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Sei esercitazioni di laboratorio del Corso di Chimica del Restauro II ...

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Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Firenze<br />

Facoltà <strong>di</strong> Scienze Matematiche Fisiche e Naturali<br />

CORSO DI LAUREA TRIENNALE IN TECNOLOGIA PER LA<br />

CONSERVAZIONE E IL RESTAURO DEI BENI CULTURALI<br />

<strong>Sei</strong> <strong>esercitazioni</strong> <strong>di</strong> <strong>laboratorio</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>Corso</strong> <strong>di</strong> <strong>Chimica</strong> <strong>del</strong> <strong>Restauro</strong> <strong>II</strong><br />

<strong>II</strong> semestre AA 2007/2008<br />

Docente: Prof. Luigi Dei<br />

Assistenza: Dott.ssa Azzurra Macherelli<br />

Dott. Rodorico Giorgi<br />

Dott.ssa Stefania Pistolesi<br />

1. Mercole<strong>di</strong>’ 05.03.2008 ore 14.30-18.30<br />

2. Mercole<strong>di</strong>’ 12.03.2008 ore 14.30-18.30<br />

3. Giove<strong>di</strong>’ 27.03.2008 ore 8.45-12.45<br />

4. Giove<strong>di</strong>’ 03.04.2008 ore 8.45-12.45<br />

5. Giove<strong>di</strong>’ 10.04.2008 ore 8.45-12.45<br />

6. Giove<strong>di</strong>’ 17.04.2008 ore 8.45-12.45<br />

Giove<strong>di</strong>’ 24.04 2008 eventuale recupero


<strong>Chimica</strong> <strong>del</strong> <strong>Restauro</strong> <strong>II</strong> - Laboratorio - Scheda <strong>del</strong>la Esercitazione n.ro 1<br />

SOLUZIONI CONCENTRATE DI ACIDI E BASI SI AGGIUNGONO SEMPRE SOTTO<br />

CAPPA INDOSSANDO OCCHIALI<br />

Determinazione <strong>del</strong> peso specifico apparente PSapp <strong>di</strong> soli<strong>di</strong> porosi e <strong>del</strong>la densita’ <strong>di</strong><br />

soluzioni saline concentrate e valutazioni <strong>di</strong> pH e potere tamponante<br />

PER QUESTA ESPERIENZA LE CAPACITA’ DEI VOSTRI BECKER, MATRACCI E BEUTE<br />

POSSONO ESSERE ANCHE DIVERSE DA QUELLE INDICATE, PURCHE’ SIANO IN<br />

GRADO DI CONTENERE IL MATERIALE DA METTERCI.<br />

Si pesa (P1) un matraccio da 100 cm 3 vuoto col suo tappo e ben secco; si prende nota <strong>di</strong><br />

questa pesata che va ripetuta 3 volte. Si riempie il matraccio con acqua <strong>di</strong>stillata fino a<br />

traguardare il menisco (il menisco va osservato frontalmente in modo da vedere un’unica<br />

linea per evitare <strong>di</strong> commettere errore <strong>di</strong> parallasse) e il volume si considera raggiunto<br />

quando il menisco è tagliato a metà dalla linea tracciata sul vetro. Si ripesa il matraccio pieno<br />

sempre tappato (P2) con la stessa procedura <strong>di</strong> prima e si annota il peso. Facendo attenzione<br />

a non creare schizzi o gocce che salgono lungo le pareti <strong>del</strong> collo <strong>del</strong> menisco si aggiungono i<br />

piccoli pezzetti <strong>di</strong> pietra all’acqua presente nel matraccio fino a che il menisco salga <strong>di</strong> 2-3 cm<br />

(l’acqua viene spostata dal volume <strong>del</strong> solido che va a fondo). Si pesa nuovamente il<br />

matraccio (P3) tappato contenente l’acqua e i pezzetti <strong>di</strong> pietra con la stessa procedura.<br />

Osservare bene se accade qualcosa sulla superficie dei pezzetti <strong>di</strong> pietra ed annotare<br />

cercando <strong>di</strong> capire cosa può essere successo. Si pesa un matraccio (P4) da 50 cm 3 con il<br />

suo tappo come per la pesata P1. Si preleva con molta attenzione con una pipetta Pasteur<br />

l’eccesso <strong>di</strong> acqua che era salita lungo il collo <strong>del</strong> matraccio fino a riportare il menisco alla<br />

sua posizione <strong>di</strong> ‘taglio’ <strong>del</strong>la linea <strong>di</strong> volume: quest’eccesso <strong>di</strong> acqua deve essere trasferito<br />

SENZA ALCUNA PERDITA dal matraccio da 100 a quello da 50. Finita l’operazione si<br />

tappano i matracci e si ripesano entrambi (P5 per il matraccio da 100 e P6 per quello da 50).<br />

Si ha:<br />

peso dei pezzetti <strong>di</strong> pietra = (P3 – P2)<br />

peso <strong>del</strong>l’acqua spostata dal volume dei pezzetti <strong>di</strong> pietra = (P6 – P4) = (P3 – P5) = [Pacqua]<br />

Si <strong>di</strong>scutano eventuali <strong>di</strong>screpanze fra i risultati <strong>di</strong> (P6 – P4) e (P3 – P5).<br />

Volume in cm 3 dei pezzetti <strong>di</strong> pietra = [Pacqua in grammi]/ρ (g/cm 3 ) <strong>del</strong>l’acqua alla temperatura<br />

<strong>del</strong> <strong>laboratorio</strong>, desumibile dalla tabella in allegato = [Vpietra] (ρ e’ la densita’ <strong>del</strong>l’acqua)<br />

Il [Pacqua] messo in questa formula e’ (P3 – P5) perche’ assolutamente piu’ affidabile <strong>di</strong> (P6 –<br />

P4): il motivo e’ stato ampiamente <strong>di</strong>scusso in <strong>laboratorio</strong> e in aula.<br />

PSapp <strong>del</strong>la pietra (g/cm 3 ) = (P3 – P2)/[Vpietra in cm 3 ]<br />

Si controlla il volume <strong>del</strong>l’acqua aggiunto all’inizio (doveva essere 100 cm 3 ) calcolando:<br />

(P2 – P1)/ρ (g/cm 3 ) <strong>del</strong>l’acqua alla temperatura <strong>del</strong> <strong>laboratorio</strong>. Si <strong>di</strong>scutano eventuali<br />

<strong>di</strong>screpanze.<br />

Il peso specifico apparente e’ minore <strong>del</strong> peso specifico reale perchè il volume dei pezzetti <strong>di</strong><br />

pietra misurato col metodo sopra descritto e’ sovrastimato, in quanto tiene conto anche <strong>del</strong><br />

volume dei pori <strong>del</strong>la pietra che non sono occupati da pietra bensì da aria. Le osservazioni<br />

sulla superficie dei pezzetti <strong>di</strong> pietra allorché entrano in contatto con l’aria aiutano a<br />

comprendere questa affermazione. L’acqua entra sicuramente in alcuni pori, ma certamente<br />

non in tutti i pori.


