Geocentro Magazine - Fondazione Geometri
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FONDAZIONE<br />
GEOMETRI ITALIANI<br />
SOCIETÀ E COSTUME<br />
A Viabizzuno<br />
“Progettare è voce<br />
del verbo amare”<br />
Intervista a Mario Nanni<br />
PROGETTI<br />
Costruire<br />
in pietra<br />
di Alfonso Acocella<br />
FORMAZIONE<br />
Gli impianti<br />
termici nell’edilizia<br />
Sei lezioni<br />
per saperne di più<br />
di Mario Cappello<br />
DOSSIER<br />
Dall’immagine al modello<br />
Note sulla cartografi a<br />
geometrica in Italia<br />
dal Rinascimento<br />
alla Rivoluzione Geodetica<br />
Parte seconda: da Raffello Sanzio<br />
a Giambattista Nolli<br />
di Andrea Cantile<br />
Poste Italiane<br />
Spedizione in a.p. -45%<br />
In caso di mancato recapito restituire al CMP di Lamezia Terme.<br />
Il mittente si impegna a pagare la relativa tariffa.<br />
art. 2 comma 20/b<br />
L. 662/96<br />
aut. n. DCB/CZ/17/2004<br />
valida dal 19/01/04<br />
anno II<br />
GENNAIO - FEBBRAIO 2010 numero7<br />
COSTRUIRE<br />
L’arte<br />
del murare a secco<br />
Dove le pietre<br />
non dormono mai<br />
di Franco Laner<br />
“Mi sembra che tutti noi<br />
guardiamo troppo alla Natura<br />
e viviamo troppo poco con essa”.<br />
Oscar Wilde
GEOCENTRO/magazine<br />
Periodico bimestrale<br />
Anno II<br />
N. 7 Gennaio - Febbraio 2010<br />
DIRETTORE<br />
RESPONSABILE<br />
Franco Mazzoccoli<br />
email: f.mazzoccoli@cng.it<br />
COMITATO<br />
Fausto Amadasi<br />
Carmelo Garofalo<br />
Bruno Razza<br />
Mauro Cappello<br />
Gianfranco Dioguardi<br />
Stig Enemark<br />
Franco Laner<br />
Norbert Lantschner<br />
Pier Luigi Maffei<br />
Franco Minucci<br />
Elisabetta Savoldi<br />
Marco Simonotti<br />
COORDINAMENTO<br />
REDAZIONE<br />
GMPRgroup - Claudio Giannasi<br />
Tel. 051 2913901<br />
geocentro.redazione@gmpr.it<br />
A.D. e IMPAGINAZIONE<br />
Filippo Stecconi<br />
Francesca Bossini<br />
www.spaziolandau.it<br />
Con la collaborazione di:<br />
Fabrizio Alvisi<br />
EDITORE<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Geometri</strong> Italiani<br />
Via Barberini, 68<br />
00187 Roma<br />
Tel. 06 42744180<br />
06 485463<br />
Fax: 06 42005441<br />
www.fondazionegeometri.it<br />
Segreteria: Adriana Meco<br />
PER QUESTO NUMERO<br />
SI RINGRAZIA<br />
Alfonso Acocella<br />
Audis<br />
Andrea Cantile<br />
Luca Caprara<br />
Maurizio d’Amato<br />
Alberto Ferraresi<br />
Elisa Massano<br />
STAMPA<br />
Rubbettino<br />
Industrie grafi che ed editoriali<br />
Finito di stampare<br />
nel mese di novembre 2009<br />
Carta interni:<br />
riciclata Cyclus Print gr. 115<br />
www.polyedra.com<br />
RESPONSABILE<br />
TRATTAMENTO DATI<br />
Franco Mazzoccoli<br />
PUBBLICITA’<br />
Plusservice Srl<br />
Tel. 051 2913911<br />
geocentroadv@plusservice.it<br />
VARIAZIONE INDIRIZZO<br />
DI SPEDIZIONE<br />
Per richiedere la modifi ca del<br />
proprio indirizzo di spedizione della<br />
rivista telefonare al<br />
numero: 06 42744180<br />
COPYRIGHT<br />
E’ vietata la riproduzione, anche<br />
parziale, di articoli, fotografi e e disegni<br />
senza la preventiva autorizzazione<br />
Autorizzazione del Tribunale di<br />
Roma n. 250 del 29 maggio 2003<br />
6 INTERVENTI<br />
Auguri<br />
<strong>Geocentro</strong> <strong>Magazine</strong><br />
Saluto del Ministro<br />
Stefania Prestigiacomo<br />
La qualità<br />
per costruire<br />
il mondo<br />
in armonia<br />
di Franco Mazzoccoli<br />
GENNAIO - FEBBRAIO 2010<br />
“Fenomeno geometri”<br />
Professionisti in declino?<br />
Non se ne parla nemmeno!<br />
di Fausto Savoldi<br />
10 PREVIDENZA<br />
Previdenza<br />
integrativa<br />
Si può fare<br />
di Fausto Amadasi<br />
12 AVVENIMENTI<br />
MADE expo 2010<br />
Protagonisti<br />
alla Fiera di Milano<br />
il progetto e la tecnica<br />
delle costruzioni<br />
16<br />
26<br />
22<br />
34<br />
7<br />
16 CITTÀ<br />
Le Aziende<br />
per la casa<br />
e l’Housing sociale<br />
di AUDIS<br />
22 AMBIENTE<br />
‘Ecosistema urbano’<br />
Il nuovo rapporto<br />
sulla qualità ambientale<br />
delle città italiane<br />
incorona Verbania<br />
26 PROGETTI<br />
Costruire<br />
in pietra<br />
di Alfonso Acocella<br />
34 COSTRUIRE<br />
L’arte<br />
del murare a secco<br />
Dove le pietre<br />
non dormono mai<br />
di Franco Laner<br />
10<br />
12
39 OSSERVATORIO<br />
Shanghai 2010<br />
L’Expo raccoglie<br />
la sfi da energetica<br />
Nei padiglioni nazionali<br />
visioni, idee e soluzioni<br />
per la città del terzo millennio<br />
42 SOCIETÀ E COSTUME<br />
A Viabizzuno<br />
“Progettare è voce<br />
del verbo amare”<br />
Intervista a Mario Nanni<br />
48 TECNOLOGIE E MATERIALI<br />
Il valore<br />
delle tecnologie innovative<br />
per l’architettura<br />
Nanotecnologie<br />
domotica ed energia<br />
di Elisa Massano<br />
53 DOSSIER<br />
Dall’immagine al modello<br />
Note sulla cartografi a<br />
geometrica in Italia<br />
dal Rinascimento<br />
alla Rivoluzione Geodetica<br />
Parte seconda: da Raffaello Sanzio<br />
a Giambattista Nolli<br />
di Andrea Cantile<br />
72<br />
80<br />
85<br />
39 42<br />
72 IL PUNTO DI VISTA<br />
Il contributo<br />
dell’Analisi del valore<br />
nella valutazione globale<br />
del processo<br />
degli interventi<br />
sul territorio<br />
Terminologia e defi nizioni<br />
per un linguaggio unitario condiviso<br />
di Pier Luigi Maff ei<br />
80 FORMAZIONE<br />
Gli impianti<br />
termici nell’edilizia<br />
Sei lezioni<br />
per saperne di più<br />
di Mauro Cappello<br />
85 APPROFONDIMENTI<br />
Le stime<br />
immobiliari<br />
“I miti ricorrenti”<br />
di Maurizio d’Amato<br />
48<br />
94 REDAZIONALI<br />
Catasto<br />
La rivoluzione telematica<br />
90 NEWS<br />
Sicurezza<br />
e schermatura solare<br />
delle vetrate<br />
Ecogy ®<br />
Innovativo sistema<br />
di ventilazione naturale<br />
fotovoltaico<br />
92 MEDIATECA<br />
53
6<br />
INTERVENTI<br />
Auguri<br />
<strong>Geocentro</strong><br />
<strong>Magazine</strong><br />
Stefania Prestigiacomo,<br />
Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
photo©shutterstock.com/Neale Cousland<br />
INTERVENTI<br />
La qualità<br />
per costruire<br />
il mondo<br />
in armonia<br />
L’anno 2009 è trascorso. La Commissione Europea lo aveva<br />
proclamato anno della “creatività”. Quale elemento propulsore<br />
che con la conoscenza, con la fantasia, con la cooperazione<br />
ed una diversa apertura mentale serve a demolire le vecchie<br />
logiche professionali.<br />
Qualcuno ha detto: “che la creatività è la brillante soluzione di<br />
qualsiasi problema quotidiano”.<br />
Nel dizionario si legge il significato della parola<br />
“creatività”come: capacità, facoltà, attitudine a creare; attività<br />
operosità, dinamica, forza costruttiva.<br />
Capacità che non può mancare nelle professioni che<br />
progettano, costruiscono e realizzano, di unire elementi<br />
esistenti con nuove e utili connessioni.<br />
L’anno 2009 è stato anche l’anno della crisi, non solo economica<br />
ma climatica ed ecologica. Verso la fine dell’anno si è arrivati<br />
alla riforma dell’ “Autorizzazione paesaggistica”, rispettosi<br />
della Costituzione della Repubblica italiana che nei principi<br />
fondamentali, all’art. 9, recita: “la Repubblica promuove lo<br />
sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il<br />
paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione”.<br />
Tutela del paesaggio basata essenzialmente sulla<br />
individuazione, pianificazione, gestione e controllo. Attività<br />
queste che devono essere svolte con la partecipazione di tutte<br />
le Istituzioni, Governo, Regioni, Province, Comuni, per<br />
governare in modo intelligente il territorio dal quale dipende<br />
il nostro futuro.<br />
Tutti i cittadini ed i tecnici devono convincersi che il territorio<br />
usato in maniera non corretta produce povertà. Dobbiamo<br />
tutti aver capito che per tutelare il paesaggio dobbiamo<br />
puntare sulla qualità degli interventi edilizi che devono<br />
conciliarsi con il territorio.<br />
Tutelare il paesaggio significa anche tutelare il patrimonio<br />
culturale che è la storia da conoscere per dare forza alla nostra<br />
identità.<br />
La “qualità del paesaggio” è solo il risultato della “qualità<br />
del progetto” che deve comprendere dettagliate indagini,<br />
precise documentazioni, risultato di una attenta rilevazione<br />
dei luoghi, delle forme, dei colori necessarie per visualizzare<br />
l’intervento ed il suo inserimento.<br />
Nel 2010 per la ripresa occorrerà operare, non come si è<br />
sempre fatto, ma facendo cose veramente diverse. Questa<br />
qualità deve provenire dal basso e non solo imposta dall’alto.<br />
Qualità che possiamo ottenere se basata sull’ “armonia”.<br />
Charles Handy scrive: “armonia intesa come capacità<br />
di integrare in un team più individualità, riconoscendo e<br />
valorizzando talenti diversi che si affermano nell’impegno di<br />
un progetto comune”.<br />
Dobbiamo ripartire proprio da qui. La scommessa sta oggi<br />
nella capacità di cogliere soggettivamente questa chance e<br />
di prestare attenzione alla “sostenibilità culturale” a ricercare<br />
e sviluppare strategie che possano garantire un equilibrio tra<br />
passato e futuro. Non cancellando edifici e paesaggi con molta<br />
facilità, ma sviluppando azioni di protezione per le culture<br />
locali e le loro eredità per trasmetterle alle generazioni future.<br />
Questa ricerca nell’attività delle costruzioni ha portato a<br />
riscoprire processi e materiali per ridurre l’inquinamento ed<br />
i costi di manutenzione: pietra, legno, argilla, vetro, metallo<br />
sono materiali che provengono dalla terra e che garantiscono<br />
condizioni più sane, rispetto ai materiali artificiali non eco<br />
compatibili.<br />
La copertina di questo numero è dedicata alla pietra, materiale<br />
naturale da millenni usato nelle costruzioni raccontato negli<br />
articoli scritti da Franco Laner ed Alfonso Acocella.<br />
Gli auguri di buona lettura, uniti a quelli di un buon 2010 ed<br />
una riflessione di George Bernard Shaw.<br />
“La vera gioia della vita si raggiunge quando si è al servizio di<br />
uno scopo che noi stessi riconosciamo come superiore, diventando<br />
così una forza della natura, anziché un grumo di recriminazioni<br />
egoistiche, impegnato solo a lamentarsi perché il mondo non si<br />
dedica a renderlo felice”.<br />
Franco Mazzoccoli<br />
(Direttore di GEOCENTRO/magazine)<br />
7
8<br />
INTERVENTI<br />
“Fenomeno geometri”<br />
Professionisti in declino?<br />
Non se ne parla nemmeno!<br />
di Fausto Savoldi<br />
(Presidente del Consiglio Nazionale <strong>Geometri</strong> e <strong>Geometri</strong> Laureati<br />
e della <strong>Fondazione</strong> dei <strong>Geometri</strong> Italiani)<br />
Frequentemente mi viene chiesto quale sia il ruolo della<br />
professione di ‘Geometra’ nella società di oggi. La domanda è<br />
di chi ritiene, senza avere il coraggio di affermarlo, che questa<br />
attività volga ad un rapido declino, dissolvendosi nei mille rivoli<br />
di altre attività professionali nate in tempi recenti che vengono<br />
ritenute più idonee alle esigenze della contemporanea società.<br />
Alla domanda rispondo con dati alla mano, dati raccolti da<br />
organismi assolutamente neutrali o da indagini ufficiali svolte<br />
dagli organismi di categoria.<br />
L’ISTAT nel “Rapporto sulla Situazione Sociale del Paese 2009”<br />
rileva che tra le poche professioni regolamentate che nel 2008<br />
abbiano incrementato il proprio reddito ci sia proprio quella<br />
del geometra. Si nota inoltre che si è verificato un sensibile<br />
aumento del reddito delle colleghe, determinato quest’ultimo<br />
anche dall’incremento delle iscrizioni all’Albo “al femminile”.<br />
Il numero delle nuove iscrizioni all’Albo in genere è maggiore<br />
delle cancellazioni ed aumenta sensibilmente il numero dei<br />
pensionati che proseguono l’attività professionale. Questi dati<br />
affermano che la professione mantiene ed anzi incrementa il<br />
proprio mercato riguardo ai servizi offerti.<br />
Tuttavia, per poter comprendere le vere motivazioni che danno<br />
alla professione la capacità di fronteggiare la crisi economica<br />
e le innumerevoli difficoltà derivanti da una antiquata<br />
regolamentazione sulle competenze (regolamentazione che risale<br />
al 1929 e certamente non è adeguata alle esigenze della moderna<br />
società!), l’analisi si deve spingere oltre i dati statistici.<br />
La capacità di acquisire nuove competenze e di seguire con la<br />
formazione permanente l’evoluzione tecnologica costituisce la<br />
più credibile ragione del “fenomeno geometri”.<br />
La realtà è che, nel suo complesso, i geometri hanno saputo<br />
intraprendere la strada dell’innovazione assente in una<br />
legge professionale vecchia ed inadeguata facendo nascere<br />
nuove professionalità con specializzazioni che il mercato<br />
evolvendosi richiede.<br />
La sicurezza sui luoghi di lavoro è diventata in pochi anni<br />
materia e cultura comune per chi opera nel settore edilizio: in<br />
particolare è cresciuta la capacità e la volontà di trasferire tale<br />
cultura ai committenti ed alle maestranze. Il “coordinamento<br />
della sicurezza”, considerato solo pochi anni addietro attività<br />
marginale, è divenuto un vero e proprio settore professionale<br />
grazie all’impegno formativo costante promosso dai Collegi<br />
provinciali in accordo con le ASL e con le Università. La<br />
Sicurezza ha i suoi costi che, anche se con difficoltà, le imprese<br />
hanno ormai inserito nei loro budget. Controlli e sanzioni fanno,<br />
invece, desistere i privati dal risparmiare in questo settore.<br />
Il contenimento dei consumi energetici è stato affrontato<br />
dalla categoria con grande senso di responsabilità e dedizione.<br />
Con la nuova attività di “certificatore energetico” è cambiato<br />
notevolmente il modo di progettare anche le più modeste<br />
strutture edilizie, il recupero edilizio e la ristrutturazione.<br />
L’obbligo per la necessità di risparmiare energia influenza la<br />
scelta di materiali, condiziona la tipologia di impianti e di<br />
finiture ed incide in definitiva sul valore stesso della costruzione<br />
nel mercato immobiliare.<br />
Altra importante attività del geometra, quella del “valutare”,<br />
anch’essa profondamente e radicalmente innovata da regole<br />
internazionali e comunitarie divenute vincolanti anche a seguito<br />
della crisi del mondo economico ed in particolare di quello<br />
finanziario. Per valutare, non basta più la sola conoscenza del<br />
mercato immobiliare, ma occorre una specifica preparazione<br />
per mettere in relazione e paragonare tra loro immobili nello<br />
stesso segmento di mercato. E’ una specifica attività scientifica<br />
che non può prescindere dalle caratteristiche costruttive<br />
dell’immobile, dal suo utilizzo, dal contesto urbanistico ed<br />
ambientale nel quale è situato e dalla sua reale redditività.<br />
Elementi questi necessari ed obbligatori per giungere ad una<br />
“sentenza di valore” motivata e documentata.<br />
I geometri, per primi tra le altre professioni tecniche, compresa<br />
l’importanza delle novità che hanno rilevanti collegamenti con<br />
le attività catastali ed edilizie, hanno dato vita all’Associazione<br />
Geoval (<strong>Geometri</strong> Valutatori) con la missione di studiare,<br />
ricercare e formare i colleghi dando così dignità alla prestazione<br />
www.shutterstock.com/Marcin Balcerzak
di “perito estimatore”, attività questa nella quale un gran<br />
numero di generici “consulenti” si è inserito spesso senza<br />
possedere i necessari requisiti e la specifica preparazione.<br />
Ma la professione di geometra racchiude in sé anche grandi<br />
capacità gestionali ed imprenditoriali, con particolare<br />
attenzione alle esigenze della società che oggi non mira soltanto<br />
al “costruire” quanto a gestire l’intero processo dall’ideazione<br />
al finanziamento, alla gestione ed alla dismissione. Nasce così<br />
la nuova figura dell’ “operatore dell’abitare” al servizio delle<br />
pubbliche amministrazioni che affrontano il difficile e delicato<br />
compito di valorizzare il patrimonio immobiliare pubblico.<br />
Un professionista tecnico “imprenditore” con adeguata<br />
struttura organizzativa in grado di rapportarsi con le aziende<br />
e gli studi professionali del settore. Capacità riconosciute e<br />
ben individuabili nel geometra, idoneo a rivestire ruoli di<br />
amministratore in comuni, province e regioni.<br />
La categoria si è da tempo resa conto della straordinaria<br />
importanza della tutela dell’ambiente, del paesaggio e dei beni<br />
culturali ed artistici e numerosi sono i giovani professionisti<br />
che con interesse guardano alla figura professionale dell’<br />
“esperto ambientale” con competenze legate all’edilizia<br />
sostenibile, alla sicurezza, alla protezione della natura prima<br />
ancora che al risparmio energetico ed alla protezione dai<br />
rumori. Un tecnico con conoscenze polivalenti e con una<br />
specifica capacità di dialogare con committenti pubblici<br />
e privati il più delle volte impegnati nel “fare” trascurando<br />
il “fare sostenibile”. Ambiente e Territorio costituiscono il<br />
vero futuro della professione che sta investendo molto in<br />
formazione continua, coinvolgendo anche i periti agrari ed<br />
industriali, che hanno percorsi formativi simili.<br />
Il geometra è spesso anche l’ideatore e coordinatore di nuovi<br />
studi professionali interdisciplinari, composti da agronomi,<br />
Variazione reale del volume d'affari medio dichiarato ai fi ni IVA dai liberi professionisti iscritti alle Casse in base al genere, 2004-2008 (var %)<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
-5<br />
-10<br />
-15<br />
-20<br />
-25<br />
-30<br />
-1,7<br />
-3,8<br />
Architetti<br />
(1)<br />
Maschi Femmine<br />
-8,4<br />
-9,9<br />
Ingegneri<br />
(1)<br />
-1,0<br />
-1,9<br />
Avvocati<br />
(2)<br />
6,3<br />
0,8<br />
Consulenti<br />
del lavoro<br />
Variazione reale del volume d'affari medio dichiarato ai fi ni IVA dai liberi<br />
professionisti iscritti alle Casse, 2004-2008 (var %)<br />
13,0<br />
15<br />
geologi, notai e periti. Realtà queste che registrano notevoli<br />
incrementi in tutte le regioni.<br />
Finito il compito della ricostruzione, inizia quello ben più<br />
impegnativo della gestione, della riqualificazione urbana e<br />
degli interventi compatibili con l’ambiente. Se tutto questo<br />
è vero... Ed è vero! La professione di geometra sta vivendo e<br />
vivrà una costante “Primavera” di 30.000 giovani geometri<br />
professionisti (uomini e donne) che all’utilità del loro lavoro<br />
credono fino in fondo.<br />
(1) Dati 2004-2007<br />
(2) Dati 2004-2006<br />
Fonte: elaborazione Censis su dati Enpacl, Enpaf, Cassa italiana geometri, Inarcassa, Cassa forense e Cassa nazionale del notariato<br />
10<br />
5<br />
0<br />
-5<br />
-10<br />
-15<br />
-20<br />
-25<br />
-30<br />
(1) Dati 2004-2007<br />
(2) Dati 2004-2006<br />
Fonte: elaborazione Censis su dati Enpacl, Enpaf, Cassa italiana<br />
geometri, Inarcassa, Cassa forense e Cassa nazionale del notariato<br />
13,8<br />
-24,4<br />
Notai<br />
20,0<br />
-11,0<br />
Ingegneri<br />
(1)<br />
6,6<br />
2,8<br />
<strong>Geometri</strong> Veterinari<br />
-4,9<br />
Architetti<br />
(1)<br />
-23,4<br />
-24,2<br />
Notai<br />
-3,3<br />
Avvocati<br />
(2)<br />
2,8<br />
Veterinari<br />
3,5<br />
Consulenti<br />
del lavoro<br />
<strong>Geometri</strong><br />
9
10<br />
PREVIDENZA<br />
Previdenza<br />
integrativa<br />
Si può fare<br />
di Fausto Amadasi<br />
(Presidente Cassa Italiana Previdenza<br />
ed Assistenza <strong>Geometri</strong> Liberi Professionisti)<br />
Da diversi anni, dopo che è stato introdotto il “calcolo<br />
contributivo” per le pensioni, si parla di previdenza<br />
integrativa, il cosiddetto secondo pilastro. Ma in definitiva<br />
cosa è cambiato e perché improvvisamente è stato necessario<br />
attivare una seconda pensione? Perché la prima non è più<br />
sufficiente a dare una corretta risposta previdenziale?<br />
Il concetto della previdenza attuata dalla società moderna<br />
non è altro che la versione aggiornata e più sofisticata delle<br />
regole ancestrali che governavano il mondo tribale ove il<br />
cacciatore giovane e forte doveva cacciare e procurare il cibo<br />
anche per quello più anziano non più in grado di provvedere<br />
alla propria famiglia.<br />
La previdenza pubblica, attuando lo stesso principio, nel<br />
primo dopoguerra è stata impostata sul famoso patto<br />
intergenerazionale basato sul concetto che la generazione<br />
in attività doveva provvedere, con la propria contribuzione,<br />
alle pensioni della generazione non più in attività mentre la<br />
collettività, con la fiscalità generale, doveva farsi carico delle<br />
prestazioni solidaristiche di invalidità e inabilità. Il sistema<br />
ha retto ed il patto è stato rispettato sino a quando il normale<br />
ricambio generazionale, il numero dei “giovani cacciatori”<br />
rispetto ai membri della tribù è rimasto in equilibrio, ma<br />
l’evoluzione della società moderna, che ha portato ad un calo<br />
della natalità ed all’aumento significativo della aspettativa<br />
di vita dei lavoratori, lo ha di fatto scardinato obbligando lo<br />
Stato ha prendere provvedimenti drastici.<br />
Pertanto le prestazioni previdenziali in origine, in<br />
attuazione del dettato dell’articolo 38 della Costituzione<br />
Italiana che chiedeva alla collettività di “assicurare i mezzi<br />
adeguati alle esigenze di vita in caso di infortunio, malattia,<br />
invalidità e vecchiaia” ai lavoratori, sono state impostate<br />
sul calcolo “retributivo” che, in modo molto semplicistico,<br />
eroga la pensione in proporzione alla ultima retribuzione,<br />
per cogliere l’obiettivo di dare una risposta alle esigenze<br />
di sostentamento del lavoratore, e ne assicura la copertura<br />
economica dell’onere con la contribuzione di coloro che<br />
sono in attività. Ora però questa copertura è venuta meno,<br />
il rapporto tra coloro che sono in attività e coloro che sono<br />
in pensione si sta assottigliando sempre più, ed è di tutta<br />
evidenza che il sistema così come impostato era destinato a<br />
collassare per cui dal 1995, prima gradatamente per il sistema<br />
pubblico dei lavoratori dipendenti e successivamente anche<br />
per il sistema delle Casse Privatizzate dei professionisti,<br />
è stato introdotto il sistema contributivo che elimina il<br />
vincolo solidaristico tra le generazioni, per cui la prestazione<br />
non si pone più l’obiettivo di garantire i mezzi adeguati,<br />
ma è calcolata con una capitalizzazione ancorata al PIL<br />
nazionale, cioè alla ricchezza prodotta dal sistema paese,<br />
della contribuzione versata durante il periodo in attività,<br />
indipendentemente dal presupposto che questa sia in grado<br />
di assicurare un idoneo sostentamento al percettore.<br />
In pratica, per le generazioni future, il compito è duplice:<br />
assicurare con la propria contribuzione il pagamento delle<br />
prestazioni di coloro che non sono più in attività ma che<br />
hanno coperto con la propria contribuzione le prestazioni<br />
delle generazioni passate, e accumulare con la propria<br />
www.shutterstock.com/Marcin Balcerzak
contribuzione riserve idonee ad assicurare la propria<br />
prestazione previdenziale.<br />
Il nostro “cacciatore” dovrà quindi modificare le proprie<br />
strategie e destinare una parte delle proprie risorse alle<br />
scorte per la vecchiaia utilizzando, ove non ritenesse di<br />
provvedere con scelte di accumulo personali, lo strumento<br />
della previdenza integrativa effettuato su base volontaria in<br />
modo da integrare la pensione di base.<br />
Tutto questo, per il sistema pensionistico dei lavoratori<br />
dipendenti, è stato regolato ed ha trovato attuazione con la<br />
nascita dei Fondi Pensione che utilizzano il TFR, la vecchia<br />
liquidazione, come finanziamento principale, e i liberi<br />
professionisti, in particolare la nostra Categoria e la Cassa<br />
<strong>Geometri</strong>, cosa pensano di fare?<br />
Durante l’ultimo Comitato dei Delegati di novembre è stato<br />
affrontato questo problema dopo aver approvato un sofferto<br />
provvedimento che di fatto attua il sistema contributivo<br />
per il calcolo delle prestazioni per coloro che sceglieranno<br />
di accedere alla pensione a 65 anni, come già attuato dal<br />
2007 per coloro che scelgono di andare in pensione di<br />
anzianità con 35 o 40 anni di contribuzione mantenendo<br />
altresì la possibilità di avere la prestazione calcolata con il<br />
sistema retributivo, più generoso, per coloro che scelgono di<br />
continuare a lavorare sino a 67 anni. In pratica per il primo<br />
pilastro, finanziato con la contribuzione obbligatoria, le<br />
possibilità di accesso alla prestazione, dopo che saranno<br />
definitivamente approvate dai Ministeri Vigilanti le<br />
modifiche deliberate dal Comitato, saranno quattro:<br />
Pensione retributiva<br />
Pensione di vecchiaia<br />
contributiva con pro rata<br />
Pensione di anzianità<br />
contributiva con pro rata<br />
Pensione di anzianità<br />
contributiva con pro rata<br />
67 anni di età (a regime nel 2013)<br />
+<br />
anzianità contributiva richiesta dagli artt. 2<br />
e 34 del Reg. Prev. (32 anni nel 2010 e 35<br />
anni a regime nel 2015)<br />
65 anni di età<br />
+<br />
anzianità contributiva richiesta dagli artt. 2<br />
e 34 del Reg. Prev. (32 anni nel 2010 e 35<br />
anni a regime nel 2015)<br />
40 anni di anzianità contributiva<br />
indipendentemente dall’età anagrafi ca<br />
almeno 58 anni di età anagrafi ca ed<br />
almeno 35 anni di anzianità contributiva<br />
(con gli abbattimenti connessi all’età<br />
anagrafi ca e all’anzianità contributiva)<br />
Infine, su iniziativa di alcune Regioni, in fase di<br />
approvazione del provvedimento il Comitato dei<br />
Delegati ha impegnato il Consiglio di Amministrazione a<br />
verificare anche la possibilità per gli iscritti di accedere alla<br />
previdenza integrativa, attuata su base volontaria e costruita<br />
singolarmente secondo le esigenze e possibilità personali<br />
del professionista. Questo è il compito che dovranno<br />
affrontare nei prossimi mesi la Commissione Legislativa ed<br />
il Consiglio di Amministrazione, coadiuvati da esperti del<br />
settore per cogliere una ulteriore opportunità che presenta<br />
notevoli aspetti positivi sia dal punto di vista previdenziale<br />
che da quello fiscale.<br />
11
12<br />
AVVENIMENTI<br />
MADE expo 2010<br />
Protagonisti<br />
alla Fiera di Milano<br />
il progetto e la tecnica<br />
delle costruzioni<br />
Torna dal 3 al 6 febbraio MADE expo, la manifestazione<br />
internazionale dedicata alle strutture, al progetto,<br />
all’architettura e alla tecnica delle costruzioni che, con<br />
la terza edizione (nella tradizionale sede della Fiera<br />
di Milano – Rho), si conferma evento leader a livello<br />
internazionale per il settore edilizio (200.000 i visitatori<br />
della passata edizione).<br />
Promozione dell’innovazione e dello sviluppo tecnologico,<br />
attenzione al mondo del progetto e costante vicinanza<br />
alle aziende e alla loro necessità di sviluppare occasioni<br />
di business. Questi i punti di forza su cui fa leva MADE<br />
expo 2010 che, questo anno, si presenta con un’offerta<br />
particolarmente interessante in termini di iniziative e<br />
contenuti.<br />
L’edizione 2009 di MADE expo<br />
Il Forum della Tecnica e delle Costruzioni<br />
Principale novità della manifestazione, il Forum, realizzato<br />
grazie alla collaborazione di un comitato scientifico<br />
composto da venti tra i più autorevoli esperti in materia di<br />
ingegneria strutturale, punta l’attenzione sulla tecnica delle<br />
costruzioni ed in particolare sulle recenti novità normative,<br />
che hanno portato all’applicazione di nuovi sistemi e nuovi<br />
materiali ad alte prestazioni e sull’innovazione, in quanto<br />
elemento capace di creare valore e dare nuovi input in un<br />
momento particolarmente delicato per il mercato.<br />
Importante momento di dialogo e di confronto tra ingegneri,<br />
geometri, architetti, operatori qualificati e il mondo della<br />
ricerca e delle università, proporrà incontri, convegni e<br />
seminari con gli autori dei principali testi tecnici e scientifici.<br />
Articolata la struttura del Forum con spazi espositivi dedicati<br />
alle aziende del settore (che saranno anche segnalate grazie<br />
ad un apposito percorso visibile sul Portale del MADE expo)<br />
e alla loro eccellenza produttiva e una mostra sui prodotti<br />
e sui sistemi innovativi di Ingegneria Strutturale, che<br />
consentirà di conoscere e toccare le nuove tecnologie, i<br />
nuovi prodotti e sistemi.<br />
Se l’area tematica della Borsa progetti permetterà alle<br />
aziende di conoscere e acquisire i progetti di ricerca che le<br />
principali università italiane presenteranno tramite supporto<br />
multimediale, l’Assise di Ingegneria Strutturale sarà invece<br />
un’occasione di incontro tra mondo accademico e istituzioni,
Sopra e nella pagina successiva, alcuni momenti della scorsa edizione<br />
per discutere su temi quali la formazione degli ingegneri e il<br />
finanziamento della ricerca.<br />
E siccome l’innovazione e lo sviluppo della tecnologia<br />
sono messi a servizio anche della sicurezza (un tema più<br />
che mai attuale, che pone continuamente nuove sfide al<br />
settore) in occasione del Forum verrà installata una piastra<br />
per la simulazione di una scossa sismica, che consentirà di<br />
comprendere la portata e soprattutto l’impatto emotivo di<br />
un terremoto.<br />
Civitas<br />
Una città concettuale, grandi vie tematiche con prodotti<br />
e progetti inseriti in quinte teatrali di tessuto urbano che<br />
caratterizzano ogni singola via. Civitas è un progetto ideato<br />
dall'Unione Nazionale Costruttori Serramenti Alluminio<br />
Acciaio e Leghe (Uncsaal) per MADE expo 2010 per evidenziare<br />
le più innovative soluzioni tecnologiche dell’industria italiana<br />
dell’involucro edilizio, in relazione ai grandi interrogativi del<br />
costruire del terzo millennio.<br />
Al centro dell’area troverà posto l’agorà, un grande spazio<br />
multimediale, con un sistema integrato di realtà virtuale,<br />
una piattaforma immersiva con animazioni e filmati ad alta<br />
risoluzione in 3D stereo pensato per i visitatori che, muniti degli<br />
appositi occhiali, seguiranno in loop il racconto multimediale<br />
3D dei progetti e dei prodotti esposti nelle Vie di Civitas.<br />
Diverse le vie tematiche che si affacciano sull’agorà: Via del<br />
Silenzio, ossia le nuove frontiere delle prestazioni acustiche;<br />
Via Vertigo, ovvero costruire verso l’alto; Corso dell’Energia,<br />
per una crescita sostenibile attraverso un’edilizia compatibile;<br />
Viale Sicuro, quindi sicurezza come esigenza irrinunciabile.<br />
Ciascuna via ospita i prodotti, i progetti e le principali tecnologie<br />
dell’involucro, selezionati da un Comitato scientifico MADE<br />
expo presieduto da Uncsaal: dalle facciate continue ai sistemi<br />
di fotovoltaico integrato e solare termico, dalla domotica alle<br />
schermature solari, dai serramenti ai rivestimenti di facciata e<br />
ancora, elevatori, accessori e impianti.<br />
Borghi e Centri Storici<br />
Realizzata in collaborazione con la società Borghi Srl,<br />
l’iniziativa è dedicata alla riqualificazione e alla valorizzazione<br />
degli oltre 5.000 borghi e dei centri storici italiani attraverso<br />
le elevate competenze tecniche e conoscitive della filiera in<br />
materia di restauro, progettazione, bioarchitettura e nuove<br />
fonti di energia.<br />
Si connoterà come una specifica sezione tematica, con convegni,<br />
eventi e presentazioni, proponendosi come uno spazio aperto<br />
a tutte le realtà interessate al tema, in primo luogo studi di<br />
architettura, studi immobiliari, Camere di commercio.<br />
Sarà anche occasione per lanciare la prima edizione del<br />
“Premio Borghi”, un concorso strutturato in varie categorie<br />
che comprendono i filmati, le progettazioni, le rappresentazioni<br />
sul web e i lavori dedicati al turismo e che avrà come tema<br />
13
14<br />
ANNO II | n. 7 | GENNAIO - FEBBRAIO 2010<br />
il recupero, la valorizzazione e la rifunzionalizzazione dei<br />
borghi e dei centri storici. I migliori lavori presentati saranno<br />
sviluppati in vista di MADE expo 2011.<br />
IstantHouse<br />
Nel corso della manifestazione verranno presentati i progetti<br />
vincitore e premiati del concorso IstantHouse, iniziativa<br />
promossa da FederlegnoArredo srl in collaborazione con<br />
il Politecnico di Milano e rivolta a studenti e a neolaureati<br />
delle facoltà di Architettura, Ingegneria e Industrial Design<br />
italiane e straniere.<br />
Considerando che una nuova “ecologia della sensibilità”<br />
invita a ripensare le modalità di progettazione dell’abitare in<br />
relazione non solo alle emissioni nocive di CO 2 , ma anche al<br />
costante inquinamento acustico, spesso trascurato dalla cultura<br />
occidentale, più sensibile agli aspetti visivi della percezione,<br />
ma ugualmente importante per la salute dell’uomo e per un<br />
adeguato standard della qualità abitativa, il tema sul quale<br />
sono stati chiamati a cimentarsi questo anno i partecipanti<br />
è “Temporary housing_Soundscapes”, ovvero l’ambiente e il<br />
paesaggio sonoro nelle città contemporanee.<br />
Soggetto del concorso, la progettazione di un’unità<br />
residenziale temporanea, legata alla presenza di giovani<br />
con forte mobilità territoriale durante particolari eventi<br />
metropolitani come Expo 2015. L’Unità abitativa, secondo<br />
le indicazioni date ai giovani progettisti, dovrà essere<br />
contestualizzata all’interno di un’area urbana contigua<br />
a importanti sistemi infrastrutturali come autostrade,<br />
aeroporti e ferrovie, sperimentando così nuove possibilità<br />
urbane in contesti oggi considerati marginali ed estremi e<br />
messa in relazione allo spazio e all’ambiente attraverso nuove<br />
tecnologie e materiali innovativi, compatibili con l’ambiente<br />
e stimolanti nei confronti della percezione sensoriale.<br />
I progetti presentati sono stati selezionati da una giuria<br />
tenendo particolarmente conto della loro capacità di<br />
valorizzare architetture sensibili all’ambiente e al territorio, alla<br />
sostenibilità e alle esigenze di benessere e qualità della vita.<br />
Decor&Color Show<br />
Il salone del colore, delle finiture per esterni e della decorazione<br />
per interni presenterà novità, tecnologie, sistemi, prodotti e<br />
servizi riguardanti il mondo del colore. Particolare attenzione<br />
anche alle prestazioni energetiche del moderno ‘sistema casa’<br />
che impongono nuove soluzioni e nuovi cicli prima ancora<br />
che nuove pitture. E quindi focus su: rivestimenti a cappotto,<br />
cicli di finiture per esterno ad alto contenuto di tecnologia,<br />
pitture fotocatalitiche e quelle a base di nanoparticelle, così<br />
come sugli accessori sempre più performanti e in sintonia con<br />
l’evoluzione del settore.<br />
Fra le altre iniziative che rendono interessante la visita a Made<br />
Expo 2010, la terza edizione della mostra “Laboratorio di<br />
Architettura” (a cura della rivista “Of Arch”), questo anno<br />
dedicata al tema “Cultura del progetto e impresa”, che si<br />
propone come momento di confronto e collegamento tra<br />
mondo accademico e imprese costruttrici per definire nuovi<br />
possibili percorsi di collaborazione; Europolis, il salone<br />
dedicato ai comparti piscina, impiantistica sportiva, fitness<br />
e arredo urbano, che presenta tutte le novità per il settore,<br />
con un’offerta articolata che lascia spazio anche ai temi legati<br />
all’ambiente e al risparmio energetico.<br />
Infine una novità per il prossimo anno. In risposta alle<br />
richieste degli espositori di trovare una nuova collocazione<br />
nel calendario fieristico, così da rafforzare il processo di<br />
internazionalizzazione della fiera, MADE expo annuncia la<br />
nuova data per il 2011, dal 5 all’8 ottobre.
