lo spazio come indicatore dell'identità urbana - La scuola di Pitagora ...
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CITTÀ CREATIVE<br />
Premessa<br />
<strong>di</strong> FRANCESCA FATTA, DANIELE COLISTRA, MARINELLA ARENA<br />
<strong>di</strong> FRANCESCA FATTA<br />
Ci troviamo oggi a Pompei che rappresenta un luogo para<strong>di</strong>gmatico: dalla città del<br />
passato possiamo proiettarci verso l’idea <strong>di</strong> una città futura. <strong>La</strong> città <strong>di</strong> domani<br />
non potrà che essere un luogo generatore <strong>di</strong> creatività, incubatore <strong>di</strong> economie d’innovazione,<br />
<strong>di</strong> cultura, <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong> produzione artistica. Occorre investire sul capitale<br />
identitario per poterne potenziare il va<strong>lo</strong>re culturale e sociale, e per far questo gli<br />
strumenti che noi desideriamo mettere a <strong>di</strong>sposizione riguardano l’analisi finalizzata<br />
alla conoscenza ed all’orientamento <strong>di</strong> una coscienza progettuale per la salvaguar<strong>di</strong>a<br />
e la trasformazione della città <strong>di</strong> domani.<br />
Gli stu<strong>di</strong> che illustrano Daniele Colistra e Marinella Arena rappresentano una proposta<br />
non banale <strong>di</strong> “fabbrica <strong>di</strong> conoscenza” per analizzare e comprendere i meccanismi<br />
<strong>di</strong> costruzione della realtà presente. Il <strong>di</strong>segno ci dà l’opportunità <strong>di</strong> cogliere la<br />
memoria dei luoghi lavorando, in questo caso, sui frammenti cuciti insieme dagli<br />
eventi, in una realtà in continua, vitale trasformazione. Da queste analisi si innescano<br />
le riflessioni sul progetto <strong>di</strong> architettura che può scaturire so<strong>lo</strong> da una conoscenza critica<br />
della città letta <strong>come</strong> “testo”, per una società in <strong>di</strong>venire.<br />
I linguaggi della rappresentazione si prestano a ibridarsi tra <strong>lo</strong>ro: <strong>di</strong>segno, fotografia,<br />
schizzo e modellazione sono tutti parti <strong>di</strong> un sistema comune che riguarda la comunicazione<br />
visiva, e tutti rappresentano un’occasione per trasferire delle idee, prescindendo<br />
dagli steccati strumentali.<br />
Soprattutto poi, se il campo d’azione non riguarda una semplice architettura, ma un<br />
contesto complesso <strong>come</strong> la città, il desiderio <strong>di</strong> comunicare si complica e si amplifica<br />
ulteriormente.<br />
Si è sempre detto che l’architettura è una sommatoria <strong>di</strong> va<strong>lo</strong>ri estetici e progettuali<br />
inscin<strong>di</strong>bili che identificano sia la cultura del progetto che quella dell’immagine. Purtroppo<br />
all’interno delle leggi della domanda e dell’offerta essi si separano con<strong>di</strong>zionando<br />
negativamente la qualità della progettazione. <strong>La</strong> Bauhaus, sotto la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />
Gropius rimane ancora oggi, con tutte le riserve del caso, l’esempio storico più cor