Determinazione <strong>del</strong>la densità <strong>di</strong> soluzioni acquose e verifica <strong>del</strong> pH<br />

Si prende il matraccio da 100 cm 3 <strong>di</strong> prima col suo tappo dopo averlo lavato, sgocciolato bene<br />

ed asciugato esternamente con carta assorbente: il suo peso me<strong>di</strong>o P7 dovrebbe essere<br />

quello <strong>del</strong>l’esperienza precedente, comunque si ripesa per prendere il valore esatto che<br />

potrebbe <strong>di</strong>fferire per contaminazione <strong>del</strong>le pareti esterne. Si pesano i grammi <strong>di</strong> cloruro<br />

d’ammonio, NH4Cl (PM = 53.5), necessari per preparare 100 cm 3 <strong>di</strong> una soluzione 2.5 M, cioè<br />

(53.5 x 2.5)/10 = 13.375 g (qui si fa un’unica pesata che ovviamente darà un valore non<br />

necessariamente identico a 13.375 ma quanto più vicino) facendo uso <strong>di</strong> un piccolo pezzo <strong>di</strong><br />

carta (se <strong>di</strong>sponibile oleata) preparata con una piccola piega che consenta poi lo<br />

scivolamento <strong>del</strong>la polvere dentro il matraccio da 100 cm 3 <strong>di</strong> cui sopra. Attenzione che va<br />

fatta la tara sul pezzetto <strong>di</strong> carta toccandola il meno possibile (o meglio, usando i gunti) per<br />

evitare l’apposizione <strong>di</strong> tracce <strong>di</strong> grasso dalle mani alla carta. Si versa il sale nel matraccio<br />

con un imbuto <strong>di</strong> vetro cercando, nei limiti <strong>del</strong> possibile, <strong>di</strong> evitare che la polvere si attacchi<br />

eccessivamente alle pareti <strong>del</strong> collo stretto <strong>del</strong> matraccio. Si porta quasi a volume (si resta 2-<br />

3 cm sotto la riga col menisco) con acqua demineralizzata (rubinetti grigi nel <strong>laboratorio</strong>)<br />

lavando bene le pareti <strong>del</strong>l’imbuto e il collo <strong>del</strong> matraccio. Si scioglie tutto il cloruro d’ammonio<br />

agitando il matraccio ed attendendo fino a completa scomparsa <strong>del</strong>la fase solida. Si tiene il<br />

fondo <strong>del</strong> matraccio in una mano e si verifica se la solubilizzazione è endotermica (vetro si<br />

raffredda) o esotermica (vetro si riscalda). Quando tutto il sale si è sciolto si attende che la<br />

temperatura ritorni in equilibrio con quella ambientale e quin<strong>di</strong> si porta a volume con la solita<br />

procedura (appena finito <strong>di</strong> sciogliere il cloruro d’ammonio si fa un segno con un pennarello<br />

fine da vetro sul menisco <strong>del</strong>la soluzione e si verifica se il menisco sale o scende rispetto al<br />

segno al termine <strong>del</strong>la riequilibratura termica). Si pesa il matraccio pieno e si ottiene il valore<br />

P8. Il peso <strong>del</strong>l’acqua aggiunta è uguale a (P8 – P7 – Peso <strong>del</strong> NH4Cl). Dai valori <strong>del</strong>la<br />

densità <strong>del</strong>l’acqua in funzione <strong>del</strong>la temperatura nella solita Tabella e con la procedura vista<br />

prima si risale al volume <strong>del</strong>l’acqua aggiunta. Si controlla se questo volume teorico (Vteor),<br />

sommato a quello proprio <strong>del</strong> cloruro d’ammonio desumibile dalla sua densità (1.527 g/cm 3 ) e<br />

dal suo peso, è in effetti uguale a quello <strong>del</strong> matraccio (ossia 100 cm 3 ), oppure se la<br />

soluzione si è formata con contrazione (volume teorico maggiore <strong>di</strong> 100 cm 3 ) od espansione<br />

(volume teorico minore <strong>di</strong> 100 cm 3 ) <strong>del</strong> volume. Si <strong>di</strong>scute il motivo <strong>del</strong>l’eventuale<br />

contrazione/espansione <strong>del</strong> volume. La densità <strong>del</strong>la soluzione sarà uguale a:<br />

[(P8 – P7)in grammi]/100 cm 3<br />

In entrambi i casi si riportano poi i valori <strong>di</strong> densità e peso specifico apparente nelle unità <strong>di</strong><br />

misura <strong>del</strong> Sistema Internazionale, cioè in kg/m 3 .<br />

Per il calcolo percentuale <strong>del</strong>l’espansione o contrazione <strong>di</strong> volume si fa:<br />

espansione: (100 - Vteor)<br />

contrazione: (Vteor - 100)<br />

Si preleva una porzione <strong>di</strong> 20 cm 3 <strong>di</strong> questa soluzione, si mette in un becker da 50 cm 3 e vi si<br />

aggiungono un certo numero <strong>di</strong> cm 3 <strong>di</strong> ammoniaca concentrata da calcolare per poter arrivare<br />

ad una soluzione che abbia simultaneamente la stessa concentrazione <strong>di</strong> NH4Cl e NH3. Per<br />

poter fare il calcolo si controllerà la concentrazione (Cam) esatta <strong>del</strong>l’ammoniaca concentrata<br />

(è data come percentuale in peso ed è 30 %, ossia 30 g <strong>di</strong> NH4OH in 70 g <strong>di</strong> H2O), la sua<br />

densità (0.892 g/cm 3 ) e con calcoli stechiometrici si arriverà a determinare qual è la quantità<br />

d’ammoniaca concentrata da aggiungere.


Moli totali <strong>di</strong> NH4Cl presenti in 20 cm 3 = 2.5 x 0,020 = 0.05 (2.5 è la concentrazione molare <strong>di</strong><br />

NH4Cl, 0.020 sono i 20 cm 3 trasformati in litri). Queste moli saranno le stesse presenti anche<br />

alla fine <strong>del</strong>l’aggiunta <strong>di</strong> NH4OH concentrata in quanto il contributo degli ioni ammonio<br />

derivanti dall’ammoniaca è trascurabile. Il volume finale <strong>del</strong>la soluzione tampone, (dopo<br />

l’aggiunta <strong>di</strong> NH4OH concentrata) sarà lo stesso per NH4OH e NH4Cl, quin<strong>di</strong> le moli totali <strong>di</strong><br />

NH4OH dovranno essere anch’esse 0.05. Infatti le stesse moli <strong>di</strong>vise per lo stesso volume<br />

danno la stessa concentrazione.<br />

N.ro moli = (Concentrazione molare)x(Volume in litri) = 0.05 (quelle <strong>del</strong> cloruro d’ammonio<br />

sopra ricavate) quin<strong>di</strong> V(litri) = 0.05/(Concentrazione Molare)<br />

La concentrazione molare <strong>del</strong>l’ammoniaca si ricava tenendo conto che 100 g <strong>del</strong>la soluzione<br />

concentrata equivalgono a 100g/0.892 g/cm 3 = 112.11 cm 3 (0.892 è la densità) e contengono<br />