16<br />
CITTÀ<br />
Le Aziende<br />
per la casa<br />
e l’Housing sociale<br />
di AUDIS - Associazione Aree Urbane Dismesse<br />
Prosegue con questo articolo la collaborazione con l’Associazione<br />
Aree Urbane Dismesse che propone la presentazione e<br />
l’analisi secondo i principi della Carta della Rigenerazione<br />
Urbana di alcuni significativi interventi di trasformazione e<br />
riqualificazione realizzati in importanti aree urbane italiane.<br />
In questo numero il ‘focus’ è sulle attività delle Aziende per<br />
la casa e quindi sul tema dell’Housing sociale. A partire dai<br />
contribuiti emersi nel corso di un convegno organizzato da<br />
Audis in occasione di Urbanpromo 2009, vengono presentate<br />
le esperienze di Milano, Reggio Emilia, Ferrara e, su scala<br />
europea, le attività delle Housing Association olandesi.<br />
Il tema della necessità di ‘rottamare’ una parte del<br />
patrimonio residenziale italiano costruito tra gli anni ’50 e<br />
’70 è ormai ampiamente dibattuto in numerosi convegni e<br />
pubblicazioni.<br />
AUDIS ha lanciato la sua interpretazione di questo<br />
specifico aspetto della rigenerazione urbana nel 2006 con<br />
un convegno e una pubblicazione (La città da rottamare.<br />
Dal dismesso al dismettibile nella città del dopoguerra, Cicero<br />
editore) ed è tornata più volte sul tema attraverso seminari<br />
e una raccolta di casi studio.<br />
In occasione di Urbanpromo 2009 è stata analizzata con<br />
particolare attenzione la capacità di azione delle Aziende per<br />
la casa (ex Istituti Autonomi Case Popolari). Nonostante tutte<br />
le ben note difficoltà di gestione, le Aziende per la casa sono,<br />
secondo AUDIS, i soggetti che stanno dimostrando maggiore<br />
capacità di intervenire nei quartieri residenziali con progetti<br />
organici e di scala urbana, in diverse regioni italiane.<br />
La dimensione e la collocazione – prevalentemente<br />
nel cuore dei sistemi metropolitani – delle abitazioni<br />
pubbliche gestite dalle Aziende per la casa, rende questo<br />
patrimonio assolutamente strategico nelle politiche di<br />
rigenerazione della città. La continua espulsione del<br />
ceto medio dal cuore delle aree metropolitane, infatti,<br />
può e deve essere contrastata attraverso una maggiore<br />
offerta di abitazioni di qualità a costi accessibili. Data la<br />
scarsità di territorio che caratterizza le città capoluogo,<br />
questo obiettivo può essere perseguito solo attraverso la<br />
rigenerazione del patrimonio residenziale esistente; le<br />
Aziende per la casa stanno rispondendo a questo obiettivo,<br />
partendo dalla riqualificazione del loro patrimonio con<br />
strumenti innovativi.<br />
Per dimostrare questa tesi il convegno ha presentato alcuni<br />
‘casi studio’ italiani (Aler Milano, Acer Reggio Emilia e<br />
Acer Ferrara), ha sentito la voce di Federcasa, attraverso<br />
la partecipazione del suo Vice Presidente Vicario Emidio<br />
Ettore Isacchini, e della Consulta Nazionale per la Casa<br />
dell’ANCI, rappresentata dall’Assessore alla Casa del<br />
Comune di Venezia Mara Rumiz. Per aprire la riflessione<br />
alle esperienze europee è stata presentata l’esperienza delle<br />
Housing Corporation olandesi.<br />
Nel corso dell’incontro sono emerse diverse parole chiave che<br />
possono essere aggregate per gruppi relativi a: gli obiettivi<br />
della rigenerazione, gli elementi di analisi, i problemi che<br />
si incontrano, gli strumenti per agire e, infine, le azioni<br />
fondamentali per attuare la rigenerazione dei quartieri<br />
residenziali pubblici.<br />
Naturalmente si tratta di un primo lavoro di riorganizzazione<br />
di concetti che va sottoposto a discussione e verifica e che<br />
www.shutterstock.com/Denis Babenko
Contratto di Quartiere Stadera, Milano<br />
In alto una panoramica del capoluogo lombardo<br />
proponiamo qui in una prima versione:<br />
• fare città, rafforzare la comunità, rafforzare l’identità dei<br />
luoghi, rendere attraente e aperto il quartiere (obiettivi);<br />
• fattibilità economica, turnover degli abitanti, cambiamenti<br />
strutturali delle famiglie (analisi);<br />
• necessità di agire sul corpo vivo della città, tempi,<br />
mobilità residenziale delle persone, bonifiche da amianto,<br />
abusivismo, complessità delle realizzazioni, morosità,<br />
mercato immobiliare, prevalere della popolazione anziana<br />
(problemi);<br />
• innovazione gestionale (pubblica e privata), mediazione<br />
sociale, partecipazione, innovazione tecnologica, sinergia<br />
tra settori amministrativi e tra professionalità/competenze,<br />
partnership pubblico-privato, incentivi, gare e appalti,<br />
mix di proprietà pubblica e privata (strumenti);<br />
• progettazione complessa, manutenzione/conservazione/<br />
demolizione, qualità dello spazio pubblico, presidio dei<br />
luoghi, servizi alla persona, servizi di quartiere, equilibrare<br />
la composizione sociale (giovani/anziani, pubblico/<br />
privato, poveri/ricchi), passare dal puro assistenzialismo<br />
al sostegno sociale (azioni).<br />
Gli obiettivi estrapolati non possono essere considerati solo<br />
in relazione alla parte pubblica del patrimonio residenziale,<br />
ma devono essere posti alla base della rigenerazione delle<br />
nostre città nel loro insieme, per tornare a mettere in<br />
stretta relazione il tema della casa con quello dell’abitare.<br />
La casa, infatti, non può essere considerata un tema<br />
separato da quello dei servizi (alla persona e alla famiglia)<br />
e delle relazioni sociali (individuali e collettive) che una<br />
città può e deve saper offrire ai suoi cittadini di tutte le<br />
età e condizioni.<br />
Dall’analisi e dalla considerazione delle parole chiave<br />
individuate e dalla relazione tra esse, prenderanno il via<br />
gli incontri dedicati alla Città da Rottamare che AUDIS,<br />
in collaborazione con gli associati, promuoverà nei<br />
prossimi mesi.<br />
ALER MILANO<br />
L’Azienda Lombarda per l’Edilizia Residenziale, è un<br />
ente pubblico di natura economica che ha lo scopo di<br />
soddisfare il fabbisogno di edilizia residenziale pubblica. Si<br />
tratta della più grande azienda immobiliare italiana, fra le<br />
più grandi d’Europa, con un patrimonio di circa 80.000<br />
unità immobiliari e circa 130.000 residenti, distribuiti su<br />
Milano e su 159 Comuni della Provincia. Le aree chiave<br />
dell’operatività dell’azienda sono: gestione, rigenerazione,<br />
sviluppo.<br />
Le politiche e le modalità di gestione del patrimonio sono<br />
state ripensate per mantenerne in costante efficienza gli<br />
immobili. Dal primo ottobre 2009 Aler Milano ha preso in<br />
gestione i 30.000 alloggi del Comune di Milano.<br />
L’azione di rigenerazione urbana e sociale dei quartieri<br />
urbani e delle periferie è sempre attenta sia ai temi della<br />
compatibilità e sostenibilità dei materiali che alle dinamiche<br />
e alle tipologie degli abitanti. Casi esemplificativi: i Contratti<br />
di Quartiere, i Programmi di recupero urbano, Recupero<br />
sottotetti ad uso abitativo e iniziative di nuova costruzione e<br />
sostituzione del patrimonio, ecc.; tutte azioni che prevedono<br />
modalità di progettazione partecipata, accompagnamento,<br />
sostegno e gestione della mobilità e che sono finalizzate a<br />
creare il giusto mix sociale, recuperare spazi pubblici ad uso<br />
collettivo, insediare un adeguato sistema di servizi.<br />
Lo sviluppo si attua attraverso partnership su iniziative<br />
territoriali a diversa scala, dal singolo edificio a nuovi<br />
contesti insediativi, e accordi per la condivisione delle<br />
strategie di attuazione con tutti i soggetti coinvolti,<br />
pubblici, privati, e del privato sociale.<br />
17
18<br />
ANNO II | n. 7 | GENNAIO - FEBBRAIO 2010<br />
ALER Milano sviluppa programmi innovativi di Housing<br />
sociale, anche in relazione alle recenti innovazioni<br />
introdotte in materia dal Piano Casa (Legge Regionale<br />
Lombardia 16 luglio 2009, n. 13) per incrementare il<br />
patrimonio da destinare a quelle fasce della popolazione<br />
di Milano e Provincia che, pur non rientrando nella<br />
fascia meno abbiente della popolazione, accusano oggi<br />
un chiaro disagio abitativo.<br />
Casi esemplificativi di sviluppo<br />
• le torri di via Russoli a Milano: manutenzione straordinaria<br />
per la rimozione amianto e sopralzo per la realizzazione di<br />
120 posti letto da destinare a studenti universitari<br />
• il nuovo quartiere di via Barzoni 11 a Milano: demolizione<br />
e ricostruzione del quartiere di “case minime” in complesso<br />
residenziale di differenti tipologie con raddoppio delle<br />
unità abitative (120 nuovi alloggi)<br />
• l’intervento di nuova edificazione a Garbagnate Milanese<br />
per 170 nuovi alloggi (comparto ALER 35.000 mc),<br />
nell’ambito del programma integrato che prevede la<br />
realizzazione complessiva di 140.000 mc di edifici per<br />
residenze, commercio e funzioni compatibili<br />
• l’intervento nelle aree a bando del Comune di Milano<br />
del 31/7/08 “Avviso pubblico per la concessione in<br />
diritto di superficie novantennale, per la realizzazione di<br />
interventi di edilizia residenziale, a canone di locazione<br />
sociale, moderato e convenzionato e/o in godimento<br />
d’uso, e con prezzo di cessione convenzionato”. ALER<br />
realizzerà circa 600 nuovi alloggi<br />
• i progetti di sviluppo nei quartieri ERP dei comuni<br />
della provincia (Vimodrone, Cinisello, Bollate, Sesto<br />
San Giovanni, ecc.) ai sensi della Legge Regionale<br />
A fi anco, Ferrara<br />
Sotto, via Compagnoni, Reggio Emilia<br />
Lombardia 16 luglio 2009 n. 13<br />
• le acquisizioni e riconversioni attraverso la società<br />
ASSET, Aler Milano Iniziative e Sviluppo, per la<br />
realizzazione di Residenze per studenti universitari e<br />
locazione temporanea.<br />
Alcuni dati. Dal Bilancio Sociale di Mandato 2007<br />
• Alloggi in progettazione per nuove costruzioni: 800<br />
• Alloggi in progettazione per recupero edilizio: 2.475<br />
• Alloggi in corso di realizzazione (nuove costruzioni): 769<br />
• Alloggi in ristrutturazione (recupero edilizio): 2.475<br />
• Alloggi ultimati (nuove costruzioni): 238<br />
• Alloggi ultimati (recupero edilizio): 108<br />
• Numero di interventi di ristrutturazione del patrimonio<br />
edilizio storico: 281<br />
(Materiali tratti dalla relazione di Leonardo Cascitelli, ALER<br />
Milano)<br />
ACER REGGIO EMILIA<br />
Contrariamente a quanto scelto dalla Regione Lombardia,<br />
la Regione Emilia Romagna, attraverso la legge 24/2001<br />
ha stabilito di trasferire la proprietà di tutto il patrimonio<br />
degli ex IACP in capo ai comuni e di affidare alle Agenzie<br />
per la Casa dell’Emilia Romagna (ACER) solo la gestione<br />
del patrimonio, da effettuarsi secondo le indicazione<br />
stabilite dai comuni.<br />
In questo quadro, la traduzione in numeri dell’impegno<br />
di ACER Reggio Emilia, al 31 dicembre 2008, evidenzia<br />
che gli alloggi gestiti nel comune e nella provincia sono<br />
4.650; di questi 4.415 sono alloggi ERS, 141 sono alloggi<br />
a canone calmierato, 56 alloggi sono destinati agli studenti<br />
e 38 alloggi vengono gestiti tramite Fincasa, società<br />
www.shutterstock.com/Valeria73
compartecipata di ACER e Comune di Reggio Emilia.<br />
Si riescono in questo modo a soddisfare le esigenze<br />
abitative di 3.850 nuclei familiari, composti per il 17,66%<br />
da cittadini extracomunitari.<br />
ACER Reggio Emilia ha condotto importanti progetti<br />
di riqualificazione che hanno interessato vaste aree del<br />
territorio reggiano. In particolare, ha portato a termine<br />
tre piani di riqualificazione del patrimonio nei quartieri<br />
Stranieri, Foscato e Mascagni.<br />
Nel quartiere Stranieri, prima della riqualificazione, erano<br />
presenti 324 alloggi pubblici e 27 alloggi privati, per un<br />
totale di 369 alloggi; dopo la riqualificazione, gli alloggi sono<br />
diventati 414 di cui 222 alloggi pubblici e 192 privati.<br />
Nel quartiere Foscato la riqualificazione ha portato alla<br />
costruzione di 178 nuovi alloggi e alla ristrutturazione di<br />
38 alloggi esistenti (166 alloggi ERS e 50 alloggi a canone<br />
calmierato).<br />
Il quartiere Mascagni, infine, a seguito della riqualificazione<br />
è composto da 141 alloggi: 89 alloggi ERS, 10 a canone<br />
calmierato e 42 per studenti.<br />
Il caso del Quartiere Compagnoni<br />
Nel Quartiere costruito nell’immediato dopoguerra i nuovi<br />
palazzi vengono assegnati a 1.500 persone provenienti da<br />
realtà urbane caratterizzate da profondo disagio e degrado<br />
sociale, creando un processo di marginalizzazione degli<br />
abitanti e la ghettizzazione del nuovo sistema insediativo.<br />
Nel 2001 hanno inizio i lavori per il riassetto urbanistico<br />
e sociale dell’intero quartiere. ACER Reggio Emilia si è<br />
occupata dell’attività di progettazione e della successiva<br />
gestione degli alloggi di proprietà del Comune di<br />
Reggio Emilia. Dall’analisi complessiva dello stato di<br />
conservazione degli alloggi, è valutata più utile - al fine<br />
di un risanamento strutturale e sociale - la demolizione<br />
integrale dei palazzi. Il necessario trasferimento di interi<br />
nuclei familiari per permettere le demolizioni e le successive<br />
ricostruzioni, ha consentito l’attuazione di politiche atte<br />
a favorire il mix sociale. Attraverso innovative tecniche<br />
e tecnologie, si sono così realizzati fabbricati con elevati<br />
standard qualitativi che permettono una sensibile riduzione<br />
dei costi di gestione garantendo, al contempo, elevato<br />
comfort abitativo. L’impianto complessivo del progetto<br />
ricalca lo schema territoriale esistente – allineamento dei<br />
fabbricati – per non snaturare completamente l’elemento<br />
caratterizzante del precedente insediamento. Dal 2004<br />
al 2008 ACER ha gestito il trasferimento di circa 200<br />
famiglie che, in attesa della ricostruzione, sono state<br />
dislocate in altri alloggi opportunamente predisposti alle<br />
loro necessità. Lo studio del progetto si è posto le seguenti<br />
finalità: riassetto urbanistico e sociale dell’intero quartiere,<br />
miglioramento delle condizioni di salubrità e sicurezza,<br />
implementazione dei servizi, delle aree di verde pubblico<br />
e delle infrastrutture a servizio del territorio, riassetto<br />
della viabilità di quartiere e dei sistemi infrastrutturali,<br />
riconfigurazione delle tipologie residenziali esistenti e<br />
riduzione dei consumi energetici.<br />
L’analisi della storia del quartiere fa emergere chiaramente<br />
quanto lo spazio possa condizionare la vita delle persone - sia<br />
in termini positivi che negativi - non solo a livello del singolo<br />
nucleo familiare ma anche a livello urbano, con la relazione<br />
tra un quartiere ed il resto della città. In modo particolare<br />
è emerso come sia fondamentale il corretto mix sociale tra<br />
i residenti affinché non si creino a priori le condizioni che<br />
possono favorire fenomeni di marginalizzazione. E’ per<br />
questo che ACER sta definendo un nuovo regolamento per<br />
l’assegnazione degli alloggi, strumento efficace per garantire<br />
il giusto equilibrio sociale.<br />
(Materiali tratti dalla relazione di Marco Corradi, Presidente<br />
ACER Reggio Emilia, e Alessandro Viglioli, Dirigente Area<br />
tecnica)<br />
ACER FERRARA<br />
L’Azienda che gestisce il patrimonio di abitazioni pubbliche<br />
dei Comuni della provincia di Ferrara, ha avviato diversi<br />
interventi di riqualificazione di fabbricati e di interi quartieri<br />
nell’ambito del patrimonio in gestione.<br />
Dalla metà degli anni ottanta ad oggi sono circa un migliaio<br />
gli alloggi ristrutturati o realizzati nell’ambito di operazioni<br />
di demolizione e ricostruzione, (ACER Ferrara gestisce circa<br />
seimilacinquecento alloggi), oltre ad importanti contenitori<br />
di servizio ed urbanizzazioni.<br />
Tra queste certamente una delle più significative e controverse<br />
è stata la riqualificazione di un quartiere totalmente<br />
costituito da alloggi sociali, il Barco, caratterizzato da<br />
diffusi fenomeni di obsolescenza dei fabbricati e degrado<br />
19
20<br />
ANNO II | n. 7 | GENNAIO - FEBBRAIO 2010<br />
Progetto di riqualifi cazione urbana Transvaal (fase 1) presso l'Aia,<br />
Olanda<br />
dell’ambiente urbano, derivante soprattutto dalla presenza<br />
di aree non utilizzate, inadeguatezza delle tipologie abitative<br />
e carenza dei servizi.<br />
Barco seconda fase: un nuovo modello di case popolari.<br />
L’intervento, progettato nel 1996 da Alfredo Lambertucci e<br />
Carlo Melograni, è tuttora in corso; la strategia adottata è<br />
quella della sostituzione edilizia e della “densificazione”: il<br />
numero totale degli alloggi passerà, infatti, da circa 200 a<br />
360 unità.<br />
L’attuazione è avvenuta per stralci successivi: il primo, partito<br />
nel 1996, si è concluso nel 2005 ed ha portato alla realizzazione<br />
di 170 nuovi alloggi e la quasi totalità dei servizi di quartiere<br />
previsti, (per il primo stralcio sono stati spesi 18 milioni di<br />
euro), il secondo stralcio, in corso di attuazione, coincide<br />
con il programma “Contratti di quartiere 2” e prevede la<br />
costruzione di altri 76 nuovi alloggi e di un’ulteriore quota di<br />
servizi (per il secondo stralcio sono stati stanziati poco più di<br />
9 milioni di euro).<br />
Gli interventi del secondo e del terzo e conclusivo stralcio<br />
saranno realizzati utilizzando tecnologie evolute, un nuovo<br />
modello di costruzione delle case popolari che mira ad<br />
incrementare il risparmio energetico, il comfort abitativo<br />
e la sicurezza.<br />
(Materiali tratti dalla relazione di Marco Cenacchi, ACER<br />
Ferrara)<br />
LE HOUSING ASSOCIATION IN OLANDA, MODELLI REPLICABILI<br />
IN ITALIA<br />
La società olandese Fakton e la partner italiana Europrogetti<br />
& Finanza (ex Qiref srl) hanno illustrato, sempre nel corso<br />
del convegno organizzato da AUDIS, lo sviluppo delle<br />
Associazioni per l’Housing Sociale in Olanda, dove il 35%<br />
del totale delle abitazioni sono a canone moderato: la realtà<br />
europea maggiormente sviluppata in tal senso.<br />
In Olanda queste Associazioni (nate con l’Housing Act del<br />
1901, inizialmente supportate dal Governo) hanno investito<br />
305mln di euro nel corso del 2007 con l’obiettivo di<br />
aumentare la qualità della vita ed il livello di sicurezza nelle<br />
aree di proprietà, con conseguente aumento/rivalutazione<br />
degli immobili presenti. Queste risorse non si limitano<br />
soltanto all’investimento, alla gestione ed alla manutenzione<br />
di tali strutture ma cercano di massimizzare il loro utilizzo.<br />
Per esempio gli edifici scolastici (o una quota parte di essi)<br />
restano vacanti per alcune ore ed in tali fasce orarie vengono<br />
utilizzati per delle attività giovanili piuttosto che ri-utilizzati<br />
nelle ore serali da organizzazioni o altro.<br />
Dopo un iniziale sostegno da parte del Governo, le<br />
Associazioni nel 1995 perdono in toto il finanziamento<br />
pubblico e riescono, ciò nonostante, a garantire la continuità<br />
e lo sviluppo futuro grazie ai canoni di affitto in essere, alla<br />
dismissione di alcuni immobili unitamente alle scelte di<br />
gestione economica-finanziaria prudente ed efficiente.<br />
I prestiti bancari erogati alle Associazioni sono garantiti da<br />
un Fondo non-profit costituito dalle stesse Associazioni<br />
e supportato dal Governo chiamato “Guarantee Fund for<br />
Social Housing” (WSW).<br />
Il successo del modello olandese è riassunto nei seguenti dati:<br />
• 1/3 delle abitazioni sono rappresentate da Social Housing<br />
(2.4mln di alloggi);<br />
• 155 case popolari ogni 1.000 abitanti (in Italia sono 16<br />
case popolari ogni 1.000 abitanti!);<br />
• le Associazioni negli ultimi anni hanno venduto<br />
annualmente circa 16.000/17.000 abitazioni popolari<br />
(0.5% del totale) a prezzi di mercato o con un lieve sconto<br />
(5-10%), per poter avere risorse per nuovi sviluppi.<br />
(Materiali tratti dalla relazione di Lars Rompelberg, Fakton<br />
BV, e Uberto Visconti, Europrogetti & Finanza - ex Qiref srl)<br />
Cos’è AUDIS<br />
L’Associazione Aree Urbane Dismesse aff ronta le problematiche<br />
riguardanti la trasformazione di quelle parti di città che hanno<br />
interrotto il loro ciclo funzionale e che soff rono della frattura tra<br />
la struttura urbana e i suoi nuovi utilizzatori.<br />
Nel corso della sua attività, iniziata nel 1995, AUDIS ha saputo<br />
cogliere l’evoluzione del tema delle aree dismesse, stimolando il<br />
dibattito tra amministratori pubblici, operatori privati e tra tutti<br />
coloro che sono coinvolti nei processi di trasformazione urbana,<br />
ampliando continuamente il dibattito.<br />
La Carta della Rigenerazione Urbana approvata nel 2008<br />
costituisce il punto di arrivo dell’associazione come promotrice di<br />
una cultura volta alla riprogettazione della città dall’interno.<br />
Gli associati AUDIS sono Comuni di grandi e medie città,<br />
amministrazioni provinciali e regionali, imprese e società private e<br />
pubblico-private, istituti di ricerca e associazioni, università.<br />
Per approfondire: www.audis.it
22<br />
AMBIENTE<br />
‘Ecosistema Urbano’<br />
Il nuovo rapporto<br />
sulla qualità ambientale<br />
delle città italiane<br />
incorona Verbania<br />
E’ Verbania, cittadina di circa 30.000 abitanti, capoluogo<br />
della provincia del Verbano-Cusio-Ossola, situata sulla sponda<br />
piemontese del Lago Maggiore, la prima classificata della<br />
sedicesima edizione di ‘Ecosistema Urbano’, il rapporto stilato<br />
annualmente da Legambiente (con la collaborazione scientifica<br />
di Ambiente Italia e il contributo editoriale de Il Sole 24 Ore)<br />
sulla qualità ambientale dei centri urbani italiani.<br />
In un quadro generale (riferito a dati rilevati nel 2008)<br />
che registra, rispetto all’anno precedente, un sostanziale<br />
rallentamento nello sviluppo di politiche ambientali e di<br />
risultati per le città italiane, Verbania strappa, dunque,<br />
lo ‘scettro’ a Belluno che, per due anni consecutivi, aveva<br />
conseguito il miglior punteggio.<br />
La città piemontese, come si legge nel rapporto, scala la classifica<br />
(precedentemente era al quarto posto) “grazie a significativi<br />
Verbania<br />
miglioramenti nelle medie del Pm10 (polveri sottili), nell’ottima<br />
percentuale di raccolta differenziata che la conferma leader in<br />
Italia con il 72,8% di rifiuti raccolti in modo specifico, nelle<br />
emissioni di CO 2 per passeggero del trasporto pubblico, nei<br />
metri quadrati di zone limitate al traffico veicolare”.<br />
Questi i punti forti che le hanno dato il primato a cui si<br />
aggiungono alcune buone conferme come quelle nei metri<br />
quadrati di isole pedonali e nelle certificazioni ambientali ISO<br />
14001, per cui è seconda in Italia nella classifica di settore.<br />
E chiari passi avanti sui consumi idrici, sulla percentuale di<br />
perdite della rete, sui passeggeri trasportati dagli autobus e sui<br />
consumi di carburanti.<br />
La classifica di ‘Ecosistema Urbano’ – come ormai noto –<br />
viene costruita attraverso un sistema di indicatori che, in<br />
sostanza, rappresenta e valuta i carichi ambientali, la qualità<br />
delle risorse e la capacità di gestione e tutela ambientale dei<br />
103 comuni capoluogo italiani. Pesa e misura, in sintesi, la<br />
sostenibilità ambientale della città e quindi, in particolare, il<br />
carico che le attività economiche e gli stili di vita generano sulle<br />
risorse ambientali e la qualità e l’efficacia delle risposte e delle<br />
prescrizioni messe in atto. Diverse le categorie e le tematiche<br />
prese in considerazione fra le quali: mobilità e trasporti,<br />
energia, rifiuti, aria, acqua. In sostanza gli ingredienti base<br />
che (insieme al sistema economico) regolano il rapporto fra<br />
le città e l’ambiente.<br />
Stando alla definizione coniata da Legambiente, quella che viene<br />
fotografata dal rapporto, è un’Italia delle città “più tartaruga che
CLASSIFICA FINALE – ECOSISTEMA URBANO, XVI EDIZIONE<br />
Pos Città Punteggio 2008 Dif Pos Città Punteggio 2008 Dif Pos Città Punteggio 2008 Dif<br />
1 Verbania 69,78% 4° 3 36 Ferrara 53,98% 19° -17 71 Benevento 45,88% 100° 29<br />
2 Belluno 69,57% 1° -1 37 Pordenone 53,93% 62° 25 72 Teramo 45,74% 55° -17<br />
3 Parma 65,39% 5° 2 38 Firenze 53,72% 15° -23 73 Sondrio 45,73% 41° -32<br />
4 Bolzano 63,37% 6° 2 39 Campobasso 53,69% 38° -1 74 Oristano 44,84% 77° 3<br />
5 Siena 63,20% 2° -3 40 Potenza 53,39% 73° 33 75 Lucca 44,70% 56° -19<br />
6 Trento 63,01% 3° -3 41 Bergamo 53,24% 20° -21 76 Reggio C. 44,07% 90° 14<br />
7 Savona 63,01% 7° 0 42 Matera 53,19% 97° 55 77 Torino 42,97% 72° -5<br />
8 La Spezia 62,88% 9° 1 43 Chieti 51,81% 59° 16 78 Treviso 42,82% 71° -7<br />
9 Bologna 61,26% 18° 9 44 Modena 51,76% 42° -2 79 Vicenza 42,47% 76° -3<br />
10 Gorizia 60,06% 39° 29 45 Forlì 51,23% 36° -9 80 Avellino 42,19% 82° 2<br />
11 Mantova 59,98% 12° 1 46 Milano 50,77% 49° 3 81 Lecce 42,16% 84° 3<br />
12 Livorno 59,73% 24° 12 47 Vercelli 50,37% 67° 20 82 Foggia 41,84% 79° -3<br />
13 Cuneo 59,18% 30° 17 48 Brescia 50,34% 25° -23 83 Caserta 41,17% 37° -46<br />
14 Venezia 58,95% 10° -4 49 Sassari 49,77% 65° 16 84 Ragusa 40,62% 102° 18<br />
15 Aosta 58,86% 29° 14 50 Rimini 49,72% 63° 13 85 Catanzaro 39,68% 93° 8<br />
16 Perugia 58,84% 14° -2 51 Piacenza 49,70% 26° -25 86 Como 39,44% 21° -65<br />
17 Prato 58,64% 8° -9 52 Verona 49,69% 75° 23 87 Imperia 38,73% 78° -9<br />
18 Ravenna 58,45% 13° -5 53 Novara 49,66% 69° 16 88 Vibo V. 37,70% 80° -8<br />
19 Cremona 57,73% 40° 21 54 Padova 49,53% 64° 10 89 Napoli 37,60% 88° -1<br />
20 Pavia 57,55% 16° -4 55 Grosseto 49,41% 46° -9 90 Palermo 37,00% 98° 8<br />
21 Terni 56,75% 31° 10 56 Pesaro 49,06% 61° 5 91 Latina 35,98% 95° 4<br />
22 Genova 56,70% 11° -11 57 Massa 48,67% 89° 32 92 Nuoro 35,61% 68° -24<br />
23 Trieste 56,48% 50° 27 58 Rovigo 48,35% 58° 0 93 Siracusa 35,43% 92° -1<br />
24 Ancona 56,13% 34° 10 59 Ascoli P. 48,20% 33° -26 94 Viterbo 35,27% 85° -9<br />
25 Pisa 55,96% 17° -8 60 Lodi 47,62% 51° -9 95 Isernia 35,26% 57° -38<br />
26 Asti 55,78% 52° 26 61 Bari 47,61% 60° -1 96 Messina 34,94% 74° -22<br />
27 Macerata 55,58% 28° 1 62 Roma 47,45% 70° 8 97 Enna 33,84% 96° -1<br />
28 Reggio E. 55,19% 23° -5 63 L'Aquila 47,17% 43° -20 98 Trapani 32,49% 99° 1<br />
29 Cagliari 55,06% 35° 6 64 Arezzo 47,15% 48° -16 99 Caltanissetta 32,39% 94° -5<br />
30 Lecco 54,85% 44° 14 65 Pescara 46,84% 47° -18 100 Frosinone 30,48% 103° 3<br />
31 Biella 54,48% 53° 22 66 Taranto 46,65% 66° 0 101 Agrigento 27,38% 81° -20<br />
32 Rieti 54,42% 27° -5 67 Cosenza 46,54% 45° -22 102 Crotone 27,03% 91° -11<br />
33 Udine 54,22% 22° -11 68 Alessandria 46,52% 86° 18 103 Catania 23,02% 101° -2<br />
34 Salerno 54,21% 83° 49 69 Pistoia 46,30% 54° -15 Legambiente, Ecosistema Urbano,<br />
XVI edizione (Comuni, dati 2008)<br />
35 Varese 54,19% 32° -3 70 Brindisi 46,00% 87° 17 Elaborazione Istituto di ricerche Ambiente Italia<br />
23
24<br />
lepre”, dove si registra anche “una scarsa agilità nello sfruttare<br />
le opportunità anche economiche offerte da una più attenta e<br />
lungimirante gestione dei rifiuti, della mobilità, dell’energia”.<br />
Dove, inoltre, continua ad essere scarsamente attrattivo il<br />
trasporto pubblico (gli abitanti dei capoluoghi, in media,<br />
fanno solo un viaggio e mezzo a settimana su autobus, tram e<br />
metropolitane), le isole pedonali sono praticamente immutate<br />
da un anno all’altro (0,35 mq per abitante), le zone a traffico<br />
limitato si sono rimpicciolite (da 2,38 mq per abitante dello<br />
scorso anno ai 2,08 attuali), la congestione da quattro ruote<br />
è identica (circa 64 auto ogni 100 abitanti), mentre sale solo<br />
dell’1% l’efficienza della depurazione (dall’88% all’89%), e il<br />
parametro migliore alla fine è quello della raccolta differenziata:<br />
un +2,79% che però lascia l’insieme delle città ferme al 27,19%,<br />
lontano, quindi, dal 50% che andava assicurato entro il 2009.<br />
In questo scenario statico spiccano le performance di Verbania,<br />
Belluno, Parma, Bolzano e Siena, che occupano i primi cinque<br />
posti della classifica, così come risaltano, stavolta in negativo,<br />
gli eco-risultati di Catania, Crotone, Agrigento, Frosinone e<br />
Caltanissetta, adagiate sul fondo della graduatoria.<br />
Più in generale (come si vede anche dalla tabella che riporta<br />
la classifica completa), la ricerca vede primeggiare ancora<br />
una volta solo comuni del centro-nord, mentre il Meridione<br />
resta ancora indietro, anche se qualche municipio inizia a<br />
muoversi: tra i primi 42 classificati di quest’anno si tovano,<br />
infatti, quattro comuni del Sud: Salerno (34ª), Campobasso<br />
(39ª), Potenza (40ª) e Matera (42ª).<br />
Bologna<br />
Tra le quattro metropoli invece, Milano è la più alta<br />
in classifica (46ª). Il capoluogo lombardo migliora<br />
particolarmente nei viaggi per abitante all’anno su bus e<br />
metropolitane (sono 443 in media quest’anno, erano 415) e<br />
nelle emissioni di CO 2 per passeggero del trasporto pubblico,<br />
più che dimezzate. La seconda delle metropoli è Roma, 62ª<br />
(70ª nella passata edizione) con un comportamento stabile,<br />
ma in lieve miglioramento negli indicatori dello smog e<br />
del trasporto pubblico. Per il resto, tuttavia, quasi tutti gli<br />
indici, segnano cattive o pessime prestazioni. A Torino (77ª)<br />
diminuisce lo spazio destinato ai pedoni e alle ztl, mentre<br />
aumentano i metri complessivi di suolo urbano destinati ai<br />
ciclisti (era 4,16 metri equiv./100 ab, sono ora 5,54). Napoli<br />
infine, sta sempre lì, in basso (89ª), a dimostrazione che i<br />
problemi storici di cui soffre la città non sono ancora risolti.<br />
Si muove un po’ la differenziata dei rifiuti, ma nel capoluogo<br />
partenopeo si nota una desolazione quasi assoluta per quel<br />
che riguarda lo spazio a disposizione di pedoni, ciclisti e ztl,<br />
così come va poco oltre una collezione di zeri negli indicatori<br />
riferibili alle energie rinnovabili.<br />
Scendendo un po’ di scala, fra le grandi città quella<br />
meglio classificata è Bologna (9ª). In crescita di nove<br />
posizioni rispetto allo scorso anno, il capoluogo di regione<br />
emiliano-romagnolo riesce nell’impresa di centrare la ‘top<br />
ten’ seguendo un andamento regolare negli ultimi anni e<br />
migliorando in maniera significativa soprattutto nel settore<br />
del trasporto pubblico.
