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19.06.2013 Views

utilizzati come elemento distintivo della tomba di Aleramo. Le vicende dell’antico monastero, dalla riforma di Santa Giustina sino all’erezione della figura del priore commendatario, sono di recente state analizzate dall’Aletto 114 . Delle strutture del monastero dedicato ai Santi Vittore e Corona restano oramai solo il campanile e, come si è visto, un frammento di mosaico nella cappella del Rosario. Il campanile è di base quadrata, ciascun lato misura sette metri, è scandito al di sopra di un alto basamento in tre livelli, sopra cui si eleva la cella campanaria e quindi un locale che ospita i meccanismi dell’orologio. Ogni livello è scandito da una semicolonna mediana in due specchiature, ciascuna delle quali è decorata da cinque archetti pensili monolitici, sopra cui si trovano cornici a denti di sega in laterizio. L’illuminazione è garantita da una feritoria su tutti i fianchi per ogni livello ad esclusione del terzo che presenta, sul solo fianco sud, due quadrifore. I capitelli sono decorati, nella specchiatura occidentale il primo presenta su ciascuna faccia un grifo mentre gli altri due sono corinzi a foglie lisce con prominenti caulicoli, come quelli della specchiatura orientale. La muratura dell’esterno è in parte in conci di grandi dimensioni apparecchiati in filari regolari legati da sottili letti di malta, mentre la parte settentrionale del fianco ovest, il fianco nord ed il fianco est sono realizzati in laterizio. La muratura è a sacco, all’interno del fusto non sono presenti interruzioni di muratura e le pareti sono apparecchiate, ad esclusione della cella campanaria e del locale sovrastante, in conci secondo la medesima tecnica riscontrabile all’esterno nel fianco meridionale. Nel vano al piano terreno resta traccia di un accesso archivoltato nella parete meridionale ampio almeno 144 centimetri 115 . La progressione degli antichi assiti lignei del campanile è individuabile dai rincassi delle pareti, e doveva articolarsi secondo la scansione esterna dei livelli. La comunicazione tra i piani doveva essere garantita da un sistema di scale lignee, in quanto manca un collegamento in spessore di muratura. Il paramento esterno del fianco orientale del campanile è crollato nel 1907: sono evidenti le parti ricostruitte in quell’occasione per il colore e la forma dei mattoni 114 C. ALETTO, Chiese extraurbane della diocesi di Casale Monferrato. Repertorio storicobibliografico degli edifici di culto cit., pp. 112-114. 115 La parte orientale dell’accesso, infatti, è nascosta da più tarde superfetazioni. 368

utilizzati nelle specchiature meridionali. Nello stesso anno, inoltre, è stato realizzato il locale al di sopra della cella campanaria per accogliere i meccanismi dell’orologio. Prima di tale operazione l’orologio si trovava all’ultimo livello al di sotto della cella campanaria ed il quadrante si affacciava sul fianco sud e solo durante la sua rimozione sono venute alla luce le due quadrifore. Evidenziate quindi le parti coinvolte nel crollo del 1907 e poi ricostruite, è necessario verificare se la scelta di edificare settori del campanile in conci ed altri in mattoni sia originale oppure se sia l’esito di ritessiture della muratura: le pareti, spesse alla base 2,50 metri, sono realizzate a sacco, e la parte interna al fusto è apparecchiata in conci lapidei per tutta l’altezza della struttura, ad esclusione della più tarda cella campanaria. Le parti in laterizio dell’esterno sono probabilmente state realizzate come ritessiture murarie in un tempo più tardo rispetto all’erezione del campanile, come dimostrano le differenti scansioni delle buche pontaie ed anche l’assenza delle quadrifore del terzo livello su tutti i fianchi ad esclusione di quello meridionale. Si è probabilmente trattato di una ritessitura e non di una parziale ricostruzione in quanto, come già notato, all’interno non sono evidenti rifacimenti nella tessitura muraria e si sono parzialmente conservate le scansioni delle feritoie lungo il fusto. Il campanile riprende la partitura di alcune torri campanarie padane della metà dell’XI secolo, quali il campanile di San Benigno Canavese 116 , da cui tuttavia si discosta per l’uso della semicolonna addossata nel dividere le specchiature su ciascun fianco, ed anche per l’apparato scultoreo e la presenza della coppia di quadrifore, ora esistenti nel solo fianco meridionale. L’apparato plastico trova precisi riferimenti nei resti del campanile del San Pietro di Murisengo, e quindi il campanile, il cui vano terreno non mostra tracce di usi cultuali quali un’abside in spessore di muratura od un vano voltato, può essere datato allo scadere del primo quarto del XII secolo. All’interno della chiesa, nella cappella del Rosario, si trova un frammento di mosaico pavimentale, realizzato con piccole tessere aventi solo due gamme cromatiche, tendenti al porpora/nero per le figure e bianco/grigio/azzurro per lo sfondo e gli inserti. Non è conosciuta l’ubicazione originale del litostrato, che attualmente si trova al livello della pavimentazione della chiesa: una lapide murata nella stessa cappella 116 A. SEGAGNI MALACART, La ‘Torre Civica’ di Pavia e le torri campanarie padane del secolo XI cit., pp. 115-117, n. 37 p. 120. 369

