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Documento pdf - 2,93 Mb - Teatro Regio di Torino

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Ciottolino<br />

20 09<br />

10


FONDAZIONE TEATRO REGIO<br />

DIREZIONE SVILUPPO E MARKETING<br />

LA SCUOLA ALL’OPERA<br />

Attività <strong>di</strong>dattica del <strong>Teatro</strong> <strong>Regio</strong> <strong>Torino</strong><br />

in collaborazione con Città <strong>di</strong> <strong>Torino</strong>, <strong>Regio</strong>ne Piemonte, Agiscuola,<br />

Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica – nucleo regionale ex I.R.R.E. Piemonte<br />

Direzione Sviluppo e Marketing<br />

Direttore Ugo Sandroni<br />

Capouffi cio Attività Scuola Vincenza Bellina<br />

Segreteria Andreina Fanan<br />

Ciottolino<br />

Testi Nausicaa Bosio, Marco Bricco, Alfonso Cipolla, Lucia Carella, Elisabetta Lipeti,<br />

Fabio Naggi, Giovanna Piga, Sabrina Saccomani, Pompeo Vagliani, Luca Valentino<br />

Illustrazioni originali Elisabetta Percivati, Lucia Carella (Giochi con la scenografi a)<br />

La produzione <strong>di</strong> Ciottolino<br />

è realizzata in collaborazione<br />

e con il contributo della Fondazione Cosso<br />

E<strong>di</strong>zioni Fondazione <strong>Teatro</strong> <strong>Regio</strong> <strong>di</strong> <strong>Torino</strong><br />

www.teatroregio.torino.it


SOMMARIO<br />

Presentazione<br />

Ciottolino e la magia della fiaba............................................................................................... 3<br />

Qualche riflessione preliminare .............................................................................................. 4<br />

L’epoca <strong>di</strong> Luigi Ferrari Trecate e Giovacchino Forzano ................................................... 6<br />

Ciottolino, cento anni ma non si <strong>di</strong>rebbe… ........................................................................... 13<br />

La trama ...................................................................................................................................... 15<br />

Un modello letterario: «Le avventure <strong>di</strong> Ciuffettino» ..................................................... 17<br />

Proposte <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o inter<strong>di</strong>sciplinare ..................................................................................... 19<br />

Fiabe in musica nel primo Novecento ....................................................................................20<br />

L'Osservatorio dell'Immaginario...........................................................................................23<br />

Lo spettacolo<br />

Ai piccoli spettatori… e a quelli gran<strong>di</strong>................................................................................ 25<br />

Il libretto ................................................................................................................................... 27<br />

Gli spartiti .................................................................................................................................. 37<br />

Il <strong>di</strong>sco ........................................................................................................................................ 69<br />

Proposte operative<br />

Laboratorio teatrale «Gli orchi della solitu<strong>di</strong>ne».............................................................. 71<br />

Giochiamo con Ciottolino......................................................................................................... 76<br />

Giochi musicali ........................................................................................................................... 79<br />

Giochi con la drammatizzazione ............................................................................................ 88<br />

Giochi con la scenografia ........................................................................................................ 92<br />

1


PRESENTAZIONE<br />

CIOTTOLINO E LA MAGIA DELLA FIABA<br />

<strong>di</strong> Giovanna Piga<br />

Chi <strong>di</strong> noi non ha mai ascoltato una fiaba lasciandosi trasportare in un mondo fantastico<br />

<strong>di</strong> avventure, oggetti magici, eroi e cattivi da sconfiggere? Qualcuno si è mai chiesto<br />

come fanno le fiabe ad incantarci? La risposta è semplice: con le emozioni… Anche Ciottolino,<br />

ascoltando la storia <strong>di</strong> Ciuffettino fatto re, si immedesima a tal punto da sognare<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare lui stesso il re del Paese delle Fate!<br />

La forza della fiaba, quin<strong>di</strong>, sta proprio nella sua capacità <strong>di</strong> risvegliare e comunicare<br />

emozioni, pur non esprimendole in maniera esplicita; inoltre, è in grado <strong>di</strong> raccontare<br />

trame a volte molto complesse in maniera semplice, utilizzando il linguaggio simbolico<br />

che si lascia interpretare e ci rende protagonisti, perché ognuno è libero <strong>di</strong> interpretare<br />

a modo suo la propria fiaba. Ciottolino sogna <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare il re del Paese delle Fate per<br />

essere finalmente al centro dell’attenzione <strong>di</strong> tutti e per poter fare tutto ciò che gli<br />

aggrada, senza dover rispettare quelle o<strong>di</strong>ose regole che proprio non sopporta; però, se<br />

nella realtà questo suo comportamento si risolverà semplicemente con una sonora sgridata,<br />

nel Paese delle Fate gli costerà quasi la vita!<br />

Inoltre la fiaba non è solo la narrazione <strong>di</strong> un evento impossibile, bensì la realizzazione<br />

<strong>di</strong> un’esperienza vissuta lontano dalla realtà. Le fiabe iniziano sempre con la formula<br />

«C’era un paese lontano, lontano» (il paese <strong>di</strong> Valontàn, nella nostra opera), una specie<br />

<strong>di</strong> incantesimo in grado <strong>di</strong> trasportarci fuori dal tempo e dallo spazio quoti<strong>di</strong>ano, e terminano<br />

con la formula «…e vissero felici e contenti», conclusione dell’esperienza narrativa<br />

e anche ritorno al mondo reale. Ciottolino vive la sua esperienza fiabesca molto<br />

lontano dalla quoti<strong>di</strong>anità, ad<strong>di</strong>rittura in un “altro mondo”, quello dei sogni!<br />

Infine, le fiabe sono presenti nelle tra<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> ogni paese perché raccontano il senso<br />

della vita, la ricerca da parte dell’uomo della propria identità e del suo posto nel mondo;<br />

una ricerca, un viaggio, che <strong>di</strong> solito comporta la lotta, il superamento <strong>di</strong> prove e sofferenze<br />

e la vittoria sul temibile spettro della paura in tutte le sue forme: anche Ciottolino<br />

si trova ad affrontare la paura della solitu<strong>di</strong>ne e della morte e solo riconoscendo i propri<br />

errori e chiedendo perdono alla fine si salva dall’Orco (non prima <strong>di</strong> essersi preso un<br />

bello spavento!).<br />

Non <strong>di</strong>mentichiamo, poi, che la nostra fiaba è accompagnata da un linguaggio altrettanto<br />

importante e complesso che riesce a “toccarci” in molti mo<strong>di</strong>: la musica, che, nel caso <strong>di</strong><br />

un’opera lirica, non è solo un sottofondo che sottolinea situazioni ed emozioni, bensì è<br />

la “prima donna” della serata!<br />

Allora, buon <strong>di</strong>vertimento con Ciottolino!<br />

3


QUALCHE RIFLESSIONE PRELIMINARE<br />

<strong>di</strong> Alfonso Cipolla<br />

Ciottolino, Cirillino, Ciuffettino, Ghirlino… i protagonisti delle fiabe in musica del primo<br />

Novecento sono tutti caratterizzati dal <strong>di</strong>minutivo. Non è un caso. È la concezione letteraria<br />

dell’infanzia che ammicca al piccolo, al minuscolo, al minuzzolo, con dolce, feroce<br />

violenza paternalistica. I bambini delle fiabe sono tutti “ini”, perché deve essere chiaro,<br />

senza equivoci, che è solo la crescita ciò che deve alla fine interessare: il passare<br />

dall’“ino” alla presunta normalità dell’intero, vale a <strong>di</strong>re a quella conquistata, ipotetica<br />

‘maturità’ atta a entrare in un mondo produttivo che ripu<strong>di</strong>a le futili fantasticherie della<br />

fiaba per annullarsi in una ‘adultità’ senza requie. Non c’è scampo. O per meglio <strong>di</strong>re, uno<br />

scampo, seppure ingannevole, ci sarebbe ed è interamente circoscritto a quel ‘meraviglioso’<br />

che indora la pillola. Se compositori e librettisti ce la mettono tutta per annichilire<br />

il bambino, <strong>di</strong>spensando consigli morali e regole <strong>di</strong> comportamento, il teatro<br />

prorompe violento nella sua virtuale fantasmagoria visionaria. È la <strong>di</strong>latazione <strong>di</strong> due eccessi,<br />

antitetici, ma speculari. Da un lato la razionalità benpensante che impone modelli<br />

a sua immagine, anche se metaforizzati; dall’altro l’irrazionale immaginario, che nella <strong>di</strong>mensione<br />

onirica delle fiabe mette ali ai sogni e artigli agli incubi. Immagine e immaginario.<br />

La prima come specchio <strong>di</strong> una società che non ammette eversioni; il secondo come<br />

fuga consolatoria, ma nell’inesistente.<br />

Esemplare, da questo punto <strong>di</strong> vista, la fiaba musicale Ciottolino, composta nel 1922 da<br />

Luigi Ferrari Trecate, su libretto <strong>di</strong> Giovacchino Forzano. Si racconta <strong>di</strong> un bambino –<br />

Ciottolino, appunto – che <strong>di</strong>ventato re nel Regno delle Fate per pura fortuna, è condannato<br />

a essere <strong>di</strong>vorato dall’Orco, perché risulta del tutto inadeguato ad assumersi anche<br />

la benché minima responsabilità. L’Orco sta per squartarlo, ma improvvisamente, come<br />

si legge in <strong>di</strong>dascalia «Ciottolino si trova nel suo lettino, nella sua stanzetta, dove la<br />

mamma lo aveva lasciato la sera avanti. Il Paese delle Fate, l’Orco, tutto non era stato<br />

che un sogno. Le Fate, non esistono, bimbetti cari, altro che nella vostra immaginazione<br />

e nelle novelle dei nonni». Insomma fiabe e novelle sono una malattia da cui guarire al<br />

più presto. È questa la morale? No, c’è <strong>di</strong> meglio. La vera morale la cantano le dolci fatine<br />

nel momento in cui Ciottolino sta per essere <strong>di</strong>vorato:<br />

«Il bambino costumato sia contento del suo stato e chi brama <strong>di</strong> arricchirsi prima o poi<br />

dovrà pentirsi» 1 .<br />

Ciottolino è figlio <strong>di</strong> conta<strong>di</strong>ni; il suo destino è segnato: non c’è spazio per illusioni <strong>di</strong> riscatto<br />

o <strong>di</strong> grandezza. Il messaggio è inequivocabile. Ma se la fiaba, per la nostra sensibilità<br />

moderna, è ormai pedagogicamente castrante e impositiva, perché allora<br />

riesumare Ciottolino dal limbo delle opere <strong>di</strong>menticate?<br />

La risposta è tutta in quel “meraviglioso” che la fiaba contiene. La musica <strong>di</strong> Ferrari<br />

Trecate è musica che vive della forza della sua onestà: procede leggera e accattivante<br />

senza cercare un’originalità ostentata a tutti i costi. Danze e cori <strong>di</strong> Fate, <strong>di</strong> Gnomi e <strong>di</strong><br />

1 Nella versione <strong>di</strong> La Scuola all’Opera questa parte è stata eliminata (N.d.R.).<br />

4


Sapienti sono stati la sua fortuna, dato che accesero l’immaginazione del grande mago<br />

della scena italiana <strong>di</strong> quei tempi: Vittorio Podrecca. Il suo <strong>Teatro</strong> dei Piccoli era considerato<br />

sinonimo <strong>di</strong> eleganza, intelligenza e modernità, equiparabile per concezione d’arte<br />

e raffinatezza visiva ai gran<strong>di</strong> Balletti russi <strong>di</strong> Djaghilev. Nonostante i Piccoli fossero<br />

solo marionette, avevano già allestito i Balli Plastici <strong>di</strong> Fortunato Depero, La bella dormente<br />

nel bosco <strong>di</strong> Respighi e le Furie d’Arlecchino <strong>di</strong> Lual<strong>di</strong> e per primi avevano riportato<br />

in teatro il glorioso repertorio del Settecento <strong>di</strong>menticato. Scene <strong>di</strong> Prampolini,<br />

Pompei, Angoletta, Montedoro, Cambellotti: ossia il meglio che si potesse anche solo immaginare.<br />

Trionfi da Roma a Parigi, da mezza Europa alle Americhe.<br />

Ferrari Trecate ci si ritrova in mezzo e così il suo Ciottolino potrà vantare un debutto<br />

con ben 70 repliche consecutive, oltre agli elogi convinti <strong>di</strong> Francesco Balilla-Pratella:<br />

«senza esagerazioni possiamo affermare che con Ciottolino abbiamo un Hänsel e Gretel<br />

italiano».<br />

Intorno a Ciottolino, assunto a esemplificazione del gusto <strong>di</strong> un’epoca e <strong>di</strong> una problematica,<br />

ruota ora una riflessione a tutto campo sulla fiaba musicale per bambini e sulla<br />

<strong>di</strong>dattica. Punto centrale, ovviamente, è il riallestimento <strong>di</strong> Ciottolino: una messa in scena<br />

curata dal regista Luca Valentino con le invenzioni visive <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o Cinelli, che sposta<br />

ra<strong>di</strong>calmente lo spirito coercitivo originario, per riconquistare, su quell’impianto fantastico,<br />

la centralità del bambino. Non più l’adulto che si abbassa a livello <strong>di</strong> bambocciata<br />

per i piccoli, ma l’immaginario infantile auscultato per interpretarne paure, desideri e<br />

solitu<strong>di</strong>ni. Un percorso quin<strong>di</strong> metodologicamente e ideologicamente opposto a quello <strong>di</strong><br />

Ferrari Trecate e <strong>di</strong> Forzano, ma anche <strong>di</strong> tanta produzione musicale per bambini. L’operazione<br />

poggia su solide basi dato che tiene conto dei risultati <strong>di</strong> anni <strong>di</strong> ricerche dell’Osservatorio<br />

dell’Immaginario che instancabilmente ha posto le con<strong>di</strong>zioni per<br />

ascoltare i bambini nelle loro voci più intime.<br />

Chissà se alla fine Ciottolino e compagni potranno finalmente smettere <strong>di</strong> essere considerati<br />

“ini”? Con buona pace <strong>di</strong> tutti i benpensanti d’antan.<br />

5


L’EPOCA DI LUIGI FERRARI TRECATE E GIOVACCHINO FORZANO<br />

<strong>di</strong> Elisabetta Lipeti<br />

Il contesto storico e culturale<br />

La vita dei due autori si svolge nell’arco <strong>di</strong> quasi un novantennio in cui avvengono vere e<br />

proprie svolte epocali: Luigi Ferrari Trecate (1884-1964) e Giovacchino Forzano (1883-<br />

1970) nascono infatti nell’era umbertina, ma vivranno fino all’era spaziale e alle prime<br />

passeggiate dell’uomo sulla luna.<br />

L’epoca a cavallo tra Otto e Novecento è contrassegnata dalla seconda rivoluzione industriale<br />

che rafforza economicamente gli stati europei, impegnati anche in una potente<br />

espansione coloniale; questa, da un lato, fomenta sentimenti nazionalistici e un atteggiamento<br />

fortemente eurocentrico, ma d’altra parte favorisce una certa apertura verso le<br />

culture <strong>di</strong> mon<strong>di</strong> lontani e la passione per l’esotismo con<strong>di</strong>visa da tanti intellettuali europei.<br />

Le molteplici scoperte scientifiche, le invenzioni tecnologiche, il generale miglioramento<br />

delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita, soprattutto del ceto borghese, generano un clima <strong>di</strong> ottimismo: si<br />

vive in piena belle époque. Il rovescio della medaglia è invece rappresentato dal movimento<br />

artistico del decadentismo, caratterizzato da un senso <strong>di</strong> inquietu<strong>di</strong>ne, dalla messa in <strong>di</strong>scussione<br />

delle antiche regole sociali, dai tentativi <strong>di</strong> analisi dei lati oscuri dell’inconscio,<br />

dal confuso presagio che una stagione felice stia volgendo al termine.<br />

6<br />

28 <strong>di</strong>cembre 1895: a Parigi, al Grand Café sul Boulevard des Capucines, i fratelli Lumière<br />

sbalor<strong>di</strong>scono gli spettatori con la proiezione <strong>di</strong> immagini animate: nasce ufficialmente<br />

il cinema.<br />

Le capitali della cultura europea tra la fine del secolo XIX e l’inizio del XX sono<br />

Vienna e Parigi: da quest’ultima si irra<strong>di</strong>ano le correnti artistiche del naturalismo,<br />

del simbolismo, dell’impressionismo, mentre Vienna, vedrà nascere il rivoluzionario<br />

espressionismo.<br />

Nel 1914 un brusco risveglio conclude per sempre la belle époque: per la prima volta<br />

nella storia scoppia un conflitto dalle proporzioni così vaste da essere definito La<br />

Grande Guerra (1914-18); la scena internazionale risulterà ulteriormente scossa dalla<br />

Rivoluzione d’Ottobre in Russia, nel 1917.<br />

Tramontata per sempre la vecchia Europa, con i gran<strong>di</strong> e antichi imperi sovranazionali<br />

definitivamente <strong>di</strong>ssolti a favore dei nuovi governi nazionali, si vive con rinnovato sollievo<br />

e senso <strong>di</strong> rinascita. Presto, però, si delinea un nuovo panorama ben più minaccioso: l’Italia,<br />

la Germania e l’Unione Sovietica piombano sotto il giogo <strong>di</strong> terribili governi totalitari.<br />

In particolare, le folli mire <strong>di</strong> dominio del governo nazista portano infine il mondo intero<br />

al più spaventoso e immane scontro <strong>di</strong> tutta la storia, la Seconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale<br />

(1<strong>93</strong>9-45). Nel dopoguerra la scena planetaria risulterà <strong>di</strong>visa in due blocchi, ciascuno<br />

sotto l’influenza <strong>di</strong> una grande potenza, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica: inizia così la<br />

guerra fredda, che terminerà solo alla fine degli anni Ottanta.


