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19.06.2013 Views

3 152 Efficienza e complessità nell’ingegneria delle strutture menti necessari per delineare il sistema strutturale, e quello edilizio in generale. Ma complessità e complicazione possono anche produrre criticità nel sistema strutturale e rendere più arduo e laborioso il percorso della progettazione strutturale. In tale ambito trova una efficace collocazione l’affermazione di Pietro Zennaro, professore di Tecnologia dell’Architettura presso l’IUAV di Venezia: “Cruccio di ogni operatore è quello di riuscire a governare la complessità e la complicazione che incrementano sempre più sulla base dell’aumentata domanda di prestazioni che si richiede alla nuova edificazione” 4 . Per porvi rimedio, alcuni studiosi sostengono che in architettura ed ingegneria si sta diffondendo la necessità di sviluppare una visione “olistica” del problema progettuale, trasferendo al mondo tecnico una visione tipica di altre discipline. L’olismo, infatti, in biologia è la “teoria secondo la quale l’organismo deve essere studiato in quanto totalità organizzata e non in quanto semplice somma di parti”, in filosofia identifica “ogni concezione secondo cui la società è una totalità non riducibile alla somma degli individui e delle loro azioni”, in epistemologia è la “teoria che considera il sapere scientifico come un insieme di proposizioni altamente interconnesse, tale da non consentire la verifica empirica di una singola ipotesi, ma solo di porzioni più o meno estese dell’insieme”. Da cosa dipendono esattamente complessità e complicazione di una struttura, di un progetto strutturale? Quali sono gli attori (responsabili) principali? A tali interrogativi è più agevole far seguire ulteriori domande piuttosto che tentare di fornire una singola e precisa risposta. È, in sostanza, più facile chiedersi: La complessità dipende dalle prestazioni richieste? Dalla stretta relazione con le al- 3 La volta di copertura della cappella di Enrico VII nell'Abbazia di Westminster a Londra. Vista dall'intradosso (da Storia dell'Architettura 3 ).

Giuseppe Faella tre discipline del processo progettuale? Dalla regolarità della costruzione e delle strutture? Dall’introduzione di nuovi materiali e nuove tecniche? Dalle nuove normative tecniche? Dalla ricerca di una verità? Qualsiasi sia la risposta ritenuta maggiormente valida, si deve comunque tenere ben presente che la progettazione strutturale necessariamente si muove in un contesto in cui devono dominare conoscenza e sicurezza. Ci si può porre, però, una ulteriore domanda, ovvero quanto si possa eludere o ridurre la complessità. La risposta probabilmente più realistica è quella fornita a tal proposito dalla filosofia ermeneutica, che ne accetta l’ineluttabilità. In definitiva si torna all’interrogativo iniziale di come si possa governare la complessità nell’ingegneria delle strutture. A seguito dello sviluppo delle conoscenze informatiche e tecnologiche, molti “pensatori” e tecnici contemporanei cercano la soluzione facendo proprio il diffuso convincimento che “le nuove possibilità di calcolo dovute all’utilizzo degli elaboratori possono riportare in auge ed essere un nuovo riferimento per l’architettura e l’ingegneria delle strutture”. Il brutale e “meccanico” trasferimento alla progettazione strutturale dell’uso indiscriminato dei mezzi informatici comporta invece conseguenze rovinose, dovendo l’utilizzo dei mezzi elettronici essere sempre e solo un supporto (oggi potentissimo) dell’attività progettuale, che si deve basare anche su molteplici altri mezzi, non dimenticando quanto affermava e scriveva Dante Gabriel Rossetti, poeta e pittore britannico (1828-1882): “L’elaborazione concettuale, un lavoro mentale fondamentale, è ciò che fa la differenza in tutte le arti”. 4 La volta di copertura della cappella di Enrico VII nell'Abbazia di Westminster a Londra. Vista dall'estradosso (da Storia dell'Architettura 3 ). 153 4

Giuseppe Faella<br />

tre <strong>di</strong>scipline del processo progettuale? Dalla regolarità della costruzione e delle strutture?<br />

Dall’introduzione <strong>di</strong> nuovi materiali e nuove tecniche? Dalle nuove normative<br />

tecniche? Dalla ricerca <strong>di</strong> una verità? Qualsiasi sia la risposta ritenuta maggiormente<br />

valida, si deve comunque tenere ben presente che la progettazione strutturale necessariamente<br />

si muove in un contesto in cui devono dominare conoscenza e sicurezza.<br />

Ci si può porre, però, una ulteriore domanda, ovvero quanto si possa eludere o ridurre<br />

la complessità. <strong>La</strong> risposta probabilmente più realistica è quella fornita a tal<br />

proposito dalla fi<strong>lo</strong>sofia ermeneutica, che ne accetta l’ineluttabilità.<br />

In definitiva si torna all’interrogativo iniziale <strong>di</strong> <strong>come</strong> si possa governare la complessità<br />

nell’ingegneria delle strutture. A seguito del<strong>lo</strong> sviluppo delle conoscenze informatiche<br />

e tecno<strong>lo</strong>giche, molti “pensatori” e tecnici contemporanei cercano la soluzione<br />

facendo proprio il <strong>di</strong>ffuso convincimento che “le nuove possibilità <strong>di</strong> calco<strong>lo</strong><br />

dovute all’utilizzo degli elaboratori possono riportare in auge ed essere un nuovo riferimento<br />

per l’architettura e l’ingegneria delle strutture”. Il brutale e “meccanico” trasferimento<br />

alla progettazione strutturale dell’uso in<strong>di</strong>scriminato dei mezzi informatici<br />

comporta invece conseguenze rovinose, dovendo l’utilizzo dei mezzi elettronici essere<br />

sempre e so<strong>lo</strong> un supporto (oggi potentissimo) dell’attività progettuale, che si deve<br />

basare anche su molteplici altri mezzi, non <strong>di</strong>menticando quanto affermava e scriveva<br />

Dante Gabriel Rossetti, poeta e pittore britannico (1828-1882): “L’elaborazione concettuale,<br />

un lavoro mentale<br />

fondamentale, è ciò che fa la<br />

<strong>di</strong>fferenza in tutte le arti”.<br />

4 <strong>La</strong> volta <strong>di</strong> copertura della cappella<br />

<strong>di</strong> Enrico VII nell'Abbazia <strong>di</strong><br />

Westminster a Londra. Vista dall'estradosso<br />

(da Storia dell'Architettura<br />

3 ).<br />

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