lo spazio come indicatore dell'identità urbana - La scuola di Pitagora ...
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Giuliana <strong>La</strong>uro, Raffaela De Martino<br />
infine dal coefficiente <strong>di</strong> permeabilità bio<strong>lo</strong>gica della barriera che le separa.<br />
Infine attraverso un software GIS (Geographical Information System) i va<strong>lo</strong>ri “energetici”<br />
<strong>di</strong> un territorio (bioenergia e flussi energetici) possono essere visualizzati in un<br />
Grafo Eco<strong>lo</strong>gico.<br />
L’immagine è un esempio <strong>di</strong> analisi bio-energetica <strong>di</strong> un territorio. Ogni unità <strong>di</strong> paesaggio<br />
contiene un nodo, il cui <strong>di</strong>ametro è proporzionale al va<strong>lo</strong>re <strong>di</strong> bioenergia calcolata,<br />
ed è legata alle altre unità da archi, il cui spessore <strong>di</strong>pende dalla maggiore o<br />
minore connettività ossia dai flussi <strong>di</strong> energia scambiati.<br />
Analisi qualitative e quantitative conducono infine all’evidenziazione delle con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> equilibrio ottimale per le varie unità, delle esigenze e criticità ambientali, delle possibilità<br />
<strong>di</strong> trasformazione.<br />
Ma questo non è tutto. Infatti il model<strong>lo</strong> fornisce importanti informazioni circa il livel<strong>lo</strong><br />
<strong>di</strong> frammentazione del territorio e può suggerire successivamente la necessità <strong>di</strong><br />
attuare interventi <strong>di</strong> miglioramento ambientale volti alla tutela delle connessioni esistenti,<br />
alla ricucitura ecosistemica delle aree fortemente compromesse dai processi antropici<br />
e alla conservazione della bio<strong>di</strong>versità. Più sinteticamente questo model<strong>lo</strong> può<br />
fornire una base <strong>di</strong> partenza per ricerche relative all’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> reti eco<strong>lo</strong>giche<br />
territoriali.<br />
In<strong>di</strong>viduare una rete eco<strong>lo</strong>gica implica innanzitutto il riconoscimento <strong>di</strong> quelle realtà<br />
ambientali che per <strong>lo</strong>ro caratteristiche rappresentano risorse fondamentali per sostenere<br />
l’intero sistema. Ma a questo approccio deve imme<strong>di</strong>atamente seguirne uno <strong>di</strong><br />
tipo bio<strong>lo</strong>gico/funzionale: è necessario cioè prendere in considerazione, per il territorio<br />
in esame, le <strong>di</strong>fferenze comportamentali <strong>di</strong> alcune specie prioritarie (specie focali)<br />
maggiormente soggette a rischio. Le specifiche esigenze<br />
eco<strong>lo</strong>giche della specie vanno poi relazionate all’uso del<br />
suo<strong>lo</strong> del paesaggio attraverso un parametro caratteristico:<br />
l’impedenza, cioè quella grandezza che si oppone alla <strong>di</strong>ffusione<br />
ed alla co<strong>lo</strong>nizzazione delle specie. Le aree contrad<strong>di</strong>stinte<br />
da va<strong>lo</strong>ri <strong>di</strong> impedenza bassi sono da considerarsi<br />
le aree nucleo (core areas) della rete eco<strong>lo</strong>gica specifica<br />
per la specie considerata. Infine dopo aver sche-<br />
4 Algoritmo <strong>di</strong> least cost path. 4<br />
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