A trasformazioni storiche <strong>di</strong> così vasta portata corrispondono anche profon<strong>di</strong> cambiamenti<br />

nella società; in Italia il passaggio dalla società conta<strong>di</strong>na caratterizzata dalla<br />

famiglia patriarcale, a quella industriale con famiglie mono-nucleari, avviene molto più<br />

lentamente che altrove, e con gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenze tra il Nord e il Sud.<br />

La musica del primo Novecento in Europa…<br />

Alla fine dell’Ottocento anche nell’ambito musicale tramonta un’epoca nel modo <strong>di</strong> concepire<br />

le forme e i contenuti: già da alcuni decenni compositori come Franz Liszt e Richard<br />

Wagner avevano gettato le fondamenta della “musica dell’avvenire”, mentre ora<br />

in Francia Claude Debussy, ispirandosi anche alle culture musicali orientali, accantona<br />

le secolari e restrittive regole accademiche riven<strong>di</strong>cando il <strong>di</strong>ritto del musicista alla<br />

completa libertà <strong>di</strong> invenzione.<br />

Un’altra ondata <strong>di</strong> novità proviene da quelle nazioni che erano rimaste per secoli ai margini<br />

della creazione artistica, e che alla fine dell’era romantica giungono invece alla ribalta<br />

internazionale con il loro originalissimo patrimonio <strong>di</strong> musiche, danze, tra<strong>di</strong>zioni<br />

popolari: nascono così le Scuole nazionali russa, boema, ungherese, spagnola…<br />

Il grande fermento che anima la fine del secolo <strong>di</strong>venta una vera e propria rivoluzione<br />

artistica all’inizio del Novecento: è l’epoca delle avanguar<strong>di</strong>e, movimenti <strong>di</strong>versissimi tra<br />

loro, ma che hanno in comune la volontà <strong>di</strong> rompere nettamente i legami col passato recente,<br />

rappresentato soprattutto dal Romanticismo.<br />

Tra il 1909 e il 1929 Parigi impazzisce per i favolosi Ballets Russes <strong>di</strong> Sergej Djaghilev<br />

le cui stagioni esibiscono capolavori come Petruska e Sacre du Printemps <strong>di</strong> Igor Stravinskij<br />

(1911 e 1913) e mettendo insieme, oltre a gran<strong>di</strong> compositori come Debussy, Ravel<br />

e lo stesso Stravinskij, illustri pittori e scenografi (Leon Bakst, Pablo Picasso, Henri<br />

Matisse…) e coreografi eccellenti e innovatori (Fokine, Nijinskij, Massine…). Nel primo<br />

dopoguerra, con una svolta imprevista, Igor Stravinskij darà un forte apporto personale<br />

ad una corrente in parte già operante in ambito francese, il neoclassicismo, col balletto<br />

Pulcinella, basato su musiche del settecentesco Pergolesi.<br />

Nel maggio 1913, quando sulle scene del Théâtre du Châtelet appare Le sacre du Printemps<br />

(Il rito della primavera, quadri della Russia pagana) si scatena uno degli scandali<br />

più formidabili della storia del teatro: non solo la vicenda descrive una situazione sconvolgente,<br />

cioè il sacrificio rituale <strong>di</strong> una fanciulla, ma lo stile aggressivo della musica e<br />

della danza, che esprime lo sprigionamento delle forze irrazionali dell’uomo, offende il<br />

decoro del contegnoso pubblico parigino. Ben presto, però, quello stile musicale impetuoso<br />

<strong>di</strong>venta “<strong>di</strong> moda”; sarà quin<strong>di</strong> enorme la sorpresa dei numerosi fans del “barbaro”<br />

Stravinskij quando nel 1919 i Ballets Russes allestiranno il suo successivo balletto, Pulcinella,<br />

tutto permeato dalla grazia e dalle sonorità delicate del primo Settecento italiano,<br />

rivisitate grazie alla tecnica musicale della paro<strong>di</strong>a.<br />

Nello stesso periodo a Vienna, all’interno della cerchia degli espressionisti, si delinea<br />

una nuovissima corrente fondata da Arnold Schönberg inventore del controverso sistema<br />

dodecafonico, che annulla definitivamente secoli <strong>di</strong> teoria musicale e <strong>di</strong> tecnica<br />

compositiva.<br />

7


8<br />

Il movimento espressionista, nato nell’ambito della cultura austro-tedesca all’inizio<br />

del Novecento, interessa tutte le arti: letteratura, pittura, musica, teatro. In<br />

aperto contrasto con la società borghese, gli artisti espressionisti ne contestano il<br />

materialismo e denunciano in maniera apocalittica il senso <strong>di</strong> oppressione e angoscia<br />

che l’in<strong>di</strong>viduo prova in un mondo <strong>di</strong>sumanizzato. Lo stile espressionista è caratterizzato<br />

da intensità drammatica e irrazionale, talvolta scioccante.<br />

Anche in questo caso le <strong>di</strong>fficoltà “<strong>di</strong> assimilazione” da parte del pubblico sono state<br />

enormi: a chi ascolta un brano dodecafonico sembra <strong>di</strong> aver perso l’orientamento,<br />

non percepisce nessun “centro <strong>di</strong> gravità” sonoro cui fare riferimento, né il ferreo<br />

or<strong>di</strong>ne che in realtà regola la costruzione musicale. Ancora oggi il repertorio dodecafonico<br />

risulta ostico alla grande maggioranza <strong>di</strong> ascoltatori e, benché vanti quasi<br />

un secolo <strong>di</strong> vita, è percepito come “troppo moderno”.<br />

I governi <strong>di</strong>ttatoriali hanno sempre avuto interesse a tenere sotto stretto controllo<br />

le manifestazioni artistiche e culturali, che sono in grado <strong>di</strong> influire sensibilmente<br />

sul modo <strong>di</strong> pensare e <strong>di</strong> agire delle masse; in particolare ciò avvenne nella Germania<br />

nazista, dove qualunque espressione artistica non in linea con la trionfalistica esaltazione<br />

della presunta “superiorità ariana” fu definita “arte degenerata” e censurata<br />

violentemente.<br />

…e in Italia<br />

In Italia il melodramma regna incontrastato fino al volgere del secolo XIX, grazie alla<br />

presenza del gran<strong>di</strong>ssimo Ver<strong>di</strong>, che conclude la sua lunga attività operistica con Falstaff<br />

nel 18<strong>93</strong>, ma anche grazie alla vitalità della generazione nuova <strong>di</strong> operisti, quella<br />

“Giovane Scuola” in cui spicca per genialità il lucchese Giacomo Puccini, talento <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione<br />

europea.<br />

L’ultimo decennio dell’Ottocento è dominato dal melodramma verista, le cui vicende tragiche<br />

si svolgono talvolta in un’ambientazione popolare e rurale (come in Cavalleria rusticana<br />

<strong>di</strong> Pietro Mascagni, 1890, il capolavoro del genere), benché quasi sempre il<br />

verismo musicale sia questione più <strong>di</strong> stile vocale e <strong>di</strong> struttura drammaturgica che <strong>di</strong><br />

ambiente.<br />

Col nuovo secolo la produzione melodrammatica, che per secoli aveva caratterizzato il<br />

nostro panorama culturale, è in forte declino; in realtà fino al 1924 (anno della morte)<br />

è ancora attivo il genio <strong>di</strong> Puccini, in grado <strong>di</strong> dare una <strong>di</strong>mensione internazionale alla<br />

sua produzione novecentesca, che si conclude magnificamente con l’incompiuta Turandot.<br />

Contemporaneamente, però, una nuova generazione si affaccia alla ribalta: giovani poco<br />

più che ventenni (ben presto saranno definiti “Generazione dell’Ottanta”) Alfredo Casella,<br />

Ottorino Respighi, Gianfrancesco Malipiero e Ildebrando Pizzetti sentono la<br />

forte esigenza <strong>di</strong> svecchiare il <strong>di</strong>battito culturale italiano. Con<strong>di</strong>videndo il rifiuto assoluto<br />

della tra<strong>di</strong>zione melodrammatica romantica e verista, stabiliscono <strong>di</strong> concentrare<br />

la loro creatività nel genere strumentale, accostandosi ai movimenti d’avanguar<strong>di</strong>a, ma


anche ad<strong>di</strong>tando un provvidenziale ritorno alla tra<strong>di</strong>zione italiana sei e settecentesca.<br />

Uno degli aspetti più interessanti della vita musicale italiana del primo Novecento consiste<br />

infatti nella riscoperta del repertorio tardo-rinascimentale e barocco, che viene<br />

riesumato da polverosi fon<strong>di</strong> <strong>di</strong> biblioteca, ripubblicato ed eseguito davanti a un pubblico<br />

sempre più attento.<br />

L’operazione e<strong>di</strong>toriale più impegnativa e <strong>di</strong> maggior portata culturale è la pubblicazione<br />

dei Classici della Musica Italiana, patrocinata da Gabriele D’Annunzio a partire<br />

dal 1919, all’interno della quale spiccano per importanza gli opera omnia <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o<br />

Montever<strong>di</strong> nella revisione <strong>di</strong> G.F. Malipiero. Un’altra conquista e<strong>di</strong>toriale dalle conseguenze<br />

eccezionali sarà l’acquisizione da parte della Biblioteca Universitaria <strong>di</strong><br />

<strong>Torino</strong> dei due preziosissimi fon<strong>di</strong> “Foà” e “Giordano” (1927-1<strong>93</strong>0), grazie ai quali<br />

tornerà alla luce il più ampio patrimonio esistente <strong>di</strong> manoscritti vival<strong>di</strong>ani, avviando<br />

la grande riscoperta <strong>di</strong> uno degli autori italiani oggi più amati.<br />

Il futurismo, l’avanguar<strong>di</strong>a italiana<br />

Negli anni che precedono la Grande Guerra si abbatte sul tranquillo mondo culturale<br />

italiano una bufera iconoclasta: le “serate futuriste“, organizzate in numerose città,<br />

riescono infatti a sorprendere con la loro anticonvenzionalità anche gli spettatori<br />

più aggiornati. Il movimento, che darà il suo contributo più rilevante nell’ambito delle<br />

arti visive e della letteratura, prende avvio dal «Manifesto futurista» lanciato da<br />

Filippo Tommaso Marinetti nel 1909 e otterrà presto risonanza internazionale. Futurismo<br />

vuol <strong>di</strong>re modernità, culto della macchina e della velocità, ma anche nazionalismo<br />

esasperato e aggressività, glorificazione della guerra e abolizione dei luoghi<br />

istituzionali dell’arte. In ambito musicale il personaggio più in vista è Francesco Balilla<br />

Pratella, autore della Musica Futurista per orchestra (1913) e dell’opera L’aviatore<br />

Dro (1920). Le novità più curiose, invece, provengono dalle teorie <strong>di</strong> Luigi<br />

Russolo e dalle sue invenzioni: l’intonarumori e il rumorharmonium sono strumenti<br />

musicali composti da ronzatori, ululatori, rombatori, stropicciatori, scoppiatori, sibiliatori<br />

e simili: il rumore deve ormai soppiantare il suono. D’altronde, scrive Russolo<br />

nel 1913, «Beethoven e Wagner ci hanno squassato i nervi e il cuore per molti anni.<br />

Ora ne siamo sazi e go<strong>di</strong>amo molto <strong>di</strong> più nel combinare idealmente dei rumori <strong>di</strong><br />

tram, <strong>di</strong> motori a scoppio, <strong>di</strong> carrozze e <strong>di</strong> folle vocianti…».<br />

Nel dopoguerra il futurismo vive una seconda vitale stagione, al centro della quale<br />

si pongono le ar<strong>di</strong>te performances teatrali («<strong>Teatro</strong> della Sorpresa», «<strong>Teatro</strong> della<br />

Pantomima Futurista») e musicali (le «Serate rumoristiche» al Théâtre des Champs<br />

Elysées <strong>di</strong> Parigi); col tempo alcuni artisti confluiranno in altre correnti d’avanguar<strong>di</strong>a<br />

come cubismo e surrealismo, mentre il movimento finirà per trovarsi in perfetto<br />

allineamento con il regime fascista. Da non trascurare, tuttavia, l’apporto del futurismo<br />

alla creazione <strong>di</strong> altri importanti movimenti, come il dadaismo, il futurismo<br />

russo, la più recente musica concreta.<br />

9


Negli stessi anni si verifica un notevole sviluppo <strong>di</strong> attività musicali: nascono perio<strong>di</strong>ci<br />

<strong>di</strong> critica, si avviano gli stu<strong>di</strong> musicologici grazie all’istituzione <strong>di</strong> corsi universitari <strong>di</strong><br />

Storia della Musica (il primo dei quali viene assegnato ad Alberto Gentili a <strong>Torino</strong>), si<br />

formano corali orfeoniche (ovvero <strong>di</strong> <strong>di</strong>lettanti) e orchestre sinfoniche. Tra queste si<br />

<strong>di</strong>stingue l’Orchestra Sinfonica dell’ente ra<strong>di</strong>ofonico nazionale EIAR (la futura RAI),<br />

che inaugura ufficialmente le sue stagioni nel 1<strong>93</strong>3.<br />

In un panorama così vivace, la <strong>di</strong>dattica occupa un ruolo rilevante: mentre alcuni compositori,<br />

tra cui Alfredo Casella, creano pagine <strong>di</strong> facile ascolto in ambito <strong>di</strong>chiaratamente<br />

infantile (Pupazzetti, 1915, Un<strong>di</strong>ci pezzi facili, 1920), altri artisti si votano interamente<br />

alla causa dell’educazione musicale dei piccoli. È il caso <strong>di</strong> Elisabetta Oddone (1878-<br />

1972), compositrice e cantante milanese, che nel 1921 fonda la FAMI (Federazione Au<strong>di</strong>zioni<br />

Musicali Infantili) con la quale collaboreranno musicisti importanti come<br />

Francesco Balilla Pratella, il giovanissimo Nino Rota, e il nostro Luigi Ferrari Trecate.<br />

La vita <strong>di</strong> Luigi Ferrari Trecate<br />

Nato ad Alessandria nel 1884, Luigi Ferrari Trecate<br />

inizia gli stu<strong>di</strong> musicali da bambino; in seguito<br />

al trasferimento della famiglia, do<strong>di</strong>cenne comincia<br />

a frequentare il Liceo Musicale «G. Rossini» <strong>di</strong> Pesaro,<br />

dove stu<strong>di</strong>a con Pietro Mascagni e conosce<br />

Giovacchino Forzano, suo compagno <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>.<br />

L’esor<strong>di</strong>o come compositore avviene nel 1900 con<br />

Regina Ester, scene bibliche <strong>di</strong> A. Montanari, seguito<br />

nel 1903 dal poema sinfonico Il corsaro (da<br />

Byron) e dall’atto unico Galvina, da Ossian (1904),<br />

acclamato dal pubblico, ma <strong>di</strong>strutto in seguito<br />

dall’autore assieme alle opere precedenti. Di maggior<br />

rilevanza è inizialmente l’attività organistica,<br />

che gli permetterà <strong>di</strong> collaudare strumenti importanti,<br />

tra cui l’organo del Duomo <strong>di</strong> Milano, <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare<br />

organista della Santa Casa <strong>di</strong> Loreto e,<br />

successivamente, della Basilica <strong>di</strong> Valle <strong>di</strong> Pompei. Dal 1913 insegna organo e composizione<br />

organistica presso il Conservatorio <strong>di</strong> Parma, portando la sua classe a livelli <strong>di</strong> notorietà<br />

nazionale. Gli impegni <strong>di</strong>dattici lo occuperanno per tutta la vita, dapprima come<br />

insegnante a Bologna, infine come <strong>di</strong>rettore del Conservatorio <strong>di</strong> Parma. Ferrari Trecate<br />

raggiunge una <strong>di</strong>screta notorietà anche grazie alla rappresentazione <strong>di</strong> numerose opere<br />

ispirate al mondo dei bambini: Ciottolino (scritta nel 1904 ma rappresentata solo nel<br />

1922), Pierozzo (sempre nel ‘22), La Bella e il Mostro (‘25), molto apprezzata da Arturo<br />

Toscanini, Le astuzie <strong>di</strong> Bertoldo (‘30), Ghirlino (‘40), Buricchio, avventure <strong>di</strong> un monello<br />

(‘48), L’orso re (‘50) e infine La capanna dello zio Tom, allestita nel 1953, un<strong>di</strong>ci anni<br />

prima della morte, avvenuta a Roma nel 1964.<br />

10


La vita <strong>di</strong> Giovacchino Forzano<br />

Personalità sfaccettata e inquieta, figura <strong>di</strong> primo<br />

piano nel panorama artistico <strong>di</strong> inizio Novecento,<br />

Giovacchino Forzano fu librettista, regista e autore<br />

<strong>di</strong> teatro, regista d’opera e cinematografico.<br />

Stu<strong>di</strong>a me<strong>di</strong>cina, ma si laurea infine in giurisprudenza;<br />

pratica il giornalismo e la narrativa e fonda<br />

gli stu<strong>di</strong> cinematografici «Tirrenia» a Livorno.<br />

Nato in Toscana a Borgo San Lorenzo nel 1883,<br />

stu<strong>di</strong>a canto presso il Conservatorio «G. Rossini»<br />

<strong>di</strong> Pesaro, dove stringe una forte amicizia con Ferrari<br />

Trecate. Dal sodalizio nascono alcune opere in<br />

seguito <strong>di</strong>strutte dal compositore e infine Ciottolino.<br />

Ben più rilevanti le collaborazioni con Giacomo<br />

Puccini, per il quale realizza Suor Angelica e Gianni<br />

Schicchi, Pietro Mascagni (Lodoletta e Il piccolo<br />

Marat), Umberto Giordano (Il re), Ruggero Leoncavallo<br />

(La reginetta delle rose e La can<strong>di</strong>data) e<br />

Ermanno Wolf-Ferrari (Sly).<br />

In qualità <strong>di</strong> giornalista Forzano collabora con testate <strong>di</strong> portata nazionale come «La<br />

Stampa», «La Nazione», « Il Corriere della Sera» e «Il giornale d’Italia», <strong>di</strong>rige «Il<br />

corriere apuano» e fonda il perio<strong>di</strong>co umoristico «Cirano».<br />

I suoi romanzi popolari raggiungono vasta <strong>di</strong>ffusione, ma nella maturità l’artista si de<strong>di</strong>cherà<br />

unicamente alla sua vocazione più autentica: il teatro. Le regie d’opera <strong>di</strong> Forzano<br />

sono caratterizzate dalla ricerca <strong>di</strong> gran<strong>di</strong>osità e sfarzo: le gran<strong>di</strong> scene <strong>di</strong> massa,<br />

con alberi e animali vivi, concordano col gusto pompier dell’epoca fascista e trovano piena<br />

realizzazione nei gran<strong>di</strong> spazi dell’Arena <strong>di</strong> Verona. Direttore degli allestimenti al <strong>Teatro</strong><br />

alla Scala e al <strong>Regio</strong> <strong>di</strong> <strong>Torino</strong>, firma inoltre regie al San Carlo <strong>di</strong> Napoli, alla Fenice <strong>di</strong><br />

Venezia, al Carlo Felice <strong>di</strong> Genova, nonché in <strong>di</strong>verse capitali europee. Cura <strong>di</strong>verse<br />

“prime” importanti, quali Il trittico e Turandot <strong>di</strong> Puccini, Nerone <strong>di</strong> Boito, La cena delle<br />

beffe <strong>di</strong> Giordano, Debora e Jaele <strong>di</strong> Pizzetti e Belfagor <strong>di</strong> Respighi. Nel 1<strong>93</strong>0 Forzano<br />

si fa promotore delle stagioni del «Carro <strong>di</strong> Tespi», un’operazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgazione culturale<br />

grazie alla quale <strong>di</strong>versi allestimenti facilmente trasportabili vengono rappresentati<br />

in numerose “piazze” italiane. Personaggio gra<strong>di</strong>to alle alte sfere del regime, Forzano<br />

realizza il film <strong>di</strong> propaganda Camicia nera (1<strong>93</strong>3) e collabora con Mussolini nella stesura<br />

<strong>di</strong> tre drammi: Campo <strong>di</strong> maggio, Villafranca e Cesare. Muore a Roma nel 1970.<br />

