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MODELLO DI TRAVE DI TIMOSHENKO

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<strong>MODELLO</strong> <strong>DI</strong> <strong>TRAVE</strong> <strong>DI</strong> <strong>TIMOSHENKO</strong><br />

Indice<br />

L. Rosati, G. Alfano<br />

1 Richiami sul modello di trave di Eulero-Bernoulli 2<br />

2 Cinematica del modello di Timoshenko 3<br />

3 Relazioni differenziali di equilibrio 4<br />

4 Equazioni differenziali della linea elastica 6<br />

4.1 La soluzione in assenza di carichi distribuiti per la trave a rigidezza<br />

costante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6<br />

5 Elemento finito cubico 7<br />

5.1 Derivazione della matrice di rigidezza . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9<br />

5.2 Mensola caricata in un estremo con una forza . . . . . . . . . . . . . . 10<br />

5.3 Mensola caricata in un estremo con una coppia . . . . . . . . . . . . . 11<br />

5.4 La matrice di rigidezza esatta dell’elemento . . . . . . . . . . . . . . . 12<br />

5.5 Esempio numerico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14<br />

6 Elemento finito lineare 15<br />

6.1 Trasformazione isoparametrica e legame spostamenti deformazioni . . . 16<br />

6.2 Legame costitutivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18<br />

6.3 Matrice di rigidezza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19<br />

6.4 Vettore delle forze equivalenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19<br />

6.5 Il problema del ‘locking’ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19<br />

6.5.1 Sottointegrazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20<br />

6.6 Esempio numerico: convergenza del metodo . . . . . . . . . . . . . . . 21<br />

6.7 Analogia tra il modello di trave di Timoshenko e quello di piastra di<br />

Reissner-Mindlin . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22<br />

1


L. Rosati, G. Alfano - Modello di trave di Timoshenko 2<br />

1 Richiami sul modello di trave di Eulero-Bernoulli<br />

Il modello di trave inflessa, noto anche come modello di trave di Eulero-Bernoulli, si<br />

basa su due ipotesi: la prima è quella di ‘conservazione delle sezioni piane’, per cui le<br />

sezioni rette della trave rimangono piane anche a deformazione avvenuta; la seconda<br />

è quella di assenza di scorrimenti nella trave, per cui le sezioni rette, a deformazione<br />

avvenuta, rimangono ortogonali all’asse deformato. In conseguenza di tale ipotesi le<br />

due funzioni che governano la cinematica della trave sono lo spostamento assiale w e<br />

quello trasversale v dell’asse della trave (figura 1). Infatti, la rotazione φ della sezione<br />

retta è data da (figura 2):<br />

φ = −tan −1 v ′<br />

(1)<br />

y<br />

v(z)<br />

z<br />

w(z)<br />

φ( z)<br />

Figura 1: Cinematica del modello di Eulero-Bernoulli<br />

y<br />

z<br />

φ(z) φ (z) = α(z)<br />

α(z)<br />

tang α (z) = -v'(z)<br />

Figura 2: Relazione tra spostamento trasversale e rotazione nel modello di Eulero<br />

Bernoulli<br />

Nell’ipotesi di piccoli spostamenti, che si adotterà costantemente nel seguito, si ha<br />

φ = −v ′ e la curvatura χ e la deformazione estensionale εa della trave sono legate alle<br />

funzioni w e v dalle note relazioni:<br />

χ = −v ′′<br />

εa = w ′<br />

Accoppiando le relazioni (2), che descrivono la cinematica del modello, alle relazioni<br />

di equilibrio differenziale, e facendo l’ipotesi di comportamento elastico lineare, si<br />

giunge alle equazioni differenziali della linea elastica:<br />

E I v ′′′′ = q E A w ′′ = −p (3)<br />

(2)


L. Rosati, G. Alfano - Modello di trave di Timoshenko 3<br />

avendo indicato con q e p i carichi distribuiti trasversale ed assiale.<br />

Nel modello di Eulero-Bernoulli al taglio non è associata alcuna energia di deformazione<br />

in quanto non è definita una deformazione (di scorrimento) ad esso duale. Il<br />

taglio in tale modello assume dunque un puro significato statico, ed è definito come la<br />

derivata del momento flettente.<br />

2 Cinematica del modello di Timoshenko<br />

Il modello di trave di Timoshenko è il più semplice modello della teoria tecnica della<br />

trave che tenga conto degli scorrimenti che avvengono nella trave per effetto della<br />

sollecitazione tagliante.<br />

In tale modello si conserva l’ipotesi di conservazione delle sezione piane, valida<br />

anche per il modello di Eulero-Bernoulli, ma si rimuove quella di conservazione dell’ortogonalità<br />

fra sezione retta ed asse deformato. La variazione dell’angolo formato tra<br />

la sezione retta e l’asse indeformato rappresenta allora lo ‘scorrimento’, indicato con γ,<br />

e va interpretato come un valore medio degli scorrimenti che puntualmente si avrebbero<br />

in un modello più raffinato, ad esempio tridimensionale.<br />

Come usuale lo scorrimento γ è assunto positivo se la sezione retta ruota in senso<br />

antiorario rispetto all’asse deformato (figura 3) sicché risulta, nell’ipotesi di piccoli<br />

spostamenti:<br />

γ = φ + v ′<br />

(4)<br />

φ = 0 γ = v'<br />

v'<br />

(a) (b)<br />

γ = φ<br />

v' = 0<br />

Figura 3: Espressione dello scorrimento come sovrapposizione di due casi: (a) per<br />

φ = 0 e v ′ = 0 si ha γ = v ′ ; (b) per φ = 0 e v ′ = 0 si ha γ = φ. In generale, per φ = 0<br />

e v ′ = 0 si ha γ = φ + v ′ .<br />

Si osserva che il modello di Eulero-Bernoulli si ottiene da quello di Timoshenko<br />

imponendo che si abbia costantemente γ = 0, ottenendo così la relazione φ = −v ′ .<br />

La curvatura χ della trave è data, sempre nell’ipotesi di piccoli spostamenti, dalla<br />

derivata di φ:<br />

χ = φ ′<br />

(5)<br />

La rotazione φ non può essere però ottenuta come derivata dello spostamento trasversale<br />

e rappresenta una funzione indipendente del problema. Pertanto, le funzioni<br />

che definiscono la cinematica sono tre, ovvero w, v e φ, e definiscono gli ‘spostamenti


L. Rosati, G. Alfano - Modello di trave di Timoshenko 4<br />

generalizzati’ del modello. Le ‘deformazioni generalizzate’ sono definite dalla curvatura<br />