26<br />
PROGETTI<br />
Costruire<br />
in pietra<br />
di Alfonso Acocella<br />
Professore ordinario di Tecnologia dell’architettura presso la Facoltà<br />
di Architettura di Ferrara, Acocella è titolare dell’insegnamento di<br />
“Costruzioni in pietra” nel Corso di laurea in Architettura e del<br />
“Laboratorio di metodologie per definizione di progetto” nel Corso di<br />
laurea in Design del prodotto industriale. È Vicepresidente di SITdA<br />
(Società Italiana Tecnologia dell’Architettura) ed autore di numerose<br />
pubblicazioni editoriali tra le quali “L’architettura di pietra” (Firenze,<br />
Alinea-Lucense, 2004). Nel 2005 ha fondato il blog tematico<br />
www.architetturadipietra.it. (vedi box a pag. 29).<br />
Le presentazioni dei progetti “Cappella funeraria a<br />
Castelmorrone”, “Casa bifamiliare a Pozzovetere (Caserta)” e<br />
“Piazza San Fermo ad Almé” (Bergamo) proposte nell’articolo<br />
sono a cura dell’architetto Alberto Ferraresi.<br />
Per capire la pietra nel suo millenario rapporto con l’atto della<br />
costruzione dobbiamo innanzitutto chiederci cos’è la pietra in<br />
quanto materia della natura e cos’è la pietra che diventa materiale<br />
per l’architettura. Pressoché onnipresente è la roccia intorno<br />
a noi in quanto crosta terrestre ed ossatura del mondo intero.<br />
Emergendo a formare rilievi montuosi, stabilizzandosi sotto le<br />
pianure, inabissandosi a creare scoscendimenti e faglie, tiene<br />
insieme ogni cosa e conferisce alla terra il suo profilo generale.<br />
Ci siamo chiesti più volte, lungo la nostra riflessione sul tema,<br />
come ha preso avvio l’utilizzazione della pietra per le esigenze della<br />
costruzione; quando - soprattutto - le rocce staccate dal banco<br />
di cava e sagomate secondo precise e definite configurazioni<br />
geometriche, sono passate dall’informalità della natura agli<br />
artifici dell’Arte e dell’Architettura.<br />
L’uomo, indubbiamente, ha iniziato a confrontarsi con<br />
l’universo litico sin dal suo primordiale essere sulla terra, per<br />
proseguire attraverso manifestazioni più coscienti, mirate e<br />
Cimitero Militare Germanico Della Futa, Firenzuola (FI)<br />
Realizzato a partire dal 1961 su progetto dell'architetto tedesco Dieter Oesterlen e dei paesaggisti<br />
Walter Rossow ed Helmut Bournot<br />
intenzionalizzate, soprattutto soppesando ed intravedendo in<br />
questa materia - offerta dalla natura in una assai ampia varietà<br />
di tipi, di durezze, di configurazioni - le condizioni propizie<br />
per farne arma, monile, strumento di lavoro, recinto, ricovero,<br />
monumento.<br />
In molti sono a sostenere che le origini dell’uso della pietra nelle<br />
costruzioni sono da collegare alla semplice ed intuitiva pratica<br />
della raccolta e valorizzazione dei frammenti staccati dalle<br />
masse rocciose dei monti per effetto di fenomeni naturali quali<br />
fratture della crosta terrestre, frane, alluvioni, depositi morenici,<br />
erosioni, ecc. Costruzioni litiche ottenute attraverso selezione<br />
ed accumulazione-composizione, quindi, di pietre erratiche:<br />
macigni, massi, pietre stratificate, schegge informi a spigoli<br />
vivi, ma anche grandi e piccoli ciottoli (fluviali e marini) dalle<br />
superfici morbide e levigate sia pur più difficili da “stabilizzare”<br />
- nell’opera muraria - a causa della loro “rotondità” che ne<br />
impedisce la messa in opera a secco.<br />
È la primitiva ricerca e valorizzazione delle pietre come si trovano<br />
in natura sulla superficie terrestre: “brutali”, non “raffinate”,<br />
affatto “geometrizzate” dall’uomo, e tuttavia già inscritte<br />
all’interno di un progetto, di una logica costruttiva. Questi<br />
elementi litici, di dimensione e forma eterogenea, permettono la<br />
sola costruzione di opere rudimentali a secco (muri, sostruzioni,<br />
argini di campo, tombe) la cui stabilità è assicurata da strutture<br />
resistenti a forte spessore con i massi più grandi che fungono,<br />
normalmente, da paramento esterno rispetto al riempimento<br />
interno di pietrame più minuto.<br />
Il permanere della pietra nella lunga durata temporale indurrà<br />
ben presto l’uomo a cimentarsi e perfezionare il magistero del<br />
tagliare e del configurare le pietre (stereotomia) di cui il nostro<br />
Paese ci ha lasciato testimonianze e permanenze monumentali<br />
ammirate da secoli da visitatori di tutto il mondo.<br />
Alfonso Acocella
Casa delle Guide Alpine in Valmasino (SO),<br />
progettata dagli architetti Gianmatteo e Roberto Romegialli<br />
Scorcio della facciata principale verso il torrente<br />
Calandoci nel quadro geo-morfologico dell’Italia è evidente,<br />
come ci precisa Francesco Rodolico nel suo bellissimo libro<br />
“Le pietre delle città d’Italia”, che: «anche fra le pietre che da<br />
sole improntano l’aspetto edilizio di qualche città, le differenze<br />
sono tali da colpire il viaggiatore più distratto: i calcari compatti<br />
di Trento o di Brescia, d’Assisi o di Sulmona, quelli teneri di<br />
Lecce o di Noto; il travertino di Ascoli Piceno; l’arenaria<br />
grigia di Cortona o quella giallastra di Volterra; gli gneiss<br />
di Bellinzona; il tufo vulcanico di Viterbo; la lava etnea di<br />
Randazzo. Né differenze di tanto rilievo si notano solo tra città<br />
lontane; l’accennato frazionamento geologico agisce anche sul<br />
breve spazio, differenziando città vicine, almeno, sotto questo<br />
particolare aspetto.» (1)<br />
La tradizione del costruire in pietra, con il passare del tempo -<br />
ma sostanzialmente a seguito dell’accelerazione dello sviluppo<br />
tecnologico e produttivo registratosi con la civiltà industriale degli<br />
ultimi cinquant’anni - ha subìto un forte ridimensionamento<br />
applicativo, fino a specializzarsi in direzione dell’uso della pietra<br />
in forma ornamentale, di puro rivestimento sottile (sia esso<br />
parietale che pavimentale).<br />
Salvo pochi casi, ogni regione d’Italia possiede ancora integro<br />
un rilevante patrimonio di materiali lapidei da costruzione<br />
che è pensabile - a fronte di nuove tecnologie di estrazione e<br />
lavorazione - poter rivalorizzare.<br />
Oggi, nelle numerose realizzazioni contemporanee che hanno<br />
riadottato tali materiali, si avverte la ripresa di una cultura<br />
(1) Francesco Rodolico, “Introduzione” p. 20 in Le pietre delle città<br />
d’Italia, Firenze, Le Monnier, 1964 (ed. or. 1953), pp. 492.<br />
specifica di costruzione, di un linguaggio architettonico<br />
attualizzato, capace di riproporre un rapporto non nostalgico<br />
(ovvero di “tipo storicistico”) fra pietra e architettura.<br />
Respingendo l’attuale moda indirizzata alla promozione della<br />
pietra nell’architettura come semplice rivestimento (nella<br />
fattispecie di lastre di pochi centimetri di spessore, quale<br />
surrogato dell’antico muro in conci lavorati) non poche proposte<br />
sono indirizzate a sfruttare la suggestione corposa e massiccia dei<br />
vari strati di pietra murati in masse tali da mostrare la natura più<br />
autentica del materiale.<br />
D’altronde se si escludono i materiali di pregio (quali sono i<br />
marmi e le pietre ornamentali rare) rimangono di potenziale<br />
utilizzo architettonico - a fini strutturali o quantomeno<br />
collaborativi alla costituzione dell’involucro murario - i vari e<br />
diffusi travertini che, unitamente all’ampia famiglia delle pietre<br />
da costruzione, si offrono attraverso un’ampia distribuzione<br />
geografica e una relativa facilità di lavorazione.<br />
Insieme all’onerosità di estrazione e di trasporto della pietra, è<br />
sempre stata rilevante l’incidenza del costo di trasformazione.<br />
Per questo motivo in aree ricche di pietre “tenere”, facili da<br />
lavorarsi con mezzi non sofisticati, si è diffuso storicamente<br />
con permanenza fino all’oggi l’uso di blocchi squadrati e pezzi<br />
modellati.<br />
Si pensi soprattutto ai materiali lapidei “correnti” dell’Italia<br />
centro-meridionale che, oltre ad essere contraddistinti da<br />
parametri di economicità per il modellamento e per la posa<br />
in opera, posseggono considerevoli requisiti di resistenza, di<br />
compattezza, di buon aspetto. È il caso, ad esempio, di tante<br />
rocce tenere come i tufi che si possono facilmente lavorare<br />
in blocchi regolari, ancora oggi usati in diverse regioni quali<br />
l’Umbria, il Lazio, la Campania, la Puglia.<br />
È la stessa consistenza e lavorabilità di queste rocce tenere<br />
ad indirizzare la produzione di cava verso formati regolari e<br />
pareggiati di una certa dimensione.<br />
Insieme alle qualità tettoniche delle pietre è possibile riscoprire e<br />
rivalorizzare anche quelle cromatiche (con colori articolati in una<br />
gamma ampissima di toni e sfumature), di grana, di disegno delle<br />
superfici dove granulometria, venature ed irregolarità (siano esse<br />
naturali o conferite attraverso i particolari utensili di lavorazione<br />
impiegati) contribuiscono a rendere tipica, unica, ogni opera<br />
d’architettura.<br />
La costruzione in pietra, riteniamo, è ancora possibile (e<br />
auspicabile) per riconferire un’identità all’architettura italiana<br />
senza rinunciare ai nuovi linguaggi contemporanei come le opere<br />
presentate di seguito da Alberto Ferraresi, insieme a quelle più<br />
numerose della lunga ricerca da noi promossa sull’architettura<br />
di pietra, testimoniano in modo evidente. (2)<br />
(2) Si veda per ogni approfondimento Alfonso Acocella,<br />
L’architettura di pietra, Firenze Alinea-Lucense, 2004, pp. 624<br />
(ed. inglese Stone architecture, Milano, Skira, 2006, pp. 624) e la<br />
prosecuzione del progetto di ricerca in forma di social networking<br />
nel sito architetturadipietra.it<br />
27
28<br />
ANNO II | n. 7 | GENNAIO - FEBBRAIO 2010<br />
Sopra, l’opera all’interno dello spazio cimiteriale<br />
A destra, una veduta ravvicinata della cappella funeraria<br />
Cappella funeraria a Castelmorrone, Caserta<br />
Nella storia dell’architettura la cappella funeraria ed il<br />
tempietto privato costituiscono spesso per il progettista<br />
occasioni per affinare tecniche ed approcci. Essi<br />
frequentemente si ripropongono in opere immediatamente<br />
successive. Dalla scheda di progetto della cappella funeraria<br />
leggiamo che «Castelmorrone è un piccolo centro della<br />
fascia pedemontana a nord di Caserta. La cappella è<br />
costruita su un lotto di testata dell’ampliamento del<br />
vecchio cimitero. La pianta è organizzata concentrando i<br />
loculi su una sola parete, lasciando libera la parte restante.<br />
Il vano d’ingresso corrisponde all’incrocio di due percorsi<br />
che delimitano i lotti.<br />
Le pareti sono rivestite, all’esterno, di tufo giallo trachitico<br />
di Quarto (Napoli). Le dimensioni di cava della “pietra”<br />
di 12 x 25 x 40 cm sono state ridotte a 10 x 23 x 38 cm<br />
per poter avere i lati regolari e lisci per la messa in opera<br />
Progetto architettonico e direzione lavori:<br />
Beniamino Servino<br />
Collaborazioni: Barbara Cimino,<br />
Giovanni Ambrosio<br />
Progetto 1999<br />
Realizzazione 2000/2001<br />
Struttura e rivestimenti: Impresa Ferraro<br />
di Casagiove, Caserta<br />
Superfi cie lotto mq 27.5<br />
Superfi cie coperta mq 22.5<br />
Volume mc 102.00<br />
Fotografi e di Luigi Spina ed Archivio<br />
Studio Servino.<br />
senza malta nei giunti (la malta è applicata solo sul retro;<br />
ogni pietra è assicurata al supporto anche con delle graffe<br />
metalliche). Il paramento di tufo è registrato da ricorsi di<br />
travertino levigato di 3 cm di spessore.<br />
Le bucature sono lasciate senza infissi. La porta di ingresso<br />
(ad L) è realizzata con lastre di alluminio naturale di 1 cm di<br />
spessore, vincolate con due cerniere di acciaio inox.<br />
Lo zoccolo e la pavimentazione interna sono ancora di<br />
travertino.»<br />
Specialmente il tufo giallo napoletano ed il travertino<br />
Luigi Spina
studio Servino<br />
Il progetto dei quattro aff acci<br />
segnano la continuità fisica e tipologica al luogo. La trama<br />
dei conci e la riquadratura ordinata affidata al travertino<br />
paiono infatti essere reinterpretazione delle murature<br />
tipiche, inframmezzate dai corsi di regolarizzazione utili<br />
all’assestamento antisismico. E’ infatti questa una zona<br />
telluricamente attiva da sempre, di cui le medesime pietre<br />
vulcaniche sono oggettiva testimonianza.<br />
Il leggero sfalsamento nella concatenazione dei conci si somma<br />
all’assenza di malta tra i ricorsi squadrati, ad impreziosire la<br />
stoffa litica elegante con cui lo spazio privato è abbracciato.<br />
Architetturadipietra.it<br />
E’ un progetto culturale di terzo millennio sviluppato in forma di<br />
social networking.<br />
Dall’interazione lungo la rete di internet, ma anche dalle frequentazioni<br />
e dai progetti svolti sul territorio nazionale, è nato un Network che<br />
mette in contatto le diverse realtà - individui, centri di studi e di ricerca,<br />
associazioni, aziende, media ecc - che si riconoscono nel progetto<br />
partecipato di Architetturadipietra.it interessato ai processi di social<br />
networking nel tentativo di attrarre (e di “trarre”) i lettori verso una<br />
condivisione e collaborazione attiva.<br />
Architetturadipietra.it risulta composto dalle aree tematiche di Blog,<br />
Lithospedia, Libro.<br />
Blog<br />
L’idea di un blog nasce dalla volontà di trascinamento ed espansione<br />
nel web dei contenuti del volume di Alfonso Acocella “L’architettura<br />
di pietra” (Alinea, 2004), tradotto in inglese nel 2006 col titolo<br />
“Stone Architeture” dalla Skira, promosso dalla LUCENSE di<br />
Lucca, condividendoli ed evolvendoli in forma cooperativa attraverso<br />
l’editazione istantanea e partecipata resa possibile da internet.<br />
Con il blog si punta a valorizzare i contenuti di partenza del libro<br />
e quelli del tutto nuovi prodotti lungo l’esecuzione del progetto<br />
digitale di natura collaborativa e di intelligenza collettiva.<br />
Il blog attualmente è organizzato attraverso le seguenti rubriche<br />
tematiche: Appunti di viaggio, Citazioni, Design litico, Distretti lapidei,<br />
Elementi di pietra, Eventi, Interviste, Letture, Marmi antichi, News, Opere<br />
di Architettura, Opere murarie, Paesaggi di pietra, Pietre artifi ciali, Pietre<br />
d’Italia, Post Scriptum, Progetti, Ri_editazioni, Scultura, Videointerviste.<br />
Lithospedia<br />
Lithospedia propone un progetto in continuo aggiornamento sotto<br />
forma di banca dati che intende ricostruire la vita della pietra:<br />
geologia, storia dell’arte, architettura, archeologia, tecnologia ecc.<br />
I contenuti iconici e semantici sono archiviati utilizzando procedure e<br />
parametri relazionali risultando disponibili per una facile ricerca on line.<br />
Lithospedia ha editato ad oggi i progetti Pietre d’Italia (litoteca e<br />
banca dati on line sulle pietre italiane), Interior design (repertorio<br />
e gallery dei prodotti di design litico per l’architettura d’interni),<br />
Marmi antichi (litoteca dei marmi colorati antichi).<br />
Libro<br />
Il web site Architetturadipietra.it propone al suo interno un’i<br />
nedita modalità di condivisione del libro “L’architettura di pietra”.<br />
La piattaforma consente di entrare nel libro, sfogliarne ed ingrandirne<br />
le pagine, scaricare gratuitamente interi capitoli per leggerli anche off<br />
line e maturare un avvicinamento all’opera a stampa. I suoi contenuti<br />
sono, così, comunicati lungo la rete per una fruizione gratuita.<br />
29
30<br />
Casa bifamiliare a Pozzovetere, Caserta<br />
Sempre a firma di Servino è l’intervento (che gli vale il<br />
Premio Architettura di Pietra per l’anno 2007 nell’occasione<br />
di Marmomacc a Verona) su un edificio esistente<br />
modificato non solo nella sua veste esteriore, ma anche<br />
nell’organizzazione interna.<br />
Servino così descrive il contesto d’inserimento: «Pozzovetere<br />
è un piccolo borgo, contiguo a Casertavecchia, a qualche<br />
chilometro dal centro di Caserta. Una lottizzazione degli inizi<br />
degli anni ’80 ha prodotto una serie di case isolate su lotti di<br />
piccole dimensioni, lasciando solo poche tracce dell’edificazione<br />
a cortina che caratterizzava il borgo. La casa unifamiliare<br />
preesistente è stata oggetto di un intervento di ampliamento<br />
(che ha utilizzato al massimo le possibilità urbanistiche del<br />
lotto) per trasformarla in una casa bifamiliare».<br />
La tessitura tufacea si impreziosisce della lucentezza dei<br />
metalli, questa volta in piccole porzioni innestati ai conci;<br />
la loro posa, non a semplice sormonto, ma a intraversare<br />
la direzione dei corsi e rendere coesi i due affacci dei setti,<br />
è ulteriore scatto in avanti nella reinterpretazione delle<br />
tecniche costruttive tradizionali. Oltre ai tufi locali trovano<br />
spazio applicazioni marmoree, anch’esse con intromissioni<br />
di altri materiali rispetto al repertorio litico.<br />
Sopra, uno scorcio della residenza entro il suo contesto<br />
Sotto, uno scatto ravvicinato dell’opera<br />
Progetto archittettonico e direzioni lavori:<br />
Beniamino Servino<br />
Progetto architettonico e direzioni lavori:<br />
Beniamino Servino<br />
Collaborazioni: Barbara Cimino,<br />
Giovanni Ambrosio,<br />
Angelica Di Virgilio, Andrea Piccirillo,<br />
Antonio Buonocore<br />
Progetto e realizzazione: 2001/2006<br />
Impianti: Enrico Farina<br />
Strutture: Enrico Farina, Arcangelo Purgato<br />
Superfi cie lotto mq 1000<br />
Superfi cie coperta mq 220<br />
Volume mc 1850<br />
Fotografi e: Archivio Studio Servino.<br />
studio Servino Giuseppe Corcione
Attilio Stocchi<br />
Piazza San Fermo ad Almé, Bergamo<br />
Un’idea romantica guida in modo subliminale il pensiero<br />
sotteso al progetto di questa piazza italiana, Piazza San Fermo<br />
ad Almé in provincia di Bergamo, romantica nei sensi sia più<br />
emotivi ed epidermici, sia più storici e filosofici: vale a dire<br />
l’immagine inconsciamente diffusa che vuole l’architettura<br />
medievale ben accompagnata da una ricca presenza naturale,<br />
di vegetazione spontanea e rigogliosa. Sulla piazza spicca<br />
infatti la figura della torre medievale, addomesticata agli usi<br />
civili nel corso del tempo, i cui caratteri erano come trattenuti,<br />
imbavagliati, accostati alle sole essenze arboree puntuali dei<br />
cortili limitrofi.<br />
L’architetto Attilio Stocchi, il progettista chiamato ad<br />
intervenire, in questo caso assieme a Dimitri Chatzipetros,<br />
pensa allora ad un prato verde antistante la torre, ma realizzato<br />
mediante un materiale tipico degli spazi pubblici italiani,<br />
quale quello lapideo. Questa è pertanto la genesi più istintiva<br />
dell’intervento, chiamiamola appunto l’idea. Viene poi<br />
subito di seguito la traduzione dell’idea in progetto, secondo<br />
i dettami della buona tecnica e dell’arte del costruire.<br />
Il progettista Stocchi spiega come, in massima sintesi, il suo<br />
approccio al progetto per lo spazio pubblico coincida con il<br />
rinvenimento di motivi storici attinenti lo spazio specifico –<br />
ciò che lui definisce il pretesto – ed in parallelo la percezione<br />
dei contenuti geografici, naturali ed ambientali rientranti<br />
invece nella sfera del contesto. In questo caso la presenza<br />
medievale è al contempo pretestuale e contestuale. Costituisce<br />
infatti pretesto per le sensazioni che evoca, mentre costituisce<br />
contesto per l’insieme di saperi costruttivi che rappresenta.<br />
Nella torre fanno ancora mostra di sé le originarie pietre<br />
Progetto e realizzazione: 2005-2006<br />
Progettista: Attilio Stocchi con Dimitri Chatzipetros<br />
Collaboratori: Hiroko Ogawa<br />
In alto, lo scorcio della piazza verso la torre medievale<br />
Sopra, uno scatto fotografi co ravvicinato del Serpentino della Val Malenco<br />
A sinistra, la seduta pubblica realizzata su disegno<br />
31
ANNO II | n. 7 | GENNAIO - FEBBRAIO 2010<br />
A destra, la tabella guida alla<br />
comprensione delle logiche numeriche<br />
alla base del progetto<br />
Sotto, la vista dall’alto del calpestio<br />
della piazza<br />
angolari: poste alla base dei vertici dei muri correnti sulla<br />
base quadrilatera, portano simbolicamente con sé, tradotto<br />
in semplici gesti di lavorazione, il sapere stereotomico<br />
medievale, e con esso il sapere matematico applicato alla<br />
tecnica costruttiva.<br />
Inoltre nella costruzione del prato lapideo i progettisti<br />
cercano la varietà come in natura, e come in natura<br />
la declinano secondo la regola scientifica. Scelgono il<br />
Serpentino della Val Malenco, per altro una pietra locale<br />
date le brevi distanze dalle cave ugualmente lombarde,<br />
nelle tre tipologie: Classico, Vittoria e Giada, a loro volta<br />
differentemente trattate secondo le lavorazioni superficiali<br />
di sabbiatura, bocciardatura e water-jet. Combinando<br />
tipologia e lavorazione contiamo così nove possibili<br />
varianti. Tali varianti sono poi moltiplicate incrociando<br />
questi due dati con quelli dimensionali delle singole lastre,<br />
facenti riferimento per i propri lati alle leggi dei numeri<br />
primi. Anche l’alternanza fra le lastre è guidata dalla<br />
regola semplice per cui dalla somma di due numeri primi<br />
e sottraendo un’unità, si ottiene un nuovo numero primo.<br />
Pure il giunto fra gli elementi di posa partecipa dell’insieme<br />
di rimandi numerici. Ne scaturiscono 125 lastre diverse,<br />
disposte a casellario su di una griglia per ascisse ed ordinate<br />
orientata secondo la giacitura dei lati principali della piazza.<br />
Le lastre di maggiore dimensione si concentrano al centro<br />
dello spazio pubblico; si raffittiscono invece sui lati, in<br />
corrispondenza dell’imboccatura dei percorsi.<br />
Le sedute realizzate su disegno, sono in legno di iroko e sostegni<br />
in bronzo. Completano la superficie pavimentale le caditoie<br />
ricavate nel medesimo materiale lapideo, l’illuminazione a<br />
raso, le presenze arboree, ed i vari inserti per le manutenzioni<br />
delle reti sottostanti.<br />
Attilio Stocchi
34<br />
COSTRUIRE<br />
L’arte<br />
del murare a secco<br />
Dove le pietre<br />
non dormono mai<br />
di Franco Laner<br />
Architetto, Laner è professore ordinario di Tecnologia<br />
dell’architettura ed insegna presso l’Università Iuav di Venezia.<br />
La sua attività di ricerca riguarda la storia della tecnologia,<br />
sistemi costruttivi antisismici, sperimentazione di materiali<br />
edili, in particolare legno e laterizio, in quanto è sperimentatore<br />
del Laboratorio Ufficiale prove dell’Iuav.<br />
In quarant’anni di attività di ricerca, ha pubblicato memorie<br />
ed articoli, circa 400, fra cui diversi libri, specie sull’impiego<br />
del legno. Con quest’ultimo materiale ha progettato e calcolato<br />
impegnative strutture, in parte riportate nel suo libro “Il<br />
legno lamellare, il progetto”, sia di nuova concezione, sia di<br />
ristrutturazione, come il Teatro “la Fenice” di Venezia.<br />
Muro a secco di recinzione<br />
Nell’immaginario di un tecnico l’arte di murare a secco è oggi<br />
relegata alla costruzione di recinzioni o muri di sostegno,<br />
specie in regioni come la Sardegna, l’Abruzzo, le Puglie o la<br />
Liguria, dove la pietra è diffusa, pronta all’impiego, anche<br />
perché oggetto di spietramento per le coltivazioni agricole.<br />
Con l’introduzione della malta - i romani coltivarono<br />
particolarmente questa tecnologia - ovvero nel passaggio<br />
dal secco all’umido, le costruzioni in muratura hanno<br />
subito un vero e proprio cambio di paradigma.<br />
La malta conferisce alla muratura la necessaria resistenza a<br />
trazione, agevolandone l’esecuzione e rendendo più facile<br />
cogliere l’obiettivo della resistenza, sicurezza, durabilità e<br />
velocità esecutiva.<br />
Pure per molto tempo le due tecnologie sono convissute. La<br />
muratura a secco non è mai sparita, anche se oggi tale magistero<br />
è ormai oggetto di ricercata eleganza e differenziazione quasi<br />
snobistica di cultori della tradizione, come succede ad altri<br />
settori della tradizione culturale, a partire dalla culinaria.<br />
Dal punto di vista statico-concettuale - ma anche pratico<br />
- costruire a secco è difficile, perché è necessario conferire<br />
all’apparecchio murario una sorta di intima tensione.<br />
Le murature di pietra a secco non devono dormire mai,<br />
nemmeno quando non sono sollecitate da forze esterne,<br />
perché condannate ad essere pervase da una costante ed<br />
Foto geom. A. Canalis
Porta incaica. Gli elementi lapidei combaciano perfettamente e l’attrito<br />
ha la stessa funzione della malta<br />
intima tensione, che si acquieta solo nel contrasto col<br />
terreno su cui si appoggiano.<br />
Anche in un semplice muro di confine, a secco, c’è un<br />
principio d’ordine: fra le pietre si stabiliscono relazioni di<br />
equilibrio e perciò il muro diventa struttura. Ovviamente i<br />
manufatti, su cui ora porto l’attenzione costruttiva, hanno ben<br />
altri significati: a volte stabiliscono un aldiqua da un aldilà,<br />
oppure separano il sacro dal profano, delimitano, decidono<br />
gerarchie: voglio dunque ribadire che il gesto tecnico non va<br />
mai preso in sé, quanto in subordine all’atto mentale che lo<br />
provoca: se così non fosse, l’arte del costruire rischierebbe<br />
di essere confusa con l’esigenza che l’ha generata! Ciò non<br />
significa che anche nell’atto materiale non ci sia bellezza,<br />
invenzione, intelligenza. Anzi, il disvelamento di magisteri<br />
e arcani costruttivi, sottesi in molte realizzazioni del passato,<br />
ci fa apparire l’opera ed i suoi costruttori straordinariamente<br />
raffinati e capaci, aggiungendo alla stessa nuovi motivi<br />
di giudizio ed aspetti generatori di inferenze sia sul piano<br />
emotivo, sia su quello interpretativo, soprattutto in vista di<br />
interventi di restauro o recupero.<br />
Le realizzazioni a secco non sono trattate nella storia<br />
dell’architettura. Al massimo ne viene fatto cenno in qualche<br />
storia delle costruzioni, o vengono descritte - non spiegate<br />
- nelle discipline archeologiche. Non sembrano degne di<br />
figurare vicino alle più esaltanti murature di pietra naturale o<br />
artificiale (laterizio) con malta, a meno di non essere isodome<br />
o squadrate. Queste ultime però, pur essendo spesso prive<br />
di malta, non vanno confuse con le murature a secco di cui<br />
stiamo parlando: le stupende mura incaiche ad esempio,<br />
appartengono, come concezione, alla cultura del “continuo”<br />
(vedi immagine a fianco), nel senso che l’equilibrio è dato<br />
dall’attrito e dall’incastro, mentre nella muratura a secco, che<br />
mi piace definire appartenente alla cultura del “frammento”,<br />
o del discontinuo, l’equilibrio è dato dal controllo della<br />
composizione delle forze, trasmesse puntualmente su piccole<br />
superfici, cioè da un elemento all’altro.<br />
L’attrito, in altre parole, viene ad assumere la stessa funzione<br />
della malta: ha la capacità di assorbire gli sforzi di trazione,<br />
mentre nelle murature a secco - con la distinzione sopra<br />
fatta - tali tensioni devono essere annullate da forze avverse<br />
e contrarie. Si capisce meglio la sostanziale differenza sottesa<br />
da queste osservazioni se si conosce il meccanismo di rottura<br />
di una muratura: per effetto dei carichi verticali, la malta<br />
si comprime (ha un modulo di elasticità assai più basso<br />
degli elementi murari) e sollecita, nella sua deformazione<br />
(schiacciamento), a trazione tangenziale l’elemento murario,<br />
che avendo scarsa resistenza a trazione (pietre e mattoni<br />
hanno forte resistenza a compressione), si fessura. Vengono<br />
quindi a formarsi delle “colonnine” verticali che facilmente<br />
si rompono per flessione laterale (instabilità). Si ribadisce<br />
dunque la funzione della malta o dell’attrito: devono<br />
provvedere a limitare la trazione negli elementi murari.<br />
Nella muratura a secco invece viene totalmente sfruttata la<br />
resistenza a compressione degli elementi. Quello che d’altra<br />
parte succede in un arco, volta o cupola, formidabile soluzione<br />
per coprire grandi luci con elementi solo compressi.<br />
Chiesi ad un esperto pastore sardo, che stava costruendo un<br />
muro a secco di recinzione, in cosa consistesse la capacità di<br />
“murare” (metto fra virgolette murare, perché murare significa<br />
usare la malta, altrimenti bisogna specificare “a secco”). Mi<br />
aspettavo l’esaltazione dell’esperienza e soprattutto del colpo<br />
d’occhio, capace di scegliere, con immediatezza, dal mucchio,<br />
la pietra più adatta, col minimo di lavorazione aggiuntiva.<br />
Invece, semplicemente, mi disse che si deve “sentire” che<br />
ogni pietra, ogni scheggia aggiuntiva, sia in forza, così da non<br />
potersi più togliere. Ogni pietra deve essere indispensabile<br />
all’energia vitale dell’insieme, in modo che nessun concio<br />
dorma! Viceversa, nelle costruzioni in muratura, gli elementi<br />
possono dormire, perché c’è la malta che veglia.<br />
Se dovessi tradurre questa spiegazione con un linguaggio statico,<br />
assai più riduttivo, direi che bisogna essere capaci di controllare<br />
la composizione delle forze che si vengono ad instaurare fra<br />
gli elementi per effetto del loro peso, facendo in modo che la<br />
risultante sia compatibile con la reazione possibile del terreno.<br />
Si tratta dunque di saper governare il gioco delle azioni e<br />
reazioni, fino a trovare una risultante nulla, cosa non facile,<br />
in quanto non si può sospendere l’incombente e sempre<br />
35
36<br />
ANNO II | n. 7 | GENNAIO - FEBBRAIO 2010<br />
presente forza di gravità. Anzi bisogna fare in modo che la<br />
forza di gravità diventi una opportunità da sfruttare!<br />
Credo che fra le più grandi conquiste del genere umano,<br />
andrebbe inclusa la capacità dell’uomo di imprigionare<br />
energia e servirsene nel momento opportuno. Le<br />
tecniche che si rifanno a questo principio, come gli stati<br />
di coazione, sono oggi, anche in edilizia, ormai diffuse,<br />
come la precompressione del calcestruzzo, che consiste<br />
essenzialmente nello sfruttare l’energia incorporata nelle<br />
trecce pretese o nei trefoli postesi.<br />
Molti altri stati di coazione sono stati impiegati nel passato:<br />
il rigonfiamento del legno per effetto dell’umidità per<br />
spaccare la roccia, la contrazione dell’acciaio preriscaldato<br />
per serrare le catene, gli innumerevoli impieghi dei cunei...<br />
Altri magistrali stati di coazione sono quelli congelati nelle<br />
trappole per animali o nelle armi per la caccia, quasi che il<br />
soddisfacimento di un bisogno primario stimoli l’invenzione.<br />
Esemplare è la pretensione dell’arco corto, vero e proprio<br />
serbatoio di energia preindotta alla distensione dell’arco al<br />
momento del tiro ed ancora tantissime tecnologie, anche<br />
del vivere quotidiano contemporaneo, come, per esempio,<br />
un normale apparecchio odontoiatrico per correggere la<br />
corona dentaria.<br />
E veniamo dunque alla dimostrazione della stupefacente<br />
Lo sbalzo successivo regge fi ntanto che la risultante è all’interno della base,<br />
ma quanto esce, il muro si rovescia. Nella sovrapposizione di anelli chiusi,<br />
per la coazione dell’arco orizzontale, sta invero il meccanismo resistente<br />
della tholos. Lo sbalzo successivo necessiterebbe di elementi continui e<br />
resistenti a trazione. Il ponte gallico (2c) secondo Viollet Le Duc aveva<br />
questa caratteristica, non posseduta dalle costruzioni in pietra<br />
tecnologia realizzativa di una cupola a secco, per sostenere<br />
l’assunto di partenza.<br />
Il tema è questo: realizzare una cupola di una decina di metri<br />
di diametro, con pietre approssimativamente sbozzate, senza<br />
malta e senza centina.<br />
La soluzione di questo problema è restituita, nei libri,<br />
ricorrendo alla tecnologia dello sbalzo successivo, da cui<br />
appunto deriverebbe la tecnica “a tholos”, ovvero falsa cupola.<br />
Man mano che si innalza la cupola, o la volta, si fanno sporgere<br />
i conci, che non dovrebbero, secondo questa teoria, rovesciarsi<br />
per il contrasto del peso superiore (vedi sotto, immagine 1).<br />
Ciò potrebbe accadere solo se i conci fossero dei “lingotti”,<br />
delle barre, ma, ahimé, i conci sono di limitata lunghezza e<br />
quando la risultante esce dal terzo medio della base, il muro<br />
si rovescia. Nel ponte di legno ricostruito da Viollet Le Duc<br />
è possibile lo sbalzo successivo, perché il concio è una trave di<br />
legno, oltretutto resistente a trazione (immagine 2).<br />
Nella cosiddetta tholos - esempio nei nuraghi o nei trulli<br />
- la cupola è concepita come la sovrapposizione di anelli<br />
concentrici, di diametro sempre più piccolo, in proporzione<br />
all’altezza della cupola e alla curvatura che si vuol ottenere.<br />
Ma come realizzare questi anelli continui, ovvero come fare<br />
in modo che ogni corso circolare di pietre sia ben serrato?<br />
Proprio sfruttando la forza di gravità: ogni concio infatti, per<br />
effetto dello sbalzo, cercherebbe di precipitare, rovesciandosi,<br />
ma in questa rotazione è impedito dai conci adiacenti, per il<br />
meccanismo di arco orizzontale che viene a formarsi, anche<br />
per la forma a cuneo dei conci dell’anello. A causa della gravità,<br />
ogni concio fa pressione sul vicino ed il corso orizzontale si<br />
chiude, rimanendo costantemente in tensione (immagine 3).<br />
1 2 3
Foto di Arnold Le Beuf<br />
Le immagini sottostanti mostrano l’intradosso della camera<br />
di un pozzo e di un nuraghe. Se si è capito il meccanismo<br />
descritto, si capisce perché la pietra apicale si possa togliere.<br />
Ciò non potrebbe avvenire se la cupola fosse concepita come<br />
ad “arco verticale” perché la pietra apicale sarebbe il concio<br />
di chiave, assolutamente irremovibile.<br />
In questo modo si può dunque realizzare una cupola senza<br />
centina. Nella coazione degli anelli orizzontali è dunque<br />
congelato il meccanismo della cupola autoportante, al cui<br />
principio ha fatto ricorso anche Brunelleschi, per la sua<br />
cupola fiorentina senza centina.<br />
Meccanismo geniale a cui si può accedere solo avendo nella<br />
mente e nelle mani la capacità concettuale del controllo delle<br />
forze, ovvero se si è in grado di sentire la coazione.<br />
Il permanere della gravità, dona eterna vitalità alla struttura.<br />
La durabilità dei nuraghi non è dunque data solo dalla<br />
pietra, ma dal fatto che gli è stato incorporato il soffio vitale<br />
della gravità che la percorre incessantemente, per cui non<br />
potrà mai più dormire.<br />
Questa spiegazione, assai sintetica, avrebbe bisogno di molti<br />
complementi e corollari. Ad esempio si capisce che soltanto<br />
costruzioni circolari possono godere di tali principi e che<br />
necessariamente tutti i paramenti esterni, nelle costruzioni<br />
in pietra a secco, devono essere inclinati verso l’interno: il<br />