30 g <strong>di</strong> NH4OH ossia 30/35 = 0.857 moli <strong>di</strong> NH4OH (35 è il PM <strong>del</strong>l’idrato d’ammonio). Quin<strong>di</strong>:<br />

Concentrazione molare <strong>di</strong> NH4OH = 0.857/0.11211 = 7.64 M<br />

Pertanto: V(litri) <strong>di</strong> NH4OH da aggiungere = 0.05/7.64 = 0.00654 = 6,54 cm 3 . (per como<strong>di</strong>ta’<br />

ne aggiungiamo 6 cm 3 esatti).<br />

Terminata l’aggiunta avremo una soluzione tampone NH3/NH4Cl, ma troppo concentrata per i<br />

nostri scopi (è infatti circa 2.5 molare in entrambi i componenti). A questo punto si preleva 1<br />

cm 3 <strong>di</strong> questa soluzione tampone concentrata con un’opportuna pipetta graduata, si mette nel<br />

cilindro graduato da 100 cm 3 e si porta a volume fino, appunto, a 100 cm 3 . Si agita bene con<br />

una bacchetta <strong>di</strong> vetro nel cilindro graduato e si versa tutta la soluzione nel becker da 250<br />

cm 3 lavando bene quello da 50 cm 3 . Si prelevano due aliquote <strong>di</strong> 20 cm 3 <strong>del</strong>la soluzione<br />

tampone (a questo punto <strong>di</strong>ventata 0.025 M circa nei due componenti con pH circa 9-10 da<br />

controllare con cartina tornasole) e si mettono nei due becker da 50 cm 3 . In un becker da 50<br />

cm 3 si aggiungono due gocce <strong>di</strong> metilarancio in soluzione acquosa (in<strong>di</strong>catore giallo per pH ><br />

4.4 e rosso per pH < 3.1; viraggio quin<strong>di</strong> fra 3.1 e 4.4): la soluzione si presenta dunque gialla<br />

perché il tampone ammonico ha pH circa 9.3 e nell’altro due gocce <strong>di</strong> giallo alizarina in<br />

soluzione acquosa (in<strong>di</strong>catore violetto a pH > 12 e giallo per pH < 9-10, viraggio quin<strong>di</strong> fra 9 e<br />

12: la soluzione purtroppo si presenta già viola pallido perché il tampone ammonico ha pH<br />

circa 9.3 ed è già iniziato il viraggio). All’aliquota con metilarancio, si aggiunge goccia a<br />

goccia HNO3 oppure HCl 0.1 M agitando con una bacchetta <strong>di</strong> vetro fino a viraggio giallorosso,<br />

annotando dopo quante gocce vira il colore (se dopo 40-50 gocce il colore non vira si<br />

annota “gocce maggiori <strong>di</strong> 40-50” e si procede rapidamente ad osservare il viraggio<br />

aggiungendo 10-15 gocce tutte insieme alla volta). La stessa esperienza viene ripetuta con<br />

l’altro becker da 50 cm 3 (quello con giallo alizarina) con aggiunta <strong>di</strong> NaOH 0.1 M fino ad<br />

intensificazione netta <strong>del</strong> colore viola.<br />

A questo punto si prende 1 cm 3 <strong>del</strong>la soluzione originale <strong>di</strong> NH4Cl 2.5 M e si <strong>di</strong>luisce a 100<br />

cm 3 con la stessa procedura vista prima per la <strong>di</strong>luizione <strong>del</strong> tampone. Su due porzioni <strong>di</strong><br />

questa soluzione <strong>di</strong> cloruro d’ammonio circa 0.025 M si esegue la stessa esperienza <strong>di</strong> prima<br />

dei due becker da 50 cm 3 , sostituendo l’in<strong>di</strong>catore giallo alizarina con fenolftaleina in<br />

soluzione idroalcolica (in<strong>di</strong>catore rosso-violaceo sopra a pH = 10,0 e incolore sotto pH = 8.0,<br />

viraggio quin<strong>di</strong> fra 8 e 10: la soluzione si presenta dunque incolore perché la soluzione <strong>di</strong><br />

cloruro d’ammonio ha pH circa 4,5-5,0). L’aggiunta <strong>di</strong> metilarancio produrrà sempre<br />

colorazione gialla anche in cloruro d’ammonio, poiché siamo sempre sopra pH = 4,4. Le<br />

gocce <strong>di</strong> HNO3 e NaOH necessarie per far virare gli in<strong>di</strong>catori in questo caso saranno in<br />

numero molto minore. Si <strong>di</strong>scuta questa <strong>di</strong>fferenza riferendosi al potere dei tamponi.


<strong>Chimica</strong> <strong>del</strong> <strong>Restauro</strong> <strong>II</strong> – Laboratorio – Scheda <strong>del</strong>la Esercitazione n.ro 2.<br />

Detta esercitazione si svolge in due giorni.<br />

Preparazione <strong>del</strong>l’inchiostro per miniatura ‘rosso <strong>di</strong> pernambuco’, detto ‘Aqua <strong>di</strong> color<br />

<strong>di</strong> fuoco vaghissima per scrivere e miniare’.<br />

Primo giorno. Si pesino circa (il peso preciso è assolutamente ininfluente ai fini <strong>del</strong>la<br />

preparazione) 3 grammi <strong>di</strong> grassello <strong>di</strong> calce (una pasta <strong>di</strong> Ca(OH)2 e acqua circa al 50 % in<br />

peso <strong>di</strong> ciascuno dei componenti) <strong>di</strong>rettamente in un becker da 250 cm 3 e si solubilizzino in<br />

circa 250 cm 3 <strong>di</strong> acqua demineralizzata. Si agiti bene con una bacchetta <strong>di</strong> vetro fino a<br />

completo <strong>di</strong>sfacimento dei grumi <strong>di</strong> grassello, cioè fino all’ottenimento <strong>di</strong> un <strong>di</strong>spersione<br />

omogenea sotto agitazione (se permangono piccoli grumi nel fondo <strong>del</strong> becker si lasciano<br />

fare). Si filtri detta <strong>di</strong>spersione me<strong>di</strong>ante filtro liscio (in <strong>laboratorio</strong> verrà mostrato il modo <strong>di</strong><br />

costruire il filtro) ed imbuto in una beuta da 250 cm 3 . Si attenda la completa filtrazione e si<br />

getti il filtro con i residui <strong>di</strong> grassello nonché il grassello decantato e rimasto in fondo nel<br />

primo becker in un apposito contenitore <strong>di</strong> plastica che verrà fornito a cura degli assistenti <strong>di</strong><br />

<strong>laboratorio</strong>. Nella beuta dove si trovano poco meno <strong>di</strong> 250 cm 3 <strong>di</strong> acqua <strong>di</strong> calce (la soluzione<br />

filtrata, ossia una soluzione satura <strong>di</strong> Ca(OH)2 il cui pH dovrà essere controllato con cartina <strong>di</strong><br />

tornasole e risultare fra 12 e 13) si aggiungono 20 grammi <strong>di</strong> corteccia <strong>di</strong> legno pernambuco<br />

in forma <strong>di</strong> scaglie. Si mescola con una bacchetta <strong>di</strong> vetro, si copre la beuta sigillando con<br />

parafilm e si lascia il tutto a riposare fino al successivo turno <strong>di</strong> <strong>laboratorio</strong>.<br />