χ, dallo scorrimento γ e dalla deformazione assiale εa, e sono legate agli spostamenti<br />

dalle relazioni: ⎧⎪<br />

χ= φ<br />

⎨<br />

′<br />

γ= φ + v ′<br />

(6)<br />

⎪⎩<br />

εa= w ′<br />

3 Relazioni differenziali di equilibrio<br />

Le relazioni differenziali di equilibrio del modello si possono ricavare mediante la<br />

dualità statico-cinematica, ovvero il principio dei lavori virtuali.<br />

In particolare, in questa parte si mostrerà come, definendo le caratteristiche della<br />

sollecitazione come enti duali delle deformazioni introdotte nel modello, scrivendo il<br />

lavoro virtuale interno ed integrando per parti, si ottiene l’espressione del lavoro virtuale<br />

esterno. Da essa si ottengono quindi le relazioni che legano i carichi applicati,<br />

internamente ed agli estremi, alle caratteristiche della sollecitazione.<br />

£<br />

¨©£<br />

¦ §<br />

¢ ¨<br />

¢¤£<br />

¡<br />

¥<br />

Figura 4: Carichi esterni agenti nell’interno e sugli estremi della trave.<br />

Le caratteristiche duali delle deformazioni, ovvero che compiono lavoro per esse,<br />

sono il momento flettente M, duale della curvatura χ, il taglio T , duale dello scorrimento<br />

γ, e lo sforzo normale N, duale della deformazione assiale εa. Su una trave di<br />

lunghezza l, il lavoro virtuale interno si scrive dunque:<br />

<br />

Lint =<br />

0<br />

l <br />

M χ d z +<br />

0<br />

l <br />

T γ d z +<br />

0<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

l<br />

N εa d z (7)


L. Rosati, G. Alfano - Modello di trave di Timoshenko 5<br />

Sostituendo le relazioni cinematiche (6) nella (7), ed integrando per parti, si ottiene:<br />

Lint=<br />

<br />

0<br />

<br />

=<br />

0<br />

<br />

<br />

<br />

+M φ <br />

<br />

<br />

=<br />

0<br />

l<br />

M φ ′ <br />

d z +<br />

l<br />

(−M ′ <br />

) φ d z +<br />

l<br />

0<br />

<br />

<br />

<br />

+T v <br />

<br />

l<br />

0<br />

0<br />

l<br />

T (φ + v ′ <br />

) d z +<br />

0<br />

<br />

<br />

<br />

+N w <br />

<br />

l<br />

(T − M ′ <br />

) φ d z +<br />

l <br />

T φ d z +<br />

l<br />

0<br />

0<br />

=<br />

0<br />

0<br />

l<br />

(−T ′ <br />

) v d z +<br />

l<br />

N w ′ d z =<br />

l<br />

(−T ′ <br />

) v d z +<br />

0<br />

0<br />

l<br />

(−N ′ ) w d z+<br />

l<br />

(−N ′ ) w d z+<br />

+M(l) φ(l) − M(0) φ(0) + T (l) v(l) − T (0) v(0) + N(l) w(l) − N(0) w(0)<br />

Si può porre allora (figura 4):<br />

ed inoltre, agli estremi:<br />

m = T − M ′ coppie flettenti distribuite<br />

q = −T ′ carico trasversale distribuito<br />

p = −N ′ carico assiale distribuito<br />

Mo = −M(0) Ml = M(l) coppie agli estremi<br />

Fo = −T (0) Fl = T (l) forze trasversali agli estremi<br />

Ho = −N(0) Hl = N(l) forze assiali agli estremi<br />

Sostituendo le (9) e le (10) nell’ultimo termine della (8) si ottiene l’espressione del<br />

lavoro virtuale esterno:<br />

Lext=<br />

<br />

Si ottiene dunque:<br />

0<br />

l <br />

m φ d z +<br />

0<br />

l <br />

q v d z +<br />

0<br />

l<br />

p w d z+<br />

+Ml φ(l) + Mo φ(0) + Fl v(l) + Fo v(0) + Hl w(l) + Ho w(0)<br />

Lint = Lext<br />

che sintetizza il principio dei lavori virtuali.<br />

Le relazioni (9) rappresentano le equazioni differenziali di equilibrio del modello di<br />

Timoshenko. Le condizioni al contorno ad esse associate sono le relazioni (10).<br />

(8)<br />

(9)<br />

(10)<br />

(11)<br />

(12)


L. Rosati, G. Alfano - Modello di trave di Timoshenko 6<br />

4 Equazioni differenziali della linea elastica<br />

Nell’ipotesi di elasticità lineare si hanno le seguenti semplici relazioni di proporzionalità<br />

tra le deformazioni generalizzate e le caratteristiche della sollecitazione:<br />

⎧<br />

M = Kf χ<br />

⎪⎨<br />

⎧<br />

Kf = E I<br />

⎪⎨<br />

rigidezza flessionale<br />

T = Ks γ<br />

⎪⎩<br />

N = Ka εa<br />

con: Ks = G As<br />

⎪⎩<br />

Ka = E A<br />

rigidezza a taglio<br />

rigidezza assiale<br />

(13)<br />

dove ad esempio, nel caso della sezione rettangolare, As = A/1.2.<br />

Sostituendo le relazioni cinematiche (6) nelle relazioni elastiche (13), si ottiene:<br />

⎧<br />

⎪⎨<br />

⎪⎩<br />

M = Kf φ ′<br />

T = Ks (φ + v ′ )<br />

N = Ka w ′<br />

Sostituendo infine queste ultime nelle relazioni differenziali di equilibrio (9), si ottiene<br />

il seguente sistema di equazioni differenziali dell’equilibrio elastico:<br />

⎧<br />

⎪⎨<br />

⎪⎩<br />

Ks (φ + v ′ ) − (Kf φ ′ ) ′ = m<br />

[Ks (φ + v ′ )] ′ = −q<br />

(Ka w ′ ) ′ = −p<br />

La terza equazione governa il comportamento estensionale della trave e risulta disaccoppiata<br />

dalle prime due. Essa è perfettamente analoga a quella per il modello di<br />

Eulero-Bernoulli.<br />

Le prime due equazioni sono invece tra loro accoppiate e sostituiscono per il modello<br />

di Timoshenko l’equazione differenziale (3) valida per la trave inflessa.<br />

4.1 La soluzione in assenza di carichi distribuiti per la trave a rigidezza<br />

costante<br />

Ai fini dell’implementazione agli elementi finiti risulta particolarmente importante considerare<br />

il caso in cui le rigidezze Kf, Ks e Ka risultino costanti lungo la lunghezza<br />

della trave, e risolvere per esso il sistema omogeneo di equazioni differenziali associato<br />

alle (15), ovvero il problema ottenuto ponendo identicamente m = q = p = 0.<br />