11


12<br />

La musica al tempo <strong>di</strong> Ciottolino<br />

1900 Giacomo Puccini, Tosca<br />

1902 Claude Debussy, Pelléas et Mélisande<br />

1904 Giacomo Puccini, Madama Butterfly<br />

1905 Claude Debussy, La mer, schizzi sinfonici<br />

1908 Maurice Ravel, Ma mère l’Oye, per pianoforte *<br />

Claude Debussy, Children’s corner, per pianoforte *<br />

1910 Giacomo Puccini, La fanciulla del West<br />

1912 Maurice Ravel, Daphnis et Chloé, balletto<br />

Arnold Schönberg, Pierrot lunaire<br />

1913 Igor Stravinskij, Le sacre du printemps, balletto<br />

Claude Debussy, La boîte à joujoux, balletto per bambini *<br />

1915 Alfredo Casella, Pupazzetti, per pianoforte a quattro mani *<br />

1916 Ottorino Respighi, Le fontane <strong>di</strong> Roma, poema sinfonico<br />

1917 Giacomo Puccini, La ron<strong>di</strong>ne<br />

1918 Giacomo Puccini, Trittico (Il tabarro, Suor Angelica, Gianni Schicchi)<br />

1919 Igor Stravinskij, Pulcinella, balletto<br />

1920 Alfredo Casella, Un<strong>di</strong>ci pezzi infantili, per pianoforte *<br />

1921 Sergeij Prokof’ev, L’amore delle tre melarance<br />

1923 Arnold Schönberg, Suite per pianoforte op. 25<br />

1924 Giacomo Puccini, Turandot<br />

Ottorino Respighi, I pini <strong>di</strong> Roma, poema sinfonico<br />

1925 Maurice Ravel, L’enfant et les sortilèges, fiaba lirica *<br />

* Brano ispirato al mondo dei bambini, o composto con finalità <strong>di</strong>dattiche


«CIOTTOLINO», CENTO ANNI MA NON SI DIREBBE…<br />

La creazione <strong>di</strong> Ciottolino risale al 1904: due amici<br />

ventenni, durante una vacanza estiva, si incontrano<br />

per ideare un soggetto originale adatto a una fiaba<br />

per musica. Dalla collaborazione tra Luigi Ferrari<br />

Trecate e Giovacchino Forzano nasce quin<strong>di</strong> Ciottolino,<br />

deliziosa piccola opera “per” e “con” bambini:<br />

non solo, quin<strong>di</strong>, uno spettacolo rivolto<br />

principalmente a un pubblico <strong>di</strong> fanciulli, ma concepito<br />

per assegnare i ruoli principali a giovanissimi<br />

esecutori.<br />

Gli autori si <strong>di</strong>chiaravano debitori al modello tedesco<br />

<strong>di</strong> Hänsel und Gretel, l’opera <strong>di</strong> E. Humper<strong>di</strong>nck<br />

che un decennio prima aveva ottenuto un successo<br />

eclatante; in realtà, il mondo del melodramma ita-<br />

CIOTTOLINO<br />

Fiaba musicale<br />

in due atti e tre quadri<br />

per la gioventù<br />

Libretto <strong>di</strong> Giovacchino Forzano<br />

Musica <strong>di</strong> Luigi Ferrari Trecate<br />

Prima rappresentazione:<br />

8 febbraio 1922<br />

<strong>Teatro</strong> dei Piccoli, Roma<br />

liano costituiva un punto <strong>di</strong> riferimento sicuro per due studenti <strong>di</strong> conservatorio; nella<br />

loro opera è facile in<strong>di</strong>viduare, infatti, l’influsso della lunga tra<strong>di</strong>zione operistica italiana<br />

che si rivela nello stile delle linee melo<strong>di</strong>che e nella struttura a “numeri chiusi”. Il soggetto<br />

fiabesco, inoltre, rendeva inevitabile l’omaggio esplicito all’ultimo capolavoro ver<strong>di</strong>ano,<br />

Falstaff, che con Ciottolino con<strong>di</strong>videva il suggestivo scorcio sul magico mondo <strong>di</strong><br />

fate e folletti (finti, è vero, ma in fondo anche il grande e grosso Falstaff, intimorito e<br />

ammaliato come il piccolo Ciottolino, ci crede, eccome!), categorie <strong>di</strong> personaggi del tutto<br />

assenti nel dramma italiano eroico o verista, ma giunti <strong>di</strong>rettamente dalle brume del romanticismo<br />

nor<strong>di</strong>co con pieno <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza nel genere della fiaba.<br />

Una volta composta, l’opera dovette attendere <strong>di</strong>versi anni prima <strong>di</strong> essere messa in<br />

scena: ciò avvenne finalmente l’8 febbraio 1922 a opera del «<strong>Teatro</strong> dei Piccoli» <strong>di</strong> Vittorio<br />

Podrecca, la notevolissima compagnia <strong>di</strong> marionette fondata nel 1914 e ormai celebre<br />

nel mondo. Il successo fu eccezionale, tanto da meritare ben settanta repliche e<br />

giu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> critica entusiasti. Dalle parole <strong>di</strong> Francesco Balilla Pratella, ad esempio, compren<strong>di</strong>amo<br />

che l’obiettivo iniziale era stato pienamente centrato: «Senza esagerazioni<br />

possiamo affermare che con Ciottolino abbiamo un Hänsel e Gretel italiano.» L’esigente<br />

critico Domenico Alaleona, inoltre, lodava il compositore come «artista <strong>di</strong> gusto superiore»,<br />

mentre sulla «Gazzetta <strong>di</strong> Parma» Carlo Jachino in seguito avrebbe apprezzato<br />

la musica <strong>di</strong> Ferrari Trecate in quanto «scevra da ogni grottesco tentativo <strong>di</strong> modernismo<br />

a oltranza», ma anzi dotata <strong>di</strong> «chiarezza e signorilità nella linea melo<strong>di</strong>ca, varietà<br />

e spontaneità dei ritmi, strumentale leggero ma sempre efficace». Insomma, concludeva<br />

il critico, «questa piccola opera ci <strong>di</strong>verte, ci commuove talvolta, sempre ci convince.»<br />

Il cammino <strong>di</strong> Ciottolino proseguì sicuro attraverso successivi allestimenti senza marionette,<br />

con bambini e cantanti “veri“, al Politeama «Virginia Marini» e al <strong>Teatro</strong> Municipale<br />

<strong>di</strong> Alessandria; infine, ancora con i «Piccoli», partì alla volta del mondo intero: Inghilterra,<br />

Spagna, Germania, Danimarca, Polonia, Svezia, Norvegia, Belgio, Svizzera, Francia,<br />

Messico, Stati Uniti, Cuba, Turchia, Egitto… ovunque l’interminabile tournée facesse<br />

13


tappa, la simpatia e l’incanto del nostro eroe bambino conquistavano le platee <strong>di</strong> piccoli<br />

e gran<strong>di</strong> spettatori. La fortuna dell’opera, però, subì un brusco arresto dopo l’ultima ripresa<br />

al <strong>Teatro</strong> Reinach <strong>di</strong> Parma, nel 1928; per lunghi decenni Ciottolino rimase silenzioso,<br />

fino al dovuto recupero, avvenuto grazie a nuovi stu<strong>di</strong> musicologici (confluiti nella<br />

tesi <strong>di</strong> laurea in Didattica della Musica <strong>di</strong>scussa da Giovanna Piga presso il Conservatorio<br />

«G. Ver<strong>di</strong>» <strong>di</strong> <strong>Torino</strong>) e alle indagini sul territorio svolte dall’Osservatorio dell’Immaginario<br />

Giovanile, coronati dall’allestimento sulle scene del Piccolo <strong>Regio</strong> <strong>di</strong> <strong>Torino</strong> durante<br />

la stagione 2003-04.<br />

Cos’è un’opera?<br />

Abbiamo parlato spesso <strong>di</strong> opera o melodramma; ma <strong>di</strong> cosa si tratta esattamente?<br />

L’opera lirica o melodramma è un genere teatrale nel quale ci si esprime col recitar<br />

cantando, una speciale tecnica artistica che unisce azione (gestualità, movimento) e<br />

musica (canto accompagnato). Ma nell’opera c’è molto <strong>di</strong> più: magnifiche scenografie,<br />

splen<strong>di</strong><strong>di</strong> costumi, un testo poetico e talvolta danza.<br />

La struttura dell’opera si compone <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse parti:<br />

Il testo poetico si chiama libretto ed è or<strong>di</strong>nato in atti, a loro volta sud<strong>di</strong>visi in<br />

scene.<br />

La struttura musicale, oltre a seguire l’articolazione in atti e scene, utilizza altri<br />

elementi che cambiano molto a seconda del periodo storico. In linea generale, però,<br />

si possono così descrivere:<br />

● la sinfonia d’opera, un brano orchestrale che precede l’apertura del sipario; talvolta<br />

è sostituita da un più breve prelu<strong>di</strong>o, che può precedere anche ogni singolo<br />

atto (in Ciottolino ci sono brevi prelu<strong>di</strong> all’atto I e all’atto II, scena I; il prelu<strong>di</strong>o<br />

I si ripete prima della scena finale)<br />

● l’aria, un brano vocale solistico nel quale il personaggio esprime uno stato d’animo,<br />

un sentimento, un proposito, (atto II, Risplende il bosco)<br />

14<br />

● il recitativo, parte determinante per il susseguirsi degli avvenimenti, ma in cui il<br />

canto è molto semplificato (atto I, il nonno e il babbo giocano a carte)<br />

● i pezzi d’assieme (duetto, terzetto, ecc.), o concertati, in cui più personaggi cantano<br />

insieme, a volte accompagnati dal coro; le parole non si capiscono sempre<br />

perfettamente, ma la bellezza dell’intreccio <strong>di</strong> voci e il carattere generale del<br />

pezzo favoriscono la comprensione del senso generale; (atto II, scena I, dopo<br />

l’ingresso dei Sapienti)<br />

● i cori, nei quali il personaggio collettivo della folla agisce o commenta lo sviluppo<br />

della vicenda (atto II, Gaie e vispe siam fatine, Gnomi siamo)<br />

● i balletti, non sempre presenti, che arricchiscono la rappresentazione (atto II,<br />

balletto delle Fate)


LA TRAMA<br />

Atto I<br />

Ciao, sono Ciottolino, abito in campagna e sono un bambino allegro e vivace… a volte un<br />

po’ troppo, <strong>di</strong>ce la mamma. La mia famiglia è composta dal babbo, dalla mamma, dal nonno<br />

e da me. Ah, sì, c’è anche quella piagnucolosa <strong>di</strong> mia sorella Nina. Quando io voglio giocare,<br />

lei ha sempre qualche lamentela. Uffa! L’altra sera, per esempio, mentre la mamma<br />

preparava la cena, stavamo facendo ripiglino (lo conosci? nooo?), ma la Nina si è stufata<br />

subito. Io ho cercato <strong>di</strong> convincerla a continuare (va beh, le ho anche dato una tiratina<br />

alle trecce, ma non le ho fatto male, davvero!), invece lei ha cominciato a frignare e la<br />

mamma sai a chi ha dato la colpa? A me, naturalmente! A momenti andavo a letto senza<br />

cena! Per fortuna il nonnino ha cominciato a raccontarci una bella fiaba, anzi la mia fiaba<br />

preferita: Ciuffettino. Sai, quella del ragazzino che <strong>di</strong>venta re… Come uno e due fa tre,<br />

Ciuffettino è fatto re! Questa sì è una bella morale! Quanto vorrei conoscere ‘sto Ciuffettino…<br />

ha anche un nome bellissimo, mi ricorda, non so… Ciottolino!<br />

Quando stava per arrivare il momento più bello della fiaba, è arrivato il babbo, super<br />

stanco per il duro lavoro e super affamato. Per cena c’era solo polenta, dato che la nostra<br />

famiglia non è molto ricca, anzi, per niente; il babbo ha anche chiesto alla mamma come<br />

mi ero comportato, e lì un’altra sgridata. L’ho detto, quella sera andava tutto storto. Finalmente<br />

è arrivata l’ora <strong>di</strong> andare a nanna: ho detto la preghierina e… bum! Sono crollato<br />

in un sonno profondo.<br />

Atto II<br />

Quadro I<br />

…ed eccomi nel Bosco <strong>di</strong> Bistorco, nel Paese delle Fate. Qua tutto è bello: l’erba è verde,<br />

il castello è d’oro, la porta è azzurra, il coro delle Fate melo<strong>di</strong>oso. Una favola! Ma la cosa<br />

più curiosa è che le Fate stavano aspettando proprio me: hanno bisogno <strong>di</strong> eleggere il<br />

loro re. Che bellezza! Come Ciuffettino! Anche gli Gnomi sono felici <strong>di</strong> avere un sovrano<br />

come me; mi viene dato uno scettro, un trono luccicante e, devo proprio <strong>di</strong>rlo, sono un<br />

gran bel re! Ma ecco che si avvicinano dei tizi che non mi fanno immaginare niente <strong>di</strong><br />

buono: lunghe barbe, aria solenne… vuoi vedere che devo essere interrogato anche qui?<br />

Ma in che razza <strong>di</strong> Paese delle Fate sono capitato? Adesso vogliono che legga il libro<br />

delle tasse; e chi è capace? Non so neanche leggere bene, a scuola mi sono <strong>di</strong>menticato<br />

<strong>di</strong> imparare. Quasi quasi mi viene voglia <strong>di</strong> tirare la barba a questo Sapiente, che mi<br />

sembra il più brontolone. Uh, che permaloso! Neanche la Nina si offende tanto! Altro<br />

che re, adesso mi legano a un albero e mi abbandonano alle grinfie dell’Orco cattivo,<br />

brutto e anche sporco! Una paura tremenda! C’è un buio… E nessuno, <strong>di</strong>co nes-su-no che<br />

mi venga a salvare. Qui bisogna che urli più forte che posso: Aiu…<br />

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Quadro II<br />

…tooo!<br />

«Perché gri<strong>di</strong>?», fa la mamma. Ah, finalmente qualcuno si è accorto <strong>di</strong> me! Possibile che<br />

<strong>di</strong> fronte a un Orco simile me la debba cavare da solo? «Quale Orco?» chiedono il nonno<br />

e Nina. Già, quale Orco? E dove sono finiti il trono, il castello, le Fate…? Vuoi vedere<br />

che non sono neanche più re? Infatti mi trovavo <strong>di</strong> nuovo nel mio lettino, nella mia cameretta,<br />

esausto per il brutto sogno, ma felice perché tutto tornava familiare e rassicurante.<br />

Come erano cari la mamma, il babbo, il nonno, la mia sorellina! Ormai era l’alba:<br />

mentre da fuori arrivava il canto del babbo e degli altri conta<strong>di</strong>ni che andavano verso i<br />

campi, il nonno ha abbracciato forte me e Nina e ridendo abbiamo ricordato la canzone<br />

<strong>di</strong> Ciuffettino: come uno e due fa tre, Ciuffettino è fatto re! Però anche re Ciottolino<br />

non era male…<br />

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UN MODELLO LETTERARIO:<br />

«LE AVVENTURE DI CIUFFETTINO»<br />

La storia <strong>di</strong> Ciottolino è ricalcata sul modello <strong>di</strong> una fiaba molto <strong>di</strong>ffusa agli inizi del<br />

Novecento: Le avventure <strong>di</strong> Ciuffettino <strong>di</strong> Enrico Novelli (1902).<br />

L’autore<br />

Enrico de’ Conti Novelli da Bertinoro (Pisa, 1876 –<br />

Firenze, 1943), in arte Yambo, fu un artista poliedrico<br />

e anticonvenzionale. Era figlio del celebre attore<br />

Ermete Novelli, a sua volta insofferente<br />

rampollo <strong>di</strong> un’illustre casata nobiliare dalla quale si<br />

era tormentosamente staccato per seguire la vocazione<br />

artistica teatrale, cosa all’epoca inammissibile<br />

presso le famiglie perbene. Ricalcando le orme del<br />

padre, figura comunque ingombrante, il giovane Enrico<br />

scelse <strong>di</strong> camminare autonomamente, abbandonando<br />

quel cognome scomodo e adottando il<br />

<strong>di</strong>vertente pseudonimo, scovato grazie alle assidue<br />

letture dei giornali <strong>di</strong> viaggi in terre lontane. Yambo<br />

cominciò la sua prolifica produzione letteraria quasi<br />

bambino: i suoi primi romanzi rivelavano già il talento<br />

per le avventure fantascientifiche (un genere<br />

estremamente innovativo, in quegli anni), filone che<br />

l’autore non abbandonò mai e grazie al quale ottenne enorme fortuna presso generazioni <strong>di</strong><br />

lettori. Leggiamo, ad esempio, in una lettera <strong>di</strong> Cesare Pavese a un amico: «Ho passato l’inverno<br />

a leggere Salgari e il ciclo dei tre moschettieri… e se trovo un Yambo rinver<strong>di</strong>sco.»<br />

L’eclettica personalità dell’autore si espresse anche in ambito giornalistico, fumettistico,<br />

cinematografico e teatrale; in tutte le sue creazioni aleggiava una squisita vena <strong>di</strong> ironia,<br />

talvolta spinta alla satira, come testimonia la sua collaborazione con Trilussa al perio<strong>di</strong>co<br />

«Il travaso delle idee». Delizioso il suo tratto <strong>di</strong> illustratore, spesso combinato all’attività<br />

<strong>di</strong> giornalista: accanto agli articoli scritti per i quoti<strong>di</strong>ani «La Sera» <strong>di</strong> Milano, o per «La<br />

Nazione» <strong>di</strong> Firenze, infatti, Yambo amava inserire i suoi “pupazzetti”, buffe figurine <strong>di</strong><br />

commento agli argomenti trattati nel testo. Sulle pagine del perio<strong>di</strong>co <strong>di</strong> fumetti «Pupazzetto»,<br />

inoltre, Yambo prendeva <strong>di</strong> mira personaggi pubblici onorati e celebrati come Gabriele<br />

D’Annunzio, le cui glorie furono garbatamente derise in Pupazzetto della Francesca<br />

da Rimini e Pupazzetto della figlia <strong>di</strong> Iorio (1906); o, ancora, ne Il pupazzetto navale, o<br />

dramma navarcale del Pupazzetto (1908).<br />

Nazionalista e interventista convinto, Yambo <strong>di</strong>ede un seguito al suo Ciuffettino con Ciuffettino<br />

alla guerra (1916); in seguito lanciò accese campagne anti-austriache nei romanzi<br />

La rivincita <strong>di</strong> Lissa e Gorizia fiammeggiante, che, in tarda epoca fascista e in clima <strong>di</strong> filonazismo,<br />

gli causarono problemi <strong>di</strong> censura da parte del regime. Morì a Firenze nel 1943<br />

per un attacco <strong>di</strong> cuore durante un bombardamento aereo.<br />

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Il protagonista<br />

Pubblicato nel 1902, Le avventure <strong>di</strong> Ciuffettino ottenne larga e duratura <strong>di</strong>ffusione<br />

come libro <strong>di</strong> lettura per bambini.<br />

Il carattere birichino (oggi si <strong>di</strong>rebbe “trasgressivo”) del protagonista, una specie <strong>di</strong><br />

