><br />

mani e della preghiera, ti chiama a servire Cristo e i fratelli nel ministero<br />

della preghiera e della carità, a nome della Chiesa.<br />

La promessa di celibato, che fra poco confermerai, è un donarti per<br />

servire più pienamente e degnamente Cristo Eucaristia, Cristo povero e<br />

sofferente, Cristo che deve essere annunziato.<br />

La promessa di obbedienza e il bacio col Vescovo è chiamata ad essere<br />

in comunione piena col Vescovo e il Presbiterio.<br />

2


2<br />

Così ti ha atteso e così desidera vederti il popolo per il quale sei stato<br />

chiamato e al quale ti donerai.<br />

La Vergine Maria ti custodisca nel tuo impegno.<br />

* * *<br />

Omelia<br />

per la Celebrazione diocesana<br />

del Corpus Domini<br />

Spinazzola<br />

19 giugno 2003<br />

Es 24, 3-8<br />

Sal 115<br />

Eb 9, 11-15<br />

Mc 14, 12-16.22-26<br />

I. Questa quarta Celebrazione diocesana del Corpus Domini si riveste<br />

di nuove, grandi motivazioni:<br />

1. vogliamo viverla come solenne apertura del cammino <strong>delle</strong> diocesi<br />

di Puglia (2003-2004) verso il Congresso Eucaristico Nazionale, che<br />

si svolgerà a Bari nel 2005.<br />

2. È una risposta, attraverso un segno, dell’accoglienza nelle nostre<br />

Comunità cristiane dell’Enciclica sull’Eucaristia, che il Santo Padre<br />

Giovanni Paolo II ci ha dato il Giovedì Santo: “la devota partecipazione<br />

dei fedeli alla processione eucaristica nella solennità del Corpo e Sangue<br />

di Cristo è una grazia del Signore che ogni anno riempie di gioia chi<br />

vi partecipa” (Ecclesia de Eucharistia, 10); “il culto reso all’Eucaristia<br />

fuori della Messa è di un valore inestimabile nella vita della Chiesa […]<br />

Spetta ai Pastori incoraggiare, anche con la testimonianza personale, il<br />

culto eucaristico, particolarmente le esposizioni del Santissimo Sacramento,<br />

nonché la sosta adorante davanti a Cristo presente sotto le specie<br />

eucaristiche” (ibid., 25).


3. Celebriamo, nella solennità diocesana del Corpus Domini, la Giornata<br />

di santificazione sacerdotale, sia perché è presente tutto il popolo di<br />

Dio, sia perché c’è stretto rapporto tra Eucaristia e santità sacerdotale:<br />

“l’Eucaristia è la principale e centrale ragion d’essere del Sacramento<br />

del sacerdozio, nato effettivamente nel momento dell’istituzione dell’Eucaristia<br />

e <strong>insieme</strong> con essa”. Il sacerdote deve trovare “nel Sacrificio<br />

eucaristico, vero centro della sua vita e del suo ministero, l’energia<br />

spirituale necessaria per affrontare i diversi compiti pastorali. Le sue<br />

giornate diventeranno così eucaristiche”. Cristo “si serve dell’esempio<br />

di zelante carità pastorale di un sacerdote per seminare e sviluppare nel<br />

cuore del giovane il germe della chiamata al sacerdozio (Ecclesia de<br />

Eucharistia, 31).<br />

4. S. Giuseppe da Copertino “nel convento della Grottella scoprì l’Eucaristia<br />

come centro e fulcro vitale della sua vita, facendone il suo nutrimento<br />

spirituale, forza nella debolezza, consolazione nella sofferenza,<br />

rifugio nella solitudine. Inebriato dalla dolcezza del Pane gli Angeli, si<br />

prodigò verso i sofferenti e i malati, per i quali ottenne da Dio anche la<br />

guarigione del corpo” (Messaggio dei Vescovi di Puglia nel IV Centenario<br />

della nascita si San Giuseppe da Copertino). “La celebrazione della<br />

Santa Messa, come pure le lunghe ore trascorse in adorazione dinanzi al<br />

tabernacolo, costituivano il cuore della sua vita di orazione e di contemplazione.<br />

Considerava il Sacramento dell’Altare […] Sacramento dove<br />

il Figlio di Dio fatto uomo non appare ai fedeli faccia a faccia, ma cuore<br />

a cuore […] Dal quotidiano contatto con Gesù eucaristico egli traeva la<br />

serenità e la pace, che poi trasmetteva a quanti incontrava” (Giovanni<br />

Paolo II, Lettera nel IV Centenario della nascita di San Giuseppe da<br />

Copertino, 5).<br />

5. S. Maria de Mattias, Fondatrice <strong>delle</strong> Suore Adoratrici del Sangue<br />

di Cristo, canonizzata il 18 maggio 2003, aveva un’idea fissa: “l’Amore<br />

Crocifisso”; l’unica sua preoccupazione, “dargli gusto”. In una lettera a<br />

Suor M. Polidori: “La croce sia sempre con noi in tutta la nostra vita, per<br />

poi goderne la gloria in cielo con il nostro Amor Crocifisso”. Da alcune<br />

testimonianze, si evince che, dopo aver fatto la comunione, si vedeva in<br />

lei “qualche cosa di straordinario”; “il suo viso era acceso ed infiammato,<br />

la persona immobile e quasi estatica”; lei non si accorgeva “neanche<br />

<strong>delle</strong> persone che le passavano davanti”. Suor Angela Costantini testi-<br />

2


300<br />

monia che “spessissimo (si vedeva) la superiora genuflessa davanti a<br />

Gesù Sacramentato, senza appoggio e con le mani in croce […] tutta<br />

assorta in Dio, e mai se ne sarebbe distaccata”.<br />

II. Edificati da questi modelli, riflettiamo sulla Parola proclamata.<br />

Marco ha raccontato: “Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata<br />

la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete,<br />

questo è il mio corpo». Poi prese il calice e rese grazie, […] e disse:<br />

«Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza versato per molti».<br />

Giovanni Paolo II, nell’enciclica Ecclesia de Eucharistia, citando S.<br />

Paolo ai Corinzi (1Cor 11, 23), sottolinea che questo avvenne nella notte<br />

del tradimento: “«Il Signore Gesù nella notte in cui veniva tradito», istituì<br />

il sacrificio eucaristico del suo corpo e del suo sangue” (n. 11).<br />

“Nella notte in cui veniva tradito… egli prese il pane”.<br />

L’aveva preso molte volte: nella casa di Simone il fariseo, di zaccheo,<br />

di Levi, di Marta e Maria, a Cana, sulle sponde del lago per moltiplicarlo.<br />

Solo nell’ultima cena lo rende segno reale del suo corpo, segno<br />

efficace dell’amore di Dio.<br />

Mentre Giuda e il Sinedrio tramano contro di Lui; mentre gli Apostoli sono<br />

insensibili e distratti; quando la malizia dell’uomo raggiunge il culmine,<br />

Gesù dà prova di quanto e come Dio sa amare. Nel Cenacolo si incontrano<br />

ingratitudine, grettezza, egoismo, rinnegamento, tradimento e amore, dono<br />

di vita, grazia, perdono. La risposta e il ricambio ai gesti di amore di Cristo<br />

fu il rifiuto, la distanza, il rancore; trenta denari e la soddisfazione di punire,<br />

di mettersi contro, di far pagare, preferiti all’amore che Cristo offriva.<br />

Il mistero di amore del Giovedì Santo si ripresenta, si rinnova efficacemente<br />

e realmente in ogni celebrazione. Dobbiamo chiederci se, <strong>insieme</strong><br />

al mistero di Cristo, non si rende presente il mistero dell’uomo, l’atteggiamento<br />

del traditore. Giuda può indossare gli abiti del celebrante,<br />

può confondersi tra le persone che formano l’assemblea. Quante volte,<br />

al momento della Comunione, Gesù è costretto a chiedere: “Amico, perché<br />

sei venuto? Con un bacio mi tradisci?”. “Se fosse un mio nemico a<br />

trattarmi così, lo sopporterei pure; ma tu, mio amico intimo, con cui ho<br />

avuto dolci rapporti intimi?”.<br />

Nel Cenacolo Gesù non ha fatto gesti simbolici, non ha parlato per<br />

analogia. Dando il suo corpo e il suo sangue, non ha offerto un simbolico<br />

banchetto spirituale, né un semplice rito comunionale, un incontro<br />

fraterno. “Emerge talvolta una comprensione assai riduttiva del Mistero


eucaristico” (Ecclesia de Eucharistia, 10). “Nel segno del pane ti vien<br />

dato il corpo e nel segno del vino ti vien dato il sangue, perché, ricevendo<br />

il corpo e il sangue di Cristo, tu diventi con corporeo e consanguineo di<br />

Cristo … ci trasformiamo in portatori di Cristo … Perciò non guardare<br />

al pane e al vino eucaristici come se fossero semplici e comuni elementi.<br />

Sono il corpo e il sangue di Cristo … Quanto sembra pane, pane non è,<br />

anche se il gusto è tale, ma corpo di Cristo. Quanto sembra vino, vino<br />

non è, anche se così si presenta al palato, ma sangue di Cristo” (Catechesi<br />

di Gerusalemme, Catechesi 22).<br />

Il Papa spiega che l’Eucaristia non è una evocazione, un richiamo, un<br />

ricordo, ma è lo stesso ed unico sacrificio della croce, che nei segni del<br />

pane e del vino si perpetua nei secoli, si rende presente in ogni tempo.<br />

È Cristo crocifisso e risorto che, nel sacramento del suo corpo e del suo<br />

sangue, dona la sua umanità, il suo amore infinito, la sua salvezza, il suo<br />

sacrificio. Ogni comunione eucaristica è comunione con le tre divine<br />

Persone, è vita eterna già data in terra come primizia.<br />

E c’è ancora altro, dice il Santo Padre: nella Comunione ciascuno riceve<br />

Cristo; Cristo riceve ciascuno di noi. Nella morte e risurrezione di Gesù<br />

è nata la Chiesa; l’Eucaristia è il sacramento pasquale per eccellenza;<br />

nell’Eucaristia la Chiesa trova la fonte e il centro della sua comunione,<br />

della sua missione, della sua identità (cf. Ecclesia de Eucharistia, 22).<br />

Tale e tanto dono esige consapevolezza in chi lo riceve.<br />

La celebrazione eucaristica non è avvio di comunione, ma la presuppone<br />

e la sviluppa (cf. Ecclesia de Eucharistia, 35).<br />

Il sacramento esprime:<br />

a) la comunione invisibile: suppone la vita di grazia, la fede, speranza<br />

e carità che ci lega al Padre. “Ciascuno, pertanto, esamini se stesso<br />

e poi mangi di questo pane e beva di questo calice” (1Cor 11, 28).<br />

“Anch’io alzo la voce, supplico, prego e scongiuro di non accostarci<br />

a questa sacra Mensa con una coscienza macchiata e corrotta. Un tale<br />

accostamento, infatti, non potrà mai chiamarsi comunione, anche se<br />

tocchiamo mille volte il corpo del Signore, ma condanna, tormento e<br />

aumento di castighi” (S. Giovanni Crisostomo, Omelie su Isaia 6, 3).<br />

“Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere<br />

il sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla comunione”<br />

(Catechismo della Chiesa Cattolica, 1385);<br />

b) la comunione visibile, la quale implica la comunione con la dottrina,<br />

i sacramenti, la gerarchia. L’Eucaristia è suprema manifestazione sa-<br />

301


302<br />

cramentale della comunione nella Chiesa. Deve essere celebrata in un<br />

contesto anche esterno di integri legami di comunione: “una comunità<br />

veramente eucaristica non può ripiegarsi su se stessa […] Sarebbe<br />

una grande incongruenza se il Sacramento per eccellenza dell’unità<br />

della Chiesa fosse celebrato senza una vera comunione col Vescovo”<br />

(Ecclesia de Eucharistia, 39).<br />

La comunione eucaristica, per essere autentica, deve dar fuoco alla<br />

passione per la comunione ecclesiale. Quante esperienze di comunione<br />

possono essere offerte al popolo da una maggiore sensibilità. Quante<br />

proposte non resterebbero fuori dei recinti della parrocchia, se se ci fosse<br />

più attenzione ad accoglierle.<br />

Il popolo cammina, cresce nell’unità, se è formato a questa fondamentale<br />

esigenza. Di quanti servizi e aiuti i laici si potrebbero servire,<br />

se ci fosse più collaborazione? Quanta missionarietà si sviluppa da celebrazioni<br />

eucaristiche vere. Le dodici stele (cf. 1 a lettura) sono necessarie<br />

perché il sacrificio sia completo.<br />

* * *<br />

Omelia<br />

per l’Ordinazione Sacerdotale di<br />

don Giovanni Giove<br />

Santeramo in Colle<br />

28 giugno 2003<br />

Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo<br />

Schema<br />

At 3, 1-10<br />

Sal 18<br />

Gal 1, 11-20<br />

Gv 21, 15-19<br />

La liturgia odierna celebra <strong>insieme</strong> le due colonne fondamentali della<br />

Chiesa: Pietro e Paolo.<br />

Pietro e Paolo questa sera sono in mezzo a noi:<br />

• per ricevere il nostro culto;


• per intercedere per la nostra Chiesa locale;<br />

• per accogliere un nuovo collaboratore dell’Ordine episcopale;<br />

• per aiutare l’ordinando sacerdote e questa assemblea liturgica ad entrare<br />

nel mistero che stiamo celebrando.<br />

Quale mistero si nasconde e si rivela in un giovane che si presenta davanti<br />

al Vescovo ed alla Comunità cristiana per essere ordinato Sacerdote?<br />

Pietro e Paolo, con la testimonianza data nella Parola di Dio che è<br />

scesa su di noi, ci aiutano a comprendere.<br />

1. Questa celebrazione non è iniziata mezz’ora fa, né nei giorni di<br />

preparazione al 28 giugno: Paolo, nella 2 a lettura, ha detto di essere stato<br />

scelto dal seno di sua madre, anche se non lo sapeva. Ogni vocazione è<br />

progetto eterno di Dio che si attua nel tempo: così per i Profeti, gli Apostoli,<br />

Ambrogio, Agostino, Francesco, De Foucauld… così per Giovanni,<br />

così per ognuno.<br />

2. Ogni vocazione esige una risposta: Paolo (2 a lettura) confessa che<br />

subito, senza indugiare, si ritirò nel deserto di Arabia, consulta Pietro.<br />

Anche Pietro, subito, lasciate le reti, seguì il Maestro.<br />

Se Giovanni oggi è qui, è perché quando, come Paolo, ha scoperto la<br />

chiamata, ha dedicato la sua adolescenza e giovinezza a dare una risposta<br />

pronta e generosa.<br />

3. Per una missione altissima, Dio non chiama angeli, ma uomini,<br />

cioè persone esposte come tutti a sbagliare.<br />

Paolo confessa apertamente: ho perseguitato fieramente la Chiesa<br />

più di tutti i connazionali, l’ho devastata con accanimento. Sente di non<br />

meritare nemmeno di essere chiamato Apostolo; confessa di non fare il<br />

bene che vuole e di fare il male che non vuole.<br />

Pietro, uomo rude, vile nella prova, davanti a Cristo sente tutto il peso<br />

del suo peccato: “Allontanati da me!”.<br />

4. Questa condizione, condivisa con i fratelli, chiama ad un impegno<br />

morale ed ascetico senza sosta.<br />

Pietro piange amaramente il rinnegamento fatto.<br />

Paolo non desidera altro che svuotarsi di sé per riempirsi di Cristo,<br />

pensare e sentire secondo Cristo, far conoscere Cristo. Sente che niente<br />

lo può separare da Cristo e nulla vale la pena conoscere più di Cristo.<br />

303


304<br />

5. Caro Giovanni, il popolo di Dio e ogni persona vuole vedere Cristo<br />

in te.<br />

Il paralitico della porta «Bella» (1 a lettura) da Pietro e Giovanni si<br />

aspettava “qualcosa”. Pietro gli dà Cristo, la sua potenza, la fede in Lui;<br />

ma prima “fissò lo sguardo su di lui”, come aveva visto fare a Gesù:<br />

cioè, prima provò amore per lui e, amandolo, gli diede non qualcosa di<br />

proprio, ma Gesù.<br />

Come Sacerdote, tanti, molti ti cercheranno; forse anche per avere<br />

qualcosa da te, per legarsi a te. Ama in senso vero e pieno i tuoi fratelli,<br />

dando sempre e soltanto l’amore e la conoscenza di Cristo. Così facendo,<br />

imiterai Paolo che dice di sé: “Vi dichiaro che il vangelo che vi ho<br />

annunziato non l’ho imparato dagli uomini … ma per rivelazione di Gesù<br />

Cristo” (Gal 1, 11-12). Ogni giorno, prima di andare a servire i fratelli,<br />

va ad ascoltare Cristo nella preghiera e nella contemplazione.<br />

Come Gesù affidò l’apostolo Giovanni a sua Madre, io ti affido a Maria:<br />

sii sempre figlio docile e devoto.<br />

* * *<br />

Omelia<br />

nella Solennità dell’Assunzione<br />

della beata vergine Maria<br />

Cattedrale di <strong>Altamura</strong><br />

15 agosto 2003<br />

Schema<br />

Ap 11, 19;12, 1-6.10<br />

Sal 44<br />

1Cor 15, 20-26<br />

Lc 1, 39-56<br />

La donna che la solennità dell’Assunzione ci fa ammirare glorificata<br />

dalla Trinità, accolta in anima e corpo in Paradiso, onorata dagli Angeli<br />

e dai Santi, è quella ragazza che, lungo l’anno liturgico, abbiamo vista:<br />

• a Nazaret, mentre dichiarava la sua disponibilità al progetto di Dio;


• a Betlemme, nella sofferenza di dover dare alla luce il Figlio di Dio<br />

nello squallore di una grotta;<br />

• in esilio, per sfuggire a Erode, che aveva deciso di uccidere il<br />

Figlio;<br />

• in cammino faticoso verso la montagna, per servire Elisabetta; verso<br />

Betlemme, incinta; verso Gerusalemme, per la presentazione al<br />

Tempio e per la Pasqua;<br />

• nel Tempio, mentre Simeone le annunzia che la spada del dolore le<br />

trafiggerà l’anima;<br />

• sotto la croce, mentre condivide col Figlio il martirio.<br />

Le sofferenze, le fatiche, i dolori sopportati in terra, erano in stretto<br />

rapporto con la gloria in cui oggi contempliamo Maria.<br />

La Solennità dell’Assunta è il naturale traguardo offerto da Dio a sua<br />

Madre, dopo il cammino di fede, di amore, di obbedienza fatto in terra.<br />

L’Assunzione della Beata Vergine Maria ci sembra un evento molto lontano<br />

da noi, e invece ci è molto vicino e, in qualche modo, ci appartiene.<br />

Ci sembra un privilegio unico ed esclusivo di Maria, e invece è<br />

un’eredità di tutti, un traguardo che costituisce lo scopo stesso per cui<br />

siamo stati creati.<br />

L’unica differenza tra Maria e noi: il corpo di Maria, non avendo<br />

conosciuto il peccato, non ha conosciuto nemmeno la corruzione dopo<br />

la morte, ma è stato reso glorioso ed è risuscitato, subito dopo essersi<br />

addormentata nella morte. Come il corpo di Gesù è passato dal martirio<br />

della croce alla risurrezione e alla gloria, così Maria ha goduto del privilegio<br />

di vedere il suo corpo glorificato.<br />

Agli uomini di tutti i tempi, Maria ricorda:<br />

• lo scopo per cui siamo stati creati;<br />

• qual è il traguardo che ci attende;<br />

• qual è il senso della vita e della sofferenza, del dolore e della morte.<br />

Senza questa meta, o perché non la si conosce, o perché ci si rifiuta<br />

di credere, la vita è senza orientamento; il bene e il male, l’effimero e<br />

l’essenziale non hanno ragione di distinguersi; il progetto di salvezza,<br />

rivelato in Cristo, l’Incarnazione e la Redenzione sono una perdita di<br />

tempo di Dio.<br />

30


30<br />

La Festa dell’Assunta, quindi, viene a ravvivare la nostra fede e la<br />

speranza.<br />

Ne abbiamo bisogno: «in un mondo in cui domina sovrana la disperazione<br />

più spietata, la violenza senza limiti e fine a se stessa, una<br />

depressione psicologica sempre più contagiosa e dilagante che porta<br />

a gesti insani e raccapriccianti contro l’uomo, la natura, l’arte, il progresso,<br />

l’ambiente, tanti cristiani, invece di essere luce nelle tenebre, si<br />

lasciano ingoiare dall’euforia del male e dalla voracità della morte.<br />

Purtroppo, stiamo correndo il rischio di assuefarci a gesti violenti<br />

che in passato suscitavano scalpore, sgomento e sdegno. Siamo giunti<br />

anche a esprimere approvazione, giudizi positivi, apprezzamento quando<br />

un genitore “stacca la spina”, un marito uccide la moglie infedele, un<br />

figlio elimina i genitori, una mamma alza la mano contro uno dei frutti<br />

del suo grembo, una persona ritiene di poter liberamente disporre della<br />

propria vita, se è minata dal dolore o legata a una macchina.<br />

[…] Verso coloro che commettono simili gesti bisogna provare<br />

un’infinita compassione, ma la notizia di una morte volutamente procurata<br />

non dà a nessuno il diritto di farsi giudice o giustiziere, di schierarsi<br />

contro o a favore, di stilare sentenze e condanne nei confronti <strong>delle</strong><br />

persone; e non è nemmeno un’occasione per ergersi a legislatori di una<br />

morale permissiva, secondo la quale tutto è giusto, buono, possibile.<br />

[…] La legge di natura iscritta nella coscienza di ogni uomo è valida<br />

e attuale in ogni tempo e in tutte le culture e civiltà; e i comandamenti<br />

divini che la confermano e la precisano obbligano i credenti di tutte le<br />

latitudini in qualunque situazione vengano a trovarsi.<br />

[…] L’interruzione volontaria della gravidanza (aborto), è un vero<br />

delitto, condannato dalla Chiesa con la scomunica di chi lo consiglia,<br />

di chi lo vuole e di chi lo procura, perché è una soppressione di vita<br />

umana innocente; l’eutanasia e ogni comportamento che mette fine alla<br />

vita di disabili, malati terminali, sofferenti, è un delitto. Chi chiede per<br />

sé la morte o se la procura, commette suicidio; la diagnosi prenatale,<br />

se è orientata all’eventualità dell’aborto, è già volontà di uccidere;<br />

l’eliminazione degli embrioni umani, in caso di procreazione assistita,<br />

è comportamento abortista, poiché ogni embrione è “persona” sin dal<br />

concepimento ed ha, quindi, diritto di essere difeso nella sua integrità.<br />

[…] Per grazia di Dio […] nelle nostre città ci sono genitori eroici,<br />

meritevoli di medaglia d’oro; disabili obbedienti e felici; sofferenti sereni,<br />

dagli occhi dei quali traspare la luce della speranza che ridonda dal


loro cuore; anziani curati con amore; figlie che, sostenute e incoraggiate<br />

dalla saggezza cristiana di papà e mamma, portano avanti la gravidanza,<br />

nonostante un incidente di percorso; medici e infermieri che, senza<br />

accanirsi terapeuticamente, sono, fino alla fine, a servizio rispettoso e<br />

solerte della vita e della persona sofferente; educatori e insegnanti che<br />

con sacrifici e sforzi di ogni genere cercano di aprire la mente di bambini<br />

diversamente abili.<br />

[…] Davanti all’Icona viva della Vergine Assunta in cielo in anima e<br />

corpo […] comprendiamo più profondamente ciò che Paolo insegnava<br />

ai cristiani di Roma: “Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento<br />

presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata<br />

in noi. La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione<br />

dei figli di Dio. … Anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito,<br />

gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del<br />

nostro corpo” (Rom 8, 18-19.23) (dal Messaggio del Vescovo alle famiglie<br />

della diocesi per la Solennità dell’Assunta 2003: “Ciuffetti di ovatta<br />

per le piaghe del mondo”).<br />

30


30<br />

Carissimi,<br />

Lettere<br />

Ai Reverendi Sacerdoti<br />

Diocesani e Religiosi<br />

il Cammino Penitenziale dei Giovani al Santuario della Madonna di<br />

Picciano, previsto dal Programma Pastorale, cade in un momento molto<br />

opportuno e delicato della situazione mondiale, e assume il senso di una<br />

risposta ecclesiale e giovanile agli appelli del Santo Padre alla preghiera<br />

e alla penitenza, e di condivisione del suo impegno per la pace.<br />

Mentre i mezzi di trasporto terrestre, aerei e navali ammassano uomini<br />

e armi in territori che presto saranno un inferno di odio, di annientamento<br />

e di morte, noi proponiamo ai giovani la via della preghiera, del<br />

sacrificio, della riconciliazione con Dio e con i fratelli.<br />

Il Cammino Penitenziale dei Giovani a Picciano, dopo gli inviti che<br />

voi rivolgerete alle Comunità di vivere nel digiuno, nella rinuncia e in<br />

preghiera il mercoledì <strong>delle</strong> ceneri, è una preziosa opportunità offerta ai<br />

giovani di accostarsi al Sacramento della Riconciliazione, per entrare in<br />

modo più vero e coerente nello spirito della Quaresima.<br />

Comprendete bene, cari Confratelli, come la riuscita dell’iniziativa è<br />

strettamente legata ad un nostro duplice impegno:<br />

a) diffondere la notizia tra i giovani, coinvolgerli ed incoraggiarli a partecipare;<br />

b) renderci personalmente presenti, per offrire il ministero della Confessione.<br />

Se ogni Comunità vede il Cammino Penitenziale dei Giovani a Picciano<br />

come tappa importante ed integrante della vita della parrocchia,<br />

non dovrebbe essere difficile sospendere le attività che impegnano i giovani<br />

il sabato pomeriggio, e ritardare l’ora o eliminare in alcuni luoghi la<br />

celebrazione della Messa del sabato sera.<br />

Vi consiglio di far vivere l’esperienza del Cammino ai giovani cresimandi,<br />

alle coppie che si preparano al matrimonio, alle Associazioni<br />

giovanili.