La terza equazione si riscrive:<br />

w ′′ = 0 (16)<br />

e fornisce una variazione lineare della w lungo la trave.<br />

Le prime due equazioni si riscrivono come segue:<br />

⎧<br />

⎨Ks<br />

(φ + v ′ ) = Kf φ ′′<br />

⎩<br />

Ks (φ + v ′ ) ′ = 0<br />

(14)<br />

(15)<br />

(17)


L. Rosati, G. Alfano - Modello di trave di Timoshenko 7<br />

Derivando la prima e sostituendo la seconda a primo membro si ottiene:<br />

da cui si ricava un’espressione quadratica della φ:<br />

Dalla seconda delle (17) si ricava invece:<br />

Kf φ ′′′ = 0 ⇒ φ ′′′ = 0 (18)<br />

φ(z) = c1 + c2 z + c3<br />

dalla quale si ricava un’espressione cubica della v:<br />

z 2<br />

2<br />

(19)<br />

v ′′ = −φ ′ = −c2 − c3 z (20)<br />

v(z) = −φ ′ = c4 + c5 z − c2<br />

z 2<br />

2<br />

− c3<br />

Sostituendo la (20) e la (18) nella prima delle (17) si ottiene la relazione:<br />

z 3<br />

6<br />

(21)<br />

Kf c3 = Ks (c1 + c5) (22)<br />

con la quale una delle costanti può essere espressa in funzione delle altre.<br />

Si conclude pertanto quanto segue.<br />

Con il modello di Timoshenko, la soluzione esatta per una trave non soggetta a<br />

carichi distribuiti né a coppie distribuite, ed avente rigidezza costante, prevede una<br />

variazione cubica dello spostamento trasversale, quadratica della rotazione e lineare<br />

dello spostamento assiale. Tale soluzione dipende da 4 costanti indipendenti che<br />

vanno determinate mediante le condizioni al contorno.<br />

Tale risultato consentirà di ricavare alcune importanti proprietà della soluzione ottenuta<br />

mediante il metodo degli elementi finiti.<br />

5 Elemento finito cubico<br />

Si è visto in generale che, se le funzioni di forma utilizzate nel metodo degli elementi<br />

finiti generano un sottospazio dello spazio degli spostamenti che contiene la soluzione<br />

esatta, e se l’integrazione numerica è esatta, allora il metodo fornisce effettivamente la<br />

soluzione esatta.<br />

Si consideri allora una travatura per la quale si adotta il modello di Timoshenko che<br />

è stata discretizzata in un certo numero di elementi finiti. Si assuma inoltre che non vi<br />

sono carichi distribuiti né coppie distribuite, e che quindi si hanno solo forze e coppie<br />

concentrate nei nodi tra elemento ed elemento (figura 5).<br />

In base al risultato precedente, in ogni elemento finito della travatura la soluzione<br />

prevede una variazione cubica dello spostamento trasversale, quadratica della rotazione


L. Rosati, G. Alfano - Modello di trave di Timoshenko 8<br />

Figura 5: Travatura con sole forze e coppie applicate sui nodi della discretizzazione.<br />

e lineare dello spostamento assiale. Se dunque si adottano funzioni di forma di tale<br />

tipo, la soluzione del metodo degli elementi finiti coinciderà con la soluzione esatta del<br />

problema.<br />

Per una travatura non caricata solamente con carichi nodali, come quella di figura<br />

6.a, è possibile ancora ottenere la soluzione esatta se si opera per sovrapposizione degli<br />

effetti seguendo il classico approccio del metodo degli spostamenti. Infatti, bloccando<br />

tutti i gradi di libertà nodali si riduce il problema ad un insieme di elementi trave incastrati<br />

agli estremi (sistema (b) di figura 6), per i quali è possibile in generale ottenere la<br />

soluzione del problema in modo esatto.<br />

Caricando in nodi di un secondo schema (sistema (c) di figura 6) con l’opposto delle<br />

reazioni dei vincoli fittizi ottenute sullo schema con i gradi di libertà bloccati, si ottiene<br />

un travatura per la quale il metodo degli elementi finiti fornisce la soluzione esatta.<br />

= +<br />

(a) (b) (c)<br />

Figura 6: Travatura generalmente caricata.<br />

Pertanto, per una travatura generalmente caricata, a partire dalla soluzione ottenuta<br />

con il metodo degli elementi finiti (schema (c)) è possibile pervenire alla soluzione esatta<br />

aggiunge per ogni elemento trave la soluzione dello schema con gli estremi incastrati<br />

(schema (b)). La maggior parte dei programmi effettivamente aggiunge tale soluzio-


L. Rosati, G. Alfano - Modello di trave di Timoshenko 9<br />

ne, almeno per quanto riguarda i diagrammi delle caratteristiche e relativamente ai più<br />

comuni schemi di carico distribuito o concentrato all’interno della travi .<br />

5.1 Derivazione della matrice di rigidezza<br />

Mentre per l’elemento finito della trave di Eulero-Bernoulli è immediato costruire funzioni<br />

di forma duali degli spostamenti e delle rotazioni di estremità che forniscano una<br />

variazione cubica degli spostamenti, una procedura analoga per l’elemento di Timoshenko<br />

è relativamente più laboriosa. Si adotterà allora una procedura del tutto equivalente<br />

per ricavare la matrice di rigidezza dell’elemento trave di Timoshenko che si basa sul<br />

significato fisico dei coefficienti della matrice di rigidezza K.<br />

A tale scopo si ricorda che, ordinati i parametri di spostamento dell’elemento trave<br />