Sotto, il camino del Pozzo di S. Cristina a Paulilatino (Or).<br />
È un raffi nato esempio di sovrapposizione di anelli in coazione<br />
nuraghe da questo punto di vista è esemplare.<br />
Bisognerebbe poi dire delle modalità di trasporto e di<br />
sollevamento, a fronte delle macchine sicuramente conosciute<br />
all’epoca: la leva, il cuneo, il piano inclinato. Sono tutti<br />
territori da esplorare, ma che riservano soluzioni che ci fanno<br />
apparire la grandezza costruttiva dell’uomo del neolitico.<br />
Lo studio dunque dei meccanismi congelati nelle<br />
costruzioni a secco, disvela seducenti arcani, tali da farci<br />
apparire i nostri predecessori autentici giganti, con l’effetto<br />
di sospendere la dannata idea della freccia del tempo, che<br />
ci fa sperare invano nel continuo progresso della scienza e<br />
della tecnologia. L’idea del continuo progresso delegittima<br />
in qualche modo il passato, proprio perché ci fa illudere di<br />
aver superato da tempo e per sempre molti gradini della<br />
conoscenza, ormai privi di qualsiasi inferenza.<br />
Questa presunzione diventa così un terribile ostacolo allo<br />
studio delle tecnologie del passato, che invece, disvelate,<br />
aggiungono spiegazione all’emozione che molti monumenti<br />
antichi trasmettono.<br />
Perciò, chiarito l’arcano sotteso ad una muratura a secco,<br />
ovvero il geniale controllo della composizione delle forze,<br />
anche un semplice muretto di recinzione ci induce a meglio<br />
capire come “costruire” sia un gesto che ha in sé intelligenza<br />
e perché no, sacralità.<br />
Sopra, la camera dei<br />
nuraghi, realizzata<br />
sfruttando la coazione<br />
orizzontale, è in<br />
equilibrio anche senza<br />
la chiusura apicale. Se<br />
la concezione fosse ad<br />
arco, per l’equilibrio<br />
servirebbe il concio di<br />
chiusura<br />
37
Koelnmesse International GmbH<br />
OSSERVATORIO<br />
Shanghai 2010<br />
L’Expo raccoglie<br />
la sfi da energetica<br />
Nei padiglioni nazionali<br />
visioni, idee e soluzioni<br />
per la città<br />
del terzo millennio<br />
Tema centrale dell’imminente Esposizione Universale di<br />
Shanghai è la sfida energetica, in particolare la sostenibilità<br />
ambientale dei nuclei urbani nel terzo millennio. In questo<br />
ambito la Cina è in prima linea. Fortemente impegnata nello<br />
sforzo congiunto di coprire il proprio enorme fabbisogno<br />
energetico e, allo stesso tempo, far fronte agli impegni<br />
internazionali, il gigante asiatico sta, infatti, posizionandosi,<br />
necessariamente, fra i leader mondiali nel campo delle fonti<br />
energetiche sostenibili.<br />
Le strutture che stanno sorgendo a Shanghai nell’area Expo<br />
ne sono la conferma. Secondo i promotori, l’installazione di<br />
pannelli solari sui padiglioni cinesi darà vita al più grande<br />
sistema di energia solare di tutta l’Asia. Un sistema che,<br />
una volta avviato, produrrà energia per la città anche dopo<br />
i cinque mesi di vita dell’Expo, generando poco meno di 3<br />
milioni di kilowatt-ore all’anno.<br />
Expo 2010 in cifre<br />
Durata: 1 maggio - 31 ottobre 2010<br />
Area: 5,3 Kmq<br />
Espositori: 239<br />
Paesi: 191<br />
Organizzazioni Internazionali: 38<br />
ONG: 10<br />
Visitatori attesi: 70 milioni<br />
Padiglione Germania<br />
L’intraprendenza cinese sulle tematiche energetiche ha<br />
stimolato gli altri Paesi partecipanti all’Expo: i Padiglioni<br />
Nazionali spiccano, infatti, per le soluzioni architettoniche<br />
innovative, provocatorie, visionarie e, in alcuni casi, alquanto<br />
bizzarre. Tutte, comunque, volte a comunicare l’importanza<br />
dei valori etici e ambientali alla base di Expo 2010 il cui<br />
tema, è bene ricordarlo, è “Better City – Better Life” (“Città<br />
migliore – Vita migliore”).<br />
Germania<br />
Si chiama “Balancity” e vuole esprimere l’idea di una città<br />
in armonia. Il Padiglione tedesco mostrerà le soluzioni ai<br />
problemi derivanti dall’urbanizzazione che la Germania<br />
pensa possano condurre a un virtuoso equilibrio urbano.<br />
Secondo Dietmar Schmitz, Commissario generale del<br />
Padiglione tedesco, una città può essere un buon posto per<br />
vivere “se fornisce il giusto equilibrio tra rinnovamento e<br />
conservazione, innovazione e tradizione, urbanizzazione e<br />
natura, comunità e individuo, dovere e piacere”.<br />
Il design architettonico della struttura, sorta di promenade<br />
architecturale, guida i visitatori all’interno di Balancity, in<br />
un percorso predefinito, a volte su ponti, a volte su scale<br />
mobili e marciapiedi, attraverso varie stanze e atmosfere che<br />
si alternano e creano l’impressione di una lunga passeggiata.<br />
Belgio-Unione Europea<br />
Expo Shanghai rappresenta la prima occasione in cui<br />
l’Ue partecipa a un’esposizione di tipo mondiale al di<br />
fuori dell’Europa. L’Unione Europea sarà infatti presente<br />
congiuntamente al Belgio, Stato che ne ospita le Istituzioni<br />
principali.<br />
Per rappresentare il Paese e riflettere contemporaneamente il<br />
rapporto Belgio-Europa, è stata scelta la metafora della cellula<br />
39
40<br />
ANNO II | n. 7 | GENNAIO - FEBBRAIO 2010<br />
cerebrale, a significare il luogo dove si prendono le decisioni<br />
chiave per il vecchio continente.<br />
Dal momento che si tratta di una struttura temporanea, per<br />
la realizzazione del Padiglione sono state scelte tecniche di<br />
costruzione ottimizzate e una varietà di materiali facilmente<br />
accessibili e tali da essere assemblati in un tempo molto<br />
breve. La selezione dei materiali segue una strategia che mira<br />
ad avere sia un significato culturale, sia ecologico.<br />
Padiglione Belgio<br />
Gran Bretagna<br />
Il Regno Unito ha pensato a un Padiglione di grande<br />
impatto hi-tech. L’edificio, una sorta di cubo con superfici<br />
curvilinee, è interamente rivestito da un sistema di led che lo<br />
trasformeranno in un grande schermo che proietta immagini<br />
diverse di giorno in giorno e che potranno anche essere scelte<br />
dai visitatori. La struttura, disegnata dall’architetto britannico<br />
Thomas Heatherwick, è alta sei piani e interamente rivestita<br />
da 60mila fili acrilici trasparenti lunghi 7,5 metri che si<br />
muovono insieme al vento. Filamenti che fungono da fibre<br />
ottiche, incanalando la luce naturale verso l’interno nelle ore<br />
diurne e facendo brillare l’intera struttura durante la notte<br />
grazie alla luce artificiale degli spazi interni.<br />
Padiglione Gran Bretagna<br />
Finlandia<br />
Il Padiglione finlandese è chiamato “Kirnu”, ovvero Giants<br />
kettle (calderone dei giganti) e nasce con l’intento di<br />
rappresentare la Finlandia in un microcosmo, presentando sia<br />
il Paese che la sua società al mondo. La struttura vuole essere<br />
inoltre un esempio di come i finlandesi stanno costruendo<br />
città migliori, secondo i principi dello sviluppo sostenibile.<br />
Il Padiglione emerge come un’isola dalla superficie dell’acqua.<br />
Un ponte conduce i visitatori sulle acque e nel Padiglione<br />
dove si trova il centro della città in miniatura e la piazza per<br />
gli eventi, il “calderone dei giganti”, dove le idee si incontrano<br />
e si mescolano.<br />
Padiglione Finlandia<br />
Francia<br />
Il Padiglione francese, ad opera dell’architetto Jacques Ferrier,<br />
è uno spazio inteso come “Città sensoriale”, attraverso la<br />
quale trasmettere la cultura e lo stile di vita dei francesi,<br />
oltre alla loro esperienza del territorio suddiviso tra natura e<br />
urbanizzazione.<br />
Il Padiglione è pensato per trasmettere la percezione di<br />
elementi quali aria, acqua e terra attraverso l’incastro di una<br />
sottile rete di calcestruzzo con un’ampia struttura a pianta<br />
quadrilatera, percorsa verticalmente e orizzontalmente da<br />
giardini pensili e appoggiata su una specie di lago artificiale.<br />
Questa struttura innovativa di 6.000 metri quadrati vuole<br />
testimoniare gli ultimi avanzamenti nella progettazione<br />
architettonica, nei materiali da costruzione e nella protezione<br />
dell’ambiente.<br />
Svizzera<br />
Dall’esterno, il Padiglione svizzero si presenta come un edificio<br />
ibrido fra tecnica e natura, che riunisce in sé città e campagna.<br />
La facciata produce energia elettrica e lascia intravedere<br />
l’irradiamento solare quale forza creativa. L’energia si scarica in<br />
diodi luminosi che secondo l’incidenza e l’intensità della luce<br />
lampeggiano in numero, formazione e durata differenti.<br />
All’interno del Padiglione, il tema città-campagna è<br />
approfondito da 60 cannocchiali che offrono sguardi quasi<br />
tridimensionali su concrete proposte di soluzioni applicabili nei<br />
settori della qualità dell’aria e dell’acqua, dell’edilizia sostenibile<br />
e della mobilità. Il tutto è coronato da una seggiovia che porta<br />
i visitatori fino sul tetto coperto di verde del Padiglione e<br />
simboleggia così l’interazione fra città e campagna.<br />
Padiglione Svizzera<br />
Spagna<br />
Il progetto di EMBT / Miralles - Tagliabue per il Padiglione<br />
spagnolo attinge alla tradizione con l’intento di tracciare<br />
l’immagine di un Paese aperto al nuovo, ma anche fortemente<br />
Finland at World EXPO 2010 Shanghai China<br />
Realys Group<br />
UK Foreign & Commonwealth Offi ce<br />
Federal Department of Foreign Affairs -<br />
General Secretariat - Presence Switzerlanda
SEEI - Sociedad Estatal para Exposiciones Internacionales<br />
Executive Secretariat for the Chilean<br />
Pavilion at Expo Shanghai 2010<br />
legato alle sue radici. Lo studio catalano, citando la materia<br />
e la tecnica di realizzazione dei cesti prodotti da secoli sia in<br />
Spagna sia in Cina, si spinge anche a mettere in evidenza i<br />
punti di contatto tra due realtà interessate a portare avanti<br />
scambi commerciali.<br />
L’allestimento del Padiglione è affidato ai tre registi Bigas<br />
Luna, Basilio Martin Patino e Isabel Coixet, chiamati a<br />
curare la mostra espositiva collocata all’interno. La mostra,<br />
coerentemente con il tema generale “Better city. Better Life”,<br />
riguarderà tre categorie di contenuti, corrispondenti a una<br />
lettura per fasi della storia urbana: “Dalla natura alla città”,<br />
“Dalla città dei nostri antenati a quella contemporanea” e<br />
“Dalla città attuale a quella del futuro”.<br />
Padiglione Spagna<br />
Cile<br />
L’edificio proposto ospita le diverse aree e tematiche del<br />
programma cileno in un unico, grande spazio. La facciata<br />
trasparente che circonda il Padiglione svela il suo interno,<br />
uno spazio pubblico sul quale convergono e si differenziano<br />
fra loro i vari volumi delle sale del programma.<br />
Ognuna di queste aree ha un suo preciso ruolo nella formazione<br />
della messaggio proposto dal Padiglione, che si esprime attraverso<br />
un percorso di rampe di legno che emula una strada urbana,<br />
portando i visitatori fra le varie stanze tematiche. La sala più<br />
importante si chiama “Seed” (seme), dove è rivelata l’essenza del<br />
messaggio: la visione della città come luogo di relazioni umane<br />
oltre semplici edifici, strade e connessioni urbane.<br />
La struttura è pensata per conseguire il massimo confort<br />
ambientale e soddisfare le rigorose norme sul risparmio<br />
energetico richieste dal comitato organizzatore. A questo<br />
scopo, tutti gli elementi di cui l’edificio è composto, fatta<br />
eccezione per le fondamenta, possono essere smantellati e<br />
la maggior parte dei materiali e delle attrezzature riciclati o<br />
riutilizzati.<br />
Padiglione Cile<br />
CAODURO ® s.p.a<br />
CAVAZZALE - VICENZA<br />
info@caoduro.it - www.caoduro.it
42<br />
SOCIETÀ E COSTUME<br />
A Viabizzuno<br />
“Progettare è voce<br />
del verbo amare”<br />
Intervista a Mario Nanni<br />
Mario Nanni è nato nel 1955 a Bizzuno, una piccola<br />
frazione di Lugo, in provincia di Ravenna. L’interesse per la<br />
materia luce e il rapporto con architetti e designer di fama<br />
internazionale, lo conducono alla sperimentazione di nuove<br />
forme e metodologie nella progettazione di corpi illuminanti<br />
in sfide sempre nuove.<br />
Nel 1994, come concreta espressione della sua filosofia<br />
progettuale e della sua passione per la luce, crea Viabizzuno,<br />
oggi dinamica ed innovativa azienda di progettazione<br />
e realizzazione di impianti di illuminazione con sede a<br />
Bentivoglio, in provincia di Bologna.<br />
Responsabile del pensiero progettuale di Viabizzuno, si dedica<br />
principalmente all’attività di progettazione negli studi di<br />
Milano, Londra e Barcellona, Rimini e Bologna.<br />
“Termometro di luce”, di Mario Nanni, Piazza Zabalburu, Bilbao<br />
Nanni, ci tolga subito un curiosità. Lei preferisce defi nirsi<br />
un progettista piuttosto che un designer, perché?<br />
“Credo dipenda dal fatto che sono sempre stato abituato<br />
a risolvere dei problemi. In realtà, se ci penso, io non so<br />
disegnare una lampada o un tavolo. So affrontare un problema<br />
per un determinato tipo di illuminazione o di ambiente.<br />
Dato un problema, cerco la soluzione. La cerco a 360 gradi<br />
e a volte la realizzazione può essere anche complessa. Ma,<br />
ciò che più conta, è sempre la strada per risolvere appieno<br />
quel problema. Per questo non sopporto le parole lighting<br />
designer, designer, artista. Non mi rappresentano. Io sono<br />
praticamente nato in cantiere e all’età di dodici anni ero<br />
già apprendista dell’elettricista. Ho avuto modo di fare<br />
un’esperienza straordinaria imparando, con umiltà ed<br />
ascoltando, da artigiani e capo mastri che conoscevano il<br />
mestiere e sapevano insegnarlo. Ricordo che mio nonno un<br />
giorno mi disse che gli uomini si dividono in due categorie:<br />
chi dice e chi fa. E che avrei dovuto decidere in fretta da che<br />
parte stare. Io decisi di mettermi dalla parte di chi fa. E oggi,<br />
dopo tanti anni, posso dire, che la mia è la cultura del fare”.<br />
Progettare, termine che deriva dal latino ‘projectare’, che<br />
signifi ca ‘portare fuori’, ‘portare avanti’, è un’attività molto<br />
complessa. Come si traduce nell’ambito della luce? Quali<br />
sono gli elementi che devono essere considerati?<br />
“Quello che conta e che cerco di trasmettere ai miei assistenti<br />
foto di Filippo Chiesa
è la capacità di ascoltare. Nel nostro caso imparare ad ascoltare<br />
chi vivrà e sarà il fruitore di una nuova illuminazione.<br />
Ma anche il luogo e gli elementi che saranno interessati. Penso<br />
che se si è bravi ad ascoltare, il progetto nasce da sé. Si impone,<br />
come una necessità che va raccolta e tradotta in realizzazione.<br />
E non può essere diversamente, perché altrimenti<br />
se ti allontani da questa linea finisci per fare cose<br />
strane, stravaganti, che secondo me non sono corrette.<br />
Poi, mi circondo di tantissimi libri. Ne ho ovunque, guardo<br />
tanto, spizzico e soprattutto ascolto le persone che leggono<br />
molto. E ciò che mi dicono lo collego a quello che ho visto.<br />
Per il mio modo di essere e di fare questo è molto importante.<br />
E’ l’apprendere. Dai libri, dai progettisti, così come dal<br />
fabbro e del falegname dai quali cerco di capire ciò che sanno.<br />
Lo ripeto per un buon progettista la curiosità e l’ascolto<br />
sono la base del lavoro”.<br />
Nella vostra comunicazione usate spesso la frase ‘progettare<br />
voce del verbo amare’. Come si traduce, concretamente,<br />
nel vostro operare?<br />
“In realtà, quella frase, per me, è la sintesi di un modo di<br />
vivere. E’ un pensiero collegato alla passione che metti nel<br />
vivere quotidiano. Tutti siamo, o meglio potremmo essere,<br />
dei bravissimi progettisti se solo sapessimo accettare i nostri<br />
difetti così come le virtù e le intuizioni. Prendiamo ad esempio<br />
una signora emiliano romagnola che fa le tagliatelle, quanto<br />
è brava a progettarle e a realizzarle manualmente? Progettare<br />
è un’attività che si fa quotidianamente. E lo fanno tutti.<br />
C’è chi lo fa con più passione ed attitudine, chi con meno.<br />
Io ne ho fatto uno stile di vita cercando di essere coerente e<br />
costante. E questo è importante perché ti mette in pace con<br />
la tua coscienza e ti dispone a leggere meglio gli stimoli che<br />
arrivano dall’ambiente e dagli altri. Ai giovani che lavorano<br />
a Viabizzuno la prima cosa che dico è che se non trovano<br />
Mario Nanni (a sinistra) e l’architetto Peter Zumthor, vincitore del Premio Pritzker 2009, durante una fase di lavoro<br />
gli stimoli giusti devono cambiare lavoro. Di recente<br />
abbiamo realizzato, nei nostri capannoni, un lavoro del<br />
nuovo progetto di illuminazione per bagni, “La stanza del<br />
bi-sogno”, per presentarlo ai progettisti, clienti e giornalisti.<br />
Dopo la prima serata ho pensato: quanto è servita questa<br />
esperienza ai miei ragazzi? Quanto è stato importante per<br />
loro il cantiere vissuto qui in azienda, dove hanno potuto<br />
toccare con mano la tempistica, i rapporti con gli artigiani,<br />
con le diverse fasi di lavorazione, con gli altri colleghi?<br />
Secondo me moltissimo. E anche questa è Viabizzuno. Una<br />
realtà fatta di esperienze, dove si ha la possibilità di crescere<br />
43
44<br />
ANNO II | n. 7 | GENNAIO - FEBBRAIO 2010<br />
sia come professionista, sia come persona. Ma, lo ripeto,<br />
occorre avere gli stimoli giusti, altrimenti non si sanno<br />
cogliere nemmeno questi aspetti”.<br />
Ogni corpo illuminante, come si diceva, viene progettato per<br />
soddisfare particolari esigenze. Nel metterlo in produzione<br />
quanto è importante la realizzazione del prototipo?<br />
“Per me è fondamentale. Costruire il prototipo mi dà<br />
non tanto la possibilità di mettere a punto, per esempio,<br />
forma e congegni, ma piuttosto di capire le potenzialità<br />
dell’oggetto, i suoi segreti sui quali poi posso lavorare. Al<br />
contrario, con un progetto fatto solo a computer o su carta<br />
non scattano quegli stimoli o le intuizioni che ti consentono<br />
poi di trasmettere all’oggetto sensibilità e l’anima che deve<br />
necessariamente avere. E questo perché l’anima all’oggetto<br />
“Via… ggiando per costruirsi”<br />
In occasione della terza edizione del Festival dell’arte<br />
Contemporanea di Faenza (21-23 maggio 2010) di cui Viabizzuno<br />
e partner, Mario Nanni ha progettato un tour ed un padiglione<br />
mobile davvero speciale che già negli ultimi mesi dello scorso anno<br />
e sino al prossimo maggio ha fatto (e farà) tappa in numerose città<br />
italiane ed europee.<br />
Il padiglione mobile è uno spazio pensato come un’offi cina di<br />
idee, un casa in movimento dove protagonisti sono in primo<br />
luogo la luce, il calore dell’accoglienza, la possibilità dello<br />
riesci a trasmetterla solo vivendolo. Avendolo vicino,<br />
guardandolo, toccandolo. Insomma capendolo. Ecco perché<br />
per me il prototipo è decisivo”.<br />
E prima di arrivare al prototipo? Come nascono, insomma,<br />
le idee a Viabizzuno?<br />
“Le idee nascono nell’arco della giornata. Non c’è un vero<br />
e proprio programma e questo a volte destabilizza un po’<br />
il gruppo di lavoro perché magari si trovano coinvolti in<br />
un determinato progetto e dopo pochissimo tempo diventa<br />
un’altra cosa. Come dicevo prima le idee nascono da delle<br />
esigenze e da delle intuizioni. Poi hanno un iter molto<br />
veloce che passa dalla prototipazione, alla sperimentazione<br />
con i primi test e poi allo sviluppo. Alcuni progetti hanno<br />
un corso brevissimo, altri, al contrario lungo. Non esiste<br />
Il padiglione durante una tappa del tour<br />
scambio, del confronto, l’invito ad entrare ed impossessarsi di<br />
ogni angolo per abitarlo.<br />
All’arrivo nelle diverse destinazioni del tour “Via… ggiando per<br />
costruirsi”, il camion di Viabizzuno si scoperchia aprendo una<br />
veranda a terrazza ai momenti di convivialità e al suo interno dà<br />
spazio ad un luogo domestico fatto per progettare, per studiare e<br />
sperimentare la luce: quella naturale che lo permea nelle feritoie<br />
e quella artifi ciale che si progetta e si sperimenta di volta in volta<br />
tra le mani dei visitatori.<br />
foto di Pietro Savorelli
foto di Pietro Savorelli<br />
una tempistica precisa, fatta salva, ovviamente, la capacità<br />
di mettere in fila le scadenze e rispettare le priorità. Qualche<br />
volta, poi, idee forti arrivano anche dall’esterno, da amici,<br />
architetti. Belle idee sulle quali lavoro mettendomi al loro<br />
servizio. E divertendomi anche molto”.<br />
Quali sono nel suo lavoro gli aspetti principali del rapporto<br />
con la luce artifi ciale?<br />
Dico spesso che nel mio lavoro ho solo dei colleghi. L’unico<br />
mio vero concorrente è il sole. E il giorno che sarò più bravo<br />
di lui avrò finito la mia esperienza. Scherzi a parte credo che il<br />
punto essenziale sia utilizzare la luce artificiale per far scoprire<br />
cose che magari il sole non è in grado di farti vedere. Facciamo<br />
un esempio. I porticati ricevono la luce del sole dall’alto verso<br />
il basso e di conseguenza viene messa in ombra, si può dire,<br />
tutta la parte alta delle volte che non risulta illuminata, insieme<br />
a dettagli e particolari che la caratterizzano. Se tu sei bravo,<br />
prima a vederli e poi a metterli in risalto con la luce artificiale,<br />
questi elementi possono diventare una scoperta e fonte di<br />
fascinazione per chi passerà sotto quel porticato. Allo stesso<br />
modo se pensiamo alla facciata di un palazzo che durante il<br />
giorno riceve una luce talmente forte da perdere le ombre,<br />
operando con un’adeguata illuminazione durante la sera si<br />
potranno fare uscire determinate ombreggiature che di giorno<br />
non è possibile vedere. La luce artificiale è questo. La possibilità<br />
di fare emergere e scoprire dettagli. Di suscitare emozioni”.<br />
Ca’ Giustinian, sede Biennale di Venezia, illuminazione di Mario Nanni<br />
La luce è anche colore. Come aff ronta questo aspetto nel<br />
momento in cui si trova ad elaborare un progetto per un<br />
nuovo ambiente?<br />
“In genere preferisco lavorare con la luce bianca, o<br />
meglio con una luce che gioca con le diverse tonalità del<br />
bianco, che sento a me più vicine. Riguardo al colore,<br />
nei miei progetti cerco di metterne il meno possibile<br />
e quando lo metto deve avere una motivazione forte.<br />
Deve raccontarmi e raccontare una storia. Pensando<br />
ad un caso concreto, nelle istallazioni collocate nella<br />
piazza di Bilbao (il Termometro di luce, ndr) c’è il blu,<br />
ma è un blu che l’illuminazione prevede solo quando<br />
piove. Provocando una suggestione precisa legata alla<br />
natura del progetto. Diversa cosa quando intendiamo il<br />
colore come punto tecnico o come punto di arrivo per<br />
determinare la migliore resa cromatica all’interno di<br />
spazi come i musei o gli showroom. In questo caso l’uso<br />
del colore diventa molto stimolante e anche difficile.<br />
Richiede sapienza perché e come se si avesse a che fare<br />
con una sorta di pozione magica dove diversi elementi<br />
vanno miscelati per ottenere l’effetto voluto. Che<br />
ovviamente cambia ogni volta. E quindi, come nel caso<br />
di un chef che prepara le sue ricette, occorre sensibilità e<br />
gusto per determinare le intensità che caratterizzeranno<br />
i diversi ambienti”.
46<br />
ANNO II | n. 7 | GENNAIO - FEBBRAIO 2010<br />
Un’ultima domanda. Quali sono i principali progetti sui<br />
quali avete lavorato o state lavorando?<br />
“Nel dicembre scorso abbiamo realizzato un progetto<br />
che definiamo 'una poesia di luce' per la facciata della<br />
Scala di Milano e sempre di recente abbiamo curato<br />
l’illuminazione della sede della Biennale di Venezia di<br />
Ca’ Giustinian. Stiamo, inoltre, lavorando insieme<br />
all’architetto Peter Zumthor sull’illuminazione dei<br />
sentieri della città svizzera di Wals. Per la Mario<br />
Nanni progettista abbiamo realizzato un serie di<br />
prodotti per la Minotti, cucine, armadi e un tavolo.<br />
E una linea per ufficio per Giacomelli”.<br />
Grande versatilità…<br />
“Sì, ma tutto parte dalla luce”.<br />
Viabizzuno:<br />
“Salviamo la lampadina<br />
ad incandescenza”<br />
Lo scorso anno Viabizzuno ha lanciato un’iniziativa per salvare<br />
la lampadina ad incandescenza che, secondo la nuova normativa<br />
europea, attraverso diverse tappe, dal 2012 non potrà più essere<br />
prodotta e commercializzata.<br />
“Vi chiediamo di aiutarci a capire – si legge nell’appello promosso<br />
dall’Azienda di Mario Nanni – a raccogliere dati e informazioni<br />
attendibili, a studiare con noi il sistema per salvaguardare quello che<br />
non è solo uno strumento d’uso quotidiano, ma anche un perfetto<br />
oggetto di design, completo e fi nito nella sua essenza, rimasto tale e<br />
quale dal giorno in cui è stato inventato e poi prodotto.<br />
Non vogliamo bloccare la tecnologia, lo sviluppo, la ricerca;<br />
vogliamo solo che la strada verso queste mete non discrimini la<br />
storia, non faccia della lampadina a incandescenza il capro espiatorio<br />
su cui infl iggere prese di posizioni commerciali e non ambientali”.<br />
A supporto della propria iniziativa Viabizzuno presenta cinque<br />
motivi per salvare la lampadina:<br />
1. il problema ambientale della produzione eccessiva di CO 2 non<br />
è dato tanto dalla presenza di lampadine a incandescenza, quando<br />
dall’uso poco consapevole della luce in generale;<br />
2. la produzione delle lampadine CFL (quelle comunemente<br />
dette a basso consumo) implica consumi energetici notevolmente<br />
superiori e il loro smaltimento è molto più complesso e oneroso<br />
rispetto a quello delle comuni lampadine a incandescenza;<br />
3. non tutti sanno che per i led e le lampadine a ioduri metallici<br />
gli alimentatori necessari per il loro funzionamento hanno un<br />
consumo che fa diminuire il rendimento del 15% circa;<br />
4. le lampade fl uorescenti a basso consumo, i led e le lampadine a<br />
scarica consistente di gas hanno tutte un decadimento consistente<br />
e progressivo del fl usso luminoso: quando arrivano al 70% del<br />
loro fl usso iniziale le lampade sono da sostituire con un intervallo<br />
di manutenzione tipico di 8.000 ore per le lampade fl uo, 12.000<br />
ore per le lampade a scarica e 50.000 ore per i led, questi ultimi<br />
in particolare solo se non vengono fatti funzionare a temperature<br />
eccessive;<br />
5. il confort visivo, il calore e l’emozione di cui è capace la luce della<br />
lampadina a incandescenza non sono ancora caratteristiche presenti<br />
nelle altre fonti di luce artifi ciale.<br />
“Lucciola o lanterna?... Purchè sia lampadina a incandescenza”,<br />
di Mario Nanni, XXI secolo
48<br />
TECNOLOGIE E MATERIALI<br />
Il Valore<br />
delle tecnologie innovative<br />
per l’architettura<br />
Nanotecnologie<br />
domotica ed energia<br />
di Elisa Massano<br />
Ingegnere Edile, dottoranda di ricerca in “Scienze e tecniche<br />
dell'Ingegneria Civile”, tutor il Prof. Ing. P. L. Maffei, Facoltà<br />
di Ingegneria - Pisa, Elisa Massano si occupa principalmente<br />
degli aspetti inerenti tecniche costruttive innovative in<br />
edilizia ospedaliera e terziaria con particolare attenzione alla<br />
sostenibilità e alla progettazione per tutti.<br />
In un’epoca segnata da una tecnologia futuristica in settori di<br />
varie discipline, occorre interrogarsi su come le innovazioni<br />
interagiscono su settori quali quello edilizio. L’Architettura<br />
italiana è segnata da una parte dal forte legame con la<br />
tradizione, dall’altra dall’innovazione necessaria per far<br />
divenire l’Architettura stessa generatrice di energia. Edifici<br />
realmente capaci di integrare le innovazioni possono<br />
diventare architettura di Valore e patrimonio culturale?<br />
Il concetto di sostenibilità gioca un ruolo fondamentale<br />
nel settore delle costruzioni, chiamato ad essere attore<br />
attivo di trasformazioni economiche, sociali ed ambientali<br />
per gli elevati consumi energetici. Per sviluppare un<br />
modello di edificio sostenibile è necessario da una parte<br />
il confronto con la cultura e la tradizione, dall’altra<br />
un’apertura alle innovazioni tecnologiche offerte dalla<br />
micro alla macro scala.<br />
È necessario sfruttare le risorse e le competenze già acquisite<br />
in altri settori manifatturieri (la meccanica, l’automazione,<br />
l’elettrotecnica e l’elettronica) per evitare una mera<br />
importazione degli apparati e delle componenti industriali<br />
degli impianti a fonti rinnovabili. Ruolo fondamentale<br />
per dare un valore aggiunto alla vita quotidiana giocano<br />
sistemi quali la domotica e le nanotecnologie, consentendo<br />
una gestione intelligente e razionale degli elementi<br />
architettonici. L’integrazione di sistemi automatizzati o di<br />
fonti rinnovabili negli edifici europei e in particolar modo<br />
in Italia sta andandosi diffondendo con un ritmo più<br />
lento rispetto agli altri paesi economicamente sviluppati.<br />
Le cause principali sono da ricercarsi sicuramente in un<br />
patrimonio artistico-paesaggistico-culturale da tutelare,<br />
che richiede uno sforzo maggiore a livello creativo-ideativo,
oltre a iter burocratici più lunghi. Sistemi della tecnologia<br />
informatica sempre più avanzati fanno parte della vita<br />
quotidiana degli uomini, ma più come parte aggiunta che<br />
come integrata agli edifici.<br />
Percentuali di Europei che ritengono utile l'investimento in tecnologia<br />
sempre 48%<br />
in certi casi 27%<br />
assolutamente no 18%<br />
non so/non rispondo 7%<br />
100%<br />
90%<br />
80%<br />
70%<br />
60%<br />
50%<br />
40%<br />
30%<br />
20%<br />
10%<br />
0<br />
48%<br />
fonte ASTRA Demoskopea<br />
27%<br />
18%<br />
La percezione dell'utilità della tecnologia nella vita quotidiana<br />
elimina le distanze 73%<br />
rende la vita vita più semplice 59%<br />
riduce/ elimina la fatica 56%<br />
fa risparmiare tempo 52%<br />
100%<br />
90%<br />
80%<br />
70%<br />
60%<br />
50%<br />
40%<br />
30%<br />
20%<br />
10%<br />
0<br />
73%<br />
59%<br />
56%<br />
Dati statistici evidenziano che in generale gli europei,<br />
pur riconoscendo un ruolo importante alla tecnologia,<br />
diffidano ancora nei confronti dell’utilità dell’investimento.<br />
La presenza diffusa di computer (Ubiquitus Computing)<br />
di dimensioni sempre più piccole, che niente hanno a<br />
che fare con i primi calcolatori informatici, sistemi audio<br />
video sempre più sofisticati entrano a far parte della vita<br />
quotidiana, per esigenze culturali e sociali quali eliminazione<br />
di distanze (internet, facebook, ecc.)<br />
Una casa domotica è vista come un oggetto di lusso,<br />
futuristico, inaccessibile economicamente. In realtà la<br />
domotica è uno strumento in grado di permettere fruizione<br />
di un edificio e di numerose parti di esso anche a chi<br />
diversamente abile. Sistemi domotici permettono inoltre<br />
7%<br />
52%<br />
di gestire con controllo remoto in modo intelligente sub<br />
sistemi atti ad un raggiungimento di comfort per l’utente,<br />
sia per quanto riguarda la sicurezza che per quanto inerente<br />
al campo dell’efficienza energetica.<br />
La domotica grazie ai continui progressi nel settore delle<br />
nanotecnologie implementa il comfort offerto con sistemi<br />
sempre più avanzati ed esteticamente validi nel campo<br />
dell’automazione, rendendo possibile l’accessibilità ad un<br />
pubblico sempre più ampio.<br />
Domotica<br />
La domotica è il complesso di tecnologie informatiche ed<br />
elettroniche che, calate nel sistema, favoriscono una razionale<br />
gestione degli ambienti di vita, in base a prefi ssate condizioni<br />
di benessere.<br />
Il termine domotica deriva da "domotique", neologismo<br />
creato in Francia, dall’unione della parola latina domus,<br />
ovvero casa, con "informatique". Nella lingua Italiana unendo<br />
domus con informatica si ottiene appunto "domotica". Nella<br />
lingua inglese sono utilizzati oltre ai termine domotics,<br />
home automation-building automation, evidenziando una<br />
diff erenza a seconda che si parli di automazione di un edifi cio<br />
casa-residenziale o di un edifi cio di dimensioni maggiori<br />
(edilizia ospedaliera, alberghiera, terziaria).<br />
Domotica: come gestire energia e rendere fruibili edifici e città<br />
La domotica può offrire un notevole contributo per<br />
assicurare le condizioni di un benessere ripensato su basi<br />
oggettive sia per quanto riguarda comprovate esigenze,<br />
sia in rapporto alle oggettive risorse di cui si dispone.<br />
Il sempre maggior numero di persone che aspirano a<br />
veder rispettate tali condizioni richiede, infatti, che<br />
venga utilizzata l’energia indispensabile, sopprimendo<br />
ogni forma di spreco di consumi energetici, tramite il<br />
ricorso a sistemi “naturali” ed in termini complementari<br />
a impianti tecnici. Gli albori della domotica risalgono<br />
alla fine degli anni Settanta, quando nacquero i primi<br />
sistemi specifici per il controllo di una sola funzione,<br />
quali i telecomandi a infrarossi. Oggi il possibile dialogo<br />
tra il sistema domestico e l’utente fuori casa, ad esempio<br />
tramite cellulare, rende anche possibile il controllo<br />
remoto e la cura a distanza della propria abitazione. Dare<br />
risposta a questa esigenza, che nasce per il diffondersi<br />
del fenomeno dell’assenza di persone durante il giorno<br />
nell’abitazione, vuol dire ad esempio movimentare a<br />
distanza sistemi per l’oscuramento o la regolazione di<br />
luce solare a seconda dell’intensità dell’irraggiamento<br />
durante l’arco della giornata, chiudere le tende in caso<br />
di vento o spegnere una luce lasciata accesa o controllare<br />
tramite telecamera la presenza di intrusi, ovvero gestire<br />
in piena sicurezza e con attenzione all’uso dell’energia.<br />
Uno degli ambiti in cui la domotica può dare un<br />
49
50<br />
ANNO II | n. 7 | GENNAIO - FEBBRAIO 2010<br />
GreenPix – Zero Energy Media Wall<br />
importante contributo è quello dell’assistenza sanitaria.<br />
La società odierna, infatti, vede crescere il numero di<br />
persone con disabilità motoria, per il crescente numero di<br />
traumatizzati per incidente automobilistico e di anziani, ma<br />
allo stesso tempo cresce la consapevolezza di un necessario<br />
coinvolgimento attivo di tali persone nella società.<br />
La diffusione di questi sistemi è ancora limitata, non tanto<br />
a causa dei costi, quanto per una mancanza di informazione<br />
e cultura dell’integrazione del progetto architettonico<br />
con quello impiantistico di tipo intelligente, poiché vede<br />
coinvolte figure professionali di diversa formazione e forse<br />
anche per una generale resistenza verso il cambiamento.<br />
L’economicità di un intervento va infatti pensata in termini<br />
di costo globale, mettendo in conto i costi di gestione, i<br />
positivi risvolti sociali, la deospedalizzazione, ecc.<br />
La premiazione del Nuovo Ospedale di Modena con il<br />
Simone Giostra & Partners, Inc.