Grato per la collaborazione, vi saluto cordialmente, pregando ognuno<br />

di sentirsi responsabile di far fare ai giovani l’esperienza liberatrice e<br />

rigeneratrice della Misericordia di Dio.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 28 febbraio 2003<br />

Carissimi,<br />

* * *<br />

X Mario, Vescovo<br />

Ai Presbiteri e Diaconi<br />

Diocesani e Religiosi<br />

si avvicina la Pasqua e il nostro pensiero corre già a quella Mensa<br />

alla quale Cristo desidera ardentemente assidersi <strong>insieme</strong> con noi, per<br />

aprirci il Suo Cuore, parlare al nostro, e condividere con noi il Suo<br />

Amore, il Suo Corpo, la Sua Missione.<br />

Vi scrivo, non per invitarvi alla Messa del Crisma, perché è un bisogno<br />

di tutti partecipare, ma per preparare il vostro cuore a viverla con grande<br />

apertura interiore, con profondo desiderio, con gioiosa fraternità.<br />

Senza questo appuntamento fontale, la nostra Pasqua sarebbe carica<br />

di fatiche e di gioie ministeriali, ma povera di interiorità, di un momento<br />

tutto nostro, di una celebrazione alla quale partecipiamo non come segni<br />

e strumenti della presidenza del Cristo nell’assemblea liturgica, ma<br />

piuttosto come discepoli desiderosi di essere illuminati, amati, arricchiti<br />

dalle confidenze del Suo Cuore e dai Suoi Doni.<br />

Prepariamoci alla Messa Crismale con una sincera e convinta disposizione<br />

a bandire decisamente sentimenti di estraneità, di distanza psicologica,<br />

di indifferenza verso qualsiasi confratello.<br />

Ci aiuti questo solenne momento sacerdotale e liturgico a sentire il<br />

desiderio dell’incontro, del dialogo, del confronto, della collaborazione,<br />

della condivisione, dell’unità.<br />

Nella grande preghiera della sera della Cena, Gesù ha domandato al<br />

Padre che questo Suo “desiderio” sia per noi, Presbiteri e Diaconi, una<br />

“necessità”, un “dovere primario”, un “mezzo indispensabile di evangelizzazione”,<br />

“un obbligo grave”, una “responsabilità” talmente connaturata<br />

alla nostra identità ministeriale, che è colpa non alimentare, valorizzare,<br />

inculcare.<br />

30


310<br />

Un atteggiamento opposto, infatti, è aperta contro-testimonianza,<br />

che, non soltanto scandalizza, ma priva i fedeli laici a noi affidati, di tutti<br />

i benefici che fioriscono solo nella comunione presbiterale, e di tutti i<br />

vantaggi offerti dalla unicità del cammino pastorale.<br />

L’ombra materna di Maria che aleggia presente e invisibile nel Cenacolo<br />

ci aiuti ad accogliere ed esaudire l’accorato testamento spirituale<br />

del Figlio Suo: “Che siano una cosa sola”, particolarmente in questo<br />

momento storico in cui ogni persona e il mondo intero hanno bisogno di<br />

vedere testimoni convinti e credibili di amore, di pace, di unità.<br />

Sarebbe opportuno che ogni Sacerdote o Diacono estendesse l’invito<br />

a partecipare alla Messa del Crisma, ai familiari, alle persone che condividono<br />

con loro le responsabilità pastorali, ai cresimandi, alle Coppie<br />

che si preparano al Battesimo, alle persone consacrate, poiché, a vario<br />

titolo vivono un rapporto particolare con il sacerdozio ministeriale e con<br />

i segni sacramentali che vengono benedetti.<br />

Nell’attesa di incontrarci a <strong>Gravina</strong>, il 16 aprile alle ore 18.30, fraternamente<br />

vi abbraccio nel Signore.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 30 marzo 2003, IV Domenica di Quaresima<br />

Carissimi,<br />

* * *<br />

il Vostro Vescovo<br />

X Mario<br />

Ai Reverendi Sacerdoti e Diaconi<br />

Diocesani e Religiosi<br />

questa mia vi giunge nel bel mezzo <strong>delle</strong> vacanze per comunicarvi<br />

che il nostro carissimo Don Andrea Ferrante è stato nominato, con decorrenza<br />

dal 1 luglio 2003, Addetto alla Nunziatura Apostolica nella<br />

Repubblica Dominicana.<br />

Don Andrea, dopo un anno dall’Ordinazione sacerdotale, ha iniziato<br />

il suo servizio alla Santa Sede, dapprima nella Congregazione per il


Clero, in seguito nel Comitato per il Giubileo del 2000. Entrato nella<br />

Pontificia Accademia Ecclesiastica nell’ottobre del 2001, lo scorso<br />

mese di giugno ha completato l’iter formativo per il servizio diplomatico<br />

alla Santa Sede.<br />

La nostra <strong>Diocesi</strong> non è nuova a eventi di questo tipo, perché già in<br />

passato ha messo a disposizione della Chiesa universale sacerdoti ritenuti<br />

degni e preparati.<br />

Ma simili chiamate sono anche un dono che riceviamo dal Signore,<br />

perché ci fanno prendere più chiara coscienza della dimensione missionaria<br />

della Chiesa, allargano i nostri orizzonti e ci fanno entrare in<br />

contatto con realtà nuove e sconosciute.<br />

La Comunità esprime a Don Andrea un segno di vera comunione ecclesiale,<br />

con una solenne Concelebrazione presso la Parrocchia dei<br />

S.S. Pietro e Paolo in <strong>Gravina</strong>, giovedì 14 agosto p.v., alle ore 19.30.<br />

Ho sentito il dovere e il bisogno di comunicarvelo, non solo perché è<br />

giusto che conosciate gli avvenimenti della Chiesa Locale, ma anche per<br />

permettere a chi desidera e può essere presente, di partecipare.<br />

Vi saluto fraternamente.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 17 luglio 2003<br />

Carissimi,<br />

* * *<br />

X Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

Ai Reverendi Sacerdoti e Diaconi<br />

Diocesani e Religiosi<br />

la Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria ci porta col<br />

pensiero al grande appuntamento della nostra Chiesa Diocesana con<br />

Maria nel Santuario dell’Incoronata di Foggia il 13 settembre 2003.<br />

L’esperienza degli anni passati testimonia il vivo apprezzamento<br />

<strong>delle</strong> famiglie <strong>delle</strong> nostre Parrocchie per questa “Giornata Mariana”,<br />

311


312<br />

che dà il via al cammino pastorale del nuovo anno.<br />

Credo che i Sacerdoti e i Diaconi, che in passato si sono adoperati per<br />

invitare i Fedeli, organizzare gruppi e pullman, ed hanno partecipato ai<br />

momenti di preghiera e di ascolto, alla Celebrazione Penitenziale ed Eucaristica,<br />

hanno toccato con mano il senso, la validità e i frutti di questa<br />

faticosa, ma bella ed indispensabile giornata di amore a Maria, di esperienza<br />

di Chiesa, di incontro fraterno, di gioiosa condivisione.<br />

Per questo ho fiducia che nessuna Comunità e nessuna Associazione<br />

o Movimento saranno assenti.<br />

Nel darVi l’“arrivederci all’Incoronata”, vi comunico che il Messaggio<br />

che perviene in parrocchia in occasione della festa dell’Assunta,<br />

vuole essere una parola chiara sulla vita e sulla sofferenza, poiché,<br />

quando si verificano episodi di violenza, tra la nostra gente non sempre<br />

circolano valutazioni conformi al Vangelo.<br />

Vi saluto caramente.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 13 agosto 2003<br />

Carissimi,<br />

* * *<br />

X Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

Ai Sacerdoti e Diaconi<br />

Diocesani e Religiosi<br />

l’Anno Pastorale 2003-2004, iniziato ufficialmente con il grande<br />

pellegrinaggio e l’Assemblea Diocesana al Santuario dell’Incoronata<br />

di Foggia, in questi giorni sta prendendo volto e forma nella programmazione<br />

in atto in ogni parrocchia, sulla scorta <strong>delle</strong> coordinate e dei<br />

suggerimenti offerti dal Vescovo e dalla Curia.<br />

Nel Programma Diocesano, come vi era stato detto e come certamente<br />

avete notato, ci sono parecchi punti che hanno bisogno di definizione<br />

di date, di contenuti o di modalità di attuazione.<br />

Per non restare nel vago e nell’incerto, è necessario un sereno e fraterno<br />

confronto di tutti, in modo particolarissimo dei Parroci e dei loro


collaboratori, sugli argomenti elencati in calce; e poiché quest’anno non<br />

ci sarà l’aggiornamento del IV venerdì di ogni mese, ci incontreremo<br />

il 10 e il 24 ottobre 2003 nell’Aula Giovanni Paolo II dell’Episcopio di<br />

<strong>Gravina</strong>, dalle 10,00 alle 12,30.<br />

Vi aspetto e vi saluto cordialmente.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 26 settembre 2003<br />

PuNTI DI RIFLESSIONE E DI CONFRONTO<br />

➯ Catecumenato degli adulti;<br />

➯ Consulta Diocesana <strong>delle</strong> Aggregazioni Laicali (cdal);<br />

➯ “Avvenire”;<br />

➯ Unità Pastorali;<br />

➯ Incontro Vescovo-Sacerdoti e Operatori Pastorali;<br />

➯ Inchiesta sul Giorno del Signore;<br />

➯ Convegno Diocesano sul Giorno del Signore;<br />

➯ Celebrazione Diocesana del Corpus Domini;<br />

X Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

➯ 750° anniversario della morte di S. Chiara e I Centenario della morte<br />

di Melania Calvat;<br />

➯ Pellegrinaggio Diocesano in qualche Santuario Mariano all’estero;<br />

➯ Udienza speciale della <strong>Diocesi</strong> dal Santo Padre;<br />

➯ Agenda pastorale Diocesana;<br />

➯ Congresso Eucaristico (Bari 2005).<br />

313


314<br />

Prot. n. 09/2003<br />

Norme<br />

per la Festa in onore<br />

di Maria SS. del buoncammino<br />

Decreti<br />

La Festa in onore di Maria SS. del Buoncammino è tra le più sentite e<br />

partecipate dai fedeli di <strong>Altamura</strong>, vista anche la straordinaria affluenza<br />

dei devoti in Cattedrale durante i giorni di permanenza della venerata<br />

immagine.<br />

Negli anni passati, la suddetta Festa è stata celebrata, con alterne vicende,<br />

la seconda domenica di settembre, oppure il 12 settembre, memoria<br />

liturgica del Santissimo Nome di Maria.<br />

Con Decreto di Mons. Tarcisio Pisani in data 13 aprile 1991, fu disposto<br />

che si celebrasse il secondo sabato del mese di settembre, giorno<br />

che la liturgia già dedica al culto della Beata Vergine Maria.<br />

In questi ultimi anni, data la coincidenza del secondo sabato di settembre<br />

con l’Assemblea diocesana al Santuario della Madre di Dio<br />

Incoronata di Foggia per l’inizio del nuovo Anno Pastorale, la Festa è<br />

stata anticipata al sabato precedente, creando qualche difficoltà e incertezza<br />

tra i fedeli.<br />

Ora, sollecitato da più parti a definire la questione, con il presente<br />

decreto<br />

STABILISCO<br />

che, da quest’anno in poi, la Festa in onore di Maria SS. del<br />

Buoncammino si celebri nella seconda domenica del mese di settembre,<br />

conservando il grado liturgico di Festa per la sola città di<br />

<strong>Altamura</strong>.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 25 marzo 2003, Solennità dell’Annunciazione<br />

del Signore<br />

✠ Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

Il Cancelliere Vescovile<br />

Mons. Diego Carlucci


Prot. n. 13/2003<br />

Riconoscimento<br />

della “Fraternità Marta e Maria”<br />

È grave dovere del Vescovo discernere e riconoscere i doni e i carismi<br />

che lo Spirito Santo, Anima e Guida della Chiesa, suscita nel cuore<br />

dei fedeli laici.<br />

• Poiché da circa cinque anni alcune giovani della nostra <strong>Diocesi</strong>, impegnate<br />

nel cammino ascetico e nell’apostolato, si sono affidate al<br />

Vescovo perché desse risposte autorevoli al loro desiderio di servire<br />

Cristo e la Chiesa Locale, condividendo le sollecitudini pastorali di<br />

Vescovi e Presbiteri e operando accanto a loro;<br />

• dopo aver letto e approfondito attentamente lo Statuto della “Fraternità<br />

Marta e Maria”, alla quale esse hanno dato vita;<br />

• considerato che l’ideale di vita e gli impegni apostolici, che esse intendono<br />

perseguire, sono in sintonia con quanto richiesto dal C.J.C.,<br />

circa le Associazioni dei Fedeli;<br />

• consapevole del grande bisogno che c’è in ogni Chiesa Locale di<br />

Operai fedeli e generosi per la missione della Nuova Evangelizzazione;<br />

• visti i canoni 298-329 del C.J.C., che regolano la costituzione <strong>delle</strong><br />

Associazioni di Fedeli; a norma del can. 299 C.J.C.<br />

ERIGO<br />

in Associazione Privata di Fedeli<br />

la “Fraternità marta e maria”<br />

contemporaneamente, con questo Decreto<br />

approvo per cinque anni<br />

lo Statuto della Fraternità<br />

secondo il testo allegato al presente Decreto, composto da 75 articoli, e<br />

da me firmato e sigillato.<br />

31


31<br />

Maria, Regina, Madre ed Educatrice degli Apostoli, e la Santa<br />

Famiglia di Betania, siano, per la Fraternità Marta e Maria, modello di<br />

contemplazione e di azione, di accoglienza e di spirito di servizio, di<br />

amore ai Sacerdoti e di annuncio del Cristo.<br />

Lo Spirito Santo, fonte di Luce e di Grazia, guidi i passi della Fraternità,<br />

ne moltiplichi i membri e renda fecondo il loro dono.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 29 aprile 2003, Festa di S. Caterina da Siena,<br />

Vergine e Dottore - Patrona d’Europa e d’Italia<br />

Il Cancelliere Vescovile<br />

Mons. Diego Carlucci<br />

STATuTO<br />

I - Premessa<br />

✠ Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

Art. 1<br />

La nuova primavera cristiana, auspicata dal Santo Padre Giovanni Paolo<br />

II (TMA), ha fatto fiorire, nel giardino <strong>delle</strong> nuove generazioni della<br />

Chiesa sensibilità e aspirazioni, che, quando sono mosse dal Soffio dello<br />

Spirito, meritano attenzione, riflessione e accoglimento.<br />

Art. 2<br />

Molti chiamati non sanno di avere una vocazione e un progetto da realizzare,<br />

perché nessuno li aiuta a fare discernimento; altri sentono di dover<br />

vivere nel mondo il carisma ricevuto, per essere più vicini e aperti<br />

alla missione della Chiesa, ma non fanno scelte e non prendono impegni,<br />

perché si ritrovano soli.<br />

In questo contesto e sotto l’influsso dello Spirito è nata la “Fraternità<br />

Marta e Maria”.<br />

II - Natura<br />

Art. 3<br />

La “Fraternità Marta e Maria” (FMM) è un’Associazione privata di fedeli,<br />

consacrati a servizio della Chiesa Locale.


Art. 4<br />

Della FMM fanno parte:<br />

a) ragazze nubili o giovani vedove, che si consacrano professando il<br />

voto di castità (Sorelle).<br />

b) coppie sposate o vedove con figli, che, con speciale consacrazione<br />

si impegnano a viverne il carisma (Fratelli).<br />

Art. 5<br />

Le Sorelle e i Fratelli della FMM sono chiamati dal Signore a consacrarsi<br />

nel mondo, a <strong>camminare</strong> sulla via dei Consigli Evangelici, per mettere<br />

se stessi, in modo responsabile e attivo, accanto ai Pastori, Vescovi e<br />

Presbiteri, e aiutarli nella missione evangelizzatrice, facendo dono dei<br />

talenti ricevuti.<br />

III - Carisma<br />

Art. 6<br />

Carisma specifico della FMM è approfondire, condividere e imitare i<br />

sentimenti e gli atteggiamenti di Gesù sacerdote, per:<br />

q aiutare i ministri ordinati a vivere meglio la santità della loro alta vocazione;<br />

q collaborare alla loro missione;<br />

q condividere le responsabilità pastorali;<br />

q sostenerli nelle necessità;<br />

q offrire loro, come Marta, Maria e Lazzaro, accoglienza, servizio, fraternità;<br />

q sostituirli, dove dovessero mancare, nella catechesi e nella cura pastorale;<br />

q pregare espressamente per i sacerdoti e per le vocazioni.<br />

IV - Spiritualità<br />

Art. 7<br />

Le Sorelle e i Fratelli della FMM, per imparare a stimare e amare sempre<br />

più i sacerdoti, a star loro accanto come sorelle, madri e fratelli,<br />

devono progredire nella conoscenza del Cristo e nel rapporto personale<br />

con Lui.<br />

31


31<br />

Art. 8<br />

Consapevoli che il primo ed essenziale mezzo di apostolato è la santità<br />

di vita, le Sorelle e i Fratelli della FMM si impegnano innanzitutto<br />

nella ricerca della perfezione personale con un’autentica e matura<br />

esperienza spirituale.<br />

Art. 9<br />

La spiritualità <strong>delle</strong> Sorelle e dei Fratelli della FMM deve essere ricerca<br />

di solida formazione umana, di profonda vita teologale, di costante<br />

impegno ascetico, perché germoglino in ognuno le virtù caratteristiche<br />

della Fraternità:<br />

q spirito di ascolto e di contemplazione;<br />

q spirito di gioiosa accoglienza, di ospitalità e di servizio;<br />

q finezza del tratto e dei modi;<br />

q generosa e gratuita sollecitudine verso i bisogni dei sacerdoti;<br />

q zelo apostolico verso tutti i bisogni della Chiesa;<br />

q grande spirito di collaborazione, di accettazione <strong>delle</strong> differenze di<br />

carattere, cultura, età.<br />

Art. 10<br />

Le fonti alle quali le Sorelle e i Fratelli della FMM attingono luce e forza<br />

per il cammino di santificazione e ardore incessante per la missione<br />

sono la Parola, l’Eucaristia, il sacramento della riconciliazione.<br />

Art. 11<br />

Maestri nel cammino sono la Chiesa, i membri della Fraternità, il Padre<br />

spirituale, verso il quale è indispensabile avere un rapporto docile, aperto,<br />

fedele.<br />

Art. 12<br />

L’impegno personale e comunitario per far fiorire le virtù proprie di una<br />

gioiosa fraternità e di una instancabile missionarietà, sono il primo, indispensabile<br />

mezzo per rendere più efficace il ministero dei sacerdoti,<br />

luminosa la loro testimonianza, sereno il loro lavoro.<br />

V - Vita spirituale<br />

Art. 13<br />

Le Sorelle:<br />

q salvo eventuali impedimenti di lavoro, partecipano ogni giorno alla


Santa Messa, poiché sorgente del carisma della FMM è l’Eucaristia,<br />

fonte di comunione e di missione;<br />

q scandiscono spiritualmente la giornata con le ore canoniche (almeno<br />

lodi, vespri, compieta) e con uno spazio di silenzio per la meditazione<br />

o l’Ufficio meditato <strong>delle</strong> Letture, o una pausa di adorazione o la<br />

lectio continua;<br />

q è opportuno e lodevole che conservino la devozione della recita, anche<br />

spezzettata, del rosario;<br />

q nella programmazione degli impegni settimanali, riservano alcune<br />

ore allo studio, alla lettura, al dialogo spirituale, all’adorazione;<br />

q all’inizio dell’anno pastorale, stabiliscono le date per gli incontri, i<br />

ritiri mensili e gli esercizi spirituali.<br />

Art. 14<br />

I Fratelli:<br />

q tranne che non ne siano impediti, partecipano alla Messa anche in un<br />

giorno feriale della settimana;<br />

q pregano <strong>insieme</strong> con le lodi o i vespri e con la compieta;<br />

q leggono <strong>insieme</strong> ogni giorno un brano della Parola di Dio;<br />

q partecipano ai ritiri e agli esercizi spirituali della Fraternità;<br />

q curano il cammino ascetico con la confessione frequente e la direzione<br />

spirituale.<br />

Art. 15<br />

Feste particolarmente care alla Fraternità sono:<br />

q Lunedì Santo, giorno che Gesù trascorse in casa di Lazzaro, Marta<br />

e Maria a Betania, e che le Sorelle e i Fratelli dedicano a un ritiro di<br />

silenzio, di adorazione, di ascolto e di fraterna intimità.<br />

q Il 29 luglio, memoria di Santa Marta, giorno nel quale la Fraternità<br />

festeggia anche la sorella Maria, visto che non è venerata in altri<br />

giorni dell’anno liturgico, a causa di una ormai superata identificazione<br />

di Maria di Betania con Maria di Magdala e con la peccatrice<br />

perdonata.<br />

Art. 16<br />

Marta, Maria e Lazzaro, per le Sorelle e i Fratelli della FMM sono icone<br />

e modelli dell’accoglienza, della contemplazione, dell’operosità nel<br />

servizio, che germogliano dall’unica radice dell’amore.<br />

31


320<br />

VI - Consacrazione<br />

Art. 17<br />

Le Sorelle si consacrano mediante la professione del voto di castità e<br />

<strong>delle</strong> promesse di povertà e di obbedienza, fatti nelle mani del Vescovo,<br />

alla presenza della Coordinatrice, per vivere e testimoniare il carisma<br />

proprio della Fraternità.<br />

Art. 18<br />

I Fratelli non fanno i voti, ma si consacrano a Cristo Sacerdote per conseguire<br />

i fini della Fraternità, e si impegnano a:<br />

q vivere con maggiore fedeltà i doveri familiari e la santità del matrimonio;<br />

q coltivare le virtù della povertà, della castità, dell’obbedienza; impegni<br />

spirituali e apostolici compatibili con lo stato matrimoniale;<br />

q pregare particolarmente per i sacerdoti.<br />

Art. 19<br />

Ogni anno, al termine degli esercizi spirituali, possibilmente, nella festa<br />

di Santa Marta, le Sorelle rinnovano la professione; i Fratelli rinnovano<br />

la consacrazione alla presenza del Vescovo o di un sacerdote da lui<br />

delegato.<br />

VII - Consigli evangelici<br />

Art. 20<br />

Il voto di castità, e le promesse di povertà e obbedienza sono dono, via<br />

e meta della vita consacrata.<br />

Art. 21<br />

Le Sorelle, con la professione, e i Fratelli con la consacrazione, a titolo<br />

diverso, si affidano e si donano a Dio, per imitare il Cristo, <strong>camminare</strong><br />

sulla via della perfezione evangelica e servire la Chiesa e il mondo.<br />

Art. 22<br />

La professione, anche se rinnovata annualmente, è vera consacrazione<br />

perfetta e totale. Ogni rinnovazione esige il consenso previo della<br />

Coordinatrice e del Consiglio.


Art. 23<br />

Le Sorelle che, dopo il primo quinquennio, chiedono di fare la professione<br />

definitiva, devono ricevere il consenso della Coordinatrice e del<br />

Consiglio.<br />

VIII - Povertà<br />

Art. 24<br />

La promessa di povertà è la scelta di vivere come Gesù, nella semplicità<br />

evangelica, per dedicarsi, come Lui, alla missione, per donarsi con<br />

gratuità, per affidarsi alla Provvidenza del Padre.<br />

Art. 25<br />

La povertà esige l’uso dipendente e sobrio dei beni e chiama a un progressivo<br />

distacco da se stessi e dalle cose, per fare spazio a Cristo e ai fratelli.<br />

Art. 26<br />

Sono segni e mezzi di povertà anche la fedeltà al lavoro fatto bene e con<br />

amore, l’uso saggio e utile del tempo.<br />

Art. 27<br />

Le Sorelle della FMM:<br />

a) conservano la proprietà e l’uso dei beni e il diritto di acquistarne<br />

altri, avendo cura di informare il Consiglio in caso di spese straordinarie;<br />

b) sottopongono, ogni anno il bilancio preventivo al Consiglio;<br />

c) destinano, secondo le proprie possibilità, una quota alla carità e un contributo<br />

alla Fraternità, come segno di comunione e d’aiuto fraterno.<br />

Art. 28<br />

È consigliabile che le Sorelle, come segno di povertà, facciano testamento<br />

olografo, prima della professione, destinando liberamente i beni<br />

che posseggono. Tale testamento, che resta segreto, può essere modificato<br />

o annullato da successive volontà.<br />

Art. 29<br />

Eventuali rapporti di lavoro proposti alla Fraternità da persone o enti<br />

ecclesiastici sono valutati e instaurati dal Consiglio della FMM.<br />

321


322<br />

Art. 30<br />

Le Sorelle consacrate vivono:<br />

q in famiglia;<br />

q in casa propria da sole;<br />

q in piccole forme di vita comune;<br />

q in due o tre, nelle strutture ecclesiastiche presso le quali operano.<br />

Art. 31<br />

I Fratelli vivono nella propria famiglia.<br />

Art. 32<br />

Le Sorelle e i Fratelli della FMM vestono abiti borghesi, modesti<br />

per costo e per taglio; hanno come segno distintivo l’anello d’oro del<br />

Rosario e un piccolo crocifisso con laccettino o catenina non preziosa.<br />

Art. 33<br />

I Fratelli si impegnano:<br />

a) a mettere al primo posto la ricerca e la crescita del Regno di Dio;<br />

b) a non fare spese superflue;<br />

c) a preventivare l’uso più corretto del denaro;<br />

d) a confrontarsi con Cristo povero e con i fratelli bisognosi;<br />

e) a destinare annualmente, secondo le proprie possibilità,una somma<br />

al sostegno della vita e <strong>delle</strong> opere della Fraternità.<br />

IX - Castità<br />

Art. 34<br />

Le Sorelle, col voto di castità scelgono di amare esclusivamente Gesù,<br />

e in Lui e per Lui, tutte le creature.<br />

Art. 35<br />

Il voto di castità, in un mondo che non ha il senso dei doni e dei valori, è<br />

la testimonianza, che, con l’aiuto della grazia, è possibile la continenza<br />

perfetta e perpetua.<br />

Art. 36<br />

Il voto di castità è fonte di gioia, condizione di libertà e di dono di sé,<br />

segno che ci si sente amati da Dio e di voler vivere per testimoniare il<br />

suo amore tra i fratelli.


Art. 37<br />

Il voto di castità impegna le Sorelle a vivere la verginità del corpo e del<br />

cuore, come gioioso e incessante sacrificio spirituale.<br />

Art. 38<br />

I Fratelli, in forza della consacrazione, si impegnano a:<br />

q rispettare la persona del coniuge;<br />

q vivere la castità coniugale;<br />

q essere aperti alla vita;<br />

q animare la sessualità con i contenuti della spiritualità coniugale cristiana,<br />

per testimoniare la bellezza e la necessità di vivere il matrimonio<br />

alla luce del Vangelo.<br />

X - Obbedienza<br />

Art. 39<br />

La promessa di obbedienza al Vescovo e alla Fraternità è il sacrificio<br />

spirituale della propria volontà, fatto con gioia, per imitare Cristo obbediente<br />

per amore, fino alla croce.<br />

Art. 40<br />

Le Sorelle, con la promessa di obbedienza, si impegnano liberamente a<br />

non vivere autonomamente il carisma e ad accettare la volontà di Dio,<br />

come atto di culto spirituale alla Trinità.<br />

Art. 41<br />

Si impegnano ad osservare lo Statuto, e a vedere nella Coordinatrice e<br />

nel Consiglio, l’espressione della Volontà di Dio.<br />

In particolare:<br />

a) con la Coordinatrice fanno la verifica della fedeltà al Carisma;<br />

b) al Consiglio sottopongono scelte che determinano cambiamenti di<br />

vita, di apostolato o di ambiente.<br />

Art. 42<br />

I Fratelli vivono lo spirito di obbedienza:<br />

q con l’impegno di osservare lo Statuto della Fraternità;<br />

q fomentando, con la propria testimonianza, l’unità e la comunione<br />

all’interno della Fraternità;<br />

323


324<br />

q accettando le sofferenze, le angustie, gli affanni della vita, per farne<br />

un’offerta sacrificale al Padre, in unione al sacrificio di Cristo sacerdote<br />

e vittima.<br />

XI - Apostolato<br />

Art. 43<br />

La FMM è materialmente e spiritualmente, personalmente e comunitariamente,<br />

una piccola Betania degli Apostoli, per tutti i loro problemi<br />

apostolici e personali.<br />

Art. 44<br />

Il primo apostolato, quello al quale le Sorelle e i Fratelli della FMM<br />

possono dedicare più tempo, è la testimonianza nei luoghi in cui vivono<br />

e lavorano.<br />

Art. 45<br />

Le Sorelle e i Fratelli della FMM, nutrono verso i ministri del Signore<br />

una particolare predilezione, che si esprime innanzitutto con la preghiera<br />

e l’aiuto spirituale e materiale alle loro persone.<br />

Art. 46<br />

Il sacerdote, per la FMM, è l’uomo di Dio e la presenza del Cristo; non<br />

una persona da servire, ma un fratello da sostenere con affetto casto e<br />

fraterno, specialmente se ha bisogno di conversione o è in difficoltà.<br />

Art. 47<br />

Le Sorelle e i Fratelli della FMM, nella scelta <strong>delle</strong> forme organizzate<br />

dell’apostolato, tengono presenti i propri carismi, i bisogni della<br />

Chiesa Locale o della Comunità in cui vivono; ma sempre in sintonia<br />

con i Vescovi e in obbediente comunione con la Coordinatrice e il<br />

Consiglio.<br />

Art. 48<br />

In particolare, le Sorelle e i Fratelli della FMM sono una presenza accanto<br />

ai Ministri Ordinati per:<br />

q promuovere lo spirito apostolico e missionario nei laici e formarli<br />

alla corresponsabilità pastorale;


q come maturità della vocazione battesimale;<br />

q servire l’opera della evangelizzazione <strong>delle</strong> famiglie;<br />

q prendersi cura dei sacerdoti, specialmente di quelli che sono soli,<br />

malati o anziani;<br />

q promuovere esperienze e percorsi di spiritualità per giovani, per il<br />

loro discernimento vocazionale e per la formazione <strong>delle</strong> giovani<br />

coppie;<br />

q servire i Vescovi e i Presbiteri in organismi pastorali, se essi lo ritengono<br />

opportuno;<br />

q educare le famiglie alla preghiera per i sacerdoti, ad accoglierli e<br />

prendersi cura di loro.<br />

Art. 49<br />

Alla FMM possono essere affidate Opere sociali purché siano finalizzate<br />

alla evangelizzazione, all’aiuto al Clero, alla formazione cristiana,<br />

alla testimonianza della carità.<br />

Art. 50<br />

Le Sorelle e i Fratelli che svolgono un ufficio retribuito in una struttura<br />

ecclesiale o pastorale, cercano ugualmente di essere attenti ad altre necessità<br />

pastorali, alle quali danno il tempo e le energie disponibili.<br />

XII - Ammissione<br />

Art. 51<br />

Possono chiedere di far parte della Fraternità Marta e Maria:<br />

a) con la professione:<br />

q ragazze che vogliono viverne il carisma;<br />

q giovani vedove, senza figli che attraverso l’esperienza della croce,<br />

hanno scoperto la chiamata a perseguire l’ideale della Fraternità;<br />

b) senza la professione:<br />

q coppie sposate che si consacrano e si impegnano a seguire la via<br />

della perfezione evangelica;<br />

q vedove con figli, che, mentre si prendono cura di loro, vogliono<br />

incarnare lo spirito, i carismi e gli impegni della Fraternità;<br />

c) l’età massima per essere ammessi è di anni 45;<br />

d) particolari eccezioni sono demandate al Consiglio.<br />

32


32<br />

Art. 52<br />

In caso di morte di un coniuge di una coppia consacrata, l’altro continua<br />

a far parte della Fraternità.<br />

Art. 53<br />

Sia le Sorelle che i Fratelli della FMM devono essere in grado di provvedere<br />

al proprio sostentamento con lavoro proprio o dipendente, con<br />

l’espletamento di un servizio remunerato in una realtà ecclesiale.<br />

Art. 54<br />

È diritto della Coordinatrice e del Consiglio accettare le domande di<br />

ammissione.<br />

Art. 55<br />

Chi domanda formalmente di entrare a far parte della Fraternità, oltre<br />

i certificati di rito, deve presentare un profilo caratteriale, spirituale e<br />

vocazionale della propria persona, scritto da un ecclesiastico in grado<br />

di poter testimoniare sull’aspirante per conoscenza diretta.<br />

Art. 56<br />

La FMM, accogliendo gli insegnamenti conciliari sulla vocazione universale<br />

alla santità e alla missione, vuole essere una scelta vocazionale<br />

di vita consacrata secolare, per esprimere in pienezza la chiamata dei<br />

laici a collaborare con l’apostolato gerarchico.<br />

Art. 57<br />

Per vivere in pienezza i doveri della FMM e non essere legati a obblighi<br />

provenienti da altre realtà associative, le Sorelle e i Fratelli si impegnano<br />

a non far parte di altri gruppi e movimenti.<br />

XIII - Formazione<br />

Art. 58<br />

Il cammino di formazione non prevede, in nessuna fase, la separazione<br />

dagli impegni quotidiani o di lavoro professionale.


