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Grazzano, Santi Vittore e Corona<br />

Nell’anno 961 92 il marchese Aleramo, figlio di Guglielmo, e la moglie Gerberga,<br />

figlia del re Berengario II, promuovono una donazione al monastero “in loco et fundo<br />

Grazani infra castrum ipsius loci” da loro stessi fatto edificare poco tempo prima in<br />

onore del Salvatore, di santa Maria, di san Pietro e di santa Cristina. Tra i religiosi<br />

entrati nel monastero i fondatori hanno scelto l’abate, e per la sussistenza del<br />

monastero stesso donano una cospicua serie di terre, ponendo il cenobio sotto la tutela<br />

del vescovo di Torino anziché di quella del vescovo vercellese, nel cui territorio<br />

diocesano si trovava. Come al San Giusto di Susa, posteriore di circa mezzo secolo,<br />

anche in questo caso il monastero viene fondato dopo l’edificazione della chiesa 93 .<br />

Circa due secoli dopo la fondazione 94 il marchese Guglielmo, discendente di Aleramo,<br />

e sua moglie Giuditta confermano al monastero “constructo in castro quod vocatur<br />

Gracianum in honorem Dei et sancti Petri et beatissimorum martyrum Victoris et<br />

Coronae et sanctae Cristinae” la carta offersionis promulgata “ab Aleramo primaevo<br />

antecessore nostro”. Vengono inoltre donati al monastero i proventi del “castro Lugi”<br />

e la decima parte di quelli ricavati dal “portu Felicianesi” sul fiume Tanaro. Grazzano<br />

si configura quindi, tra IX e XII secolo, insieme ai monasteri di Spigno e di Sezzadio,<br />

come uno dei luoghi eletti dal nascente marchesato: tali istituzioni, infatti, in aggiunta<br />

alle finalità religiose, rivestono una funzione simbolica di coronamento dell’ascesa<br />

familiare, una funzione economica e sociale per la coesione fondiaria e per la<br />

polarizzazione delle forze produttive ed una funzione politico signorile di<br />

aggregazione parentale 95 . Il monastero è oggetto di altre attestazioni documentarie di<br />

92<br />

E. DURANDO, Cartario dei monasteri di Grazzano, Vezzolano, Crea e Pontestura (961-1304), in<br />

Cartari minori, a cura di E. DURANDO, V. DRUETTI, I, Pinerolo 1908, doc. 1 pp. 1-3.<br />

93<br />

R. SAVARINO, L’edificio sacro nel secolo XI, in La Basilica di San Giusto. La memoria millenaria<br />

della cattedrale segusina, Atti del Convegno, Chiesa Cattedrale di San Giusto in Susa, 21 ottobre 2000,<br />

Bussoleno (To) 2002, pp. 19-25. Nel corso del convegno sono stati inoltre comunicati gli esiti delle<br />

indagini archeologiche sugli alzati: a differenza della Santa Maria di Lomello, il San Giusto non aveva<br />

nel secolo XI la facciata adesa alle mura romane: l’articolazione attuale è l’esito di un intervento<br />

ascrivibile al XII secolo (L. PEJRANI BARICCO, Lettura stratigrafica delle strutture della chiesa<br />

abbaziale di San Giusto, in La Basilica di San Giusto cit., pp. 27-58).<br />

94<br />

E. DURANDO, Cartario dei monasteri di Grazzano, Vezzolano, Crea e Pontestura (961-1304), doc.<br />

10 pp. 12-14.<br />

95<br />

G. SERGI, L’aristocrazia della preghiera. Politica e scelte religiose nel medioevo italiano, Roma<br />

1994, pp. 10-11.<br />

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