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lo spazio come indicatore dell'identità urbana - La scuola di Pitagora ...

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Lo <strong>spazio</strong> <strong>come</strong> <strong>in<strong>di</strong>catore</strong> <strong>dell'identità</strong> <strong>urbana</strong><br />

Nella tra<strong>di</strong>zione italiana - potrebbe anche <strong>di</strong>rsi nella più generale tra<strong>di</strong>zione europea<br />

- la città è un prodotto <strong>di</strong> regole, ma anche “della <strong>lo</strong>ro continua violazione: per interpretazione,<br />

rielaborazione, confronto. Regole, procedure, meto<strong>di</strong>, modelli reinventati<br />

<strong>di</strong> fronte all’esperienza <strong>di</strong> una <strong>di</strong>versa con<strong>di</strong>zione <strong>come</strong> figure <strong>di</strong>scorsive […] tecniche<br />

per ben fare, per rendere minimi ciò che in quel momento si considerano errori”<br />

3 ; ed è per la conoscenza e l’applicazione <strong>di</strong> dette regole - che in ambito urbano<br />

si evidenziano soprattutto nella costruzione dei vuoti - che le nostre città cambiano<br />

e si accre<strong>di</strong>tano presso le comunità <strong>di</strong> appartenenza: corrispondenze tra pieni e vuoti,<br />

allineamenti, chiusure, permeabilità, ecc… definiscono, nel tempo, un formidabile<br />

repertorio <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi progettuali, capace sia <strong>di</strong> confermare <strong>lo</strong> sviluppo urbano che<br />

<strong>di</strong> promuover<strong>lo</strong>.<br />

Parlare <strong>di</strong> regole per il <strong>di</strong>segno della città, specialmente per quella antica, può sembrare<br />

un paradosso: la varietà delle forme che ne caratterizza gli spazi facilmente fa pensare a<br />

prove ripetute, a sperimentazioni sul campo, a raccor<strong>di</strong> ed acrobazie formali; facilmente<br />

fa pensare ad aggregazioni fortuite, <strong>lo</strong>ntane da ogni control<strong>lo</strong> normativo.<br />

In realtà, gli stu<strong>di</strong> sull’evoluzione delle città ci <strong>di</strong>cono che <strong>lo</strong> <strong>spazio</strong> urbano è essenzialmente<br />

un prodotto <strong>di</strong> regole e che in ogni città, me<strong>di</strong>evale o successiva che sia, apportare<br />

mo<strong>di</strong>fiche, aprire o anche correggere il perimetro <strong>di</strong> una piazza, o <strong>di</strong> una strada è<br />

spesso <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile attuazione. “Nel Me<strong>di</strong>oevo - scrive Cesare Bran<strong>di</strong> - entro il circuito<br />

delle mura, il terreno urbano costava caro (…) per la piazza della Signoria a Firenze,<br />

so<strong>lo</strong> alla metà del Trecento fu possibile, con espropri, la costruzione della cosiddetta<br />

Loggia dei <strong>La</strong>nzi, a regolarizzare la quinta a destra del Palazzo Vecchio” 4 .<br />

L’esproprio <strong>di</strong> un terreno interno alla città è questione che coinvolge tutti, non so<strong>lo</strong> i<br />

<strong>di</strong>retti interessati: nel 1400 ad Avignone, quando i religiosi cercano <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare <strong>lo</strong><br />

<strong>spazio</strong> antistante la chiesa <strong>di</strong> S. Agricola, si trovano contro tutti i residenti della zona e<br />

le ragioni della comunità intera 5 . Partecipare alla vita sociale è una necessità ed un dovere<br />

<strong>di</strong>ffuso e forse è proprio per questo tipo <strong>di</strong> interesse, oltre che per l’attuazione <strong>di</strong><br />

strumenti generali <strong>di</strong> control<strong>lo</strong>, che le città antiche evolvono senza troppi errori.<br />

L’assenza <strong>di</strong> un progetto, così <strong>come</strong> oggi l’inten<strong>di</strong>amo, non significa che nella città<br />

antica strade e piazze nascano per caso, o siano prodotte senza regole. In generale, si

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