Art. 59<br />

L’itinerario di formazione si articola in quattro tappe:<br />

a) almeno sei mesi di discernimento, di conoscenza di sé, del carisma,<br />

della Fraternità e di Fraternità e di esperienza di vita spirituale più<br />

intensa, sotto la guida del Padre spirituale e di una incaricata dal<br />

Consiglio;<br />

b) due anni di approfondimento della natura, <strong>delle</strong> finalità, <strong>delle</strong> esigenze<br />

della vita consacrata, con relative esperienze, per mettere alla<br />

prova se stessi (noviziato);<br />

c) cinque anni di consacrazione temporanea annuale e di completamento<br />

della formazione;<br />

d) consacrazione definitiva o rinnovazione annuale della consacrazione,<br />

e formazione permanente.<br />

Art. 60<br />

Il cammino di formazione, in forma di cerchi concentrici e con sempre<br />

maggiori approfondimenti, comprende:<br />

q formazione biblico-teologica;<br />

q formazione ascetico-sacramentale;<br />

q formazione alla comunione e alla missione.<br />

Art. 61<br />

I membri della Fraternità frequentano secondo le proprie possibilità,<br />

una Scuola di Formazione Teologico-Pastorale, un Istituto di Scienze<br />

Religiose, un Istituto Teologico, corsi di formazione e aggiornamento<br />

diocesani e nazionali.<br />

Art. 62<br />

La formazione è scandita:<br />

q annualmente dagli esercizi spirituali;<br />

q mensilmente dal ritiro o dagli incontri di spiritualità della FMM;<br />

q periodicamente dalle confessioni e dalla direzione spirituale;<br />

q quotidianamente dagli impegni personali di vita spirituale.<br />

Art. 63<br />

Il compito della formazione ascetica è affidato alla Coordinatrice, all’Assistente,<br />

a Sacerdoti incaricati dal Vescovo.<br />

32


32<br />

XIV - Governo<br />

Art. 64<br />

La Coordinatrice della Fraternità viene scelta tra le Sorelle che hanno<br />

fatto la professione almeno da 5 anni e che abbiano compiuto i 35 anni<br />

di età.<br />

Art. 65<br />

All’elezione partecipano le Sorelle professe e le coppie consacrate.<br />

Art. 66<br />

Ogni coppia designa con un unico voto e su una sola scheda la Sorella<br />

da eleggere.<br />

Art. 67<br />

L’elezione della Coordinatrice e del Consiglio si svolge alla presenza<br />

del Vescovo o di un suo delegato, secondo le modalità stabilite dal<br />

Diritto.<br />

Art. 68<br />

La Coordinatrice resta in carica per tre anni: può essere riconfermata<br />

per un secondo triennio.<br />

Art. 69<br />

Gli incarichi interni, necessari alla vita della Fraternità, sono distribuiti<br />

di comune accordo.<br />

Art. 70<br />

Il Consiglio, è composto dai seguenti membri:<br />

q la Coordinatrice;<br />

q la Delegata;<br />

q una Consigliera scelta tra le Sorelle;<br />

q una Coppia consigliera;<br />

q una Segretaria;<br />

q un’Amministratrice.<br />

Art. 71<br />

Compito della Coordinatrice e del Consiglio è:<br />

q rappresentare la Fraternità e farla conoscere a Vescovi, Presbiteri e<br />

Laici; prendersi cura di tutti i suoi membri, inculcare e diffondere il<br />

carisma, farne osservare lo spirito e lo statuto;


q guidare il cammino di formazione dei singoli e della Fraternità con<br />

incontri e contatti frequenti;<br />

q organizzare i ritiri mensili, gli esercizi spirituali e i momenti di fraternità;<br />

q vigilare sul comportamento e la testimonianza <strong>delle</strong> Sorelle e <strong>delle</strong><br />

Coppie.<br />

Art. 72<br />

La Segretaria cura i verbali, la cronaca e la corrispondenza ufficiale e<br />

tiene aggiornato e in ordine l’archivio.<br />

Art. 73<br />

L’Amministratrice cura l’amministrazione e la contabilità della<br />

Fraternità, sotto la guida della Coordinatrice e del Consiglio.<br />

Art. 74<br />

La Fraternità, finché resta di Diritto diocesano, riconosce nel Vescovo<br />

il garante <strong>delle</strong> scelte apostoliche e del servizio ecclesiale, e propone al<br />

suo vaglio quanto lo Spirito suscita in essa.<br />

Art. 75<br />

Tutto ciò che non è previsto da questo Statuto, è regolato dalle norme<br />

del Diritto.<br />

Quanto si ritiene necessario puntualizzare e precisare entrerà a far parte<br />

di un regolamento.<br />

32


330<br />

Mons. Vescovo ha nominato:<br />

Nomine<br />

12 gennaio 2003 il Sac. Saverio Ciaccia, Direttore dell’Ufficio diocesano<br />

per la Formazione permanente (Prot. n.<br />

02/2003).<br />

22 gennaio 2003 il Sig. Francesco Vitucci, Presidente dell’Azione<br />

Cattolica Parrocchiale di Maria SS. Addolorata<br />

in Poggiorsini, per il triennio 2002-2005 (Prot. n.<br />

04/2003).<br />

19 marzo 2003 il Sac. vincenzo Panaro, Delegato Vescovile per<br />

il Servizio diocesano al Catecumenato, e la Sig.na<br />

Maria Filippa Lombardi, Segretaria del medesimo<br />

organismo (Prot. n. 07/2003).<br />

1 luglio 2003 il Sac. Giovanni Giove, Vicario parrocchiale della<br />

Parrocchia della SS. Trinità in <strong>Altamura</strong> (Prot.<br />

n. 20/2003).<br />

1 settembre 2003 P. Giacomo Paris, smm, Rettore della Chiesa-<br />

Santuario Madonna del Buoncammino in <strong>Altamura</strong><br />

(Prot. n. 21/2003);<br />

P. Andrea Pesenti, smm, Vice Rettore della<br />

Chiesa-Santuario Madonna del Buoncammino in<br />

<strong>Altamura</strong> (Prot. n. 22/2003).<br />

15 settembre 2003 il Sac. Miroslaw Korenkiewicz, del Clero della<br />

<strong>Diocesi</strong> di Łomża (Polonia), Vicario parrocchiale<br />

della Parrocchia di S. Anna in <strong>Altamura</strong> (Prot. n.<br />

24/2003).<br />

21 settembre 2003 P. Giuseppe Lamanna, ofmConv., Parroco della<br />

Parrocchia di S. Pietro Apostolo in Spinazzola<br />

(Prot. n. 25/2003).


il Sac. Sabino Losito, sdv, Parroco della Parrocchia<br />

di S. Francesco in <strong>Acquaviva</strong> <strong>delle</strong> Fonti<br />

(Prot. n. 26/2003).<br />

5 ottobre 2003 il Sac. Carlo Carducci, Vice Direttore dell’Ufficio<br />

Scuola diocesano (Prot. n. 27/2003).<br />

15 ottobre 2003 il Sac. Carlo Carducci, Cappellano della Chiesa<br />

di S. Felice in <strong>Gravina</strong> (Prot. n. 28/2003);<br />

il Sac. vincenzo Mazzotta, Rettore della Chiesa<br />

di S. Emidio in <strong>Gravina</strong> (Prot. n. 29/2003);<br />

il Diac. Massimiliano Santoro, Collaboratore<br />

presso la parrocchia di S. Agostino in <strong>Altamura</strong><br />

(Prot. n. 30/2003);<br />

il Diac. Gaetano Lenoci, Collaboratore dell’unità<br />

pastorale tra le parrocchie di S. Eustachio, S. Agostino<br />

e S. Lucia in <strong>Acquaviva</strong> <strong>delle</strong> Fonti (Prot. n.<br />

31/2003);<br />

il Diac. Giuseppe Angelillo, Collaboratore presso<br />

la parrocchia del Sacro Cuore in <strong>Acquaviva</strong> <strong>delle</strong><br />

Fonti (Prot. n. 32/2003).<br />

1 novembre 2003 il Sac. Domenico Cornacchia, Canonico del<br />

Capitolo della Cattedrale di <strong>Altamura</strong> (Prot. n.<br />

33/2003);<br />

il Sac. Angelantonio Cianciotta, Canonico del<br />

Capitolo della Cattedrale di <strong>Altamura</strong> (Prot. n.<br />

34/2003);<br />

il Sac. Michele Capodiferro, Padre Spirituale<br />

della Confraternita di S. Michele Arcangelo, con<br />

sede in <strong>Gravina</strong> (Prot. n. 36/2003).<br />

331


332<br />

15 novembre 2003 il Sac. vincenzo Mazzotta, Canonico del Capitolo<br />

della Basilica Cattedrale di <strong>Gravina</strong> (Prot. n.<br />

37/2003);<br />

il Sac. Carlo Carducci, Canonico del Capitolo<br />

della Basilica Cattedrale di <strong>Gravina</strong> (Prot. n.<br />

38/2003).<br />

30 novembre 2003 il Sac. Tommaso Lerario, Parroco “in solidum”,<br />

con Don Nicola Nardulli, del Sacro Cuore in <strong>Acquaviva</strong><br />

<strong>delle</strong> Fonti (Prot. n. 39/2003).<br />

9 dicembre 2003 il Sac. Nunzio Falcicchio, Vicario parrocchiale<br />

della Parrocchia di S. Maria Maggiore in <strong>Acquaviva</strong><br />

<strong>delle</strong> Fonti (Prot. n. 41/2003);<br />

P. Domenico Pedullà, smm, Rettore della Chiesa<br />

di Maria SS. del Carmine in Santeramo in Colle<br />

(Prot. n. 42/2003);<br />

il Sac. Rocco Scalera, Vicario parrocchiale della<br />

Parrocchia di S. Maria della Consolazione in <strong>Altamura</strong><br />

(Prot. n. 43/2003).<br />

In data 10 giugno 2003, previo assenso di Mons. Vescovo, il Vescovo<br />

Moderatore dell’Istituto Teologico Pugliese ha nominato il Diac. Nunzio<br />

Falcicchio, Segretario dell’Istituto Teologico Pugliese in Molfetta.<br />

Mons. Vescovo ha confermato:<br />

Conferma<br />

1 novembre 2003 il Sig. vito Policoro, Priore dell’Arciconfraternita<br />

del SS. Sacramento, con sede in Santeramo in Colle<br />

(Prot. n. 35/2003).


Mons. Vescovo ha autorizzato:<br />

Autorizzazioni<br />

5 marzo 2003 il Sac. Giuseppe Lofrese, Presidente del Capitolo<br />

Cattedrale di <strong>Gravina</strong>, alla donazione modale in<br />

favore della <strong>Diocesi</strong> dell’immobile denominato<br />

“Palazzo Loglisci”, sito in <strong>Gravina</strong> in Puglia, Via<br />

Giardini n. 18 (Prot. n. 06/2003).<br />

25 marzo 2003 il Sac. vito Cassese, Parroco della Parrocchia dei<br />

S.S. Pietro e Paolo in <strong>Gravina</strong>, ad alienare un terreno<br />

di proprietà della Parrocchia, sito in <strong>Gravina</strong> in<br />

Puglia, comparto zona P.E.E.P. (Prot. n. 08/2003).<br />

9 aprile 2003 il Sac. Domenico Giannuzzi, Parroco in solidum<br />

della Parrocchia di S. Eustachio in <strong>Acquaviva</strong> <strong>delle</strong><br />

Fonti, ad acquistare l’immobile sito in <strong>Acquaviva</strong><br />

<strong>delle</strong> Fonti, Via Piergentile n. 2, angolo Via<br />

Estramurale Molignani, da destinare a casa canonica<br />

parrocchiale (Prot. n. 10/2003);<br />

Mons. Giovanni Tritto, Parroco in solidum della<br />

Parrocchia di S. Agostino in <strong>Acquaviva</strong> <strong>delle</strong> Fonti,<br />

ad acquistare l’immobile sito in <strong>Acquaviva</strong> <strong>delle</strong><br />

Fonti, Via F. Pepe n. 66, da destinare a casa canonica<br />

parrocchiale (Prot. n. 11/2003).<br />

28 aprile 2003 il Sac. Giuseppe Lofrese, Presidente del Capitolo<br />

Cattedrale di <strong>Gravina</strong>, a porre agli atti di affrancazione<br />

dei canoni enfiteutici gravanti sugli immobili<br />

di proprietà del Capitolo (Prot. n. 12/2003).<br />

24 maggio 2003 il Sac. Giuseppe Lofrese, Presidente del Capitolo<br />

Cattedrale di <strong>Gravina</strong>, ad intervenire nell’atto integrativo<br />

della sopra citata donazione modale (Prot.<br />

n. 14/2003).<br />

333


334<br />

5 giugno 2003 Mons. Francesco Paolo Colonna, Parroco della<br />

Parrocchia di S. Teresa in <strong>Altamura</strong>, ad accettare il<br />

legato disposto da parte della Sig.na Liberio Angela<br />

Maria, consistente nell’immobile sito in <strong>Altamura</strong>,<br />

Piazza Repubblica n. 6, e, contestualmente, ad alienare<br />

l’immobile oggetto del legato, con l’impegno<br />

da parte della Parrocchia di assolvere gli obblighi<br />

derivanti dal suddetto legato attingendo al bilancio<br />

parrocchiale (Prot. n. 15/2003).<br />

il Sac. Giuseppe Lofrese, Presidente del Capitolo<br />

Cattedrale di <strong>Gravina</strong>, rinnovando la licenza<br />

già concessa da S.E. Mons. Tarcisio Pisani il<br />

21.12.1990, a formalizzare l’atto di vendita di un<br />

fondo di proprietà dello stesso Capitolo, sito in<br />

agro di <strong>Gravina</strong> in Puglia, Contrada “Cozzarolo”<br />

(Prot. n. 16/2003).<br />

9 giugno 2003 il Sac. Giuseppe Pietroforte, Parroco della Parrocchia<br />

di S. Domenico in <strong>Acquaviva</strong> <strong>delle</strong> Fonti,<br />

a sottoscrivere l’atto di asservimento in favore del<br />

Comune di <strong>Acquaviva</strong> <strong>delle</strong> Fonti dell’area su cui<br />

insiste l’Oratorio parrocchiale, sito alla Traversa di<br />

Via Tommaso Francavilla, al fine di procedere ai<br />

lavori di ampliamento e sopraelevazione del medesimo<br />

fabbricato (Prot. n. 17/2003);<br />

il Sac. Giuseppe Pietroforte, Parroco della Parrocchia<br />

di S. Domenico in <strong>Acquaviva</strong> <strong>delle</strong> Fonti,<br />

a commettere in appalto alla Società “Gruppo di<br />

Solazzo G. & C. snc” i lavori di ristrutturazione del<br />

piano terra e di edificazione del primo piano dell’Oratorio<br />

parrocchiale, e a pagare il corrispettivo<br />

di tale appalto mediante trasferimento della porzione<br />

di suolo edificatorio, sito in <strong>Acquaviva</strong> <strong>delle</strong><br />

Fonti alla Traversa di Via R. Misasi, stimato dello<br />

stesso valore <strong>delle</strong> opere ad appaltarsi (Prot. n.<br />

18/2003).


8 settembre 2003 il Sig. Luigi Masserio, Vice Priore e Reggente della<br />

Confraternita di S. Michele Arcangelo, con sede<br />

in <strong>Gravina</strong> in Puglia presso la chiesa del Gesù, a<br />

realizzare i lavori di adeguamento nella Cappella<br />

cimiteriale di proprietà della medesima Confraternita<br />

(Prot. n. 23/2003).<br />

Mons. Vescovo ha delegato:<br />

Delega<br />

15 dicembre 2003 il Sac. Giuseppe Manfredi, Parroco della Parrocchia<br />

SS. Trinità in <strong>Altamura</strong>, a porre gli atti di<br />

ordinaria amministrazione necessari a tutto ciò che<br />

attiene i lavori di costruzione del nuovo complesso<br />

parrocchiale (Prot. n. 44/2003).<br />

Mons. Vescovo ha concesso la dispensa:<br />

Dispensa<br />

21 giugno 2003 al Diac. Giovanni Giove dall’impedimento dell’età<br />

canonica necessaria per essere ammesso all’Ordine<br />

del Presbiterato (Prot. n. 19/2003).<br />

Mons. Vescovo ha concesso la Licenza:<br />

Licenza<br />

9 dicembre 2003 a S.E. Mons. Pietro Maria Fragnelli, Vescovo di<br />

Castellaneta, per conferire il Ministero del Lettorato<br />

al Seminarista Vincenzo Lopano (Prot. n.<br />

40/2003).<br />

29 dicembre 2003 al Sac. Giuseppe Lofrese, Presidente del Capitolo<br />

Cattedrale di <strong>Gravina</strong>, per promuovere il giudizio<br />

contro i Signori Capone Raffaele e Vignola Francesco<br />

(Prot. n. 45/2003).<br />

33


33<br />

Mons. Vescovo ha approvato e promulgato:<br />

Approvazioni<br />

6 gennaio 2003 il nuovo Statuto del Capitolo ex Palatino della<br />

basilica Concattedrale di <strong>Acquaviva</strong> <strong>delle</strong> Fonti<br />

(Prot. n. 01/2003).<br />

2 febbraio 2003 il nuovo Statuto dell’Associazione “S. Rita”, con<br />

sede nella Parrocchia di S. Agostino in <strong>Altamura</strong><br />

(Prot. n. 05/2003).<br />

Mons. Vescovo ha dato il consenso:<br />

Consenso<br />

22 gennaio 2003 al Ministro Provinciale dei Frati Minori di Puglia<br />

e Molise per l’erezione canonica della Fraternità<br />

dell’Ordine Francescano Secolare “S.<br />

Margherita da Cortona” presso la parrocchia di<br />

S. Maria della Consolazione in <strong>Altamura</strong> (Prot. n.<br />

03/2003).


Ordinazioni<br />

Il 18 maggio 2003, nella Cattedrale di <strong>Altamura</strong>, Mons. Vescovo ha conferito<br />

l’Ordine del Diaconato al Seminarista Nunzio Falcicchio, della<br />

Comunità parrocchiale del SS. Rosario di Pompei in <strong>Altamura</strong>, incardinandolo<br />

nel Clero diocesano.<br />

Il 28 giugno 2003, nella Piazza antistante la Chiesa Madre di Santeramo<br />

in Colle, Mons. Vescovo ha conferito l’Ordine del Presbiterato al Diacono<br />

Don Giovanni Giove, del Clero diocesano.<br />

L’11 ottobre 2003, nella Cattedrale di <strong>Altamura</strong>, Mons. Vescovo ha conferito<br />

l’Ordine del Diaconato al Seminarista Massimiliano Santoro,<br />

della Comunità parrocchiale di San Sepolcro in <strong>Altamura</strong>, incardinandolo<br />

nel Clero diocesano.<br />

Il 6 dicembre 2003, nella Cattedrale di <strong>Altamura</strong>, Mons. Vescovo ha conferito<br />

l’Ordine del Presbiterato al Diacono Don Nunzio Falcicchio, del<br />

Clero diocesano.<br />

Il 28 dicembre 2003, nella Cattedrale di <strong>Altamura</strong>, Mons. Vescovo ha<br />

conferito l’Ordine del Diaconato al Seminarista Giuseppe Cifarelli,<br />

della Comunità parrocchiale di Sant’Agostino in <strong>Altamura</strong>, incardinandolo<br />

nel Clero diocesano.<br />

Ministeri<br />

Il 17 aprile 2003, durante la Messa In Coena Domini nella Cattedrale di<br />

<strong>Altamura</strong>, Mons. Vescovo ha istituito Ministri straordinari della Comunione<br />

i Signori:<br />

Colonna Isabella, Corrado Salati Nicola, D’Asia Pasquale, Natalicchio<br />

Antonia<br />

(Parrocchia Sacro Cuore in <strong>Altamura</strong>)<br />

Carissimo Giovanna, Loiudice Antonio, Simone Anna<br />

(Parrocchia S. Agostino in <strong>Altamura</strong>)<br />

33


33<br />

Palasciano Michele, Pallotta Maddalena<br />

(Parrocchia S. Anna in <strong>Altamura</strong>)<br />

Forte Angela, Loizzo Domenico, Panaro Angela<br />

(Parrocchia S. Giovanni Bosco in <strong>Altamura</strong>)<br />

Nshimirimana Sr. Renilde, della Congregazione Bene Tereziya<br />

del Burundi<br />

(Parrocchia S. Maria della Consolazione in <strong>Altamura</strong>)<br />

Manfredi Maria Giuseppe, Schinco Benedetta<br />

(Parrocchia Gesù Buon Pastore in <strong>Gravina</strong>)<br />

Casareale Salvatore, Clemente Maria, Lorusso Francesco, Moretti<br />

Girolamo, Piemonte Paola, Romaniello Giovanni, Scalese Giacinto,<br />

Scarci Vittorio<br />

(Parrocchia S.S. Pietro e Paolo in <strong>Gravina</strong>)<br />

Marrulli Angela<br />

(Parrocchia Spirito Santo in <strong>Gravina</strong>)<br />

Troilo Costantino<br />

(Parrocchia Sacro Cuore in <strong>Acquaviva</strong> <strong>delle</strong> Fonti)<br />

Cacciapaglia Giuseppe<br />

(Parrocchia S. Erasmo in Santeramo)<br />

Duarte Rodriguez Sr. Anilba, Ferro Sr. Michelina<br />

(Ancelle del Sacro Cuore della Venerabile Caterina Volpicelli -<br />

<strong>Altamura</strong>)<br />

Lima Sr. Giovanna De Fatima, Rabêlo Silva Sr. Carmen<br />

(Suore Missionarie di Gesù Crocifisso - <strong>Gravina</strong>)<br />

L’8 settembre 2003, nella Parrocchia Madonna della Grazia in <strong>Gravina</strong>,<br />

Mons. Vescovo ha ammesso tra i candidati agli Ordini Sacri il Seminarista<br />

Francesco Elia, della medesima Comunità parrocchiale.


Il 21 settembre 2003, nella Cattedrale di <strong>Altamura</strong>, Mons. Vescovo ha<br />

ammesso tra i candidati agli Ordini Sacri il Seminarista vincenzo<br />

Lopano, della Comunità parrocchiale della SS. Trinità in <strong>Altamura</strong>.<br />

Il 14 dicembre 2003, nella Cappella Maggiore del Pontificio Seminario<br />

Regionale “Pio XI” di Molfetta, S.E. Mons. Pietro Maria Fragnelli, Vescovo<br />

di Castellaneta, previe lettere dimissorie del Vescovo diocesano,<br />

ha conferito il Ministero del Lettorato al Seminarista vincenzo Lopano,<br />

della Comunità parrocchiale della SS. Trinità in <strong>Altamura</strong>.<br />

33


BIANCA


Atti<br />

della Curia


Cattedrale di <strong>Altamura</strong>. Facciata principale - particolare.


vICARIO GENERALE<br />

Indirizzo augurale<br />

a S.E. Mons. vescovo<br />

per la festa onomastica di S. Mario<br />

Eccellenza Reverendissima,<br />

17 gennaio 2003<br />

ogni anno ci ritroviamo a festeggiarLa in occasione dell’onomastico<br />

e a rinnovarLe di cuore gli auguri più fervidi.<br />

Per noi cristiani, ricordare il Santo di cui portiamo il nome ha più di<br />

un significato:<br />

• far memoria dei nostri cari Genitori che ci hanno affidato alla Sua<br />

protezione tramandandoci il nome;<br />

• essere riconoscenti per il Sacramento del Battesimo (avvenimento a<br />

Lei particolarmente caro), in cui siamo diventati figli di quel Padre<br />

Buono che conosce e chiama tutti per nome;<br />

• guardare ad un uomo “giusto” che ha speso la sua vita per amore di<br />

Cristo e del Vangelo.<br />

S. Mario, nella tradizione della Chiesa cattolica, era un nobile persiano,<br />

giunto a Roma verso la metà del IV secolo d. C. con la moglie<br />

Marta e i figli Audifàce e Ábaco, per venerare le tombe dei martiri;<br />

cadde, a sua volta, vittima della persecuzione dell’Imperatore Decio,<br />

per aver dato sepoltura ai corpi di 260 cristiani uccisi e accettò di morire<br />

con la sua famiglia pur di non abiurare la vera fede.<br />

Carissimo don Mario,<br />

come questo fratello maggiore nella fede, possano la Sua testimonianza<br />

cristiana e la pietà verso i più bisognosi essere di stimolo e di<br />

esempio al popolo che è stato affidato alla Sua cura pastorale.<br />

Auguri affettuosi.<br />

Sac. Vito Colonna<br />

Vicario Generale<br />

343


344<br />

Carissimi,<br />

* * *<br />

Ai Rev.mi Sacerdoti<br />

Diocesani e Religiosi<br />

e p.c. A S.E. Mons. Mario Paciello<br />

il Consiglio Episcopale Permanente della C.E.I., nella sessione<br />

dell’11-14 marzo 2002, ha provveduto al riordinamento <strong>delle</strong> “Giornate<br />

nazionali di sensibilizzazione e <strong>delle</strong> collette nazionali obbligatorie”<br />

in armonia con le “Giornate a carattere universale obbligatorie” (cf.<br />

Notiziario C.E.I. n. 4/2002, p. 160-161).<br />

Pertanto, vogliate prendere nota <strong>delle</strong> “Collette obbligatorie”, che<br />

siete tenuti a versare alla Curia Diocesana, in concomitanza con le rispettive<br />