in un vettore u, ed i corrispondenti parametri di forza in un vettore f:<br />

⎡ ⎤ ⎡ ⎤<br />

⎢<br />

u = ⎢<br />

⎣<br />

w1<br />

v1<br />

φ1<br />

w2<br />

v2<br />

φ2<br />

⎥<br />

⎦<br />

⎢<br />

f = ⎢<br />

⎣<br />

La relazione dell’equilibrio elastico per l’elemento fornisce:<br />

f = K u →<br />

⎡ ⎤ ⎡<br />

H1 K11<br />

⎢ ⎥ ⎢<br />

⎢ ⎥ ⎢<br />

⎢ F1 ⎥ ⎢ 0<br />

⎢ ⎥ ⎢<br />

⎢ ⎥ ⎢<br />

⎢ ⎥ ⎢<br />

⎢M1⎥<br />

⎢ 0<br />

⎢ ⎥<br />

⎢ ⎥ = ⎢<br />

⎢H2<br />

⎥ ⎢K41<br />

⎢ ⎥ ⎢<br />

⎢ ⎥ ⎢<br />

⎢ ⎥ ⎢<br />

⎢ F2 ⎥ ⎢ 0<br />

⎣ ⎦ ⎣<br />

0<br />

K22<br />

K32<br />

0<br />

K52<br />

0<br />

K23<br />

K33<br />

0<br />

K53<br />

K14<br />

0<br />

0<br />

K44<br />

0<br />

0<br />

K25<br />

K35<br />

0<br />

K55<br />

⎤ ⎡<br />

0<br />

⎥ ⎢<br />

⎥ ⎢<br />

K26⎥<br />

⎢<br />

⎥ ⎢<br />

⎥ ⎢<br />

⎥ ⎢ K36⎥<br />

⎢<br />

⎥ ⎢<br />

⎥ ⎢<br />

0 ⎥ ⎢<br />

⎥ ⎢<br />

⎥ ⎢<br />

⎥ ⎢<br />

K56⎥<br />

⎢<br />

⎦ ⎣<br />

M2<br />

H1<br />

F1<br />

M1<br />

H2<br />

F2<br />

M2<br />

⎥<br />

⎦<br />

0 K62 K63 0 K65 K66<br />

dove gli zeri inseriti già tengono conto del disaccoppiamento tra il comportamento<br />

estensionale e quello a flessione e taglio. In virtù di tale disaccoppiamento, la relazione<br />

precedente può decomporsi nelle due seguenti altre:<br />

⎡ ⎤ ⎡<br />

⎤ ⎡ ⎤<br />

⎡<br />

⎣ H1<br />

H2<br />

⎤<br />

⎦ =<br />

⎡<br />

⎣ K11 K14<br />

K41 K44<br />

⎤ ⎡<br />

⎦<br />

⎣ w1<br />

w2<br />

⎤<br />

⎦<br />

⎢<br />

⎣<br />

F1<br />

M1<br />

F2<br />

M2<br />

⎥ ⎢<br />

⎥ ⎢<br />

⎥ ⎢<br />

⎥ ⎢<br />

⎥ = ⎢<br />

⎥ ⎢<br />

⎥ ⎢<br />

⎦ ⎣<br />

K22 K23 K25 K26<br />

K32 K33 K35 K36<br />

K52 K53 K55 K56<br />

K62 K63 K65 K66<br />

⎥ ⎢<br />

⎥ ⎢<br />

⎥ ⎢<br />

⎥ ⎢<br />

⎥ ⎢<br />

⎥ ⎢<br />

⎥ ⎢<br />

⎦ ⎣<br />

w1<br />

v1<br />

φ1<br />

w2<br />

v2<br />

φ2<br />

v1<br />

φ1<br />

v2<br />

φ2<br />

⎤<br />

⎥<br />

⎦<br />

⎥<br />

⎦<br />

(23)<br />

(24)<br />

(25)


L. Rosati, G. Alfano - Modello di trave di Timoshenko 10<br />

Gli elementi K11 e K41 sono pertanto pari alle forze assiali H1 e H2 che nascono<br />

per uno spostamento assiale unitario positivo del primo estremo, ovvero per w1 = 1 e<br />

w2 = 0: ⎡<br />

⎣ K11 K14<br />

K41 K44<br />

⎤ ⎡<br />

⎦ ⎣ 1<br />

⎤ ⎡<br />

⎦ =<br />

0<br />

⎣ K11<br />

K41<br />

⎤<br />

⎦ (26)<br />

mentre gli elementi K41 e K44 sono pari alle forze assiali H1 e H2 che nascono per uno<br />

spostamento assiale unitario positivo del secondo estremo, ovvero per w1 = 0 e w2 = 1:<br />

⎡<br />

⎣ K11<br />

⎤ ⎡<br />

K14<br />

⎦ ⎣ 0<br />

⎤ ⎡<br />

⎦ = ⎣<br />

1<br />

K41<br />

⎤<br />

⎦ (27)<br />

K41 K44<br />

Si vede facilmente che la matrice di rigidezza nella (25)1 è quella del pendolo:<br />

⎡<br />

⎣ K11<br />

K41<br />

⎡<br />

⎤ E A<br />

K14 ⎢ l<br />

⎦ = ⎢<br />

⎣<br />

K44 E A<br />

−<br />

l<br />

E A<br />

⎤<br />

−<br />

l ⎥<br />

⎦<br />

E A<br />

l<br />

Per ricavare gli elementi della matrice di rigidezza nella (25)2 conviene allora risolvere<br />

preliminarmente i due problemi della mensola caricata in un estremo con una forza<br />

o con una coppia.<br />

K44<br />

5.2 Mensola caricata in un estremo con una forza<br />

Si consideri la mensola di figura 7 caricata con una forza all’estremo.<br />

Figura 7: Trave a mensola caricata con una forza F sull’estremità.<br />

L’espressione analitica del momento e del taglio è data da:<br />

Dalle (14)1−2 si ottiene:<br />

F<br />

(28)<br />

M(z) = −F (l − z) T (z) = F (29)<br />

φ ′ = − F<br />

Kf<br />

(l − z) v ′ + φ = F<br />

Integrando la prima relazione tenendo conto che φ(0) = 0 si ha:<br />

Ks<br />

(30)<br />

F l z<br />

φ(z) = − +<br />

Kf<br />

F z2<br />

; (31)<br />

2 Kf


L. Rosati, G. Alfano - Modello di trave di Timoshenko 11<br />

sostituendo tale relazione nella seconda ed integrando, tenendo conto che v(0) = 0, si<br />

ricava:<br />

F l z2 F z3<br />

v(z) = −<br />

2 Kf 6 Kf<br />

+ F<br />

z<br />

Ks<br />

(32)<br />

Si ottendono i valori nell’estremo z = l:<br />

Ponendo:<br />

F l2<br />

φ(l)= −<br />

2 Kf<br />

v(l)=<br />

F l3<br />

3 Kf<br />

F l2<br />

= −<br />

2 E If<br />

+ F<br />

l =<br />

Ks<br />

il risultato precedente si riscrive:<br />

F l3<br />

3 E I<br />

F l2<br />

φ(l) = −<br />

2 E If<br />

α =<br />

F<br />

+ l =<br />

G As<br />

E I<br />

G As l 2<br />

v(l) =<br />

<br />

F l3<br />

1 + 3<br />

3 E I<br />

E I<br />

G As l2 <br />

(33)<br />

(34)<br />

F l3<br />

(1 + 3 α) (35)<br />

3 E I<br />

Si ricava dunque per la rotazione dell’estremo la stessa espressione nota per la trave<br />

inflessa, mentre per lo spostamento l’espressione della trave inflessa va moltiplicata per<br />

il fattore adimensionale (1 + 3 α).<br />

5.3 Mensola caricata in un estremo con una coppia<br />

Ragionando in modo analogo, si ricava che per la mensola caricata con una coppia<br />

all’estremo (figura 8) le espressioni della rotazione e dello spostamento all’estremità<br />

sono identiche a quelle ben note per la trave inflessa:<br />

φ(l) =<br />

M l<br />

E I<br />

M l<br />

v(l) = −<br />

2 E I<br />

D’altra parte in tale caso il taglio identicamente nullo si traduce in uno scorrimento<br />

anch’esso nullo, per cui la soluzione coincide con quella della trave inflessa.<br />