utilizzati come elemento distintivo della tomba di Aleramo. Le vicende dell’antico<br />

monastero, dalla riforma di Santa Giustina sino all’erezione della figura del priore<br />

commendatario, sono di recente state analizzate dall’Aletto 114 .<br />

Delle strutture del monastero dedicato ai Santi Vittore e Corona restano oramai solo il<br />

campanile e, come si è visto, un frammento di mosaico nella cappella del Rosario.<br />

Il campanile è di base quadrata, ciascun lato misura sette metri, è scandito al di sopra<br />

di un alto basamento in tre livelli, sopra cui si eleva la cella campanaria e quindi un<br />

locale che ospita i meccanismi dell’orologio. Ogni livello è scandito da una<br />

semicolonna mediana in due specchiature, ciascuna delle quali è decorata da cinque<br />

archetti pensili monolitici, sopra cui si trovano cornici a denti di sega in laterizio.<br />

L’illuminazione è garantita da una feritoria su tutti i fianchi per ogni livello ad<br />

esclusione del terzo che presenta, sul solo fianco sud, due quadrifore. I capitelli sono<br />

decorati, nella specchiatura occidentale il primo presenta su ciascuna faccia un grifo<br />

mentre gli altri due sono corinzi a foglie lisce con prominenti caulicoli, come quelli<br />

della specchiatura orientale.<br />

La muratura dell’esterno è in parte in conci di grandi dimensioni apparecchiati in<br />

filari regolari legati da sottili letti di malta, mentre la parte settentrionale del fianco<br />

ovest, il fianco nord ed il fianco est sono realizzati in laterizio. La muratura è a sacco,<br />

all’interno del fusto non sono presenti interruzioni di muratura e le pareti sono<br />

apparecchiate, ad esclusione della cella campanaria e del locale sovrastante, in conci<br />

secondo la medesima tecnica riscontrabile all’esterno nel fianco meridionale. Nel<br />

vano al piano terreno resta traccia di un accesso archivoltato nella parete meridionale<br />

ampio almeno 144 centimetri 115 .<br />

La progressione degli antichi assiti lignei del campanile è individuabile dai rincassi<br />

delle pareti, e doveva articolarsi secondo la scansione esterna dei livelli. La<br />

comunicazione tra i piani doveva essere garantita da un sistema di scale lignee, in<br />

quanto manca un collegamento in spessore di muratura.<br />

Il paramento esterno del fianco orientale del campanile è crollato nel 1907: sono<br />

evidenti le parti ricostruitte in quell’occasione per il colore e la forma dei mattoni<br />

114 C. ALETTO, Chiese extraurbane della diocesi di Casale Monferrato. Repertorio storicobibliografico<br />

degli edifici di culto cit., pp. 112-114.<br />

115 La parte orientale dell’accesso, infatti, è nascosta da più tarde superfetazioni.<br />

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