Pinocchio in carne e ossa, è ben raffigurato dall’impertinente ciocca <strong>di</strong> capelli che non<br />

vuole saperne <strong>di</strong> stare al suo posto, ma si erge come un punto interrogativo verso le convenzioni<br />

del mondo dei gran<strong>di</strong> (a proposito: chi non ricorda i “ciuffettini” ribelli della<br />

simpaticissima ed emancipata Pippi Calzelunghe?). Va da sé che un simile atteggiamento<br />

coraggioso e <strong>di</strong>subbi<strong>di</strong>ente trascini Ciuffettino in una serie <strong>di</strong> peripezie, alcune delle<br />

quali, fortunatamente, a lieto fine. Come ormai ben sappiamo, Ciuffettino riesce ad<strong>di</strong>rittura<br />

a <strong>di</strong>ventare re del Paese delle Fate!<br />

In tempi più recenti, durante gli anni della contestazione giovanile, Ciuffettino ha vissuto<br />

il suo ultimo momento <strong>di</strong> popolarità, <strong>di</strong>venendo il piccolo eroe, ribelle ma tenero, <strong>di</strong> uno<br />

sceneggiato televisivo in sei puntate trasmesso dalla RAI nel 1969-70. Solo e lontano<br />

dai genitori, ma accompagnato dal fido cane Melampo, Ciuffettino affrontava anche sullo<br />

schermo avventure <strong>di</strong> ogni genere e animali terribili come il Lupo Mannaro, riuscendo a<br />

conquistarsi le simpatie dei bambini <strong>di</strong> ieri, così come aveva affascinato i loro genitori<br />

e nonni. Chissà se piacerebbe ancora alla generazione iper-tecnologica <strong>di</strong> oggi?<br />

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PROPOSTE DI STUDIO INTERDISCIPLINARE<br />

Parte generale:<br />

● Cos’è e come si allestisce un’opera lirica<br />

● Breve storia dell’opera<br />

Il contesto storico-culturale:<br />

● Italia ed Europa all’inizio del Novecento: la seconda rivoluzione industriale, la<br />

belle époque, la Grande Guerra, il sorgere delle <strong>di</strong>ttature<br />

● La musica e le arti durante il primo Novecento in Europa e in Italia<br />

La fonte letteraria:<br />

● Yambo, Le avventure <strong>di</strong> Ciuffettino, 1902<br />

● Il genere letterario della fiaba<br />

Il modello musicale:<br />

● Engelbert Humper<strong>di</strong>nck (1854 – 1921), Hänsel und Gretel, 18<strong>93</strong><br />

Il compositore:<br />

● Luigi Ferrari Trecate (1884 – 1964)<br />

Il librettista:<br />

● Giovacchino Forzano (1883 – 1970)<br />

L’opera:<br />

● L’intreccio<br />

● La struttura del libretto<br />

● La struttura musicale<br />

● Il sistema dei personaggi e la loro connotazione musicale<br />

● L’orchestrazione<br />

Per approfon<strong>di</strong>re:<br />

● Il teatro <strong>di</strong> marionette e l’opera lirica<br />

● Musica e <strong>di</strong>dattica<br />

● La presenza del soprannaturale nella tra<strong>di</strong>zione romantica europea e italiana<br />

● Il dualismo sogno-realtà nell’arte e nella psicanalisi<br />

● Il rapporto del bambino con gli adulti<br />

● La struttura sociale e familiare nell’Italia del primo Novecento<br />

● Letteratura per l’infanzia ieri e oggi: stile e contenuti<br />

● Ricerca iconografica<br />

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FIABE IN MUSICA NEL PRIMO NOVECENTO<br />

TRA LIBRI, DISCHI E RAPPRESENTAZIONI SCENICHE<br />

<strong>di</strong> Pompeo Vagliani – Fondazione Tancre<strong>di</strong> <strong>di</strong> Barolo, Museo della Scuola e del Libro<br />

per l’Infanzia<br />

La fiaba in musica per l’infanzia si afferma in Italia nei primi decenni del Novecento a<br />

seguito dell’interesse crescente <strong>di</strong> musicisti, artisti e autori per questo genere, inteso<br />

come forma espressiva specifica e con valenza non solo educativa o <strong>di</strong> intrattenimento.<br />

Mentre sono abbastanza rare le produzioni operistiche vere e proprie destinate anche<br />

a un pubblico <strong>di</strong> ragazzi, la musica entra come protagonista nella maggior parte delle<br />

rappresentazioni teatrali imperniate sulla riduzione <strong>di</strong> fiabe classiche o sulla proposta<br />

<strong>di</strong> nuove fiabe che vedono in scena marionette, attori bambini o attori, cantanti e musicisti<br />

professionisti.<br />

L’e<strong>di</strong>toria per l’infanzia, sensibile al progressivo affermarsi del fenomeno, propone libri<br />

<strong>di</strong> canzoncine provenienti dalla tra<strong>di</strong>zione popolare, ma anche testi <strong>di</strong> teatro per ragazzi,<br />

spartiti illustrati e libri <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgazione che si prefiggono <strong>di</strong> avvicinare i lettori alla musica,<br />

e ai primi elementi della teoria, attraverso libri illustrati più accattivanti e coinvolgenti<br />

<strong>di</strong> quanto non fossero i “normali” testi <strong>di</strong> educazione musicale. Non solo, molti<br />

dei personaggi che si affacciano in quegli anni sulla scena dei nuovi perio<strong>di</strong>ci e libri per<br />

l’infanzia, <strong>di</strong>ventano protagonisti <strong>di</strong> allestimenti teatrali e musicali.<br />

Negli anni ‘20 si afferma la fiaba poetica per la cui rappresentazione si dà vita in tutta<br />

Italia a numerosi “Teatri della Fiaba”.<br />

I più significativi scrittori per l’infanzia come Giuseppe Fanciulli e Arpalice Cuman Pertile<br />

scrivono nuovi testi <strong>di</strong> grande suggestione e la musica contribuisce a esprimere tutte<br />

le sfumature, la levità inconsistente e meravigliosa del testo che <strong>di</strong>viene un “sogno melico”<br />

grazie a musicisti come Elisabetta Oddone, Mario Pieraccini, Balilla Pratella, Mario<br />

Castelnuovo Tedesco.<br />

I nuovi me<strong>di</strong>a che si vanno affermando negli anni Trenta e Quaranta, dal fonografo alla<br />

ra<strong>di</strong>o, spingono inoltre case <strong>di</strong>scografiche e case e<strong>di</strong>trici a produrre <strong>di</strong>schi e soprattutto<br />

libri/<strong>di</strong>schi, cofanetti in cui testi della fiaba, immagini e musica possono essere integrati.<br />

A innovare completamente il panorama del teatro musicale per l’infanzia (ma non solo)<br />

contribuisce in particolare il “fenomeno Podrecca” che nel 1914 inizia a creare e a mettere<br />

in scena a Roma le sue marionette, i “Piccoli”, al Palazzo Odescalchi, che <strong>di</strong>venterà<br />

il «<strong>Teatro</strong> dei Piccoli» nel dopoguerra, coinvolgendo come scenografi Angoletta, Cambellotti,<br />

Depero, Pompei, Prampolini, Tofano e altri artisti <strong>di</strong> primo piano.<br />

Nel progetto <strong>di</strong> Podrecca la musica occupa un posto centrale sia nelle accurate riproposte<br />

<strong>di</strong> opere del Sette e Ottocento, sia nella elaborazione <strong>di</strong> nuove operine de<strong>di</strong>cate all’infanzia.<br />

La bella dormente nel bosco, fiaba musicale in tre atti reinventata con<br />

leggerezza e ironia da Gian Bistolfi e musicata da Ottorino Respighi esce in prima nel<br />

1919 e dal 1922 entra stabilmente nel repertorio, raggiungendo in pochi anni le mille repliche.<br />

Viene rappresentata anche al <strong>Teatro</strong> <strong>di</strong> <strong>Torino</strong> nel 1<strong>93</strong>4, con nuova strumentazione<br />

e danze <strong>di</strong> bambini.<br />

20


Nel 1921, altro protagonista del <strong>Teatro</strong> dei Piccoli è Fortunello, su musica <strong>di</strong> Vincenzo<br />

Carabella, personaggio pervenuto al teatro musicale dalle tavole del «Corriere dei Piccoli»<br />

e creato dal <strong>di</strong>segnatore americano Frederick Burr Opper con il nome <strong>di</strong> Happy<br />

Hooligan, con al posto del cappello un barattolo vuoto <strong>di</strong> conserva. Fortunello ritornerà<br />

poi in uno splen<strong>di</strong>do libro pubblicato da Paravia nel 1924 e illustrato da Carlo Nicco.<br />

Ciottolino, come fiaba musicale su testo <strong>di</strong> Giovacchino Forzano e musica <strong>di</strong> Luigi Ferrari<br />

Trecate, prende vita nel 1922 proprio in questo straor<strong>di</strong>nario ambiente culturale,<br />

raggiungendo al debutto ben 70 repliche consecutive e ricevendo gli elogi <strong>di</strong> Francesco<br />

Balilla Pratella, che lo definisce «un Hänsel e Gretel italiano». Come testo fiabesco<br />

era comparso anonimo nei primi anni del Novecento in una collana <strong>di</strong> fiabe<br />

dell’e<strong>di</strong>tore Nerbini <strong>di</strong> Firenze, ma il libro non aveva avuto particolare successo, sebbene<br />

fosse ricco <strong>di</strong> tutte le suggestioni che<br />

caratterizzeranno poi il libretto <strong>di</strong> Giovacchino<br />

Forzano. Di Luigi Ferrari Trecate sarà<br />

rappresentata alla Scala <strong>di</strong> Milano nel 1940<br />

l’operina Ghirlino, su libretto <strong>di</strong> Luciano Anceschi.<br />

Sempre a Roma, dal 1927, dopo la partenza<br />

del <strong>Teatro</strong> dei Piccoli per gli Stati Uniti, fu<br />

fondato il «<strong>Teatro</strong> delle Fiabe» <strong>di</strong> Andreina<br />

Pagnani: vi furono allestite nuove <strong>di</strong>vertenti<br />

rappresentazioni per bambini con le musiche<br />

del maestro Mario Labroca, qui all’avvio della<br />

sua prestigiosa carriera <strong>di</strong> musicista, impresario<br />

e critico d’arte. Tra i titoli più noti, La<br />

principessa Perepepè e Le tre figliole <strong>di</strong> Pinco<br />

Pallino con messinscena, bozzetti e figurini <strong>di</strong><br />

Mario Pompei.<br />

Ciuffettino, protagonista ed eroe eponimo <strong>di</strong><br />

un fortunatissimo romanzo per ragazzi<br />

scritto e illustrato nel 1903 da Yambo (Enrico<br />

Novelli, figlio del celebre attore Ermete), rinasce<br />

nelle rappresentazioni <strong>di</strong> fantocci che<br />

lo stesso Yambo mette in scena nel 1919 nel<br />

suo «Teatrino della fantasia». Il nostro eroe<br />

rivivrà poi in un <strong>di</strong>sco cofanetto dal titolo<br />

Ciuffettino Re pubblicato da La Voce del Padrone<br />

nel 1942, con le musiche del maestro<br />

Mario Consiglio, e sopravvivrà ancora nel dopoguerra<br />

in uno dei primi romanzi sceneggiati<br />

per la TV dei Ragazzi prodotta dalla RAI, un<br />

esempio emblematico <strong>di</strong> passaggi dello stesso<br />

personaggio nei vari me<strong>di</strong>a.<br />

21


Il repertorio dei Fantocci <strong>di</strong> Yambo comprendeva anche versioni paro<strong>di</strong>stiche <strong>di</strong> opere<br />

ed operette allora in voga.<br />

La prima operina con protagonista Pinocchio è Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio, dalla Storia<br />

<strong>di</strong> un burattino <strong>di</strong> C. Collo<strong>di</strong>, su libretto <strong>di</strong> Urbano <strong>di</strong> Saint-Pierre, musicata dal Maestro<br />

Paolo Malfetti (1914); ma il più famoso Pinocchio in musica della prima metà del<br />

Novecento è quello che pubblica la Durium nel 1<strong>93</strong>2, inciso su 18 <strong>di</strong>schi con il testo<br />

narrato e le musiche <strong>di</strong> accompagnamento eseguite dagli strumentisti della Scala <strong>di</strong><br />

Milano. Testo e musiche sono arricchite dagli scenari e dalle figure da ritagliare con<br />

la storia del burattino eseguiti da Attilio Mussino, un esempio davvero interessante<br />

<strong>di</strong> libro/<strong>di</strong>sco “multime<strong>di</strong>ale” ante litteram.<br />

Nel 1942 esce il film Cenerentola e Bonaventura, che sintetizza in modo <strong>di</strong>vertente<br />

e ironico il mondo della tra<strong>di</strong>zione classica e quello delle maschere della Nuova Comme<strong>di</strong>a<br />

dell’Arte, qui emblematicamente rappresentate dal personaggio creato da Tofano<br />

nel 1913 sulle pagine del «Corriere dei Piccoli».<br />

Nel film, che si avvale del pittore Italo Cremona per le scene e <strong>di</strong> Rosetta Tofano per i<br />

costumi, la musica, affidata al maestro Renzo Rossellini, è la vera interprete: «È sulla<br />

musica infatti che si appoggia la favola <strong>di</strong> Bonaventura; e dovrà essere una musica “parlata”,<br />

viva e presente in ogni scena, frizzante ed arguta; molla che scatti sotto i movimenti<br />

dei personaggi».<br />

La maschera <strong>di</strong> Tofano sarà protagonista anche della riduzione del testo teatrale Bonaventura<br />

nell’Isola dei Pappagalli che la Durium realizzerà nel primo dopoguerra (1951)<br />

in un cofanetto contenente un albo illustrato e quattro <strong>di</strong>schi in cartone con le musiche<br />

<strong>di</strong> Nino Rota.<br />

22


La proposta al pubblico dei ragazzi<br />

torinesi dell’opera Ciottolino<br />

consente <strong>di</strong> rinnovare la<br />

collaborazione con l’Osservatorio<br />

dell’Immaginario <strong>di</strong> <strong>Torino</strong>,<br />

un’associazione che dal<br />

1992 lavora accanto alla Compagnia<br />

Teatrale Stilema/Unoteatro<br />

e con il costante<br />

sostegno della <strong>Regio</strong>ne Piemonte,<br />

per mettere a confronto<br />

e valorizzare il<br />

pa tri monio <strong>di</strong> pensiero, reale e immaginifico,<br />

<strong>di</strong> cui bambini e ragazzi sono portatori.<br />

Nel tempo, grazie al coor<strong>di</strong>namento scientifico<br />

<strong>di</strong> Mafra Gagliar<strong>di</strong>, e grazie a una rete<br />

estesa a tutta Italia <strong>di</strong> bambini e ragazzi,<br />

l’Osservatorio ha promosso ricerche che<br />

hanno toccato temi sensibili del mondo contemporaneo<br />

infantile, alcuni dei quali mai indagati<br />

in precedenza. È così nata la collana<br />

«I Quaderni dell’Immaginario» de<strong>di</strong>cati alle<br />

paure (1995), al mondo prima inesplorato dei<br />

desideri (1997), ai mo<strong>di</strong> dello stare insieme<br />

e dello stare da soli (2000), al primato tra<br />

l’essere o l’avere (2004), alla non semplice<br />

<strong>di</strong>stinzione tra cosa sia bene e cosa male<br />

(2008).<br />

L’incontro tra l’Osservatorio e un’opera<br />

come Ciottolino ci pare del tutto naturale.<br />

Il lavoro <strong>di</strong> rilettura dell’opera condotta dal<br />

regista Luca Valentino punta infatti alla rivalutazione<br />

<strong>di</strong> quel mondo immaginario che<br />

nel libretto sembra alla fine sopraffatto<br />

dalla ben più solida realtà, cui tutti i Ciottolini<br />

sono chiamati appartenere, lasciando<br />

alle spalle la fanciullezza, età considerata <strong>di</strong><br />

mero passaggio e mai in sé compiuta. Ben<br />

sappiamo invece come proprio nella <strong>di</strong>mensione<br />

magica dei nostri primi anni ognuno <strong>di</strong><br />

noi formi grande parte della persona futura.<br />

È in quel tratto <strong>di</strong> tempo e <strong>di</strong> spazio che il<br />

quoti<strong>di</strong>ano comporsi <strong>di</strong> una cultura infantile<br />

si salda per sempre con la cultura dell’adulto<br />

che sarà; ed è pertanto lì che occorre affondare<br />

sonde, sistemi <strong>di</strong> ascolto: in quell’in<strong>di</strong>stinto<br />

magma <strong>di</strong> idee e immagini.<br />

Il mondo magico <strong>di</strong> Ciottolino offre tale ambiente<br />

e in esso ritroviamo temi potenti: la<br />

curiosità come molla del crescere; il deside-<br />

rio come impulso del mutamento;<br />

la paura e la solitu<strong>di</strong>ne, come momento<br />

del dubbio, della prova.<br />

Argomenti vivi, contemporanei,<br />

emozioni universali, riconosciuti<br />

dal pubblico <strong>di</strong> ogni epoca: da<br />

quello dei primi del Novecento<br />

come da quello <strong>di</strong> oggi.<br />

Vi sono dunque tutti gli ingre<strong>di</strong>enti<br />

perché l’Osservatorio<br />

dell’Immaginario trovi un terreno<br />

fertile per una nuova indagine,<br />

che, nell’affiancare l’opera, ci racconti<br />

i pensieri dei Ciottolini <strong>di</strong> oggi. Abbiamo a<br />

tal proposito scelto solo uno dei temi possibili,<br />

gravido, riteniamo, <strong>di</strong> un grado <strong>di</strong> attualità<br />

assai elevato: quello delle paure.<br />

Sarà infatti interessante osservare se e in<br />

quale modo i ragazzi che assisteranno allo<br />

spettacolo o frequenteranno i laboratori,<br />

messi a contatto con una delle realtà <strong>di</strong><br />

fondo del mondo contemporaneo – ovvero<br />

questo senso <strong>di</strong> timore che sembra spingere<br />

a una chiusura delle comunità proprio<br />

quando il mondo è avviluppato da un reticolo<br />

<strong>di</strong> scambi continui e imme<strong>di</strong>ati – recepiranno,<br />

trasformeranno e restituiranno le<br />

loro paure, siano esse in<strong>di</strong>viduali o risuonino<br />

all’unisono con i loro simili.<br />

E chissà che un giorno le paure che scopriremo<br />

vivere nelle persone piccole potranno<br />

essere riconosciute e forse mitigate da<br />

quelle stesse persone, una volta fattesi<br />

gran<strong>di</strong>.<br />

per l’Osservatorio dell’Immaginario<br />

Fabio Naggi<br />

Per ulteriori informazioni<br />

www.osservatorioimmaginario.it<br />

Per partecipare alla ricerca che l’Osservatorio<br />

dell’Immaginario propone in occasione<br />

delle repliche 2010 dello spettacolo Ciottolino<br />

è sufficiente rispondere alle poche e<br />

semplici domande che saranno proposte ai<br />

ragazzi negli incontri che anticiperanno la<br />

visione dello spettacolo e nel laboratorio Gli<br />

Orchi della Solitu<strong>di</strong>ne, condotto da Marco<br />

Bricco.<br />

23


Luca Valentino<br />

AI PICCOLI SPETTATORI…<br />

LO SPETTACOLO<br />

Quante volte vi è successo <strong>di</strong> avere paura, <strong>di</strong> sentirvi soli, <strong>di</strong> desiderare qualcosa più <strong>di</strong><br />