Figura 8: Trave a mensola caricata con una coppia M sull’estremità.<br />

(36)


L. Rosati, G. Alfano - Modello di trave di Timoshenko 12<br />

5.4 La matrice di rigidezza esatta dell’elemento<br />

Gli elementi della terza colonna della matrice di rigidezza nella (25)2 si ottengono<br />

ponendo v1 = φ1 = φ2 = 0 e v2 = 1:<br />

⎡ ⎤ ⎡<br />

F1 K22<br />

⎢ ⎥ ⎢<br />

⎢ ⎥ ⎢<br />

⎢M1⎥<br />

⎢K32<br />

⎢ ⎥ ⎢<br />

⎢ ⎥ = ⎢<br />

⎢ ⎥ ⎢<br />

⎢ F2 ⎥ ⎢K52<br />

⎣ ⎦ ⎣<br />

K23<br />

K33<br />

K53<br />

K25<br />

K35<br />

K55<br />

⎤ ⎡ ⎤ ⎡ ⎤<br />

K26 0 K25<br />

⎥ ⎢ ⎥ ⎢ ⎥<br />

⎥ ⎢ ⎥ ⎢ ⎥<br />

K36⎥<br />

⎢0⎥<br />

⎢K35⎥<br />

⎥ ⎢ ⎥ ⎢ ⎥<br />

⎥ ⎢ ⎥ = ⎢ ⎥<br />

⎥ ⎢<br />

K56⎥<br />

⎢1<br />

⎥ ⎢ ⎥<br />

⎥ ⎢K55⎥<br />

⎦ ⎣ ⎦ ⎣ ⎦<br />

0<br />

(37)<br />

M2<br />

K62 K63 K65 K66<br />

ovvero mediante la soluzione del problema di figura 9. Essa può conseguirsi con il<br />

metodo delle forze, scrivendo le equazioni di congruenza:<br />

Ovvero tenendo conto delle (35) e (36):<br />

⎧<br />

⎪⎨<br />

− X1 l2 +<br />

2 E If<br />

X2 l<br />

E I<br />

Si ottiene:<br />

X1 =<br />

12 E I<br />

l 3<br />

K65<br />

φ(l) = 0 v(l) = 1 (38)<br />

= 0<br />

⎪⎩<br />

X1 l3 3 E I (1 + 3 α) − X2 l<br />

= 1<br />

2 E I<br />

1<br />

1 + 12 α<br />

= F2<br />

X2<br />

v = 1<br />

2<br />

=<br />

6 E I<br />

l 2<br />

1<br />

1 + 12 α<br />

X 1<br />

Figura 9: Schema con v1 = φ1 = φ2 = 0 e v2 = 1.<br />

Con semplici relazioni di equilibrio si ricava:<br />

= M2<br />

(40)<br />

X 2<br />

(39)<br />

F1 = −F2 = −X1 M1 = −M2 + F2 l = −X2 + X1 l (41)


L. Rosati, G. Alfano - Modello di trave di Timoshenko 13<br />

e quindi:<br />

12 E I<br />

K25 = F1 = −<br />

l3 K35 = M1 =<br />

K55 = X1 =<br />

6 E I<br />

l 2<br />

12 E I<br />

l 3<br />

1<br />

1 + 12 α<br />

1<br />

1 + 12 α<br />

1<br />

1 + 12 α<br />

6 E I<br />

K65 =<br />

l2 1<br />

1 + 12 α<br />

Ragionando in modo analogo per lo schema di figura 10, si ricava la quarta colonna<br />

della matrice di rigidezza nella (25)2:<br />

6 E I<br />

K26 = F1 = −<br />

l2 K36 = M1 =<br />

K56 = X1 =<br />

K66 =<br />

φ2<br />

= 1<br />

4 E I<br />

l<br />

2 E I<br />

l<br />

6 E I<br />

l 2<br />

1 + 3 α<br />

1 + 12 α<br />

1<br />

1 + 12 α<br />

1 − 6 α<br />

1 + 12 α<br />

1<br />

1 + 12 α<br />

X 1<br />

Figura 10: Schema con v1 = φ1 = v2 = 0 e φ2 = 1.<br />

Le prime due colonne si ricavano semplicemente per analogia tra gli schemi ed in<br />

X 2<br />

(42)<br />

(43)


L. Rosati, G. Alfano - Modello di trave di Timoshenko 14<br />

definitiva la matrice di rigidezza completa è la seguente:<br />

⎡<br />

E A<br />

E A<br />

0 0 − 0 0<br />

l l<br />

⎢<br />

12 E I<br />

⎢<br />

0 l<br />

⎢<br />

K = ⎢<br />

⎣<br />

3<br />

6 E I 0 − l2 −<br />

12 E I 0 − l3 6 E I 0 − l2 1<br />

1+12 α<br />

1<br />

1+12 α<br />

6 E I − l2 4 E I<br />

l<br />

1<br />

12 E I 0 − 1+12 α l3 1+3 α<br />

6 E I 0 1+12 α l2 1<br />

1+12 α<br />

1<br />

1+12 α<br />

− 6 E I<br />

l 2<br />

2 E I<br />

l<br />

E A<br />

l 0 0 E A<br />

l 0 0<br />

1<br />

1+12 α<br />

1<br />

1+12 α<br />

5.5 Esempio numerico<br />

6 E I<br />

l 2<br />

2 E I<br />

l<br />

1<br />

12 E I 0 1+12 α l3 1−6 α<br />

6 E I 0 1+12 α l2 1<br />

1+12 α<br />

1<br />

1+12 α<br />

6 E I<br />

l 2<br />

4 E I<br />

l<br />

1<br />

1+12 α<br />

1−6 α<br />

1+12 α<br />

1<br />

1+12 α<br />

1+3 α<br />

1+12 α<br />

Si consideri la trave di acciaio di figura 11 in cui sono riportati anche i dati geometrici e<br />

del materiale.<br />

Si vuole calcolare lo spostamento uL dell’estremità, che può decomporsi in una<br />

parte dovuta esclusivamene alla deformazione di tipo flessionale e di una dovuta allo<br />

scorrimento.<br />

Si ha in particolare:<br />

ul,esatto=<br />

=<br />

q L4<br />

8 E I<br />

+ 1<br />

G As<br />

q L 2<br />

2<br />

= q L4<br />

8 E I<br />

+ 2 (1 + ν)<br />

E As<br />

q L2 2 =<br />

10 · 10004 2 · (1 + 0, 3) · 10 · 10002<br />

+<br />

8 · 209000 · 15, 91 · 106 209000 · 902, 859 · 2 =<br />

= 0.375918 + 0.068893 = 0.444812 mm<br />

La differenza percentuale tra la soluzione ottenuta con i modelli di Timoshenko e di<br />

