Chiara Stefani - Università di Roma "Tor Vergata"

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286 Chiara Stefani Questi due monumenti che, per le loro dimensioni, hanno avuto senza dubbio un rilevante impatto visivo nel contesto della topografia urbana extra moenia, assumono un alto valore simbolico anche in virtù della loro esclusività rispetto ad altri edifici della zona Ostiense – quali il complesso di San Paolo alle Tre Fontane 3 , o la chiesa di Santa Passera 4 , che andranno quindi considerate come significative “assenze” nel contesto di questa indagine –, esemplificando quella compresenza di antico e moderno che caratterizza in modo singolare e dialettico lo sviluppo della città di Roma. Sfogliando il vasto repertorio dedicato a Le piante di Roma, a cura di Amato Pietro Frutaz, non è difficile rendersi conto di quanto la piramide Cestia abbia marcato la topografia dell’Urbe, imponendosi fin dal XIV secolo fra i monumenti emergenti entro la cerchia delle mura aureliane e al contempo quale motivo di stacco, insieme alla contigua Porta San Paolo, tra l’interno e l’esterno della città. Non è un caso che traccia di questo binomio permanga nelle denominazioni toponomastiche presenti nella pianta ideata da fra Paolino da Venezia e inserita nel suo Compendium, noto anche quale Chronologia Magna, terminato nel 1320: qui si legge infatti che la Porta Ca- «Bollettino dei Musei Comunali di Roma», II, 1988, pp. 127-134. Il volume dal titolo San Paolo fuori le Mura a Roma, a cura di C. PietrangelI, Firenze, 1988, riunisce in modo esaustivo tutta la bibliografia disponibile, divisa per periodi e relativa a ogni capitolo. Pertanto, i testi che verranno successivamente indicati riguardano le citazioni fatte o argomenti specifici in essi trattati. Dopo il volume a cura di C. Pietrangeli si veda E. PALLOTTINO, La nuova architettura paleocristiana nella ricostruzione della basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma (1823- 1847), «Ricerche di Storia dell’Arte», 56, 1995, pp. 19-29; A.-L. PASTORINO, I restauri delle chiese ad impianto basilicale a Roma durante il pontificato di Pio IX, ibidem, pp. 61-72 e E. PALLOTTINO, Architettura e archeologia intorno alle basiliche di Roma e alla ricostruzione di San Paolo f.l.m., in Roma fra la Restaurazione e l’elezione di Pio IX. Amministrazione, Economia, Società e Cultura, a cura di A.L. Bonella, A. Pompeo, M.I. Venzo, Roma-Freiburg-Wien, Herder, 1997, pp. 329-347. Resta comunque fondamentale, per qualsiasi indagine sulla basilica di San Paolo, R. KRAUTHEIMER-A.K. FRAZER, Corpus Basilicarum Christianarum Romae. Le basiliche paleocristiane di Roma (IV-IX sec.), V, Città del Vaticano, 1980, pp. 97-169. 3 G. MULAZZANI, L’abbazia delle Tre Fontane, Milano, 1988; M. MIHALYI, I cistercensi a Roma e la decorazione pittorica dell’ala dei monaci nell’abbazia delle Tre Fontane, «Arte Medievale», V, 1, 1991, pp. 155-189; “Ratio fecit diversum”. San Bernardo e le Arti, atti del congresso internazionale (Roma, 27-29 maggio 1991) a cura di A.M. Romanini, «Arte Medievale», VIII, 1, 1, 1994. Per un caso di significativa “assenza” all’interno dell’abbazia delle Tre Fontane si veda anche C. STEFANI, Considerazioni intorno al viaggio del Cavalier d’Arpino a Venezia, «Paragone», LI, 29 (599), gennaio 2000, pp. 67-77, con bibliografia generale sull’abbazia alla nota 25. 4 L. CAVAZZI, Santa Passera sulla via Portuense, «Miscellanea di Studi di Storia e Cultura Ecclesiastica», 2, 1907, pp. 113-140; C. SALVETTI BATELLI-M. VACCA, Il complesso monumentale e le pitture. Rilievi e planimetrie, Roma, Comune XV Circoscrizione, 1984; S. MA- NACORDA, La chiesa di Santa Passera a Roma e la sua decorazione pittorica medievale, «Bollettino d’arte», 88, 1994, pp. 35-58; C. SALVETTI, La chiesa di Santa Passera. Una tomba di età imperiale trasformata in edificio di culto cristiano, «Forma Urbis», 7/8, 1997, pp. 22-27.