ogni altra?<br />

E quante volte vi è sembrato che un castigo fosse troppo severo, che i genitori o le maestre<br />

preferissero altri bambini, o che vi trascurassero?<br />

Quante volte vorreste avere vicino tanti amici della vostra età o più gran<strong>di</strong>, o forse<br />

degli animali o delle fate, per giocare, raccontare fiabe o magari volare?<br />

L’opera che vi mostreremo parla <strong>di</strong> tutto questo. Ciottolino è un bambino circa della vostra<br />

età, che desidera e sogna più o meno le cose che desiderate e sognate voi, che ama<br />

giocare, e qualche volta fare delle marachelle, proprio come voi.<br />

La storia è molto semplice: racconta <strong>di</strong> come i sogni fanno parte della nostra vita, e <strong>di</strong><br />

come la vita può entrare nei sogni. I sogni qualche volta possono essere bellissimi e qualche<br />

volta terribili, proprio come la vita. Se c’è qualcuno con noi per renderci felici o per<br />

consolarci tutto è più facile: forse potremo avere meno paura, magari imparare giochi<br />

nuovi o scegliere come <strong>di</strong>ventare gran<strong>di</strong>.<br />

E chissà che non si possa giocare anche con l’Orco….<br />

Buon <strong>di</strong>vertimento<br />

…E A QUELLI GRANDI<br />

«Gli uomini sono incomparabilmente maggiori <strong>di</strong> come siamo abituati a vederli. Quelli che<br />

vanno in giro con la testa fuori della giacca e tubi <strong>di</strong> stoffa alle gambe, (…) uomini non<br />

sono ma uom: uomini <strong>di</strong>mezzati, deforzati, ridotti alla misura “non pericolosa” richiesta<br />

dalla collettività e dalla me<strong>di</strong>ocre civiltà in uso».<br />

Alberto Savinio, Trage<strong>di</strong>a dell’infanzia, 1945<br />

Più <strong>di</strong> ottant’anni sono trascorsi dalla “prima” <strong>di</strong> Ciottolino e oltre un secolo dalla sua<br />

ideazione.<br />

In questi lunghi anni, fra tutti i rivolgimenti <strong>di</strong> pensiero del secolo appena trascorso, i<br />

bambini sono passati dalla figura dell’”uomo <strong>di</strong>mezzato” a quella <strong>di</strong> protagonisti, centrali<br />

nelle riflessioni culturali, filosofiche, psicoanalitiche, sociologiche.<br />

Non più solo esseri in formazione, da educare secondo i parametri della morale corrente,<br />

ma soggetti capaci <strong>di</strong> riflessioni, emozioni e scelte, con un proprio mondo costantemente<br />

intrecciato a quello degli adulti, ma per qualche aspetto isolato e talvolta contrapposto<br />

a quello.<br />

Anche in campo teatrale, dagli anni ‘60, la pratica dell’animazione e il conseguente percorso<br />

del “teatro ragazzi” hanno trasformato i bambini da spettatori passivi a co-protagonisti<br />

dell’evento teatrale.<br />

25


Il riallestimento <strong>di</strong> Ciottolino dà conto <strong>di</strong> questi cambiamenti ed esperienze, rovesciando<br />

l’intento moraleggiante e l’atteggiamento conservatore del libretto. Ciottolino non è più<br />

il bambino monello da educare attraverso la violenza appena edulcorata della fiaba, ma<br />

protagonista in cui è possibile identificarsi attraverso le sue paure, i suoi desideri, i<br />

suoi sogni. Per questo, attraverso specifici laboratori con i ragazzi che hanno assistito<br />

allo spettacolo e le ricerche condotte in questi anni dall’Osservatorio dell’Immaginario<br />

Giovanile, abbiamo cercato <strong>di</strong> ascoltare i bambini <strong>di</strong> oggi e <strong>di</strong> dare una veste teatrale al<br />

loro mondo. Un mondo non sempre sereno o somigliante a quello delle pubblicità, ma al<br />

contrario pieno <strong>di</strong> incertezze e <strong>di</strong> pulsioni contrastanti, sospeso fra l’amore e il bisogno<br />

degli adulti e la paura dei loro castighi o della loro in<strong>di</strong>fferenza. Così, nel suo lungo sogno,<br />

Ciottolino rivedrà i componenti della propria famiglia, idealizzati, ironizzati, talvolta<br />

trasformati in esseri spaventosi.<br />

Per l’aspetto fantastico della fiaba – dove il compositore sparge i suoi colori più vivi<strong>di</strong> –<br />

con Clau<strong>di</strong>o Cinelli, scenografo e ideatore degli effetti visivi dello spettacolo, ci siamo<br />

ispirati ai desideri dei bambini intervistati dall’Osservatorio: animali, giocattoli, dolci,<br />

regali… il tutto a partire dal grande orologio che il nonno utilizza per raccontare la favola<br />

<strong>di</strong> Ciuffettino all’inizio dell’opera. Ed è proprio questa favola, semplice e misteriosa al<br />

tempo stesso, che si contrappone al grigiore della morale sottesa al libretto che vuole<br />

legare i ragazzi al loro status <strong>di</strong> “infanti” e a un ruolo sociale prestabilito.<br />

Ma, ascoltando la musica – in particolare l’aria dell’Orco (la più simpatica <strong>di</strong> tutta l’opera)<br />

e il coro finale dei lavoratori (tristissimo e opprimente) – ho avuto spesso il sospetto<br />

che anche Ferrari Trecate sarebbe d’accordo con questa rilettura “in<strong>di</strong>sciplinata” e vitalistica.<br />

«Perché questo rigoroso <strong>di</strong>vieto a una vita come “séguito” e “continuazione” dell’infanzia?<br />

La terra è troppo piccola forse? Non c’è spazio per una umanità <strong>di</strong> ragazzi “gran<strong>di</strong>”?».<br />

26


IL LIBRETTO<br />

CIOTTOLINO<br />

Fiaba musicale in due atti e tre quadri per la gioventù<br />

Libretto <strong>di</strong><br />

Giovacchino Forzano<br />

Musica <strong>di</strong><br />

Luigi Ferrari Trecate<br />

Personaggi<br />

Ciottolino Soprano o Contralto<br />

Nina, sua sorella Soprano o Contralto<br />

La mamma <strong>di</strong> Ciottolino Soprano o Contralto<br />

Il babbo <strong>di</strong> Ciottolino Tenore<br />

Il nonno <strong>di</strong> Ciottolino Baritono<br />

La Fata Morgana Soprano o Contralto<br />

Il Giu<strong>di</strong>ce Baritono<br />

L’Orco Baritono o Basso<br />

Il Musicista Soprano o Contralto<br />

Coro <strong>di</strong> Fate Soprani e Contralti<br />

Coro <strong>di</strong> Sapienti Tenori e Bassi<br />

Coro <strong>di</strong> Gnomi Bambini<br />

Danzatrici, Paggi del re, ecc.<br />

Per scelta <strong>di</strong> regia i personaggi del sogno sono interpretati dalle figure della vita reale<br />

<strong>di</strong> Ciottolino: Nina dà la voce al Musicista, la mamma <strong>di</strong>venta la Fata Morgana, il babbo<br />

è il Giu<strong>di</strong>ce e il nonno fa l’Orco.<br />

27


Atto I<br />

Quadro I<br />

L’interno <strong>di</strong> una casa rustica. La scena è<br />

<strong>di</strong>visa in due parti. A destra una stanzuccia,<br />

con un lettino. È la cameretta <strong>di</strong><br />

Ciottolino. A sinistra, più ampia, la cucina.<br />

È quasi notte. La scena è illuminata<br />

da una lucerna e dal fuoco del caminetto<br />

che investe e riscalda un paiuolo. Nel<br />

canto del fuoco il nonno pensa… La<br />

madre prepara la farina per la polenta e<br />

spesso va a scoprire il paiuolo per vedere<br />

se l’acqua bolle. Alla parete una<br />

piattaia. Sull’uscio un’immagine sacra<br />

con alcune foglie d’ulivo. Nel mezzo una<br />

tavola. Ciottolino e Nina giocano con uno<br />

spago a ripiglino ad uno spigolo del tavolo.<br />

Si attende il babbo per cenare..<br />

Ciottolino (giuocando)<br />

Metti il pollice <strong>di</strong> qua,<br />

(Nina eseguisce)<br />

ora tira… non così,<br />

fai pianin per carità.<br />

(il filo s’arruffa)<br />

Nina<br />

Non vien nulla,<br />

non vien nulla.<br />

Ciottolino<br />

Tu mi sembri una citrulla.<br />

La mamma<br />

(che ha sentito lo rimprovera)<br />

Ciottolin quelle parole!<br />

Ciottolino<br />

Se le merita, le vuole…<br />

28<br />

La mamma (canticchiando)<br />

Tra là là, tra là là,<br />

la pazienza se ne va!<br />

Nina<br />

(impazientita a Ciottolino)<br />

Sarai buono solo tu,<br />

(posa lo spago)<br />

tieni qui, non giuoco più.<br />

Ciottolino<br />

Capricciosa,<br />

<strong>di</strong>spettosa!<br />

La mamma<br />

Tra là là, tra là là,<br />

la pazienza scapperà!<br />

(minacciando)<br />

Ciottolino! Ciottolino!<br />

Ciottolino<br />

Ma la ve<strong>di</strong>?<br />

(La mamma con una occhiata severa riprende<br />

Ciottolino che mortificato abbassa<br />

la testa)<br />

(sommesso)<br />

Non vuol fare a ripiglino.<br />

Nina (lamentandosi)<br />

Tu mi sgri<strong>di</strong> ogni pochino<br />

non fo bene quasi mai<br />

(facendo la picca) giuoca solo<br />

vo’ veder come farai.<br />

Ciottolino (minacciando)<br />

Nina giuoca.<br />

Nina<br />

Nossignore.


Ciottolino<br />

Nina giuoca.<br />

Nina<br />

Nossignore.<br />

Ciottolino<br />

(prende per i capelli la sorella e le tira<br />

le trecce)<br />

Cattivaccia!<br />

(La mamma fa per agguantare Ciottolino,<br />

ma quegli scappa e va a riparare dal<br />

nonno. La mamma asciuga le lacrime <strong>di</strong><br />

Nina).<br />

Nina<br />

Mamma, mamma, che dolore!<br />

(si mette a piangere)<br />

La mamma (rimproverando Ciottolino)<br />

Che vergogna, guarda Nina<br />

come piange, poverina!<br />

Ah! Vedrai<br />

che alla fin la pagherai!<br />

(La mamma dà un bacio a Nina).<br />

Ciottolino<br />

Sarò buono, via sorella!<br />

Vieni qui con me dal nonno<br />

a sentire una novella.<br />

Il nonno<br />

Che novella?<br />

Nina<br />

Su raccontaci un po’ quella<br />

dov’è il “gatto stivalato”!<br />

Ciottolino<br />

Non è bella!<br />

Ci vuol “L’Orco bastonato”!<br />

Il nonno<br />

(per interrompere il battibecco)<br />

Zitti un po’ scelgo da me:<br />

(pensa un istante, poi decisamente)<br />

‹‹Ciuffettino fatto re!››<br />

Nina e Ciottolino<br />

Oh! Bellino<br />

Ciuffettino!<br />

(si mettono in orecchi per ascoltare)<br />

Il nonno (si accomoda meglio vicino al<br />

fuoco e comincia a narrare)<br />

Nel paese <strong>di</strong> Valontàn<br />

nacque un bimbo un dì <strong>di</strong> festa<br />

suonavan le campane, <strong>di</strong>n, don, dan!<br />

Ciottolino, Nina e Coro del pubblico<br />

(facendo eco)<br />

Suonavan le campane, <strong>di</strong>n, don, dan!<br />

Il nonno<br />

Con un ciuffo <strong>di</strong> capelli<br />

sulla testa<br />

tutti d’oro, fini e belli.<br />

Ciottolino, Nina e Coro del pubblico<br />

(facendo eco)<br />

Con un ciuffo <strong>di</strong> capelli<br />

sulla testa<br />

tutti d’oro, fini e belli.<br />

Il nonno<br />

Ognun chiedeva invan:<br />

perché? perché?<br />

Nessun lo sapeva in Valontàn…<br />

Nina e Ciottolino<br />

Nessun lo sapeva…<br />

29


Ciottolino, Nina e Coro del pubblico<br />

… in Valontàn…<br />

Il nonno<br />

Si sparse la gran nuova ed il bambino<br />

da tutti era chiamato Ciuffettino.<br />

Ciottolino, Nina e Coro del pubblico<br />

Da tutti era chiamato Ciuffettino.<br />

(Si ode il passo del babbo che rincasa)<br />

La mamma<br />

Il babbo!<br />

Il nonno<br />

Il babbo!<br />

Nina<br />

Il babbo!<br />

Ciottolino<br />

Il babbo!<br />

Il nonno<br />

Domani sera la finirò.<br />

Ciottolino e Nina<br />

Ora, ora.<br />

Il nonno<br />

È tar<strong>di</strong> non si può.<br />

Ciottolino e Nina (implorando)<br />

Almen come finisce, via, nonnino!<br />

Il nonno<br />

Alla fine Ciuffettino vien rapito<br />

E portato nel Paese delle Fate!<br />

C’eran Fate e c’eran Saggi<br />

e coi nani anche i giganti.<br />

L’aspettavan esultanti<br />

gli abitanti!<br />

Come uno e due fa tre,<br />

Ciuffettino è fatto re.<br />

30<br />

Ciottolino, Nina e Coro del pubblico<br />

(facendo eco)<br />

Come uno e due fa tre,<br />

Ciuffettino è fatto re.<br />

(Muovono incontro al babbo sul limite <strong>di</strong><br />

una quinta, poi ritornano nel mezzo della<br />

scena e fanno riverenza).<br />

Tutti<br />

Buona sera, buona sera!<br />

(Entra il babbo, posa gli arnesi del lavoro<br />

campestre e dà un bacio ai due<br />

bimbi.)<br />

Il babbo (rivolto alla mamma)<br />

Ciottolino come è stato?<br />

Ciottolino<br />

(accorgendosi che la mamma vuol riferire<br />

al babbo il litigio avvenuto colla<br />

Nina, si avvicina ad essa e le fa cenno<br />

<strong>di</strong> tacere)<br />

Buono mamma, non è vero?<br />

La mamma<br />

Ciottolino sii sincero<br />

hai picchiato un po’ la Nina.<br />

Ciottolino<br />

(mormorando come per scusarsi)<br />

Una sola tiratina<br />

<strong>di</strong> capelli.<br />

Il babbo<br />

(attira a sé Ciottolino e lo rimprovera<br />

severamente)<br />

Per stasera ti perdono,<br />

se ripeti questa scena<br />

gli altri giorni,<br />

io ti tengo senza cena.


La mamma<br />

A tavola!<br />

(Tutti si avviano e prendono i loro posti<br />

attorno la tavola per la cena)<br />

Ciottolino<br />

Dunque nonno, <strong>di</strong>’ perché<br />

Ciuffettino è fatto re.<br />

Il nonno<br />

Non c’è tempo per la favola,<br />

c’è la mamma tutta intenta<br />

a servire la polenta.<br />

(La mamma porta a tavola la polenta).<br />

Il babbo<br />

Ciottolin, cos’hai imparato<br />

oggi a scuola dal curato?<br />

Ciottolino<br />

Tante cose, caro babbo,<br />

sembro quasi un avvocato.<br />

Il babbo<br />

Dianzi intanto, alla dottrina,<br />

t’ha insegnato un po’ la Nina.<br />

La mamma<br />

Ne volete ancora babbo?<br />

Il babbo<br />

No.<br />

La mamma (agli altri)<br />

E voi altri?<br />

Nina e Ciottolino<br />

Noi neppure<br />

Il babbo (alla mamma)<br />

Porta pur le nostre carte.<br />

(La mamma sparecchia in fretta e dà al<br />

nonno un mazzo <strong>di</strong> carte).<br />

Il babbo<br />

La scopa?<br />

Il nonno<br />

Facciamo a scopa!<br />

Il babbo<br />

Ai nove punti?<br />

Il nonno<br />

Ai nove punti!<br />

(Ciottolino e Nina un po’ stanno a guardare<br />

la partita a carte poi si appisolano<br />

sulla seggiola).<br />

Il babbo<br />

Ti vincerò!<br />

Il nonno<br />

Se perderò!<br />

Il babbo<br />

Ecco fatto, tocca a te.<br />

Il nonno<br />

Sei e quattro prendo un re.<br />

Sette bello!<br />

Il babbo<br />

Per<strong>di</strong>ncina<br />

che fortuna birichina.<br />

Il nonno<br />

Calo un quattro.<br />

Il babbo<br />

Che <strong>di</strong>sdetta questa sera!<br />

Prendo un sette ho la primiera!<br />

Il nonno<br />

Ecco un asso sbarazzino.<br />

31


La mamma<br />

Vieni a letto Ciottolino!<br />

Ciottolino<br />

(abbracciando prima il babbo poi il nonno)<br />

Ad<strong>di</strong>o babbo.<br />

Il babbo<br />

Buona notte.<br />

Ciottolino<br />

Ad<strong>di</strong>o nonnino;<br />

che fortuna esser un re<br />

proprio come Ciuffettino!<br />

(La mamma conduce Ciottolino tutto assonnato<br />

nella sua cameretta)<br />

La mamma<br />

(sale su <strong>di</strong> una se<strong>di</strong>a, ed accende la lampa<strong>di</strong>na<br />

alla Madonna; quin<strong>di</strong> prende Ciottolino<br />

e lo fa inginocchiare sul suo<br />

lettino colle manine in croce)<br />

Aspetta ed accendo il lumicino!<br />

(prima che Ciottolino con le manine<br />

giunte e gli occhi rivolti al cielo incominci<br />

la preghiera)<br />

Ed ora <strong>di</strong>’ per bene la preghiera!<br />

Ciottolino<br />

Gesù mio, Gesù pietoso,<br />

dona a tutti un buon riposo,<br />

ogni bene tu mi hai dato,<br />

già nel giorno che è passato.<br />

Se fui cattivo o buon Gesù<br />

non lo sarò mai più!<br />

(Cala lentamente la tela sulla fine del<br />

primo atto).<br />

32<br />

Atto II<br />

Quadro II<br />

La scena rappresenta il ‹‹Bosco <strong>di</strong> Bistorco››<br />

nel Paese delle Fate! Il verde del<br />

bosco è abbagliante. A destra il palazzo<br />

dorato delle Fate. La porta del palazzo è<br />

azzurra e, percossa col gran martello che<br />

pende dà un suono fragoroso.<br />

Dall’interno del palazzo si udrà un soave<br />

coro <strong>di</strong> fatine. All’alzarsi della tela la<br />

scena sarà avvolta nella oscurità. Durante<br />

il prelu<strong>di</strong>o, come visione <strong>di</strong> sogno,<br />

s’intravvedrà in un cespuglio Ciottolino<br />

addormentato nel suo lettino. A poco a<br />

poco la scena s’illuminerà mentre la visione<br />

andrà <strong>di</strong>leguandosi.<br />

Fatine e Coro del pubblico<br />

Gaie e vispe siam fatine<br />

sorelline<br />

affettuose<br />

dei bambini e le bambine.<br />

Per Natale<br />

e la Befana<br />

noi scen<strong>di</strong>amo<br />

e le calze riempiamo.<br />

Passiamo per la neve<br />

dei tetti, leggere<br />

<strong>di</strong> notte voliam…<br />

All’albe ridenti<br />

torniamo<br />

e i bimbi si sveglian contenti.<br />

Fatine<br />

Gaie e vispe siam fatine<br />

siam fatine affettuose! Ah!<br />

Ciottolino<br />

(entrando cautamente tutto preso da<br />

meraviglia)