Secondo giorno. Si toglie il parafilm dalla beuta <strong>di</strong> cui sopra e si mette a bollire a fuoco molto<br />

moderato. Ogni tanto con una bacchetta si prelevano 2-3 gocce <strong>del</strong>la soluzione evitando <strong>di</strong><br />

raccogliere frammenti <strong>di</strong> corteccia si depongono su un foglio <strong>di</strong> carta da scrittura, si lascia<br />

seccare e si osserva la tonalità <strong>del</strong> colore. Dopo 2-3 minuti dall’ebollizione si arresta il<br />

riscaldamento. Si raffredda la <strong>di</strong>spersione a temperatura ambiente. Quando la temperatura è<br />

<strong>di</strong> nuovo vicina a quella ambiente si aggiungono 14 grammi <strong>di</strong> allume <strong>di</strong> rocca<br />

(KAl(SO4)2.12H2O), si agita bene con una bacchetta, si riporta ad ebollizione e si lascia bollire<br />

a fuoco moderato per circa 2-3 minuti. Si raffredda nello stesso modo <strong>di</strong> prima e a freddo si<br />

filtra. Il filtro con la corteccia viene raccolto in altro apposito contenitore <strong>di</strong> plastica a cura degli<br />

assistenti. Al filtrato <strong>di</strong> color rosso intenso si aggiungono 4,8 grammi <strong>di</strong> gomma arabica in<br />

polvere, si riscalda nuovamente e si lascia bollire molto moderatamente fino a completa<br />

solubilizzazione <strong>del</strong>la gomma arabica (scomparsa <strong>di</strong> tutti i grumi). Si raffredda e si travasa<br />

l’inchiostro in una boccetta <strong>di</strong> plastica o vetro per portarselo a casa.


<strong>Chimica</strong> <strong>del</strong> <strong>Restauro</strong> <strong>II</strong> – Laboratorio – Scheda <strong>del</strong>la Esercitazione n.ro 3.<br />

Riconoscimento <strong>di</strong> cationi ed anioni inorganici in soluzione acquosa.<br />

Gli studenti troveranno una polvere per ciascuna postazione <strong>di</strong> <strong>laboratorio</strong> (equivalente ad<br />

una coppia <strong>di</strong> studenti) nella misura <strong>di</strong> circa 5 grammi.<br />

PER TUTTE LE OPERAZIONI DI QUESTA ESERCITAZIONE GUANTI ED OCCHIALI E AL<br />

TERMINE LAVARSI BENE LE MANI. NON AVVICINARE I GUANTI AL VISO.<br />

Riconoscimento anioni. Si preparano 200 cm 3 <strong>di</strong> una soluzione 1 M <strong>di</strong> Na2CO3 (PM Na2CO3 =<br />

108 g/mol) in un becker. Poi si pesano 1,5 grammi <strong>del</strong>la polvere e si fanno sciogliere<br />

(INDOSSARE OCCHIALI E GUANTI) interamente nella soluzione alcalina <strong>di</strong> Na2CO3 (20<br />

cm 3 ) in un becker da 50 cm 3 . Si fa sciogliere bene il tutto riscaldando leggermente su becco<br />

Bunsen, si aggiungono circa 10 cm 3 <strong>di</strong> acqua deionizzata per <strong>di</strong>luire e si filtra nella beuta da<br />

250 cm 3 . Sul filtrato (nella beuta da 250) in piccole porzioni <strong>di</strong> circa 1 cm 3 si fanno i seguenti<br />

saggi in provetta per il riconoscimento degli anioni. Per fare i saggi si riempiono per circa 2-3<br />

cm in altezza tre provette e poi in esse si fanno le seguenti prove.<br />

I provetta: anione solfato SO4 2- : si aggiunge qualche goccia <strong>di</strong> una soluzione 0,1 M <strong>di</strong> BaCl2.<br />

Se si forma un precipitato bianco che opacizza interamente la soluzione è presente lo ione<br />

solfato (si forma BaSO4, insolubilissimo in acqua).<br />

<strong>II</strong> provetta: anioni alogenuro (Cl - , Br - ): si aggiunge qualche goccia <strong>di</strong> una soluzione <strong>di</strong> AgNO3.<br />

Se si forma precipitato bianco sono presenti cloruri o bromuri. Per <strong>di</strong>fferenziare cloruri da<br />

bromuri si fa il saggio con NH3 nel modo seguente. Si aggiunge ammoniaca <strong>di</strong>luita nella<br />

misura <strong>di</strong> raddoppiare il volume. Se il precipitato bianco si solubilizza erano cloruri, se non si<br />

solubilizza si procede all’aggiunta <strong>di</strong> ammoniaca concentrata sotto cappa fino a completa<br />

solubilizzazione: in quest’ultimo caso si trattava <strong>di</strong> bromuri.<br />

Infatti l’ammoniaca 1 M scioglie i cloruri, ma non i bromuri che invece vengono sciolti da<br />

ammoniaca concentrata (circa 7,3 M).<br />

<strong>II</strong>I provetta: anione ossalato C2O4 2- : si aggiunge acido nitrico 5 M fino a pH decisamente acido<br />

(raddoppiare il volume) e poi si aggiunge una goccia <strong>di</strong> una soluzione <strong>di</strong> KMnO4 0,1 M<br />

(permanganato <strong>di</strong> potassio <strong>di</strong> colore viola intenso); se la goccia si decolora dopo alcune<br />

decine <strong>di</strong> secon<strong>di</strong> in modo graduale me<strong>di</strong>ante agitazione <strong>del</strong>la provetta è presente lo ione<br />

ossalato che si ossida a CO2 per azione ossidativa <strong>del</strong> KMnO4 secondo la reazione:<br />

5C2O4 2- + 2MnO4 - + 16H + 10CO2 + 2Mn 2+ + 8H2O<br />

Se, invece, la decolorazione avviene istantaneamente sono presenti bromuri o cloruri (che<br />

avrebbero già dovuto essere stati osservati prima); infatti avviene la reazione velocissima:<br />

5Br - + 7MnO4 - + 26H + 5BrO3 - + 7Mn 2+ + 13H2O oppure<br />

5Cl - + 7MnO4 - + 26H + 5ClO3 - + 7Mn 2+ + 13H2O


Se la goccia impartisce alla soluzione una colorazione rosso-viola persistente non sono<br />

presenti né bromuri, ne’ cloruri, né ossalati. Attenzione che in entrambi i casi la decolorazione<br />

potrebbe non essere completa: l’importante e’ che si osservi un indebolimento <strong>del</strong> colore viola<br />

intenso che appare all’aggiunta <strong>del</strong>le gocce <strong>di</strong> permanganato potassico.<br />

Riconoscimento cationi. Si pesano nuovamente 1,5 grammi <strong>del</strong>la polvere e si fanno sciogliere<br />

