lo spazio come indicatore dell'identità urbana - La scuola di Pitagora ...
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6 190 6 Philippe Briet, Campania et Samnium Descriptio, Pariis 1649. Architettura e paesaggio storico nella Valle di Pompei Ma la mancanza di riferimenti, seppur sommari, ai resti della città di Pompei in una serie cartografica che, in altri casi, appare molto dettagliata ed accurata nel registrare la presenza di antichi siti, lascia supporre che nel XV secolo si era perso il ricordo dell’originaria denominazione e configurazione dei luoghi. La prima ‘riscoperta’ della città romana avvenne sì in epoca rinascimentale, ma inizialmente soprattutto in ambito letterario, quando, attraverso la lettura e l’interpretazione umanistica delle opere classiche, si riaccese l’interesse per l’originaria geografia dei luoghi e per le scomparse città di Ercolano e Pompei tanto celebrate dagli scrittori greci e latini. Tra i primi letterati interessati al tema viene segnalato nella storiografia ottocentesca Niccolò Perotti: «Molto prima e dagli scrittori e dai dotti si conosceva qual tesoro nascondessero sotto di esse le nostre fertilissime vicinanze del Vesuvio. Fin dal XV secolo vi era chi se ne occupava, facendovi degli scavi» 22 . Il Perotti (1429 - 1480) celebre umanista, arcivescovo di Siponto dal 1458, fu autore della Cornucopia sive linguae latinae Commentarii, che, iniziata come commento agli epigrammi di Marziale, si trasformò in un vasto repertorio filologico della lingua latina 23 . Probabilmente l’interesse per la città sepolta e la conoscenza dei luoghi ormai dimenticati nacquero nel Perotti dallo studio della Cosmographia di Claudio Tolomeo, di cui possedeva un codice del 1469 (VAT. LAT. 5619) 24 . Iacopo Sannazaro, a metà tra la rievocazione classica e l’inventio poetica della favola bucolica, nell’Arcadia disegna una rappresentazione del territorio pompeiano che, seppur non veritiera, come sostenuto dal Fiorelli, denota pur sempre l’attenzione del mondo accademico rinascimentale per la collocazione della città:
Danila Jacazzi «Così ancora sotto il gran Vesevo ti farei sentire li spaventevoli muggiti del gigante Alcioneo; benché questi credo gli sentirai, quando ne avvicinaremo al tuo Sebeto. Tempo ben fu che con lor danno tutti i finitimi li sentirono, quando con tempestose fiamme con cenere coperse i circonstanti paesi, sì come ancora i sassi liquefatti et arsi testificano chiaramente a chi gli vede. Sotto ai quali chi sarà mai che creda che e populi e ville e città bilissime siano sepolte? Come veramente vi sono, non solo quelle che da le arse pomici e da la mina del monte furon coperte, ma questa che dinanzi ne vedemo, la quale senza alcun dubbio celebre città un tempo nei tuoi paesi, chiamata Pompei, et irrigata da le onde del freddissimo Sarno, fu per sùbito terremoto inghiottita da la terra, mancandoli credo sotto ai piedi il firmamento ove fundata era. Strana per certo et orrenda maniera di morte, le genti vive vedersi in un punto tòrre dal numero de’ vivi! Se non che finalmente sempre si arriva ad un termino, né più in là che a la morte si puote andare. E già in queste parole eramo ben presso a la città che lei dicea, de la quale e le torri e le case e i teatri e i templi si poteano quasi integri discernere» 25 . Le descrizioni prodotte dagli umanisti del Rinascimento rivelano, quindi, l’esistenza di un intenso dibattito culturale, destinato a durare per lungo tempo, sull’identificazione del sito della città sepolta 26 . Sulla base dell’interpretazione delle fonti classiche l’antica Pompei è individuata con 191 7 Domenico de Rossi, Provincia di Terra di Lavoro, 1714. 7
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Danila Jacazzi<br />
«Così ancora sotto il gran Vesevo ti farei sentire li spaventevoli muggiti del gigante Alcioneo; benché questi<br />
credo gli sentirai, quando ne avvicinaremo al tuo Sebeto. Tempo ben fu che con <strong>lo</strong>r danno tutti i finitimi li<br />
sentirono, quando con tempestose fiamme con cenere coperse i circonstanti paesi, sì <strong>come</strong> ancora i sassi liquefatti<br />
et arsi testificano chiaramente a chi gli vede. Sotto ai quali chi sarà mai che creda che e populi e<br />
ville e città bilissime siano sepolte? Come veramente vi sono, non so<strong>lo</strong> quelle che da le arse pomici e da la<br />
mina del monte furon coperte, ma questa che <strong>di</strong>nanzi ne vedemo, la quale senza alcun dubbio celebre città<br />
un tempo nei tuoi paesi, chiamata Pompei, et irrigata da le onde del fred<strong>di</strong>ssimo Sarno, fu per sùbito terremoto<br />
inghiottita da la terra, mancandoli credo sotto ai pie<strong>di</strong> il firmamento ove fundata era. Strana per certo<br />
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eramo ben presso a la città che lei <strong>di</strong>cea, de la quale e le torri e le case e i teatri e i templi si poteano quasi<br />
integri <strong>di</strong>scernere» 25 .<br />
Le descrizioni prodotte dagli umanisti del Rinascimento rivelano, quin<strong>di</strong>, l’esistenza<br />
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Sulla base dell’interpretazione delle fonti classiche l’antica Pompei è in<strong>di</strong>viduata con<br />
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<strong>di</strong> Terra <strong>di</strong> <strong>La</strong>voro, 1714.<br />
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