Oh! Quanta luce, quanto splendor!<br />

Dove sarò mai giunto?<br />

Che bel palazzo; come è rilucente<br />

sembra tutto dorato.<br />

Questo posto deve essere incantato.<br />

Una porta – picchiam.<br />

(esita in<strong>di</strong>etreggiando)<br />

E se poi faccio male?<br />

(rimane pensieroso, poi decisamente<br />

corre a bussare alla porta del palazzo<br />

dorato)<br />

Prenderò una sgridata! (bussa forte)<br />

Fate dall’interno e Coro del pubblico<br />

Fortunato<br />

chi ha picchiato!<br />

(Si apre la gran porta del palazzo. Una<br />

viva luce bianca si proietterà sulla scena.<br />

Escono in fretta le fatine tutte avvolte<br />

in veli <strong>di</strong> vari colori. Ciascuna reca in<br />

mano il bastone fatato. Tra queste campeggerà<br />

la imponente, regale figura<br />

della Fata Morgana. Circondano Ciottolino<br />

facendogli un mondo <strong>di</strong> feste).<br />

Fate dall’interno e Coro del pubblico<br />

Bel bambino, bel bambino<br />

<strong>di</strong>’, chi sei? Come ti chiami?<br />

Ciottolino<br />

Io mi chiamo Ciottolin,<br />

ma il paese che abitate<br />

come lo chiamate?<br />

Fate dall’interno e Coro del pubblico<br />

Non lo sai?<br />

È il Paese delle Fate!<br />

Ciottolino (meravigliato)<br />

Il Paese delle Fate?!<br />

Fate dall’interno e Coro del pubblico<br />

Tu non sai, tu non sai<br />

che trovasti la fortuna!<br />

(Prendono Ciottolino in mezzo a loro e<br />

poi con aria misteriosa cominciano il racconto).<br />

Fate dall’interno<br />

Tempo fa<br />

morì il re<br />

ed eleggersi da sé<br />

volean tutti.<br />

La Fata Morgana<br />

Affinché ogni lite<br />

si appianasse<br />

fu deciso<br />

la persona<br />

che picchiasse<br />

al palazzo per la prima<br />

porterebbe la corona.<br />

(Qui si illumina ra<strong>di</strong>osamente tutta la<br />

scena)<br />

Fate e Coro del pubblico<br />

Ciottolino fortunato<br />

per il primo hai picchiato.<br />

Ciottolino (come fuori <strong>di</strong> sè)<br />

Io dunque sarò un re!<br />

La Fata Morgana<br />

Ora verranno tanti e tanti<br />

del Paese delle Fate<br />

gli abitanti.<br />

(Le fatine marciando a tempo della musica,<br />

dopo alcune coreografiche evoluzioni<br />

si troveranno <strong>di</strong>sposte in linea<br />

retta, e avanti al proscenio invocheranno<br />

gli abitanti della terra).<br />

33


Le Fate (curve)<br />

Abitanti della terra,<br />

gnomini<br />

piccolini<br />

abitanti della terra<br />

qui salite!<br />

(Alzano i bastoni e poi tutte insieme<br />

lo lasceranno ricadere)<br />

Maghi, Streghe che abitate<br />

nelle selve<br />

affrettate, affrettate!<br />

(Volgendosi in aria)<br />

Maghi, Streghe che abitate<br />

su nell’aria<br />

or qui il volo in<strong>di</strong>rizzate.<br />

(Volgendosi tutte verso sinistra)<br />

Magistrati, gran Sapienti,<br />

qui vi chiamano le Fate,<br />

affrettate, affrettate<br />

(Alzando le braccia)<br />

accorrete tutti qua.<br />

(Sbucano fuori gli Gnomi piccini piccini<br />

con arnesi <strong>di</strong> lavoro; (esagerate tenaglie,<br />

martelli, ecc.). Alcuni recheranno<br />

delle piccole lanterne illuminate. Avanzeranno<br />

graziosamente e comicamente<br />

al tempo della musica. La scena si irra<strong>di</strong>erà<br />

<strong>di</strong> una luce verdastra).<br />

Coro <strong>di</strong> Gnomi e Coro del pubblico<br />

Gnomi siamo<br />

sotto terra<br />

noi viviamo.<br />

Noi si sta<br />

(in<strong>di</strong>cando la terra)<br />

sempre là,<br />

(alcuni Gnomi lavoratori si<br />

butteranno a terra fingendo <strong>di</strong><br />

lavorare frettolosamente)<br />

consumiamo<br />

gli occhi<br />

lavoriam<br />

34<br />

piccini<br />

per i balocchi<br />

dei bambini!<br />

(Tutti si ritirano a destra e si inchinano<br />

profondamente sino a terra. Giungono i<br />

gran<strong>di</strong> Sapienti; avanti il più vecchio con<br />

la barba lunga fino ai pie<strong>di</strong>. Ognuno reca<br />

sotto il braccio un librone. Sul palco luce<br />

normale).<br />

I Sapienti<br />

Eravamo in una stanza<br />

a tenere una adunanza<br />

vostra voce ci ha <strong>di</strong>stolti.<br />

Ed al suon del campanello ci siam<br />

sciolti!<br />

Stampe, leggi e manoscritti<br />

ed opuscoli ed e<strong>di</strong>tti<br />

siam costretti a fabbricare,<br />

e voi sempre impunemente<br />

ci venite a <strong>di</strong>sturbare!<br />

Le Fate<br />

Gaie vispe siam fatine<br />

sorelline affettuose<br />

dei bambini e le bambine.<br />

Gli Gnomi<br />

Gnomi siamo<br />

sotto terra<br />

noi viviamo.<br />

I Sapienti<br />

Ci chiamaste, cosa c’è?<br />

Le Fate<br />

È arrivato il nuovo re!


Gli Gnomi<br />

Noi da tanto aspettavamo,<br />

ben venuto, ben venuto –<br />

o fatine, lo vestite<br />

mentre il trono prepariamo.<br />

I Sapienti<br />

Non abbiate troppa fretta<br />

pria <strong>di</strong> tutto assicuriamo<br />

il suo grado <strong>di</strong> sapere.<br />

Ciottolino<br />

Questi vecchi brontoloni<br />

mi somigliano un po’ al babbo!<br />

Tutti (rivolti ai Sapienti)<br />

Nella legge che facemmo<br />

tutto questo non <strong>di</strong>cemmo,<br />

per il primo egli ha picchiato,<br />

ch’egli sia incoronato!<br />

(alle Fate)<br />

Dite il nome suo qual è?<br />

Le Fate<br />

Ciottolino!<br />

Gli Gnomi<br />

Ciottolino evviva – è re!<br />

Le Fate e Gli Gnomi<br />

Sia portato presto il trono<br />

e ci siano i musicisti<br />

per il canto e per il suono.<br />

(chiamando)<br />

Musicisti! Musicisti!<br />

(Compaiono alcuni musici. Il solista che<br />

canterà ‹‹Risplende il bosco›› verrà<br />

avanti a tutti. Avrà a tracollo il liuto e<br />

con lo sguardo fisso in alto intonerà la<br />

canzone. Le fatine intanto condurranno<br />

Ciottolino nel palazzo per vestirlo da re.<br />

Il musico si fermerà a cantare avanti al<br />

palazzo come facesse una serenata. Sul<br />

palco luce azzurrognola).<br />

Il Musicista<br />

Risplende il bosco luminoso in fior,<br />

ridon giulivi i prati<br />

dai bei fiori incantati.<br />

Mentre <strong>di</strong>scende dolcemente il sole,<br />

come varia<br />

<strong>di</strong> colori il cielo, e l’aria<br />

è profumata <strong>di</strong> viole.<br />

Il sol che muor ci saluta ancora!<br />

Il bosco rigoglioso<br />

sembra sprizzi lampi d’or.<br />

Coro del pubblico<br />

La, la, la…<br />

Il Musicista<br />

Tutto vuole unirsi al coro,<br />

che qui canta allegro in sé:<br />

evviva, evviva il nuovo re!<br />

Tutti<br />

Tutto vuole unirsi al coro,<br />

che qui canta allegro in sé:<br />

evviva, evviva il nuovo re!<br />

Tutti e Coro del pubblico<br />

Il nuovo re!<br />

(Viene portato in scena il trono. Quin<strong>di</strong><br />

Ciottolino ricomparirà in abito regale e<br />

siederà trionfalmente sul trono che si<br />

<strong>di</strong>sporrà in fondo della scena. Luce massima.<br />

Il popolo sarà <strong>di</strong>sposto a semicerchio.<br />

Compariranno due o più minuscole<br />

ballerine che danzeranno un Valzer colle<br />

movenze languide).<br />

35


La Fata Morgana<br />

(avanza conducendo Ciottolino al proscenio)<br />

Ciottolino tocca a te<br />

a saper ben governare.<br />

Or lasciamolo coi saggi<br />

affinché gli sia spiegato<br />

ogni affare dello stato.<br />

(Viene portato via <strong>di</strong> scena il trono,<br />

mentre alcuni Sapienti portano sul palco<br />

l’enorme libro delle tasse sorretto da un<br />

mastodontico leggio. Si ritirano tutti <strong>di</strong><br />

scena e lasciano Ciottolino in mezzo ai<br />

soli Sapienti. Ciottolino si pavoneggia<br />

sempre più nel suo abito regale. I sapienti<br />

intanto consultano il librone. Il<br />

sole è sul calare).<br />

Ciottolino (pavoneggiandosi)<br />

Se non fosse lo spa<strong>di</strong>no<br />

la corazza ed il cimiero,<br />

io <strong>di</strong>rei che non è vero.<br />

(si ammira)<br />

Come son tutto bello<br />

luccico tutto –<br />

L’unica cosa<br />

un po’ noiosa<br />

son quei vecchioni –<br />

sembrano can barboni!<br />

(Ciottolino cerca <strong>di</strong> svignarsela da una<br />

quinta ma i Sapienti gli si pongono innanzi<br />

trattenendolo).<br />

I Sapienti<br />

Maestà<br />

non <strong>di</strong> là,<br />

qui restate<br />

e guardate<br />

ciò che vi si mostrerà.<br />

(I Sapienti invitano Ciottolino a consultare<br />

il gran libro delle tasse)<br />

36<br />

Questo è il libro delle tasse<br />

su, leggete,<br />

se qualcosa non vi piace<br />

lo <strong>di</strong>rete.<br />

Ciottolino<br />

Non so legger tanto bene<br />

e m’imbrogliano quei segni.<br />

I Sapienti<br />

Oh! Che caso mai trovato<br />

il re nostro è illetterato.<br />

Oh! Che caso stravagante!<br />

Che re pezzo d’ignorante!<br />

Ciottolino<br />

(si avventa sul più vecchio Sapiente e gli<br />

tira la lunga barba)<br />

Dico, vecchio impertinente!<br />

I Sapienti<br />

(scandalizzati e fuori <strong>di</strong> senno!)<br />

Egli offese il più grande saggio,<br />

il più grande della terra.<br />

Oh sfacciato, sfacciato!<br />

Ciottolino<br />

Ah! Vecchiaccio malcreato!<br />

I Sapienti (in<strong>di</strong>gnatissimi)<br />

Arrestatelo, arrestatelo!<br />

(Chiamando agitatissimi ed infuriati)<br />

Abitanti<br />

del Paese delle Fate,<br />

tutti quanti<br />

a noi davanti!<br />

(Tutto il popolo ricompare in scena).<br />

Tutti meno i Sapienti<br />

Cosa c’è? Cosa c’è?


GLI SPARTITI


38<br />

Non.<br />

Ciott.<br />

Nina<br />

Pubblico<br />

Non.<br />

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Andantino moderato<br />

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45


Fate 1<br />

Fate 2<br />

Pubblico<br />

46<br />

Fate 1<br />

Fate 2<br />

Coro del pubblico<br />

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Allegretto molto moderato<br />

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vi-spe siam fa-ti-ne so-rel - li-ne af-fet-tuose - dei bam -bi-nie lebam-bi<br />

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vi-spe siam fa-ti-ne so-rel - li-ne af-fet-tuose - dei bam -bi-nie lebam-bi<br />

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Fate 1<br />

Fate 2<br />

Pubblico<br />

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Pubblico<br />

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Per Na - ta -le e la Be-fa-nanoi scen-<br />

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Per Na - ta -le e la Be-fa-nanoi scen-<br />

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Per Na - ta -le e la Be-fa-nanoi scen-<br />

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<strong>di</strong>a-mo e le cal -zeri-em - pia -<br />

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<strong>di</strong>a-mo e le cal -zeri-em - pia - mo<br />

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<strong>di</strong>a-mo e le cal -zeri-em - pia - mo<br />

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47


Fate 1<br />

Fate 2<br />

Pubblico<br />

Fate 1<br />

Fate 2<br />

Pubblico<br />

48<br />

18<br />

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18<br />

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18<br />

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- sia-moper la ne-ve dei tet -ti-leg-ge-re<strong>di</strong>not-te <strong>di</strong> not-te vo-<br />

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- sia-moper la ne-ve dei tet -ti-leg-ge-re<strong>di</strong>not-te <strong>di</strong> not-te vo-<br />

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Fate 1<br />

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Pubblico<br />

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Fate 2<br />

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27<br />

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bim - bi si sveglia - -no con -ten - ti!<br />

Ga-ie e vi-spe ˙ œ œ<br />

bim - bi si sveglia - -no con -ten - ti!<br />

Ga-ie e<br />

27<br />

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bim - bi si sveglia - -no con -ten - ti!<br />

Ga-ie e<br />

27<br />

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49


Fate 1<br />

Fate 2<br />

Fate 1<br />

Fate 2<br />

50<br />

38<br />

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38<br />

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Ciott.<br />

Fate<br />

Pubblico<br />

Fate<br />

Pubblico<br />

Fortunato chi ha picchiato<br />

Moderatamente mosso<br />

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Allegro moderato<br />

J<br />

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For - - - tu - na - to chi ha pic - chia - to,<br />

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For - - - tu - na - to chi ha pic - chia - to,<br />

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for - tu-na - to chi ha pic - chia - - -<br />

più<br />

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for - tu-na - to chi ha pic - chia - - -<br />

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Moderatamente mosso<br />

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Pubblico<br />

Morgana<br />

Pubblico<br />

Morgana<br />

Pubblico<br />

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17 Molto espressivo<br />

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57


Gnomi<br />

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Gnomi<br />

Pubblico<br />

Gnomi<br />

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Gnomi<br />

Pubblico<br />

Gnomi<br />

Pubblico<br />

Gnomi<br />

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loc - chi dei bam - bi - ni Gno-mi sia - mo sot - to ter - ra noi vi - via -<br />

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59


Gnomi<br />

Pubblico<br />

Gnomi<br />

Pubblico<br />

60<br />

42<br />

42<br />

42<br />

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46<br />

46<br />

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Mus.<br />

Mus.<br />

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lu-mi-no-soin fior<br />

ri - don giu -li-vi i pra - ti dai bei fio - ri in-can-ta - ti<br />

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Men - tre <strong>di</strong>-scen-de dol -ce-men - teil so - le co-me va - ria <strong>di</strong> co-lo - ri il<br />

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(sempre a bocca chiusa)<br />

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rall.<br />

Ah!<br />

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61


62<br />

Mus.<br />

Fate<br />

Gnomi<br />

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Mus.<br />

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Sap.<br />

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Sap.<br />

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Mus.<br />

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Gnomi<br />

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63


Pubblico<br />

64<br />

Mus.<br />

Fate<br />

Gnomi<br />

Pubblico<br />

Mus.<br />

Fate<br />

Gnomi<br />

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I Sapienti<br />

Affé, affé, affé,<br />

voi ci date un gran bel re!<br />

È superbo!<br />

Tutti (ripetono meravigliati)<br />

È superbo!<br />

I Sapienti<br />

È cattivo!<br />

Tutti (c.s.)<br />

È cattivo!<br />

I Sapienti<br />

Ed inoltre nientemeno!<br />

Non sa leggere nemmeno!<br />

Mentre il saggio venerato<br />

che da tutti è rispettato<br />

lo ammoniva,<br />

Maghi, Fate inorri<strong>di</strong>te,<br />

Ciottolino lo ha picchiato!<br />

Tutti (esterrefatti)<br />

Quale orror!<br />

Ciottolino tra<strong>di</strong>tor!<br />

Magistrati vi avanzate<br />

Ciottolino giu<strong>di</strong>cate!<br />

(Entrerà in scena un Giu<strong>di</strong>ce seguito da<br />

due minuscoli Magistrati nel costume<br />

tra<strong>di</strong>zionale).<br />

Il Giu<strong>di</strong>ce<br />

Si darò, darò la sentenza<br />

con rigore e coscienza!<br />

Ciottolino (con angoscia)<br />

Cosa sarà <strong>di</strong> me,<br />

già tremo tutto.<br />

Tutti<br />

Silenzio – il Giu<strong>di</strong>ce sta per parlare!<br />

Il Giu<strong>di</strong>ce<br />

Ogni notte<br />

a mezzanotte<br />

qui nel Bosco<br />

<strong>di</strong> Bistorco<br />

passa l’Orco.<br />

Ad un albero fatato<br />

Ciottolin sarà legato –<br />

Tutti noi si partirà,<br />

così l’Orco a mezzanotte,<br />

Ciottolino mangerà!<br />

Tutti<br />

La condanna è meritata!<br />

Ciottolino (quasi piangendo)<br />

Mamma, babbo, qui venite!<br />

(Ciottolino viene legato ad un albero<br />

dagli gnomini che lo assicureranno bene<br />

alla pianta, avvolgendolo con una esagerata<br />

lunghissima matassa <strong>di</strong> corda).<br />

Ciottolino (implorante)<br />

Non lasciatemi qui solo,<br />

non andate tutti via,<br />

(<strong>di</strong>speratamente)<br />

sorellina, sorellina,<br />

vieni a farmi compagnia!<br />

(Si fa notte, Ciottolino piange e ha paura).<br />

(Tutto il popolo si avvicina a Ciottolino legato<br />

all’albero e prima <strong>di</strong> allontanarsi gli<br />

grida minaccioso:)<br />

Tutti<br />

In bocca all’Orco!!!<br />

(Fuggono tutti precipitosamente. Il<br />

bosco si è fatto nero, nero. Il popolo allontanandosi<br />

manda voci simili a sibili <strong>di</strong><br />

vento che si perdono paurosamente nella<br />

notte. Ciottolino è solo, legato all’albero<br />

65


e la notte è nera! Allora la luna quasi<br />

avesse compassione <strong>di</strong> lui esce ad illuminare<br />

tutto. Ciottolino rimane come avvolto<br />

in un’onda <strong>di</strong> raggi bianchi).<br />

Ciottolino<br />

Sono qui, solo, solo.<br />

Non c’è nessuna<br />

persona che m’aiuti,<br />

son solo con la luna.<br />

(Una minuscola Fata esce cauta dal palazzo<br />

e si appressa a Ciottolino per consolarlo.<br />

Dopo aver asciugate le lacrime a<br />

Ciottolino si ritrae desolata).<br />

(La visione improvvisamente sparisce. Si<br />

ode battere la mezzanotte. Ciottolino<br />

trema tutto. Si ode un rumore <strong>di</strong> passi<br />

e <strong>di</strong> catene che si avvicina… Ciottolino è<br />

atterrito… La luna si è nascosta <strong>di</strong>etro<br />

un cerchio <strong>di</strong> nuvole oscure. La notte è<br />

tremenda. L’Orco si avvicina. Si proietta<br />

sulla scena una luce rossastra vivissima.<br />

Sibili <strong>di</strong> vento… gran frastuono <strong>di</strong> catene.<br />

