Foscolo: La poesia delle “Grazie” e il Carme che non c'è - Giodi.it

cui il Poeta chiede alle Grazie “l’arcana armoniosa melodia pittrice” della loro
bellezza:
“…sicchè all’Italia
Afflitta di regali ire straniere
Voli improvviso a rallegrarla il carme.”
Spira per tutto il brano, che inizia con un verso ampio e suggestivo (“Nella
convalle fra gli arei poggi…”), un mistico senso di pace e di raccolta serenità: le
“tranquille arti” cui Canova consacrò custode Venere fanno da antitodo alle
“regali ire straniere”, e il “fatidico laureto”, immagine terrena della celeste
Atlantide è il sacro rifugio dalle brame proprie e altrui e dagli affanni, è il
tempio in cui l’Italia afflitta potrà allegrarsi, auspici le Grazie.
E’ a Firenze, da cui trarranno auspicio quando “speme di gloria agli
animosi Intelletti rifugga ed all’Italia”, che gli Italiani, cessati i tumulti, si
placheranno in una limpida atmosfera di pace. Perché Firenze è come un
simbolo: misteriosi legami la congiungono alla civiltà della Grecia antica ne
fanno l‘erede di tutto quanto di magnanimo e di sublime vi fu un tempo nel
mondo. Da Firenze, dalla religiosa pace di Santa Croce, parla quello stesso
Nume che nutrì “contro i Persi a Maratona… la virtù greca e l’ira”; in Firenze,
profughe dall’Olimpo, si rifugiarono le Grazie. Segreti vincoli allacciano i motivi
essenziali della poesia foscoliana e scoprirli significa intendere meglio il senso di
essa. Così, il senso del primo brano si chiarisce là dove l’Italia è detta “patria
seconda” delle Grazie e il Poeta, Sacerdote delle Grazie, ritorna come in
principio a confermare la sua devozione alle dee a cui è dato di redimere
ancora una volta la patria:
Io, finchè viva
Ombra daranno a Bellosguardo i lauri
Ne farò tetto all’ara…
Venite o Dee, spirate o Dee, spandete
La Deità materna e novamente
Deriveranno l’armonia gl’ingegni
Dell’Olimpo in Italia: e da voi solo,
Né dar premio potete altro più bello,
Sol da voi chiedere, Grazie, un sorriso.
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