(INDOSSARE OCCHIALI E GUANTI) interamente in una soluzione <strong>di</strong> HNO3 5 M (20 cm 3 ) in<br />

un becker da 50 cm 3 . Se c’è effervescenza si segnala subito la presenza <strong>del</strong>lo ione<br />

carbonato. Si fa sciogliere bene il tutto riscaldando leggermente su becco Bunsen, si<br />

aggiungono circa 10 cm 3 <strong>di</strong> acqua deionizzata, per <strong>di</strong>luire l’acido concentrato, e si filtra il<br />

residuo nella beuta da 250 cm 3 . Sul filtrato (nella beuta da 250) in piccole porzioni <strong>di</strong> circa 1<br />

cm 3 si fanno i seguenti saggi in provetta per il riconoscimento dei cationi. Per fare i saggi si<br />

riempiono per circa 2-3 cm in altezza tre provette e poi in esse si fanno le seguenti prove.<br />

I provetta; catione Ferro Fe 3+ : si aggiungono una o due gocce <strong>di</strong> una soluzione <strong>di</strong> solfocianuro<br />

<strong>di</strong> potassio (KSCN) 0,1 M. Se c’è ferro, si ha colorazione rosso sangue (è comunque<br />

sufficiente un viraggio sull’arancio), dovuta alla formazione <strong>di</strong> complesso <strong>del</strong> ferro con lo ione<br />

solfocianuro. In presenza simultanea <strong>di</strong> ferro e rame il colore vira invece da azzurro a verde.<br />

D’altra parte, il viraggio azzurro-verde può essere dovuto anche alla sola presenza <strong>di</strong> rame.<br />

Quin<strong>di</strong> detta prova non è esaustiva in co-presenza <strong>di</strong> rame e ferro.<br />

<strong>II</strong> provetta; Catione rame (Cu 2+ ): si aggiunge NH3 concentrata SOTTO CAPPA fino a<br />

completa neutralizzazione: in presenza <strong>di</strong> rame si osserva un bel colore azzurro intenso<br />

dovuto alla formazione <strong>di</strong> complessi <strong>del</strong> rame con ammoniaca.<br />

Riconoscimento cationi alcalini ed alcalino terrosi me<strong>di</strong>ante saggio alla fiamma. Si mette in un<br />

vetro da orologio un po’ <strong>di</strong> HCl concentrato, vi si tuffa la punta <strong>di</strong> un filo <strong>di</strong> platino e si mette<br />

sulla fiamma fino a incandescenza. Si prosegue fino alla quasi totale scomparsa <strong>del</strong> colore<br />

giallo intenso tipico <strong>del</strong> so<strong>di</strong>o che normalmente contamina tutto. Si butta via l’acido cloridrico<br />

dal vetro da orologio, si lava, si asciuga e vi si rimette HCl concentrato come prima. Si bagna<br />

la punta <strong>del</strong> filo <strong>di</strong> Pt con HCl concentrato e si raccoglie un piccolo grano <strong>del</strong>la polvere. Si<br />

mette sulla fiamma e si osserva il colore. Eventualmente si ripete la prova più volte<br />

scambiandosi il filo fra i due compagni.<br />

Catione K color violetto evanescente<br />

Catione Ca color rosso mattone persistente<br />

Catione Ba color verde<br />

Attenzione che in presenza <strong>di</strong> rame si possono osservare fiamme blu ed anche verdastre non<br />

attribuibili al bario. Attenzione anche che una fiamma gialla persistente puo’ essere dovuta<br />

ad impurezze <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o nel filo <strong>di</strong> Pt <strong>di</strong>fficilissime da annullare.<br />

Ispezione sulla polvere solida. Ci può essere quarzo in grani. Si <strong>di</strong>stende un po’ <strong>di</strong> polvere su<br />

una carta bianca e si analizza al microscopio monoculare a bassi ingran<strong>di</strong>menti per<br />

in<strong>di</strong>viduare colore, morfologia e <strong>di</strong>mensioni dei singoli grani.<br />

Tenendo conto che nelle polveri <strong>di</strong> partenza c’erano 5 sostanze e sulla base <strong>del</strong> fatto che le<br />

sostanze potevano essere quelle sotto in<strong>di</strong>cate, tenendo infine conto <strong>del</strong>l’esito dei saggi si<br />

avanzino ipotesi <strong>di</strong> attribuzione.


Sostanze possibili:<br />

FeCl3.6H2O<br />

Gesso, CaSO4.2H2O<br />

Bianco <strong>di</strong> San Giovanni, CaCO3<br />

Cu2CO3(OH)2<br />

Quarzo in grani<br />

KCl<br />

KBr<br />

BaCl2<br />

Ba(OH)2<br />

CaC2O4.H2O<br />

Durante i tempi morti <strong>di</strong> questa esperienza si pesano 10 grammi <strong>di</strong> allume <strong>di</strong> rocca e si<br />

sciolgono in 100 cm 3 <strong>di</strong> acqua in un becker. Si attende la completa solubilizzazione<br />

<strong>del</strong>l’allume a temperatura ambiente e quin<strong>di</strong> si trasferisce la soluzione in un sacchetto <strong>di</strong><br />

plastica che poi viene inserito in un becker. Si lascia il becker con il sacchetto aperto coperto<br />

da una carta da filtro sotto il banco in zona protetta e ogni settimana si controlla la eventuale<br />

comparsa <strong>di</strong> monocristalli <strong>di</strong> allume <strong>di</strong> rocca <strong>di</strong> forma ottaedrica.


<strong>Chimica</strong> <strong>del</strong> <strong>Restauro</strong> <strong>II</strong> – Laboratorio – Scheda <strong>del</strong>la Esercitazione n.ro 4.<br />

Precipitazione <strong>di</strong> composti insolubili e purificazione per ricristallizzazione.<br />

Preparazione <strong>del</strong> CaCO3.<br />

PER TUTTA QUESTA ESPERIENZA E’ NECESSARIO ANNOTARE ACCURATAMENTE I<br />

PESI PER POTER FARE POI I CONTI CON LE CONCENTRAZIONI REALI.<br />

Si preparano 250 cm 3 <strong>di</strong> una soluzione <strong>di</strong> CaCl2.2H2O 0.2 M pesando la giusta quantità <strong>di</strong><br />

sale con gli opportuni calcoli stechiometrici: PM(cloruro <strong>di</strong> calcio)/20 (infatti in 250 cm 3 0.2 M<br />

ci sta 1/20 <strong>di</strong> mole) e si mettono in un becker da 250 cm 3 (si possono pesare <strong>di</strong>rettamente nel<br />

becker). Una volta preparata la soluzione si travasa in una beuta da 250 cm 3 , si lava il becker<br />

da 250 cm 3 dove si è fatta la soluzione <strong>di</strong> cui sopra e si prepara una soluzione 0,2 M <strong>di</strong><br />

Na2CO3 con la stessa procedura <strong>di</strong> prima, magari scaldando un po’ se si verificano problemi<br />