“Giornate”:<br />

• Giornata per le opere della Terra Santa (venerdì santo);<br />

• Giornata nazionale per l’università cattolica del Sacro Cuore<br />

(terza domenica di Pasqua);<br />

• Giornata per la carità del Papa (ultima domenica del mese di giugno);<br />

• Giornata missionaria mondiale (penultima domenica di ottobre);<br />

• Giornata nazionale per le migrazioni (terza domenica di novembre);<br />

• Giornata del Seminario diocesano (8 dicembre).<br />

Rimangono, invece, ad libitum le seguenti “Giornate”:<br />

• Giornata mondiale dell’infanzia missionaria (6 gennaio);<br />

• Giornata mondiale dei malati di lebbra (ultima domenica di gennaio).<br />

Confidando nel senso di responsabilità di ciascuno a partecipare ai<br />

bisogni di tutta la Chiesa, Vi saluto fraternamente nel Signore.<br />

<strong>Altamura</strong>, 23 gennaio 2003<br />

Sac. Vito Colonna<br />

Vicario Generale


Carissimi,<br />

* * *<br />

– Ai Rev.di Sacerdoti e Diaconi Diocesani e<br />

Religiosi<br />

– Alle Religiose<br />

– Ai Rsponsabili degli Ordini Secolari, <strong>delle</strong><br />

Confraternite, Associazioni, Gruppi<br />

e Movimenti ecclesiali<br />

l’appuntamento annuale della Solennità del Corpus Domini, che<br />

celebreremo giovedì 19 giugno p.v. a Spinazzola, alle ore 19.00 (ore<br />

18.30: arrivi ed accoglienza), costituisce un momento altamente significativo<br />

per la vita della <strong>Diocesi</strong>, riunita <strong>insieme</strong> al suo Pastore intorno<br />

al Sacramento dell’Eucaristia, poiché «la comunione con il Vescovo è<br />

una esigenza intrinseca della celebrazione del Sacrificio eucaristico»<br />

(Ecclesia de Eucharistia, 39).<br />

Inoltre, in quella occasione, vivremo la giornata di santificazione<br />

sacerdotale, per rinnovare i vincoli di unità e di comunione, in quanto<br />

«l’Eucaristia crea comunione ed educa alla comunione» (Ecclesia de<br />

Eucharistia, 40).<br />

Con la presente Vi comunico alcune notizie utili:<br />

- La Celebrazione Eucaristica si svolgerà in Piazza C. Battisti, antistante<br />

la parrocchia Maria SS. Annunziata dei Frati Minori Conventuali.<br />

Seguirà la Processione Eucaristica, che si snoderà per le strade adiacenti,<br />

e alla quale prenderanno parte il Vescovo, i Sacerdoti, i Diaconi,<br />

i Ministri istituiti, i Seminaristi, i Ministranti. Faranno corona al<br />

SS.mo Sacramento le Autorità presenti e i membri <strong>delle</strong> Confraternite<br />

del SS.mo Sacramento presenti in <strong>Diocesi</strong>.<br />

– Per raggiungere il luogo della celebrazione: provenendo da <strong>Gravina</strong><br />

(S.S. 97), attraversare Corso Umberto I fino a Piazza Plebiscito.<br />

– Il parcheggio per i pullman sarà nella zona dell’Ospedale (Via Torino),<br />

mentre per le auto nelle strade vicine al luogo della celebrazione.<br />

– Ai Sacerdoti ricordo di:<br />

1. portare solo il camice per la celebrazione; la Curia provvede alle<br />

34


34<br />

stole e alle casule. I paramenti sacri saranno indossati nella chiesa<br />

del Purgatorio, in Piazza Plebiscito;<br />

2. affiggere per tempo nelle parrocchie i manifesti per la celebrazione.<br />

I libretti saranno distribuiti al momento dell’arrivo;<br />

3. invitare i fedeli a confessarsi, per ricevere convenientemente<br />

l’Eucarestia.<br />

– Alla celebrazione potranno partecipare tutti i membri <strong>delle</strong> Confraternite,<br />

<strong>delle</strong> Associazioni, dei Gruppi e dei Movimenti ecclesiali,<br />

portando stendardi e labari propri.<br />

– Per l’UNITALSI, gli ammalati e gli anziani sono riservati posti a<br />

sedere.<br />

– L’animazione dei canti della Celebrazione Eucaristica e della Processione<br />

sarà affidata al Coro interparrocchiale di Spinazzola. A partire<br />

dalle ore 18.00, ci saranno le prove dei canti già riportati nel libretto.<br />

Eventuali altre notizie e/o disposizioni saranno date immediatamente<br />

prima della celebrazione.<br />

In attesa di incontrarVi, fraternamente Vi saluto nel Signore.<br />

<strong>Altamura</strong>, 21 maggio 2003<br />

* * *<br />

Indirizzo augurale<br />

a S.E. Mons. vescovo<br />

in occasione della 4 a Assemblea Diocesana<br />

Eccellenza Reverendissima,<br />

Santuario dell’Incoronata - Foggia<br />

13 settembre 2003<br />

Sac. Vito Colonna<br />

Vicario Generale<br />

come la Samaritana nel Vangelo si reca al pozzo di Giacobbe per<br />

attingere acqua ed incontra Gesù che le offre la vera acqua che estingue


la sete per sempre, anche la grande famiglia della <strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>-<br />

<strong>Gravina</strong>-<strong>Acquaviva</strong>, Santeramo, Spinazzola e Poggiorsini, guidata dal<br />

Suo Pastore, da quattro anni si dà appuntamento in questo Santuario<br />

mariano per dissetarsi alla fonte della salvezza perenne che scaturisce<br />

dalla S. Scrittura e dall’Eucaristia.<br />

All’inizio di ogni nuovo anno pastorale è bello essere convocati ai<br />

piedi della Madonna Incoronata per una sosta ristoratrice, prima di rimettersi<br />

in viaggio.<br />

E siamo qui, fratelli e sorelle giunti da tutte le Parrocchie della <strong>Diocesi</strong>,<br />

a testimoniare la ferma volontà di riprendere il cammino di fede che ci<br />

condurrà, passo dopo passo, al grande evento del Congresso Eucaristico<br />

Nazionale a Bari nel 2005, in comunione con tutte le Chiese di Puglia.<br />

Riscoprire la centralità del Sacramento dell’Eucaristia nella vita cristiana,<br />

come suggerisce il Papa nella Lettera Enciclica “Ecclesia de Eucharistia”,<br />

significa innanzitutto “rendere grazie” a Dio per il Figlio Suo<br />

che si fa Pane per rinvigorire la nostra debolezza e trasformarci in Lui,<br />

secondo il progetto d’amore del Padre.<br />

Ciascuno ha nel cuore tanti motivi per benedire il Signore; ma questa<br />

sera vogliamo tutti <strong>insieme</strong> innalzare il nostro canto di lode per lei,<br />

Eccellenza, che quest’anno ricorda il 40° anniversario di ordinazione<br />

sacerdotale (30.06.2003).<br />

Quarant’anni sono il tempo che nell’Antico Testamento il popolo<br />

d’Israele vagò nel deserto per purificarsi da ogni peccato, prima di entrare<br />

nella Terra Promessa da Dio, luogo di pace e di felicità.<br />

Con sentimenti di gratitudine per tutti i Sacerdoti che il Signore ha<br />

chiamato ad annunciare la Parola e a spezzare il Pane, Le auguriamo di<br />

procedere speditamente sulla strada della perfezione e di continuare ad<br />

essere per noi un Padre premuroso e attento, fondamento dell’unità e<br />

tessitore della comunione ecclesiale.<br />

Eccellenza carissima, torneremo con rinnovato entusiasmo nelle nostre<br />

Parrocchie, per farle diventare “laboratori” dove tutti servono e “palestre”<br />

per formare missionari da inviare nel mondo a dare ragione della<br />

propria speranza cristiana e a celebrare con maggiore consapevolezza<br />

34


34<br />

il Giorno del Signore, poiché di Gesù non si è mai sazi, mai pieni, mai<br />

esperti abbastanza.<br />

Lo Spirito Santo confermi ogni nostro proposito di bene e non<br />

Le faccia mai mancare i Suoi doni nel servizio episcopale. Amen!<br />

* * *<br />

Sac. Vito Colonna<br />

Vicario Generale<br />

Indirizzo augurale<br />

a S.E. Mons. vescovo<br />

in occasione<br />

del 6° Anniversario di ingresso in <strong>Diocesi</strong> (25 ottobre 1997)<br />

e del 66° Compleanno (26 ottobre 1937)<br />

24 ottobre 2003<br />

Festa della Dedicazione della Cattedrale<br />

Eccellenza Reverendissima,<br />

in questo mese di ottobre, abbiamo due motivi particolari per lodare e<br />

ringraziare il Signore: domani ricorre il 6° Anniversario del Suo ingresso<br />

nella nostra <strong>Diocesi</strong> e dopodomani è il giorno del Suo Compleanno.<br />

Nella recente Esortazione apostolica post-sinodale “Pastores gregis”,<br />

il Papa ha sottolineato che essere Pastori del gregge di Dio oggi<br />

è molto faticoso ed esigente, come Lei ben sa perché ne fa esperienza<br />

quotidiana.<br />

Il documento afferma che “Il Vescovo è chiamato ad essere padre,<br />

maestro, amico e fratello di ogni uomo sull’esempio di Cristo. Percorrendo<br />

fedelmente questa via, potrà giungere alla santità che dovrà crescere<br />

non accanto al ministero ma attraverso il ministero stesso”.<br />

Noi vediamo e riconosciamo in Lei il padre che ama e santifica; il<br />

maestro che insegna e governa, stimolando alla cooperazione tutti i sa-


cerdoti e i fedeli laici della <strong>Diocesi</strong>; l’amico che ascolta con cuore intelligente,<br />

condividendo gioie e sofferenze; il fratello che incoraggia e<br />

perdona.<br />

Con sentimenti di riconoscenza per l’instancabile impegno verso la<br />

comunione ecclesiale, continueremo a sostenerLa e accompagnarLa<br />

nella missione di “costruire strade di salvezza e di riconciliazione”, trasformando<br />

con la parola chiara e l’esempio della vita i conflitti in occasioni<br />

di crescita umana e spirituale e annunciando la speranza cristiana.<br />

Auguri, Eccellenza carissima, da tutti noi Suoi devoti e umili collaboratori.<br />

Sac. Vito Colonna<br />

Vicario Generale<br />

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3 0<br />

SEGRETERIA<br />

verbali <strong>delle</strong> Riunioni<br />

degli Uffici di Curia<br />

Verbale n. 9<br />

Lunedì 27 gennaio 2003, alle ore 16.00, si è svolta presso la Curia<br />

Diocesana la riunione ordinaria mensile degli Uffici di Curia, convocata<br />

con lettera del Vicario Generale in data 21 gennaio 2003 (prot. n.<br />

10/03), per discutere il seguente ordine del giorno:<br />

1. comunicazione da parte degli Uffici:<br />

• Comunicazioni sociali (progetto “Avvenire”);<br />

• Pastorale sociale e del lavoro;<br />

• Osservatorio Giuridico-legislativo;<br />

2. prossime Giornate a carattere nazionale e mondiale;<br />

3. varie ed eventuali.<br />

Risultano assenti: don G. Lofrese (Vicario Episcopale - Ufficio<br />

Scuola), don L. Dimarno (Vicario Episcopale - Ufficio Amministrativo),<br />

don A. Cianciotta (Centro Diocesano Vocazioni), don S. Ciaccia (Ufficio<br />

Formazione Permanente), don G. Chironna (Ufficio Migranti) e don<br />

R. Scalera (Servizio per la promozione del sostegno economico alla<br />

Chiesa).<br />

Il verbale della riunione precedente, fatto pervenire dal Segretario<br />

a tutti i Sacerdoti già prima del presente incontro, viene confermato e<br />

approvato.<br />

All’inizio della riunione, il Vescovo ha fatto alcune considerazioni<br />

sulla Settimana di Preghiera per l’unità dei Cristiani appena celebrata,<br />

lamentando la scarsa partecipazione da parte dei Sacerdoti; positiva, invece,<br />

si è rivelata la scelta di un luogo fisso per ogni paese dove svolgere<br />

le diverse celebrazioni; per il prossimo anno, si pensa di coinvolgere<br />

maggiormente ragazzi e giovani nelle iniziative ecumeniche.<br />

1. Passando al primo punto all’ordine del giorno, Don D. Giannuzzi,<br />

Direttore dell’ufficio Cultura e Comunicazioni Sociali e Responsabile


della pagina diocesana di Avvenire, ha illustrato una bozza di progetto<br />

della stessa pagina, indicando le scelte di fondo a partire dal Programma<br />

Pastorale diocesano di quest’anno, proponendo alcune istruzioni per<br />

l’uso e presentando l’organizzazione della Redazione; il tutto correlato<br />

da alcune indicazioni pratiche per un buon uso della pagina da parte di<br />

utenti e corrispondenti, al fine di acquisire un metodo organico di lavoro.<br />

I presenti, complessivamente, hanno apprezzato l’impostazione di<br />

fondo, soprattutto l’apertura della “pagina” al sociale, intesa come presenza<br />

della Chiesa sul territorio e come eco dell’incidenza che le iniziative<br />

ecclesiali hanno a livello sociale ed educativo (don V. Cassese e don<br />

M. Lorusso).<br />

A questo proposito, il Vescovo, pur mostrandosi d’accordo con questa<br />

impostazione, ha sollecitato la Redazione a far emergere dalla pagina<br />

diocesana ciò a cui altri giornali non fanno attenzione: è necessario<br />

guardare la realtà in positivo, cercando di evidenziare i segni di bene<br />

presenti a tutti i livelli.<br />

Don D. Natale, Vice Direttore dell’ufficio di Pastorale sociale e del<br />

lavoro, ha presentato il Progetto “Incubaritas 2”, per la formazione di<br />

quei giovani che intendono realizzare un programma imprenditoriale in<br />

qualsiasi campo. Già la Caritas Italiana ha deliberato un contributo di €<br />

35.690,00 come finanziamento di tale Progetto: ora, in questi primi mesi<br />

dell’anno, vi sarà un lavoro di sensibilizzazione <strong>delle</strong> Comunità parrocchiali,<br />

per passare poi in aprile-maggio alla fase operativa.<br />

Il Vescovo ha esortato a coinvolgere veramente tutte le Comunità,<br />

poiché è necessario far conoscere questa possibilità a tutti, per individuare<br />

quelle persone che hanno già qualche idea da realizzare.<br />

Concludendo, don Natale ha riferito che, d’accordo con il Vescovo,<br />

l’Ufficio sta pensando di incontrare durante la Quaresima alcune realtà<br />

lavorative, in vista di un raduno generale del mondo del lavoro il prossimo<br />

1 maggio.<br />

Mons. F. Posa, Direttore dell’Osservatorio Giuridico-legislativo,<br />

ha presentato alcune leggi recentemente pubblicate, e che riguardano<br />

gli Oratori, l’alienazione dei beni ecclesiastici, la funzione sociale <strong>delle</strong><br />

Comunità parrocchiali, la Convenzione CEP-Regione Puglia circa l’assistenza<br />

religiosa negli Ospedali, ecc.: la presentazione di queste leggi a<br />

tutto il Clero sarà fatta durante un prossimo incontro di aggiornamento.<br />

Intervenendo il Vescovo, per riferire circa la disponibilità offerta<br />

dalla Sociologa Mariolina Tirelli di <strong>Altamura</strong> ad operare in un possibile<br />

3 1


3 2<br />

Consultorio familiare ecclesiale, ha chiesto all’ufficio Famiglia a che<br />

punto siamo su questo argomento. Rispondendo, i responsabili dell’Ufficio<br />

hanno comunicato che attualmente operano, rispettivamente ad <strong>Altamura</strong><br />

e <strong>Gravina</strong>, 2 centri di consulenza sui metodi naturali, entrambi<br />

collegati con l’Associazione “La Bottega dell’Orefice”: quanto al loro<br />

rapporto con lo stesso Ufficio, al momento è solo a livello di collaborazione.<br />

Di qui la necessità, sollecitata dal Vescovo, di coordinare le diverse<br />

attività, al fine di rendere alla <strong>Diocesi</strong> un servizio migliore nell’ambito<br />

della pastorale familiare.<br />

A questo proposito, Don G. Fiore ha annunciato che il prossimo 12<br />

febbraio vi sarà un incontro tra l’Ufficio Famiglia ed i responsabili <strong>delle</strong><br />

Associazioni operanti in <strong>Diocesi</strong> nel campo della famiglia, in vista della<br />

costituzione di una Consulta diocesana “ad hoc”.<br />

2. Quanto al secondo punto all’ordine del giorno, Don V. Confetti,<br />

Direttore dell’ufficio di Pastorale sanitaria, ha informato i presenti<br />

sulle celebrazioni in programma per l’11 a Giornata Mondiale del Malato<br />

(11 febbraio) e sull’incontro del Vescovo, il prossimo 14 febbraio, con<br />

quanti operano nella Pastorale sanitaria, per una riflessione sul sussidio<br />

proposto per la Giornata di quest’anno, dal titolo “Il dono di sé”.<br />

Don V. Incampo, Incaricato diocesano del Segretariato per l’Ecumenismo<br />

e il Dialogo, ha informato, invece, circa l’incontro interreligioso<br />

che si svolgerà il prossimo 21 febbraio, sul tema: “Il dialogo tra le<br />

fedi religiose sorgente di fraternità e di pace fra i popoli”.<br />

In conclusione, il Vicario Generale ha richiamato i presenti ad una<br />

maggiore oculatezza nelle spese degli Uffici di Curia.<br />

L’incontro si conclude con un momento di preghiera alle ore 18.30.<br />

Sac. Vincenzo Panaro<br />

Segretario


* * *<br />

Verbale n. 10<br />

Lunedì 24 febbraio 2003, alle ore 16.00, si è svolta presso la Curia<br />

Diocesana la riunione ordinaria mensile degli Uffici di Curia, convocata<br />

con lettera del Vicario Generale in data 19 febbraio 2003 (prot. n.<br />

27/03), per discutere il seguente ordine del giorno:<br />

1. calendario <strong>delle</strong> iniziative diocesane dei prossimi mesi:<br />

• 8 marzo: Cammino Penitenziale dei Giovani a Picciano;<br />

• 5 aprile: Via Crucis dei giovani a Santeramo;<br />

• 19 giugno: Corpus Domini Diocesano a Spinazzola;<br />

• 23-27 giugno: Esercizi Spirituali preti-laici;<br />

2. comunicazioni e verifica da parte degli Uffici;<br />

3. ipotesi di sviluppo <strong>delle</strong> linee di Programma 2003-2004;<br />

4. varie ed eventuali.<br />

Risultano assenti: don G. Lofrese (Vicario Episcopale - Ufficio<br />

Scuola), don N. Laterza (Ufficio Missionario), diac. G. Angelillo<br />

(Ufficio Caritas), don G. Chironna (Ufficio Migranti), don V. Confetti<br />

(Ufficio Pastorale Sanitaria) e don R. Scalera (Servizio per la promozione<br />

del sostegno economico alla Chiesa).<br />

Il verbale della riunione precedente, fatto pervenire dal Segretario<br />

a tutti i Sacerdoti già prima del presente incontro, viene confermato e<br />

approvato.<br />

1. Il Vescovo introduce il primo punto all’ordine del giorno, richiamando<br />

la necessità di definire le prossime tappe del Programma<br />

Pastorale Diocesano <strong>insieme</strong> con i responsabili degli Uffici di Curia,<br />

affinché ne sia assicurata una buona riuscita.<br />

Il diac. L. Ferrulli, Direttore dell’Ufficio di Pastorale Giovanile,<br />

ha illustrato la proposta di programma, elaborata <strong>insieme</strong> al Centro<br />

Diocesano Vocazioni, del Cammino Penitenziale dei Giovani a<br />

Picciano, il prossimo 8 marzo. Tale iniziativa dovrà riguardare tutti<br />

i giovani della <strong>Diocesi</strong>, i quali raggiungeranno i piedi del monte di<br />

Picciano in pullman (l’organizzazione logistica è affidata ai referenti<br />

cittadini di Pastorale Giovanile), per poi salire a piedi, dopo il saluto<br />

del Vescovo e la consegna a ciascuno della coroncina del Rosario,<br />

3 3


3 4<br />

verso il Santuario, meditando su alcuni misteri del Rosario, alternati<br />

da preghiere, canti e meditazioni; giunti al Santuario, seguirà l’esame<br />

di coscienza sempre da parte del Vescovo, prima di dare ai giovani la<br />

possibilità di accostarsi al Sacramento della Penitenza. Il tutto dovrebbe<br />

concludersi intorno alle ore 19.30.<br />

Il Vescovo ha posto l’accento su come sensibilizzare innanzitutto i<br />

Sacerdoti, e poi i giovani, oltre a quelli che già frequentano le nostre<br />

Comunità, per evitare di fare un’iniziativa “scontata”. Per quanto riguarda<br />

la partecipazione dei Sacerdoti, si è proposto di modificare nelle<br />

parrocchie l’orario della Messa festiva del sabato sera e di sospendere<br />

le altre attività, proprio per favorire la partecipazione di tutti i giovani.<br />

Per quanto riguarda la Via Crucis dei Giovani, in programma a<br />

Santeramo il 5 aprile p.v., i giovani del posto stanno lavorando già da<br />

un mese per individuare il percorso e le modalità; lo schema celebrativo<br />

sarà quello proposto per la GMG di Toronto.<br />

Circa la Giornata Diocesana dei Giovani, in programma ad <strong>Altamura</strong><br />

il 3 maggio p.v., essa si svolgerà presso il Polivalente (Via Corato);<br />

è stato invitato a dare la sua testimonianza don Antonio Dell’Olio,<br />

Coordinatore nazionale di Pax Christi. Il Vescovo chiede che si diano<br />

ai giovani messaggi e contenuti veri, servendosi all’occorrenza di linguaggi<br />

nuovi e alla loro portata.<br />

Quanto alla celebrazione diocesana del Corpus Domini, che si<br />

svolgerà a Spinazzola il prossimo 19 giugno, il Vescovo, tenendo conto<br />

dell’esperienza degli anni scorsi, ha invitato tutti a non arrivare impreparati,<br />

per dare comunitariamente una testimonianza credibile sulla<br />

centralità dell’Eucaristia nella vita della Chiesa: non è questione di luogo,<br />

ma di celebrazione in se stessa.<br />

Infine, gli Esercizi Spirituali per Sacerdoti e laici, in programma<br />

a Cassano (Oasi “S. Maria”) dal 23 al 27 giugno p.v., saranno guidati<br />

da don Ettore Franco, Docente di Sacra Scrittura presso la Facoltà<br />

Teologica di Napoli, ed avranno come tema “l’Eucaristia e Maria nell’esperienza<br />

di S. Giuseppe da Copertino”, nel IV Centenario della sua<br />

nascita. È importante attivarci già da ora per sensibilizzare Sacerdoti e<br />

laici alla partecipazione.<br />

2. Passando al secondo punto all’ordine del giorno, Don G. Fiore,<br />

Direttore dell’ufficio Famiglia, ha presentato 2 iniziative previste nei<br />

prossimi giorni: il Convegno, in collaborazione con il Forum <strong>delle</strong> As-


sociazioni Familiari, sul tema “La famiglia, risorsa per la società” (9<br />

marzo); il Ritiro quaresimale per tutti i laici della <strong>Diocesi</strong> (16 marzo):<br />

quest’ultimo appuntamento, data la sua stessa natura, vedrà il coinvolgimento<br />

anche dell’Azione Cattolica e di altri Uffici competenti (Ufficio<br />

Confraternite, Pastorale Sociale e del Lavoro, ecc.).<br />

Don S. Ciaccia, Direttore dell’ufficio Formazione Permanente,<br />

ha presentato le linee fondamentali del programma di formazione permanente<br />

per Sacerdoti giovani, Diaconi permanenti e Ministri istituiti<br />

(Lettori e Accoliti). Don S. Colonna ha dato la propria disponibilità per<br />

quanto riguarda l’approccio alle dinamiche psicologiche, soprattutto<br />

nella formazione dei Sacerdoti giovani. Inoltre, è emerso il problema<br />

della formazione per i Ministri straordinari della Comunione: dopo una<br />

discussione tra i presenti, il Vescovo ha ribadito la frequenza alla Scuola<br />

di Formazione Teologico Pastorale come strada privilegiata (non però<br />

esclusiva) per accedere a qualsiasi ministero.<br />

Don G. Pietroforte, Vicario Episcopale per il 3° Settore, ha informato<br />

i presenti circa il bando, inviato a tutti i Comuni della <strong>Diocesi</strong>, per il<br />

cofinanziamento di un progetto in favore dei disabili, in questo Anno<br />

Europeo dei disabili.<br />

Don V. Incampo, Incaricato del Segretariato per l’Ecumenismo e il<br />

Dialogo, ha chiesto un parere circa l’impostazione da dare alla Veglia di<br />

Pentecoste, il prossimo 7 giugno: il Vescovo ha proposto di celebrarla a<br />

livello cittadino.<br />

3. Quanto al terzo punto all’ordine del giorno, il Vescovo ha dato incarico<br />

a don G. Lorusso di individuare un’ipotesi di sviluppo <strong>delle</strong> linee<br />

di Programma diocesano 2003-2004, a partire dalla bozza inviata ai Vescovi<br />

della terza Nota della CEI sull’Iniziazione Cristiana (“Orientamenti<br />

per il risveglio della fede e per il completamento dell’Iniziazione<br />

Cristiana degli adulti”), nonché dal tema proposto per il prossimo Congresso<br />

Eucaristico Nazionale, che si celebrerà a Bari dal 21 al 29 maggio<br />

2005 (“Senza la domenica non possiamo vivere”).<br />

Avendo esaurito gli argomenti all’ordine del giorno, l’incontro si è<br />

concluso con un momento di preghiera alle ore 19.00.<br />

Sac. Vincenzo Panaro<br />

Segretario<br />

3


3<br />

* * *<br />

Verbale n. 11<br />

Lunedì 24 marzo 2003, alle ore 16.00, si è svolta presso la Curia<br />

Diocesana la riunione ordinaria mensile degli Uffici di Curia, convocata<br />

con lettera del Vicario Generale in data 19 marzo 2003 (prot. n.<br />

49/03), per discutere il seguente ordine del giorno:<br />

1. ipotesi di sviluppo <strong>delle</strong> linee di Programma 2003-2004;<br />

2. varie ed eventuali.<br />

Risultano assenti: don G. Lofrese (Vicario Episcopale - Ufficio<br />

Scuola), don D. Giannuzzi (Ufficio Cultura e Comunicazioni Sociali),<br />

don G. Chironna (Ufficio Migranti) e don R. Scalera (Servizio per la<br />

promozione del sostegno economico alla Chiesa).<br />

Il verbale della riunione precedente, fatto pervenire dal Segretario<br />

a tutti i Sacerdoti già prima del presente incontro, viene confermato e<br />

approvato.<br />

Prima di introdurre il primo punto all’ordine del giorno, il Vescovo<br />

chiede ai presenti una verifica circa il Cammino Penitenziale dei Giovani<br />

a Picciano, vissuto lo scorso 8 marzo.<br />

Dal confronto tra i presenti, è emerso che l’esperienza è stata positiva,<br />

al di là <strong>delle</strong> previsioni, considerata la partecipazione da parte dei<br />

giovani e dei Sacerdoti; forse, per il futuro, si dovrebbero privilegiare i<br />

giovani (dal triennio della Scuola Superiore in poi), piuttosto che i giovanissimi,<br />

così come sarà necessario assicurare un maggior ordine durante<br />

le Confessioni, per favorire il raccoglimento e la riservatezza. Ci<br />

si auspica che questa esperienza diventi per il futuro un appuntamento<br />

fisso per i giovani all’inizio della Quaresima, magari privilegiando altre<br />

mete (es. il Buoncammino). Perché questo si realizzi, è necessario inserire<br />

questa esperienza nel cammino dei gruppi giovanili, al fine di essere<br />

recepita nel percorso formativo ordinario dei giovani (don Cianciotta).<br />

Non si tratta di un doppione con la Via Crucis, in programma a<br />

Santeramo il prossimo 5 aprile; anzi, il Vescovo chiede maggiore attenzione<br />

perché, dovendosi ripetere un raduno diocesano di giovani a<br />

distanza così breve, si metta tutto l’impegno necessario per la buona<br />

riuscita.