www.shutterstock.com/Orhan Çam<br />
premio domotica è da intendersi come un segno augurale<br />
dell’inizio di utilizzo della domotica per migliorare la vita<br />
di tutti a livello di accessibilità, comfort e sicurezza.<br />
La domotica, così come dimostrano i primi centri per<br />
la riabilitazione dotati di sistemi domotici, permette di<br />
migliorare la vita umana di chi, trovandosi temporaneamente<br />
o in fase permanente in situazione di disabilità, vuole gestire<br />
la propria vita in modo autonomo, senza dover gravare<br />
su altri. L’introduzione dei comandi vocali o di touch<br />
screen risulta un ausilio importante per disabili, anziani o<br />
malati. L’edificio si trasforma in un ambiente nel quale è<br />
possibile vivere, giocare, ricercare, lavorare efficientemente,<br />
controllare i livelli di benessere e di salute, garantire praticità<br />
e sicurezza, diminuire i consumi energetici, rispettare e<br />
conoscere la natura e le sue potenzialità.<br />
In dettaglio la domotica può essere applicata per controllare<br />
esigenze (UNI 8289:1981) di:<br />
Sicurezza: antintrusione, security e controllo degli ingressi e<br />
delle uscite, rilevamento e segnalazione antincendio, controllo<br />
ambientale, delle risorse idriche ed energetiche;<br />
Benessere: controllo del microclima interno, controllo della<br />
produzione energetica da fonti rinnovabili quali sole - vento<br />
- geotermia, controllo e gestione di centrale climatizzazione,<br />
gestione microclima per singole aree ed ambienti spaziali<br />
omogenei, controllo della gradazione di luminosità nella stanza<br />
relazionando l’illuminazione artificiale a quella naturale;<br />
Fruibilità: sensori antincendio con previsione di<br />
comunicazioni per le varie utenze (acustiche, visive, ecc.),<br />
apertura/chiusura porte con semplici gesti, controllo delle<br />
aperture di finestre mediante touch and screen, introduzione<br />
di comandi vocali o coordinamento con sistemi studiati dai<br />
campi della biomedica;<br />
Aspetto: gestione di involucri e frangisole in base<br />
alle necessità illuminotecniche, gestione e controllo<br />
illuminazione artificiale con sensori sensibili al passaggio di<br />
utenze e all’illuminazione naturale; controllo di gestione di<br />
giochi d’acqua per migliorare le caratteristiche ambientali e<br />
prevedere percorsi sensoriali e olfattivi;<br />
Integrabilità: connessione e monitoraggio degli impianti,<br />
controllo e integrazione delle esigenze e dei relativi requisiti<br />
prestazionali da applicare ai vari settori e da ottenere dai<br />
prodotti vari che compongono l’edificio, controllo del<br />
comportamento strutturale dei vari componenti;<br />
Gestione: gestione dei vari sistemi elettrici, illuminotecnici,<br />
sicurezza presenti nell’edificio;<br />
Salvaguardia dell’ambiente: controllo dei sistemi di fonti<br />
rinnovabili integrati all’edificio e all’architettura, controllo<br />
del consumo idrico ed energetico.<br />
L’eliminazione di sprechi energetici tramite sistemi<br />
intelligenti sembra, infatti, essere una delle “medicine”<br />
efficaci ed attuabili per ottenere il giusto benessere senza<br />
sprechi, consentendo di aumentare la percentuale di<br />
energia ottenuta da fonti rinnovabili.<br />
World Trade Center, Manama<br />
Nanotecnologia e Fotocatalisi<br />
La nanotecnologia – composto di nano struttura e tecnologia<br />
– è una tecnologia avanzata che si occupa di realizzare<br />
elementi per cui siano previsti interventi a scala nanometrica.<br />
Il nanometro è un milionesimo di millimetro, in pratica la<br />
misura di alcuni atomi o piccole molecole. La nanotecnologia<br />
sfrutta le proprietà uniche della materia in un campo che ha<br />
come estensione da 1 a 100 nanometri; a tali dimensioni<br />
le proprietà elettromagnetiche ed ottiche sono diff erenti ed<br />
è possibile trarre le caratteristiche favorevoli per migliorare<br />
determinate prestazioni.<br />
La fotocatalisi è un processo chimico – catalisi – a livello<br />
nanometrico che si produce sotto l’azione della luce solare.<br />
Tale reazione chimica avviene grazie alla presenza di un<br />
catalizzatore ed è paragonabile al fenomeno naturale della<br />
fotosintesi clorofi lliana. Grazie al catalizzatore per eccellenza<br />
che è il biossido di titanio è possibile distruggere sostanze<br />
nocive quali fumi di scarico, smog, anidride solforosa,<br />
benzene, solventi di vernici,… o odori.<br />
51
52<br />
ANNO II | n. 7 | GENNAIO - FEBBRAIO 2010<br />
Dalla micro alla macro scala, quando la natura ispira prodotti<br />
nano tecnologici per l’architettura<br />
Il campo della nanotecnologia non è solo quello dei circuiti<br />
elettrici, ma anche quello che trae origine dallo studio di<br />
fenomeni che avvengono in natura a scala nanometrica.<br />
Quali, in particolare, l’effetto loto o l’adesione del geco,<br />
o la tela del ragno, che trovano un enorme interesse nel<br />
campo dell’architettura. La capacità di far scorrere le gocce<br />
d’acqua dalla superficie delle foglie di loto, evitando qualsiasi<br />
adesione e permettendo di mantenere pulite le foglie grazie<br />
ad una nano struttura, ha infatti ispirato la produzione di<br />
vetri autopulenti. Così come la capacità del geco di aderire<br />
alle superfici verticali è oggetto di numerosi studi atti ad<br />
individuare nel campo dell’edilizia colle speciali in grado di<br />
offrire prestazioni adesive sempre più elevate.<br />
Ulteriore fenomeno a scala nanometrica è quello foto<br />
catalitico, che trae spunto dalla fotosintesi clorofilliana. I<br />
materiali fotocatalitici per uso edile rappresentano uno dei<br />
più interessanti sviluppi apparsi nel settore in questi ultimi<br />
anni. Attualmente i vantaggi evidenziati dalla ricerca sono<br />
quelli di un effettivo funzionamento e capacità positiva e<br />
ininterrotta di “mangiatori” di sostanze nocive in qualsiasi<br />
ambiente, dall’edilizia ospedaliera, a quella industriale, ai vari<br />
locali ad uso collettivo o privato. I materiali disinquinanti<br />
per ossidazione foto catalitica – da applicare come involucri<br />
o pavimentazioni esterne - permettono la degradazione di<br />
inquinanti organici e ossidi di azoto. L’energia luminosa può<br />
inoltre essere utilizzata per attivare processi battericidi per<br />
scopi igienici in locali quali l’edilizia ospedaliera, laboratori,<br />
cucine, mense, ristoranti, ecc.<br />
In termini concreti tutto ciò, se ulteriori studi lo<br />
confermeranno, significa un valore inestimabile per la<br />
salute dell’uomo e dell’ambiente a livello delle varie classi<br />
di esigenze:<br />
Sicurezza: la sicurezza delle vite umane, l’eliminazione<br />
dell’inquinamento indoor e outdoor;<br />
Benessere: caratteristiche termoacustiche e foto catalitiche<br />
dei materiali con risvolti sul piano psicologico, sociale e fisico<br />
legati al vivere in un mondo più pulito;<br />
Gestione: minori manutenzioni e maggior igiene dell’edificio<br />
grazie alle pitture autopulenti;<br />
Salvaguardia dell’ambiente: riduzione delle emissioni grazie<br />
ai materiali fotocatalitici.<br />
Architettura e tecnologie innovative<br />
Un proverbio cinese afferma: «quando il vento cambia intensità<br />
alcuni costruiscono muri, altri costruiscono mulini a vento».<br />
Grattacieli quali il Dynamic Architecture Tower a Dubai,<br />
il World Trade Center a Manama, il Greenpix a Pechino<br />
evidenziano un tentativo di osare andando verso architetture con<br />
integrate tecnologie innovative e fonti energetiche rinnovabili,<br />
capaci di offrire un’immagine comunicativa e informativa.<br />
Uno degli edifici recentemente costruiti a Pechino in occasione<br />
Dynamic Architecture Tower, Dubai<br />
dei Giochi Olimpici 2008, il Greenpix, premiato per la<br />
sostenibilità, può essere considerato un vero e proprio simbolo<br />
di innovazione tecnologica e di ricerca di caratteristiche<br />
altamente performanti in termini di efficienza energetica e<br />
comunicativa. L’involucro si presenta come un monitor, di<br />
oltre 2000 m2, dotato di pannelli fotovoltaici policristallini a<br />
densità variabile, capaci di assorbire luce solare e tramutarla<br />
in energia. Lo studio e applicazione della variazione di<br />
densità dei pannelli fotovoltaici policristallini permette un<br />
adeguato grado di illuminamento interno con luce naturale<br />
complementare a quella artificiale. L’irradiamento solare in<br />
surplus viene tramutato in energia per dare la possibilità<br />
di illuminarsi di notte tramite 2.292 punti luce LED. La<br />
domotica interviene nel momento in cui si parla di gestire i<br />
meccanismi, siano essi legati all’illuminazione, all’accensione,<br />
al controllo remoto dei guasti e soprattutto alla gestione<br />
dell’energia, da immagazzinare, convertire, reimmettere.<br />
Quale futuro?<br />
L’architettura ad oggi ci offre esempi di integrazioni innovative,<br />
soprattutto nei Paesi commercialmente ricchi. Tale scelta<br />
non deve essere solo immagine ma mezzo di comunicazione<br />
per chi, in altri Paesi, vorrà emulare in relazione al contesto<br />
paesaggistico, ambientale, sociale ed economico, proiettando<br />
l’edilizia in un’Architettura sostenibile.<br />
L’innovazione tecnologica, se utilizzata con razionalità<br />
ed etica, può essere l’occasione per recuperare condizioni<br />
compromesse e per intervenire in coerenza con un benessere<br />
da ridisegnare per un sempre più grande numero di persone.<br />
Gruppo GEDI
Giovanni Giacomo Marinoni, De re ichnographica cuius hodierna praxis exponuntur […], Vienna, MDCCLI<br />
DOSSIER<br />
Dall’immagine al modello<br />
Note sulla cartografi a<br />
geometrica in Italia<br />
dal Rinascimento<br />
alla Rivoluzione Geodetica<br />
Parte seconda: Da Raffaello Sanzio a Giambattista Nolli<br />
di Andrea Cantile<br />
Professore a contratto di Cartografia presso l’Alma Mater<br />
Studiorum - Università di Bologna (Corso di laurea<br />
magistrale in “Geografia e processi territoriali”) e di Storia<br />
del paesaggio attraverso la storia della cartografia, presso<br />
l’Università degli Studi di Firenze (Corso di laurea magistrale<br />
in “Architettura del paesaggio”), Andrea Cantile è inoltre<br />
Direttore cartografico dell’I.G.M., Membro del Consiglio<br />
scientifico dell’Osservatorio Ximeniano – Firenze, Membro<br />
dell’United Nations Group of Experts on Geographical Names<br />
e collabora al History of Cartography Project, della Chicago<br />
University Press.<br />
È autore di numerose pubblicazioni scientifiche in Italia ed<br />
all’estero e svolge attività di ricerca nel campo della storia<br />
del rilevamento e della rappresentazione del territorio, dal<br />
Rinascimento ad oggi.<br />
Giovanni Giacomo Marinoni, "De re ichnographica<br />
cuius hodierna praxis exponuntur", 1751<br />
Uso della tavoletta pretoriana<br />
Using the plain table<br />
Contract Professor, teaches Cartography, at Alma Mater<br />
Studiorum - University of Bologna (II Level degree course<br />
- “Geografia e processi territoriali”), and Landscape history<br />
through History of Cartography, at the University of Florence<br />
(II Level degree course - “Architettura del paesaggio”)<br />
He is also I.G.M. (Military Geographic Institute)<br />
Cartographic Director, member of the Scientific Council of<br />
the “Osservatorio Ximeniano” astronomical observatory in<br />
Florence, member of the United Nations Group of Experts<br />
on Geographical Names and he collaborates at the History<br />
of Cartography Project of the Chicago University Press.<br />
Author of many scientific publications in Italy and abroad,<br />
he is involved in research activities in the topographical<br />
survey and representation history field, from Renaissance<br />
to present day.<br />
53
54<br />
ANNO II | n. 7 | GENNAIO - FEBBRAIO 2010<br />
Dopo Leonardo, ancora un’altra eminente figura<br />
rinascimentale, del calibro di Raffaello Sanzio da Urbino<br />
(1483 - 1520), offre un ulteriore contributo alla scienza<br />
del rilevamento urbano. Nella celebre Lettera a Leone<br />
X di Baldassar Castiglioni si descrive la sua modalità di<br />
rilevamento della direzione dei setti murari perimetrali<br />
degli edifici per il tramite di una bussola graduata.<br />
L’operazione tipo consiste nel posizionamento della bussola<br />
After Leonardo, another important Renaissance artist,<br />
Raffaello Sanzio from Urbino (1483-1520), presented his<br />
own contribution to the development of the town surveying.<br />
In the famous Lettera a Leone X by Baldassar Castiglioni, it<br />
is described his method to survey the surrounding walls of a<br />
building through the utilisation of a graduated compass.<br />
Setting such a compass in the established spot station (an outside<br />
corner of the building that has to be surveyed) a technician has
nel punto di stazione prescelto, coincidente con un angolo<br />
esterno dell’edificio da rilevare, nella lettura del valore angolare<br />
dato dalla direzione del setto murario traguardato rispetto a<br />
quella del nord magnetico, indicata dall’ago calamitato.<br />
La ripetizione sistematica di tale operazione per tutti i lati<br />
esterni dell’immobile, detta appunto “per camminamento”,<br />
abbinata necessariamente alla misura della lunghezza di<br />
ogni setto murario, conduce poi a termine il rilevamento,<br />
"La scuola di Atene", aff resco realizzato<br />
tra il 1509 ed il 1511 da Raff aello Sanzio<br />
"Th e School of Athens", fresco by Raphael<br />
painted between 1510 and 1511<br />
to read the angular measurement given by the direction of the<br />
back-seen wall and by the magnetic north (where the dipping<br />
needle points to).<br />
The repetition of such a measurement for all the external sides<br />
of the building (a method that is called “by walking”), together<br />
with the measurement of the length of every wall, leads, at the<br />
end, to the final plan. The technician has enough elements to<br />
reproduce on a graphic representation of a polygon with n sides<br />
55
56<br />
ANNO II | n. 7 | GENNAIO - FEBBRAIO 2010<br />
Autoritratto, Raff aello<br />
Self-portrait, Raphael<br />
fornendo al rilevatore gli elementi sufficienti per la<br />
restituzione grafica di un poligono di n lati, rappresentante<br />
il perimetro esterno dell’edificio o il circuito murario di una<br />
città nel rapporto di scala prescelto.<br />
Gran parte del Cinquecento è ancora dominata da una<br />
continua ricerca tesa al perfezionamento delle tecniche<br />
di rilevamento ed alla progettazione di nuovi strumenti<br />
topografici.<br />
La ricca strumentaria del settore, sia di nuova invenzione,<br />
sia recuperata dalla tradizione medievale, si compone di<br />
varie suppellettili scientifiche come l’astrolabio, il bastone<br />
di Giacobbe, l’archipendolo, l’odometro, il quadrante,<br />
l’ottante, il quadrato geometrico, la bussola topografica, il<br />
radio latino.<br />
I più illustri topografi rinascimentali fanno regolare uso<br />
di goniometri e di bussole topografiche, con divisioni<br />
differenti, dalle 48 parti del goniometro albertiano, alle<br />
32 divisioni della bussola di Raffaello, alle 160 di Antonio<br />
da Sangallo il Giovane, fino alla definitiva affermazione<br />
della circonferenza di 360 parti, composta da 8 settori,<br />
corrispondenti ai rispettivi vertici della Rosa dei venti<br />
centrata su Malta (Tramontana, Grecale, Levante, Scirocco,<br />
Ostro, Libeccio, Ponente e Maestrale), suddivisi a loro volta<br />
in 45 parti ciascuno.<br />
the perimeter of a building or the surrounding walls of a town,<br />
using a scale of choice.<br />
Most of the XVI century was spent on searching for an<br />
improvement of survey techniques and for the designing of<br />
better topographical instruments.<br />
Newly invented or taken from the Middle Age tradition, the<br />
rich set of instruments used in this field includes the astrolabe,<br />
the Jacob’s staff, the archipendulun, the odometer, the quadrant,<br />
the octant, the geometrical dial, the topographical compass, the<br />
Latin radio.<br />
The most famous Renaissance topographer made a constant use<br />
of goniometers and topographical compasses. They had different<br />
kinds of subdivisions: starting from the 48 sectors of Alberti’s<br />
goniometer, to the 32 subdivisions of Raffaello’s compass, to the<br />
160 of Antonio da Sangallo il Giovane’s one, until the large<br />
diffusion of a subdivision in 360 parts, with 8 sectors that<br />
correspond to the 8 vertexes of the Compass-Card (North-<br />
Wind, North-East Wind, East Wind, Sirocco, Ostrum, South-<br />
West Wind, West Wind and Mistral), all of them divided into<br />
45 parts each.<br />
With the introduction of the printing technique, all the<br />
knowledge of these pioneers of the new cartographical science<br />
could be spread all over the country: within a few decades a<br />
lot of manuals on Topography, or Practical Geometry, were<br />
published. One of the most important is the Del modo di<br />
misurare le distanze, le superficie, i corpi, le piante, le<br />
prospettive, & tutte le altre cose terrene, che possono<br />
occorrere a gli uomini, secondale uere regol ed’Euclide, e<br />
de gli altri più lodati scrittori by Cosimo Bartoli, published<br />
Ritratto di Baldassar Castiglioni, dipinto ad olio di Raff aello Sanzio<br />
Portrait of Baldassar Castiglioni, oil painting by Raphael
L’avvento della stampa diffonde ancor più le conoscenze<br />
di questi pionieri della nuova cartografia geometrica e si<br />
registra nel giro di poche decine di anni la pubblicazione<br />
di vari trattati di Topografia, o <strong>Geometri</strong>a pratica, tra i<br />
quali spiccano l’opera di Cosimo Bartoli, che pubblica nel<br />
1564 una summa delle conoscenze nel campo, riunendo in<br />
un volume dal titolo Del modo di misurare le distantie, le<br />
superficie, i corpi, le piante, le prouincie, le prospettive, e tutte<br />
le altre cose terrene, che possono occorrere a gli uomini, secondale<br />
uere regole d’Euclide, e de gli altri più lodati scrittori, tutte le<br />
tecniche conosciute fino ai suoi giorni, e l’opera di Silvio<br />
Belli, dal titolo Libro del mesurar con la vista, del 1566, nel<br />
quale viene tra l’altro illustrato un metodo di rilevamento<br />
grafico, che anticipa quello sul quale si fonderà poi l’uso<br />
della tavoletta pretoriana. (vedi pag. 53)<br />
Il quadro scientifico di riferimento sembra a questo punto<br />
completo, sia per quanto attiene al rilevamento, sia per<br />
quanto riguarda le modalità di restituzione grafica, ma<br />
nonostante tutto ciò, la cartografia geometrica come<br />
nuovo genere stenta ancora ad affermarsi definitivamente,<br />
risentendo ancora per decenni di un approccio imitativo,<br />
condizionato anche dai prevalenti canoni estetici del tempo,<br />
che alle innaturali visioni zenitali delle città e del territorio<br />
lasciano preferire forme ibride di rappresentazione, tra la<br />
visione in pianta e le consuete immagini di paesaggio.<br />
Per le piante, per le carte corografiche e per quelle topografiche<br />
sembra in sintesi delinearsi uno scenario limitante, che<br />
le relega ai soli ambienti degli specialisti, quasi al livello<br />
di schizzi preparatori, tramiti, elementi intermedi per la<br />
costruzione di pitture di paesaggio, di scorci prospettici, di<br />
vedute a volo d’uccello.<br />
Rosa dei venti<br />
Compass rose<br />
in 1564 as a summa of surveying knowledge of the time: all<br />
the methods well known up to his days. Another milestone in<br />
the cartographical field is the essay by Silvio Belli Libro del<br />
mesurar con la vista, 1566, where, among other things, a new<br />
method of graphic surveying is introduced, ahead of the one<br />
that is at the basis of the use of the plane table.<br />
As it is, the theoretical background seems now complete, both<br />
for what concerns the practical surveying, and the graphic<br />
representation. Nevertheless, the new gender of the geometrical<br />
cartography still finds it hard to impose itself. At least as long<br />
as a few decades, an imitational approach was preferred, even<br />
thanks to the prevailing aesthetic criteria of the time that<br />
preferred mixed kinds of representation (in between the map<br />
and the landscape view) to the unrealistic zenith-based sketches<br />
of towns and lands.<br />
The future destiny of all the plans, the chorographical and<br />
topographical maps seems to be uncertain: their relevance is<br />
such only among the specialists; there are considered a sort of<br />
preliminary sketches that can represent the intermediary towards<br />
landscape painting, perspective sights, and bird’s eye views.<br />
We still have interesting proofs of this process. Among the<br />
others, the famous “Florentia” (“View of the chain”), ascribed<br />
to Francesco Rosselli; the notorious view of Venice by Jacopo de’<br />
Barbari, and the fresco “View of Florence during the siege of<br />
1530”, in Florence’s Palazzo Vecchio by Vasari. All of them are<br />
realised following previous topographical surveys of the town<br />
scale, thereafter elaborated through different perspective rules.<br />
What makes the change?<br />
Why such a kind of document became popular in the Renaissance<br />
cultural background?<br />
How was it possible the shift to a new way of conceiving the<br />
57
58<br />
Testimonianza di ciò deriva da numerosi esempi pervenuti<br />
al nostro tempo, tra i quali spiccano certamente la celebre<br />
“Florentia”, o “Veduta della catena”, attribuita a Francesco<br />
Rosselli, la famosissima veduta di Venezia di Jacopo de’<br />
Barbari e il grande affresco di Palazzo Vecchio a Firenze,<br />
del Vasari, tutti realizzati sulla scorta di previi rilevamenti<br />
topografici alla scala urbana, successivamente sottoposti a<br />
differenti regole prospettiche.<br />
Ma cosa determina il cambiamento di rotta?<br />
Come avviene l’affermazione di questa nuova categoria<br />
documentale nel panorama culturale rinascimentale?<br />
Come si determina cioè quella svolta che modifica il modo<br />
di pensare alla rappresentazione del territorio e che resiste<br />
immutata fino ai giorni nostri?<br />
Cosimo Bartoli<br />
"Del modo di misurare le<br />
distantie, le superfi cie, i<br />
corpi, le piante, le prouincie,<br />
le prospettiue & tutte le altre<br />
cose terrene, che possono<br />
occorrere agli huomini.<br />
Secondo le vere regole di<br />
Euclide & de gli altri piu<br />
lodati scrittori", 1589<br />
Frontespizio<br />
Title Page<br />
representation of space still used nowadays?<br />
Two are the factors that prevented the geometrical maps to<br />
become a handy documental means:<br />
1 – the fruition of this kind of maps is not a passive one, as it is<br />
the case of a painting or a fresco. Therefore, they couldn’t stand<br />
as a new kind of art. Their appreciation needs a minimum<br />
of cartographical knowledge by an observer, in order to fully<br />
understand the contents offered by a schematic and unnatural<br />
view such as the orthogonal projection;<br />
2 – their practical creation is difficult, long and expensive.<br />
That’s why they could never achieve the same level of immediate<br />
practical usefulness that was a characteristic of the Ptolemaic<br />
tables, realised through a purely theoretical effort and meant to<br />
be immediately useful in the schooling system.
CREDITS: Ciullini R., Di una raccolta di antiche carte e vedute della<br />
città di Firenze, in “L’Universo”, a. V (1924), n. 8, pp. 589-594<br />
Gli elementi che impediscono alle piante di affermarsi come<br />
categoria documentale ordinaria sono almeno due:<br />
1. da una parte, c’è la difficoltà di queste carte ad imporsi<br />
come nuovo genere d’arte per il fatto che la loro fruizione<br />
non è di tipo passivo, come per un quadro o per un<br />
affresco, ma richiede da parte dell’osservatore una sia<br />
pur minima forma di alfabetizzazione cartografica, che<br />
gli possa consentire di comprendere a pieno i contenuti<br />
di una visione schematica ed innaturale, quale è appunto<br />
la proiezione ortogonale;<br />
2. dall’altra, c’è invece il forte vincolo derivante dalla loro<br />
complessa, lunga e costosa costruzione, che non riesce<br />
ancora a compensare le necessità di un’immediata utilità<br />
pratica, utilità che sembra invece trovare ragion d’essere<br />
solo per le tavole tolemaiche, interamente costruite a<br />
tavolino e finalizzate ad un tipo di fruizione immediata<br />
nel campo della formazione.<br />
L’evento che imprime agli studi relativi al rilevamento ed alla<br />
rappresentazione cartografica una forte accelerazione verso<br />
la modellazione geometrica dello spazio e che determina<br />
la definitiva affermazione delle nuove carte è segnato dalla<br />
diffusione dell’impiego dell’artiglieria nella cosiddetta arte<br />
ossidionale.<br />
Studies on the surveying work and the cartographical<br />
representation were pushed forward, towards new spatial<br />
models, by the use of artillery in the so-called “obsidional art”<br />
[art of siege].<br />
During a siege, a detailed knowledge of the land and its real<br />
dimensions was needed by the Army in order to built special<br />
defences for towns and fortresses, defences resistant to the<br />
enemy cannon-shots and adequate for a proper attach by the<br />
local artillery.<br />
At the end of the XV century, together with the essays on<br />
practical geometry originated in the previous decades by the<br />
Euclidean tradition, a new kind of literature appeared,<br />
exclusively devoted to war strategies. Following the old text by<br />
Roberto Valturio, De re militari (1472), the first description<br />
of all the methods and instruments for a survey, inherited from<br />
the Middle Age as the mandatory equipment of a good soldier,<br />
new horizons in the use of topography in battle techniques were<br />
opened by famous mathematicians such as Niccolò Fontana<br />
(usually known as “Stutterer”).<br />
We can say, then, that the geographical map starts to be<br />
important when it proves itself useful in an Army attach with<br />
the artillery: fortification works, bastions, tunnels, trenches,<br />
and decoys could be planned and realised.<br />
Francesco Rosselli (attr.),<br />
Veduta di Firenze detta “della<br />
Catena”, Berlino, Kupferstichkabinett,<br />
particolare<br />
Francesco Rosselli (ascribed),<br />
View of Florence called "della<br />
Catena", Berlin, Kupferstichkabinett,<br />
detail<br />
59
60<br />
ANNO II | n. 7 | GENNAIO - FEBBRAIO 2010<br />
Le esigenze militari nelle operazioni di assedio richiedono<br />
sempre più la conoscenza minuta del territorio e delle sue<br />
reali misure per poter realizzare speciali opere di difesa<br />
delle città e delle fortezze dai tiri dei cannoni nemici ed<br />
ottimizzare nel contempo la capacità di offesa dei propri<br />
mezzi di artiglieria.<br />
Roberto Valturio<br />
"De re militari"<br />
1446-1455<br />
Trattato sull'arte militare<br />
A sinistra: pagina interna<br />
A destra: frontespizio<br />
Treatise on military<br />
Left: inside page<br />
Right: title page<br />
In this context, of course, there’s no lack of “topographical<br />
espionage”, as it is proved by the unusual “length measurers”<br />
created by Baldassarre Lanci in 1557 in order to survey a land<br />
with the mere graphical procedure, without calculations: a way<br />
to make a plan of a fortress standing far outside without taking<br />
the risk of being discovered by the enemy.
Ai vari trattati di geometria pratica, sorti nei precedenti<br />
decenni sulla scia della tradizione euclidea, si aggiunge<br />
già sul finire del Quattrocento un nuovo genere di<br />
opere, dedicato alla cosiddetta arte militare. Sulle orme<br />
del vecchio trattato di Roberto Valturio, dal titolo De re<br />
militari del 1472, che per primo raccoglie una descrizione<br />
delle tecniche e degli strumenti di rilevamento ereditate<br />
dalla tradizione medievale come bagaglio indispensabile<br />
dell’uomo d’arma, nuovi sforzi si compiono da parte di<br />
illustri matematici come Niccolò Fontana, maggiormente<br />
noto come il Tartaglia, per il perfezionamento delle<br />
pratiche topografiche in campo militare.<br />
È quindi in funzione delle specifiche esigenze dell’artiglieria<br />
che la carta geometrica comincia a dare risposte concrete<br />
ai bisogni militari, consentendo di progettare opere di<br />
fortificazione, bastioni, gallerie, trincee, diversivi, falsi scopi.<br />
Non mancano poi in questo quadro sofisticati apparati<br />
di “spionaggio topografico”, come il singolarissimo<br />
distanziometro di Baldassarre Lanci, strumento ideato nel<br />
1557 per rilevare il territorio con soli procedimenti grafici,<br />
senza cioè l’esecuzione di calcoli, e per ricavare la pianta di<br />
una fortezza da lontano, senza essere visti dal nemico.<br />
Mentre alla scala urbana è principalmente ai topografi<br />
rinascimentali che si deve dunque il merito di aver<br />
codificato le regole per la realizzazione delle nuove carte<br />
geometriche e di aver dettato i principi per la costruzione di<br />
nuovi strumenti, con rare eccezioni come nel caso di Marco<br />
Antonio Pasi e di Cristoforo Sorte, alla scala territoriale,<br />
Therefore, we have to credit to the Renaissance topographers<br />
the creation of a code for the realisation of new geometric maps<br />
and the definition of the rules for the manufacturing of new<br />
instruments. With the exception of Marco Antonio Pasi and<br />
Cristoforo Sorte, the understanding of the Ptolemaic lesson<br />
(how to draw a spherical surface on a plane, still maintaining<br />
the abovementioned “proportio cuiusque partis ad universale”)<br />
has to be credited to astronomers and mathematicians.<br />
In Italy, the XVI century ends with important cartographical<br />
documents, both in chorography and topography, masterpieces<br />
of famous artists, such as Egnazio Danti (1536-1586) and<br />
Giovanni Antonio Magini (1555-1617). This latter put an<br />
end to the era of pre-geodetic cartography and drew the first<br />
homogeneous map of Italy in 61 sheets. This map was elaborated<br />
thanks to the data already collected in the course of the century<br />
by other cartographers, Italian and not, reviewed thanks to<br />
the new position of many sites that he himself calculated and<br />
posthumous published by his son Fabio in 1620.<br />
Therefore, we can say that geometric cartography had become a<br />
reality as for the urban scale. Nevertheless, the awareness of the<br />
necessity of topographical maps for the whole territory (and not<br />
only for those landmarks represented by military structures such<br />
as fortresses and parade-grounds) was still lacking. In order to<br />
take this step forward, two things were still missing: on one<br />
hand, a deepest scientific knowledge, particularly in the study<br />
of the shape and the dimensions of our planet; on the other<br />
hand, a good motivation to activate the great amount of money<br />
that was necessary to sustain the long and expensive surveys and<br />
the delicate phases of the cartographical restitution.<br />
As for the first aspect, the scientific one, the XVII century<br />
introduced a new method for the calculation of the landmark<br />
position on the earth surface and a new general theory of reference<br />
that allowed the discipline to progress towards a new era.<br />
We are talking about the spreading of the new procedures<br />
experimented in 1615 by Willebrord Snel van Royen (1580-<br />
1626), also called Snellius. He suggested a way to transfer in<br />
other sites, through a triangulation, the absolute coordinates of a<br />
place obtained through astronomic measurement, even if, at the<br />
beginning, the results of this method weren’t so convincing, due<br />
to gross blunders in the calculations. Nevertheless, they opened<br />
the way to the new operational geodesy and were confirmed as<br />
the best method both for the length measurement of the grade,<br />
and for the geometrical setting of all the topographical maps of<br />
the world in the following centuries.<br />
On the other hand, a new and sensational theory was spreading<br />
all around Europe, although not yet confirmed by experimental<br />
data. According to it, the Earth shape is more like an oblate<br />
spheroid, than like a sphere. That was the idea of Isaac Newton in<br />
his Philosophiae naturalis principia mathematica (Propositions<br />
III, 19 and III, 20), published in London, in 1687.<br />
While the European scientist were trying to confirm or to<br />
refute such a theory, after 31 years from this publication,<br />
Jacques Cassini (1677-1756) announced the results of geodetic<br />
61
62<br />
ANNO II | n. 7 | GENNAIO - FEBBRAIO 2010<br />
ma anche a quella corografica ed a quella geografica, è<br />
agli astronomi ed ai matematici che va il merito di aver<br />
appieno compreso la lezione tolemaica di proiezione di una<br />
superficie sferica su una superficie piana, conservando la<br />
citata “proportio cuiusque partis ad universale”.<br />
Il XVI secolo si chiude in Italia con importanti documenti<br />
cartografici sia alla scala corografica sia a quella geografica,<br />
con opere di grandi personaggi, come Egnazio Danti (1536 -<br />
1586) e Giovanni Antonio Magini (1555-1617), il quale pone<br />
fine alla lunga epoca della cartografia pregeodetica e realizza<br />
la prima carta omogenea d’Italia in 61 tavole, elaborata<br />
sulla scorta del materiale cartografico pubblicato nel corso<br />
del secolo da altri cartografi, corretta alla luce delle nuove<br />
determinazioni di posizione da lui stesso eseguite e pubblicata<br />
postuma dal figlio Fabio, nel 1620.<br />
Pur se alla scala urbana la cartografia geometrica è quindi<br />
una realtà, manca ancora la consapevolezza della necessità di<br />
una cartografia alla scala topografica per tutto il territorio,<br />
non solo per quei punti nevralgici degli apparati difensivi<br />
militari come le fortezze ed i campi di Marte. Ma per<br />
realizzare questo ulteriore passo in avanti mancano da una<br />
parte più approfondite conoscenze scientifiche, legate allo<br />
studio della forma e delle dimensioni del pianeta, e dall’altra<br />
motivazioni valide per attivare quei cospicui finanziamenti<br />
necessari a sostenere le lunghe e costose campagne di<br />
rilevamento e le delicate fasi di allestimento cartografico.<br />
Per quanto riguarda il primo aspetto, quello di tipo scientifico,<br />
il Seicento fornisce un nuovo metodo di determinazione della<br />
posizione dei punti sulla superficie terrestre ed una teoria<br />
generale di riferimento, che fanno compiere alla disciplina<br />
quel decisivo passo verso una nuova era.<br />
Da una parte, si diffondono cioè le note procedure sperimentate<br />
nel 1615 da Willebrord Snel van Royen (1580-1626), detto<br />
anche Snellius, consistenti nel trasporto per triangolazione<br />
delle coordinate assolute di un punto noto, ricavate per via<br />
astronomica, che, pur se non danno subito risultati positivi a<br />
causa di grossolani errori di calcolo, tracciano la strada della<br />
nascente geodesia operativa e vengono confermate quale<br />
miglior metodo sia per le misure di lunghezza del grado<br />
sia per l’inquadramento geometrico di tutta la cartografia<br />
topografica mondiale dei secoli a venire.<br />
Dall’altra parte invece echeggia per tutta l’Europa la<br />
nuova, sconvolgente asserzione, non ancora supportata<br />
dal dato sperimentale, secondo la quale la forma della<br />
Terra non è assimilabile ad una sfera, ma ad un ellissoide<br />
di rotazione, schiacciato ai poli, così come enunciato da<br />
Isaac Newton nei suoi Philosophiae naturalis principia<br />
mathematica (Proposizioni III.19 e III.20), pubblicato a<br />
Londra, nel 1687.<br />
Mentre gli sforzi degli scienziati di tutta l’Europa si<br />
concentrano per confermare o per confutare le nuove teorie<br />
newtoniane, a trentuno anni di distanza dall’enunciazione<br />
di questa teoria, Jacques Cassini (1677 - 1756) annuncia<br />
surveying of the Paris meridian and introduced in the scientific<br />
debate an empirical refutation of Newton’s assertions: the shape<br />
of the Earth is a prolate spheroid (lengthened in the direction of<br />
a polar diameter) and not an oblate spheroid (flattened at the<br />
poles), as sustained by Newton.<br />
At that time, the most popular question in the whole Europe
i risultati della campagna per la misura del meridiano<br />
di Parigi ed introduce nel dibattito scientifico una<br />
confutazione empirica della teoria newtoniana, secondo<br />
la quale la forma della Terra è sì quella di un ellissoide di<br />
rotazione, ma il suo schiacciamento è all’equatore e non ai<br />
poli, come sostenuto da Newton.<br />
Giovanni Antonio Magini, 1620<br />
Ducato di Urbino<br />
Giovanni Antonio Magini, 1620<br />
Duchy of Urbino<br />
63
64<br />
ANNO II | n. 7 | GENNAIO - FEBBRAIO 2010<br />
Sopra: Sir Isaac Newton, Matematico, fi sico e alchimista inglese<br />
A destra:Willebrord Snel van Royen, Matematico, fi sico e<br />
astronomo olandese<br />
Up: Sir Isaac Newton, English mathematician, physicist and<br />
alchemist<br />
Right: Dutch mathematician, Physicist and astronomer<br />
La domanda che echeggia in tutta l’Europa del tempo è:<br />
“La Terra è dunque schiacciata o allungata ai poli?”<br />
Su questo assillo vengono scritte da questo momento le<br />
pagine più belle ed appassionanti della lunga e tormentata<br />
storia della geodesia, proprio in virtù delle forti divergenze<br />
emerse dal confronto tra le teorizzazioni newtoniane ed<br />
i dati sperimentali. E mentre le dispute sembrano essere<br />
arrivate ad un punto morto, giunge nel dibattito geodetico<br />
un contributo del professor Giovanni Poleni (1683 -<br />
1761), docente di astronomia, matematica e filosofia<br />
all’Alma Mater Studiorum di Bologna, dal titolo Epistolae<br />
duae, in quarum altera proponuntur nonnulla de telluris<br />
forma (1724), che pone le basi per la definitiva soluzione<br />
della questione.<br />
Il saggio di Poleni sostiene l’insufficienza del dato<br />
empirico ricavato dalle operazioni di Jaques Cassini<br />
per la confutazione della teoria newtoniana e propone<br />
l’effettuazione di apposite campagne di misura della<br />
lunghezza del grado di longitudine a differenti latitudini,<br />
così da esplorare la variazione della curvatura terrestre in<br />
funzione della latitudine. Tale proposta, tuttavia, ancorché<br />
replichi in modo inconsapevole l’analoga tesi avanzata<br />
precedentemente da Joseph-Nicolas Delisle (1688 - 1768)<br />
was: “Is the Earth a prolate spheroid or an oblate spheroid?”<br />
The most beautiful and interesting pages in the long and<br />
uneven History of Geodesy were written on this topic, as a lot of<br />
different opinions arose on the disagreement between Newton’s<br />
theories and experimental data. While the dispute seemed to<br />
reach a dead-end, Giovanni Poleni (1683-1761), professor of<br />
astronomy, mathematics and philosophy at the Alma Mater<br />
Studiorum - University of Bologna, offered a new contribution<br />
to the debate. He wrote an essay (1724) that proposed the basis<br />
for the final solution to the problem.<br />
He sustained the inadequacy of Cassini’s empirical data in<br />
the refusal of Newton’s theory and proposed new campaigns of<br />
measurement of the length of the longitude grade at different<br />
latitudes, in order to investigate the change of the earth curvature<br />
in terms of latitude. Even if this proposal was similar to the one<br />
previously advanced without success by Joseph-Nicolas Delisle<br />
(1688-1768), four more years had to pass from its second<br />
publication (1729) before Pierre-Louis Moreau de Maupertuis<br />
(1698-1759) took it as the starting point for his Sur la figure<br />
de la Terre (1733). With this last essay he urged the scientists<br />
of the time to solve the “geodetic question”, abandoning the<br />
mere philosophical speculations, useless for any innovation, and<br />
undertaking all the possible practical efforts.<br />
After two years, as a confirmation that longitude had proved
Meridiano di Francia, dal trattato "De la grandeur et de la Figure de<br />
la Terre", pubblicato nel 1723 da Jacques Cassini<br />
Cassini merdian as published in 1723 "Traité de la grandeur et de la<br />
Figure de la Terre"<br />
senza successo, deve però attendere ancora altri quattro<br />
anni, dopo la pubblicazione della sua seconda versione,<br />
dal titolo Epistolarum mathematicarum fasciculus (1729),<br />
perché da esso Pierre-Luois Moreau de Maupertuis (1698<br />
- 1759) prenda spunto per la pubblicazione del suo<br />
saggio Sur la figure del la terre (1733), col quale incita gli<br />
scienziati dell’epoca a compiere tutti gli sforzi operativi<br />
possibili per giungere a dirimere la “questione geodetica”,<br />
abbandonando le mere speculazioni filosofiche, che non<br />
avrebbero approdato a nulla di nuovo.<br />
itself to be far more difficult to ascertain than latitude, the<br />
measurement of the arc of a meridian at different latitudes<br />
appeared to be the best choice. By initiative of the Académie<br />
Royale des Sciences de Paris, two famous expeditions to<br />
Lapland and Peru were financed. The first one to leave was<br />
the one directed to Peru (1735), with Louis Godin (1704-<br />
1760), Charles-Marie de La Condamine (1701-1774), and<br />
Pierre Bouguer (1698-1758), and the second one, followed<br />
in 1736, to Lapland, leaded by Pierre-Louis Moreau de<br />
Maupertuis (1698-1759). Thanks to them, the Newton’s<br />
theory was confirmed once and for all by the empirical data<br />
and it was recognised as the truth: the Geodetic Revolution<br />
is started and new, unexpected perspectives are opened for<br />
the cartographical science.<br />
Another step towards a geometrical cartography on a<br />
topographical scale for wider territories is taken thanks to the<br />
65
66<br />
ANNO II | n. 7 | GENNAIO - FEBBRAIO 2010<br />
Mappa che mostra i siti delle misurazioni di Pierre Louis Moreau<br />
de Maupertuis eff ettuate durante la sua spedizione in Lapponia, da<br />
"La Figure de la Terre" (1738)<br />
Map showing the sites of Maupertuis's measurements from his expedition<br />
to Lapland, from "La Figure de la Terre" (1738)<br />
Due anni dopo, in virtù della maggiore incertezza nella<br />
determinazione delle longitudini, si opta per la misura di<br />
archi di meridiani a differenti latitudini e, per iniziativa<br />
dell’Académie Royale des Sciences de Paris, vengono<br />
finanziate due celebri spedizioni in Lapponia ed in Perù.<br />
Parte prima la spedizione del Perù (1735), con Louis Godin<br />
(1704 - 1760), Charles-Marie de La Condamine (1701 -<br />
1774) e Pierre Bouguer (1698 - 1758), e l’anno seguente<br />
quella della Lapponia (1736), condotta da Pierre-Louis<br />
Moreau de Maupertuis (1698 - 1759). Grazie a queste<br />
epiche imprese la teoria newtoniana viene definitivamente<br />
confortata dai dati empirici ed universalmente riconosciuta<br />
come valida: la Rivoluzione geodetica è avviata e la<br />
cartografia si apre a nuovi ed inimmaginati scenari.<br />
Il passaggio successivo verso la realizzazione di cartografia<br />
geometrica alla scala topografica per i più ampi ambiti<br />
territoriali avviene poi in virtù delle crescenti esigenze di<br />
controllo militare del territorio (che nel frattempo ha<br />
allungato la gittata dei pezzi di artiglieria e necessita di<br />
strumenti matematici per il controllo del tiro) ed in seguito<br />
increasing demand for military control (in the meanwhile<br />
the range of the artillery was improved and more precise<br />
mathematical instruments were needed in order to direct<br />
the shots) and, thereafter, to the urgent need for a fiscal<br />
equalization, based on the ownership of real estates, as suggested<br />
by the Illuminist Physiocratic theories.<br />
The first great laboratory for the application and the teaching of<br />
the systematic survey of the land on large-scale became a reality<br />
with the creation of the geometric cadastre based on parcels<br />
in Milan (or Cadastre of Maria Theresa). Although with<br />
its scientific limitations, due to the lack of a specific geodetic<br />
reference system that could support it, this surveying was able to<br />
accomplish a careful work in a deepest knowledge of the ducal<br />
territory. Under the guide of the mathematician Giovanni<br />
Giacomo Marinoni (1676-1755), a great improvement in<br />
the professional training was achieved: a new generation of<br />
topographers and cartographers was created, all able to make<br />
use of the plane table and to observe the strict rules of the<br />
topographical design.<br />
A member of this multitude is the “eminent surveyor” from<br />
Giovanni Battista Nolli<br />
"Nuova Topografi a di Roma"<br />
Particolare<br />
Giovanni Battista Nolli<br />
"Th e New Plan of Rome"<br />
Detail
alla necessità non più procrastinabile di attuazione di una<br />
perequazione fiscale, basata sul possesso di beni immobili,<br />
così come suggerito dalle teorie fisiocratiche illuministiche.<br />
Il primo, grande laboratorio sperimentale e didattico nel<br />
campo del rilevamento sistematico del territorio a grande<br />
scala si ha proprio con la formazione del catasto geometricoparticellare<br />
milanese o Teresiano, che pur se mostra i suoi<br />
forti limiti scientifici nella mancanza di una specifica rete<br />
geodetica di appoggio, attua una delle più ampie opere di<br />
conoscenza del territorio e, sotto la guida del matematico<br />
Giovanni Giacomo Marinoni (1676 - 1755), realizza una<br />
vasta opera di formazione professionale, creando una nuova<br />
classe di topografi e cartografi, che vengono educati all’uso<br />
della tavoletta pretoriana (vedi pagina 53) e alle rigide regole<br />
del disegno topografico.<br />
A questa vasta schiera di nuovi tecnici appartiene in<br />
particolare l’eccellente geometra comasco Giambattista Nolli<br />
(1701 - 1756), che si definisce “geometra e architetto”,<br />
formatosi proprio in quel laboratorio di scienza e di tecnica<br />
che fu il Catasto Teresiano.<br />
Como, Giambattista Nolli (1701-1756). He called himself<br />
“surveyor and architect” and received his education in that<br />
scientific and technical laboratory represented by the Cadastre<br />
of Maria Theresa.<br />
He has to be credited with the realisation of the famous map<br />
(called Nuova Topografia di Roma or, better, Pianta Grande<br />
di Roma) that stands as a milestone in the Italian History of<br />
Cartography. This map opens the way for fortunate series of<br />
maps of the most important Italian cities, such a sophisticated<br />
and valuable scientific work was, therefore, elevated to the<br />
ranks of an artistic masterpiece.<br />
Nolli worked on his creation for eight long years, from 1736<br />
to 1744, and realised a work that includes not only the map<br />
itself (12 sheets in the so called imperial format, 47x68,9 cm),<br />
but also a frontispiece, an introduction to the reader, an index<br />
of the numbers that could be found on the map (divided into<br />
districts), and alphabetic index (in order to facilitate the user),<br />
a smallest map on a single sheet (realised with the cooperation<br />
of Giovanni Battista Piranesi, 1720-1778), and a re-edition,<br />
always on a single sheet, of the map by Bufalini (1551).