Appare l’Orco brutto tremendo<br />

con gli occhi luminosi <strong>di</strong> fuoco. Egli muggisce<br />

e si arrota continuamente i denti<br />

con un pezzo <strong>di</strong> pietra nera; quando li ha<br />

arrotati, li fa scricchiolare forte forte.<br />

È armato <strong>di</strong> un lungo coltellaccio. Grande<br />

urlo <strong>di</strong> Ciottolino!).<br />

L’Orco<br />

Sono l’Orco,<br />

brutto, sporco,<br />

a bocconcini<br />

mangio i bambini!<br />

Le braccia, le gambe,<br />

con bravo contorno,<br />

le mangio ogni giorno<br />

e serbo le teste<br />

66<br />

soltanto alle feste.<br />

Squarto, ammazzo,<br />

spello, uccido<br />

e me la rido.<br />

Squarta, ammazza,<br />

uccide e spella<br />

poi l’Orco frigge<br />

nella padella!<br />

(L’Orco balla e ride e fa scricchiolare i<br />

denti).<br />

Fo le miglia a notte buia<br />

per me i bimbi son Gianduia,<br />

son confetti<br />

i bimbetti!<br />

Se il bambino è grande e grosso<br />

prima occorre levar l’osso,<br />

e se è biondo color d’oro,<br />

è eccellente al pomodoro!<br />

Chi ha la carne grassa e bella<br />

eccellente è in gratella,<br />

ed ancora te lo lodo<br />

se vuoi prendere un buon brodo.<br />

Questi sono i vari mo<strong>di</strong><br />

come cuocio i bimbi nu<strong>di</strong><br />

ma del resto<br />

son buonissimi anche cru<strong>di</strong>.<br />

Sono l’Orco<br />

brutto, sporco,<br />

sono l’Orco!<br />

Ciottolino (con angoscia)<br />

Oh! Poveretto me<br />

come mi mangerà?<br />

L’Orco (con voce cavernosa)<br />

Chi si lamenta là? (si volge e vede<br />

Ciottolino)<br />

Ciottolino<br />

Caro orchino, sii pietoso!


L’Orco<br />

Un bambino?<br />

Che boccone delizioso.<br />

(comincia a saltellargli intorno dalla<br />

gioia, facendo versi strani)<br />

Bellino,<br />

carino,<br />

che buon<br />

bocconcino!<br />

È troppo<br />

per me,<br />

è degno<br />

d’un re!<br />

Ciottolino (smaniando implora pietà)<br />

Orco perdono, non mi mangiare!<br />

Buona fatina, fammi scappare!<br />

L’Orco<br />

(sempre muovendosi stranamente si allontana<br />

come per prendere la rincorsa,<br />

poi:)<br />

Or più a lungo non s’indugi,<br />

questo bimbo si trangugi!<br />

(Grande urlo <strong>di</strong> terrore <strong>di</strong> Ciottolino.<br />

L’Orco si slancia su <strong>di</strong> lui brandendo il<br />

coltello. Oscurità completa. Cambiamento<br />

<strong>di</strong> scena).<br />

Quadro II<br />

La scena come al primo quadro. È l’alba.<br />

Ciottolino si trova nel suo lettino, nella<br />

sua stanzetta, dove la mamma lo aveva<br />

lasciato la sera avanti. Il Paese delle<br />

Fate, l’Orco, tutto non era stato che un<br />

sogno: le Fate non esistono bimbetti<br />

cari, altro che nella vostra immaginazione<br />

e nelle novelle dei nonni. Ora<br />

spunta il giorno, la mamma ha u<strong>di</strong>to gridare<br />

Ciottolino che sognava ed è corsa<br />

a lui temendo che si sentisse male.<br />

Ciottolino (dal lettino, spaventato)<br />

Mamma, l’Orco è già venuto,<br />

Mamma, nonno, mamma aiuto!<br />

La mamma (accorrendo)<br />

Cosa gri<strong>di</strong>?… Che cos’hai?<br />

Ciottolino (in preda alla visione dell’Orco)<br />

O mamma mamma, per carità<br />

se non lo scacci mi mangerà!<br />

Arrota i denti<br />

tutti i momenti.<br />

Eccolo là!<br />

Guarda che salti<br />

guarda quel gesto!<br />

Ora mi prende<br />

se non fai presto!<br />

La mamma (rassicurandolo)<br />

Cosa gri<strong>di</strong> che ti spaventa!<br />

Ciottolino (insistendo)<br />

Ma c’è l’Orco che si avventa!<br />

Il nonno (accorrendo)<br />

Cosa gri<strong>di</strong>, Ciottolino?<br />

Ciottolino<br />

Dove son?<br />

Nina (accorrendo anch’essa)<br />

Nel tuo lettino!<br />

Ciottolino<br />

Ma le Fate, quando m’hanno incoronato?<br />

La mamma<br />

... Hai sognato.<br />

67


Il nonno<br />

Guarda su, dov’è l’Orco...<br />

Ciottolino (guarda invece sotto il lettino<br />

con mossa rapida e infantile)<br />

Non c’è più!<br />

La mamma (con affettuosità)<br />

Oh! Mio bimbo spaventato!<br />

Ciottolino<br />

Il babbo?<br />

La mamma<br />

È andato a lavorare.<br />

Senti la voce sua qui risuonare...<br />

(Si ode il dolce suono <strong>di</strong> una campana<br />

della Chiesuola del lontano villaggio. In<br />

lontananza odesi pure la voce del babbo<br />

e <strong>di</strong> alcuni lavoranti).<br />

68<br />

La voce del babbo e <strong>di</strong> alcuni conta<strong>di</strong>ni<br />

Insiem col sole usciamo la mattina<br />

quando la luna va <strong>di</strong>etro la collina,<br />

insiem col sole an<strong>di</strong>amo a riposare,<br />

quando la luna torna a illuminare.<br />

(Il coro andrà via via <strong>di</strong>leguandosi. Ora<br />

il nonno stringendo a sé i due bambini<br />

canta ancora il ritornello:<br />

Il nonno (rievocando)<br />

Come uno e due fa tre<br />

Ciuffettino è fatto re!<br />

Ciottolino, Nina e Coro del pubblico<br />

(facendogli eco)<br />

Come uno e due fa tre<br />

Ciuffettino è fatto re!<br />

(E la tela cade. La fiaba è finita).


IL DISCO<br />

Selezione da Ciottolino <strong>di</strong> Luigi Ferrari Trecate<br />

● [1] Prelu<strong>di</strong>o all’atto I<br />

● [2] «Nel paese <strong>di</strong> Valontàn – Come uno e due fa tre»<br />

● [3] «Gaie e vispe siam fatine»<br />

● [4] «Prenderò una sgridata – Fortunato chi ha picchiato – Tempo fa morì il re»<br />

● [5] «Gnomi Gnomi siamo - Eravam in una stanza»<br />

● [6] «Risplende il bosco»<br />

● [7] Valzer delle fatine<br />

● [8] «In bocca all’Orco – Sono qui, solo, solo»<br />

● [9] «Io son l’Orco brutto e sporco»<br />

● [10] «Come uno e due fa tre» (finale)<br />

Esercizi per i cori del pubblico<br />

Basi musicali cantate<br />

● [11] «Nel paese <strong>di</strong> Valontàn»<br />

● [12] «Come uno e due fa tre»<br />

● [13] «Gaie e vispe siam fatine»<br />

● [14] «Fortunato chi ha picchiato»<br />

● [15] «Tempo fa morì il re»<br />

● [16] «Gnomi Gnomi siamo»<br />

● [17] «Risplende il bosco»<br />

Basi strumentali<br />

● [18] «Nel paese <strong>di</strong> Valontàn»<br />

● [19] «Come uno e due fa tre»<br />

● [20] «Gaie e vispe siam fatine»<br />

● [21] «Fortunato chi ha picchiato»<br />

● [22] «Tempo fa morì il re»<br />

● [23] «Gnomi Gnomi siamo»<br />

● [24] «Risplende il bosco»<br />

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PROPOSTE OPERATIVE<br />

LABORATORIO TEATRALE «GLI ORCHI DELLA SOLITUDINE»<br />

<strong>di</strong> Marco Bricco (Compagnia Teatrale Stilema/Unoteatro, <strong>Torino</strong>)<br />

La pratica del teatro come allenamento alla vita<br />

«Il teatro non è archeologia. […]. Perché l’opera d’arte, in teatro, non è più il lavoro<br />

<strong>di</strong> uno scrittore, che si può sempre del resto in altro modo salvaguardare, ma un atto<br />

<strong>di</strong> vita da creare, momento per momento, sulla scena, col concorso del pubblico, che<br />

deve bearsene» 1 . E se questo è vero per i professionisti del teatro, lo è ancora <strong>di</strong> più<br />

per i bambini che compiono ogni giorno atti <strong>di</strong> vita nei loro giochi <strong>di</strong> finzione, <strong>di</strong>ventando<br />

pubblico <strong>di</strong> se stessi beandosi <strong>di</strong> quanto, quei giochi, aprano loro le porte della<br />

vita stessa.<br />

Riflessioni sull’importanza della pratica del teatro, nello sviluppo<br />

formativo del bambino 2<br />

L’idea <strong>di</strong> partenza è semplice: proporre un’esperienza teatrale ai bambini significa,<br />

prima <strong>di</strong> tutto, partire dal bambino stesso e dalla sua spontanea teatralità. Una teatralità<br />

<strong>di</strong> natura istintiva che, guidata dall’adulto competente, potrà essere valorizzata<br />

e arricchita attraverso un uso consapevole della grammatica espressiva <strong>di</strong> cui il<br />

teatro è portatore, secondo un principio che consideri la tecnica al servizio dell’invenzione,<br />

le regole del linguaggio al servizio del senso del <strong>di</strong>scorso. Un teatro, dunque,<br />

che progetti <strong>di</strong> essere a misura <strong>di</strong> bambino.<br />

Questa prospettiva richiede al teatro una scelta precisa: mettere in <strong>di</strong>scussione se<br />

stesso per confrontarsi con la sensibilità infantile. Non si tratta, naturalmente, <strong>di</strong><br />

tra<strong>di</strong>re la sua natura più profonda, semmai <strong>di</strong> riscoprirla e poi partire da essa per interrogarsi<br />

su cosa significhi parlare <strong>di</strong> “attore”, “testo”, “personaggio”, “spettacolo”,<br />

“spazio scenico”, “costume”, “musica”, “luce” quando si fa riferimento a un teatro<br />

fatto dai bambini.<br />

Tale scelta, per molti aspetti, ribalta la prospettiva in<strong>di</strong>cata dai modelli culturali <strong>di</strong><br />

comune riferimento. L’idea tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong> teatro fatta <strong>di</strong> palcoscenici, sipari, attori<br />

e testi scritti da un autore non costituisce più il punto <strong>di</strong> partenza unico e in<strong>di</strong>scuti-<br />

1 Luigi Pirandello, Introduzione al teatro italiano, in Storia del teatro italiano, a cura <strong>di</strong> Silvio D’Amico,<br />

Bompiani, Milano, 1<strong>93</strong>6<br />

2 Le riflessioni che seguono fanno riferimento a quanto scritto dall’autore, in modo più articolato ed approfon<strong>di</strong>to,<br />

nella parte teorica del suo libro Alfabeto <strong>Teatro</strong> pubblicato nel novembre 2001 dalle E<strong>di</strong>zioni<br />

Erickson, nel quale si potranno trovare anche un gran numero <strong>di</strong> attività pratiche ispirate ai principi descritti.<br />

71


ile, ma è soltanto una delle strade possibili, importante perché più frequentata, ma<br />

pur sempre una delle tante.<br />

Fondamentale è invece l’approccio del bambino al gioco <strong>di</strong> finzione, le sue strategie,<br />

il rapporto che riesce a creare con la realtà attraverso questo tipo <strong>di</strong> esperienza, il<br />

piacere che prova e lo spessore emotivo <strong>di</strong> ciò che vive, evitando, però, <strong>di</strong> confondere<br />

il “teatro a scuola” con una “scuola <strong>di</strong> teatro”.<br />

Questo approccio al teatro si ispira all’idea che i <strong>di</strong>versi linguaggi artistici, e in particolare<br />

quelli dello spettacolo dal vivo, al <strong>di</strong> là della loro specifica natura o dei loro<br />

tratti caratterizzanti, al <strong>di</strong> là delle <strong>di</strong>fferenti abilità tecniche che si potranno poi<br />

sviluppare, appartengono a ogni uomo in quanto in<strong>di</strong>viduo dotato, per sua natura, <strong>di</strong><br />

una capacità percettiva plurisensoriale, <strong>di</strong> una elaborazione emotiva infinitamente<br />

variegata, <strong>di</strong> una globalità espressiva che è già da sola contenitore e contenuto delle<br />

<strong>di</strong>verse forme d’arte, <strong>di</strong> un desiderio <strong>di</strong> comunicazione istintivo in grado <strong>di</strong> elaborare<br />

messaggi non solo legati ai bisogni primari, ma anche alla rappresentazione del proprio<br />

immaginario nel mondo reale.<br />

I <strong>di</strong>versi linguaggi artistici, prima <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare percorsi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o specifico o scelta<br />

professionale, appartengono alla natura umana e si ritrovano, a livello più o meno istintivo,<br />

nelle condotte espressive che ognuno mette in atto. E questo significa non solo<br />

sostenere l’idea che l’arte sia <strong>di</strong> tutti, ma anche e soprattutto che tutti possano trovare<br />

modalità proprie per esprimere se stessi, o la propria visione del mondo, attraverso<br />

la <strong>di</strong>mensione artistica.<br />

Certo questo significa considerare come fondamentale una metodologia operativa che<br />

incoraggi i bambini a essere protagonisti dell’esperienza artistica, sia nei suoi aspetti<br />

più istintivi che nella progressiva acquisizione <strong>di</strong> abilità e tecniche specifiche, sia<br />

nelle forme che nei contenuti.<br />

In questa prospettiva, saranno proprio i linguaggi artistici a incontrare inizialmente<br />

le capacità espressive presenti naturalmente in ogni persona e a plasmarsi attorno a<br />

esse. Mentre successivamente – e con la gradualità necessaria – si potrà poi operare<br />

in modo che quella stessa istintività riesca a trovare, nell’incontro con la tecnica e la<br />

grammatica specifica <strong>di</strong> ognuno <strong>di</strong> essi, le strade più consone per strutturarsi al meglio,<br />

secondo un percorso che partendo dalla presa <strong>di</strong> coscienza delle proprie capacità,<br />

giunga alla conoscenza e alla sperimentazione pratica degli strumenti necessari per<br />

esprimere al meglio il proprio pensiero.<br />

E il riferimento va evidentemente a una metodologia che proponga un approccio <strong>di</strong> lavoro<br />

in grado <strong>di</strong> tenere nel massimo conto la natura dei partecipanti, vale a <strong>di</strong>re dei<br />

referenti ultimi dei percorsi proposti e, <strong>di</strong> conseguenza, le caratteristiche del loro<br />

specifico percorso <strong>di</strong> crescita. Una metodologia fondata su <strong>di</strong> un approccio lu<strong>di</strong>co e<br />

coinvolgente, dove il gioco va inteso come uno strumento <strong>di</strong> conoscenza primario per<br />

tutti, che si parli del bambino o dell’adulto. E dove si considerano “lu<strong>di</strong>cità” e “coinvolgimento”<br />

come elementi strettamente legati alla natura <strong>di</strong> ogni linguaggio artistico<br />

o, meglio, come appartenenti alla morfologia stessa dell’espressione artistica.<br />

Siamo convinti, dunque, che i <strong>di</strong>versi linguaggi artistici, in quanto espressione della<br />

sensibilità e dell’immaginario dell’uomo, siano parte fondamentale e necessaria dello<br />

72


sviluppo, della formazione e dell’esperienza <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> ogni singolo in<strong>di</strong>viduo, in<strong>di</strong>pendentemente<br />

dall’età, dal sesso, dalla razza, dalla cultura e dal ceto sociale a cui egli appartiene.<br />

Allo stesso modo, siamo convinti che coltivare l’idea <strong>di</strong> un’educazione al bello o,<br />

per meglio <strong>di</strong>re, <strong>di</strong> un’educazione alla percezione del bello che nasca dall’ascolto, dall’osservazione<br />

e dalla conoscenza delle opere della natura e dei gran<strong>di</strong> artisti contemporanei<br />

e del passato, possa contribuire a dare una visione positiva della vita, possa stimolare lo<br />

sviluppo e la coscienza delle proprie capacità e della propria autostima, possa aiutare<br />

ogni in<strong>di</strong>viduo a una più attenta riflessione sui valori civili e morali dell’esistenza, possa<br />

sostenere la persona nelle <strong>di</strong>namiche relazionali che sottendono la vita <strong>di</strong> ogni giorno.<br />

E se la pratica del teatro, così come quella <strong>di</strong> ogni altro linguaggio artistico, si muove in<br />

questa <strong>di</strong>rezione, va anche detto che ci sono alcuni principi car<strong>di</strong>ne da non <strong>di</strong>menticare.<br />

Il teatro come occasione <strong>di</strong> relazione<br />

Cominciamo col mettere da parte, almeno per un po’, l’idea che si possa pensare al<br />

teatro solo come spettacolo e proviamo a recuperare un elemento altrettanto importante<br />

della sua natura originaria: il suo essere una forma <strong>di</strong> espressione e <strong>di</strong> comunicazione.<br />