Quanto alle iniziative diocesane che riguardano in genere i giovani,<br />

il Vescovo si chiede quanta sensibilità vi sia da parte dei singoli parroci<br />

nel sostenere (anche economicamente) questo tipo di attività formative,<br />

poiché la partecipazione <strong>delle</strong> persone dipende molto dalla sensibilità<br />

dei propri parroci. Lo stesso si dica a proposito della partecipazione numericamente<br />

limitata da parte dei laici al Ritiro diocesano svoltosi lo<br />

scorso 16 marzo: probabilmente, non è stato colto fino in fondo il valore<br />

pedagogico di una simile proposta, poiché si fa fatica a superare la visuale<br />

troppo ristretta del piccolo gruppo, che non ci fa sentire parte di<br />

una Chiesa particolare (Vicario Generale).<br />

In riferimento al primo punto all’ordine del giorno, già nella riunione<br />

precedente (24 febbraio 2003) il Vescovo aveva dato incarico a don G.<br />

Lorusso di individuare un’ipotesi di sviluppo <strong>delle</strong> linee di Programma<br />

diocesano 2003-2004, a partire dalla bozza inviata ai Vescovi della terza<br />

Nota della CEI sull’Iniziazione Cristiana (“Orientamenti per il risveglio<br />

della fede e per il completamento dell’Iniziazione Cristiana degli adulti”),<br />

nonché dal tema proposto per il prossimo Congresso Eucaristico<br />

Nazionale, che si celebrerà a Bari dal 21 al 29 maggio 2005 (“Senza la<br />

domenica non possiamo vivere”), rinviando quindi a questo incontro la<br />

discussione.<br />

Lo stesso Vescovo ci tiene a precisare che, al di là <strong>delle</strong> scelte specifiche<br />

che saranno fatte, ogni Settore della Curia è chiamato ad offrire<br />

il proprio contributo, poiché la preparazione al Congresso Eucaristico<br />

Nazionale, con la scelta della “domenica” come priorità per il prossimo<br />

Programma Pastorale diocesano, non circoscrive affatto l’impegno solo<br />

ad alcuni Uffici. Questo, a detta di alcuni, permetterebbe anche una certa<br />

continuità con il Programma Pastorale diocesano 2002-2003, soprattutto<br />

in riferimento al Catecumenato per gli adulti e al Seminario per laici<br />

(don Ciaccia e don Panaro).<br />

Viene data, quindi, la parola a don Giacomo Lorusso, il quale presenta<br />

la bozza di proposta per il Programma Pastorale diocesano 2003-2004:<br />

riscoprire la domenica come giorno della Risurrezione e della Chiesa,<br />

ovvero della Comunità chiamata a risorgere a vita nuova. Scelta preferenziale<br />

sarà quella di ripresentare i contenuti fondamentali, attraverso<br />

una catechesi a diversi livelli (diocesano e parrocchiale) e un impegno<br />

concreto a valorizzare alcune iniziative in tal senso; inoltre, partendo da<br />

una considerazione circa l’attuale contesto socio-culturale, e alla luce<br />

3


3<br />

di una certa crisi del concetto di tempo, presentare il giorno del Signore<br />

(dies Domini) veramente come “giorno dell’uomo” e “giorno della<br />

Chiesa”.<br />

Segue un dibattito tra i presenti. Il Vescovo è convinto che tale proposta<br />

offra molte possibilità di sviluppo, non solo da un punto di vista teologico-liturgico,<br />

ma soprattutto a livello di iniziative concrete da realizzare,<br />

e non solo per quelle persone già inserite in un contesto ecclesiale.<br />

Si chiede, pertanto, di valorizzare di più la preparazione alla Prima<br />

Comunione, soprattutto per i genitori, partendo da una maggiore attenzione<br />

da riservare alla Messa con i fanciulli (don Fiore). Inoltre, se si<br />

pensa che l’Eucaristia è un tema centrale anche dal punto di vista ecumenico,<br />

poiché è stato oggetto di dialoghi bilaterali tra diverse Chiese<br />

cristiane, sarebbe interessante sviluppare il tema della domenica in rapporto<br />

a quello veterotestamentario del sabato (don Incampo).<br />

Non manca, tuttavia, la preoccupazione di qualcuno di individuare<br />

solo le urgenze <strong>delle</strong> nostre Comunità e cercare di insistere su queste,<br />

evitando il rischio della dispersione (don Michele Lorusso).<br />

Per questo, il Vescovo invita i responsabili degli Uffici di Curia a<br />

portare nel prossimo incontro suggerimenti concreti e specifici per un<br />

Programma Pastorale.<br />

L’incontro si conclude con un momento di preghiera alle ore 18.30.<br />

* * *<br />

Verbale n. 12<br />

Sac. Vincenzo Panaro<br />

Segretario<br />

Lunedì 26 maggio 2003, alle ore 16.30, si è svolta presso la Curia<br />

Diocesana la riunione ordinaria mensile degli Uffici di Curia, convocata<br />

con lettera del Vicario Generale in data 26 aprile 2003 (prot. n.<br />

65/03), per discutere il seguente ordine del giorno:<br />

1. proposte degli Uffici di Curia per il Programma Pastorale diocesano<br />

2003-2004;<br />

2. varie ed eventuali.


Risultano assenti: don G. Lofrese (Vicario Episcopale - Ufficio<br />

Scuola), don N. Laterza (Ufficio Missionario), don A. Cianciotta<br />

(Centro Diocesano Vocazioni), diac. G. Angelillo (Ufficio Caritas),<br />

don G. Chironna (Ufficio Migranti), don V. Confetti (Ufficio Pastorale<br />

Sanitaria) e don R. Scalera (Servizio per la promozione del sostegno<br />

economico alla Chiesa).<br />

Il verbale della riunione precedente, fatto pervenire dal Segretario<br />

a tutti i Sacerdoti già prima del presente incontro, viene confermato e<br />

approvato.<br />

All’inizio dell’incontro, il Vescovo saluta i presenti, informandoli<br />

circa alcuni argomenti di cui si è discusso nella 51 a Assemblea Generale<br />

della CEI, svoltasi a Roma dal 19 al 23 maggio u.s.: problematiche inerenti<br />

l’Iniziazione Cristiana; la presenza dei disabili nella Comunità ecclesiale;<br />

la scelta del tema del prossimo Convegno Ecclesiale nazionale<br />

(Verona 2006); il servizio pastorale dei Sacerdoti stranieri nelle diocesi<br />

italiane; le modifiche <strong>delle</strong> norme in materia di edilizia di culto. Inoltre,<br />

il Vescovo riferisce dell’incontro avuto, sempre a Roma, con Mons.<br />

Andreatta, dell’Opera Romana Pellegrinaggi, circa la promozione dei<br />

Pellegrinaggi in Terra Santa in questo particolare momento storico-politico.<br />

Introducendo il primo punto all’ordine del giorno, il Vicario Generale,<br />

che modera l’incontro, richiama quanto detto nella riunione del 24<br />

marzo u.s. (cf. Verbale n. 11), che cioè i responsabili degli Uffici di Curia<br />

si impegnavano a portare per iscritto a questo incontro alcuni suggerimenti<br />

specifici per il Programma Pastorale diocesano 2003-2004,<br />

avendo come punto di riferimento il tema proposto per il prossimo Congresso<br />

Eucaristico Nazionale (Bari, 21-29 maggio 2005): “Senza la domenica<br />

non possiamo vivere”. Cede, quindi, la parola ai responsabili dei<br />

singoli Uffici, i quali hanno presentato le seguenti proposte:<br />

ufficio Famiglia: puntare sulla formazione, come mezzo fondamentale<br />

per promuovere la famiglia nella sua identità e nel suo ruolo; costituire<br />

un “Centro Famiglia” diocesano, <strong>insieme</strong> ad un numero verde di<br />

“Pronto Famiglia” (in collaborazione con l’Ufficio Famiglia della CEI,<br />

la Caritas Italiana e la Fondazione “Beltrame Quattrocchi”); partecipare<br />

al Forum <strong>delle</strong> Associazioni Familiari, accanto alle altre Associazioni<br />

che si occupano della famiglia.<br />

3


3 0<br />

Ufficio Catechistico: proseguire nella formazione degli operatori<br />

pastorali in generale, e degli animatori della catechesi in particolare;<br />

proporre, accanto alla formazione di base assicurata dalle parrocchie<br />

ed eventualmente supportata dall’Ufficio Catechistico diocesano, incontri<br />

cittadini su Eucaristia, Parrocchia e metodologia della catechesi;<br />

promuovere un incontro di tutti i catechisti con Don Walter Ruspi,<br />

Direttore dell’Ufficio Catechistico Nazionale, per un approfondimento<br />

<strong>delle</strong> indicazioni proposte a livello nazionale dallo stesso Ufficio sulle<br />

medesime tematiche; per quanto riguarda la Scuola di Formazione<br />

Teologica e Pastorale, quest’anno si dovrebbe svolgere il ciclo che riguarda<br />

la Teologia dogmatica (Anno B).<br />

2° Settore (ufficio Liturgico - ufficio Formazione Permanente<br />

- ufficio vita Consacrata - ufficio Confraternite): condurre tra il popolo<br />

di Dio un’inchiesta sul modo di intendere e di vivere oggi il giorno<br />

del Signore, quali i motivi della partecipazione e della non partecipazione<br />

alla Messa domenicale, quali i condizionamenti esercitati dal contesto<br />

socio-culturale, quali i suggerimenti circa la celebrazione stessa<br />

dell’Eucaristia; celebrare un Convegno diocesano sulla domenica che,<br />

a partire dai risultati dell’inchiesta, affronti il problema in tutti i suoi<br />

aspetti (religiosi e sociali); allargare gli incontri cittadini di formazione<br />

per i Catechisti anche agli altri operatori pastorali, sempre sul tema della<br />

domenica e dell’Eucaristia (in collaborazione con l’Ufficio Catechistico);<br />

privilegiare, negli incontri di formazione per i Ministri ordinati e<br />

quelli istituiti, il tema del tempo, della domenica e della liturgia; improntare<br />

i Ritiri mensili <strong>delle</strong> Religiose al tema dell’Eucaristia, enucleandone<br />

le diverse valenze a livello di spiritualità, di carità e di vita comunitaria;<br />

quanto alle Confraternite, valorizzare la domenica per visitare i Confratelli<br />

e le Consorelle malati, impossibilitati e in difficoltà.<br />

Ufficio Cultura e Comunicazioni Sociali: formare gli operatori pastorali<br />

su “Catechesi e comunicazione” e “Lavoro e tempo libero”; valorizzare<br />

la “Giornata dell’Avvenire”; promuovere e diffondere la pagina<br />

diocesana di “Murgiasette”, anche attraverso il coinvolgimento di ambienti<br />

culturali laici; costituire l’Ufficio stampa diocesano, che prepari i<br />

comunicati stampa ufficiali, tenga i contatti con le testate giornalistiche<br />

locali e nazionali, predisponga la pagina web diocesana e pubblichi una<br />

rassegna stampa diocesana bimestrale.<br />

Segretariato per l’Ecumenismo e il dialogo: approfondire i contenuti<br />

biblici e la tradizione ebraica dello Shabat, in riferimento al tema


della creazione, del riposo, dell’alleanza, del servizio a Dio e agli altri,<br />

dell’escatologia, interrogandosi sul senso cristiano della domenica, sul<br />

significato ebraico del sabato e su quello musulmano del venerdì; affrontare<br />

il tema dell’Eucaristia, non tanto in termini apologetici, ma a partire<br />

dai dialoghi teologici tra Chiesa Cattolica e altre Chiese o Confessioni<br />

Cristiane, e da quelli maturati all’interno di Fede e Costituzione.<br />

Ufficio di Pastorale sociale e del lavoro: promuovere incontri di<br />

formazione sul tema del tempo libero e del riposo; attuare il corso di<br />

formazione all’imprenditorialità giovanile “Incubaritas 2”; riproporre<br />

la Quaresima in azienda; svolgere il Laboratorio/Seminario su lavoro<br />

e tempo libero all’interno della Scuola di Formazione Teologica-<br />

Pastorale; collaborare con le Associazioni “Pensare Politicamente”,<br />

“San Giuseppe Lavoratore”, “Nicola Giordano”.<br />

Osservatorio giuridico-legislativo: predisporre un vademecum di<br />

norme canoniche e liturgiche sulla Messa e sugli altri Sacramenti (in<br />

collaborazione con l’Ufficio Liturgico).<br />

Centro Diocesano vocazioni: il Direttore, assente, ha fatto pervenire<br />

le proposte di programma per il prossimo Anno Pastorale, con particolare<br />

attenzione al tema dell’Eucaristia.<br />

Nell’accogliere queste proposte, il Vescovo comunica ai presenti che<br />

il tutto sarà sottoposto al Consiglio Pastorale Diocesano nella riunione<br />

del 9 giugno p.v., per raccogliere ulteriori indicazioni utili alla stesura<br />

definitiva del Programma Pastorale diocesano 2003-2004.<br />

L’incontro si conclude con un momento di preghiera alle ore 19.00.<br />

* * *<br />

Verbale n. 13<br />

Sac. Vincenzo Panaro<br />

Segretario<br />

Lunedì 1 settembre 2003, alle ore 16.30, si è svolta presso la Curia<br />

Diocesana la riunione degli Uffici di Curia, appositamente convocata<br />

per definire le linee programmatiche per il nuovo Anno Pastorale.<br />

3 1


3 2<br />

Introducendo l’incontro, il Vescovo ha salutato i presenti, dopo il<br />

periodo <strong>delle</strong> vacanze estive, ringraziandoli già in anticipo per la fattiva<br />

collaborazione che vorranno dare alla stesura del Programma Pastorale<br />

diocesano e ricordando l’impegno di ciascun Ufficio in questo lavoro.<br />

Quindi, ha indicato i punti essenziali da tenere presenti per offrire<br />

alla <strong>Diocesi</strong> un Programma Pastorale organico ed in continuità con il<br />

lavoro svolto finora:<br />

1. alcune coordinate di orientamento, contenute nelle indicazioni magisteriali<br />

del Papa, della Chiesa Italiana e della nostra stessa <strong>Diocesi</strong>,<br />

al fine di cercare punti di riferimento per scelte pastorali sagge e sicure;<br />

2. uno sguardo retrospettivo, utile a verificare le tappe percorse e gli<br />

impegni presi negli anni precedenti, per <strong>camminare</strong> nella continuità e<br />

migliorare la rotta;<br />

3. <strong>delle</strong> linee di proiezione, consistenti in proposte di attività, iniziative<br />

e servizi, per tradurre in impegni concreti la specificità pastorale del<br />

nuovo anno.<br />

Sono seguiti gli interventi da parte dei diversi responsabili degli<br />

Uffici di Curia.<br />

Le varie proposte sono confluite, armonicamente sintetizzate, nel testo<br />

del Cammino Pastorale Diocesano e Parrocchiale per gli anni 2003-<br />

2005, presentato dal Vescovo al Santuario dell’Incoronata di Foggia il<br />

13 settembre 2003, durante la 4 a Assemblea Pastorale Diocesana.<br />

La riunione si è conclusa con un momento di preghiera alle ore<br />

19.00.<br />

Sac. Vincenzo Panaro<br />

Segretario<br />

* * *<br />

Verbale n. 14<br />

Lunedì 27 ottobre 2003, alle ore 16.30, si è svolta presso la Curia<br />

Diocesana la riunione ordinaria mensile degli Uffici di Curia, per definire<br />

i seguenti punti del Programma Pastorale Diocesano:


1. Consulta Diocesana <strong>delle</strong> Aggregazioni Laicali (CDAL);<br />

2. incontri del Vescovo con i Sacerdoti e gli Operatori Pastorali;<br />

3. varie ed eventuali.<br />

Risultano assenti: don A. Cianciotta (Centro Diocesano Vocazioni),<br />

don S. Ciaccia (Ufficio Formazione permanente), diac. G. Angelillo<br />

(Ufficio Caritas), diac. Leonardo Ferrulli (Ufficio Pastorale Giovanile)<br />

e don R. Scalera (Servizio per la promozione del sostegno economico<br />

alla Chiesa).<br />

All’inizio dell’incontro, viene confermato e approvato il verbale della<br />

riunione precedente.<br />

Quindi, il Vescovo saluta i presenti, informandoli della nomina di<br />

don Carlo Carducci a Vice Direttore dell’Ufficio Scuola diocesano.<br />

Don Domenico Natale, Vice Direttore dell’Ufficio di Pastorale Sociale<br />

e del Lavoro, richiama l’attenzione dei presenti sulla marcia <strong>Gravina</strong>-<strong>Altamura</strong>,<br />

in programma l’8 novembre p.v., per esprimere il rifiuto<br />

alla militarizzazione, alla nuclearizzazione e al degrado dell’Alta<br />

Murgia, chiedendo quale posizione prendiamo a livello ufficiale come<br />

Chiesa.<br />

Viene subito proposto che gli Uffici di Pastorale Sociale e del Lavoro<br />

e quello <strong>delle</strong> Comunicazioni Sociali raccolgano i diversi interventi<br />

che il Vescovo ha fatto in varie occasioni su questi temi, quale testimonianza<br />

di attenzione da parte della nostra Chiesa locale (don Cassese).<br />

La proposta viene sostanzialmente condivisa, anche perché non è giusto<br />

coinvolgersi, come Chiesa, con altri: se c’è un intervento da fare, questo<br />

va fatto in maniera autonoma (don M. Lorusso), facendo attenzione<br />

a non farsi strumentalizzare da altri Movimenti, Gruppi e Associazioni<br />

coinvolti nell’iniziativa (don Giannuzzi), per evitare che si rimanga ad<br />

affermazioni teoriche, quando invece il problema esiste in tutta la sua<br />

drammaticità (don Incampo). Tuttavia, ci si auspica un intervento non di<br />

denuncia, ma di tipo propositivo (don Fiore), evitando di entrare in collisione<br />

polemica con la marcia (P. Cenciarelli); d’altronde, non è questo<br />

l’unico problema di fronte al quale la Chiesa deve prendere posizione,<br />

per cui ci sarebbero da ipotizzare diversi interventi nel tempo (don M.<br />

Lorusso). Circa, poi, le modalità di diffusione di questi testi, si propone<br />

un volantinaggio nelle parrocchie (Vicario Generale).<br />

3 3


3 4<br />

Dopo un’ampia discussione tra i presenti, si concorda per un comunicato<br />

stampa da parte degli Uffici di Pastorale Sociale del Lavoro e Comunicazioni<br />

Sociali, in cui si esprime piena condivisione da parte della<br />

nostra Chiesa diocesana per i temi della pace e del rispetto del creato, augurandosi<br />

che la marcia sia segno di una comune, instancabile e fattiva<br />

ricerca di giustizia e verità e di un concreto impegno personale e sociale<br />

per la costruzione della città dell’uomo.<br />

1. In vista della costituzione della Consulta Diocesana <strong>delle</strong> Aggregazioni<br />

Laicali (CDAL), il Vicario Generale ricorda che i suggerimenti<br />

allo Statuto vanno consegnati in Curia entro il 15 novembre p.v. Quanto,<br />

poi, ai criteri di rappresentatività, il Vescovo ipotizza che quelle Aggregazioni<br />

presenti in più parrocchie scelgano un’unica persona che li rappresenti<br />

nella Consulta.<br />

2. Riguardo agli incontri del Vescovo con i Sacerdoti e gli Operatori<br />

Pastorali, si chiede l’individuazione <strong>delle</strong> Unità pastorali, al fine di facilitare<br />

al Vescovo tali incontri (don Giannuzzi). A questo proposito, il<br />

Vescovo si auspica una crescita di mentalità in questo senso da parte dei<br />

Sacerdoti e dei loro collaboratori, in modo da avviare <strong>delle</strong> prime esperienze<br />

di Unità pastorali in senso proprio. Pertanto, prima il Vescovo<br />

incontrerà i Sacerdoti <strong>delle</strong> singole città e poi gli Operatori pastorali,<br />

secondo la seguente suddivisione:<br />

<strong>Altamura</strong><br />

• Cattedrale - S. Agostino - S. Nicola - SS. Trinità<br />

• S. Maria del Carmine - S. Maria della Consolazione - SS. Rosario<br />

• Sacro Cuore - S. Michele - S. Teresa<br />

• S. Anna - S. Giovanni Bosco - S. Sabino - S. Sepolcro<br />

<strong>Gravina</strong>-Poggiorsini<br />

• Gesù Buon Pastore - S. Domenico - SS. Crocifisso<br />

• S. Giovanni Battista - S. Giovanni Evangelista - S.S. Nicola e Cecilia<br />

- S. Francesco - Maria SS. Addolorata<br />

• Madonna della Grazia - Spirito Santo - Mater Ecclesiae - S.S. Pietro<br />

e Paolo


<strong>Acquaviva</strong><br />

• S. Eustachio - S. Agostino - S. Lucia - S. Domenico<br />

• S. Francesco - Sacro Cuore - S. Maria Maggiore<br />

Santeramo<br />

• S. Erasmo - Sacro Cuore - SS. Crocifisso<br />

Spinazzola<br />

• S. Pietro Apostolo - Maria SS. Annunziata<br />

3. Don Domenico Giannuzzi, Assistente unitario di A.C., richiama<br />

l’attenzione dei presenti alla celebrazione della “Settimana della carità”,<br />

il prossimo mese di dicembre, da collegare eventualmente con<br />

l’inaugurazione della Casa di accoglienza di S. Lorenzo in <strong>Altamura</strong>.<br />

Si suggerisce, per l’occasione, di invitare qualche personaggio impegnato<br />

più da vicino nel settore della carità e dell’accoglienza, come ad<br />

esempio don Ciotti o don Benzi. Allo stesso don Giannuzzi, pertanto,<br />

viene affidato il compito di individuare tempi e modalità concrete di<br />

attuazione della proposta.<br />

L’incontro si conclude con un momento di preghiera alle ore 18.30.<br />

* * *<br />

Verbale n. 15<br />

Sac. Vincenzo Panaro<br />

Segretario<br />

Lunedì 24 novembre 2003, alle ore 16.00, si è svolta presso la Curia<br />

Diocesana la riunione ordinaria mensile degli Uffici di Curia, per definire<br />

i seguenti punti del Programma Pastorale Diocesano:<br />

1. inchiesta sul “Giorno del Signore”;<br />

2. Celebrazione diocesana del Corpus Domini;<br />

3. “Avvenire”;<br />

4. varie ed eventuali.<br />

3


3<br />

Risultano assenti: don V. Cassese (Ufficio Catechistico), don A.<br />

Cianciotta (Centro Diocesano Vocazioni), e don R. Scalera (Servizio<br />

per la promozione del sostegno economico alla Chiesa).<br />

All’inizio dell’incontro, viene confermato e approvato il verbale della<br />

riunione precedente.<br />

Quindi, il Vescovo saluta i presenti, informandoli circa i lavori della<br />

52 a Assemblea Generale della CEI, svoltasi ad Assisi dal 17 al 20<br />

novembre u.s., sul tema della Parrocchia. A questo proposito, il nostro<br />

Programma Pastorale diocesano risulta essere in linea con le indicazioni<br />

emerse in Assemblea, anche se il lavoro da fare è sempre lungo e<br />

impegnativo.<br />

Prima di entrare nel merito dell’ordine del giorno, il Vicario Generale<br />

ha chiesto ai presenti di fare qualche riflessione all’indomani della<br />

marcia <strong>Gravina</strong>-<strong>Altamura</strong>, svoltasi lo scorso 8 novembre, di cui si era<br />

discusso ampiamente nell’ultima riunione degli Uffici di Curia, il 27 ottobre<br />

u.s. (cfr. Verbale n. 14).<br />

È emerso che la critica più forte ha riguardato proprio l’assenza della<br />

Chiesa in forma ufficiale a questa manifestazione (diac. Ferrulli); forse<br />

la Chiesa dovrebbe essere più presente nei luoghi di frontiera e di dialogo<br />

(don Natale), anche se va ricordato che in quella occasione si è verificato<br />

il gesto increscioso dell’allontanamento di un Sacerdote che si era<br />

presentato con il crocifisso.<br />

Il Vescovo ha subito puntualizzato che tale assenza è stata concordata<br />

<strong>insieme</strong> proprio durante la suddetta riunione degli Uffici di Curia; inoltre,<br />

la stessa marcia ha rappresentato un momento di grande confusione<br />

a livello di idee e di immagine, all’interno del quale una nostra presenza<br />

ufficiale sarebbe stata certamente strumentalizzata. La Chiesa, da parte<br />

sua, non si tira indietro dai luoghi di frontiera: si tratta, però, di dirsi la<br />

verità su quello che la marcia è stata e sulla sua incisività riguardo ai<br />

temi in questione.<br />

Passando ad una verifica dell’Assemblea diocesana di A.C., svoltasi<br />

lo scorso 16 novembre, si è preso atto di una risposta positiva, segno di<br />

una A.C. viva e presente nelle nostre Comunità. Ora, in preparazione al<br />

raduno nazionale di Loreto (settembre 2004), vi sarà anche nella nostra<br />

<strong>Diocesi</strong>, tra la fine di dicembre ed i primi di gennaio, il passaggio del-


l’immagine della Madonna di Loreto: l’A.C. predisporrà il programma e<br />

curerà gli aspetti tecnici dell’iniziativa.<br />

L’Ufficio Catechistico approfitta per riferire circa la buona partecipazione<br />

al Convegno sulla storicità dei Vangeli, svoltosi il 14 e 15 novembre<br />

u.s. presso il Centro Giovanile “Benedetto XIII”, con la partecipazione<br />

di Josè Miguel Garcia, Docente di Esegesi del Nuovo Testamento<br />

presso la Facoltà Teologica di Madrid, ricordando come prossimo<br />

appuntamento per i Catechisti della <strong>Diocesi</strong> l’incontro con don Walter<br />

Ruspi, Direttore dell’Ufficio Catechistico Nazionale, in programma il<br />

prossimo 18 dicembre.<br />

1. Circa l’inchiesta sul “Giorno del Signore”, dopo un’ampia discussione<br />

e diversi suggerimenti da parte dei presenti, il Vescovo suggerisce<br />

come modalità più fattibile un’indagine a campione, al fine di semplificare<br />

il lavoro e di evitare che faccia la stessa fine di quella condotta sui<br />

giovani; quanto alla data del Convegno, si potrebbe ipotizzare ottobre<br />

2004. In vista della elaborazione del questionario per la stessa indagine,<br />

il Vicario Generale propone che ogni Ufficio presenti <strong>delle</strong> domande<br />

specifiche; successivamente, per Settore pastorale, queste domande saranno<br />

raccolte ed armonizzate, per essere sottoposte alla discussione di<br />

una prossima riunione di tutti gli Uffici di Curia.<br />

2. Riguardo alla Celebrazione diocesana del Corpus Domini, il Vescovo<br />

desidera che si svolga a <strong>Gravina</strong> e che sia legata all’inaugurazione<br />

della nuova porta di quella Cattedrale.<br />

3. Don Domenico Giannuzzi, Direttore dell’Ufficio Comunicazioni<br />

Sociali, informa i presenti circa una lettera che tutti i Parroci dovrebbero<br />

ricevere nei prossimi giorni, nella quale si sintetizza la nuova proposta<br />

di abbonamento ad “Avvenire”, già presentata al clero diocesano<br />

nella riunione del 24 ottobre u.s.:<br />

a. la pagina diocesana “Murgiasette” sarà pubblicata nel giorno di sabato,<br />

a partire dal 3 gennaio p.v.;<br />

b. si promuoveranno gli abbonamenti annuali, per dare ai lettori l’opportunità<br />

di ricevere il quotidiano direttamente a casa.<br />

c. saranno presentate tre formule di abbonamento:<br />

– solo il sabato (€ 46,00)<br />

3


3<br />

– il giovedì e il sabato (€ 70,00)<br />

– giornaliero annuale (€ 215,00, anziché 225,00).<br />

Gli abbonamenti si raccolgono fino al 15 dicembre p.v. Inoltre, ogni<br />

parrocchia dovrà comunicare i nominativi di coloro che desiderano offrire<br />

la propria collaborazione nel diffondere la stampa cattolica, operare<br />

attraverso i mezzi di comunicazione sociale, trasmettere i comunicati<br />

stampa alla redazione diocesana.<br />

L’incontro si conclude con un momento di preghiera alle ore 18.30.<br />

Sac. Vincenzo Panaro<br />

Segretario


CONSIGLIO PRESbITERALE<br />

Riunione del 14 febbraio 2003<br />

Alle ore 10.00 del 14 febbraio 2003, si tiene nella Curia di <strong>Altamura</strong><br />

il Consiglio Presbiterale, convocato con lettera del 9 febbraio. Risultano<br />

assenti giustificati: don Giuseppe Lofrese, don Giuseppe Pietroforte,<br />

Mons. Carlo Caputo, Mons. Gaetano Lenoci, don Domenico Giannuzzi<br />

e don Pasquale Settembre.<br />

Si dà lettura del verbale del precedente Consiglio (8 novembre 2002),<br />

che viene approvato.<br />

L’ordine del giorno prevede i seguenti argomenti:<br />

1) Calendario <strong>delle</strong> iniziative diocesane dei prossimi mesi:<br />