68<br />
Sopra: Giovanni Battista Nolli, Nuova Topografi a di Roma, scala<br />
1:3000 c.a, 1736-44<br />
A destra: Giovanni Battista Nolli, Pianta piccola di Roma<br />
Up: Giovanni Battista Nolli, "Th e New Plan of Rome", scale 1:3000 c.a,<br />
1736-44<br />
Right: Giovanni Battista Nolli, "Th e New Plan of Rome", scaled-down<br />
edition<br />
A lui si deve il grande merito della realizzazione della celebre<br />
carta, intitolata Nuova Topografia di Roma e più nota come<br />
Pianta Grande di Roma, opera che segna la storia della<br />
cartografia italiana e traccia la strada ad una fortunata serie<br />
di carte urbane delle maggiori capitali italiane, elevando al<br />
rango di opera d’arte anche una sì sofisticata e pregevole<br />
opera di scienza.<br />
Nolli lavora alla realizzazione della carta per otto lunghi<br />
anni, dal 1736 al 1744, e porta a compimento un’opera<br />
che, oltre alla carta vera e propria, composta da 12 fogli<br />
imperiali (cm 47x68,9), presenta un frontespizio, un<br />
testo introduttivo di avviso al lettore, l’indice dei numeri<br />
presenti nella pianta divisa per rioni, l’indice alfabetico,<br />
pensato precipuamente per l’agevolazione del lettore nella<br />
consultazione della mappa, una pianta piccola in un foglio<br />
unico, realizzata in collaborazione con Giovanni Battista<br />
Piranesi (1720 - 1778), ed una riedizione, sempre in un<br />
foglio unico, della carta del Bufalini del 1551.<br />
L’apparato è quindi pensato più con ispirazione alla forma<br />
dell’atlante urbano che non come semplice carta murale<br />
di grande formato, anche se, ovviamente, tale soluzione<br />
non è affatto esclusa dal novero delle possibili fruizioni del<br />
documento.<br />
The whole text is therefore conceived more as an urban atlas,<br />
then a wall-map of big dimensions (even if such a use of this<br />
document can remain the first one).<br />
In conclusion, the idea is: a scientific work, still encyclopaedic,<br />
that at the same time could be also an artistic masterpiece.<br />
From a scientific point of view, Nolli’s map is highly reputed for<br />
the accuracy of its surveys and its graphical representation on a<br />
scale of 1:3000 (approx.). Four cherubs topographers, sketched<br />
at the corners of the map while working on a measurement<br />
campaign with a metrical stick, a surveying chain, a plane table<br />
with a simple back-sight and drawing compasses, are a way to<br />
represent such the accuracy. Altogether with the representation<br />
of river flows, vegetation, morphology, and planning structures,<br />
we can find on the map also the correct position of churches,<br />
stairs, courts, fountains, obelisks, columns, crosses and ancient<br />
ruins from the past (with their names). Nolli was even able<br />
to obtain a special permit from the Pope Benedict XIV as an<br />
authorisation to enter every estate, private or not, every church<br />
and closure monasteries in town.<br />
From an artistic point of view, we have to notice how the beauty<br />
of the whole work is related to the harmonisation of different<br />
themes. In its ensemble, in order to enrich the already great<br />
amount of informational contents of the work, allegorical,<br />
graphical and architectonical themes are wisely introduced,<br />
together with foreshortenings of the town, allegory of the<br />
Catholic Church (in throne on the parvis of San Giovanni in<br />
Frutaz A.P., Le piante di Roma, Roma, Istituto di Studi Romani,<br />
I-III, 1962<br />
Frutaz A.P., Le piante di Roma, Roma, Istituto di Studi Romani, I-III, 1962
L’idea che essa trasmette è infatti quella di opera scientifica,<br />
di tipo enciclopedico, e, nel contempo, di vera e propria<br />
opera d’arte.<br />
Dal punto di vista scientifico, va posto in evidenza come la carta<br />
del Nolli si imponga per il rigore delle operazioni di rilevamento<br />
e di restituzione grafica alla scala 1:3000 c.a, richiamato<br />
all’interno dell’opera attraverso l’immagine significativa di<br />
quattro puttini topografi, intenti ad eseguire operazioni di<br />
campagna con la canna metrica, con la catena agrimensoria,<br />
con la tavoletta pretoriana a traguardo semplice e con un<br />
compasso. I contenuti informativi della carta aggiungono al<br />
tradizionale apparato planimetrico, idrografico, vegetazionale<br />
e morfologico, anche la puntuale delineazione di chiese, atri,<br />
scale e cortili, fontane, obelischi, colonne, croci ed antichi<br />
monumenti del passato, con la relativa toponomastica, per il<br />
cui rilevamento Nolli beneficia di una speciale bolla papale (di<br />
papa Benedetto XIV) che autorizza lui e i suoi collaboratori ad<br />
entrare in tutte le proprietà pubbliche e private, nelle chiese e<br />
nelle clausure della città.<br />
Dal punto di vista artistico va invece evidenziato come<br />
la bellezza complessiva del documento poggi sul felice<br />
concerto di più temi correlati. Nella composizione generale,<br />
a impreziosire ancor più l’alto contenuto informativo della<br />
carta sono infatti armonicamente disposti temi di carattere<br />
allegorico ed elementi grafici e architettonici, con scorci di<br />
paesaggio urbano, con le allegorie della Chiesa, in trono sul<br />
sagrato della basilica di S. Giovanni in Laterano, di Roma<br />
e del Tevere, la piazza del Campidoglio, la cupola di S.<br />
Pietro, la colonna Traiana, il tempio di Saturno, il tempio<br />
di Vespasiano, il Colosseo e l’arco di Travertino.<br />
Quanto alla diffusione della cartografia geometrica alla<br />
scala corografica, mentre in tutta l’Europa si apprestano<br />
i preparativi per l’allestimento di carte d’artiglieria, sul<br />
suolo della nostra penisola è nello Stato della Chiesa che<br />
si compiono le prime esperienze per la misura dell’arco di<br />
meridiano compreso tra Roma e Rimini e per la successiva<br />
realizzazione della prima carta geodetica italiana, condotte<br />
tra il 1750 ed 1753, dai padri gesuiti Ruggero Giuseppe<br />
Boscovich (1711-1787) e Christopher Maire (1697-1767).<br />
Gli esiti delle loro operazioni geodetiche non risultano<br />
convergenti rispetto ai precedenti valori di lunghezza del<br />
grado ottenuti nella parte sud della meridiana di Francia; e la<br />
differenza tra tali grandezze induce Boscovich, da una parte, a<br />
ritenere confermata la teoria newtoniana dello schiacciamento<br />
polare e, dall’altra, ad attribuire le discrepanze tra i due dati<br />
sperimentali all’azione perturbatrice delle masse orografiche<br />
sulla direzione del filo a piombo, aprendo di fatto una delle<br />
pagine più importanti della storia della geodesia e riguardante<br />
appunto il problema della deviazione della verticale.<br />
Sul piano cartografico, l’esperienza di questi due pionieri<br />
della cartografia geodetica italiana vale a determinare<br />
l’inquadramento geometrico e la realizzazione della Nuova<br />
Carta Geografica dello Stato Ecclesiastico [...], di Christopher<br />
Lateran), of Rome, the Tiber, Campidoglio square, St. Peter’s<br />
Dome, the Trajan’s Column, the Saturn’s Temple, the Vespasian’s<br />
Temple, the Coliseum, and the Travertine Arc.<br />
As for the shift from the geometrical cartography to the<br />
chorographical scale, while in the whole Europe they were<br />
preparing maps for the artillery, in Italy and in the Vatican<br />
State the first experiments on the measurement of the meridian<br />
arc took place, starting from the meridian between Rome<br />
and Rimini. After that, the Jesuit Fathers Ruggero Giuseppe<br />
Boscovich (1711-1787) and Christopher Maire (1697-1767)<br />
carried on (from 1750 to 1753) the first studies for realisation<br />
of the first Italian geodetic map.<br />
The results of their investigations didn’t confirm the previous<br />
measurements of the grade length obtained in the surveys on the<br />
southern France meridian. The discrepancies between the two<br />
measurements made Boscovich think that the Newton’s theory<br />
was confirmed and that the differences among the experimental<br />
data were due to the influence of the mountains blocks on the<br />
plumb line. A new era in the in the history of geodetics had<br />
been open: an era that will have to deal with the problem of<br />
the vertical deflection.<br />
Talking abut cartography, the experience of these two pioneers<br />
Ruggero Giuseppe Boscovich, "Th eoria philosophiae naturalis redacta ad<br />
unicam legem virium in natura existentium", 1763<br />
Frontespizio<br />
Title Page<br />
69
70<br />
ANNO II | n. 7 | GENNAIO - FEBBRAIO 2010<br />
Maire, ultimata nel 1755 alla scala 1:375000.<br />
Con la carta di padre Maire si afferma definitivamente<br />
in Italia il concetto di cartografia geometrica e viene<br />
tracciata la strada agli analoghi, gloriosi lavori che di lì<br />
a poco si sarebbero compiuti nel Regno di Napoli, con<br />
Giovanni Antonio Rizzi Zannoni (1736 - 1814), nel<br />
Ducato di Milano, con gli scienziati dell’Osservatorio<br />
astronomico di Brera, ed in tante altre parti della penisola,<br />
fino all’ultima, grande realizzazione ad opera di padre<br />
Giovanni Inghirami (1779 - 1851) per la Carta <strong>Geometri</strong>ca<br />
della Toscana, che chiude la lunga serie delle realizzazioni<br />
cartografiche ufficiali preunitarie, facendo sempre del dato<br />
posizionale l’elemento più qualificante e cogente della<br />
rappresentazione cartografica, anche a scapito dello stesso<br />
linguaggio cartografico, sempre più sintetico, essenziale,<br />
schematico, al punto di divenire talvolta criptico ed<br />
impenetrabile finanche ai tecnici.<br />
Considerazione quest’ultima che può far concludere queste<br />
brevi note non con un’affermazione di circostanza, ma con<br />
una doverosa domanda:<br />
Fino a che punto è ancora oggi necessario, alla luce delle<br />
innumerevoli potenzialità offerte dalle nuove tecnologie<br />
informatiche, sacrificare sull’altare euclideo quel valore<br />
aggiunto che aveva ispirato gli allestimenti cartografici<br />
del passato e che ancora oggi ci fa rimanere senza parola<br />
davanti ad opere come quelle di Leonardo da Vinci o di<br />
Giambattista Nolli?<br />
Giovanni Inghirami, Carta <strong>Geometri</strong>ca<br />
della Toscana, 1830<br />
Giovanni Inghirami, <strong>Geometri</strong>c Map of<br />
Tuscany, 1830<br />
of Italian geodetic cartography fixes in Italy the first geodetic<br />
reference system and the realisation of the Nuova Carta<br />
Geografica dello Stato Ecclesiastico […] by Christopher<br />
Maire, published in 1755 on a 1:375000 scale.<br />
In Italy, with Father Maire’s map, the idea of a geometrical<br />
cartography gained a hold once and for all. That opened the<br />
way to similar and successful works that would be undertaken<br />
in the following years in the Kingdom of Naples by Giovanni<br />
Antonio Rizzi Zannoni (1736-1814), in the Dukedom of<br />
Milan by the scientists of the Astronomic Observatory in<br />
Brera, and in many other parts of the country. The last great<br />
accomplishment was the work of Father Giovanni Inghirami<br />
(1779-1851): the Carta <strong>Geometri</strong>ca della Toscana marks the<br />
end of the Italian pre-unification cartography. The positional<br />
data was more and more at the core of any cartographic<br />
representation, even to the detriment of the cartographic<br />
language itself (always more and more synthetic, essential,<br />
schematic to the point of becoming incomprehensible even for<br />
the technicians).<br />
This last remark can lead us to a conclusion with a right and<br />
proper question:<br />
Nowadays, considering the possibilities offered by the new<br />
information technologies, is it necessary to sacrifice on the<br />
Euclidean altar the potentialities opened by the maps of<br />
the past centuries, that are still able to let us speechless in<br />
front of masterpieces such as those by Leonardo da Vinci or<br />
Giambattista Nolli?
72<br />
IL PUNTO DI VISTA<br />
Il contributo<br />
dell’Analisi del Valore<br />
nella valutazione globale<br />
del processo<br />
degli interventi<br />
sul territorio<br />
Terminologia e defi nizioni<br />
per un linguaggio nazionale unitario condiviso<br />
di Pier Luigi Maff ei<br />
Professore ordinario di Architettura tecnica dell’Università di Pisa<br />
Prosegue in questo numero, la pubblicazione degli articoli<br />
sul tema della Gestione e l’Analisi del Valore (AV).<br />
Pier Luigi Maffei, ingegnere, è Professore Ordinario<br />
di Architettura Tecnica presso la Facoltà di Ingegneria<br />
dell’Università di Pisa e Presidente del Comitato Scientifico<br />
del CeSAV presso il Dipartimento di Ingegneria Civile<br />
della medesima università. È inoltre Presidente dell’AIAV -<br />
Associazione Italiana per la Gestione e l’Analisi del Valore.<br />
A livello internazionale, è membro del Value Management<br />
Certification and Training System - European Governing<br />
Board – EGB e del SAVE International – The Value<br />
Society – USA. È autore di oltre cento pubblicazioni<br />
specialistiche.<br />
Questo articolo parte dal consigliare di assumere a<br />
riferimento per qualsiasi intervento sul territorio il<br />
sistema luogo-ambiente-paesaggio-territorio-costruito e<br />
le definizioni proposte come occasioni di chiarimento<br />
di significati e di contenuti, ponendo le premesse per<br />
avere leggi ai livelli nazionale e regionale e regolamenti<br />
coerenti con le attività e con i prodotti di tali attività,<br />
a cominciare dalle quattro fasi del processo degli<br />
interventi sul territorio: programmazione, progettazione,<br />
realizzazione e gestione, richiamando l’attenzione sul<br />
fatto di dover assumere la gestione come dato di ingresso<br />
del processo stesso.<br />
Le considerazioni di seguito espresse, traggono spunto<br />
da esperienze di ricerca scientifica, didattica universitaria<br />
e consulenza svolta per conto di istituzioni pubbliche e<br />
private, e vengono presentate come un contributo alle<br />
varie realtà che in questi giorni stanno lavorando su leggi,<br />
regolamenti e norme relative ad interventi sul territorio.<br />
In particolare gli ambienti di studio e ricerca nei quali chi<br />
scrive ha dato un contributo sono: AIAV - Associazione<br />
Italiana per la Gestione e l’Analisi del Valore, AICQ -<br />
Associazione Italiana Cultura Qualità, CNSU - Centro<br />
Nazionale Studi Urbanistici del Consiglio Nazionale<br />
Ingegneri e più particolarmente la Scuola Pisana Valore<br />
e Qualità che ha dato vita al CeSAV - Centro Studi<br />
per l’Analisi del Valore del Dipartimento di Ingegneria<br />
Civile dell’Università di Pisa, nato nell’intento di<br />
cercare le condizioni per tendere al Valore delle Entità<br />
complesse, guardando in particolare alle opere che vanno<br />
ad interessare il territorio, l’ambiente ed il paesaggio.<br />
Nell’affrontare il tema degli interventi sul territorio, in un<br />
periodo storico caratterizzato da una diffusa presenza di<br />
opere mediocri e da una forte crisi economica mondiale,<br />
www.shutterstock.com/oksana.perkins
si è inteso cogliere l’occasione di una attività di ricerca<br />
scientifica finalizzata a creare i presupposti di una ripresa<br />
di sviluppo sostenibile, collocando ogni entità presa in<br />
considerazione in una visione globale, facendo entrare in<br />
gioco tutte le funzioni connesse alla soddisfazione di tutte<br />
le esigenze di tutte le componenti interessate dai temi<br />
affrontati, ritenendo che solamente una visione generale<br />
SISTEMA<br />
luogo – ambiente – paesaggio – territorio – costruito<br />
LUOGO<br />
dal latino lŏcus parte dello spazio, idealmente o materialmente circoscritta<br />
AMBIENTE<br />
dal lat. ambiens -entis, part. pres. di ambire «andare intorno, circondare»,<br />
spazio circostante<br />
PAESAGGIO<br />
der. di paese. Veduta, panorama; parte di territorio che si abbraccia con lo<br />
sguardo da un punto determinato<br />
TERRITORIO<br />
dal lat. territorium, der. di terra, Regione o zona geografi ca, porzione di<br />
terra o di terreno<br />
PROCESSO DEGLI INTERVENTI SUL TERRITORIO<br />
FASI DEL PROCESSO:<br />
PROGRAMMAZIONE, PROGETTAZIONE, REALIZZAZIONE,<br />
GESTIONE<br />
Assunto come riferimento il sistema: luogo, ambiente, paesaggio, territorio,<br />
costruito, ad ogni attività del processo si fanno corrispondere fase per fase,<br />
prodotti, fi gure professionali, ruoli, e responsabilità<br />
ATTIVITÀ<br />
Programmazione<br />
Progettazione<br />
Realizzazione<br />
Servizio da rendere nella vita<br />
utile ipotizzata<br />
PRODOTTI<br />
Programma<br />
Progetto<br />
Opera con la relativa Categoria<br />
che si riferisce<br />
e globale dei temi affrontati possa costituire la premessa<br />
per opere caratterizzate dall’utilità e contestualmente dalla<br />
fattibilità in termini di risorse economiche. Dagli studi<br />
effettuati è emersa la mancanza di una diffusa cultura della<br />
programmazione e una rara disponibilità ad investire risorse<br />
da mettere a disposizione di chi si impegna in questa prima<br />
fase del processo degli interventi sul territorio. Mancando<br />
la cultura della gestione dei beni nel tempo, non si fa<br />
riferimento al costo globale, neppure quando si vanno a<br />
prendere in considerazione i costi di produzione offerti<br />
a base di gare pubbliche, e di conseguenza non si investe<br />
nel predisporre gli elementi che porterebbero a ridurre i<br />
tempi di progettazione, con una attività di progettazione<br />
ricondotta a valle dei programmi, al momento in cui<br />
effettivamente si intende procedere alla realizzazione delle<br />
opere programmate. Non c’è dubbio che occorra rivedere<br />
in modo organico il processo e dare il giusto spazio anche<br />
economico a coloro che operano in fase di programmazione,<br />
tanto più in quanto contribuiscono allo snellimento<br />
dell’attività di progettazione con un progetto che, se<br />
diventa unico e omnicomprensivo di tutti gli elementi,<br />
consente una realizzazione coerente e rispettosa dei tempi<br />
programmati, rispondente ai requisiti di una gestione che<br />
diventa input del processo. Se si desse la dovuta rilevanza<br />
alla fase di programmazione, riconoscendo che è la fase più<br />
adatta per la partecipazione al processo decisionale di un<br />
qualsiasi intervento sul territorio di tutte le rappresentanze,<br />
FASE DI PROGRAMMAZIONE<br />
La fase di programmazione di un intervento sul territorio ha inizio allorché<br />
un ente competente riconosce la necessità di fornire ad una comunità un<br />
servizio per un ipotizzato periodo di tempo.<br />
Un tale tipo di volontà si esplicita in un documento che contiene:<br />
• fi nalità<br />
• obiettivi<br />
• funzioni<br />
• vincoli (leggi, norme cogenti, prestazioni attese)<br />
• classi di esigenze<br />
• vita utile ipotizzata<br />
• risorse per la produzione<br />
•<br />
risorse per la gestione nella vita utile ipotizzata<br />
e presuppone di far eff ettuare uno Studio di Fattibilità (SdF) e<br />
successivamente, nominato un Responsabile di Procedimento (RP) di far<br />
redigere a tale fi gura professionale il Documento preliminare all’avvio<br />
della progettazione (Dpp).<br />
METODO<br />
criterio e norma direttivi secondo i quali si fa, si realizza o si compie.<br />
[omissis]*<br />
METODOLOGIA<br />
Parte della logica che ha per oggetto la ricerca di regole o principi metodici<br />
che consentono di ordinare, sistemare, accrescere le nostre conoscenze*<br />
ECONOMIA<br />
oikos + nomia<br />
Applicare AV signifi ca ricondurre il concetto di “economia”, e quindi di<br />
“economicità” di un intervento, all’interno del signifi cato originario della<br />
parola che deriva dal greco “oikos”, dimora, casa, bene quindi decisamente<br />
utile da ottenere e di cui poter fruire al costo giusto.<br />
73
74<br />
escludendo quindi una assurda definizione di “progettazione<br />
partecipata” che solamente in poche situazioni può essere<br />
presa in considerazione, dal momento che la progettazione è<br />
la fase della traduzione tecnica di ciò che si è programmato,<br />
si potrebbe avere quindi una ridistribuzione dei tempi da<br />
prevedere nelle quattro fasi del processo ed una più equa<br />
ripartizione delle risorse economiche da prevedere in<br />
ciascuna di esse per le relative figure professionali. Una<br />
premessa indispensabile per qualsiasi attività finalizzata a<br />
dare univocità di linguaggio a livello nazionale e organicità<br />
alla complessa materia che sta alla base di ogni intervento<br />
TECNICA<br />
1. Serie di norme che regolano il concreto svolgimento di un’attività<br />
manuale o intellettuale<br />
2. modo di lavorare, produrre, realizzare qualsiasi cosa<br />
3. qualsiasi forma di attività umana volta, sfruttando le conoscenze e le<br />
acquisizioni della scienza, alla creazione di nuovi mezzi, strumenti,<br />
congegni, apparati che migliorino le condizioni di vita dell’uomo.<br />
[omissis]*<br />
TECNOLOGIA<br />
studio della tecnica e della sua applicazione. [omissis]*<br />
TIPO<br />
forma esemplare a cui per avere caratteri comuni, si possono ricondurre i<br />
singoli con le loro varietà*<br />
TIPOLOGIA<br />
studio della classifi cazione e descrizione dei diversi tipi di un genere*<br />
CATEGORIA DI OPERA<br />
Legge 109/1994 - opera con la sua destinazione d’uso: museo, diga, scuola,<br />
strada, ecc. (art.2, comma 1, lettera c del Regolamento generale)<br />
ENTITÀ<br />
(UNI 8290:1981 - UNI EN ISO 8402:95)<br />
Ciò che può essere descritto e considerato: idea, processo, programma,<br />
progetto, prodotto, servizio, organizzazione o una loro qualsiasi<br />
combinazione<br />
ESIGENZA<br />
(UNI 1325-1:1998)<br />
Ciò che è necessario all’utilizzatore o è da lui desiderato.<br />
(UNI 8289:1981)<br />
sul territorio, consiste quindi nell’assumere come sistema<br />
di riferimento quello comprendente: luogo, ambiente,<br />
paesaggio, territorio, costruito e dal ripensare le quattro fasi<br />
del processo degli interventi sul territorio per quanto attiene<br />
finalità, funzioni, figure professionali, ruoli, responsabilità.<br />
Il momento per tendere all’unità di linguaggio e di<br />
definizioni nel settore degli interventi sul territorio<br />
sembra propizio per le tante iniziative intraprese, ma non<br />
ancora concluse in sede di Ministero delle Infrastrutture<br />
e dei Trasporti, di Autorità per la vigilanza sui contratti<br />
pubblici di lavori, servizi e forniture, di UNI, Ente<br />
Esplicitazione di bisogni dell’utenza tenuto conto dei vincoli che l’ambiente<br />
naturale pone all’ambiente costruito.<br />
Le esigenze vengono defi nite con un verbo e un sostantivo nella specifi ca<br />
classe per classe, e singolarmente pesate dal gruppo di lavoro.<br />
CLASSI DI ESIGENZE<br />
(UNI 8289:1981)<br />
Sicurezza (S) insieme delle condizioni relative all’incolumità delle<br />
persone, nonché alla difesa e alla prevenzione dei danni a cose<br />
Benessere (B) insieme delle condizioni relative al corretto espletamento<br />
di funzioni e svolgimento di attività<br />
Fruibilità (F) insieme delle condizioni relative all’attitudine dell’entità in<br />
questione ad essere accessibile e adeguatamente utilizzabile e/o usata<br />
Aspetto (A) insieme delle condizioni relative alla percezione dell’entità<br />
considerata e al godimento estetico che ne consegue<br />
Gestione (G) insieme delle condizioni relative all’esercizio e /o<br />
all’uso dell’entità considerata nella vita utile ipotizzata in fase di<br />
programmazione<br />
Integrabilità (I) insieme delle condizioni relative all’attitudine di<br />
componenti ed elementi a connettersi funzionalmente tra di loro e alla<br />
compatibilità degli stessi tra di loro e nell’insieme<br />
Salvaguardia dell’ambiente (SA) insieme delle condizioni relative ad<br />
assicurare uno sviluppo sostenibile<br />
Nelle applicazioni AV alle classi di esigenze si attribuiscono i pesi.<br />
VINCOLO<br />
Condizionamento derivante dal rispetto di leggi e norme cogenti e da<br />
prestazioni attese (requisiti) esplicitate in fase di programmazione.<br />
REQUISITO<br />
(UNI 10838:1999)<br />
Traduzione di un’esigenza in fattori atti a individuarne le condizioni di<br />
soddisfacimento da parte di un organismo edilizio o di sue parti spaziali o<br />
www.shutterstock.com/oriontrail
Nazionale Italiano di Unificazione, di Associazione<br />
Nazionale Costruzioni Edili della Confindustria e dei<br />
vari organismi che trattano di Qualità e di Valore di<br />
qualsiasi entità. Iniziative che per portare un significativo<br />
contributo là ove si legifera e si scrivono regolamenti<br />
e norme, occorre che siano coordinate proprio perché<br />
se si vuole che diventino patrimonio comune a livello<br />
nazionale, è essenziale che la terminologia e le definizioni<br />
siano discusse e condivise, ma al contempo ricondotte<br />
ad unità tramite un unico coordinamento. Sembrerebbe<br />
“il minimo” che si possa fare, quello di avere l’univocità<br />
di linguaggio, ed invece sarebbe già un grande successo<br />
ottenuto senza invadere alcun spazio di autonomia.<br />
Uno dei più significativi casi di studio affrontati dal CeSAV<br />
è rappresentato dai sistemi edilizi ambientali, che così come<br />
tutte le entità complesse, richiede di dover essere affrontato<br />
con una cultura di processo, in una visione globale espressione<br />
della convergenza di tutte le informazioni portatrici di reali<br />
e comprovate esigenze, assumendo la diversità delle culture<br />
e la specificità dei luoghi come valori da rispettare e quindi<br />
come vincoli, non visti come inevitabili fardelli, ma come<br />
stimoli alla creatività per esprimere tutte le potenzialità. Le<br />
stesse linee guida per la redazione degli Studi di fattibilità<br />
- Sdf - predisposte dai Nuclei regionali di valutazione delle<br />
opere pubbliche (Nvuu) istituiti con la legge 144/1999<br />
prevedono, peraltro, che nello Sdf ci sia uno spazio<br />
tecniche, in determinate condizioni d’uso e/o di sollecitazione. I requisiti<br />
nelle norme vengono classifi cati in: funzionali spaziali, ambientali,<br />
tecnologici, tecnici, operativi, di durabilità, di manutenibilità<br />
PRESTAZIONE<br />
(UNI 10838:1999)<br />
Comportamento di un prodotto o di uno dei suoi componenti in<br />
determinate condizioni di ambiente, di uso e di sollecitazione. Si parla di<br />
prestazione allorché è possibile aggiungere al concetto di risposta funzionale<br />
la misurabilità onde consentire verifi che e controlli di rispondenza<br />
con criteri univoci di valutazione (calcoli unifi cati, prove sperimentali<br />
standardizzate in laboratorio e/o in opera, ecc.)<br />
FUNZIONE<br />
(UNI EN 1325-1:1998)<br />
Azione o eff etto di un prodotto o di uno dei suoi componenti.<br />
Le funzioni vengono defi nite con un verbo e un sostantivo e classifi cate<br />
in: funzioni primarie principali (necessarie e richieste), funzioni primarie<br />
complementari (non necessarie, ma motivatamente richieste), funzioni<br />
secondarie (non necessarie e non richieste e pertanto da eliminare purché<br />
non correlate a funzioni primarie).<br />
Nell’ordinare le funzioni si farà ricorso al FAST, Functional Analysis Sistem<br />
Tecnique, disponendo su foglietti mobili le funzioni a vari livelli in base<br />
alla domanda come da sinistra a destra e perché da destra a sinistra, mentre<br />
si agirà in verticale in termini di successione temporale. Dalle funzioni si<br />
passerà agli Ambiti Funzionali Omogenei (AFO), rispettando i vincoli:<br />
leggi, norme cogenti e prestazioni attese, le Classi di esigenze e i requisiti<br />
che conseguono ai vincoli.<br />
Per stimare le utilità degli AFO, si ricorre alla tecnica del confronto a<br />
coppie, attribuendo i pesi alle Classi di esigenze e alle esigenze, specifi cate<br />
classe per classe.<br />
Nelle applicazioni AV alla singola funzione il gruppo di lavoro<br />
attribuisce l’utilità.<br />
dedicato a considerazioni sulla compatibilità ambientale.<br />
Ne è derivata una valida utilizzazione del metodo AV per<br />
studi e valutazioni di impatto ambientale, nel rispetto delle<br />
condizioni per la sostenibilità dello sviluppo, che hanno<br />
consentito di ricondurre i vari parametri ad un unico<br />
parametro numerico omnicomprensivo: l’Indice di Valore.<br />
Il confronto tra soluzioni diverse della medesima entità<br />
complessa, effettuato da persone di diversa età, cultura,<br />
competenza, formazione, ha portato all’elaborazione<br />
di questo lavoro finalizzata anche a far cadere i labili<br />
confini che vi sono tra assetto del territorio, urbanistica<br />
e architettura. Ciò diventa possibile se a riferimento<br />
si assume come detto in precedenza il sistema: luogoambiente-paesaggio-territorio-costruito,<br />
riconducendo a<br />
sub-sistemi le parti del tutto. Esplicito da subito, con<br />
un esempio questo pensiero, con un atteggiamento che<br />
potrebbe sembrare una critica, a chi chiama, per esempio,<br />
sistema l’involucro edilizio, come se potesse essere assunta<br />
come sistema la pelle rispetto al corpo umano.<br />
Da rilevare che le considerazioni che seguono scaturiscono<br />
dal metodo adottato: l’Analisi del Valore (AV) e dall’avere<br />
assunto a riferimento il significato autentico di economia,<br />
tratto dall’etimologia della parola stessa – oikos e nomia<br />
- e dalla ricerca di dare soddisfazione a tutte e sette le<br />
classi di esigenze di cui alla norma UNI 8289:1981, per<br />
tutte le componenti interessate in base alla natura e alle<br />
AMBITI FUNZIONALI OMOGENEI (AFO)<br />
(CeSAV – AIAV)<br />
Insiemi di funzioni compatibili che presentano relazioni di media e forte<br />
intensità e che si prefi gura possano essere esplicate da componenti organiche<br />
di una entità. Qualsiasi entità è costituita da un numero fi nito di AFO<br />
AMBITI SPAZIALI OMOGENEI (ASO)<br />
(CeSAV – AIAV)<br />
Insiemi di parti, ambienti, luoghi che racchiudono e/o comprendono<br />
insiemi di funzioni compatibili (AFO) componenti organiche di una entità.<br />
Qualsiasi entità è costituita da un numero fi nito di ASO<br />
QUALITA<br />
(UNI EN ISO 8402:95) (ISO 9000:2000)<br />
Insieme delle proprietà e delle caratteristiche che conferiscono all’entità presa<br />
in considerazione la capacità di soddisfare esigenze espresse ed implicite.<br />
ANALISI DEL VALORE<br />
UNI EN 1325-1:1998 – UNI EN 1325-2:2005 – UNI EN 12973:2003<br />
L’Analisi del Valore (AV) è un metodo dotato di una tecnica operativa che<br />
mediante una attività interdisciplinare rigorosamente svolta da un gruppo<br />
di persone coordinate da un esperto AV, consente di aff rontare in modo<br />
“misurato” il confronto di più soluzioni della medesima entità complessa<br />
con l’Indice di Valore potendole disporre in ordine di priorità.<br />
AV è presente nel vigente ordinamento dei lavori pubblici (Regolamento<br />
e Capitolato Generale d’Appalto) e nella Legge della Regione Veneto in<br />
materia di lavori pubblici.<br />
VALORE<br />
UNI EN 1325-1:1998 – UNI EN 1325-2:2005 – UNI EN 12973:2003<br />
Relazione tra il contributo della funzione (o dell’oggetto AV) al<br />
soddisfacimento del bisogno e il costo della funzione (o dell’oggetto AV).<br />
Concetto che unisce imprenscidibilmente la stima dell’utilità di un’entità<br />
75
76<br />
ANNO II | n. 7 | GENNAIO - FEBBRAIO 2010<br />
caratteristiche dell’entità presa in considerazione (idea,<br />
programma, progetto, servizio, prodotto, organizzazione o<br />
una loro qualsiasi combinazione) e alle condizioni finalizzate<br />
ad assicurare uno sviluppo sostenibile per tutti.<br />
Il metodo AV si avvale di una tecnica operativa rigorosa<br />
che lo contraddistingue nello svolgere le attività in<br />
cinque fasi: informazione e Analisi Funzionale, creatività,<br />
valutazione e selezione, sviluppo delle proposte selezionate,<br />
presentazione delle stesse, da parte di un gruppo di lavoro<br />
significativo per numero di componenti e competenze,<br />
coordinato da un esperto AV. E’ in virtù di tale<br />
caratteristiche che le attività del gruppo di lavoro, parti<br />
delle quali devono essere svolte stando allo stesso tavolo,<br />
lavorando eventualmente anche in audio o teleconferenza,<br />
sotto la guida del coordinatore esperto AV, portano a<br />
non trascurare alcun aspetto nel dare soddisfazione alle<br />
sette classi di esigenze citate in precedenza, consentendo<br />
per esempio, una analisi ed una valutazione di tutte le<br />
funzioni richieste per dare il servizio prefissato, già in<br />
fase di programmazione negli Studi di Fattibilità (SdF) e<br />
nei Documenti preliminari all’avvio della progettazione<br />
(Dpp), assumendo gli elementi relativi alla gestione e<br />
al comportamento delle opere nel tempo come dati di<br />
ingresso nella programmazione stessa.<br />
Il metodo risulta pertanto capace di richiedere alla<br />
alle risorse economiche necessarie per avere le condizioni di utilizzarla per<br />
un prefi ssato periodo di tempo, in determinate situazioni di luogo, tempo<br />
e circostanza.<br />
UTILITA’ DI UNA FUNZIONE<br />
Condizione attribuita alla singola funzione di una qualsiasi entità per il<br />
vantaggio che arreca, con il soddisfacimento delle esigenze (UNI 8289:1981)<br />
per un periodo di tempo prefi ssato (vita utile ipotizzata) in determinate<br />
situazioni di luogo, tempo e circostanze.<br />
UTILITÀ DELL’ENTITÀ (U)<br />
(CeSAV – AIAV)<br />
Condizione attribuita all’insieme delle funzioni esplicate dall’entità presa<br />
i considerazione per il vantaggio che arreca, con il soddisfacimento delle<br />
esigenze (UNI 8289:1981) per un periodo di tempo prefi ssato (vita utile<br />
ipotizzata) in determinate situazioni di luogo, tempo e circostanze.<br />
VITA UTILE IPOTIZZATA<br />
(CeSAV – AIAV)<br />
Periodo di tempo in cui si richiede che l’entità considerata sia in grado<br />
di corrispondere alle funzioni per le quali é stata ideata, programmata,<br />
progettata e realizzata.<br />
Si assume al posto della defi nizione ciclo di vita in quanto fa riferimento<br />
non già ad un ciclo di vita (degrado totale, rottura, ecc.) bensì al periodo di<br />
tempo deciso in fase di programmazione per fornirlo come dato di ingresso<br />
della progettazione. Nella vita utile ipotizzata (vui) l’entità dovrà fornire le<br />
prestazioni attese eseguendo le attività di manutenzione previste dal Piano<br />
di Manutenzione<br />
COSTO DI PRODUZIONE (C p )<br />
C p = C g - ∑ C ge x n x f - C f x n x f + V r x n x f<br />
Somma dei costi che concorrono alla produzione di una entità (capitale<br />
d’investimento, spese di promozione, progettazione, costruzione, spese<br />
tecniche, utile dell'imprenditore, ecc.)<br />
programmazione prodotti rigorosamente elaborati,<br />
da fornire come input della progettazione, rifiutando<br />
l’approccio per modelli in quanto si rende obbligatoria la<br />
precisazione delle esigenze, dei requisiti, delle funzioni per<br />
dare le richieste prestazioni in termini misurati. AV può<br />
avvalersi in questo anche della Teoria dei Giochi (Gaming<br />
Simulation) mettendo al tavolo della discussione tutti gli<br />
attori, per creare le premesse di portare le “n” dimensioni<br />
del processo delle entità complesse, visto nell’ottica di<br />
tutte le componenti interessate (stakeholders) e quindi<br />
anche del tema affrontato, potendo giungere a proposte<br />
caratterizzate dalla completezza e dalla integrazione di<br />
tutti gli aspetti, per tutte le componenti in gioco.<br />
E’ ciò che AV propone di fare, sia che si tratti di cercare le<br />
condizioni per svolgere una ricerca scientifica, sia che si tratti<br />
di affrontare come corrispondere in termini di servizio da<br />
rendere, dove?, per chi?, in quali circostanze?, nell’ambito degli<br />
interventi sul territorio con un’opera pubblica, per esempio,<br />
con una infrastruttura o con una costruzione civile.<br />
Partendo da una approfondita conoscenza del servizio che<br />
si intende rendere, per corrispondere alla finalità prefissata<br />
e agli obiettivi che si metteranno a punto in itinere,<br />
con prestazioni da conservare nella vita utile ipotizzata,<br />
si mettono al centro delle attenzioni le persone che<br />
svolgono i vari ruoli: committente, componente tecnica,<br />
COSTO DI GESTIONE<br />
NELLA VITA UTILE IPOTIZZATA (C ge )<br />
Somma dei costi di esercizio, di manutenzione, ecc, relativi al periodo di<br />
tempo preso in considerazione.<br />
COSTO FINALE (C f )<br />
Costo per la dismissione, il ripristino funzionale o il cambio di<br />
destinazione d’uso al termine della vita utile ipotizzata per l’entità presa<br />
in esame.<br />
VALORE RESIDUO (V r )<br />
Valore stimato al termine della vita utile ipotizzata, da detrarre alle<br />
precedenti voci di costo.<br />
COSTO GLOBALE (C g )<br />
Il Costo globale, somma del costo di produzione, costo di gestione<br />
nella vita utile ipotizzata attualizzato all’inizio della gestione, costo<br />
fi nale nella vita utile ipotizzata attualizzato all’inizio della gestione,<br />
con detratto il Valore residuo deve entrare come riferimento nelle scelte<br />
e non più il solo costo di produzione, in quanto il costo di gestione<br />
è economicamente altrettanto importante, se non più importante del<br />
costo di produzione al momento in cui si programma e si progetta<br />
una entità. Potrà quindi risultare più vantaggiosa una soluzione<br />
caratterizzata da un costo di produzione maggiore di un’altra, in<br />
quanto il valore è l’equilibrio tra l’utilità ed il costo globale e come<br />
ogni rapporto valgono le regole matematiche. Tale rapporto è l’Indice<br />
di Valore che verrà suggerito anche per la determinazione dell’off erta<br />
economicamente più vantaggiosa nelle gare di aggiudicazione di<br />
appalti pubblici. Tale parametro di riferimento nel confronto di più<br />
soluzioni della medesima entità è unico numerico omnicomprensivo<br />
in quanto nella stima dell’utilità vengono presi in considerazione tutti<br />
gli aspetti e tutte le caratteristiche, anche quelle che si presentano<br />
successivamente alle attività esplicate da un gruppo di lavoro di<br />
Analisi del Valore (gAV).
