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Foscolo: La poesia delle “Grazie” e il Carme che non c'è - Giodi.it

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percorso diventa sempre più diffic<strong>il</strong>e fino a esaurirsi del tutto<br />

negativamente resta quasi del tutto misteriosa. Non si può accettare la tesi<br />

circa la duplic<strong>it</strong>à dei momenti nell’opera fosco liana, quello poetico-creativo e<br />

quello f<strong>il</strong>osofico- didascalico, <strong>che</strong> sembrerebbe ostacolare la <strong>poesia</strong>. <strong>La</strong><br />

distinzione è artificiosa, così come lo è quella secondo la quale la grande<br />

maggioranza dei frammenti giustifi<strong>che</strong>rebbero una sia pure diffic<strong>il</strong>e coesione<br />

dell’insieme. Resterà tuttavia quello s<strong>che</strong>ma del poema in tre inni, ideato<br />

probab<strong>il</strong>mente a M<strong>il</strong>ano nell’autunno del’14, del quale si servì poi <strong>il</strong> Chiarini per<br />

la sua ricostruzione.<br />

Molti versi furono composti an<strong>che</strong> durante l’es<strong>il</strong>io, come<br />

probab<strong>il</strong>mente quello squarcio sul velo <strong>delle</strong> Grazie, <strong>che</strong> è la cosa più bella <strong>che</strong><br />

mai poeta innamorato e reverente abbia offerto in dono alla bellezza. Di esso<br />

sappiamo soltanto <strong>che</strong> era stato composto nel ’16 perché in una lettera dalla<br />

Svizzera del 24 luglio di quell’anno ne parla alla Magiotti e le assicura an<strong>che</strong> –<br />

ma afferma quasi certamente <strong>il</strong> falso – di averglielo sped<strong>it</strong>o. Lo r<strong>it</strong>roviamo poi,<br />

accanto a molti altri brani più noti e già an<strong>che</strong> stampati, nella famosa<br />

dissertazione “Di un antico inno alla Grazie” pubblicato probab<strong>il</strong>mente a Londra<br />

nel 1822 in inglese, nell’ “Outline, engravinge and descriptions of the Woburn<br />

Abbey marbles”, e ripubblicato poi nel 1872 in <strong>it</strong>aliano da Domenico Bianchini,<br />

<strong>il</strong> quale si avvalse della traduzione <strong>che</strong> ne fece fare Enrico Mayer nel 1852 e<br />

rimasta tra i manoscr<strong>it</strong>ti della Biblioteca <strong>La</strong>bronica di Livorno 1 .<br />

Quasi certamente nell’es<strong>il</strong>io, come pensava <strong>il</strong> Chiarini, dovette essere<br />

composta questa variante dell’ep<strong>il</strong>ogo dell’inno III, ove si accenna al lontano<br />

amore per la Lenina e si parla esplic<strong>it</strong>amente di es<strong>il</strong>io:<br />

1 Chiarini – op. c<strong>it</strong>. pag. 70<br />

2 Chiarini – op. c<strong>it</strong>. pag. XCII<br />

Date candidi giorni e queti sonni<br />

A lei <strong>che</strong> amai di verecondo amore<br />

Quando più lieti mi florian gli anni;<br />

Né dal mio labbro mai, né dalla cetra<br />

Volò <strong>il</strong> suo nome, e sia celato <strong>il</strong> pianto<br />

ch’esule io verso. 2<br />

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