Geocentro Magazine - Fondazione Geometri
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foto di Pietro Savorelli<br />
una tempistica precisa, fatta salva, ovviamente, la capacità<br />
di mettere in fila le scadenze e rispettare le priorità. Qualche<br />
volta, poi, idee forti arrivano anche dall’esterno, da amici,<br />
architetti. Belle idee sulle quali lavoro mettendomi al loro<br />
servizio. E divertendomi anche molto”.<br />
Quali sono nel suo lavoro gli aspetti principali del rapporto<br />
con la luce artifi ciale?<br />
Dico spesso che nel mio lavoro ho solo dei colleghi. L’unico<br />
mio vero concorrente è il sole. E il giorno che sarò più bravo<br />
di lui avrò finito la mia esperienza. Scherzi a parte credo che il<br />
punto essenziale sia utilizzare la luce artificiale per far scoprire<br />
cose che magari il sole non è in grado di farti vedere. Facciamo<br />
un esempio. I porticati ricevono la luce del sole dall’alto verso<br />
il basso e di conseguenza viene messa in ombra, si può dire,<br />
tutta la parte alta delle volte che non risulta illuminata, insieme<br />
a dettagli e particolari che la caratterizzano. Se tu sei bravo,<br />
prima a vederli e poi a metterli in risalto con la luce artificiale,<br />
questi elementi possono diventare una scoperta e fonte di<br />
fascinazione per chi passerà sotto quel porticato. Allo stesso<br />
modo se pensiamo alla facciata di un palazzo che durante il<br />
giorno riceve una luce talmente forte da perdere le ombre,<br />
operando con un’adeguata illuminazione durante la sera si<br />
potranno fare uscire determinate ombreggiature che di giorno<br />
non è possibile vedere. La luce artificiale è questo. La possibilità<br />
di fare emergere e scoprire dettagli. Di suscitare emozioni”.<br />
Ca’ Giustinian, sede Biennale di Venezia, illuminazione di Mario Nanni<br />
La luce è anche colore. Come aff ronta questo aspetto nel<br />
momento in cui si trova ad elaborare un progetto per un<br />
nuovo ambiente?<br />
“In genere preferisco lavorare con la luce bianca, o<br />
meglio con una luce che gioca con le diverse tonalità del<br />
bianco, che sento a me più vicine. Riguardo al colore,<br />
nei miei progetti cerco di metterne il meno possibile<br />
e quando lo metto deve avere una motivazione forte.<br />
Deve raccontarmi e raccontare una storia. Pensando<br />
ad un caso concreto, nelle istallazioni collocate nella<br />
piazza di Bilbao (il Termometro di luce, ndr) c’è il blu,<br />
ma è un blu che l’illuminazione prevede solo quando<br />
piove. Provocando una suggestione precisa legata alla<br />
natura del progetto. Diversa cosa quando intendiamo il<br />
colore come punto tecnico o come punto di arrivo per<br />
determinare la migliore resa cromatica all’interno di<br />
spazi come i musei o gli showroom. In questo caso l’uso<br />
del colore diventa molto stimolante e anche difficile.<br />
Richiede sapienza perché e come se si avesse a che fare<br />
con una sorta di pozione magica dove diversi elementi<br />
vanno miscelati per ottenere l’effetto voluto. Che<br />
ovviamente cambia ogni volta. E quindi, come nel caso<br />
di un chef che prepara le sue ricette, occorre sensibilità e<br />
gusto per determinare le intensità che caratterizzeranno<br />
i diversi ambienti”.