Eulero-Bernoulli, rapportata alla soluzione del modello di Timoshenko, vale:<br />

0.444812 − 0.375918<br />

e = ∗ 100 = 15, 4882%<br />

0.444812<br />

La soluzione ottenuta con l’elemento finito ‘esatto’ è uL = 0.4448116918262, ed è<br />

esatta fino all’ultima cifra significativa utilizzata nella (45).<br />

Incrementando la lunghezza a L = 5000 mm, si ha invece:<br />

⎤<br />

⎥<br />

⎦<br />

(44)<br />

(45)<br />

uL,esatto = 96.235102 + 1.102293 = 97.3374 mm (46)<br />

e la differenza percentuale tra la soluzione ottenuta con i modelli di Timoshenko e di<br />

Eulero-Bernoulli, rapportata alla soluzione del modello di Timoshenko, vale:<br />

97.3374 − 96.235102<br />

e = ∗ 100 = 1, 132446%<br />

97.3374<br />

La soluzione ottenuta con l’elemento finito ‘esatto’ è uL = 97.33739552708, ed<br />

anche in questo caso è esatta fino all’ultima cifra significativa utilizzata nel calcolo<br />

manuale.


L. Rosati, G. Alfano - Modello di trave di Timoshenko 15<br />

x<br />

y<br />

L<br />

q = 1000 mm<br />

6 Elemento finito lineare<br />

q<br />

z<br />

Sezione: IPE 200A<br />

4<br />

I x = 15.91E6 mm<br />

A = 952.859mm<br />

sy<br />

Materiale: Acciaio<br />

E = 2.09E5 MPa<br />

ν = 0.3<br />

Figura 11: Esempio numerico.<br />

Si è visto che nell’ipotesi di elasticità lineare è possibile ottenere la matrice di rigidezza<br />

esatta mediante una formulazione che risulta equivalente alla scelta di funzioni di forma<br />

rispettivamente cubiche, quadratiche e lineari in v, φ e w.<br />

In alcuni casi può essere conveniente adottare un diverso tipo di elemento finito basato<br />

su funzioni di forma lineari per tutte le funzioni incognite. Ciò è possibile perché,<br />

nella scrittura del lavoro virtuale interno, compaiono solo le derivate prime delle funzioni,<br />

per cui per garantire la buona posizione del problema discretizzato è sufficiente<br />

che le funzioni siano continue con le loro derivate prima all’interno dell’elemento, e<br />

semplicemente continue nei punti nodali. In tal modo, infatti, le derivate delle funzioni<br />

risultano costanti a tratti e sono dunque integrabili in quanto funzioni continue a meno<br />

di un insieme di misura nulla costituito dai nodi in cui si concentreranno in generale<br />

delle discontinuità.<br />

L’elemento finito lineare non fornisce la soluzione esatta del problema, se non per il<br />

caso particolare di una trave elastica soggetta ad un momento flettente costante. Esso<br />

risulta però conveniente per problemi caratterizzati da nonlinearità di tipo meccanico,<br />

problematica particolarmente attuale in quanto è spesso richiesto di svolgere analisi non<br />

lineari di edifici adottanto legami momento/curvatura non lineari.<br />

Per problemi non lineari, infatti, non valgono le equazioni (15) e dunque la scelta<br />

di funzioni cubiche, quadratiche e lineari rispettivamente per v, φ e w non conduce<br />

alla soluzione esatta. Prevale, pertanto, la necessità di limitare l’onere computazionale<br />

associato a ciascun elemento a causa dell’elevato numero di elementi richiesto nelle<br />

zone in cui si ha il comportamento non lineare.<br />

2


L. Rosati, G. Alfano - Modello di trave di Timoshenko 16<br />

Modello con un elemento: asse della trave (rosso); carico<br />

distribuito (azzurro); vincoli ( verde).<br />

Risultati per la formulazione esatta: diagramma del<br />

momento (marrone chiaro); configurazione deformata<br />

(rosso); azioni nodali equivalenti (azzurro).<br />

Figura 12: Trave a mensola con carico distribuito: discretizzazione ed output grafico.<br />

6.1 Trasformazione isoparametrica e legame spostamenti deformazioni<br />

Le funzioni di forma dell’elemento sono, come detto, lineari e definite sull’elemento di<br />

riferimento in cui l’ascissa ζ varia fra −1 e +1 (figure 13 e 14). Si ha dunque:<br />

v(ζ) =<br />

1 − ζ<br />

2<br />

v1 +<br />

1 + ζ<br />

2<br />

w(ζ) =<br />

v2<br />

1 − ζ<br />

2<br />

φ(ζ) =<br />

w1+ 1 + ζ<br />

2 w2<br />

1 − ζ<br />

2 φ1<br />

1 + ζ<br />

+<br />

2 φ2<br />

Ordinando in un unico vettore u le componenti v, φ e w e nel vettore p i gradi di libertà<br />

dell’elemento, si ha:<br />

u(ζ) = N(ζ) p (48)<br />

(47)


L. Rosati, G. Alfano - Modello di trave di Timoshenko 17<br />

con:<br />

z 1<br />

⎡ ⎤<br />

w(ζ)<br />

⎢ ⎥<br />

⎢ ⎥<br />

u(ζ) = ⎢v(ζ)<br />

⎥<br />

⎣ ⎦<br />

φ(ζ)<br />

⎡<br />

⎢<br />

e p = ⎢<br />

⎣<br />

⎡<br />

1 − ζ<br />

1 + ζ<br />

0 0<br />

0 0<br />

⎢ 2<br />

2<br />

⎢ 1 − ζ<br />

1 + ζ<br />

N(ζ) = ⎢ 0<br />

0 0<br />

0<br />

⎢<br />

2<br />

2<br />

⎣<br />

1 − ζ<br />

1 + ζ<br />

0 0<br />

0 0<br />

2<br />

2<br />

−1<br />

Elemento reale<br />

z 2<br />

z<br />

w1<br />

v1<br />

φ1<br />

w2<br />

v2<br />

φ2<br />

⎤<br />

⎥<br />

⎦<br />

−1 0 +1 ζ<br />

Elemento di riferimento<br />

Figura 13: Elemento di riferimento ed elemento reale.<br />

1<br />

1− ζ<br />

2<br />

+1<br />

ζ<br />

−1<br />

1<br />

1+ ζ<br />

2<br />

Figura 14: Funzioni di forma lineari.<br />

L’elemento è isoparametrico e quindi la trasformazione dall’elemento di riferimento<br />

a quello reale è ancora governata dalle stesse funzioni di forma lineari e si ha:<br />

z(ζ) =<br />

1 − ζ<br />

2<br />

z1 +<br />

1 + ζ<br />

2<br />

z2<br />

+1<br />

ζ<br />

⎤<br />

⎥<br />

⎦<br />

(49)<br />

(50)<br />

(51)


