Geocentro Magazine - Fondazione Geometri
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10<br />
PREVIDENZA<br />
Previdenza<br />
integrativa<br />
Si può fare<br />
di Fausto Amadasi<br />
(Presidente Cassa Italiana Previdenza<br />
ed Assistenza <strong>Geometri</strong> Liberi Professionisti)<br />
Da diversi anni, dopo che è stato introdotto il “calcolo<br />
contributivo” per le pensioni, si parla di previdenza<br />
integrativa, il cosiddetto secondo pilastro. Ma in definitiva<br />
cosa è cambiato e perché improvvisamente è stato necessario<br />
attivare una seconda pensione? Perché la prima non è più<br />
sufficiente a dare una corretta risposta previdenziale?<br />
Il concetto della previdenza attuata dalla società moderna<br />
non è altro che la versione aggiornata e più sofisticata delle<br />
regole ancestrali che governavano il mondo tribale ove il<br />
cacciatore giovane e forte doveva cacciare e procurare il cibo<br />
anche per quello più anziano non più in grado di provvedere<br />
alla propria famiglia.<br />
La previdenza pubblica, attuando lo stesso principio, nel<br />
primo dopoguerra è stata impostata sul famoso patto<br />
intergenerazionale basato sul concetto che la generazione<br />
in attività doveva provvedere, con la propria contribuzione,<br />
alle pensioni della generazione non più in attività mentre la<br />
collettività, con la fiscalità generale, doveva farsi carico delle<br />
prestazioni solidaristiche di invalidità e inabilità. Il sistema<br />
ha retto ed il patto è stato rispettato sino a quando il normale<br />
ricambio generazionale, il numero dei “giovani cacciatori”<br />
rispetto ai membri della tribù è rimasto in equilibrio, ma<br />
l’evoluzione della società moderna, che ha portato ad un calo<br />
della natalità ed all’aumento significativo della aspettativa<br />
di vita dei lavoratori, lo ha di fatto scardinato obbligando lo<br />
Stato ha prendere provvedimenti drastici.<br />
Pertanto le prestazioni previdenziali in origine, in<br />
attuazione del dettato dell’articolo 38 della Costituzione<br />
Italiana che chiedeva alla collettività di “assicurare i mezzi<br />
adeguati alle esigenze di vita in caso di infortunio, malattia,<br />
invalidità e vecchiaia” ai lavoratori, sono state impostate<br />
sul calcolo “retributivo” che, in modo molto semplicistico,<br />
eroga la pensione in proporzione alla ultima retribuzione,<br />
per cogliere l’obiettivo di dare una risposta alle esigenze<br />
di sostentamento del lavoratore, e ne assicura la copertura<br />
economica dell’onere con la contribuzione di coloro che<br />
sono in attività. Ora però questa copertura è venuta meno,<br />
il rapporto tra coloro che sono in attività e coloro che sono<br />
in pensione si sta assottigliando sempre più, ed è di tutta<br />
evidenza che il sistema così come impostato era destinato a<br />
collassare per cui dal 1995, prima gradatamente per il sistema<br />
pubblico dei lavoratori dipendenti e successivamente anche<br />
per il sistema delle Casse Privatizzate dei professionisti,<br />
è stato introdotto il sistema contributivo che elimina il<br />
vincolo solidaristico tra le generazioni, per cui la prestazione<br />
non si pone più l’obiettivo di garantire i mezzi adeguati,<br />
ma è calcolata con una capitalizzazione ancorata al PIL<br />
nazionale, cioè alla ricchezza prodotta dal sistema paese,<br />
della contribuzione versata durante il periodo in attività,<br />
indipendentemente dal presupposto che questa sia in grado<br />
di assicurare un idoneo sostentamento al percettore.<br />
In pratica, per le generazioni future, il compito è duplice:<br />
assicurare con la propria contribuzione il pagamento delle<br />
prestazioni di coloro che non sono più in attività ma che<br />
hanno coperto con la propria contribuzione le prestazioni<br />
delle generazioni passate, e accumulare con la propria<br />
www.shutterstock.com/Marcin Balcerzak