<strong>di</strong> solubilizzazione a freddo. In un becker da 400 cm 3 si aggiungono prima 200 cm 3 <strong>del</strong>la<br />

soluzione <strong>di</strong> cloruro <strong>di</strong> calcio (misurati con cilindro graduato) e poi 200 cm 3 <strong>del</strong>la soluzione <strong>di</strong><br />

carbonato <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o. Il precipitato che si ottiene viene filtrato e lavato varie volte con porzioni <strong>di</strong><br />

10 cm 3 <strong>di</strong> acqua deionizzata. Dopo ogni lavaggio si controlla sull’acqua filtrata la presenza <strong>di</strong><br />

cloruri con il saggio <strong>del</strong> nitrato d’argento: per questo controllo si preleva con pipetta Pasteur<br />

una piccola porzione <strong>di</strong> filtrato, si mette in provetta e si fa lo stesso saggio dei cloruri visto<br />

nell’esercitazione n.ro 3. Naturalmente, dopo ogni lavaggio si butta l’acqua <strong>di</strong> lavaggio e si<br />

lava bene il becker <strong>di</strong> raccolta prima <strong>di</strong> procedere al nuovo lavaggio. Si smette <strong>di</strong> lavare<br />

quando sull’acqua filtrata il saggio non dà più opalescenza o dà un’opalescenza tenue e<br />

comunque non <strong>di</strong>ssimile dal penultimo lavaggio: questo significa che tutto il cloruro <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o<br />

adsorbito sul prodotto precipitato è stato rimosso e purificato con i lavaggi <strong>di</strong> cui sopra,<br />

almeno per quanto possibile con questa procedura <strong>di</strong> lavaggio. Si prende il filtro, si mette su<br />

un vetro da orologio, vi si mette una sigla <strong>del</strong> gruppo <strong>di</strong> lavoro (numero <strong>del</strong> banco ad<br />

esempio) e si pone in stufa a essiccare per una settimana a 60 °C. La volta successiva si<br />

trasferisce tutto il solido su una carta (se c’e’ oleata), si attende che si raffred<strong>di</strong> e si pesa<br />

(attenzione a fare la tara <strong>del</strong>la carta). Si esegue infine il calcolo <strong>del</strong>la resa in percentuale:<br />

Resa = [(peso effettivo)/(0.04xPMprecipitato)]x100<br />

(infatti in 200 cm 3 <strong>di</strong> una soluzione 0.2 M avevamo 0.2/5 = 0.04 moli <strong>di</strong> calcio che pertanto<br />

daranno un precipitato teorico <strong>di</strong> 0.04 moli). Naturalmente gli studenti dovranno mettere la<br />

loro molarità reale che non sarà esattamente 0.2 M.<br />

Purificazione <strong>di</strong> KNO3 impuro per NaCl per ricristallizzazione. Si pesano 10 grammi <strong>del</strong>la<br />

polvere da purificare (che contiene il 9.1 % <strong>di</strong> NaCl e 90.9 % <strong>di</strong> KNO3) e si sciolgono in 20<br />

cm 3 <strong>di</strong> acqua demineralizzata in un becker da 50 cm 3 . Si porta a completa solubilizzazione<br />

me<strong>di</strong>ante blando riscaldamento (basta arrivare a 50-60 °C). Si lascia raffreddare a<br />

temperatura ambiente e poi si pone il becker nella bacinella <strong>di</strong> plastica contenente acqua e<br />

ghiaccio per far precipitare la massima quantità <strong>di</strong> KNO3 (si tenga conto che NaCl non varia la<br />

sua solubilità in funzione <strong>del</strong>la temperatura, mentre la solubilità <strong>di</strong> KNO3 è circa 60 % in peso<br />

a 50-60 °C contro 2-3 % a circa 0 °C). Dopo circa 10-15 minuti <strong>di</strong> tale raffreddamento, si filtra<br />

e si sposta la massima parte <strong>di</strong> cristallizzato dal becker al filtro con il solo aiuto <strong>di</strong> una spatola<br />

o <strong>di</strong> una bacchetta <strong>di</strong> vetro. Si lascia filtrare bene facendo 2 o 3 piccoli lavaggi (usando 2-3


cm 3 ad ogni lavaggio) con acqua demineralizzata precedentemente ghiacciata in bacinella <strong>di</strong><br />

plastica contenente acqua e ghiaccio (l’acqua demineralizzata si mette nella misura <strong>di</strong> 100<br />

cm 3 in un becker e il becker viene raffreddato ponendolo nella bacinella a contatto con acqua<br />

e ghiaccio). Quando tutta l’acqua <strong>di</strong> lavaggio è filtrata e sul filtro si osserva, seppur bagnato,<br />

solo residuo solido, si preleva una punta <strong>di</strong> spatola <strong>di</strong> solido e si mette a seccare in stufa per<br />

una settimana in un vetro da orologio siglato con l’acronimo <strong>del</strong> gruppo e con scritto “primo”,<br />

quin<strong>di</strong> si riscioglie tutto il resto <strong>del</strong> cristallizzato in 5 cm 3 <strong>di</strong> acqua demineralizzata e si ripete<br />

tutto con la stessa identica procedura (ossia scaldando e poi raffreddando in ghiaccio e infine<br />

filtrando con i soliti rapi<strong>di</strong> lavaggi con quantita’ piccolissime <strong>di</strong> acqua fredda). Come ultima<br />

operazione si fa un abbondante lavaggio <strong>del</strong> filtrato con etanolo e si mette il filtro con il<br />

cristallizzato su vetro da orologio ad essiccare in stufa, stavolta con scritto “secondo” e il<br />

solito acronimo <strong>del</strong> gruppo. La volta successiva si pesa e si fa il calcolo <strong>del</strong>la resa in KNO3<br />

ricristallizato, ovviamente su quello <strong>del</strong>la seconda ricristallizzazione.<br />

Resa = (grammi ottenuti/grammi <strong>di</strong> KNO3 presenti all’inizio)x100<br />

Grammi KNO3 presenti all’inizio = pesata iniziale x 0.909<br />

Dopo la pesata <strong>di</strong> cui sopra e il calcolo <strong>del</strong>la resa, si pesa una uguale quantità <strong>di</strong> KNO3<br />

seccato (quello <strong>del</strong> vetro da orologio “primo” e quello <strong>del</strong> vetro da orologio ”secondo”),<br />

sciogliendoli nella stessa identica quantita’ <strong>di</strong> acqua demineralizzata (es. 4 cm 3 in provetta), e<br />

infine aggiungendo lo stesso numero <strong>di</strong> gocce <strong>di</strong> AgNO3 (es. 5), si confrontino le opalescenze<br />

(quello <strong>di</strong> seconda ricristallizzazione dovrebbe essere meno impuro da NaCl e quin<strong>di</strong> dare<br />

meno opalescenza).


