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Geocentro Magazine - Fondazione Geometri

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62<br />

ANNO II | n. 7 | GENNAIO - FEBBRAIO 2010<br />

ma anche a quella corografica ed a quella geografica, è<br />

agli astronomi ed ai matematici che va il merito di aver<br />

appieno compreso la lezione tolemaica di proiezione di una<br />

superficie sferica su una superficie piana, conservando la<br />

citata “proportio cuiusque partis ad universale”.<br />

Il XVI secolo si chiude in Italia con importanti documenti<br />

cartografici sia alla scala corografica sia a quella geografica,<br />

con opere di grandi personaggi, come Egnazio Danti (1536 -<br />

1586) e Giovanni Antonio Magini (1555-1617), il quale pone<br />

fine alla lunga epoca della cartografia pregeodetica e realizza<br />

la prima carta omogenea d’Italia in 61 tavole, elaborata<br />

sulla scorta del materiale cartografico pubblicato nel corso<br />

del secolo da altri cartografi, corretta alla luce delle nuove<br />

determinazioni di posizione da lui stesso eseguite e pubblicata<br />

postuma dal figlio Fabio, nel 1620.<br />

Pur se alla scala urbana la cartografia geometrica è quindi<br />

una realtà, manca ancora la consapevolezza della necessità di<br />

una cartografia alla scala topografica per tutto il territorio,<br />

non solo per quei punti nevralgici degli apparati difensivi<br />

militari come le fortezze ed i campi di Marte. Ma per<br />

realizzare questo ulteriore passo in avanti mancano da una<br />

parte più approfondite conoscenze scientifiche, legate allo<br />

studio della forma e delle dimensioni del pianeta, e dall’altra<br />

motivazioni valide per attivare quei cospicui finanziamenti<br />

necessari a sostenere le lunghe e costose campagne di<br />

rilevamento e le delicate fasi di allestimento cartografico.<br />

Per quanto riguarda il primo aspetto, quello di tipo scientifico,<br />

il Seicento fornisce un nuovo metodo di determinazione della<br />

posizione dei punti sulla superficie terrestre ed una teoria<br />

generale di riferimento, che fanno compiere alla disciplina<br />

quel decisivo passo verso una nuova era.<br />

Da una parte, si diffondono cioè le note procedure sperimentate<br />

nel 1615 da Willebrord Snel van Royen (1580-1626), detto<br />

anche Snellius, consistenti nel trasporto per triangolazione<br />

delle coordinate assolute di un punto noto, ricavate per via<br />

astronomica, che, pur se non danno subito risultati positivi a<br />

causa di grossolani errori di calcolo, tracciano la strada della<br />

nascente geodesia operativa e vengono confermate quale<br />

miglior metodo sia per le misure di lunghezza del grado<br />

sia per l’inquadramento geometrico di tutta la cartografia<br />

topografica mondiale dei secoli a venire.<br />

Dall’altra parte invece echeggia per tutta l’Europa la<br />

nuova, sconvolgente asserzione, non ancora supportata<br />

dal dato sperimentale, secondo la quale la forma della<br />

Terra non è assimilabile ad una sfera, ma ad un ellissoide<br />

di rotazione, schiacciato ai poli, così come enunciato da<br />

Isaac Newton nei suoi Philosophiae naturalis principia<br />

mathematica (Proposizioni III.19 e III.20), pubblicato a<br />

Londra, nel 1687.<br />

Mentre gli sforzi degli scienziati di tutta l’Europa si<br />

concentrano per confermare o per confutare le nuove teorie<br />

newtoniane, a trentuno anni di distanza dall’enunciazione<br />

di questa teoria, Jacques Cassini (1677 - 1756) annuncia<br />

surveying of the Paris meridian and introduced in the scientific<br />

debate an empirical refutation of Newton’s assertions: the shape<br />

of the Earth is a prolate spheroid (lengthened in the direction of<br />

a polar diameter) and not an oblate spheroid (flattened at the<br />

poles), as sustained by Newton.<br />

At that time, the most popular question in the whole Europe

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