– 21 febbraio: Incontro Ecumenico sul dialogo interreligioso;<br />

– 8 marzo: Cammino Penitenziale dei giovani a Picciano;<br />

– 5 aprile: Via Crucis dei giovani a Santeramo;<br />

– 19 giugno: Corpus Domini Diocesano;<br />

– 23-27 giugno: Esercizi Spirituali preti-laici;<br />

2) Problemi:<br />

– ipotesi di sviluppo <strong>delle</strong> linee di programma 2003-2004;<br />

– ipotesi di costituzione di una Commissione per nuove parrocchie<br />

e rettifiche di confini (membri - criteri - metodo - coinvolgimento<br />

dei parroci);<br />

– ipotesi di assemblee interparrocchiali cittadine preti e operatori<br />

pastorali.<br />

3) Proposte: Anno del Rosario;<br />

4) Verifica programma 2002-2003:<br />

– iniziative principali: “Pozzo di Giacobbe”, Catecumenato, “Avvenire”,<br />

ecc.<br />

5) Comunicazioni e varie.<br />

Il Vescovo ricorda l’incontro ecumenico sul dialogo interreligioso<br />

del 21 febbraio prossimo. Don Vito Incampo presenta in dettaglio l’iniziativa,<br />

che avrà come tema: “Il dialogo tra le fedi religiose sorgente di<br />

fraternità e di pace fra i popoli”, con gli interventi di Giovanni Cereti<br />

(Fondatore della Sezione Italiana della Conferenza Mondiale “Religioni<br />

per la Pace”), Blasco Ramirez (Pastore della Chiesa Evangelica Battista<br />

di Civitavecchia) e Stefano Picciaredda (Rappresentante della Comunità<br />

di Sant’Egidio di Roma).<br />

3


3 0<br />

Si passa al Cammino Penitenziale dei giovani della diocesi verso il Santuario<br />

mariano di Picciano, previsto per il pomeriggio di sabato 8 marzo. Il<br />

Vescovo motiva la proposta con il desiderio di aiutare i giovani ad entrare<br />

nel clima della Quaresima attraverso un pellegrinaggio penitenziale a piedi,<br />

capace di suscitare una testimonianza reciproca di fede, in un’esperienza<br />

ecclesiale forte, che veda come momento centrale la celebrazione del<br />

Sacramento della Riconciliazione. La proposta rientra nell’ambito <strong>delle</strong><br />

iniziative predisposte nel Programma Pastorale del 2002-2003 per la formazione<br />

dei laici. Si prevede l’arrivo presso l’edicola della Madonna di<br />

Picciano alle 15.30, quindi il cammino penitenziale a piedi verso la cima<br />

del colle di Picciano e la celebrazione del Sacramento della Riconciliazione<br />

nel Santuario. Vengono indicati come referenti, oltre al Responsabile<br />

della Pastorale Giovanile, il Diac. Leonardo Ferrulli, anche don Angelo<br />

Cianciotta, Direttore del CDV, e gli Assistenti di ACI, don Domenico<br />

Giannuzzi e don Antonio Raimondi. A loro viene affidato il compito di<br />

predisporre il programma e la pubblicizzazione dell’iniziativa.<br />

Poi il Vescovo parla della Via Crucis dei giovani, che si terrà il 5 aprile<br />

a Santeramo. Il Diac. Leonardo Ferrulli informa i presenti sullo stato<br />

di preparazione dello stesso incontro.<br />

Per quanto riguarda il Corpus Domini diocesano, che quest’anno si<br />

celebrerà giovedì 19 giugno, il Vescovo informa che la Comunità di Spinazzola<br />

ha accolto il suo invito ad ospitare tale momento celebrativo,<br />

secondo il criterio della turnazione.<br />

[Omissis]<br />

Dal 23 al 27 giugno, presso l’Oasi “S. Maria” di Cassano, si terranno<br />

gli Esercizi Spirituali per Sacerdoti e laici <strong>insieme</strong>. P. Matteo Ornelli<br />

e P. Giuseppe Rolli propongono come predicatore don Ettore Franco,<br />

Docente di Esegesi neotestamentaria presso la Facoltà Teologica di<br />

Napoli. Il tema: “L’Eucaristia e la Madonna nella vita di S. Giuseppe<br />

da Copertino”, di cui si celebra quest’anno il quarto centenario della<br />

nascita. Il Consiglio concorda con la proposta.<br />

Si passa al secondo punto all’ordine del giorno: ipotesi di sviluppo<br />

<strong>delle</strong> linee di Programma 2003-2004. Il Vescovo, per il prossimo anno,<br />

ritiene opportuno privilegiare la dimensione culturale dei laici, dopo<br />

aver posto l’accento su quella spirituale. Inoltre, in vista del Congresso<br />

Eucaristico Nazionale che si terrà a Bari dal 21 al 29 maggio 2005, propone<br />

di strutturare il Programma Pastorale dei prossimi anni alla luce


di tale evento, sottolineando la centralità del Giorno del Signore e dell’Eucaristia<br />

in rapporto alla famiglia. Don Vito Incampo suggerisce di<br />

non trascurare il tema della presenza crescente di immigrati provenienti<br />

da altre religioni, presenza che pone nuovi problemi di ordine sociale<br />

(usi e costumi, mentalità differenti dai nostri) e di ordine pastorale (la<br />

partecipazione di non-credenti ai riti liturgici cristiani). La scelta della<br />

<strong>Diocesi</strong> di proporre un cammino formativo dei Catecumeni è stata una<br />

prima risposta a tali problemi. Don Saverio Colonna suggerisce di curare<br />

la formazione al dialogo interreligioso degli operatori Caritas, che si<br />

trovano costantemente a contatto con gli immigrati.<br />

Il Vescovo presenta l’ipotesi di Assemblee interparrocchiali cittadine<br />

per Preti e operatori pastorali, allo scopo di far sentire i laici responsabili.<br />

Da tale confronto, infatti, potrebbe nascere l’esigenza di un migliore<br />

rapporto comunionale, con incoraggiamento, sostegno e apertura reciproca<br />

tra Preti e laici. Servirebbe a verificare e a capire meglio il cammino<br />

da fare, al servizio della crescita della Chiesa locale. Tali Assemblee,<br />

situate a livello intermedio tra le Assemblee parrocchiali e la grande Assemblea<br />

diocesana dell’Incoronata, non intendono essere un doppione<br />

del Consiglio Pastorale diocesano, costituito da Preti e laici, scelti e incaricati<br />

per fare da mediazione tra le parrocchie e la diocesi. Don Vito<br />

Colonna suggerisce di preparare uno schema comune di domande per<br />

tutti i paesi, con l’indicazione <strong>delle</strong> modalità di partecipazione. Il Consiglio<br />

approva l’iniziativa e demanda alla Curia la sua definizione.<br />

Per ragioni di tempo, si tralascia la discussione sull’ipotesi di costituzione<br />

di una Commissione per nuove parrocchie e rettifiche di confini.<br />

Si passa al terzo punto: proposte per l’Anno del Rosario. La discussione<br />

si focalizza sulle modalità di organizzazione di incontri cittadini<br />

di preghiera per la Pace, minacciata da più parti. Tutti sono concordi<br />

che, sia nelle parrocchie che nei paesi della <strong>Diocesi</strong>, si legga e si mediti<br />

sul messaggio preparato dal Vescovo per l’occasione, “Il dovere della<br />

Pace”, in modo particolare durante celebrazioni che prevedano la recita<br />

del S. Rosario, secondo l’indicazione di Giovanni Paolo II. Si lascia ai<br />

Referenti zonali l’individuazione <strong>delle</strong> forme più adatte.<br />

L’incontro si conclude con la preghiera di rito alle 13.15.<br />

don Giacomo Lorusso<br />

Segretario<br />

3 1


3 2<br />

CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO<br />

Verbale di Assemblea n. 3<br />

L’anno 2003 addì 09 del mese di giugno, alle ore 20.00, presso il<br />

Centro Giovanile “Benedetto XIII” in <strong>Gravina</strong> in Puglia, previa convocazione<br />

con lettera del 12 maggio 2003 del Vicario Generale Sac. Vito<br />

Colonna, si è riunito il Consiglio Pastorale Diocesano per la trattazione<br />

del seguente argomento all’ordine del giorno: linee del Programma<br />

Pastorale Diocesano 2003-04.<br />

Verificata la presenza della maggioranza dei membri del Consiglio<br />

come da elenco allegato, il Presidente introduce i lavori e passa alla<br />

trattazione dell’argomento all’ordine del giorno. Il Vescovo rileva che<br />

quest’incontro servirà non per verificare il lavoro già svolto, ma per<br />

programmare quello che si andrà a svolgere nel nuovo anno pastorale.<br />

Passando all’individuazione dei punti, ne indica due cui dare la priorità:<br />

• Modo della formazione dei precatecumeni;<br />

• Formazione dei laici (modi e forme diverse).<br />

Successivamente, il Vescovo ricorda a tutti i membri che è stato distribuito<br />

in tutte le parrocchie un questionario richiesto dalla CEI, riguardante<br />

tutto ciò che concerne la parrocchia. Subito dopo, lo illustra, sottolineando<br />

che hanno risposto positivamente a tale richiesta ad <strong>Altamura</strong><br />

12 parrocchie su 14, a <strong>Gravina</strong> 4 parrocchie su 12, ad <strong>Acquaviva</strong> 6 parrocchie<br />

su 7, a Santeramo 3 parrocchie su 3, a Spinazzola 2 parrocchie<br />

su 2, a Poggiorsini una parrocchia su una.<br />

Il Vescovo rileva che tutte le comunità della diocesi sono costantemente<br />

nei suoi pensieri, sopratutto quelle che vivono ai margini della<br />

vita diocesana.<br />

Analizzando la situazione nelle parrocchie, il Vescovo sprona le<br />

stesse ad investire molto nella formazione permanente, sottolinea che<br />

non faremo mai abbastanza, la vita cristiana sta correndo il rischio nella<br />

liturgia di diventare una formalità, senza anima, coerenza di fede.<br />

Parliamo linguaggi non più capiti da parte di chi ci ascolta, il cambiamento<br />

della società, che stiamo vivendo, non ci ha trovati aperti e<br />

disponibili. La parrocchia non può lavorare da sola, non può program-


mare con la sua sola testa, ma abbiamo bisogno che la parrocchia cammini<br />

a stretto contatto con le altre comunità e la stessa diocesi. I gruppi,<br />

movimenti che operano nelle varie parrocchie rischiano di diventare comunità<br />

nella comunità. Qualche volta anche il parroco, il sacerdote può<br />

lasciarsi attirare da questi movimenti tanto da dimenticare gli altri. Il<br />

Vescovo conclude, affermando che sarebbe buono ascoltare se ci sono<br />

dei suggerimenti, osservazioni, integrazioni da fare sull’analisi fatta,<br />

invita pertanto i membri ad intervenire poiché investiti dalla carica.<br />

Indi si passa alla discussione con gli interventi di seguito sintetizzati<br />

di alcuni membri del Consiglio, che illustrano la situazione nelle rispettive<br />

parrocchie.<br />

Il Vicario Generale, Don Vito Colonna, invita tutti a trattare gli aspetti<br />

più importanti, rimarcando che per alcune parrocchie si evidenziano<br />

<strong>delle</strong> contraddizioni fra le risposte date nel questionario e quello che<br />

avviene nella vita diocesana.<br />

Don Vito Incampo focalizza il suo intervento sottolineando i problemi<br />

che sorgono tra i movimenti e le parrocchie e in altre parole la<br />

difficoltà chi s’incontra fra le stesse nel momento in cui esse devono<br />

collaborare.<br />

Don Nicola Laterza evidenzia le differenze che s’incontrano tra il<br />

modo di vivere dei giovani e quello degli adulti.<br />

Michele Laddaga (parr. (Madonna della Grazia - <strong>Gravina</strong>) afferma<br />

che la causa della mancata maturità dei laici risiede nello scarso impegno<br />

dei parroci.<br />

Il Vescovo interviene, affermando che non è giusto generalizzare,<br />

senza nascondere però che alcuni parroci non hanno preso in seria<br />

considerazione l’importanza del Consiglio Pastorale Parrocchiale e<br />

Diocesano, con il conseguente rischio di essere emarginati dalla vita<br />

della diocesi; sottolinea l’importanza dei laici dovunque essi siano inseriti<br />

e del delicatissimo impegno cui sono chiamati sia gli stessi sia i<br />

sacerdoti.<br />

Il Vescovo, subito dopo, relaziona sul lavoro fatto dagli Uffici di<br />

Curia e dai Vescovi Italiani durante l’assemblea ordinaria che si è tenuta<br />

a Roma dal 19 al 23.05.2003.<br />

Da queste proposte, afferma il Vescovo, si ha già un’idea del prossimo<br />

Programma Pastorale Diocesano, che non si forgia solo su queste, ma<br />

anche sui suggerimenti derivanti dai Consigli Pastorali Parrocchiali.<br />

Il Vicario Generale suggerisce a tutti i membri di portare a conoscen-<br />

3 3


3 4<br />

za dei propri Consigli parrocchiali i risultati dei questionari e il verbale<br />

del Consiglio degli Uffici di Curia.<br />

Seguono alcune brevi considerazioni del Vescovo, il quale ringrazia<br />

per gli interventi e le riflessioni apportate al dibattito. Esorta tutti,<br />

preti e laici, a cambiare mentalità per potersi sentire cellule di un unico<br />

organismo, mettendo da parte i modi propri di pensare. Evidenzia,<br />

infine, che il piano pastorale diocesano rappresenta un umile servizio<br />

alla diocesi ed è prioritariamente finalizzato ad un cammino unitario.<br />

Infine, il Vescovo ricorda che nella nottata è deceduto il Sac. Michele<br />

Mastrogiacomo e, dopo la benedizione, alle ore 22.15, hanno termine i<br />

lavori del Consiglio.<br />

Del che si è redatto, ai sensi dell’art.7, comma 2 dello Statuto, il presente<br />

verbale che è sottoscritto dal Presidente e dal Segretario.<br />

Il Segretario Il Presidente<br />

Avv. Massimo Marvulli ✠ Mario Paciello<br />

Vescovo


RENDICONTO DELLE COLLETTE<br />

PER LE GIORNATE ObbLIGATORIE 2003<br />

Giornata<br />

missionaria Seminario<br />

Migranti<br />

Carità<br />

del Papa<br />

università<br />

Cattolica<br />

Luoghi<br />

Santi<br />

Infanzia<br />

missionaria Lebbrosi<br />

ALTAMuRA<br />

Cattedrale 250,00 300,00 150,00 100,00 250,00 85,00 400,00 750,00<br />

Sacro Cuore 150,00 200,00 150,00 100,00 100,00 750,00 700,00<br />

S. Agostino 100,00 100,00 100,00 150,00 150,00 1.000,00 400,00<br />

S. Anna 80,00 100,00 15,00 100,00 50,00 1.050,00 250,00<br />

S. Giovanni Bosco 1.600,00 300,00 100,00 100,00 100,00 1.550,00 1.000,00<br />

S. Maria Carmine 400,00 150,00 50,00 150,00 150,00 750,00 450,00<br />

S. M. Consolazione 500,00 350,00 135,00 100,00 80,00 100,00 1.600,00 500,00<br />

S. Michele A. 145,00 125,00 220,00 110,00 175,00 125,00 230,00 250,00<br />

S. Nicola 330,00 220,00 100,00 105,00 85,00 90,00 840,00 365,00<br />

SS. Rosario 250,00 50,00 40,00 40,00 90,00 600,00 500,00<br />

S. Sabino 50,00 50,00 50,00 100,00 50,00 200,00 100,00<br />

S. Sepolcro 50,00 50,00 250,00 100,00 300,00 150,00 1.600,00 500,00<br />

S. Teresa 305,00 446,00 348,00 167,00 202,00 205,00 800,00 650,00<br />

SS. Trinità 100,00 240,00 110,00 100,00 50,00 1.700,00 600,00<br />

Buoncammino 50,00 221,00 210,00 240,00 255,00 310,00<br />

Cimitero 142,00 70,00 75,00 100,00 115,00 390,00<br />

3


3<br />

Madonna della Croce 65,00 48,00 45,00 14,00 44,00 60,00 120,00<br />

Ospedale 20,00 70,00 20,00 45,00 80,00 105,00 125,00<br />

S. Antonio 40,00 95,00 33,00 46,00 17,00<br />

S. Chiara 100,00<br />

S. Domenico 100,00 65,00 30,00 50,00 55,00 350,00<br />

S. Francesco di P. 65,00 10,00 30,00 25,00 10,00 40,00<br />

S. Lucia 50,00 300,00 50,00 150,00 50,00 645,00 330,00<br />

Annunziata 37,55<br />

Cons.dioc.A.d.P. 500,00<br />

4.687,55 1.981,00 2.683,00 1.796,00 2.501,00 2.019,00 14.391,00 9.257,00<br />

GRAvINA<br />

Buon Pastore 400,00 400,00<br />

Madonna d. Grazia 250,00<br />

Mater Ecclesiae 420,00 550,00<br />

S. Domenico 1.300,00 300,00 350,00 100,00 3.830,00 2.000,00<br />

S. Francesco 570,00 500,00 210,00 150,00 120,00 150,00 915,00 160,00<br />

S. Giovanni Battista 110,00 215,00 128,00 98,00 1.090,00 960,00<br />

S. Giovanni Evang. 45,00 26,00 25,00 26,00 30,00 35,00 550,00 250,00<br />

SS. Nicola e Cecilia 250,00 500,00 150,00<br />

SS. Pietro e Paolo 50,00<br />

Spirito Santo 205,00 610,00 520,00


SS. Crocifisso 100,00 173,00 3.000,00 800,00<br />

SS. Nome di Gesù 75,00 65,00<br />

S. Felice 21,00 15,00<br />

Sacro Costato 100,00<br />

2.165,00 526,00 745,00 391,00 1.006,00 383,00 11.411,00 6.270,00<br />

ACQuAvIvA<br />

S. Eustachio 80,00 80,00 80,00 80,00 150,00 250,00<br />

S. Agostino 20,00 20,00 20,00 20,00 50,00 100,00<br />

Sacro Cuore 1.020,00 170,00 130,00 150,00 240,00 1.820,00 550,00<br />

S. Domenico 850,00 100,00 100,00 150,00 50,00 1.400,00 700,00<br />

S. Francesco 50,00 50,00 50,00 50,00 50,00<br />

S. Lucia 425,00 60,00 175,00 180,00<br />

S. Maria Maggiore 600,00 150,00 225,00 150,00 160,00 650,00 600,00<br />

S. Benedetto 100,00<br />

Suore “Cirielli” 200,00 400,00 200,00<br />

Ospedale “Miulli” 100,00<br />

3.095,00 0,00 630,00 605,00 600,00 600,00 4.645,00 2.830,00<br />

SANTERAMO<br />

S. Erasmo 400,00 150,00 207,00 250,00 450,00 200,00 550,00 695,00<br />

Sacro Cuore 150,00 50,00 200,00 50,00 510,00 400,00<br />

SS. Crocifisso 653,00 370,00 580,00 655,00 345,00 1.175,00 835,00<br />

3


3<br />

Annunziata 35,00 32,00 92,50<br />

Carmine 30,00 43,00 53,00 54,00<br />

Monfortani 50,00 100,00 110,00 140,00<br />

Pietà 115,00 65,00<br />

S. Giuseppe 36,00 55,00 58,00 33,68<br />

S. Lucia 31,00<br />

Salesiani 100,00 50,00<br />

Confr. SS.Sacram. 50,00<br />

Confr. S. Giuseppe 50,00<br />

Confr. Carmine 30,00<br />

Confr. Annunziata 50,00<br />

A.d.P. S. Erasmo 50,00<br />

A.C.I. S. Erasmo 100,00<br />

1.103,00 180,00 727,00 916,00 1.305,00 828,00 3.064,00 2.365,18<br />

SPINAZZOLA<br />

S. Pietro Apostolo 30,00 30,00 30,00 30,00 300,00 200,00<br />

SS. Annunziata 170,00 50,00 300,00 100,00 300,00 200,00<br />

0,00 0,00 200,00 80,00 330,00 130,00 600,00 400,00<br />

POGGIORSINI<br />

M. SS. Addolorata 180,00 250,00<br />

0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 180,00 250,00<br />

TOTALE 11.050,55 2.687,00 4.985,00 3.788,00 5.742,00 3.960,00 34.291,00 21.372,18<br />

Aggiornato al 15.03.2006


In pace Domini<br />

Si è spento il 28 febbraio 2003, all’età di 87 anni, Mons. Antonio<br />

Violetta, Cappellano di Sua Santità e Canonico del Capitolo<br />

Cattedrale di <strong>Altamura</strong>.<br />

Nato ad <strong>Altamura</strong> il 10 febbraio 1916, dopo aver frequentato la<br />

Scuola Media ed il Ginnasio in <strong>Altamura</strong>, nel 1932 entrò nel Seminario<br />

Regionale di Molfetta per gli studi liceali, passando nel 1935 al<br />

Seminario di Posillipo (Napoli) come alunno della Facoltà Teologica<br />

Meridionale, dove conseguì la Licenza in Teologia.<br />

Ordinato Sacerdote da Mons. Domenico Dell’Aquila nella chiesa di<br />

S. Chiara il 9 luglio 1939, fu nominato successivamente Vicario parrocchiale<br />

di S. Maria della Consolazione (1940), di S. Teresa (1940-1947)<br />

e di S. Nicola (1947-1950). Nello stesso periodo, svolse anche l’ufficio<br />

di Cappellano del Carcere di <strong>Altamura</strong> (incarico che conserverà fino al<br />

1981) e Rettore della chiesa della Madonna della Croce.<br />

Cappellano del Capitolo Cattedrale di <strong>Altamura</strong>, Cerimoniere<br />

Vescovile e Rettore della chiesa <strong>delle</strong> Ancelle (1950), dal 1951 al<br />

1953 fu chiamato a svolgere il delicato incarico di Padre Spirituale nel<br />

Seminario Regionale di Molfetta.<br />

Al rientro in diocesi, fu nominato Vicerettore del Convitto “Cagnazzi”<br />

(1954-1956), Assistente diocesano della GIAC (1956-1966), Canonico<br />

del Capitolo Cattedrale (1965), Cappellano dell’Istituto <strong>delle</strong> Suore del<br />

Divino zelo e Rettore della chiesa di S. Antonio (1967), Rettore della<br />

chiesa di S. Domenico (1969). Per diversi anni è stato anche Insegnante<br />

di Religione nelle Scuole Statali.<br />

Canonico Teologo (1973) e Tesoriere (1976) del Capitolo Cattedrale<br />

di <strong>Altamura</strong>, ha svolto anche delicati incarichi all’interno della Curia diocesana:<br />

Direttore dell’Ufficio Amministrativo (1978-1981), Cancelliere<br />

(1983-1987), Economo (1984-1989) e, infine, Notaio (dal 1987).<br />

Sacerdote semplice e discreto, ha compiuto il suo ministero con fedeltà<br />

e generosità, fino all’ultimo giorno, nonostante le condizioni fisiche<br />

non gli permettessero più di rendere un servizio efficiente in piena<br />

autonomia.<br />

* * *<br />

3


3 0<br />

Si è spento il 9 giugno 2003, all’età di 82 anni, Mons. Michele<br />

Mastrogiacomo, Cappellano di Sua Santità e Canonico del Capitolo<br />

Concattedrale di <strong>Gravina</strong>.<br />

Nato a <strong>Gravina</strong> il 19 marzo 1921, ancora in tenera età rimase orfano<br />

dei genitori.<br />

Dopo aver frequentato le classi elementari, entrò nel Seminario<br />

Vescovile di <strong>Gravina</strong> per gli studi ginnasiali; compì i corsi liceali e teologici<br />

nel Pontificio Seminario Regionale di Molfetta.<br />

Ordinato Sacerdote da Mons. Giovanni Maria Sanna il 13 agosto<br />

1944, fu nominato Vice Parroco di S. Nicola in <strong>Gravina</strong> (1944-1951)<br />

e Consulente Ecclesiastico dell’ACAI; dal 1947 al 1951, fu anche<br />

Presidente dell’UNITALSI.<br />

Parroco della Parrocchia di Maria SS. dei Sette Dolori in Poggiorsini<br />

dal 1951 al 1976, dal 1963 al 1991 svolse l’incarico di Docente di<br />

Religione presso la Scuola Media “N. Ingannamorte” di <strong>Gravina</strong>.<br />

Intanto, dal 1968 al 1971 frequentò l’Istituto di Teologia Ecumenico-<br />

Patristica “San Nicola” di Bari, dove conseguì la Licenza in Teologia.<br />

Canonico del Capitolo Cattedrale di <strong>Gravina</strong> dal 1971, al rientro<br />

in <strong>Gravina</strong> fu nominato Consulente Ecclesiastico della locale Sezione<br />

Coldiretti (fino al 29.11.1998) e Cappellano della Chiesa di S. Emidio,<br />

mantenendo quest’ultimo incarico fino alla sua morte.<br />

Uomo dal temperamento estroverso e gioviale, fortemente incline<br />

alla socializzazione, ha tessuto il suo abito sacerdotale di gioie e dolori,<br />

preghiera e fede, umana fragilità e servizio umile ai fratelli.<br />

* * *<br />

Si è spento il 16 giugno 2003, all’età di 86 anni, Mons. Nicola<br />

Loiudice, Prelato d’Onore di Sua Santità, Parroco emerito del Sacro<br />

Cuore e Canonico del Capitolo Cattedrale di <strong>Altamura</strong>.<br />

Nato ad <strong>Altamura</strong> il 5 febbraio 1917, dopo aver frequentato la Scuola<br />

Elementare, entrò nel Seminario di Ferentino (FR) per frequentare il<br />

Ginnasio; espletato il Liceo nel Seminario di Anagni, passò al Seminario<br />

di Posillipo (Napoli) per completare gli studi teologici, conseguendo la<br />

Licenza in Teologia.<br />

Ordinato Sacerdote da Mons. Domenico Dell’Aquila il 29 giugno<br />

1941, fu nominato Vicario parrocchiale della Cattedrale (1941-1942)<br />

e Assistente della Gioventù studentesca presso il Circolo “G. Borsi”


(1941-1947). L’anno successivo fu nominato Rettore della chiesa della<br />

Madonna della Croce (1942-1946), e Cappellano del Carcere di<br />

<strong>Altamura</strong> (1942-1947); durante gli anni della 2 a Guerra Mondiale, svolse<br />

anche l’incarico di Aiuto Cappellano presso l’Ospedale Militare di<br />

<strong>Altamura</strong>.<br />

Parroco di S. Maria della Consolazione in <strong>Altamura</strong> dal 3 novembre<br />

1946, ha ricoperto contemporaneamente anche incarichi a livello<br />

diocesano: Assistente diocesano della G.I.A.C. (1947-1957) e Delegato<br />

Vescovile per l’A.C. (dal 1957); Direttore dell’Ufficio Catechistico<br />

diocesano (1956-1960), Assistente della Consulta <strong>delle</strong> Opere laicali<br />

(dal 1959), Confessore aggiunto <strong>delle</strong> Suore di S. Chiara (1959) ed<br />

Esaminatore pro-sinodale (1966).<br />

Nominato Parroco del Sacro Cuore in <strong>Altamura</strong> il 2 ottobre 1967, ha<br />

continuato a svolgere per diversi mandati, dal 1970 al 1984, l’incarico<br />

di Assistente diocesano di A.C. È stato, inoltre, Coordinatore della zona<br />

pastorale Centro-Sud di <strong>Altamura</strong> (1977-1980), Direttore dell’Ufficio<br />

Tecnico diocesano e della Commissione per l’Arte Sacra (dal 1984 al<br />

1991), Confessore presso il Seminario diocesano.<br />

Avendo rinunziato all’ufficio di Parroco nell’ottobre del 1984, il 6<br />

giugno 1986 gli veniva conferito il titolo di Parroco emerito del Sacro<br />

Cuore.<br />

Nominato Canonico del Capitolo Cattedrale di <strong>Altamura</strong> il 1 gennaio<br />

1987, ha svolto con assiduità le mansioni capitolari, soprattutto nel ministero<br />

<strong>delle</strong> Confessioni, e di Rettore della chiesa di Santa Croce, dove<br />