<strong>Chimica</strong> <strong>del</strong> <strong>Restauro</strong> <strong>II</strong> – Laboratorio – Scheda <strong>del</strong>la Esercitazione n.ro 5.<br />

Determinazione quantitativa <strong>di</strong> carbonati, residuo insolubile e sali solubili in campioni<br />

<strong>di</strong> <strong>laboratorio</strong> e reali.<br />

Prima parte: sulla polvere incognita <strong>di</strong> <strong>laboratorio</strong>. Essa è costituita da una certa frazione <strong>di</strong><br />

CaCO3, una certa frazione <strong>di</strong> SiO2 (quarzo granulare) e da una certa frazione <strong>di</strong> un sale<br />

solubile che può essere NaCl, BaCl2.2H2O, KBr, CaCl2.2H2O, KCl.<br />

Si pesa 1.5 g <strong>di</strong> polvere (si annoti con esattezza il peso) e si mette in un becker da 250 cm 3<br />

aggiungendo 50 cm 3 <strong>di</strong> acqua demineralizzata; si agita bene con una bacchetta <strong>di</strong> vetro e si<br />

riscalda leggermente per qualche minuto (circa 50-60 °C). Si filtra come <strong>di</strong> consueto<br />

conservando in un becker da 50 cm 3 circa 20 cm 3 <strong>del</strong>la soluzione filtrata e si lava con acqua<br />

demineralizzata varie volte col consueto saggio dei cloruri e bromuri nelle acque <strong>di</strong> lavaggio.<br />

Al termine si lava con etanolo (50 cm 3 ) il residuo sul filtro e si mette il filtro con il residuo in<br />

stufa su un vetro da orologio nell’esperienza precedente. La volta successiva si asporta il<br />

residuo dal filtro e si pesa: la <strong>di</strong>fferenza fra il peso <strong>del</strong>la polvere e questa ultima pesata è la<br />

quantità <strong>di</strong> sale solubile presente nella miscela originaria; <strong>di</strong>videndo questa quantità per il<br />

peso iniziale e moltiplicando per cento si ottiene la percentuale in peso <strong>del</strong> sale solubile.<br />

Su un’altra porzione <strong>del</strong>la soluzione <strong>di</strong> cui sopra si fa la prova dei cloruri e bromuri con nitrato<br />

d’argento, verificando se sono cloruri con ammoniaca 1 M (si sciolgono) e con ammoniaca<br />

concentrata (si sciolgono i bromuri).<br />

Si pesano altri 1.5 g <strong>di</strong> polvere <strong>di</strong> partenza (si annoti con esattezza il peso) e si mettono in un<br />

becker da 250 cm 3 aggiungendo 100 cm 3 <strong>di</strong> HNO3 1 M (ve<strong>di</strong> esperienza n.ro 3). Si attende la<br />

completa scomparsa <strong>di</strong> effervescenza scaldando nel medesimo modo <strong>di</strong> sopra. Si filtra e si<br />

lava il filtrato per varie volte (fino a scomparsa dei cloruri nelle acque <strong>di</strong> lavaggio) con porzioni<br />

<strong>di</strong> 20 cm 3 <strong>di</strong> acqua demineralizzata ogni volta. Al termine si fa un ultimo lavaggio con 50 cm 3<br />

<strong>di</strong> etanolo. Si mette il filtro con il residuo (unicamente quarzo in grani) in stufa su un vetro da<br />

orologio come nell’esperienza precedente. La volta successiva si asporta il residuo dal filtro e<br />

si pesa: quest’ultima pesata è la quantità quarzo presente nella miscela originaria; <strong>di</strong>videndo<br />

questa quantità per il peso iniziale e moltiplicando per cento si ottiene la percentuale in peso<br />

<strong>del</strong> quarzo. Per trovare la % in peso <strong>del</strong> carbonato <strong>di</strong> calcio si somma la % <strong>del</strong> quarzo con<br />

quella <strong>del</strong> sale solubile e si fa il complemento a 100.<br />

Si riprende la polvere iniziale e si fa un rapido saggio alla fiamma per accertare presenza <strong>di</strong><br />

so<strong>di</strong>o, potassio o calcio.<br />

A questo punto si dà il risultato in :<br />

CaCO3 % ....<br />

Quarzo % .........<br />

Sale solubile % …..<br />

Seconda parte: sulla polvere campionata dai laterizi <strong>del</strong>la rampa <strong>del</strong> binario 16 <strong>del</strong>la Stazione<br />

<strong>di</strong> Santa Maria Novella lato Fortezza. Si fanno anzitutto i saggi alla fiamma come nella<br />

esercitazione n.ro 3. Poi si pesa quasi tutta la polvere tranne due punte <strong>di</strong> spatola che<br />

vengono conservate per eventuali controlli o imprevisti. Si procede esattamente come nella<br />

esperienza n.ro 3.


<strong>Chimica</strong> <strong>del</strong> <strong>Restauro</strong> <strong>II</strong> – Laboratorio – Scheda <strong>del</strong>la Esercitazione n.ro 6.<br />

Pila Daniell: preparazione, verifica <strong>del</strong>l’equazione <strong>di</strong> Nernst e controllo <strong>del</strong> potenziale<br />

Si preparano 70 cm 3 <strong>di</strong> una soluzione <strong>di</strong> CuSO4.5H20 1 M in una beuta (PM = 249,61)<br />

pesando <strong>di</strong>rettamente nella beuta (249,61/1000)x70 = 17,47 grammi <strong>di</strong> CuSO4.5H20 ed<br />

aggiungendovi 50 cm 3 <strong>di</strong> acqua demineralizzata misurata col cilindro graduato da 100 cm 3 . Si<br />

agita con una bacchetta <strong>di</strong> vetro fino a completa solubilizzazione. Una volta completata la<br />

solubilizzazione si versa l’intero contenuto <strong>del</strong>la beuta nel cilindro graduato e si porta al<br />

volume <strong>di</strong> 70 cm 3 con acqua demineralizzata. In un’altra beuta si preparano con la stessa<br />

procedura 70 cm 3 <strong>di</strong> ZnSO4.7H2O (PM = 287,46) pesando <strong>di</strong>rettamente nella beuta<br />

(287,46/1000)x70 = 20,12 grammi <strong>di</strong> ZnSO4.7H2O. Si agita con una bacchetta <strong>di</strong> vetro fino a<br />

completa solubilizzazione e poi si procede nello stesso modo <strong>di</strong> cui sopra. In un becker<br />

piccolo si preparano 50 cm 3 <strong>di</strong> una soluzione 0,5 M <strong>di</strong> KCl (PM = 74,55) pesando<br />

(74,55x0,5/1000)x50 = 1,85 grammi <strong>di</strong> KCl ed aggiungendovi 50 cm 3 <strong>di</strong> acqua<br />

demineralizzata misurata col cilindro graduato da 100 cm 3 . Si agita con una bacchetta <strong>di</strong><br />

vetro fino a completa solubilizzazione.<br />

Si prende un tubo <strong>di</strong> vetro cavo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro interno ca. 7 mm lungo ca. 18 cm e, secondo la<br />

procedura meglio dettagliata qui sotto, si forgia in tubo a U col becco <strong>di</strong> Bunsen.<br />