photo©shutterstock.com/Lisa F. Young<br />
utilizzatore, utente, gestore, realizzatore, ecc., attenti<br />
peraltro a corrispondere alle condizioni naturali e alle<br />
esigenze dell’attuale e delle future generazioni, per avere il<br />
servizio richiesto, da conservare nella vita utile ipotizzata.<br />
Il Presidente dell’UNI, Ingegner Piero Torretta, ha<br />
recentemente affermato: “per natura, per complessità,<br />
per regola di mercato, le risposte, le soluzioni per il settore<br />
delle costruzioni nei prossimi anni, non possono calare<br />
dall'alto, non possono essere scelte di altri (la politica,<br />
l'accademia, il mondo della ricerca) ma devono in primo<br />
luogo nascere dal basso, essere sviluppate nel "sistema". Un<br />
sistema che deve essere capace di superare le frammentazioni<br />
e le contrapposizioni "dell'ognuno per se" che hanno<br />
caratterizzato le politiche aziendali e settoriali degli ultimi<br />
anni. Una situazione rimarcata dalla stessa Commissione<br />
Europea che la ritiene, assieme ad un nuovo e più razionale<br />
quadro normativo, una condizione imprescindibile per una<br />
edilizia sostenibile (Accelerating the development of the<br />
Sustainable Construction Market in Europe - COM(2007)<br />
860 final). In quest'ottica, con questa consapevolezza, la crisi<br />
del settore delle costruzioni, può diventare una opportunità<br />
per realizzare un rinnovato, più professionale, più attento<br />
ai bisogni dei consumatori, mercato delle costruzioni.”<br />
Il lavoro svolto e le considerazioni che seguono offrono una<br />
possibilità di risposta, avendo riscontrato, nel rivisitare<br />
C g = C p + ∑ C ge x n x f + C f x n x f - V r x n x f<br />
C g = costo globale<br />
C p = costo di produzione (somma dei costi che concorrono alla<br />
realizzazione dell’ entità presa in considerazione - investimento,<br />
promozione, spese tecniche, ecc.)<br />
C ge = costo di gestione nella vita utile ipotizzata: somma dei costi di<br />
esercizio e di manutenzione<br />
C f = costo fi nale: derivante da operazioni di dismissione, di ripristino<br />
funzionale, di cambio di destinazione d’uso al termine della vita utile<br />
ipotizzata<br />
V r = valore residuo<br />
n = numero di anni della vita utile ipotizzata a partire dall’utilizzo<br />
f = fattore di attualizzazione dei costi da sostenere nel tempo e al termine<br />
della vita utile ipotizzata e di attualizzazione del valore residuo<br />
INDICE DI VALORE (I V )<br />
Rapporto tra l’utilità (U) che viene attribuita ad una entità e le risorse<br />
necessarie per poterle esplicare per il periodo di tempo considerato.<br />
L’utilità viene stimata dal gruppo AV assumendo come unità di misura<br />
il denaro, in termini di disponibilità a pagare un determinato importo<br />
e il costo globale. Il rapporto adimensionale può ricondurre tale<br />
rapporto ad un Indice, numero compreso tra zero e uno; nel confronto<br />
tra più soluzioni i coeffi cienti vengono divisi per il maggiore di essi.<br />
Parametro unico numerico omnicomprensivo nelle operazioni di<br />
Finanza di Progetto e nella valutazione dell’Off erta economicamente<br />
più vantaggiosa (O_ec+v), prevista dall’articolo 153 del Codice<br />
dei contratti pubblici di Lavori, Servizi e Forniture (D. Lgs. N.<br />
163/2006)<br />
L’Indice di Valore, ripreso e sviluppato dalla Scuola Pisana V&Q<br />
[Maff ei, 1999 e 2001] rispetto a quanto riportato da altri Autori<br />
[Dell’Isola, 1982] e [Dandri, 1993], assume grande attualità alla luce<br />
della riforma dei lavori pubblici concretizzata nel quadro istituzionale<br />
il processo degli interventi sul territorio, difformità<br />
di linguaggio, mancata rispondenza terminologica<br />
rispetto a quanto riportato nei dizionari della lingua<br />
italiana, confusione terminologica tra momenti della<br />
programmazione e momenti della progettazione, parole<br />
adoperate impropriamente perfino nei casi in cui si<br />
doveva fare chiarezza sulla differenza tra le attività da<br />
svolgere ed i prodotti di tali attività.<br />
Per esempio, continua ad esserci confusione tra le parole<br />
programmazione e pianificazione, tra programma e piano,<br />
della 109/94, nelle sue modifi che ed integrazioni, nel regolamento<br />
generale e nel capitolato generale delle opere pubbliche.<br />
TIPO DI LAVORO<br />
attività prevista per la realizzazione dell’intervento programmato:<br />
nuova costruzione, demolizione, recupero, ristrutturazione, restauro,<br />
manutenzione, completamento, ampliamento<br />
STUDIO DI FATTIBILITÀ<br />
SdF<br />
Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture-<br />
Determinazione n.1 del 14 Gennaio 2009<br />
Lo studio di fattibilità, redatto ai fi ni dell'inserimento dell'opera nella<br />
programmazione triennale e nell'elenco annuale, deve essere integrato per<br />
consentire I'individuazione degli elementi necessari ad indire la gara; quindi le<br />
amministrazioni aggiudicatrici dovranno procedere alla sua implementazione<br />
prima di procedere all'indizione della stessa.<br />
In particolare lo studio di fattibilità deve consentire l’individuazione:<br />
a) dell'importo presunto dall'intervento, ricavato o da un computo metrico<br />
estimativo di massima o da un calcolo sommario, applicando alle quantità<br />
di lavori i costi unìtari o sulla base di parametri desumibili da interventi<br />
similari;<br />
b) del valore complessivo dell'investimento su cui calcolare la percentuale del<br />
2,5 %, quale limite massimo del costo di predisposizione delle off erte;<br />
c) delle categorie generali e specializzate dei lavori e delle classifi che delle opere<br />
da realizzare.<br />
Lo SdF relativo ad interventi realizzabili con risorse private, deve contenere, in<br />
modo diff erenziato rispetto alle caratteristiche e alla dimensione dell'intervento<br />
da realizzare, le seguenti analisi e documentazioni:<br />
• inquadramento territoriale e socio – economico del progetto, struttura ed<br />
obiettivi<br />
•<br />
•<br />
analisi della domanda attuale e prevista e specifi che dei gruppi di<br />
benefi ciari<br />
analisi dell’off erta attuale e prevista<br />
77
78<br />
tra piano e progetto; fatto da cui discende mancanza di<br />
chiarezza su: a chi compete fare, decidere, approvare e<br />
mancanza di chiarezza e trasparenza tra a chi spetti fare,<br />
che cosa, per raggiungere gli obiettivi prefissati.<br />
Un chiarimento in tal senso è indispensabile, urgente, non<br />
rinviabile, se non si vuole continuare a legiferare a livello<br />
nazionale e regionale, regolamentare e normare, senza<br />
chiarezza di intenti e senza la necessaria trasparenza.<br />
Basti pensare ai contenuti degli Studi di Fattibilità e dei<br />
Documenti preliminari all’avvio della progettazione,<br />
documenti sui quali, anche dopo le determinazioni<br />
• descrizione dell’investimento (localizzazione, dimensione, caratteristiche,<br />
costi di realizzazione)<br />
• analisi delle alternative possibili per realizzare l’idea originaria<br />
• analisi dei costi gestionali in fase di esercizio<br />
• analisi di fattibilità fi nanziaria<br />
• analisi di fattibilità economica e sociale e piano di monitoraggio<br />
• descrizione ed analisi degli impatti ambientali di ciascuna alternativa<br />
• relazione sintetica intermedia<br />
• elementi essenziali dello schema di convenzione<br />
• corredo progettuale minimo<br />
Le modalità con cui corredare tali documenti è ampiamente esplicata nella<br />
guida elaborata dai Nuclei Regionali di Valutazione e Verifi ca degli Investimenti<br />
Pubblici (NUVV)<br />
Proposta di CeSAV - AIAV<br />
Lo Studio di Fattibilità (SdF) è il prodotto dell’attività di programmazione<br />
di una entità che precede la nomina del Responsabile del Procedimento; i<br />
contenuti sono:<br />
• prima descrizione della fi nalità del servizio da rendere<br />
• ipotesi in merito all’entità che sia in grado di off rirlo nella vita utile<br />
ipotizzata<br />
• entità ipotizzata<br />
• fi nalità e obiettivi<br />
• inquadramento territoriale e localizzazione dell’intervento<br />
• fattibilità tecnica ed amministrativa<br />
• vincoli ambientali, territoriali, urbani (leggi, norme cogenti, prestazioni<br />
attese)<br />
• analisi socio economica e dei rischi<br />
• bacino di utenza<br />
• analisi dello stato attuale dell’off erta<br />
dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici,<br />
permangono elementi che richiedono interpretazioni.<br />
Grande rilevanza in questo documento viene posta sulla<br />
fase di programmazione, avendo ravvisato forti limiti<br />
culturali che continuano a togliere peso e rilevanza a<br />
prodotti fondamentali nel processo degli interventi sul<br />
territorio agli Studi di Fattibilità (SdF) e ai Documenti<br />
preliminari all’avvio della progettazione (Dpp), non<br />
trascurando l’importanza di avere le rappresentanze delle<br />
componenti interessate per ottenere la partecipazione in<br />
fase di programmazione, abbandonando l’idea che sia<br />
utile una partecipazione in fase di progettazione.<br />
Il costo globale - somma del costo di produzione, del<br />
costo di gestione nella vita utile ipotizzata, del costo<br />
finale dalla quale si detrae il valore residuo – mette in<br />
gioco nelle valutazioni l’incidenza della manutenzione<br />
programmata, la scelta di prodotti, materiali,<br />
componenti e sistemi costruttivi compatibili, la verifica<br />
di tutte e sette le classi di esigenze (sicurezza, benessere,<br />
fruibilità, gestione, aspetto, integrabilità, salvaguardia<br />
dell’ambiente). Il concetto di utilità si lega, infatti, a<br />
quello di soddisfazione delle esigenze (qualità) e con<br />
il valore l’utilità viene commisurata alle risorse umane<br />
ed economiche di cui c’è necessità per la produzione<br />
e per la gestione del prodotto nella vita utile per esso<br />
programmata.<br />
Seguendo queste indicazioni che portano a chiarire,<br />
come detto in precedenza, per ogni fase del processo:<br />
• analisi della domanda riferita alla vita utile ipotizzata<br />
• classi di esigenze, Funzioni (F) e Ambiti Funzionali Omogenei (AFO)<br />
• risorse per la produzione in base a preventivi di Costo globale<br />
eff ettuati da gruppi di lavoro signifi cativi per numerosità, competenze<br />
disciplinari e rappresentatività in relazione all’entità considerata<br />
• risorse per la gestione nella vita utile ipotizzata<br />
• analisi dei rischi<br />
• analisi degli impatti ambientali<br />
• alternative possibili con verifi che partecipate da parte delle rappresentanze<br />
• confronto tra più soluzioni della medesima entità mediante Indice di<br />
Valore<br />
• relazione<br />
• grado di apprezzamento degli utenti<br />
• risorse per produrre e gestire nella vita utile ipotizzata<br />
DOCUMENTO PRELIMINARE ALL’AVVIO ALLA<br />
PROGETTAZIONE (Dpp)<br />
Al comma 5 del DPR 554/1999 titolo III - Programmazione e progettazione-<br />
Il documento preliminare all’avvio della progettazione viene descritto come<br />
un documento con approfondimenti tecnici e amministrativi graduati in<br />
rapporto all’entità, alla tipologia e categoria dell’intervento da realizzare,<br />
riportante l’indicazione:<br />
a. della situazione iniziale e della possibilità di far ricorso alle tecniche di<br />
ingegneria naturalistica;<br />
b. degli obiettivi generali da perseguire e delle strategie per raggiungerli;<br />
c. delle esigenze e bisogni da soddisfare;<br />
d. delle regole e norme tecniche da rispettare;<br />
e. dei vincoli di legge relativi al contesto in cui l’intervento è previsto;<br />
f. delle funzioni che dovrà svolgere l’intervento;<br />
g. dei requisiti tecnici che dovrà rispettare;<br />
www.shutterstock.com/ArchMan
attività, prodotti delle varie attività, figure professionali,<br />
ruoli e responsabilità si ottiene un quadro puntuale<br />
delle responsabilità di ciascuna figura del processo.<br />
Ne deriverebbe un quadro legislativo e regolamentare<br />
organico con una logica in grado di esprimere anche<br />
univocamente attività, prodotti, figure professionali,<br />
ruoli e responsabilità e di definire senza interpretazioni i<br />
livelli di discussione e di approvazione di tutti i prodotti,<br />
snellendo ogni aspetto burocratico. Ne verrebbero cioè<br />
con chiarezza le competenze a scala nazionale, regionale,<br />
provinciale e comunale, in virtù di un chiarimento di<br />
fondo: quali sono i programmi e quali sono i progetti<br />
da intendere come la traduzione tecnica dei programmi<br />
approvati e con quale copertura economico finanziaria.<br />
L’importo relativo alla gestione nella vita utile ipotizzata<br />
per l’entità presa in considerazione diventa cioè uno<br />
degli elementi facenti parte del Documento preliminare<br />
all’avvio della progettazione, a sua volta redatto nel rispetto<br />
dello Studio di Fattibilità. Seguirebbero con chiarezza ed<br />
univocamente definiti gli elaborati preliminari, definitivi<br />
ed esecutivi del progetto, che diventa pertanto l’unico<br />
prodotto omnicomprensivo dell’attività di progettazione,<br />
svolta da persone diverse da chi ha operato in fase di<br />
programmazione, in traduzione dei contenuti espressi dal<br />
Dpp e sottoposta a verifiche periodiche da parte del RP<br />
che con il gruppo che opera a supporto della sua attività,<br />
va ad elaborati esecutivi completati a rilasciare l’attestato<br />
di validazione del progetto.<br />
h. degli impatti dell’opera sulle componenti ambientali e nel caso degli<br />
organismi edilizi delle attività ed unità ambientali;<br />
i. delle fasi di progettazione da sviluppare e della loro sequenza logica nonché<br />
dei relativi tempi di svolgimento;<br />
l. dei livelli di progettazione e degli elaborati grafi ci e descrittivi da redigere;<br />
m. dei limiti fi nanziari da rispettare e della stima dei costi e delle fonti di<br />
fi nanziamento;<br />
n. del sistema di realizzazione da impiegare.<br />
Proposta di CeSAV – AIAV per il Documento preliminare all’avvio della<br />
progettazione<br />
• fi nalità, obiettivi e situazione iniziale sulla base dello Studio di Fattibilità<br />
• entità ipotizzata<br />
• inquadramento territoriale e localizzazione<br />
• vincoli (leggi, norme cogenti, vita utile ipotizzata, prestazioni attese)<br />
ambientali, territoriali, urbani e prestazioni attese<br />
• classi di esigenze e specifi ca delle esigenze classe per classe<br />
• requisiti da vincoli<br />
• Funzioni (F) e Ambiti Funzionali Omogenei (AFO) in base ai rapporti<br />
di relazione e compatibilità tra le funzioni<br />
• analisi degli impatti dell’opera sulle componenti e unità ambientali<br />
• fasi della progettazione e livelli di progettazione<br />
• sistemi di realizzazione<br />
• risorse per la produzione preventivate sulla base del Costo globale<br />
• risorse per la gestione nella vita utile ipotizzata<br />
• preventivo del Costo globale eff ettuato da gruppi signifi cativi per<br />
competenze disciplinari e rappresentatività in relazione all’entità<br />
considerata<br />
* Tratto da Vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli
80<br />
FORMAZIONE<br />
Gli impianti termici<br />
nell’edilizia<br />
Sei lezioni<br />
per saperne di più<br />
di Mauro Cappello<br />
A partire da questo numero la rubrica ‘Formazione’ ospiterà<br />
un nuovo corso curato dall’Ingegnere Mauro Cappello, sul<br />
tema degli Impianti termici nell’edilizia. Il corso ha l’obiettivo<br />
di fornire gli elementi utili ai tecnici che lavorano nel settore<br />
dell’edilizia (in particolar modo nella Direzione Lavori) e si<br />
articolerà in sei ‘lezioni’ la prima delle quali, qui di seguito,<br />
illustra l’analisi della normativa.<br />
Mauro Cappello attualmente ispettore presso l’Unità di<br />
Verifica degli Investimenti Pubblici del Ministero dello<br />
Sviluppo economico è stato consulente del Ministro dei lavori<br />
pubblici e del Vice Ministro delle Infrastrutture e Trasporti e ha<br />
organizzato la 1ª Conferenza Nazionale sui lavori pubblici. È<br />
autore di diverse pubblicazioni specialistiche.<br />
Involucro edilizio ed impianti tecnologici:<br />
una inscindibile relazione<br />
Il tema generale degli impianti tecnologici individua un<br />
settore molto importante dell’edilizia, costituendo parte<br />
integrante dell’organismo edilizio che in nessun modo può<br />
essere scissa dall’involucro edilizio propriamente detto.<br />
Basti pensare alla definizione di “edificio” che viene<br />
fornita dal Decreto Legislativo 29 dicembre 2006, n.<br />
311 “Disposizioni correttive ed integrative al decreto<br />
legislativo 19 agosto 2005, n. 192, recante attuazione della<br />
direttiva 2002/91/CE, relativa al rendimento energetico<br />
nell’edilizia”.<br />
L’art. 2 reca la seguente definizione di edificio: “«edificio»<br />
è un sistema costituito dalle strutture edilizie esterne<br />
che delimitano uno spazio di volume definito, dalle<br />
strutture interne che ripartiscono detto volume e da<br />
tutti gli impianti e dispositivi tecnologici che si trovano<br />
stabilmente al suo interno; la superficie esterna che<br />
delimita un edificio può confinare con tutti o alcuni di<br />
questi elementi: l’ambiente esterno, il terreno, altri edifici;<br />
il termine può riferirsi a un intero edificio ovvero a parti<br />
di edificio progettate o ristrutturate per essere utilizzate<br />
come unità immobiliari a se stanti”.<br />
La citata definizione relativa al termine “edificio” pone in<br />
evidenza l’inscindibile relazione che lega ogni struttura<br />
edilizia agli impianti che in essa trovano collocazione,<br />
ne consegue che non si può dire di conoscere a fondo<br />
un organismo edilizio se, accanto alla conoscenza degli<br />
elementi edilizi classici (muri, solai, coperture, ecc),<br />
non si accompagna una adeguata conoscenza dei sistemi<br />
tecnologici in esso residenti.<br />
Il Geometra italiano è una figura che si caratterizza per<br />
www.shutterstock.com/ArchMan
una spiccata preparazione e predilezione verso lo studio, la<br />
progettazione e la realizzazione degli “involucri edilizi”, per<br />
contro, ha storicamente riservato una minore attenzione<br />
all’aspetto impiantistico in generale.<br />
Tuttavia la realizzazione degli impianti è uno degli aspetti<br />
che il tecnico deve affrontare quando ricopre il ruolo di<br />
Direttore dei Lavori.<br />
A prescindere dalla dimensione delle opere da realizzare,<br />
il Geometra viene frequentemente chiamato a svolgere<br />
l’attività professionale di direzione lavori e deve quindi<br />
confrontarsi spesso con le disposizioni normative che<br />
dettano le indicazioni necessarie per la corretta esecuzione<br />
delle lavorazioni impiantistiche.<br />
Insieme alla Direzione di <strong>Geocentro</strong> <strong>Magazine</strong>, si è deciso<br />
di rivolgere l’attenzione della rubrica “Formazione” verso<br />
il tema dell’impiantistica, cominciando ad illustrare ed<br />
analizzare il settore termico.<br />
Si è scelto di cominciare lo studio degli impianti<br />
partendo dai sistemi termici, ciò al fine di determinare<br />
la naturale prosecuzione del mini corso sull’efficienza<br />
energetica degli edifici svolto nel corso dell’anno 2009<br />
su questa rivista e che ha incontrato il vasto gradimento<br />
della categoria.<br />
Il D.M. 22 gennaio 2008, n. 37: la normativa di riferimento<br />
La norma che governa il settore degli impianti tecnologici<br />
è il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico<br />
22 gennaio 2008, n. 37 rubricato come“Regolamento<br />
concernente l’attuazione dell’articolo 11-quaterdecies,<br />
comma 13, lettera a) della legge n. 248 del 2 dicembre<br />
2005, recante riordino delle disposizioni in materia di<br />
attività di installazione degli impianti all’interno degli<br />
edifici.”, pubblicato sulla Gazzetta. Ufficiale del 12<br />
marzo 2008, n. 61.<br />
Il D.M. 37/2008 è entrato in vigore il 27 marzo 2008,<br />
nella stessa giornata è stata quindi ufficialmente abrogata<br />
la celeberrima Legge 46/1990, che per prima aveva<br />
introdotto importanti novità nel settore impiantistico.<br />
La classificazione degli impianti<br />
L’ambito di applicazione del D.M. 37/2008, definito all’art.1,<br />
coincide con la classificazione degli impianti, che sono suddivisi<br />
in sette categorie a seconda della tipologia di impiego.<br />
E’ interessante notare che la normativa recata dal DM<br />
37/2008 viene applicata a tutte le tipologie di impianto,<br />
senza alcuna distinzione tra impianti civili e non, inoltre<br />
viene definita come origine dell’impianto medesimo, il<br />
cosiddetto “punto di consegna”.<br />
Per quanto riguarda l’attività dei <strong>Geometri</strong>, chiamati ad<br />
operare quasi esclusivamente su edifici civili, è opportuno<br />
chiarire che il punto di consegna segna il confine tra<br />
l’ENTE ed il PRIVATO e normalmente coincide con<br />
il contatore dell’ente esercente il servizio di fornitura<br />
(dell’energia elettrica, del gas).<br />
Figura 1 - CLASSIFICAZIONE DEGLI IMPIANTI TECNOLOGICI<br />
D.M. 37/2008<br />
a. impianti di produzione, trasformazione, trasporto, distribuzione,<br />
utilizzazione dell'energia elettrica, impianti di protezione contro le<br />
scariche atmosferiche, nonché gli impianti per l'automazione di porte,<br />
cancelli e barrierae;<br />
b. impianti radiotelevisivi, le antenne e gli impianti elettronici in genere;<br />
c. impianti di riscaldamento, di climatizzazione, di condizionamento e<br />
di refrigerazione di qualsiasi natura o specie, comprese le opere di<br />
evacuazione dei prodotti della combustione e delle condense, e di<br />
ventilazione ed aerazione dei locali;<br />
d. impianti idrici e sanitari di qualsiasi natura o specie;<br />
e. impianti per la distribuzione e l'utilizzazione di gas di qualsiasi tipo,<br />
comprese le opere di evacuazione dei prodotti della combustione e<br />
ventilazione ed aerazione dei locali;<br />
f. impianti di sollevamento di persone o di cose per mezzo di ascensori, di<br />
montacarichi, di scale mobili e simili;<br />
g. impianti di protezione antincendio.<br />
Il progetto degli impianti: necessità e prescrizioni<br />
Il tema della progettazione degli impianti ha generato<br />
sempre forti dibattiti tra i professionisti ma anche nello<br />
81
82<br />
ANNO II | n. 7 | GENNAIO - FEBBRAIO 2010<br />
stesso mondo degli installatori. L’origine di queste<br />
discussioni derivava, a nostro parere, dalla ambigua<br />
formulazione che, in merito all’obbligo della progettazione,<br />
veniva data all’interno della Legge 46/1990.<br />
Le nuove disposizioni, pur non cambiando la sostanza di<br />
quanto era previsto all’interno dalla Legge 46/1990, ha<br />
comunque fatto chiarezza sul tema.<br />
L’art. 5 del DM 37/2008 afferma che per tutte le tipologie di<br />
impianto deve essere redatto uno specifico progetto.<br />
L’art. 5 inoltre afferma che per tutte le categorie di impianto,<br />
ad eccezione di quelli idrici e sanitari di qualsiasi natura<br />
e specie, in determinate situazioni è obbligatorio che la<br />
progettazione sia redatta da un professionista iscritto negli<br />
albi professionali.<br />
La firma di un tecnico abilitato sull’elaborato progettuale,<br />
viene obbligatoriamente richiesta solo quando l’impianto<br />
presenta particolari caratteristiche di complessità, che la<br />
norma individua in modo preciso e che sono schematizzate<br />
nella tabella 1.<br />
L’obbligo di progetto redatto da tecnico abilitato in passato<br />
veniva erroneamente confuso con l’obbligo di progetto in<br />
genere, pensando che, al di fuori delle situazioni richiamate<br />
dalla norma, il progetto non fosse necessario.<br />
Tabella 1<br />
CASISTICHE IN CUI SI RICHIEDE OBBLIGO DI PROGETTO<br />
REDATTO DA UN TECNICO ABILITATO<br />
(art. 5.2.a) Impianti elettrici di cui all’art. 1 comma 2 lettera a) del DM n.<br />
37/08 per tutte le utenze condominiali e per utenze domestiche di singole<br />
unità abitative aventi potenza impegnata superiore a 6 kW o per utenze<br />
domestiche di singole unità abitative di superfi cie superiore a 400 mq.<br />
(art. 5.2.b) impianti elettrici realizzati con lampade fl uorescenti a catodo<br />
freddo, collegati ad impianti elettrici, per i quali è obbligatorio il progetto<br />
redatto da parte di professionista abilitato e, in ogni caso, per impianti di<br />
potenza complessiva maggiore di 1.200 VA rese dagli alimentatori.<br />
(art. 5.2.c) Impianti di cui all’art. 1 comma 2) lettera a) del DM n. 37/08,<br />
relativi agli immobili adibiti ad attività produttive, al commercio, al terziario<br />
e ad altri usi, quando le utenze sono alimentate a tensione superiore a 1000<br />
V, inclusa la parte in bassa tensione, o quando le utenze sono alimentate<br />
in bassa tensione aventi potenza impegnata superiore a 6 kW o qualora la<br />
superfi cie superi i 200 mq.<br />
(art. 5.2.d) Impianti elettrici relativi ad unità immobiliari provviste, anche<br />
solo parzialmente, di ambienti soggetti a normativa specifi ca del CEI, in caso<br />
di locali adibiti ad uso medico o per i quali sussista pericolo di esplosione<br />
o a maggior rischio di incendio, nonché per gli impianti di protezione da<br />
scariche atmosferiche in edifi ci di volume superiore a 200 mc.<br />
(art. 5.2.e) Impianti di cui all’art. 1 comma 2) lettera b) del DM n. 37/08,<br />
relativi agli impianti elettronici in genere, quando coesistono con impianti<br />
elettrici con obbligo di progettazione da parte di professionista abilitato.<br />
(art. 5.2.f) Impianti di riscaldamento di cui all’art. 1 comma 2) lettera c) del<br />
DM n. 37/08, dotati di canne fumarie collettive ramifi cate.<br />
(art. 5.2.f) Impianti di climatizzazione per tutte le utilizzazioni aventi una<br />
potenzialità frigorifera pari o superiore a 40.000 frigorie/ora.<br />
(art. 5.2.g) Impianti di cui all’art. 1 comma 2 lettera e) del DM n. 37/08,<br />
relativi alla distribuzione e l’utilizzazione di gas combustibili con portata<br />
termica superiore a 50 kW o dotati di canne fumarie collettive ramifi cate,<br />
o impianti relativi a gas medicali per uso ospedaliero e simili, compreso lo<br />
stoccaggio.<br />
(art. 5.2.h) Impianti di cui all’art. 1 comma 2 lettera g) del DM n. 37/08, se<br />
sono inseriti in una attività soggetta al rilascio del certifi cato di prevenzione<br />
incendi e, comunque, quando gli idranti sono in numero pari o superiore a 4<br />
o gli apparecchi di rilevamento sono in numero pari o superiore a 10.<br />
La dichiarazione di conformità<br />
La dichiarazione di conformità dell’impianto, viene<br />
trattata all’interno dell’articolo 7 e trova illustrazione,<br />
tramite due particolari modelli (cui fare riferimento),<br />
riportati negli allegati I e II della norma.<br />
La novità che riguarda questo argomento è legata, oltre<br />
che alla sostituzione del precedente modello (recata dalla<br />
Legge 46/1990), alla predisposizione di un secondo<br />
modello presentato nell’allegato II.<br />
Il modello dell’allegato I è ad uso delle ditte installatrici<br />
propriamente dette e viene riportato nella figura 2,<br />
mentre l’allegato II riguarda ditte, non installatrici,<br />
quando eseguono lavori, ampliamenti e manutenzione.<br />
Per chiarire meglio il concetto, è necessario richiamare<br />
la definizione di Uffici tecnici interni dettata dall’art.<br />
2, comma 1 lettera c) che recita “uffici tecnici interni:<br />
strutture costituite da risorse umane e strumentali preposte<br />
all’impiantistica, alla realizzazione degli impianti<br />
aziendali ed alla loro manutenzione i cui responsabili<br />
posseggono i requisiti tecnico-professionali previsti<br />
dall’articolo 4”.<br />
Gli uffici tecnici interni sono particolari strutture,<br />
normalmente presenti all’interno di grandi stabilimenti<br />
www.shutterstock.com/Thor Jorgen Udvang
Figura 2 - Dichiarazione di Conformità dell’Impianto alla Regola dell’arte<br />
(Allegato I)<br />
Il Sottoscritto............................................................................................................................................................................................................................................<br />
titolare o legale rappresentante dell’impresa (ragione sociale)...............................................................................................................................................................<br />
operante nel settore.................................................................................................................................................................................................................................<br />
con sede in via..........................................................................n...................Comune................................................................(Prov.............)Tel...................................<br />
Partita IVA n. ...........................................................................................................................................................................................................................................<br />
iscritta nel registro delle imprese (d.P.R. 7/12/1995, n. 581) della CCIAA di .................................................................................................................n...................<br />
iscritta all’albo provinciale delle imprese artigiane (L.8/8/1985, n.443) di...................................................................................................................n....................<br />
esecutrice dell’impianto (descrizione schematica)..................................................................................................................................................................................<br />
.................................................................................................................................................................................................................................................................<br />
.................................................................................................................................................................................................................................................................<br />
inteso come:<br />
nuovo impianto trasformazione ampliamento manutenzione straordinaria<br />
altro(1):................................................................................................................................................................................................................................................<br />
commissionato da: ..................................................................................................................................................................................................................................<br />
installato nei locali siti nel comune di......................................................................................................................................................................................................<br />
(prov).............................Via.......................................................................................................................................................................................................n.............<br />
scala................................................................................piano....................................................................................<br />
interno..................................................................<br />
di proprietà di (nome, cognome o ragione sociale ed indirizzo)...............................................................................................................................................................<br />
.................................................................................................................................................................................................................................................................<br />
in edifi cio adibito ad uso: industriale civile commercio altri usi<br />
DICHIARA<br />
sotto la propria personale responsabilità, che l’impianto è stato realizzato in modo conforme alla regola dell’arte, secondo quanto previsto dall’articolo 6, tenuto<br />
conto delle condizioni di esercizio e degli usi a cui è destinato l’uffi cio, avendo in particolare:<br />
rispettato il progetto redatto ai sensi dell’art. 5 da (2)........................................................................................................................................................................<br />
seguito la norma tecnica applicabile all’impiego (3)...........................................................................................................................................................................<br />
installato componenti e materiali adatti al luogo di installazione (articoli 5 e 6)<br />
controllato l’impianto ai fi ni della sicurezza e della funzionalità con esito positivo, avendo eseguito le verifi che richieste dalle norme e dalle disposizioni di legge.<br />
Allegati obbligatori:<br />
progetto ai sensi degli articoli 5 e 7 (4);<br />
relazione con tipologie dei materiali utilizzati (5)<br />
schema di impianto realizzato (6)<br />
riferimento a dichiarazioni di conformità precedenti o parziali, già esistenti (7)<br />
copia del certifi cato di riconoscimento dei requisiti tecnico – professionali<br />
Allegati facoltativi:(8)...............................................................................................................................................................................................................................<br />
DECLINA<br />
ogni responsabilità per sinistri a persone o a cose derivanti da manomissione dell’impianto da parte di terzi ovvero da carenze di manutenzione o riparazione.<br />
Data..................................<br />
Il responsabile tecnico Il dichiarante<br />
(timbro e fi rma) (timbro e fi rma)<br />
Legenda<br />
1. Come esempio nel caso di impianti a gas, con “altro” si può intendere<br />
la sostituzione di un apparecchio installato in modo fisso;<br />
2. Indicare: nome, cognome, qualifica e quando ne ricorra l’obbligo ai<br />
sensi dell’art. 5 comma 2 estremi di iscrizione nell’albo professionale,<br />
del tecnico che ha redatto il progetto;<br />
3. Citare la o le norme tecniche e di legge, distinguendo tra quelle<br />
riferite alla progettazione, all’esecuzione ed alle verifiche<br />
4. Qualora l’impianto eseguito su progetto sia variato in<br />
opera, il progetto presentato alla fine dei lavori deve<br />
comprendere le varianti realizzate in corso d’opera.<br />
Fa parte del progetto la citazione della pratica prevenzione<br />
incendi (ove prevista)<br />
5. la relazione deve contenere, per i prodotti soggetti<br />
a norma, la dichiarazione di rispondenza alle stesse,<br />
completata, ove esistente, con riferimenti a marchi,<br />
certificati di prova, ecc rilasciati da istituti autorizzati.<br />
Per gli altri prodotti da elencare il firmatario deve dichiarare<br />
che trattasi di materiali, prodotti e componenti conformi a<br />
quanto previsto dagli articoli 5 e 6. La relazione deve dichiarare<br />
l’idoneità rispetto agli ambienti di installazione.<br />
6. per schema di i mpianto realizzato si intende la descrizione dell’opera<br />
come eseguita (si fa semplice rinvio al progetto quanto questo è<br />
stato realizzato da un tecnico abilitato e non sono state apportate<br />
varianti in corso d’opera). Nel caso di trasformazione, ampliamento<br />
e manutenzione straordinaria, l’intervento deve essere inquadrato, se<br />
possibile, nello schema dell’impianto preesistente.<br />
7. riferimenti sono costituiti dal nome dell’impresa esecutrice e dalla<br />
data della dichiarazione,<br />
8. esempio: eventuali certificati delle risultanze delle verifiche eseguite<br />
sull’impianto prima della messa in esercizio o trattamenti per pulizia,<br />
disinfezione, ecc<br />
83
ANNO II | n. 7 | GENNAIO - FEBBRAIO 2010<br />
industriali, che sono deputate allo svolgimento delle<br />
lavorazioni necessarie per la manutenzione degli impianti<br />
interni all’azienda.<br />
E’ bene precisare, onde evitare incresciosi fraintendimenti,<br />
che dette strutture non debbono essere confuse con gli<br />
uffici tecnici (anch’essi interni alle aziende) delle aziende<br />
non installatrici.<br />
Per esempio, se pensiamo ad una ditta di costruzioni<br />
(ditta non installatrice) al cui interno sia presente un<br />
ufficio tecnico che svolge la progettazione (strutturale,<br />
architettonica ed impiantistica) necessaria all’attività<br />
dell’azienda, esso non rientra nella citata definizione di<br />
ufficio tecnico interno (art. 2 c.1 c).<br />
Quindi per le imprese non installatrici e solamente<br />
nell’ipotesi che abbiano all’interno uffici tecnici e<br />
responsabile tecnico in possesso dei necessari requisiti,<br />
è sancito che sono autorizzate all’installazione, alla<br />
trasformazione, all’ampliamento e alla manutenzione<br />
degli impianti, residenti esclusivamente nelle proprie<br />
strutture.<br />
Infine giova chiarire che dette operazioni possono essere<br />
svolte solamente nei limiti della tipologia di lavori per<br />
i quali il responsabile possiede i requisiti, rimanendo<br />
escluse altre tipologie di impianto.<br />
La dichiarazione di rispondenza<br />
Ulteriore elemento di novità è quello che ha introdotto la<br />
Dichiarazione di Rispondenza relativa agli impianti per i<br />
quali non sia presente la Dichiarazione di Conformità.<br />
Per quanto riguarda gli impianti eseguiti prima<br />
del 27/03/2008, nel caso in cui la dichiarazione di<br />
conformità non sia stata prodotta o non sia più reperibile,<br />
tale documento è sostituito, da una Dichiarazione di<br />
Rispondenza, resa da un professionista iscritto all’albo<br />
professionale per le specifiche competenze tecniche<br />
richieste, che ha esercitato la professione, per almeno<br />
cinque anni, nel settore impiantistico cui si riferisce la<br />
dichiarazione, sotto personale responsabilità, a fronte<br />
dell’esito di uno specifico sopralluogo e puntuali<br />
accertamenti.<br />
Nel caso di impianti per i quali la progettazione<br />
non debba essere obbligatoriamente redatta da un<br />
professionista, la Dichiarazione di Rispondenza può<br />
essere resa anche dal responsabile tecnico di un’impresa<br />
abilitata all’installazione, ma solamente se il soggetto<br />
ricopre tale ruolo da almeno 5 anni.<br />
Per maggiori informazioni visitare il sito<br />
www.filotecna.it<br />
Per segnalazioni:<br />