è stato anche Assistente Spirituale di un Gruppo di Preghiera di Padre<br />

Pio. Solo negli ultimi anni prima della morte, a motivo <strong>delle</strong> condizioni<br />

precarie di salute, ha rinunciato ad ogni attività, limitandosi a celebrare<br />

in casa la Santa Messa.<br />

Sacerdote dinamico e generoso, ha lasciato una traccia profonda<br />

attraverso il suo ministero, svolto con fedeltà, passione e amore per<br />

Cristo e per la Chiesa.<br />

3 1


3 2<br />

Rendiconto<br />

relativo alla erogazione<br />

<strong>delle</strong> somme derivanti dall’otto per mille dell’IRPEF<br />

per l’esercizio 2002<br />

I. PER ESIGENZE DI CuLTO E PASTORALE<br />

A. Esercizio del culto:<br />

1. Conservazione o restauro edifici di culto già esistenti o<br />

altri beni culturali ecclesiastici 25.911,42<br />

2. Formazione di operatori liturgici 10.329,14<br />

3. Centro Giovanile 57.977,00<br />

94.217,56<br />

b. Esercizio e cura <strong>delle</strong> anime:<br />

1. Attività pastorali straordinarie 8.881,50<br />

2. Curia diocesana e centri pastorali diocesani 15.000,00<br />

3. Mezzi di comunicazione sociale a finalità pastorale 27.685,47<br />

4. Istituto di Scienze Religiose<br />

5. Manutenzione straordinaria di case canoniche e/o lo-<br />

8.000,00<br />

cali di ministero pastorale 28.587,97<br />

6. Consultorio familiare diocesano 2.500,00<br />

7. Parrocchie in condizioni di straordinaria necessità 9.600,63<br />

8. Enti ecclesiastici per il sostentamento dei sacerdoti addetti<br />

1.239,49<br />

9. Istituti di vita consacrata in straordinaria necessità 6.000,00<br />

10. Rimborso spese 1.600,00<br />

109.095,06<br />

C. Formazione del clero:<br />

1. Seminario Diocesano, Interdiocesano, Regionale 65.979,90<br />

2. Formazione permanente del clero 3.100,00<br />

3. Formazione al diaconato permanente 625,00<br />

69.704,90


D. Scopi missionari:<br />

1. Centro missionario diocesano e animazione missio- 3.000,00<br />

naria<br />

2. Cura pastorale degli immigrati presenti in <strong>Diocesi</strong> 10.000,00<br />

13.000,00<br />

E. Catechesi ed educazione cristiana:<br />

1. Oratori e patronati per ragazzi e giovani 4.697,00<br />

2. Iniziative di cultura religiosa nell’ambito della <strong>Diocesi</strong> 323,00<br />

3. Istituti e Consulte Regionali 4.135,00<br />

9.155,00<br />

F. Contributo al servizio diocesano per la promozione del<br />

sostegno economico alla Chiesa:<br />

1.162,03<br />

G. Altre erogazioni:<br />

1. Contributo Sacro Cuore - Santeramo in Colle 20.000,00<br />

2. Fitto Spirito Santo 11.878,00<br />

31.878,00<br />

a) totale <strong>delle</strong> erogazioni effettuate nel 2002 328.212,55<br />

Riepilogo<br />

- totale <strong>delle</strong> somme da erogare per<br />

l’anno 2002<br />

776.788,40<br />

- a dedurre totale <strong>delle</strong> erogazioni effettuate<br />

nell’anno 2002 (fino al 31 marzo 2003) 328.212,55<br />

- differenza 448.575,85<br />

L’importo “differenza” è così composto:<br />

* Fondo diocesano di garanzia<br />

(fino al 10% del contributo del- 52.000,00<br />

l’anno 2002)<br />

* Fondo diocesano di garanzia relativo<br />

agli esercizi precedenti 86.248,30<br />

3 3


3 4<br />

Totale fondo diocesano di garanzia<br />

(da riportare nel rendiconto assegnazioni 138.248,30<br />

2003)<br />

* Altre somme assegnate nell’esercizio 2002<br />

e non erogate al 31.03.2005<br />

(da riportare nel rendiconto assegnazioni 448.575,85<br />

2003)<br />

- interessi netti del 30.09.02; 31.12.02 e<br />

6.858,44<br />

31.03.03<br />

- assegni emessi o bonifici effettuati ma<br />

non ancora contabilizzati nell’e/c 13.458,93<br />

saldo conto corrente e/o deposito titoli<br />

al 31 marzo 2003<br />

II. PER INTERVENTI CARITATIVI<br />

468.893,22<br />

A. Distribuzione a persone bisognose:<br />

1. Da parte della <strong>Diocesi</strong> 32.902,35<br />

2. Da parte <strong>delle</strong> parrocchie 15.000,00<br />

3. Da parte di altri enti ecclesiastici 30.164,57<br />

b. Opere caritative diocesane:<br />

1. In favore di extracomunitari 7.489,81<br />

2. In favore di tossicodipendenti 2.000,00<br />

3. In favore di altri bisognosi 6.636,46<br />

94.193,19<br />

D. Opere caritative di altri enti ecclesiastici:<br />

1. Centro Accoglienza Benedetto XIII 112.452,40<br />

2. Opere caritative religiose 27.301,63<br />

3. Fondo antiusura 30.329,14<br />

170.083,17<br />

b) totale <strong>delle</strong> erogazioni effettuate nel 2002 264.276,36


Riepilogo<br />

- totale <strong>delle</strong> somme da erogare<br />

392.901,27<br />

per l’anno 2002<br />

- a dedurre totale <strong>delle</strong> erogazioni effettuate<br />

nell’anno 2002 (fino al 31 marzo 2003) 264.276,36<br />

- differenza 128.624,91<br />

L’importo “differenza” è così composto:<br />

* Altre somme assegnate nell’esercizio<br />

2002 e non erogate al 31.03.2003<br />

(da riportare nel rendiconto assegnazioni 128.624,91<br />

2003)<br />

- interessi netti del 30.09.02; 31.12.02 e 31.03.03 4.214,00<br />

- assegni emessi o bonifici effettuati ma non ancora<br />

contabilizzati nell’e/c 24.761,62<br />

saldo conto corrente e/o deposito titoli al 31 157.600,63<br />

marzo 2003<br />

Si allegano:<br />

1. relazione esplicativa del rendiconto relativo alle somme erogate;<br />

2. fotocopia <strong>delle</strong> pagine di tutti gli estratti conto bancari dal 01.04.2002<br />

al 31.03.2003;<br />

3. documentazione dei depositi amministrati o della gestione patrimoniale<br />

nel caso in cui le disponibilità siano state temporaneamente investite.<br />

Si attesta che:<br />

• il presente “Rendiconto” è stato sottoposto alla verifica del Consiglio<br />

Diocesano per gli affari economici nella seduta in data 31<br />

maggio 2003;<br />

• il “Rendiconto” è pubblicato nel bollettino ufficiale della diocesi<br />

n. 1, in data 2003.<br />

<strong>Altamura</strong>, 2 giugno 2003<br />

l’economo diocesano il vescovo diocesano<br />

Sac. Luigi Dimarno X Mario Paciello<br />

3


3<br />

Rendiconto<br />

relativo alla assegnazione<br />

<strong>delle</strong> somme derivanti dall’otto per mille dell’IRPEF<br />

per l’anno 2003<br />

Atto formale del Vescovo diocesano in data 15 novembre 2003<br />

I. PER ESIGENZE DI CULTO E PASTORALE<br />

– CONTRIBUTO RICEVUTO DALLA C.E.I. NEL 2003 522.116,93<br />

– INTERESSI MATURATI SUI DEPOSITI BANCARI E SUGLI INVESTIMENTI:<br />

dal 31.03.2002 più conguaglio CEI AL 30.09.2002 1.624,42<br />

AL 31.12.2002 1.967,08<br />

AL 31.03.2003 1.676,82<br />

AL 30.06.2003 1.293,37<br />

6.561,69<br />

– FONDO DIOCESANO DI GARANzIA RELATIVO<br />

AGLI ESERCIzI PRECEDENTI<br />

– SOMME IMPEGNATE PER INIzIATIVE PLURIEN-<br />

NALI ESERCIzI PRECEDENTI<br />

– SOMME ASSEGNATE NELL’ESERCIzIO 2002 E<br />

NON EROGATE AL 31.03.2003<br />

A) TOTALE DELLE SOMME DA ASSEGNARE PER<br />

L’ANNO 2003<br />

138.248,30<br />

0,00<br />

310.327,55<br />

977.254,47<br />

A. Esercizio del culto:<br />

1. Nuovi complessi parrocchiali 0,00<br />

2. Conservazione o restauro edifici di culto già esistenti o<br />

altri beni culturali ecclesiastici 109.565,79<br />

3. Arredi sacri <strong>delle</strong> nuove parrocchie 0,00<br />

4. Sussidi liturgici 23.640,23


5. Studio, formazione e rinnovamento <strong>delle</strong> forme<br />

0,00<br />

di pietà popolare<br />

6. Formazione di operatori liturgici 0,00<br />

7. Centro Giovanile 75.000,00<br />

208.206,02<br />

b. Esercizio e cura <strong>delle</strong> anime:<br />

1. Attività pastorali straordinarie 6.433,92<br />

2. Curia diocesana e centri pastorali diocesani 20.000,00<br />

3. Tribunale ecclesiastico diocesano 0,00<br />

4. Mezzi di comunicazione sociale a finalità pastorale 34.028,54<br />

5. Istituto di scienze religiose 9.000,00<br />

6. Contributo alla facoltà teologica 0,00<br />

7. Archivi e biblioteche di enti ecclesiastici<br />

8. Manutenzione straordinaria di case canoniche e/o locali<br />

0,00<br />

di ministero pastorale 30.208,28<br />

9. Consultorio familiare diocesano 2.500,00<br />

10. Parrocchie in condizioni di straordinaria necessità 10.000,00<br />

11. Enti ecclesiastici per il sostentamento<br />

8.200,00<br />

dei sacerdoti addetti<br />

12. Clero anziano e malato 2.660,00<br />

13. Istituti di vita consacrata in straordinaria necessità 9.000,00<br />

14. Rimborso spese collaboratori laici 6.500,00<br />

138.530,74<br />

C. Formazione del clero:<br />

1. Seminario diocesano, interdiocesano, regionale 77.236,93<br />

2. Rette di seminaristi e sacerdoti studenti a Roma o presso<br />

altre facoltà ecclesiastiche 0,00<br />

3. Borse di studio per seminaristi 0,00<br />

4. Formazione permanente del clero 10.300,00<br />

5. Formazione al diaconato permanente 0,00<br />

6. Pastorale vocazionale 0,00<br />

7. Restauro Seminario Diocesano 214.491,90<br />

302.028,83<br />

3


3<br />

D. Scopi missionari:<br />

1. Centro missionario diocesano e animazione missionaria 6.340,00<br />

2. Volontari missionari laici 0,00<br />

3. Cura pastorale degli immigrati presenti in diocesi 10.000,00<br />

4. Sacerdoti Fidei Donum 0,00<br />

16.340,00<br />

E. Catechesi ed educazione cristiana:<br />

1. Oratori e patronati per ragazzi e giovani 0,00<br />

2. Associazioni ecclesiali (per la formazione dei membri) 6.000,00<br />

3. Iniziative di cultura religiosa nell’ambito della diocesi 10.225,58<br />

4. Istituti e Centri Religiosi 3.025,00<br />

19.250,58<br />

F. Contributo al servizio diocesano per la promozione del<br />

sostegno economico alla Chiesa 2.400,00<br />

2.400,00<br />

G. Altre assegnazioni:<br />

1. San Lorenzo (restauro) 20.000,00<br />

2. Parrocchia Sacro Cuore - Santeramo (ampliamento) 20.000,00<br />

3. Fitto parrocchia Spirito Santo 15.250,00<br />

4. Terreno Dongione 30.000,00<br />

5. Spese notarili e tasse per donazioni immobili 15.000,00<br />

100.250,00<br />

h. Somme impegnate per iniziative pluriennali:<br />

1. Fondo diocesano di garanzia<br />

(fino al 10% del contributo dell’anno 2002) 52.000,00<br />

2. Fondo diocesano di garanzia relativo<br />

138.248,30<br />

agli esercizi precedenti<br />

3. Somme impegnate per nuove iniziative pluriennali 0,00<br />

4. Somme impegnate per iniziative pluriennali negli eserci- 0,00<br />

zi precedenti<br />

190.248,30<br />

b) totale <strong>delle</strong> assegnazioni 977.254,47


II. PER INTERVENTI CARITATIVI<br />

– CONTRIBUTO RICEVUTO DALLA C.E.I. NEL 2003 261.677,27<br />

– INTERESSI MATURATI SUI DEPOSITI BANCARI E SUGLI INVESTIMENTI:<br />

dal 31.03.2002 al 30.09.2002 1.777,30<br />

al 31.12.2002 1.677,63<br />

al 31.03.2003 759,06<br />

al 30.06.2003 518,07<br />

4.732,06<br />

– SOMME IMPEGNATE PER INIzIATIVE PLURIEN-<br />

NALI ESERCIzI PRECEDENTI<br />

– SOMME ASSEGNATE NELL’ESERCIzIO 2003 E<br />

NON EROGATE AL 31.03.2003<br />

A) TOTALE DELLE SOMME DA ASSEGNARE<br />

PER L’ANNO 2003<br />

0,00<br />

128.624,91<br />

395.034,24<br />

A. Distribuzione a persone bisognose:<br />

1. Da parte della diocesi 33.772,27<br />

2. Da parte <strong>delle</strong> parrocchie 29.732,06<br />

3. Da parte di altri enti ecclesiastici 30.000,00<br />

93.504,33<br />

b. Opere caritative diocesane:<br />

1. In favore di extracomunitari 10.000,00<br />

2. In favore di tossicodipendenti 0,00<br />

3. In favore di anziani 8.000,00<br />

4. In favore di portatori di handicap 3.000,00<br />

5. In favore di altri bisognosi 18.620,00<br />

6. Fondo antiusura (diocesano o regionale) 15.000,00<br />

54.620,00<br />

C. Opere caritative parrocchiali:<br />

1. In favore di extracomunitari 0,00<br />

2. In favore di tossicodipendenti 0,00<br />

3. In favore di anziani 0,00<br />

4. In favore di portatori di handicap 0,00<br />

5. In favore di altri bisognosi 0,00<br />

6. Caritas parrocchiali 40.000,00<br />

40.000,00<br />

3


3 0<br />

D. Opere caritative di altri enti ecclesiastici:<br />

1. Centro accoglienza Benedetto XIII 50.430,00<br />

2. Opere caritative religiose 41.948,16<br />

3. Casa accoglienza Loglisci 104.531,75<br />

196.909,91<br />

E. Altre assegnazioni:<br />

1. Gemellaggio <strong>Diocesi</strong> Awasa 10.000,00<br />

10.000,00<br />

F. Somme impegnate per iniziative pluriennali:<br />

1. Somme impegnate per nuove iniziative pluriennali 0,00<br />

2. Somme impegnate per iniziative pluriennali negli<br />

0,00<br />

esercizi precedenti<br />

0,00<br />

b) TOTALE DELLE ASSEGNAZIONI 395.034,24<br />

1. Il parere del Consiglio diocesano per gli affari economici è stato<br />

espresso nella riunione tenutasi in data 14 novembre 2003.<br />

2. Il parere del Collegio dei consultori è stato espresso nella riunione<br />

tenutasi in data 14 novembre 2003.<br />

3. L’incaricato diocesano per la promozione del sostegno economico<br />

alla Chiesa è stato sentito dal Vescovo in data 13 novembre 2003.<br />

4. Il direttore della Caritas diocesana è stato sentito dal Vescovo in merito<br />

agli interventi caritativi in data 15 novembre 2003.<br />

<strong>Altamura</strong>, 15 novembre 2003<br />

il vescovo diocesano<br />

✠ Mario Paciello


SERvIZIO DIOCESANO PER LA PROMOZIONE<br />

DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA<br />

Carissimi,<br />

Ai Delegati parrocchiali<br />

e p.c. A S.E. Mons. Mario Paciello<br />

Loro Sedi<br />

dopo aver vissuto la Giornata di sensibilizzazione per le offerte per<br />

il Clero, e dopo il periodo natalizio, credo che sia opportuno incontrarci<br />

per poter riprendere il lavoro per il Sovvenire alle necessità della<br />

Chiesa.<br />

Pertanto, Vi invito a partecipare al nostro incontro,<br />

lunedì 17 marzo p.v., alle ore 19.30,<br />

presso il Seminario Diocesano, a <strong>Gravina</strong>.<br />

L’ordine del giorno è il seguente:<br />

• verifica della Giornata del 24 novembre 2002;<br />

• programmazione di un incontro formativo per i Delegati parrocchiali<br />

con uno dei responsabili nazionali del Sovvenire, che si terrà probabilmente<br />

il prossimo 28 aprile;<br />

• consegna del materiale da distribuire nelle famiglie in vista <strong>delle</strong><br />

feste pasquali.<br />

RingraziandoVi sin d’ora per la Vostra attenzione e la Vostra presenza,<br />

Vi saluto fraternamente in Cristo.<br />

<strong>Altamura</strong>, 22 febbraio 2003<br />

L’Incaricato diocesano<br />

don Rocco Scalera<br />

3 1


BIANCA


Diario<br />

del Vescovo


Cattedrale di <strong>Altamura</strong>. Facciata principale - decoro stemma vescovile.


GENNAIO 2003<br />

1 Celebrazione Eucaristica per il 90° di Istituzione della Parrocchia<br />

- S. Maria della Consolazione - <strong>Altamura</strong><br />

Esequie del padre di Don Giacomo Lorusso - S. Domenico - <strong>Gravina</strong><br />

Udienze<br />

3-4 Incontro con i giovani di Potenza - Casa Madre Suore Oblate del<br />

Sacro Cuore di Gesù - Roma<br />

5 Udienze<br />

Manifestazione dell’Associazione “Nundinae” sul Natale Nostro<br />

- <strong>Gravina</strong><br />

7 Celebrazione Eucaristica per il 25° Ordinazione Sacerdotale di<br />

Don Vito Colonna - S. Sepolcro - <strong>Altamura</strong><br />

8 Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong><br />

9 Udienze<br />

10 Inaugurazione Corso di Formazione - <strong>Acquaviva</strong><br />

11 Visita al Comune di <strong>Gravina</strong><br />

Celebrazione Eucaristica per tre consacrazioni laicali - Casa<br />

Madre Suore del Sacro Costato - <strong>Gravina</strong><br />

12 Battesimo di Gesù: Celebrazione Eucaristica con Battesimi -<br />

Cattedrale - <strong>Altamura</strong><br />

13 Lectio Divina Al Pozzo di Giacobbe - Seminario Diocesano -<br />

<strong>Gravina</strong><br />

15 Incontro con i Responsabili della Pastorale del Lavoro - Curia<br />

- <strong>Altamura</strong><br />

16 Udienze<br />

17 Ritiro del Clero - Centro Giovanile - <strong>Gravina</strong><br />

18 Delegazione Caritas Regionale - Seminario - Bari<br />

Incontro Ecumenico - <strong>Altamura</strong><br />

19 Visita alle Carmelitane - Bari<br />

Celebrazione Eucaristica - S. Francesco di Paola - Bari<br />

20 Commissione C.E.I. per la Carità e la Pastorale della Salute - Roma<br />

Celebrazione Eucaristica - Festa Patronale S. Sebastiano -<br />

Spinazzola<br />

22 Celebrazione Eucaristica Ancelle del Sacro Cuore - Istituto<br />

“Volpicelli” - <strong>Altamura</strong><br />

Udienze<br />

Programmazione Giornale Avvenire - Curia - <strong>Altamura</strong><br />

3


3<br />

23 Udienze<br />

24-26 Predicazione Esercizi Spirituali a Gruppo Famiglie di Foggia -<br />

San Giovanni Rotondo<br />

27 Udienze<br />

Incontro Uffici di Curia - Curia - <strong>Altamura</strong><br />

28 Udienze<br />

Conversazione su “Guerra, Madre di tutte le Povertà”<br />

S. Giovanni Bosco - <strong>Altamura</strong><br />

29 Roma<br />

30 Udienze<br />

Catechesi sulla Preghiera - SS. Trinità - <strong>Altamura</strong><br />

31 Udienze - <strong>Gravina</strong><br />

FEBBRAIO 2003<br />

1 Udienze<br />

Incontro per il Laboratorio sull’Immigrazione - Padri Clarettiani<br />

- <strong>Altamura</strong><br />

2 Celebrazione Eucaristica per la Madonna della vita - Buon Pastore<br />

- <strong>Gravina</strong><br />

Celebrazione per la Giornata Mondiale per la Vita Consacrata -<br />

Cattedrale - <strong>Altamura</strong><br />

Udienze<br />

3 CEP - Ostuni<br />

4 CEP - Ostuni<br />

Celebrazione Eucaristica - Madonna della Nova - Ostuni<br />

5 CEP - Ostuni<br />

Celebrazione Eucaristica - Villa Specchia - Ostuni<br />

6 Riunione Consiglio di Amministrazione della Casa “San Lorenzo”<br />

- Curia - <strong>Altamura</strong><br />

Udienze<br />

8 Cresime adolescenti (1° turno) - S. Erasmo - Santeramo<br />

9 Visita all’incontro regionale Scout - Oasi “S. Giovanni” -<br />

<strong>Altamura</strong><br />

Udienze<br />

Celebrazione Eucaristica per la Giornata del Ringraziamento -<br />

<strong>Gravina</strong>


Celebrazione Eucaristica - S. Felice - <strong>Gravina</strong><br />

10 Esequie P. Pietro Peana (Clarettiano) - Cattedrale - <strong>Altamura</strong><br />

Lectio Divina Al Pozzo di Giacobbe - Seminario Diocesano -<br />

<strong>Gravina</strong><br />

Udienze<br />

11 Udienze<br />

Giornata Mondiale del Malato - Visita ai reparti dell’Ospedale “F.<br />

Miulli” - <strong>Acquaviva</strong><br />

Celebrazione Eucaristica e Unzione degli Infermi - Cattedrale -<br />

<strong>Acquaviva</strong><br />

12 Incontro con i Seminaristi di Teologia e i Preti giovani (sem.pre.)<br />

Udienze<br />

13 Udienze<br />

14 Riunione Consiglio Presbiterale - Curia - <strong>Altamura</strong><br />

Incontro di catechesi: “Il dono di sé” - Cattedrale - <strong>Altamura</strong><br />

Udienze<br />

21 Ritiro del Clero - Centro Giovanile - <strong>Gravina</strong><br />

Incontro Ecumenico sul Dialogo Interreligioso - <strong>Altamura</strong><br />

22 Udienze<br />

Cresime adolescenti - S. Erasmo - Santeramo<br />

23 Celebrazione Eucaristica - Monastero Domenicane - <strong>Gravina</strong><br />

Celebrazione Eucaristica e Benedizione Crocifisso - Sacro Cuore<br />

- <strong>Acquaviva</strong><br />

Celebrazione Eucaristica per l’Associazione “Figli in cielo” -<br />

Cattedrale - <strong>Altamura</strong><br />

24 Riunione Uffici di Curia - Curia - <strong>Altamura</strong><br />

Consegna del Padre Nostro ai Neocatecumenali - S. Michele -<br />

<strong>Altamura</strong><br />

25 Udienze<br />

26 Udienze<br />

Visita Casa di Accoglienza “San Lorenzo” - <strong>Altamura</strong><br />

“Pensare Politicamente”: Lectio sul Comandamento dell’Amore<br />

- <strong>Gravina</strong><br />

27 Incontro con Cresimandi adulti e padrini - S. Agostino -<br />

<strong>Altamura</strong><br />

28 Aggiornamento del Clero - Centro Giovanile - <strong>Gravina</strong><br />

Udienze<br />

Scuola di Preghiera Emmaus - Centro Giovanile - <strong>Gravina</strong><br />

3


3<br />

MARZO 2003<br />

1 Esequie Mons. Antonio Violetta - Cattedrale - <strong>Altamura</strong><br />

Udienze<br />

Rosario meditato - Cattedrale - <strong>Altamura</strong><br />

3 Udienze<br />

4 Celebrazione Eucaristica per la Madonna di Costantinopoli -<br />

Cattedrale - <strong>Acquaviva</strong><br />

Udienze<br />

Celebrazione Eucaristica - Cattedrale - <strong>Gravina</strong><br />

Benedizione di una famiglia - <strong>Altamura</strong><br />

5 Ceneri - Celebrazione Eucaristica - Cattedrale - <strong>Gravina</strong><br />

6 Celebrazione Eucaristica per l’Associazione “Sacro Costato” -<br />

Cattedrale - <strong>Altamura</strong><br />

7 Esequie per la mamma di Don Giuseppe D’Alonzo e sorella di<br />

Don Giovanni Bruno - Cattedrale - <strong>Gravina</strong><br />

Celebrazione Eucaristica e Benedizione statua Sacro Cuore -<br />

Sacro Cuore - Santeramo<br />

8 Udienze<br />

Cammino Penitenziale dei giovani a Picciano<br />

9 I Domenica di Quaresima<br />

Forum <strong>delle</strong> Famiglie - Centro Giovanile - <strong>Gravina</strong><br />

Celebrazione Eucaristica per iscrizione ed elezione Catecumeni<br />

- Cattedrale - <strong>Altamura</strong><br />

Celebrazione Eucaristica per 32º anniversario dell’apertura della<br />

chiesa - S. Matteo<br />

10 Lectio Divina Al Pozzo di Giacobbe - Seminario Diocesano -<br />

<strong>Gravina</strong><br />

12 Visita ad <strong>Acquaviva</strong><br />

13 Udienze<br />

Catechesi quaresimale - Buon Pastore - <strong>Gravina</strong><br />

14 Udienze<br />

Visita al Palazzo Loglisci per verifica dello stabile<br />

Riunione Ospedale “F. Miulli” - <strong>Acquaviva</strong><br />

15 Legge quadro per la famiglia - S.S. Pietro e Paolo - <strong>Gravina</strong><br />

Celebrazione Eucaristica sui luoghi di lavoro<br />

Udienze<br />

16 II Domenica di Quaresima


Ritiro per i Laici - Centro Giovanile - <strong>Gravina</strong><br />

Udienze<br />

17 Udienze<br />

18 Udienze<br />

19 Udienze<br />

Celebrazione Eucaristica per gli Artigiani - Cattedrale -<br />

<strong>Altamura</strong><br />

Celebrazione Eucaristica con i genitori dei Seminaristi - Seminario<br />

Diocesano - <strong>Gravina</strong><br />

20 Udienze<br />

Esequie della mamma di Don Giacomo Lorusso - S. Domenico<br />

- <strong>Gravina</strong><br />

21 Ritiro del Clero - Centro Giovanile - <strong>Gravina</strong><br />

22 Celebrazione Eucaristica - Suore S. Giovanni Battista - Roma<br />

24 Riunione Uffici di Curia - Curia - <strong>Altamura</strong><br />

Udienze<br />

25 Celebrazione Eucaristica - Suore Domenicane - <strong>Gravina</strong><br />

27 Commissione Episcopale CEI per il Servizio della Carità e della<br />

Salute - Roma<br />

Catechesi quaresimale - Buon Pastore - <strong>Gravina</strong><br />

28 Aggiornamento del Clero - Centro Giovanile - <strong>Gravina</strong><br />

Udienze<br />

Convegno sulle “Cellule Staminali” - Lions Club - <strong>Altamura</strong><br />

29 Udienze<br />

Concelebrazione Eucaristica per l’Ordinazione Episcopale di<br />

Mons. Pietro Maria Fragnelli - Castellaneta<br />

30 IV Domenica di Quaresima<br />

Cresime adolescenti (SS. Annunziata e S. Pietro Apostolo) - Maria<br />

SS. Annunziata - Spinazzola<br />

Cresime adolescenti - SS. Crocifisso - Santeramo<br />

31 Udienze<br />

APRILE 2003<br />

1 Udienze<br />

2 Udienze<br />

5 Udienze<br />

Celebrazione Eucaristica sui luoghi di lavoro<br />

3


400<br />

Inaugurazione mostra - Sacro Cuore - Santeramo<br />

Via Crucis Diocesana dei Giovani - Santeramo<br />

6 V Domenica di Quaresima<br />

Cresime adolescenti - S. Sepolcro - <strong>Altamura</strong><br />

Cresime adolescenti - SS. Crocifisso - <strong>Gravina</strong><br />

7 Udienze<br />

Lectio Divina Al Pozzo di Giacobbe - Seminario Diocesano -<br />

<strong>Gravina</strong><br />

9 Udienze<br />

10 Udienze<br />

Inaugurazione Fiera “San Giorgio” - <strong>Gravina</strong><br />

11 Inaugurazione “Monumento alla Pace” - Liceo Scientifico<br />

“Federico II” - <strong>Altamura</strong><br />

Celebrazione Eucaristica per l’Addolorata - S. Sepolcro -<br />

<strong>Altamura</strong><br />

12 Udienze<br />

Celebrazione Eucaristica sui luoghi di lavoro<br />

13 Palme<br />

Benedizione <strong>delle</strong> Palme e Celebrazione Eucaristica - Cattedrale<br />