Monumenti e documenti. Un’indagine sulla zona ostiense tra XVIII e XIX secolo 287 pena vel Sancti Pauli si trovava iuxta sepulcrum Remi, accanto cioè alla piramide Cestia, ritenuta la tomba di Remo, la cui cuspide di lì a otto anni sarebbe stata circoscritta – insieme a una sintesi dei monumenti di Roma – entro il diametro di 5 cm della bolla d’oro dei diplomi di Ludovico il Bavaro 5 . Probabilmente in virtù anche di questo legame profondo con la leggendaria fondazione della città, la piramide non viene dimenticata nelle rappresentazioni ad affresco che compendiano la pianta dell’Urbe: forse confusa con la Meta Romuli, essa appare nella scena della partenza da Roma per Milano di sant’Agostino, nel coro della chiesa omonima a San Gemignano, dipinto da Benozzo Gozzoli, e nuovamente tra quei monumenti delineati con maggior cura nella Galleria delle carte geografiche in Vaticano 6 . Quando poi, tra il XVII e il XIX secolo, le piante di Roma vengono incorniciate da una serie di finestre, nelle quali appare una selezione dei maggiori monumenti della città, la piramide trova spesso la sua collocazione: vuoi accanto alla Porta Maggiore, all’Arco di Druso, al ricostruito palazzo augustale del Palatino, come in una pianta incisa nel 1840, e rivista da Pietro Ercole Visconti, vuoi invece a fianco del tempio di Vesta, del Colosseo, della basilica di San Pietro e della chiesa della Santa Trinità dei Monti, come si può notare in una pianta che, stando alla didascalia, fu “elevata nel 1848”. 7 Grande monumento antico, dotato di forte impatto visivo, la piramide assume un alto valore di “presenza”, rispetto all’“assenza” – a Roma – di edifici tipologicamente simili che consentano di situarla entro una serie e di valutarne quindi, nel modo più appropriato, le caratteristiche formali. In realtà di piramidi, a Roma, non ce ne fu sempre una sola. Citando fonti antiche Ottaviano Falconieri, nel suo Discorso […] intorno alla piramide di C. Cestio (1665), racconta l’esistenza di un’altra piramide, forse sepolcro di Scipione l’Africano, che venne distrutta da Alesssandro VI 8 . Come conferma Carlo Fontana, nel Templum Vaticanum et Ipsius Origo (1694), pare che essa fosse “à similitudine, ma più grande” della piramide Cestia, e che i suoi marmi di rivestimento venissero reimpiegati per pavimentare l’atrio dell’antica basilica di San Pietro 9 . Se ad Alessandro VI era spettata la distruzione di una piramide, ad Alessandro VII non restava che il compito di restaurare l’unica esistente. Fu quanto il pontefice ebbe in animo di fare fin dall’inizio del suo pontificato. Tuttavia, il sopraggiungere della peste rallentò i suoi progetti, ma 5 A.P. FRUTAZ, Le piante di Roma, Roma, Istituto di Studi Romani, 1962, LXXII, p. 115 e LXXIII, p. 119. 6 Ibidem, LXXXVI, p. 136 e CXLIX, p. 210. 7 Roma, Fondazione Marco Besso, Fondo Besso, 65 B 12. 8 O. FALCONIERI, cit., p. 7. 9 Templum Vaticanum et ipsius origo … Editum ab Equite Carolo Fontana …, Romae, Ex Typographia Jo. Francisci Buagni, 1694, I, XIV.
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