Lo status familiae
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<strong>Lo</strong> strumento attraverso il quale la funzione identitaria<br />
personale della familia romana è stata dapprima resa possibile, poi<br />
erosa nel suo significato, infine superata è stato il regime<br />
matrimoniale, dalla cui disciplina l’intensità di tale ruolo identitario è,<br />
nel tempo, fondamentalmente dipesa. Complesso e articolato finché ha<br />
resistito l’idea che non ogni unione meritasse la medesima<br />
considerazione sociale e quindi giuridica, tendenzialmente unitario<br />
quando quelle vedute sono tramontate e la condizione degli uomini è<br />
venuta emergendo (nella valutazione generale) come un fatto non da<br />
“articolare” e “costruire” (attraverso l’attribuzione agli stessi di<br />
distinte – e sensibilmente differenziate – condizioni giuridiche,<br />
affidate a vari criteri fondanti), ma piuttosto da registrare innanzitutto,<br />
muovendo dalla loro uniforme condizione fisica naturale, che ne<br />
postula una almeno tendenziale uniformità anche di condizione<br />
giuridica in ogni campo.<br />
La storia successiva non è stata di immediata conseguente<br />
coerenza. Ma da qualche secolo (dalla rivoluzione francese e dal<br />
pensiero che l’ha preparata) essa sembra avere imboccato la strada che<br />
va verso l’esito ultimo di quelle lontane premesse già giustinianee (e<br />
che è la preminente ragione, forse, delle nostre tensioni<br />
contemporanee): l’annullamento (o comunque la massima<br />
attenuazione possibile) di ogni fattore giuridico identitario, che non si<br />
fondi su una consapevole scelta di colui che lo assume e lo vive.