L. Rosati, G. Alfano - Modello di trave di Timoshenko 18<br />

La derivata della mappa di trasferimento è data da:<br />

d z<br />

d ζ = z2 − z1<br />

2<br />

= l<br />

2<br />

avendo indicato con l = z2 − z1 la lunghezza dell’elemento.<br />

La curvatura χ è allora data da:<br />

χ = φ ′ =<br />

d φ<br />

d z<br />

= d φ<br />

d ζ<br />

d ζ<br />

d z<br />

= d φ<br />

d ζ<br />

1<br />

d z<br />

d ζ<br />

= φ2 − φ1<br />

2<br />

2<br />

l = φ2 − φ1<br />

l<br />

Con analoghi passaggi si ricava per lo scorrimento l’espressione:<br />

e per la deformazione assiale:<br />

γ = v ′ + φ = v2 − v1<br />

l<br />

+ 1 − ζ<br />

εa = w ′ = w2 − w1<br />

(52)<br />

(53)<br />

2 φ1<br />

1 + ζ<br />

+<br />

2 φ2 (54)<br />

(55)<br />

l<br />

Ordininando in un unico vettore ε, che rappresenta la ‘deformazione generalizzata’<br />

del modello, χ, γ e εa:<br />

⎡ ⎤<br />

χ<br />

⎢ ⎥<br />

⎢ ⎥<br />

ε = ⎢ γ ⎥<br />

(56)<br />

⎣ ⎦<br />

le tre relazioni precedenti si possono condensare in un’unica relazione matriciale:<br />

εa<br />

ε(ζ) = B(ζ) p (57)<br />

dove la matrice B(ζ) è quella che lega i vettori dei gradi di libertà dell’elemento al<br />

valore puntuale delle deformazioni generalizzate ε(ζ), ed è data da:<br />

⎡<br />

0 0 −<br />

⎢<br />

B(ζ) = ⎢<br />

⎣<br />

1<br />

1<br />

0 0<br />

l<br />

l<br />

0 − 1 1 − ζ 1 1 + ζ<br />

0<br />

l 2 l 2<br />

− 1<br />

⎤<br />

⎥<br />

(58)<br />

⎥<br />

1 ⎥<br />

0 0 0 0 ⎦<br />

l<br />

l<br />

6.2 Legame costitutivo<br />

Si considererà qui per semplicità il caso del legame elastico sebbene, come si è detto,<br />

l’elemento lineare sia soprattutto da utilizzare per problemi non lineari. Ordinando le<br />

caratteristiche della tensione in un unico vettore σ della ‘tensione generalizzata’, si ha:<br />

⎡ ⎤<br />

M<br />

⎡<br />

E I 0 0<br />

⎤<br />

σ = D ε<br />

⎢ ⎥<br />

⎢ ⎥<br />

con: σ = ⎢ T ⎥<br />

⎣ ⎦<br />

⎢<br />

D = ⎢ 0<br />

⎣<br />

G As 0<br />

⎥<br />

⎦<br />

(59)<br />

N<br />

0 0 E A


L. Rosati, G. Alfano - Modello di trave di Timoshenko 19<br />

6.3 Matrice di rigidezza<br />

Le espressioni (48), (57) e (59) sono quelle classicamente utilizzate nel metodo degli<br />

elementi finiti per un qualsiasi tipo di elemento. In questo caso il dominio di riferimento<br />

Ω è l’intervallo [−1, 1]. L’espressione della matrice di rigidezza è dunque quella<br />

classicamente ricavata, ovvero:<br />

<br />

K =<br />

−1<br />

+1<br />

B T (ζ) D B(ζ)d ζ (60)<br />

L’integrale viene calcolato numericamente mediante la regola di integrazione di Gauss,<br />

ottenendo quindi:<br />

K =<br />

Ng <br />

i=1<br />

B T (ζi) D B(ζi) Wi<br />

avendo indicato con Ng il numero di punti d’integrazione utilizzati.<br />

Nel caso elastico in esame e nell’ipotesi fatta di materiale omogeneo nell’elemento,<br />

le componenti della funzione integranda sono funzioni al più quadratiche, per cui 2<br />

punti di Gauss sono sufficienti per ottenere l’integrazione esatta. Si vedrà però che è<br />

opportuno scegliere un solo punto di Gauss per eliminare il cosiddetto problema del<br />

locking.<br />

6.4 Vettore delle forze equivalenti<br />

Ordinate le funzioni carichi distribuiti e coppie distribuiti nel vettore f:<br />

⎡ ⎤<br />

p(ζ)<br />

⎢ ⎥<br />

⎢ ⎥<br />

f = ⎢ q(ζ) ⎥<br />

⎣ ⎦<br />

m(ζ)<br />

anche l’espressione delle forze nodali q equivalenti è quella classicamente ricavata nel<br />

metodo degli elementi finiti, ovvero:<br />

<br />

q =<br />

L’integrale viene calcolato poi numericamente:<br />

q =<br />

−1<br />

Ng <br />

i=1<br />

6.5 Il problema del ‘locking’<br />

(61)<br />

(62)<br />

+1<br />

N T (ζ) f(ζ) d ζ (63)<br />

N T (ζi) f(ζi) Wi<br />

Quando il parametro α, introdotto nella (34), tende a zero la deformazione a taglio tende<br />

ad essere trascurabile rispetto alla deformazione di tipo flessionale.<br />

(64)


L. Rosati, G. Alfano - Modello di trave di Timoshenko 20<br />

1<br />

l<br />

2<br />

F<br />

Figura 15: Problema dek locking.<br />

Pertanto, se la formulazione dell’elemento finito non consente di avere simultaneamente<br />

scorrimento identicamente nullo (γ = 0) e curvatura flessionale non nulla<br />

(χ = 0), l’elemento acquista un’eccessiva rigidità che ne rallenta la convergenza. Tale<br />

