220 Note Nuove trasversalità per la riqualificazione <strong>di</strong> Pompei 1 Il workshop del dottorato coor<strong>di</strong>nato da Car<strong>lo</strong> A. Manzo è stato curato da Emanuele Carreri . Vi hanno partecipato inoltre i docenti Marino Borrelli, C. Gambardella, Efisio Pitzalis, Massimiliano Ren<strong>di</strong>na, e i dottori e dottoran<strong>di</strong> G.L. Cioffi, A. Santacroce, G. Cinquegrana, F. Colella, G. Masco<strong>lo</strong>, M. R. Puca, con laurean<strong>di</strong>.
VERSO IL MITO DELLA MEDITERRANEITÀ LA DIMENSIONE DOMESTICA DI POMPEI E I VIAGGIATORI SCANDINAVI <strong>di</strong> ELENA MANZO Quando l’abate Fer<strong>di</strong>nando Galiani, Segretario d’Ambasciata del Regno <strong>di</strong> Napoli a Parigi, da qui scrive a Bernardo Tanucci, perorando con fervore l’e<strong>di</strong>zione in inglese e francese delle Antichità <strong>di</strong> Ercolano esposte, sono ormai trascorsi vent’anni dalla corrispondenza intercorsa tra il marchese Scipione Maffei e padre Bernardo de Rubeis sui recenti ritrovamenti archeo<strong>lo</strong>gici in area vesuviana e segnatamente a Ercolano1 . Era il 10 novembre 1747 e quelle “pregevoli anticaglie”, descritte da quest’ultimo all’eru<strong>di</strong>to veronese, erano così richieste dal mercato antiquario internazionale da essere ormai entrate a far parte del collezionismo artistico privato <strong>di</strong> autorevoli prelati, aristocratici committenti, raffinati intellettuali, facoltosi e influenti personaggi politici, arricchendo le più prestigiose residenze europee. Ben presto, a causa della <strong>lo</strong>ro <strong>di</strong>fficile reperibilità e dei costi elevati, presso le botteghe <strong>di</strong> artigiani e orafi iniziarono ad essere vendute copie <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong>ssepolti ottimamente riprodotti e <strong>di</strong> pregevole fattura. Rinvenute «accidentalmente cavando pozzi», già in epoche molto <strong>lo</strong>ntane dall’avvento <strong>di</strong> Car<strong>lo</strong> <strong>di</strong> Borbone, è appena il caso <strong>di</strong> ricordar<strong>lo</strong>, la <strong>lo</strong>ro ricerca era stata razionalmente perseguita, quando questi era salito al trono del Regno <strong>di</strong> Napoli e, dopo soli quattro anni, con scrupo<strong>lo</strong>sa sistematicità, con «genj troppo superiori, e coman<strong>di</strong> troppo più sublimi», aveva dato l’avvio alla più intensa e f<strong>lo</strong>rida campagna archeo<strong>lo</strong>gica dell’intera penisola, sostenuta dall’impegno ufficiale della Corona2 . <strong>La</strong> co<strong>lo</strong>ssale opera <strong>di</strong> scavo, infatti, era stata intrapresa non so<strong>lo</strong> investendo un sorprendente numero <strong>di</strong> risorse umane, tecniche, culturali ed economiche, ma con organicità <strong>di</strong> azioni tale da configurarsi <strong>come</strong> un complesso sistema <strong>di</strong> iniziative volte alla conoscenza, alla conservazione e alla <strong>di</strong>vulgazione dei monumenti antichi secondo un programma operativo e legislativo senza precedenti3 . Al tempo stesso, l’imponente cantiere archeo<strong>lo</strong>gico offriva continue occasioni scientifiche <strong>di</strong> sperimentare innovativi meto<strong>di</strong> e tecniche <strong>di</strong> intervento, prelievo, restauro e conservazione sia sui reperti prelevati, sia sui manufatti architettonici riportati alla luce; pertanto, a fronte dei frequenti limiti rilevati dalla storiografia più accre<strong>di</strong>tata, alla base del notevole 1 Pompei, casa dei Vettii. <strong>La</strong> domus al momento della scoperta nel 1896 in una foto <strong>di</strong> repertorio. 2 C.F. Harsdorff, progetto per la Frederiks Church, 1754 (Copenhaghen, Kunstakademiets). 1 2
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