Si accende il Bunsen e si crea una fiamma ben ossidante (blu con un cono a punta interno<br />

alla fiamma alla sommita’ <strong>del</strong> quale si ha la massima temperatura e dove quin<strong>di</strong> dovremo<br />

posizionare il vetro per la lavorazione a caldo) aprendo la ron<strong>del</strong>la che immette aria. Si pone<br />

su questo cono <strong>di</strong> fiamma il tubo <strong>di</strong> vetro tenendolo ai due capi con le <strong>di</strong>ta a circa 6 cm da una<br />

estremita’ roteandolo ossia scaldandolo omogeneamente tutta la zona. Quando si comincia a<br />

vedere che il vetro <strong>di</strong>venta un po’ rosso si inizia a piegare leggermente per fare il primo lato<br />

<strong>del</strong>la U senza forzare e sempre roteando per l’omogeneita’ <strong>di</strong> cui sopra. Si va avanti finche’<br />

non si raggiunge un angolo vicino a 90 gra<strong>di</strong> facendo attenzione a non piegare troppo<br />

repentinamente e strozzare la U chiudendo il lume <strong>del</strong> tubo (se succede si riparte !!). Una<br />

volta fatto il primo ‘lato’ <strong>del</strong>la U, si mette la fiamma riducente ruotando la ron<strong>del</strong>la <strong>del</strong>l’aria ed<br />

ottenendo una fiamma non piu’ blu ma sul giallo. Si continua a scaldare il tubo ora piegato<br />

nella stessa zona ma senza mo<strong>di</strong>ficare la piega per ridurgli gradualmente la temperatura (la<br />

fiamma riducente ha temperatura abbastanza piu’ bassa <strong>del</strong>la fiamma ossidante) e dopo 1-2<br />

minuti <strong>di</strong> questo riscaldamento si appoggia il tubo sul banco per farlo raffreddare<br />

completamente (ci vorranno 10-15 minuti). Durante questo tempo morto si aggiunge 1<br />

grammo <strong>di</strong> agar agar alla soluzione <strong>di</strong> KCl e si riscalda fino all’ebollizione e al completo <strong>di</strong><br />

scioglimento <strong>del</strong>l’agar agar a formare un sol. Fatto questo, si lascia il becker caldo a<br />

raffreddare sul banco. Quando il tubo e’ freddo si riparte con la stessa procedura e si fa l’altro<br />

lato <strong>del</strong>la U nello stesso modo. Si raffredda <strong>di</strong> nuovo e quando la U e’ fredda si versa il<br />

contenuto <strong>del</strong> sol <strong>di</strong> agar agar e KCl nel tubo a U fino ad arrivare a riempirlo (principio dei vasi<br />

comunicanti). Se nel frattempo il sol fosse <strong>di</strong>ventato troppo viscoso (vicino alla gelificazione),<br />

prima <strong>di</strong> versare si riscalda <strong>di</strong> nuovo fino ad ottenere una giusta flui<strong>di</strong>ta’. Si lascia quin<strong>di</strong> il<br />

tubo a U a raffreddare appoggiandolo <strong>di</strong>ritto dentro la bacinella <strong>di</strong> plastica con acqua e<br />

ghiaccio. Quando e’ freddo si prova a ribaltare e si vedra’ che il gel non cola piu’.<br />

A questo punto si butta via il residuo <strong>del</strong> sol <strong>di</strong> agar agar e KCl e si pulisce il becker piccolo.<br />

Si mettono i 70 cm 3 <strong>del</strong>le due soluzioni <strong>di</strong> CuSO4.5H20 e ZnSO4.7H2O in due becker da 50<br />

cm 3 . In quello contenente CuSO4.5H20 si appoggia una bacchetta <strong>di</strong> rame (lunga circa 10 cm<br />

e larga 1 cm) fatta tagliando una striscia <strong>di</strong> lamierino (foglio) <strong>di</strong> rame lunga 10 cm e larga 5


cm e ripiegandola per il verso <strong>del</strong>la larghezza fino alla larghezza <strong>di</strong> 1 cm, in modo da avere<br />

un po’ <strong>di</strong> consistenza. Si morsetta con il cavo <strong>di</strong> un dato colore e si ricorda che questo colore<br />

in<strong>di</strong>vidua il polo positivo <strong>del</strong>la pila. Nel becker, invece, contenente ZnSO4.7H2O si pone la<br />

barretta <strong>di</strong> zinco gia’ pre<strong>di</strong>psota e si morsetta con il cavo <strong>del</strong>l’altro colore ricordando che<br />

quest’altro colore in<strong>di</strong>vidua il polo negativo <strong>del</strong>la pila. A questo punto si avvicinano i becker e<br />

si mette a cavallo <strong>di</strong> essi il tubo a U con le estremita’ aperte che tuffano dentro le soluzioni. Si<br />

collegano i due morsetti ad un tester (passera’ il docente o l’assistente con il tester) e si<br />

registra la tensione erogata dalla pila che dovrebbe essere 1,10 Volts. Poi si unisce il cavo<br />

<strong>del</strong> rame al pie<strong>di</strong>no piu’ corto <strong>del</strong> LED e quello <strong>del</strong>lo zinco a quello piu’ lungo e si osserva se il<br />

led si accende o meno (il led si accende per tensioni intorno a 1,8 Volts). A questo punto con<br />

la coppia <strong>del</strong> banco accanto o comunque con una vicina si mettono in serie due pile Daniell<br />

nel modo seguente: i quattro becker stanno vicini nella loro configurazione gia’ messa a<br />

punto, il cavo <strong>del</strong> rame <strong>del</strong> Gruppo A resta morsettato al led (pie<strong>di</strong>no corto), mentre quello<br />

<strong>del</strong>lo zinco <strong>del</strong>lo stesso gruppo si stacca dal led (pie<strong>di</strong>no lungo) e si connette al cavo <strong>del</strong> rame<br />

<strong>del</strong> gruppo B (che avra’ portato solo i due becker con bacchette, ponte salino, cavi pero’<br />

staccati dal led): infine il cavo dallo zinco <strong>del</strong> gruppo B si connette al pie<strong>di</strong>no lungo <strong>del</strong> Led<br />

avendo quin<strong>di</strong> ora una pila da 1,10x2 = 2,20 Volts che dovrebbe illuminare il Led. Si controlla<br />

con il tester <strong>di</strong> nuovo la tensione erogata dalle due pile in serie.<br />

Fatto questo si puo’ <strong>di</strong>luire una <strong>del</strong>le due soluzioni (es. quella <strong>di</strong> rame 1/10, togliendola dal<br />

becker, mettendola in un becker grosso asportandone 10 cm 3 con il cilindro graduato da 10<br />

cm 3 e rimettendola nel becker piccolo dopo averlo lavato ed asciugato ed aggiungendovi<br />

infine 90 cm 3 <strong>di</strong> acqua demineralizzata misurata col cilindro graduato da 100 cm 3 ): si rimisura<br />

la tensione col tester e si verifica l’equazione <strong>di</strong> Nernst (ve<strong>di</strong> <strong>di</strong>spense pile1.pdf e pile2.pdf). Si<br />

puo’ andare ancora avanti con altre <strong>di</strong>luizioni 1/10.

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