- <strong>Gravina</strong><br />

14 Udienze<br />

15 Celebrazione Eucaristica penitenziale della Parrocchia Spirito<br />

Santo - Cattedrale - <strong>Gravina</strong><br />

Concerto - S.S. Pietro e Paolo - <strong>Gravina</strong><br />

16 Messa del Crisma - Cattedrale - <strong>Gravina</strong><br />

Incontro USMI<br />

17 Giovedì santo<br />

Udienze<br />

Celebrazione Eucaristica - Cattedrale - <strong>Altamura</strong><br />

18 Venerdì santo<br />

Azione Liturgica - Cattedrale - <strong>Acquaviva</strong><br />

Processione del Legno Santo - <strong>Gravina</strong><br />

19 Veglia Pasquale - Cattedrale - <strong>Altamura</strong><br />

20 Pasqua del Signore<br />

Celebrazione Eucaristica - Cattedrale - <strong>Gravina</strong><br />

Celebrazione Eucaristica - Cattedrale - <strong>Acquaviva</strong><br />

22 Celebrazione Eucaristica per la Festa Patronale - Santuario<br />

Madonna del Bosco - Spinazzola


23 Incontro con i Ministri ordinati e istituiti - Episcopio - <strong>Gravina</strong><br />

Curia - <strong>Altamura</strong><br />

25 Incontro Vocazionale - Paestum<br />

26 Udienze<br />

Visita a S. Maria Maggiore - <strong>Acquaviva</strong><br />

Cresime adolescenti - Sacro Cuore - <strong>Altamura</strong><br />

27 Udienze<br />

Cresime adolescenti - SS. Crocifisso - Santeramo<br />

Cresime adolescenti - S. Michele Arcangelo - <strong>Altamura</strong><br />

28 Udienze<br />

29 Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong><br />

Convegno: “Umanizzazione senza confini - umanizzazione e misericordia”<br />

- Spinazzola<br />

30 Udienze<br />

Cresime adolescenti Parrocchia Spirito Santo - Cattedrale - <strong>Gravina</strong><br />

MAGGIO 2003<br />

1 Celebrazione Eucaristica zona PIP e benedizione statua di S.<br />

Giuseppe - <strong>Gravina</strong><br />

2 Udienze<br />

Conferenza presso la Banca Popolare di Puglia e Basilicata -<br />

<strong>Gravina</strong><br />

3 Cresime adolescenti - S. Maria del Carmine - <strong>Altamura</strong><br />

VI Incontro Diocesano dei Giovani - <strong>Altamura</strong><br />

4 Cresime adolescenti - SS. Rosario - <strong>Altamura</strong><br />

Cresime adolescenti - Madonna della Grazia - <strong>Gravina</strong><br />

5 Celebrazione Eucaristica per la Festa di S. Irene - <strong>Altamura</strong><br />

6 Benedizione Grotta di Lourdes - Stazione Ferrovie Appulo-<br />

Lucane - <strong>Altamura</strong><br />

7 Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong><br />

Veglia mariana e Declaratio dell’ordinando Diacono Nunzio<br />

Falcicchio - SS. Rosario - <strong>Altamura</strong><br />

8 Udienze<br />

Presentazione libro su San Michele - Episcopio - <strong>Gravina</strong><br />

9 Celebrazione Eucaristica e Benedizione della Cappella restaurata<br />

della “Madonna del Popolo” - Spinazzola<br />

401


402<br />

10 Rappresentazione presso il Carcere di <strong>Altamura</strong><br />

Cresime adolescenti - Maria SS. Addolorata - Poggiorsini<br />

11 Cresime adolescenti - Buon Pastore - <strong>Gravina</strong><br />

Celebrazione Eucaristica - Cattedrale - <strong>Altamura</strong><br />

12 Commissione Regionale Caritas<br />

Lectio Divina Al Pozzo di Giacobbe - Seminario Diocesano -<br />

<strong>Gravina</strong><br />

13 Udienze<br />

Veglia per S. Giuseppe da Copertino - Cattedrale - <strong>Altamura</strong><br />

15 Udienze<br />

Incontro Diocesano A.d.P. con Celebrazione Eucaristica - S.S.<br />

Pietro e Paolo - <strong>Gravina</strong><br />

16 Ritiro del Clero - Santuario del Buoncammino - <strong>Altamura</strong><br />

17 Udienze<br />

Cresime adolescenti <strong>delle</strong> Parrocchie del Centro Storico -<br />

<strong>Gravina</strong><br />

18 Cresime adolescenti - Cattedrale - <strong>Acquaviva</strong><br />

Ordinazione Diaconale di Don Nunzio Falcicchio - Cattedrale -<br />

<strong>Altamura</strong><br />

Benedizione Grotta di Lourdes - S. Agostino - <strong>Altamura</strong><br />

19-23 Assemblea Generale CEI - Roma<br />

24 Inaugurazione Piazza - <strong>Altamura</strong><br />

Consiglio Pastorale Diocesano - Centro Giovanile - <strong>Gravina</strong><br />

Udienze<br />

25 Cresime adolescenti - S. Anna - <strong>Altamura</strong><br />

Cresime adolescenti - S. Giovanni Bosco - <strong>Altamura</strong><br />

Concerto Banca Popolare di Puglia e Basilicata - <strong>Gravina</strong><br />

26 Udienze<br />

Riunione Uffici di Curia - Curia - <strong>Altamura</strong><br />

Incontro sulla Pace - Sacro Cuore - <strong>Altamura</strong><br />

27 Udienze<br />

28 Udienze<br />

Presentazione Codici liturgici - <strong>Acquaviva</strong><br />

30 Udienze<br />

Cresime adolescenti - S. Maria della Consolazione - <strong>Altamura</strong><br />

31 Incontro per il Museo Capitolare<br />

Consiglio Affari Economici Ospedale “F. Miulli” - <strong>Acquaviva</strong><br />

Consiglio Affari Economici - Curia - <strong>Altamura</strong>


Convegno “Pensare Politicamente” - Episcopio - <strong>Gravina</strong><br />

Celebrazione Eucaristica per la chiusura del mese di maggio -<br />

Santuario del Buoncammino - <strong>Altamura</strong><br />

GIUGNO 2003<br />

1 Ascensione<br />

Celebrazione Eucaristica - SS. Crocifisso - <strong>Gravina</strong><br />

Cresime adolescenti - S. Domenico - <strong>Gravina</strong><br />

2 Celebrazione Eucaristica e Processione per la Festa Patronale di<br />

S. Erasmo - Chiesa Madre - Santeramo<br />

Esequie del Card. Francesco Colasuonno - Grumo Appula<br />

Veglia di preghiera - Suore del Divino zelo - <strong>Altamura</strong><br />

3 Udienze<br />

4 Udienze<br />

Incontro dei Docenti del Corso di aggiornamento per i Maestri di<br />

Scuola Elementare - Episcopio - <strong>Gravina</strong><br />

5 Colloqui con i Seminaristi<br />

Celebrazione Eucaristica - Seminario Diocesano - <strong>Gravina</strong><br />

Udienze<br />

6 Seminario Regionale - Molfetta<br />

Incontro con i Giovani Volontari di “Villa Serena” - Suore Ancelle<br />

- <strong>Altamura</strong><br />

7 Saluto alla “Festa dell’Incontro” A.C.R. - Palazzetto dello Sport<br />

- <strong>Altamura</strong><br />

Veglia di Pentecoste - Buon Pastore - <strong>Gravina</strong><br />

8 Pentecoste<br />

Visita ai lavori della Cattedrale - <strong>Acquaviva</strong><br />

Cresime adolescenti - S. Francesco - <strong>Acquaviva</strong><br />

Cresime adolescenti - S. Teresa - <strong>Altamura</strong><br />

9 Visita in casa di Don Michele Mastrogiacomo<br />

Incontro al Centro “Benedetto XIII” - <strong>Gravina</strong><br />

Udienze<br />

Consiglio Pastorale Diocesano - Centro Giovanile - <strong>Gravina</strong><br />

10 Esequie Don Michele Mastrogiacomo - Cattedrale - <strong>Gravina</strong><br />

11 Udienze<br />

403


404<br />

Incontro con i cresimandi di terza media - S. Agostino -<br />

<strong>Altamura</strong><br />

12 Visita a Don Nicola Loiudice<br />

13 Celebrazione Eucaristica - S. Antonio - <strong>Altamura</strong><br />

Udienze<br />

Incontro all’Ospedale “F. Miulli” - <strong>Acquaviva</strong><br />

14 Udienze<br />

Cresime adolescenti - S. Agostino - <strong>Altamura</strong><br />

15 Santissima Trinità<br />

Posa Prima Pietra della nuova chiesa della SS. Trinità - <strong>Altamura</strong><br />

Cresime adolescenti - Cattedrale - <strong>Altamura</strong><br />

Celebrazione Eucaristica per il XXV di Sacerdozio di Don<br />

Giuseppe Manfredi - Cattedrale - <strong>Altamura</strong><br />

16 Udienze<br />

17 Udienze<br />

Esequie Don Nicola Loiudice - Cattedrale - <strong>Altamura</strong><br />

19 Corpus Domini Diocesano - Spinazzola<br />

20 Incontro all’Ospedale “F. Miulli” - <strong>Acquaviva</strong><br />

21 Verifica Anno formativo del Seminario - Episcopio - <strong>Gravina</strong><br />

Udienze<br />

Celebrazione Eucaristica - S. Anna - <strong>Altamura</strong><br />

22 Corpus Domini<br />

Cresime adolescenti - S. Agostino - <strong>Altamura</strong><br />

Celebrazione Eucaristica di Ringraziamento per la Canonizzazione<br />

di Maria De Mattias - Piazza Garibaldi - Chiesa Madre -<br />

Santeramo<br />

23-27 Esercizi Spirituali Presbiteri e Laici - Oasi “S. Maria” - Cassano<br />

27 Celebrazione Eucaristica - Sacro Cuore - <strong>Altamura</strong><br />

Catechesi - Fornello<br />

28 Ordinazione Sacerdotale di Don Giovanni Giove - Piazza della<br />

Chiesa Madre - Santeramo<br />

29 Udienza<br />

Celebrazione Eucaristica - Cattedrale - <strong>Altamura</strong><br />

Cresime adolescenti - S.S. Pietro e Paolo - <strong>Gravina</strong><br />

30-5 luglio<br />

Esperienza comunitaria estiva dei Seminaristi e dei Preti giovani<br />

(sem.pre.) a Barrea (AQ)


LuGLIO 2003<br />

5 Celebrazione Matrimonio - Parrocchia Immacolata - Foggia<br />

6 Udienze<br />

7 Curia<br />

16 Celebrazione Eucaristica - S. Maria del Carmine - <strong>Altamura</strong><br />

17 Visita ai cantieri di lavoro di <strong>Altamura</strong> e S. Maria Maggiore - <strong>Acquaviva</strong><br />

18 Consiglio Affari Economici Ospedale “F. Miulli” - <strong>Acquaviva</strong><br />

19 Benedizione edicola presso Azienda - <strong>Altamura</strong><br />

21-26 Predicazione Esercizi Spirituali alle Suore - Oasi “S. Maria” - Cassano<br />

27 Celebrazione Eucaristica per il Festival Internazionale del Folklore<br />

- Cattedrale - <strong>Gravina</strong><br />

Celebrazione Eucaristica per il Camposcuola parrocchiale di S.<br />

Agostino in <strong>Altamura</strong> - Acerenza<br />

28 Udienze; Visita ad anziana inferma<br />

29 Udienze<br />

Celebrazione Eucaristica - Episcopio - <strong>Gravina</strong><br />

30 Visita ai lavori S. Maria Maggiore - <strong>Acquaviva</strong><br />

Udienze<br />

31 Udienze<br />

AGOSTO 2003<br />

1 Celebrazione Matrimonio - S. Nicola - Bari<br />

2 Battesimo di un giovane - Sacro Cuore - <strong>Altamura</strong><br />

3 Udienze<br />

4 Udienze<br />

Visita cantiere - <strong>Acquaviva</strong><br />

5 Udienze<br />

Incontro con i novizi Monfortani - Santeramo<br />

6 Celebrazione Eucaristica - Santuario SS. Salvatore - Andria<br />

7 Udienze<br />

8 Celebrazione Eucaristica - Monastero <strong>delle</strong> Domenicane - <strong>Gravina</strong><br />

Udienze<br />

9 Celebrazione Matrimonio - Cattedrale - <strong>Altamura</strong><br />

10 Celebrazione Eucaristica - Monastero Clarisse - <strong>Altamura</strong><br />

40


40<br />

Celebrazione Eucaristica per centenaria - S. Domenico - <strong>Gravina</strong><br />

Incontro con la Fraternità “Marta e Maria”<br />

11 Celebrazione Eucaristica per la Festa Patronale Madonna dell’Addolorata<br />

- Poggiorsini<br />

Celebrazione Eucaristica per il 50° di Sacerdozio di Don Antonio<br />

Lorusso - Cattedrale - <strong>Altamura</strong><br />

12 Udienza<br />

Incontro ad <strong>Acquaviva</strong> per preparare la Festa della Madonna di<br />

Costantinopoli<br />

13 Celebrazione Eucaristica per la Festa Patronale della Madonna del<br />

Bosco - S. Pietro Apostolo. - Spinazzola<br />

Udienza<br />

14 Celebrazione Eucaristica per il saluto a don Andrea Ferrante - SS.<br />

Pietro e Paolo - <strong>Gravina</strong><br />

15 Celebrazione Eucaristica per la Festa Patronale di Maria SS. Assunta<br />

e S. Irene - <strong>Altamura</strong><br />

Processione<br />

16-21 Predicazione Esercizi Spirituali - Monastero Benedettine - Ostuni<br />

22 Celebrazione Eucaristica - S. Felice - <strong>Gravina</strong><br />

Udienze<br />

23 Udienze<br />

24-29 Camposcuola unitario di Azione Cattolica - Roccaraso<br />

30 Incontro Regionale Direttori Caritas - Santa Maria di Leuca<br />

SETTEMbRE 2003<br />

2 Celebrazione Eucaristica per la Festa Patronale della Madonna di<br />

Costantinopoli - <strong>Acquaviva</strong><br />

Processione<br />

5 Udienze<br />

6 Riunione Uffici di Curia<br />

8 Celebrazione Eucaristica per l’Ammissione tra i candidati agli Ordini<br />

Sacri del seminarista Francesco Elia - Madonna della Grazia<br />

- <strong>Gravina</strong><br />

Incontro con l’OFS e la GIFRA - S. Maria della Consolazione -<br />

<strong>Altamura</strong><br />

9 Udienze<br />

Celebrazione Matrimonio - S. Nicola - Bari


10 Udienze<br />

11 Udienze<br />

Incontro con i Parroci dei Seminaristi - Seminario diocesano -<br />

<strong>Gravina</strong><br />

Incontro con il CPP - S. Pietro Apostolo - Spinazzola<br />

12 Udienze<br />

Visita ai cantieri di lavoro<br />

13 IV Assemblea Pastorale Diocesana - Santuario dell’Incoronata -<br />

Foggia<br />

14 Celebrazione Eucaristica per la Festa della Madonna del Buoncammino<br />

- Cattedrale - <strong>Altamura</strong><br />

Udienze<br />

Celebrazione Eucaristica - SS. Crocifisso - Santeramo<br />

15 Udienze<br />

Celebrazione Eucaristica per le Clarisse della Puglia in occasione<br />

del Corso di formazione sugli scritti di S. Chiara - Oasi “S. Maria”<br />

- Cassano<br />

Udienze<br />

Celebrazione Eucaristica per il XX della Parrocchia - S. Anna -<br />

<strong>Altamura</strong><br />

16 Incontro con i tecnici del nuovo Ospedale “F. Miulli” - <strong>Acquaviva</strong><br />

Udienze<br />

17 Udienze<br />

19 Udienze<br />

20 Consiglio Affari Economici Ospedale “F. Miulli” - <strong>Acquaviva</strong><br />

Udienze<br />

Celebrazione Eucaristica per il XXV di Sacerdozio di Don Sante<br />

Ferrulli - Sacro Cuore - <strong>Altamura</strong><br />

21 Partecipazione al 1° Raduno Nazionale dei Cortei Storici - <strong>Gravina</strong><br />

Celebrazione Eucaristica per l’Ammissione tra i candidati agli Ordini<br />

Sacri del seminarista Vincenzo Lopano - Cattedrale - <strong>Altamura</strong><br />

22 Udienze<br />

23 Visita al Seminario<br />

25 Udienze<br />

26 Celebrazione Eucaristica - S. Maria della Consolazione - <strong>Altamura</strong><br />

Udienze<br />

27 Convegno: “Il volto umano dell’embrione” - Istituto “Margherita”<br />

Suore Maria Bambina - Bari<br />

40


40<br />

28 Udienze<br />

Celebrazione Eucaristica - Cattedrale - <strong>Gravina</strong><br />

Primi Vespri per la Festa Patronale di S. Michele Arcangelo<br />

29 Celebrazione Eucaristica - S. Michele Arcangelo - <strong>Altamura</strong><br />

Celebrazione Eucaristica per la Festa Patronale di S. Michele Arcangelo<br />

- Cattedrale - <strong>Gravina</strong><br />

Vespri e Processione<br />

30 Partenza per Roma<br />

OTTObRE 2003<br />

1 Roma<br />

2 Curia<br />

Partecipazione al Congresso di Urologia - Ospedale “F. Miulli”<br />

- <strong>Acquaviva</strong><br />

Celebrazione Eucaristica - Maria SS. Annunziata - Spinazzola<br />

3 Udienze<br />

Celebrazione Eucaristica - S. Nicola - <strong>Altamura</strong><br />

4 Udienze<br />

Celebrazione Eucaristica - S. Francesco - <strong>Gravina</strong><br />

5 Celebrazione Eucaristica per l’insediamento del nuovo Parroco P.<br />

Giuseppe Lamanna - S. Pietro Apostolo - Spinazzola<br />

Celebrazione Eucaristica per l’insediamento del nuovo Parroco<br />

Don Sabino Losito - S. Francesco - <strong>Acquaviva</strong><br />

6 Incontro al Comune - <strong>Altamura</strong><br />

Inaugurazione Scuola di Formazione Teologica Pastorale<br />

Udienze<br />

7 Celebrazione Eucaristica - SS. Rosario - <strong>Altamura</strong><br />

Celebrazione Eucaristica - S. Domenico - <strong>Acquaviva</strong><br />

8 Udienze<br />

Inaugurazione Progetto “Incubaritas”<br />

Visita al Santuario del Buoncammino - <strong>Altamura</strong><br />

10 Incontro con i Sacerdoti - Aula “Giovanni Paolo II” - <strong>Gravina</strong><br />

Udienze<br />

11 Udienze<br />

Ordinazione Diaconale di Massimiliano Santoro - Cattedrale - <strong>Altamura</strong>


12 Celebrazione Eucaristica per la Giornata dell’Educatore A.C.R.<br />

- Centro Giovanile - <strong>Gravina</strong><br />

Cresime adolescenti - Sacro Cuore - <strong>Acquaviva</strong><br />

13 Udienze<br />

14 Udienze<br />

15 Incontro con Mons. Trivero - CEI - Roma<br />

16 Concelebrazione Eucaristica in Piazza S. Pietro per il XXV di<br />

Pontificato di Giovanni Paolo II - Roma<br />

Celebrazione Eucaristica per la Rinnovazione dei Voti <strong>delle</strong> Suore<br />

Oblate del Sacro Cuore di Gesù - Roma<br />

21 Incontro con l’Ordo Virginum: “L’Eucaristia nella vita della Vergine<br />

Consacrata” e Celebrazione Eucaristica - Cappellina Episcopio<br />

- <strong>Gravina</strong><br />

22 Udienze<br />

Presentazione del libro di don A. Casino “S. Maria Goretti” - Madonna<br />

della Grazia - <strong>Gravina</strong><br />

23 Udienze<br />

24 Incontro con i Sacerdoti - Aula “Giovanni Paolo II” - <strong>Gravina</strong><br />

Udienze<br />

25 Consulta Regionale di Pastorale della Salute - Santa Fara - Bari<br />

Incontro con la Comunità di Pulsano, presso S. Basilio - <strong>Gravina</strong><br />

26 Cresime adolescenti - S. Maria Maggiore - <strong>Acquaviva</strong><br />

27 Visita al cantiere della Parrocchia SS. Rosario - <strong>Altamura</strong><br />

Riunione Uffici di Curia - Curia - <strong>Altamura</strong><br />

28 Incontri ad <strong>Acquaviva</strong><br />

Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong><br />

30 Udienze<br />

Catechesi sul Giorno del Signore - SS. Trinità - <strong>Altamura</strong><br />

31 Udienze<br />

Incontro con i tecnici del nuovo Ospedale “F. Miulli” - <strong>Acquaviva</strong><br />

NOvEMbRE 2003<br />

1 Udienze<br />

Celebrazione Eucaristica - Seminario Diocesano - <strong>Gravina</strong><br />

Celebrazione Eucaristica - Cimitero - <strong>Gravina</strong><br />

Incontro con l’Associazione “S. Giuseppe Artigiano” - <strong>Gravina</strong><br />

2 Celebrazione Eucaristica - Cimitero - <strong>Altamura</strong><br />

40


410<br />

Celebrazione Eucaristica - Cimitero - <strong>Acquaviva</strong><br />

3 Udienze<br />

Incontro al Comune - <strong>Gravina</strong><br />

Incontro con l’Ufficio Scuola - Episcopio - <strong>Gravina</strong><br />

7 Udienze<br />

8 Udienze<br />

9 Celebrazione Eucaristica per la Giornata Nazionale del Ringraziamento<br />

- Maria SS. Addolorata - Poggiorsini<br />

10 Udienze<br />

Lectio Divina “Al Pozzo di Giacobbe” - Seminario Diocesano -<br />

<strong>Gravina</strong><br />

11 Celebrazione Eucaristica per l’inaugurazione dell’Anno Scolastico<br />

- Poggiorsini<br />

Udienze<br />

Celebrazione Eucaristica per l’Associazione “Nundinae” - S. Nicola<br />

- <strong>Gravina</strong><br />

12 Visita malati<br />

Udienze<br />

13 Udienze<br />

Visita ad un Sacerdote ammalato - <strong>Gravina</strong><br />

14 Ritiro del Clero - Centro Giovanile - <strong>Gravina</strong><br />

Collegio dei Consultori - Centro Giovanile - <strong>Gravina</strong><br />

Consiglio diocesano Affari Economici - Episcopio - <strong>Gravina</strong><br />

Udienze<br />

Partecipazione al Convegno Catechistico - Centro Giovanile -<br />

<strong>Gravina</strong><br />

15 Udienze<br />

Consiglio Pastorale Diocesano - Episcopio - <strong>Gravina</strong><br />

16 Assemblea Diocesana di Azione Cattolica e Celebrazione Eucaristica<br />

- Centro Giovanile - <strong>Gravina</strong><br />

17-20 Assemblea straordinaria CEI - Assisi<br />

21-22 Convegno dei Direttori Regionali Caritas - S. Maria di Leuca<br />

23 Ritiro alle Religiose (USMI) - Istituto “Volpicelli” - <strong>Altamura</strong><br />

Incontro con la Fraternità “Marta e Maria”<br />

24 Riunione Uffici di Curia e Udienze - <strong>Altamura</strong><br />

26 Udienze<br />

Celebrazione Eucaristica per i Sacerdoti defunti - Cattedrale - <strong>Acquaviva</strong>


27 Udienze<br />

Pranzo con i Sacerdoti di <strong>Altamura</strong> - Fornello<br />

28 Convegno Regionale sull’emergenza - Ospedale “F. Miulli” - <strong>Acquaviva</strong><br />

29 Udienze<br />

DICEMbRE 2003<br />

1 Lectio Divina “Al Pozzo di Giacobbe” - Seminario Diocesano -<br />

<strong>Gravina</strong><br />

2 Udienze<br />

3 Udienze<br />

4 Udienze<br />

Celebrazione Eucaristica per i dipendenti in pensione del Comune<br />

- Cattedrale - <strong>Acquaviva</strong><br />

Veglia di preghiera - SS. Rosario - <strong>Altamura</strong><br />

5 Rinnovazione dei voti della Missionaria del Samaritano Enza Della<br />

Valle - Cappellina Episcopio - <strong>Gravina</strong><br />

Udienze<br />

6 Incontro di preghiera con i Seminaristi - Cappellina Episcopio -<br />

<strong>Gravina</strong><br />

Udienze<br />

Ordinazione Sacerdotale di Don Nunzio Falcicchio - Cattedrale<br />

- <strong>Altamura</strong><br />

7 Celebrazione Eucaristica con mandato ai Catechisti - SS. Crocifisso<br />

- <strong>Gravina</strong><br />

Cresime adolescenti - SS. Trinità - <strong>Altamura</strong><br />

8 Celebrazione Eucaristica - Cattedrale - <strong>Gravina</strong><br />

Celebrazione Eucaristica per l’ingresso del co-Parroco Don Tommaso<br />

Lerario - Sacro Cuore - <strong>Acquaviva</strong><br />

9 CEP - Molfetta<br />

10 Visita Colonia Hanseniana - Gioia del Colle<br />

Lezione al Corso “Incubaritas” - Curia - <strong>Altamura</strong><br />

Celebrazione Eucaristica per la Festa della Madonna di Loreto<br />

(UNITALSI) - S. Teresa - <strong>Altamura</strong><br />

11 Incontro di aggiornamento e Relazione agli IRC - Episcopio - <strong>Gravina</strong><br />

12 Ritiro del Clero<br />

Partecipazione alla chiusura dell’“Anno del Disabile” - Cinema<br />

Sidion - <strong>Gravina</strong><br />

411


412<br />

13 Udienze<br />

Celebrazione Eucaristica - S. Lucia - <strong>Gravina</strong><br />

Incontro con Don Paolo Giulietti (Direttore Servizio Nazionale<br />

di PG) per la Pastorale Giovanile Diocesana - Centro Giovanile<br />

- <strong>Gravina</strong><br />

14 Cresime adolescenti - S. Domenico - <strong>Acquaviva</strong><br />

Celebrazione per l’Alleanza (Comunità di Gesù) - Cattedrale -<br />

<strong>Gravina</strong><br />

Udienze<br />

15 Udienze<br />

16 Udienze<br />

Ascolto Clarisse<br />

17 Ascolto Clarisse<br />

Udienze<br />

18 Incontro di preghiera con gli Allievi e Infermieri dell’Ospedale “F.<br />

Miulli” - <strong>Acquaviva</strong><br />

Saluto, consegna medaglie, auguri natalizi - Ospedale “F. Miulli”<br />

- <strong>Acquaviva</strong><br />

19 Capitolo Clarisse<br />

Udienze<br />

Incontro con il CPP - S. Pietro Apostolo - Spinazzola<br />

Saluto al Serra Club<br />

20 Celebrazione Eucaristica per il 50° di Matrimonio - S. Pio X - Foggia<br />

21 Celebrazione Eucaristica per la Giornata del Ringraziamento -<br />

Cattedrale - <strong>Altamura</strong><br />

Incontro con la Fraternità “Marta e Maria”<br />

22 Udienze<br />

23 Udienze per gli auguri natalizi<br />

Celebrazione Eucaristica - S. Nicola - <strong>Gravina</strong><br />

Partecipazione al Concerto dell’Associazione Medica Gravinese<br />

- S. Francesco - <strong>Gravina</strong><br />

24 Santa Messa della notte - Cattedrale - <strong>Altamura</strong><br />

25 Celebrazione Eucaristica - Cattedrale - <strong>Gravina</strong><br />

Celebrazione Eucaristica - Cattedrale - <strong>Acquaviva</strong><br />

27 Celebrazione Eucaristica per le Famiglie - Cattedrale - <strong>Gravina</strong><br />

28 Ordinazione Diaconale di Giuseppe Cifarelli - Cattedrale - <strong>Altamura</strong><br />

29-31 Incontro con le Suore Juniores <strong>delle</strong> Oblate del Sacro Cuore di<br />

Gesù - Roma


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413


BIANCA


Indice<br />

Giovanni Paolo II ................................................................... 3<br />

Chirografo per il Centenario del Motu proprio<br />

“Tra le sollecitudini” sulla musica sacra ................................... 5<br />

Lettera Apostolica Spiritus et Sponsa nel XL anniversario<br />

della Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium<br />

sulla sacra Liturgia ..................................................................... 16<br />

Santa Sede ............................................................................... 25<br />

Segreteria di Stato<br />

Offerte per la carità del Papa per l’anno 2002 ............................. 27<br />

Congregazione per la Dottrina della Fede<br />

Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale<br />

<strong>delle</strong> unioni tra persone omosessuali .......................................... 28<br />

Pontificio Consiglio della cultura<br />

Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso<br />

Documento - Gesù Cristo portatore dell’acqua viva.<br />

Una riflessione cristiana sul “New Age” .................................. 38<br />

Documenti della Santa Sede<br />

Anno 2003 .................................................................................. 47


41<br />

Conferenza Episcopale Italiana ...................................... 49<br />

Notificazione della Presidenza circa alcuni risvolti canonici<br />

riguardanti i casi di transessualismo ........................................... 51<br />

Regolamenti dei Comitati per gli enti e i beni ecclesiastici e per<br />

la promozione del sostegno economico alla Chiesa Cattolica ... 53<br />

Conferenza Episcopale Pugliese .................................... 149<br />

Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese ............. 209<br />

Vita Diocesana ....................................................................... 227<br />

Atti del Vescovo ................................................................... 231<br />

Atti della Curia .................................................................. 341<br />

Diario del Vescovo ............................................................... 393

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