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Foscolo: La poesia delle “Grazie” e il Carme che non c'è - Giodi.it

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Però qui si confonde invece di distinguere, perché si scambia quel<br />

senso recond<strong>it</strong>o di fastidio, di incontentab<strong>il</strong><strong>it</strong>à, di incapac<strong>it</strong>à di cui si parla, e <strong>che</strong><br />

è solo in quelle lettere, per “sforzo apoetico”. Non è questa la via per<br />

avvicinarsi alla comprensione della vera ragione <strong>che</strong> sta sotto quel fastidio e<br />

quella incontentab<strong>il</strong><strong>it</strong>à; ma <strong>non</strong> è priva di un certo fascino l’idea di vederli liberi<br />

quei frammenti, sciolti da ogni tentativo di legame strutturale. L’inadeguatezza<br />

di questa tesi appare evidente quando lo Sterpa fornisce <strong>il</strong> testo di quelle<br />

“liri<strong>che</strong>” considerate autonome 1 .<br />

Lo Sterpa <strong>non</strong> fu un f<strong>il</strong>ologo, tutt’altro; <strong>il</strong> suo sforzo fu manifestamente<br />

antif<strong>il</strong>ologico. Esso fu, infatti, an<strong>che</strong> una reazione alle insoddisfacenti<br />

conseguenze del metodo f<strong>il</strong>ologico chiariniano. Volle essere la clamorosa<br />

riprova della impossib<strong>il</strong><strong>it</strong>à di risolvere un problema f<strong>il</strong>ologicamente insolub<strong>il</strong>e,<br />

volle negare ad ogni indagine f<strong>il</strong>ologica in questo campo <strong>il</strong> suo medesimo<br />

presupposto.<br />

Ma in un famoso articolo, “L’edizione nazionale del <strong>Foscolo</strong> e Le<br />

Grazie” 2 , Mi<strong>che</strong>le Barbi, con l’acutezza <strong>che</strong> gli era sol<strong>it</strong>a, dimostrò <strong>che</strong> cinque<br />

liri<strong>che</strong> da lui prese in esame (“I capelli <strong>delle</strong> Grazie”, “<strong>La</strong> vergine rom<strong>it</strong>a”, “Elisa<br />

e Dioneo”, “la danzatrice”, “L’alba sul <strong>La</strong>rio”), o sono evidentemente in<br />

relazione con qual<strong>che</strong> elemento <strong>che</strong> manca e <strong>che</strong> sarebbe dovuto servire ad<br />

integrarle nel futuro poema, o sono state elaborate accostando varie lezioni<br />

appartenenti a diverse stesure, molte <strong>delle</strong> quali furono trasformate, e talvolta<br />

addir<strong>it</strong>tura migliorate, proprio per essere adattate alla arch<strong>it</strong>ettura del poema,<br />

<strong>che</strong> <strong>il</strong> <strong>Foscolo</strong> mai perse di vista.<br />

Contro gli arb<strong>it</strong>ri dei vari ed<strong>it</strong>ori <strong>il</strong> Barbi ribadisce quel concetto <strong>che</strong> <strong>il</strong><br />

Chiarini aveva contrapposto alla concezione dell’Orlandini: “Noi siamo liberi di<br />

avere della <strong>poesia</strong> quell’idea <strong>che</strong> più ci piace e <strong>che</strong> crediamo migliore; ma <strong>non</strong><br />

possiamo fare <strong>che</strong> <strong>il</strong> <strong>Foscolo</strong> <strong>non</strong> avesse la sua e <strong>che</strong> secondo quella<br />

poetasse.” 3 . E <strong>il</strong> Barbi stesso così indicò la particolare tecnica dell’autore: “ Il<br />

modo di poetare del <strong>Foscolo</strong> fu sempre lo stesso: faceva <strong>il</strong> pezzo a parte e poi lo<br />

innestava nel carme ideato e, se <strong>non</strong> procedeva sempre con ordine nelle<br />

figurazioni particolari, sapeva tuttavia quale era <strong>il</strong> posto di ciascuno e quivi lo<br />

collocava, aspettando <strong>il</strong> tempo opportuno per aggiungere quello <strong>che</strong><br />

mancasse… Noi per i nostri gusti <strong>non</strong> possiamo togliere di mezzo tutto quel fare<br />

e disfare del Poeta <strong>che</strong> ci attestano i manoscr<strong>it</strong>ti per arrivare a quel suo ideale<br />

1<br />

Sterpa – Op. c<strong>it</strong>. – pagg. 229 - 345<br />

2<br />

L’articolo apparve la prima volta nel numero 12 della rivista “Pan” (dicembre 1934, pagg. 481-503) e fu<br />

poi inser<strong>it</strong>o nel volume “<strong>La</strong> nuova f<strong>il</strong>ologia e l’edizione dei nostri scr<strong>it</strong>tori da Dante al Manzoni”, Firenze<br />

1938 pagg. 161-193<br />

3<br />

Barbi – Op. c<strong>it</strong>. pag. 167<br />

14

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