lo spazio come indicatore dell'identità urbana - La scuola di Pitagora ...
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Francesca Fatta, Daniele Colistra, Marinella Arena<br />
<strong>spazio</strong> secondo traiettorie sempre <strong>di</strong>verse e impreve<strong>di</strong>bili, mo<strong>di</strong>ficano <strong>di</strong> porzioni infinitesimali<br />
l’invaso stesso e la sua percezione.<br />
Nella città reale la percezione dell’architettura è commista ad elementi che, pur essendo<br />
mobili, sono una costante: le auto parcheggiate davanti al basamento, le persone<br />
che affollano le strade più trafficate, l’ombra dei palazzi <strong>di</strong> fronte.<br />
Per provare a capire quanto la nostra percezione dell’architettura è parziale ho provato<br />
a frammentare il tempo per spogliare l’architettura <strong>di</strong> tutti quei vessilli che la<br />
connotano <strong>come</strong> la casa dell’uomo.<br />
Ho inserito, ad uno ad uno tutti gli elementi con cui l’uomo si appropria dell’architettura,<br />
per riconoscere quanti sono i veli si frappongono alla percezione dell’architettura<br />
e al tempo stesso la trasformano in uno dei fatti della città.<br />
Note<br />
1 ALDOUS LEONARD HUXLEY, Le porte della percezione Para<strong>di</strong>so e inferno, Mondadori Milano 2007,<br />
I ed. The Doors of Perception Heaven and Hell, 1958.<br />
2 MICHEL FOUCAULT, Spazi altri, Mimesis eterotrofia, Milano 2001.<br />
3 SAFRAN FOER, Ogni cosa è illuminata, Guanda E<strong>di</strong>tore, Parma 2002, I ed. Everything Is Illuminated,<br />
Houghton Mifflin Harcourt, Boston 2002.<br />
4 Ve<strong>di</strong> scatti <strong>come</strong> Rear window, Hong-Kong, Milan, Rotterdam T03 del 1999.<br />
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