è il caso dell’elemento finito lineare per la trave di Timoshenko.<br />

Per capire meglio tale problema si consideri l’esempio costituito dalla mensola di figura<br />

15, discretizzata con un solo elemento. Lo scorrimento e la curvatura nell’elemento<br />

sono dati dalle formule (54) e (53):<br />

γ = v2 − v1<br />

l<br />

Essendo in questo caso v1 = φ1 = 0, si ottiene:<br />

+ 1 − ζ<br />

γ = v2<br />

l<br />

2 φ1<br />

1 + ζ<br />

+<br />

2 φ2 χ = φ2 − φ1<br />

l<br />

1 + ζ<br />

+<br />

2 φ2 χ = φ2<br />

l<br />

Utilizzando la regola d’integrazione numerica di Gauss con due punti di integrazione<br />

si ottiene in questo caso l’integrazione esatta. I punti hanno posizione ζi = ±1/ √ 3 e<br />

peso Wi = 1 entrambi. Imponendo uno scorrimento identicamente nullo, si ottiene<br />

dunque:<br />

γ = 0 ⇒<br />

⎧<br />

⎪⎨<br />

⎪⎩<br />

v2<br />

l<br />

v2<br />

l<br />

1 + √1 3<br />

+ φ2 = 0<br />

2<br />

1 − √1 3<br />

+ φ2 = 0<br />

2<br />

(65)<br />

(66)<br />

⇒ v2 = φ2 = 0 (67)<br />

Sostituendo nella (66)2 si deduce che anche χ = 0. Dunque, l’integrazione esatta,<br />

ottenuta con due punti di Gauss, produce un completo ‘bloccaggio cinematico’ (locking)<br />

nel caso limite in cui si assuma infinita la rigidezza a taglio.<br />

In realtà lo scorrimento non è mai veramente nullo e dunque il problema del locking<br />

si traduce in una convergenza del metodo degli elementi finiti estremamente lenta e nella<br />

necessità di utilizzare un eccessivo numero di elementi ovvero, in ultima analisi, in una<br />

scarsissima efficienza computazionale.<br />

6.5.1 Sottointegrazione<br />

Per rimediare al problema del locking nell’elemento finito lineare per la trave di Timoshenko<br />

si ricorre al cosiddetto metodo della sottointegrazione, che consiste nel-


L. Rosati, G. Alfano - Modello di trave di Timoshenko 21<br />

l’utilizzare un solo punto di Gauss al posto dei due che conducono all’integrazione<br />

esatta.<br />

La posizione dell’unico punto di Gauss è al centro (ζ = 0) ed il suo peso è W = 2,<br />

per cui con tale procedura l’imposizione di uno scorrimento nullo equivale a porre:<br />

v2<br />

l<br />

+ φ2<br />

2<br />

= 0 (68)<br />

e quindi ad imporre semplicemente che sia v2 = −φ2, che possono essere in generale<br />

non nulli.<br />

Si può mostrare che, nel caso dell’elemento lineare in esame, la procedura di sottointegrazione<br />

non introduce modi spuri ad energia nulla, ovvero moti rigidi addizionali per<br />

l’elemento.<br />

6.6 Esempio numerico: convergenza del metodo<br />

0,5<br />

u (mm)<br />

0,4<br />

0,3<br />

0,2<br />

0,1<br />

Elemento Lineare<br />

Soluzione Esatta<br />

N. elementi<br />

0<br />

0 5 10 15 20 25 30<br />

Figura 16: Convergenza dell’elemento lineare: spostamento dell’estremità.<br />

Si considera di nuovo l’esempio di figura 11 nel caso L = 1000 mm, e si risolve il<br />

problema discretizzando la trave in un numero N di elementi. La figura 16 mostra il<br />

diagramma ottenuto riportando sulle ascisse il numero di elementi e sulle ordinate lo<br />

spostamento verticale dell’estremità della mensola. Si vede chiaramente che all’aumentare<br />

del numero di elementi la soluzione tende rapidamente ad un asintoto orizzontale<br />

che coincide con la soluzione esatta del problema.<br />

Il risultato è anche evidente dal grafico di figura 17 che riporta l’errore percentuale<br />

commesso al variare del numero di elementi.<br />

Nella figura 18 si sono riportati i diagrammi del momento ottenuti con le diverse<br />

discretizzazioni.


L. Rosati, G. Alfano - Modello di trave di Timoshenko 22<br />

e %<br />

30<br />

20<br />

10<br />

N. elementi<br />

0<br />

0 5 10 15 20 25 30 35<br />

Figura 17: Convergenza dell’elemento lineare: errore percentuale.<br />

N=1 N=2<br />

N=4 N=8<br />

N= 16 N=32<br />

Figura 18: Convergenza dell’elemento lineare: configurazione deformata e diagramma<br />

del momento.<br />

6.7 Analogia tra il modello di trave di Timoshenko e quello di piastra<br />

di Reissner-Mindlin<br />

Oltre alla sua utilità per i problemi non lineari, di cui si è già detto, un secondo motivo<br />

per cui l’elemento finito lineare per la trave di Timoshenko risulta di grande interesse


L. Rosati, G. Alfano - Modello di trave di Timoshenko 23<br />

è costituito dall’analogia esistente tra la formulazione del modello di Timoshenko per<br />

il problema monodimensionale delle travature, e quella del modello bidimensionale di<br />

Reissner-Mindlin per le piastre, che rappresente il più semplice modello di piastra tra<br />

quelli che tengono conto della deformabilità a taglio.<br />

Per le piastre la formulazione analoga a quella di Eulero-Bernoulli per le travi è costituita<br />

dal modello di Kirchhoff. E’ utile sottolineare però che mentre la formulazione<br />

di un elemento finito per la trave di Eulero-Bernoulli è agevole ed efficace, e dunque<br />

largamente utilizzata, per le piastre la formulazione di un elemento finito per il modello<br />

di Kirchhoff risulta complessa e computazionalmente non molto efficace, per cui si preferisce<br />

spesso adottare elementi finiti basati sul modello di Reissner-Mindlin anche per<br />

problemi in cui la deformazione a taglio risulta effettivamente trascurabile.<br />

Si capisce dunque quanto sia importante che l’elemento finito per la piastra di Reissner-<br />

Mindlin fornisca, al limite per lo spessore tendente a zero, il comportamento della piastra<br />

di Kirchhoff. Ma anche per gli elementi finiti per la piastra di Mindlin-Reissner<br />

nasce il problema del locking. Peraltro, per le piastre, il metodo della sottointegrazione<br />

non conserva il rango della matrice di rigidezza e quindi introduce alcuni modi ad<br />

energia nulla che in alcuni casi possono condurre a soluzioni inaccettabili.

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