info@filotecna.it
photo©shutterstock.com/bbbb<br />
APPROFONDIMENTI<br />
Le stime<br />
immobiliari<br />
“I miti ricorrenti”<br />
di Maurizio d’Amato<br />
Professore Associato presso la prima Facoltà di Ingegneria<br />
del Politecnico di Bari dove insegna Estimo al corso di<br />
ingegneria civile, d’Amato è stato direttore del Centro<br />
Studi dell’Associazione Italiana Consulenti Immobiliari<br />
(www.aici-italia.it). Attualmente è direttore scientifico<br />
dell’Osservatorio sul Mercato Immobiliare del Politecnico<br />
di Bari, Fellow Member del Royal Institution Chartered<br />
Surveyors da luglio 2004 e membro del comitato scientifico<br />
di e-valuations.<br />
In Italia il panorama delle procedure di valutazione<br />
immobiliare è permeato da un empirismo che è descritto<br />
in diversi documenti di riferimento in campo valutativo.<br />
Il primo è stato il Libro bianco della Commissione Europea<br />
(White Paper on the Integration of EU Mortgage Credit<br />
Markets, 2005) nel quale si afferma che nei Paesi dell’Unione<br />
Europea vi è un mosaico di regole per i valutatori e per<br />
le valutazioni immobiliari. In questo mosaico si possono<br />
ravvisare tre diversi orientamenti: un orientamento legale,<br />
un orientamento autoregolatore e nessun orientamento.<br />
L’orientamento legale riguarda le valutazioni disciplinate<br />
dalle disposizioni di legge; l’orientamento autoregolatore<br />
riguarda l’attività di associazioni di valutatori con propri<br />
codici in genere in linea con gli standard valutativi<br />
internazionali (International Valuation Standards/European<br />
Valuation Standards). Alla data del libro bianco, nel nostro<br />
Paese non vigevano standard di valutazione immobiliare<br />
particolareggiati, né si seguiva un indirizzo legislativo né<br />
tanto meno un orientamento autoregolatore. In questi ultimi<br />
anni sono state avviate importanti iniziative di carattere<br />
associativo e professionale: la costituzione dell’associazione<br />
<strong>Geometri</strong> Valutatori Esperti (2000) e i corsi di formazione in<br />
Estimo e valutazioni immobiliari (2005); l’Istituto Italiano di<br />
Valutazione Immobiliare (2004); la pubblicazione del Codice<br />
delle valutazioni immobiliari III di Tecnoborsa (2006) che<br />
prefigura uno standard valutativo nazionale; la costituzione<br />
85
86<br />
ANNO II | n. 7 | GENNAIO - FEBBRAIO 2010<br />
dell’associazione E-valuations: Istituto di Estimo e Valutazioni<br />
(2007) e i corsi in tema di valutazioni per le banche secondo<br />
Basilea 2; l’istituzione della società Crif-certification services<br />
per la certificazione dei valutatori che operano nel settore<br />
bancario (2008). Queste iniziative impattano su una realtà<br />
professionale nella quale non è ancora possibile distinguere<br />
un comune orientamento valutativo, per come definito nel<br />
libro bianco della Commissione Europea.<br />
Un mito è una narrazione relativa alle modalità con cui<br />
il mondo ha raggiunto la forma presente. Si tratta di una<br />
riduzione narrativa di momenti legati alla dimensione di<br />
un rito (quello professionale), insieme al quale fornisce una<br />
spiegazione a fenomeni o a interrogativi sul mondo (quello<br />
valutativo). In quest’ultima riduzione i “miti ricorrenti”<br />
vogliono essere una narrazione di convinzioni e di credenze,<br />
anche con pretesa di apparente scientificità, di vasta diffusione<br />
e prestigio, ma che sono destinate a una smentita da parte<br />
dell’analisi razionale o della realtà fattuale. I miti ricorrenti<br />
nel mondo estimativo appaiono allora miti effimeri e i suoi<br />
protagonisti non sono dei o eroi ma valutatori fallibili.<br />
L’esistenza di elaborati peritali privi di un’approfondita<br />
analisi, e soprattutto sprovvisti di un ragionamento<br />
metodologico robusto, è legata a molteplici fattori. In primis<br />
è possibile indicare le motivazioni istituzionali legate in<br />
origine al valore automatico del testo unico 131/1986 che ha<br />
introdotto i valori virtuali al posto della rilevazione dei dati<br />
di mercato e del loro impiego nella valutazione immobiliare.<br />
È progressivamente seguita una serie di calcoli a cascata<br />
che hanno avvicinato il processo valutativo ad un processo<br />
permeato da un tecnicismo manierista, completamente<br />
autoreferenziale e distante dalla realtà di mercato. In questo<br />
approccio si inserisce una congerie di formule e coefficienti,<br />
quali quelli per la determinazione dei canoni di locazione<br />
della ex legge 392/78 e per la stima delle quote condominiali<br />
delle circolari del 1926 e del 1966 del Ministero dei Lavori<br />
Pubblici. Ancora oggi la manualistica estimativa commerciale<br />
fa ampio riferimento a questi modi di procedere nelle<br />
valutazioni immobiliari pubbliche e private.<br />
Alla motivazione istituzionale è seguita la motivazione<br />
individuale. La mole di lavoro da sviluppare e<br />
contestualmente la difficoltà di reperire dati e prezzi di<br />
mercato, hanno spinto i valutatori a ricorrere a processi<br />
alternativi al fine di colmare il vuoto lasciato dal confronto<br />
diretto con il mercato. Venendo meno la qualità del<br />
ragionamento estimativo, il giudizio di valore scivola<br />
verso forme di empirismo e sposta il suo fondamento dalla<br />
consequenzialità delle argomentazioni all’affidabilità e alla<br />
reputazione di chi sottoscrive il rapporto peritale o delle<br />
fonti di riferimento o alla terzietà della funzione ricoperta.<br />
In questo processo, cui si è passivamente assistito nei decenni<br />
trascorsi, non si riesce più a distinguere il dato esperienziale,<br />
derivante da una specifica competenza, da quello che è il frutto<br />
maldestro di un’improvvisata attività estimativa. Si generano<br />
motivazioni razionali o presunte tali per coprire il vuoto dei<br />
dati di mercato molto spesso nel silenzio e nella rassegnazione.<br />
Si possono indicare sette miti ricorrenti che sono alla base<br />
delle conclusioni peritali. Questi miti contribuiscono a<br />
giustificare le valutazioni, coprendo in maniera pietosa la<br />
www.shutterstock.com/Rich Koele
photo©shutterstock.com/SNEHIT<br />
mancanza della ricerca di dati comparativi e mostrando una<br />
rassegnata mestizia nel modo in cui ci si astiene dall’uso di<br />
procedimenti matematici. Il lettore del rapporto di valutazione<br />
ha la sensazione che la valutazione sia perennemente qualcosa<br />
di inespresso, di indefinibile, di indimostrabile. Ossia che la<br />
valutazione essendo indimostrabile ab origine sia arte spesso<br />
irrazionale ed inspiegabile.<br />
I miti estimativi ricorrenti sono:<br />
• il Mito della Previsione Totalizzante,<br />
• il Mito della Sintesi Perfetta,<br />
• il Mito della Fonte Autorevole,<br />
• il Mito della Superiorità,<br />
• il Mito della Verifica Finale,<br />
• il Mito della Valutazione Industrializzata,<br />
• il Mito della Funzione Autorevole.<br />
È appena il caso di sottolineare come più miti possano<br />
coesistere nello stesso elaborato peritale. La permanenza di<br />
questi miti ostacola un ritorno alla ricerca dei dati di mercato<br />
e limita le analisi estimative scientificamente fondate, anche<br />
se sono ormai alla portata degli estimatori.<br />
Il Mito della Previsione Totalizzante<br />
Questo mito si manifesta in termini operativi attraverso<br />
previsioni di valore prive di qualsiasi giustificazione<br />
di mercato. In tali contesti le valutazioni si basano<br />
esclusivamente sulla base dell’esperienza individuale,<br />
sull’empirismo e sul mero expertise. Si giustifica questo<br />
approccio fondandolo sul carattere previsivo e aleatorio della<br />
disciplina estimativa (quella stessa empirica). Si redigono<br />
rapporti peritali validi nell’elaborazione del quesito estimativo<br />
e nella descrizione degli asset da valutare, ma leggeri se non<br />
inconsistenti nell’apparatus metodologico.<br />
Il Mito della Sintesi Perfetta<br />
Il mito si basa sull’assunzione che il valutatore è in<br />
grado di compiere soggettivamente sintesi efficienti sulle<br />
informazioni che riceve. Queste sintesi gli consentono<br />
di spaziare liberamente anche fra differenti segmenti del<br />
mercato immobiliare, tra immobili diversi per localizzazione<br />
e per destinazione. Nel modus operandi il valutatore non ha<br />
un rapporto interpretativo e dialogico con i dati di mercato.<br />
Il dato reale è surrogato da informazioni mediate (listini e<br />
quotazioni) e da una rappresentazione personale della realtà<br />
fenomenica.<br />
Questo modus operandi ha una premessa metodologica<br />
in una supposta abilità del valutatore di rappresentare il<br />
fenomeno estimativo, di essere capace di elaborare “sintesi<br />
perfette” che gli consentono di surrogare il mercato anche<br />
attraverso coefficienti numerici ipotetici.<br />
Il Mito della Fonte Autorevole<br />
Di fronte a un problema delicato, il valutatore abdica<br />
la sua attività attenendosi pedissequamente a una fonte<br />
“autorevole”. Si decide di evitare qualsiasi mediazione<br />
fra i deboli segnali del mercato e la complessità della<br />
valutazione da compiere. Il dato reale è surrogato da<br />
informazioni indirette e spesso remote. Di fronte a<br />
gravose responsabilità, oppure a compensi esigui, il<br />
valutatore cerca una valutazione semplificata in un<br />
unico parametro che gli consenta di potersi sollevare da<br />
eventuali responsabilità. Ciò avviene nonostante le palesi<br />
contraddizioni e l’incompletezza dei dati tabellati nei<br />
listini e nelle quotazioni.<br />
Il Mito della Superiorità<br />
Il valutatore sceglie di sostanziare le proprie affermazioni<br />
spesso denigrando l’operato del tecnico dell’altra parte,<br />
seminando sospetti che possono avere rilevanza anche<br />
87
88<br />
ANNO II | n. 7 | GENNAIO - FEBBRAIO 2010<br />
personale oppure esprimendo la propria superiorità. Si<br />
procede a screditare la parte avversa con velati sospetti<br />
oppure con il ridicolo. Si focalizza l’attenzione su aspetti<br />
personali, spostando l’attenzione dal problema estimativo.<br />
Questo comportamento produce palesemente violazioni<br />
delle norme di comportamento e del codice deontologico.<br />
Il Mito della Verifica Finale<br />
Questo mito consiste nell’apparente verifica finale della<br />
stima. È ricorrente quando si procede all’utilizzo di due o più<br />
metodi di valutazione cercandone il valore mediato, come<br />
conferma dell’esattezza del giudizio di valore formulato.<br />
Il valore mediato avrebbe il potere taumaturgico di risolvere<br />
il dilemma tra le argomentazioni a supporto del prezzo<br />
medio nel procedimento basato su un unico parametro,<br />
quale a esempio la superficie commerciale, e del saggio di<br />
capitalizzazione nel procedimento per capitalizzazione del<br />
reddito. Il primo stimato senza la rilevazione dei prezzi<br />
di mercato e il secondo indicato in modo sintetico e<br />
apodittico.<br />
Il Mito della Valutazione Industrializzata<br />
Questo mito è conseguenza del processo di<br />
semplificazione “apparente” dei processi di valutazione<br />
immobiliare attraverso la loro industrializzazione nelle<br />
perizie. Se è prerogativa del valutatore elaborare i prezzi<br />
medi, i coefficienti e i punti di merito, se a lui è affidata<br />
la responsabilità di definire quale sia un adeguato<br />
valore medio senza necessariamente giustificarlo, i<br />
rapporti peritali perdono di consistenza metodologica<br />
ma guadagnano in termini di rapidità di esecuzione.<br />
Il risultato finale vede l’estimatore coinvolto in una<br />
catena di montaggio che utilizza moduli prestampati.<br />
Il Mito della Funzione Autorevole<br />
Questo mito è basato non sull’autorevolezza del redattore<br />
della perizia, non sull’importanza della fonte utilizzata, ma<br />
sulla terzietà del ruolo ricoperto dall’estensore della perizia.<br />
In questo ambito se un valutatore ricopre una funzione<br />
pubblica e in questa veste elabora un rapporto peritale, non<br />
è necessario che argomenti e dimostri le sue conclusioni<br />
perché l’autorevolezza e la terzietà del suo compito<br />
garantiscono per la bontà e la correttezza dei suoi risultati.<br />
Un mito talmente radicato in alcune valutazioni rilasciate<br />
da enti pubblici che la sentenza n. 8890/2007 della Corte<br />
di Cassazione ha stabilito che le valutazioni effettuate da un<br />
ente pubblico sono comunque valutazioni “di parte”.<br />
I miti ricorrenti nelle valutazioni estimative sono considerati<br />
modalità normali per il mondo professionale nella sua<br />
forma presente. Tuttavia questi miti sono destinati a essere<br />
irreversibilmente sostituiti nel campo scientifico dagli<br />
avanzamenti della metodologia estimativa e negli altri campi<br />
dall’affermazione degli standard nazionali e internazionali.<br />
Basti pensare a quelli più prossimi quali gli standard contabili<br />
(International Accounting Standards/International Financial<br />
Reporting Standards), gli standard catastali (International<br />
Association of Assessing Officers) e quelli bancari (Basilea 2).<br />
Il graduale processo di armonizzazione culturale e<br />
professionale promosso dagli standard internazionali<br />
consentirà prospetticamente il ridimensionamento dei miti<br />
ricorrenti nelle valutazioni immobiliari nel nostro Paese,<br />
riconducendo l’attività del valutatore nell’alveo della ricerca<br />
dei dati comparativi, della loro elaborazione scientifica e della<br />
dimostrazione dei risultati della stima. Questi cambiamenti<br />
presuppongono anche una crescita del profilo di responsabilità<br />
professionale e civile nell’elaborazione dei rapporti peritali.<br />
www.shutterstock.com/MARKABOND
90<br />
NEWS<br />
FOTOVOLTAICO<br />
A Prato nuovo impianto<br />
da 21.000 mq. Il più grande<br />
in Italia su singola copertura<br />
È stato recentemente inaugurato il più grande impianto<br />
fotovoltaico su singola copertura in Italia. La struttura,<br />
realizzata con la tecnologia fotovoltaica di Mitsubishi<br />
Electric e installata sul nuovo polo logistico di COOP<br />
Italia non food di Prato, rappresenta un traguardo nell’era<br />
del fotovoltaico: una superficie di 21.000 mq equivalenti<br />
alla grandezza di cinque campi da calcio interamente<br />
ricoperti di pannelli fotovoltaici di ultima generazione per<br />
un magazzino tutto “verde” destinato a rifornire i reparti<br />
non food di oltre 1.400 punti vendita Coop in tutta Italia,<br />
movimentando circa 730.000 metri cubi di merce.<br />
PROTOTIPI<br />
Dal Cnr<br />
innovativa bicicletta<br />
all’idrogeno<br />
Sta per arrivare sul mercato italiano<br />
la bicicletta ad idrogeno. Il prototipo,<br />
ideato dal laboratorio dell’Istituto di<br />
Tecnologie Avanzate per l’Energia del<br />
Consiglio Nazionale delle Ricerche<br />
(Itae-Cnr) di Messina e dalla Tozzi<br />
Renewable Energy – Tre S.p.A, è<br />
stato presentato nel corso nel corso<br />
della manifestazione ‘H2Roma’.<br />
Alimentata totalmente ad idrogeno<br />
e dotata di un sistema di accumulo<br />
a stato solido, la bicicletta garantisce<br />
un’autonomia elettrica di 150 km:<br />
un pieno verrà a costare circa 18<br />
euro, equivalenti a circa 12 centesimi<br />
a chilometro.<br />
Il prototipo è parte integrante di un<br />
Sul tetto del nuovo polo logistico di Coop sono stati<br />
installati 15.650 moduli fotovoltaici PV-TD185MF5 privi<br />
di piombo con una potenza complessiva di 2.895 kW,<br />
composti da celle in silicio policristallino con un’efficienza<br />
di conversione elettrica tra le più alte del mercato pari a<br />
13,4% e una potenza in uscita di 185Wp.<br />
L’impianto fotovoltaico dovrebbe consentire una<br />
produzione annua di energia elettrica di 3.200.000 kWh e<br />
una riduzione delle emissioni di CO2 pari a 1.860.000 kg<br />
all’anno, che corrispondono al consumo medio di energia<br />
elettrica di 1.185 famiglie italiane.<br />
In prospettiva, l’installazione garantirà non solo il<br />
completo fabbisogno di energia del polo all’avanguardia,<br />
ma produrrà un quantitativo di energia eccedente stimato<br />
in 500.000 Kw che sarà immesso e ceduto sulla rete di<br />
distribuzione nazionale.<br />
ambizioso progetto che prevede la<br />
possibilità di creare flotte di bici il<br />
cui sistema di rifornimento idrogeno<br />
sarà composto da una fonte di energia<br />
rinnovabile (solare fotovoltaico) ed<br />
un elettrolizzatore per la produzione<br />
di idrogeno da acqua.<br />
Un sistema che consentirà di<br />
abbassare di molto il costo del<br />
combustibile e chiuderà il cerchio in<br />
termini di emissione zero.
photo©shutterstock.com/Kirsty Pargeter<br />
RICICLO<br />
Progetto “Glass Plus”<br />
Dai vetri dei vecchi televisori<br />
eco piastrelle certifi cate LEED<br />
Nuove collezioni di piastrelle ecosostenibili e conformi<br />
agli standard internazionali LEED (Leadership in Energy<br />
and Environmental Design), ricavate dai rifiuti vetrosi dei<br />
tubi catodici: questo è l’obiettivo di Glass Plus, l’innovativo<br />
progetto presentato dal Consorzio ReMedia in occasione<br />
del Cersaie, il Salone Internazionale della Ceramica per<br />
l’Architettura e dell’Arredobagno di Bologna.<br />
ReMedia, il consorzio leader dell’industria elettronica per<br />
la gestione ecosostenibile dei rifiuti da apparecchiature<br />
elettriche ed elettroniche (RAEE), ha dato vita a questo<br />
CURIOSITÀ<br />
Dalla California arriva<br />
il fotovoltaico<br />
galleggiante<br />
Impianti versatili ed<br />
effi cienti<br />
La SDGE (San Diego Gas &<br />
Electric) ha dato il via ai test di<br />
fattibilità commerciale per un nuovo<br />
concentratore solare dalla tecnologia<br />
unica: celle ad alta efficienza,<br />
inizialmente progettate per i veicoli<br />
spaziali, adagiate su una piscina.<br />
Questo sistema, sviluppato per<br />
SDGE dalla californiana Pyron<br />
Solar, è peculiare per il meccanismo<br />
di raffreddamento passivo sfruttato:<br />
l’istallazione avviene direttamente<br />
su bacini d’acqua e si presta a essere<br />
integrato perfettamente con altre<br />
funzionalità (come dà prova lo stesso<br />
progetto dimostrativo, installato in<br />
una piscina di 13 metri adibita alla<br />
piscicoltura).<br />
Le unità fotovoltaiche “galleggianti”,<br />
progetto, che parte per la prima volta in Italia ed è destinato<br />
a diffondersi in tutta Europa.<br />
Glass Plus vuole essere la risposta concreta al problema<br />
dell’utilizzo del vetro ricavato dal trattamento di TV e Monitor<br />
a tubo catodico, inserendoli nel ciclo produttivo dell’impasto<br />
ceramico e rendere così possibile la produzione di piastrelle in<br />
gres porcellanato conformi agli standard internazionali LEED.<br />
L’origine del progetto risiede in un’analisi su scala europea<br />
dalla quale è emerso che il mercato dei televisori con<br />
tecnologia CRT è in declino, soppiantato dal boom dei<br />
TV LCD e plasma e si prevede che il flusso di ritorno<br />
dei televisori CRT raggiungerà il picco nel 2013. Da qui,<br />
l’esigenza di trovare una soluzione ecologicamente ed<br />
economicamente sostenibile di riutilizzo del vetro CRT in<br />
uscita dal processo di trattamento.<br />
dalla capacità di 20 kW, impiegano<br />
lenti in acrilico e un sistema a doppio<br />
puntamento per catturare l’energia<br />
solare e concentrarla su un particolare<br />
vetro ottico, che a sua volta diffonde la<br />
luce sulla cella sottostante.<br />
Pyron Solar prevede inoltre di<br />
utilizzare palline di plastica per ridurre<br />
l’evaporazione. Ai pesci, invece, il<br />
compito di dimostrare la fattibilità<br />
dell’impianto in sistemi preesistenti<br />
come vasche aperte e serbatoi utilizzati<br />
per l’irrigazione o allevamenti ittici.<br />
91
92<br />
MEDIATECA<br />
Guida al “Testo Unico”<br />
sulla Sicurezza<br />
nei Luoghi di Lavoro<br />
Il manuale, curato dal Prof. Francesco Bacchini ed edito da<br />
Hyper, mette in luce le principali novità, i nuovi adempimenti<br />
a carico delle imprese e le relative scadenze, oltre ad offrire alle<br />
aziende uno strumento per la comprensione e l’applicazione<br />
operativa del nuovo provvedimento legislativo.<br />
Il testo del d.lgs. n.81/2008 è proposto con commenti e<br />
annotazioni, nonché corredato da sintesi dei principali<br />
contenuti e dalle novità introdotte dal cosiddetto “correttivo”.<br />
Bacchini presenta specifici approfondimenti sui singoli<br />
“L’inventario del territorio”<br />
Una nuova forma di catasto<br />
e di registrazione<br />
“La casa nella roccia”<br />
Architetture scavate e scolpite<br />
Un volume di Alberto Arecchi<br />
Il volume, edito da Mimesis, illustra le diverse forme di architetture<br />
trogloditiche nel mondo accompagnate dalla descrizione delle<br />
case nella roccia attraverso i miti e la letteratura. Il tema è di<br />
forte attualità, infatti molti architetti stanno riscoprendo l’idea di<br />
un abitare più naturale, capace di adattarsi meglio all’ambiente,<br />
con risparmio di costi e senza deturpazioni della natura nella<br />
costruzione della ‘casa dell’uomo’.<br />
Alberto Arecchi, autore del libro, sottolinea come non<br />
Il “Testo Unico”<br />
sulla Sicurezza nei<br />
Luoghi di Lavoro<br />
Il manuale, a cura di Sergio Di Macco<br />
e Pier Luigi Mattera, offre una accurata<br />
descrizione di tutte le procedure e le<br />
terminologie che presenta la materia<br />
catastale, fornendo ausilio e chiarimenti<br />
ai tecnici che si affacciano all’attività e ai rapporti con l’Agenzia del Territorio.<br />
Il testo, edito da Legislazione Tecnica, vuole inoltre dare a coloro che già sono addetti ai<br />
lavori un sicuro supporto operativo, evidenziando le nuove tendenze, e una guida dettagliata<br />
all’utilizzo delle procedure informatiche risolvendo dubbi sulle possibili modalità operative.<br />
Nelle parole degli autori, ipotizzare la fusione delle due istituzioni, catasto e conservatoria,<br />
per superarne l’inidoneità nelle esigenze attuali del controllo del territorio è stato possibile<br />
grazie all’intervenuta disponibilità della tecnologia informatica. Per rendersene pienamente<br />
conto, basta scorrere le vicende dell’istituzione del catasto italiano, rammentando costantemente che tutte le operazioni<br />
sono state fatte, come si suol dire, a mano e sul cartaceo. Attualmente le modalità operative sono ormai consolidate<br />
con l’uso delle procedure informatiche, la PREGEO e la DOCFA, ma una nuova evoluzione si prospetta all’orizzonte:<br />
il decentramento ai comuni, o meglio, il coinvolgimento dei comuni nell’aggiornamento dei dati catastali. Completa<br />
il volume un utile glossario che chiarisce tutti i termini a volte quasi gergali della materia e uno stralcio delle norme<br />
fondamentali da avere sottomano.<br />
Manuali<br />
Explicatio iuris<br />
•<br />
•<br />
•<br />
•<br />
•<br />
•<br />
Decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81<br />
“Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123,<br />
in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”<br />
Testo del d.lgs. commentato ed annotato<br />
corredato da sintesi dei principali contenuti<br />
con le novità introdotte dal cosiddetto «correttivo»<br />
II^ edizione (settembre 2009)<br />
2009<br />
settembre<br />
Aggiornato con le<br />
novità del «correttivo»<br />
d. lgs. 3 agosto 2009 n. 106<br />
Francesco Bacchini<br />
Titoli del “Testo Unico”, per<br />
una valutazione degli aspetti<br />
maggiormente innovativi e di quelli<br />
che si pongono in netta differenza<br />
con la disciplina previgente.<br />
Gli approfondimenti specifici<br />
presenti nel manuale si concentrano<br />
sui seguenti temi:<br />
novità apportate dal “Testo Unico” e dal “decreto<br />
correttivo” rispetto la disciplina previgente;<br />
organizzazione della sicurezza, il nuovo sistema degli<br />
obblighi e dei soggetti obbligati;<br />
sistema di gestione e organizzazione;<br />
valutazione dei rischi;<br />
la valutazione e la gestione del rischio interferenziale nei<br />
lavori interni promiscui;<br />
il sistema sanzionatorio e procedurale penale per<br />
contravvenzione fra inasprimenti e attenuazioni.<br />
manchino, in tutto il mondo, dal più lontano passato al<br />
presente attuale, gli esempi di spazi scavati nel suolo o in pareti<br />
rocciose. Si tratta anzi di un fenomeno sorprendentemente<br />
esteso: non solo in certe zone della Provenza, o della Spagna,<br />
della Tunisia o del Marocco, nonché in tante realtà di Africa e<br />
Asia, ma anche in Italia vi sono complessi trogloditici abitati<br />
sino in anni recenti (Matera, in primo luogo; Gravina di Puglia,<br />
Massafra e altri), che costituiscono una parte non trascurabile<br />
del nostro patrimonio storico.<br />
Alberto Arecchi, architetto, ha oltre 15 anni di esperienza nel<br />
campo delle ricerche per lo sviluppo dei paesi africani. È autore<br />
di numerosi saggi sui problemi dello sviluppo e della gestione<br />
comunitaria dell’habitat e sull’uso di tecnologie appropriate.
94<br />
REDAZIONALE<br />
Catasto<br />
La rivoluzione<br />
telematica<br />
Al via le nuove procedure informatiche che consentono la<br />
gestione per via telematica degli archivi catastali. Legislazione<br />
Tecnica è in prima linea per l’informazione e la formazione<br />
dei professionisti del settore.<br />
Con la recente approvazione delle nuove procedure<br />
informatiche Docfa 4, per le dichiarazioni di variazione e<br />
nuova costruzione di unità immobiliari urbane del Catasto<br />
Fabbricati, e Pregeo 10, per la presentazione degli atti di<br />
aggiornamento geometrico del Catasto Terreni, avvenuta<br />
rispettivamente con i Provvedimenti dell’Agenzia del<br />
Territorio in data 15/10/2009 e 01/10/2009, si avvia a<br />
conclusione quella che può a buon diritto considerarsi<br />
una vera e propria «rivoluzione telematica».<br />
Per quanto riguarda il Catasto Fabbricati, già nel 2007<br />
era stato esteso a tutto il territorio nazionale il servizio<br />
di trasmissione telematica degli atti di aggiornamento<br />
costituiti dalle dichiarazioni per l’accertamento delle<br />
unità immobiliari urbane di nuova costruzione e dalle<br />
dichiarazioni di variazione dello stato, consistenza e<br />
destinazione delle unità immobiliari urbane censite,<br />
obbligatorio dall’01/11/2007 ed esteso a tutti i tecnici<br />
professionisti abilitati alla redazione degli atti di<br />
aggiornamento medesimi.<br />
Quanto invece al Catasto Terreni, a seguito della fase di<br />
sperimentazione durata circa 2 anni e svolta su 19 Uffici<br />
Provinciali dell’Agenzia del Territorio, è stato esteso su<br />
scala nazionale il nuovo sistema di aggiornamento, in via<br />
facoltativa dal 15/10/2009 ed in forma obbligatoria a partire<br />
dall'01/06/2010. In particolare dunque dall'01/06/2010 gli<br />
atti dovranno essere presentati in conformità alla procedura<br />
Pregeo 10 ed essere redatti su estratti autentici della mappa<br />
catastatale rilasciati dall'Agenzia del Territorio.<br />
A ciò si aggiunga il profondo rinnovamento del quale<br />
è stato oggetto a partire da inizio 2008 il sito web<br />
dell’Agenzia del Territorio, che rende ora possibile accedere<br />
a tutti i servizi telematici ipotacastali. In particolare è<br />
consentito l’accesso al servizio telematico di ispezione<br />
ipotecaria, per la consultazione online della Banca Dati<br />
del Servizio di Pubblicità Immobiliare (ex Conservatoria<br />
dei Registri Immobiliari). Oltre a tale modalità, indicata<br />
per coloro che effettuano ispezioni saltuariamente ed in<br />
numero limitato, l’utente professionale ha la possibilità di<br />
essere abilitato al sistema SISTER (Sistema Interscambio<br />
Territorio), che presenta migliori funzionalità. Un ulteriore<br />
servizio innovativo è infine la procedura informatica<br />
GEOPOI, per la consultazione della banca dati delle<br />
quotazioni immobiliari attraverso un’interfaccia grafica<br />
geo-referenziata.<br />
Legislazione Tecnica al fianco dei Professionisti<br />
Per tenere il passo con questa realtà in costante evoluzione<br />
i Professionisti del settore necessitano di un servizio di<br />
aggiornamento, approfondimento e documentazione<br />
affidabile, tempestivo e completo.<br />
Legislazione Tecnica, da sempre prezioso punto di<br />
riferimento per i <strong>Geometri</strong>, sia liberi professionisti che<br />
operanti nell’ambito di enti pubblici o grandi imprese,<br />
mette a disposizione strumenti pensati da tecnici<br />
per colleghi tecnici, per un veloce aggiornamento<br />
normativo, l’approfondimento mirato e concreto di<br />
tematiche specifiche, l’agevole reperimento di tutta la<br />
documentazione occorrente.<br />
Per maggiori informazioni visitate il sito<br />
www.legislazionetecnica.it/2010
REDAZIONALE<br />
Sicurezza<br />
e schermatura solare<br />
delle vetrate<br />
L’azienda: Serisolar nasce a Trento nel 2000, forte dell’esperienza<br />
di più di 40 anni di attività nel settore del materiale adesivo.<br />
L’azienda è specializzata nella trasformazione delle vetrate<br />
esistenti in vetrate a controllo solare e di sicurezza, con soluzioni<br />
precise, efficaci e durature. Il servizio offerto va dalla consulenza<br />
professionale, anche in fase di progettazione, alla preventivazione<br />
con relazione sul risparmio energetico ottenibile e all’installazione<br />
finale garantita. Serisolar, al fine mantenere alti gli standard<br />
offerti nel Nord e Centro Italia, è presente sul mercato anche con<br />
le divisioni Serisolar Milano, Serisolar Viterbo. Relativamente<br />
alle vetrate il Gruppo è specializzato nel risolvere tutte le<br />
problematiche di sicurezza, privacy, climatizzazione (effetto serra),<br />
eccesso di luminosità e di esposizione ai raggi UV (sbiadimento).<br />
Serisolar installa le pellicole dei migliori produttori U.S.A., ed è<br />
concessionaria del marchio Madico.<br />
SCHERMATURA SOLARE: Serisolar, con proprio personale<br />
qualificato e specializzato, seleziona ed installa sulle vetrate la<br />
pellicola più idonea, riducendo drasticamente il calore prodotto<br />
dall’irraggiamento solare con la conseguenza di abbattere dal<br />
30% al 50% i costi per l’impianto di raffrescamento esistente.<br />
Ciò permette di ridurre fortemente l’utilizzo di condizionatori<br />
particolarmente potenti e con alti costi d’esercizio. In alcune<br />
situazioni e latitudini, il condizionatore diventa addirittura<br />
superfluo. L’abbattimento dell’“effetto serra” permette un<br />
sensibile risparmio energetico e l’ammortamento dell’intervento<br />
Serisolar in un arco di tempo medio massimo di 3 anni. Il film<br />
antisolare ha un ulteriore vantaggio: la riduzione dell’abbaglio.<br />
La pellicola diffonde i raggi solari in modo uniforme riducendo<br />
sensibilmente l’effetto di abbaglio ed il riflesso sui videoterminali.<br />
Le pellicole antisolari assorbono oltre il 99% dei raggi UV,<br />
riducendo il viraggio dei colori (sbiadimento) di tendaggi,<br />
tessuti vari, carta e pavimenti in legno. Questa proprietà si rivela<br />
particolarmente importante nei musei, con esposizione di opere<br />
d’arte pittoriche e nei centri commerciali con molte vetrine.<br />
Garanzia del produttore: fino a 10 anni - durata tecnica/resa<br />
effettiva: oltre 15 anni.<br />
SICUREZZA: Particolari pellicole trasparenti, con spessori da<br />
75 a 200 microns, trasformano una normale vetrata in vetro<br />
di sicurezza, secondo la normativa europea e nazionale vigente,<br />
D.Lgs. 81/08 (ex D.Lgs. 626/94), UNI-EN 12600 e UNI7697:<br />
la vetrata può rompersi ma non produce schegge taglienti.<br />
Grazie alla pellicola installata dagli esperti Serisolar, l’urto<br />
accidentale di una persona contro una vetrata non può generare<br />
danni da taglio alla persona. Esistono diversi gradi di protezione<br />
antisfondamento, a seconda del campo di applicazione e delle<br />
necessità tecnico-normative richieste. Al termine del lavoro<br />
viene rilasciato un adeguato certificato di conformità a norma<br />
vigente. Serisolar attraverso l’impiego di strumentazione laser,<br />
svolge particolari analisi tecniche delle vetrate, fondamentali per<br />
determinare il tipo di vetro installato nei diversi stabili (scuole,<br />
palestre, ospedali, aziende, ecc.) e verificare se rispondente alle<br />
normative vigenti in materia di sicurezza. Serisolar provvede ad<br />
installare le pellicole più indicate, senza limitare o interrompere<br />
l’attività lavorativa, produttiva o scolastica. Garanzia del<br />
produttore: 10 anni - durata tecnica/resa effettiva: oltre 20 anni.<br />
CASE HISTORY Fieramilano, Uffici direzionali lato sud -<br />
Rho (MI), luglio 2008<br />
Nel test termometrico comparativo, nei primi giorni di<br />
agosto, la temperatura superficiale delle vetrate interne<br />
(pellicolate in esterno) presentavano 9 gradi di differenza:<br />
24° contro 33°.<br />
L’intervento complessivo supera i 2100 mq con una capacità<br />
di riflessione energetica complessiva del 90% rispetto al 100%<br />
incidente sulle vetrate. I benefici ottenuti sulla gestione del<br />
microclima interno sono: temperatura dei locali sempre sotto<br />
controllo; forte riduzione dell’utilizzo del condizionamento,<br />
con conseguente riduzione di CO 2 nell’atmosfera; riduzione<br />
stimata dei costi energetici per il raffrescamento: >30%;<br />
abbaglio sui videoterminali ridotto del 84%; i raggi UV<br />
eliminati per oltre il 99%.<br />
Serisolar srl - 38121 Trento<br />
Tel. 0461 950065 - Fax 0461 959196 - info@serisolar.com<br />
Serisolar Milano srl - 20051 Limbiate (MI)<br />
Tel. 02 99682861 - Fax 02 99693531 - infomilano@serisolar.com<br />
Agenzie in Italia: Milano, Brescia, Bolzano, Trento, Verona,<br />
Vicenza, Padova, Mantova, Viterbo<br />
95
96<br />
REDAZIONALE<br />
Ecogy ®<br />
Innovativo sistema<br />
di ventilazione naturale<br />
fotovoltaico<br />
La continua attività di ricerca di soluzioni innovative, carattere<br />
distintivo della Caoduro SpA fin dalla sua fondazione nel<br />
1951, e la più recente spinta verso le energie rinnovabili,<br />
hanno portato alla creazione di “Ecogy®”: un innovativo<br />
sistema brevettato che consente, oltre all’illuminazione<br />
naturale zenitale dei locali, anche la ventilazione naturale<br />
giornaliera degli stessi.<br />
Nella cupola a doppia parete è inglobato un piccolo pannello<br />
fotovoltaico di ultima generazione.<br />
Protetto dalla parete esterna trasparente della cupola,<br />
alimenta un accumulatore che garantisce il funzionamento<br />
anche in assenza di sole per parecchi giorni e numerose<br />
manovre. L’apertura per ventilazione giornaliera avviene<br />
quindi in maniera autonoma e pulita sfruttando l’energia<br />
pulita del sole.<br />
Ecogy® è un prodotto altamente flessibile che si presta alle<br />
più svariate applicazioni, grazie alle esclusive funzionalità di<br />
apertura/chiusura tramite radiocomando, l’estrema facilità di<br />
montaggio “fai da te” un design accattivante totalmente privo<br />
di fastidiosi ingombri fuori profilo e l’assoluta mancanza di<br />
allacciamenti alla rete elettrica.<br />
Tutti i meccanismi di apertura e l’elettronica di controllo sono<br />
dislocati in una particolare canalina applicata al serramento<br />
che ne consente la completa invisibilità.<br />
Il particolare sistema elettronico intelligente, di sviluppo<br />
interno, permette di gestire situazioni ambientali diverse. Il<br />
sensore vento/pioggia comincia a monitorare le condizioni<br />
meteo prima dell’apertura, limitando la corsa del motore<br />
a circa 5 cm in caso di pioggia per evitare infiltrazioni<br />
accidentali di acqua piovana. In caso contrario l’apertura<br />
potrà completarsi fino ai circa 30 cm massimi.<br />
La particolare attenzione per i dettagli ha portato nel tempo<br />
alla realizzazione di prodotti sempre più completi ed Ecogy®<br />
può tranquillamente essere definito come il prodotto più<br />
performante attualmente sul mercato: una prima fase di<br />
riscaldamento/asciugatura del sensore permette di eliminare<br />
l’eventuale umidità dovuta alla rugiada della notte assicurando<br />
così un’affidabilità senza pari. Il sensore può, nell’ottica di<br />
applicazioni in varie zone climatiche, essere tarato su 7 livelli<br />
di velocità del vento diversi, permettendo di scegliere la<br />
ventilazione più adeguata.<br />
Nel momento in cui si dovessero verificare condizioni<br />
sfavorevoli alla ventilazione giornaliera, il dispositivo si<br />
chiude automaticamente e limita la corsa del motore fino al<br />
ritorno del bel tempo.<br />
Tutte le operazioni sopra descritte avvengono in totale<br />
assenza di collegamenti alla rete elettrica principale, quindi<br />
senza influire sulla bolletta dell’energia. Questa caratteristica,<br />
unica sul mercato, consente inoltre una facile e veloce<br />
installazione del dispositivo che non presenta alcuna parte<br />
sporgente o meccanismo a vista, con conseguente migliore<br />
impatto estetico rispetto a soluzioni diverse.<br />
Caratteristiche tecnico-prestazionali<br />
• brevetto Caoduro<br />
• conforme alle direttive europee in materia elettrica<br />
• comprensivo di sensore meteo<br />
• kit di montaggio che non richiede personale specializzato<br />
• non consuma energia elettrica e non inquina<br />
• non necessità di allacciamenti elettrici<br />
• motore corsa 300 mm<br />
• funzionamento a 12 Volt<br />
• radiocomando in dotazione<br />
• software dedicato permette l’utilizzo di pannelli fotovoltaici<br />
di dimensioni ridotte<br />
• le batterie in dotazione garantiscono il funzionamento<br />
anche in assenza di sole per diversi giorni e numerose<br />
manovre<br />
• installabile indipendentemente dall’orientamento della<br />
copertura<br />
• cupola in parete doppia Trasparente + Trasparente oppure<br />
Opal (interno) + Trasparente (esterno)
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Nel prossimo numero<br />
DOSSIER<br />
Nuovo Decreto legge<br />
Cosa cambia<br />
in materia di sicurezza<br />
sul lavoro<br />
AMBIENTE<br />
Dopo Copenhagen<br />
I contenuti dell’accordo<br />
e la ‘road map’<br />
APPROFONDIMENTI<br />
Metodologie<br />
di stima<br />
degli immobili<br />
ESTERO<br />
Golfo del Messico<br />
Progetto pilota<br />
per riconvertire<br />
le piattaforme petrolifere<br />
dismesse<br />
… e tanti altri interessanti articoli sui temi del progettare, del<br />
costruire e sulle novità più significative per la categoria dei<br />
geometri: previdenza, innovazione, tecnologie e materiali …<br />
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Nord Ovest: 33.800; Nord Est: 28.600;<br />
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