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lo spazio come indicatore dell'identità urbana - La scuola di Pitagora ...

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Aldo De Sanctis<br />

ratteri <strong>di</strong>mensionali e relazioni specifici <strong>di</strong> quell’insieme e ricorrenti tanto da riconoscersi<br />

<strong>come</strong> peculiari, o <strong>come</strong> identitari <strong>di</strong> quel<strong>lo</strong> stesso insieme.<br />

Regole e conoscenze propriamente compositive che consentono, altresì, <strong>di</strong> vedere la<br />

figuratività <strong>urbana</strong> non <strong>come</strong> un dato marginale o <strong>di</strong> gusto, ma <strong>come</strong> un carattere<br />

che è possibile stu<strong>di</strong>are, necessario anche per definire criteri <strong>di</strong> valutazione sulla <strong>di</strong>sposizione<br />

degli e<strong>di</strong>fici e sull’importanza che singolarmente assumono (emergenza,<br />

elemento ricorrente…) nel più generale contesto citta<strong>di</strong>no.<br />

Lo <strong>spazio</strong>, dunque, <strong>come</strong> elemento or<strong>di</strong>natore, sia a scala d’insieme che <strong>di</strong> dettaglio,<br />

protagonista della scena <strong>urbana</strong> e coinvolgente l’organizzazione degli e<strong>di</strong>fici perché in<br />

accordo, spesso determinante, sia con la <strong>lo</strong>ro forma, che con la <strong>lo</strong>ro misura.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista dell’analisi è forse opportuno sottolineare che definire <strong>lo</strong> <strong>spazio</strong><br />

<strong>come</strong> <strong>in<strong>di</strong>catore</strong> dell’identità <strong>urbana</strong>, non implica in alcun modo regolarità <strong>di</strong> assetti<br />

e neppure il riferimento a geometrie note. Anzi può <strong>di</strong>rsi che nelle realizzazioni antiche<br />

l’irregolarità è spesso il tratto <strong>di</strong>stintivo <strong>di</strong> strade e piazze che si adeguano, per<br />

così <strong>di</strong>re, al <strong>di</strong>sporsi naturale dell’orografia e degli inse<strong>di</strong>amenti.<br />

Regolare o meno che sia, uno <strong>spazio</strong> ha va<strong>lo</strong>re per la coerenza che esprime, per l’or<strong>di</strong>ne<br />

progettuale che è in grado <strong>di</strong> istituire tra gli elementi <strong>di</strong> perimetro (corrispondenze,<br />

proporzioni, materiali, riferimenti geometrici non rigorosi, ma percettivamente<br />

atten<strong>di</strong>bili…) e per i caratteri (trasparenza/compattezza, permeabilità/chiusura, regolarità/irregolarità,<br />

cromatici…) che presenta. Ed è da simili modalità realizzative che<br />

ci sembra derivi la ricchezza formale che oggi <strong>di</strong>ffusamente è possibile registrare nelle<br />

città antiche, spesso in contrapposizione con la riconoscibilità e, per molti versi, l’omo<strong>lo</strong>gazione,<br />

spaziale e architettonica, <strong>di</strong> quelle contemporanee.<br />

In altro modo, <strong>lo</strong> <strong>spazio</strong> <strong>di</strong> strade e piazze vale per identificare un limite, che al tempo<br />

stesso <strong>di</strong>viene principio e motivo d’or<strong>di</strong>ne del volume e<strong>di</strong>ficato. Come detto, non importa<br />

la regolarità, ma i rapporti e le relazioni -in una parola le regole- che per tale limite<br />

vengono a determinarsi tra le componenti in gioco ed è particolarmente per la<br />

<strong>lo</strong>ro presenza che <strong>lo</strong> <strong>spazio</strong> <strong>di</strong> strade e piazze può <strong>di</strong>venire un <strong>in<strong>di</strong>catore</strong> dell’identità<br />

<strong>urbana</strong>.<br />

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