Il teatro, infatti, nasce anche come forma <strong>di</strong> espressione interna al gruppo che lo<br />

produce, come frutto <strong>di</strong> una comunità che si rivolge a se stessa raccontando la propria<br />

visione del mondo, fatta <strong>di</strong> sogni e <strong>di</strong> paure, <strong>di</strong> fantasie e <strong>di</strong> voglia <strong>di</strong> conoscere la realtà<br />

in cui vive. E poi, visto che si fonda sul meccanismo della finzione, sposta la comunicazione<br />

in uno spazio <strong>di</strong>verso del reale, uno spazio fantastico che è strettamente<br />

legato a chi partecipa alla finzione stessa. Nello spazio del teatro, dunque, si può raccontare<br />

se stessi fingendo <strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> altri; si può giocare con i propri vissuti, persino<br />

con i più drammatici, essendo sostenuti dalla forza e dalla leggerezza del “far<br />

finta <strong>di</strong>”.<br />

Se lo pensiamo in questo modo, lo spazio della finzione teatrale <strong>di</strong>venta, prima <strong>di</strong><br />

tutto, un luogo protetto <strong>di</strong> comunicazione e <strong>di</strong> relazione con gli altri e con la realtà in<br />

cui si vive o, meglio, un luogo <strong>di</strong> conoscenza, dove poter condurre le proprie esperienze<br />

per appropriarsi del mondo, per mettersi alla prova, per misurare le gioie e i dolori<br />

dello stare insieme ai compagni: un modo, spesso piacevole e <strong>di</strong>vertente, per crescere<br />

allenandosi alla vita. Ed è uno spazio molto particolare, composto da almeno quattro<br />

tasselli importanti per la formazione del bambino.<br />

1. Uno spazio per il confronto<br />

Il teatro è combattimento. Sulla scena avvengono almeno due tipi <strong>di</strong> scontri. Quello<br />

interno alla vicenda, alla trama; e quello fisico tra gli attori che interpretano i personaggi.<br />

Il teatro, dunque, ha bisogno del conflitto per crescere, per svilupparsi, per<br />

prendere forma: è parte in<strong>di</strong>ssolubile della sua natura.<br />

Questo elemento, comune alle <strong>di</strong>namiche relazionali, ha sviluppi interessanti per ciò<br />

73


che riguarda il rapporto con i coetanei e con gli adulti o, in generale, per tutto ciò<br />

che riguarda la scoperta e l’affermazione <strong>di</strong> sé.<br />

Ogni relazione ha bisogno del conflitto. E anche il bambino non può farne a meno per<br />

crescere, per prendere coscienza <strong>di</strong> sé, per misurarsi con la realtà che lo circonda e<br />

capirla meglio.<br />

Nel teatro il confronto si proietta nella finzione scenica. Se si guarda agli inevitabili<br />

conflitti <strong>di</strong> tutti i giorni, la loro trasposizione nel gioco teatrale può <strong>di</strong>ventare un<br />

utile strumento per rivivere, con il necessario <strong>di</strong>stacco e con un po’ più <strong>di</strong> serenità e<br />

gioia, le complesse <strong>di</strong>namiche del reale, aiutando il bambino a prenderne coscienza, a<br />

conoscerne meglio la natura e, anche, a superarle.<br />

2. Uno spazio neutrale<br />

Le relazioni che si vanno creando con i coetanei e gli adulti si sviluppano nel quoti<strong>di</strong>ano<br />

misurandosi con i problemi e le sod<strong>di</strong>sfazioni <strong>di</strong> ogni giorno. Talvolta generano sofferenza,<br />

talvolta gioia, con un andamento impreve<strong>di</strong>bile che può arricchire o deludere,<br />

dove il peso <strong>di</strong> ruoli e bisogni <strong>di</strong>fferenti crea spesso rapporti <strong>di</strong> forza più o meno sbilanciati.<br />

Il teatro, invece, può essere considerato uno spazio neutro, nel quale ognuno può giocare<br />

il ruolo che preferisce e persino ribaltare ciò che accade ogni giorno, lasciando<br />

tutto lo spazio che desidera alle proprie fantasie. Come ci insegna l’antico ruolo sociale<br />

del Carnevale, all’interno della finzione teatrale la relazione può azzerarsi e lasciare<br />

spazio a ogni possibile stravolgimento: proprio per questo il teatro <strong>di</strong>venta<br />

un’ideale zona franca, nella quale il bambino può rigiocare se stesso e il suo rapporto<br />

con il mondo.<br />

3. Uno spazio per l’incontro.<br />

Il teatro <strong>di</strong> cui stiamo parlando, inteso come spazio neutrale del confronto, <strong>di</strong>venta<br />

allora luogo privilegiato per incontrarsi. E se confrontarsi sul terreno della finzione<br />

teatrale vuol <strong>di</strong>re mitigare il conflitto, se agire in una zona <strong>di</strong> neutralità significa<br />

poter ricreare la relazione, incontrarsi nei confini del teatro costituisce un modo per<br />

riscoprirsi.<br />

La riscoperta reciproca è una componente in<strong>di</strong>spensabile alla relazione, perché rinnova<br />

costantemente il rapporto.<br />

Il linguaggio teatrale non solo permette <strong>di</strong> parlarsi in modo <strong>di</strong>verso, ma mette le persone<br />

sotto una nuova luce, valorizzandone i lati più nascosti e spesso sconosciuti del<br />

carattere. Osservare i bambini, e anche gli adulti, in tale contesto significa spesso<br />

provare l’emozione e lo stupore che ogni scoperta porta con sé. È la partecipazione<br />

alla finzione, la con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> un processo creativo in atto, che incoraggia la persona<br />

a lasciarsi andare al piacere dell’esperienza, con risultati spesso impreve<strong>di</strong>bili e straor<strong>di</strong>nari.<br />

Il tempo del teatro <strong>di</strong>venta allora un tempo insieme, dove l’ascolto reciproco<br />

è reso più coinvolgente e magico proprio dal gioco <strong>di</strong> finzione.<br />

74


4. Uno spazio per il gioco<br />

Sappiamo bene quanto il gioco, e il piacere che ne deriva, costituiscano uno strumento<br />

<strong>di</strong> conoscenza primario per bambini e adulti. Non solo. Il fare <strong>di</strong>vertendosi fissa nella<br />

memoria ciò che si sperimenta, e crea forti motivazioni per proseguire l’esperienza. E<br />

questo è vero tanto sul piano cognitivo, che su quello affettivo.<br />

In più, il gioco facilita e sostiene la relazione, la rinnova continuamente facendo crescere<br />

il desiderio <strong>di</strong> proseguirla e svilupparla. È il <strong>di</strong>vertimento stesso che costituisce un potente<br />

veicolo <strong>di</strong> socializzazione, perché con<strong>di</strong>videre il piacere <strong>di</strong> una esperienza unisce,<br />

crea il gruppo.<br />

Quando poi il gioco <strong>di</strong>venta gioco <strong>di</strong> finzione, si aggiunge un ulteriore elemento <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertimento:<br />

il piacere <strong>di</strong> trasformare la propria realtà, costruendo liberamente il proprio<br />

mondo fantastico e partecipando a quello degli altri.<br />

Ecco, riflettere a fondo sul significato del fare teatro con i bambini e sui molti aspetti<br />

dell’intervento educativo toccati da questa attività, probabilmente ci avrebbe portato<br />

ben più lontano <strong>di</strong> quanto abbiamo fatto fin qui. Ma in un tempo complesso e veloce come<br />

quello che stiamo vivendo, credo sia bello pensare che esistano spazi dove potersi incontrare<br />

e confrontare, giocando con le proprie fantasie e andando al <strong>di</strong> là dei ruoli che<br />

ci si porta addosso tutti i giorni. Il teatro può <strong>di</strong>ventare uno <strong>di</strong> questi spazi, certo non<br />

per rifuggire o isolarsi dalla vita, ma per allenarsi ad affrontarla con più forza e determinazione,<br />

con più creatività e coscienza dei propri mezzi, anche quando si affrontano<br />

tematiche complesse, che toccano nel profondo la relazione con noi stessi e con gli altri.<br />

75


GIOCHIAMO CON CIOTTOLINO<br />

<strong>di</strong> Sabrina Saccomani<br />

Sono l’Orco brutto e sporco…<br />

La figura dell’ORCO, presente in molte fiabe europee, viene in genere presentata come<br />

una specie <strong>di</strong> mostro gigantesco dalle sembianze umane, peloso e con una grossa pancia,<br />

<strong>di</strong> solito crudele e “mangiatore” <strong>di</strong> bambini ma piuttosto stupido e, a volte, capace <strong>di</strong><br />

mutare forma.<br />

Così almeno lo conosciamo attraverso le fiabe <strong>di</strong> Charles Perrault e anche quello proposto<br />

dalla storia <strong>di</strong> Ciottolino non si <strong>di</strong>stacca da questo modello.<br />

La figura dell’orco che forse ti è più familiare, perché molto recente, è quella <strong>di</strong> Shrek,<br />

il protagonista dell’omonimo film che ha ironicamente ribaltato il ruolo storico dell’orco<br />

per assegnargli ad<strong>di</strong>rittura quello <strong>di</strong> principe azzurro!<br />

– Insieme alla maestra e ai tuoi compagni, prova ora a svolgere una piccola ricerca sulle<br />

fiabe classiche e moderne che vedono la presenza dell’orco e confronta poi le <strong>di</strong>verse<br />

caratteristiche fisiche e morali <strong>di</strong> questo strano personaggio.<br />

– Prova poi a <strong>di</strong>segnare il tuo orco “personale” e, se vuoi, descrivilo in poche righe <strong>di</strong><br />

testo. Per farlo, puoi utilizzare la pagina seguente!<br />

Disegna qui il tuo “orco”<br />

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Descrizione<br />

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Sogni e… incubi!<br />

In fondo, la fiaba che vede Ciottolino protagonista è la narrazione <strong>di</strong> un brutto sogno,<br />

provocato a sua volta dal racconto della fiaba <strong>di</strong> Ciuffettino fatto re fatta dal nonno<br />

all’inizio dell’opera. Ti sarà certo capitato almeno una volta <strong>di</strong> aver fatto un brutto sogno<br />

e <strong>di</strong> esserti svegliato gridando come Ciottolino, magari dopo aver letto o visto in televisione<br />

storie <strong>di</strong> streghe, fantasmi, ecc.<br />

Prova a scrivere o raccontare a voce in classe un sogno che ti ha fatto particolarmente<br />

paura.<br />

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I giochi e i passatempi <strong>di</strong> Ciottolino<br />

All’inizio <strong>di</strong> Ciottolino, il protagonista e sua sorella Nina litigano mente giocano a ripiglino,<br />

un gioco che si esegue con una corda legata agli estremi e con la quale si formano figure,<br />

anche simboliche, servendosi delle <strong>di</strong>ta delle mani e dei pie<strong>di</strong>. Il gioco era ancora assai<br />

<strong>di</strong>ffuso nella prima metà del secolo scorso ma oggi è praticamente sconosciuto alla maggior<br />

parte dei bimbi. Partendo proprio da una ricerca su questo vecchio gioco, intervista<br />

nonni, zii, parenti e amici “<strong>di</strong> una certa età”, chiedendo loro <strong>di</strong> raccontarti e <strong>di</strong> spiegarti<br />

le regole <strong>di</strong> alcuni giochi della loro infanzia. Una volta raccolte tutte le informazioni,<br />

confrontale con quelle trovate dai tuoi compagni. Insieme, scegliete alcuni tra i giochi<br />

che vi sembrano più interessanti e coinvolgenti e provate a metterli in pratica! Rimarrete<br />

sorpresi <strong>di</strong> quanto ci si possa <strong>di</strong>vertire con poco!<br />

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GIOCHI MUSICALI<br />

<strong>di</strong> Giovanna Piga<br />

Ti sei mai chiesto come nasce un’opera musicale? Si pensa spesso che un’opera nasca<br />

all’improvviso, come frutto <strong>di</strong> una folgorazione istantanea che porta il compositore a<br />

scrivere il lavoro “tutto d’un fiato”. Invece la realtà del lavoro compositivo è molto<br />

<strong>di</strong>versa, pur se con alcune eccezioni: infatti, osservando le pagine manoscritte dei<br />

gran<strong>di</strong> compositori, salteranno all’occhio tantissime cancellature, ripensamenti e mo<strong>di</strong>fiche<br />

avvenute in momenti <strong>di</strong>versi della stesura dell’opera. Una composizione musicale<br />

è formata da molte parti che il compositore riesce a miscelare sapientemente<br />

grazie a conoscenze approfon<strong>di</strong>te e ad anni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o; ma quali sono queste conoscenze?<br />

Beh, partendo proprio dall’inizio, dobbiamo parlare del suono e delle sue caratteristiche<br />

primarie: intensità, timbro, altezza e durata. Ne hai mai sentito<br />

parlare? Forse no, ma non ti preoccupare perché adesso proveremo ad approfon<strong>di</strong>re<br />

l’argomento giocando…<br />

Il primo gioco che ti propongo è un gioco sull’intensità. Cos’è l’intensità? Diciamo che<br />

essa rappresenta il volume sonoro (un po’ come quando si alza il volume della ra<strong>di</strong>o) e si<br />

misura in decibel.<br />

Trova il tesoro<br />

Un bambino esce dalla classe, gli altri nascondono un oggetto (il tesoro) e, quando il bambino<br />

rientra, i compagni lo guidano verso l’oggetto aumentando l’intensità dei suoni, che<br />

possono essere prodotti battendo le matite sul banco o con altri strumenti (tamburi,<br />

maracas o legnetti) e gesti sonori (battendo le mani, ad esempio). Il crescendo in<strong>di</strong>ca<br />

l’avvicinamento all’oggetto, il <strong>di</strong>minuendo l’allontanamento. La classe dovrà essere molto<br />

attenta e concentrata su quello che fa il compagno “cercatore”: infatti, nel caso questi<br />

si allontanasse improvvisamente dal luogo dove è nascosto l’oggetto, i compagni dovranno<br />

repentinamente cambiare l’intensità del suono (da forte a piano e/o viceversa).<br />

Ora, invece, passiamo a un gioco sul timbro, che è l’insieme <strong>di</strong> qualità specifiche che caratterizzano<br />

la voce o il suono <strong>di</strong> uno strumento. Ti sei mai chiesto come fai a riconoscere<br />

la voce <strong>di</strong> un compagno al telefono? È perché ogni voce è <strong>di</strong>versa dalle altre, cioè<br />

cambia il timbro…<br />

La lancetta dell’orologio<br />

Ci si <strong>di</strong>spone in cerchio e ognuno ha uno strumento in mano. Un bambino sta al centro<br />

del cerchio, senza strumento. Si fanno uno o più giri <strong>di</strong> suoni (quin<strong>di</strong>, a turno, ognuno<br />

suonerà il proprio strumento ripassandone il nome e le caratteristiche), poi il bambino<br />

in centro verrà bendato e dovrà in<strong>di</strong>care un compagno con il suo braccio-lancetta: questi<br />

suonerà e il bambino bendato dovrà indovinare lo strumento che ha suonato. Chi indovina<br />

si scambia <strong>di</strong> posto con chi ha proposto il suono. Una variante per i più piccoli può con-<br />

79


sistere nel pronunciare semplicemente il nome del compagno bendato, che dovrà riconoscere<br />

chi lo ha chiamato per nome solo ascoltandone il timbro <strong>di</strong> voce, senza utilizzare<br />

gli strumenti.<br />

Adesso giochiamo con l’altezza dei suoni che, scientificamente parlando, <strong>di</strong>pende dalla<br />

frequenza delle vibrazioni e si misura in Hertz. Se hai presente la tastiera <strong>di</strong> un pianoforte<br />

saprai che i tasti a destra hanno un suono “alto” (se lo paragonassimo alla voce<br />

degli animali potrebbe essere la voce degli uccellini) e quelli a sinistra hanno un suono<br />

“basso” (come la voce <strong>di</strong> un elefante): nel linguaggio musicale questi suoni si chiamano<br />

acuti e gravi.<br />

Gli gnomi coraggiosi<br />

Si <strong>di</strong>segnano due alberi ai lati della lavagna e una linea <strong>di</strong>ritta che li collega a rappresentare<br />

la corda <strong>di</strong> un funambolo. Lo gnomo Gneo gioca a camminarci sopra (suono acuto),<br />

ma ogni tanto casca giù (suono grave). Disegna lo gnomo sopra e sotto la corda (puoi utilizzare<br />

dei colori <strong>di</strong>versi) e rappresenta la sua camminata con la voce, cambiandone l’altezza<br />

a seconda che si trovi sopra o sotto la corda.<br />

E infine parliamo della durata dei suoni, ovvero del tempo che essi occupano. Puoi provare<br />

a fare un esperimento cronometrandoti mentre emetti un suono vocale sulla consonante<br />

A: quella sarà la durata del tuo suono espressa in secon<strong>di</strong>.<br />

La linea del tempo<br />

Ognuno scelga un pennarello e immagini che la voce che esce dalla bocca sia il colore<br />

che esce da esso. Ora, ciascuno su un foglio e in contemporanea agli altri compagni,<br />

tracci un segno colorato lungo quanto il suo suono vocale sulla consonante A (finché dura<br />

il fiato): sicuramente tutti <strong>di</strong>segneranno delle righe <strong>di</strong> lunghezza <strong>di</strong>versa. Poi, proveremo<br />

a <strong>di</strong>segnare la linea rispettando dei tempi prestabiliti (potremmo <strong>di</strong>segnare una riga<br />

“lunga” 5 secon<strong>di</strong>, poi 7, 10 e così via): come sono adesso le linee?<br />

80


Cruciverba musicale<br />

Ora prova a cimentarti con questo cruciverba, ma solo se hai letto attentamente il fascicolo:<br />

infatti tutte le definizioni sono inerenti alla nostra opera o alla musica in generale.<br />

Attenzione, però: nelle caselle con l’asterisco (*) dovrai inserire la definizione in<br />

sillabe, come nell’esempio. Buon <strong>di</strong>vertimento!<br />

Orizzontali<br />

1. Il librettista <strong>di</strong> Ciottolino. 6*. Racconta la fiaba <strong>di</strong> Ciuffettino. 8. La canta il protagonista<br />

<strong>di</strong> un’opera. 9. La fine... delle Fate. 10. Costruiscono i balocchi. 14. Non comune come il<br />

sogno <strong>di</strong> Ciottolino.<br />

1 2 3 4 5 6* 7*<br />

16*. Lo sono le Fatine.<br />

NON NO 17. Vuole mangiare<br />

8<br />

Ciottolino. 19. I «Piccoli<br />

<strong>di</strong>» che rappresen-<br />

9 10 11 12<br />

tarono per la prima<br />

volta Ciottolino. 23. Lo<br />

stu<strong>di</strong>a chi vuole lavo-<br />

13* 14 15<br />

rare in un teatro<br />

d’opera. 25*. Viene<br />

16* 17<br />

messa sulla testa <strong>di</strong><br />

Ciottolino. 27. L’inizio<br />

18<br />

e la fine della “novella”.<br />

28*. Quello della buonanotte.<br />

29. La set-<br />

19 20 21 22<br />

tima nota. 30. Vi<br />

23<br />

nacque Luigi Ferrari<br />

Trecate (sigla).<br />

24* 25* 26* 27<br />

Verticali<br />

1. Abitano nel Palazzo.<br />

2. Le batte l’orologio.<br />

28* 29 30<br />

3. La seconda e l’ultima<br />

<strong>di</strong> “archi”. 4.<br />

Fondo <strong>di</strong> risonanza. 5.<br />

La sorella <strong>di</strong> Ciottolino. 7*. Le legge chi suona. 10. Un suono “basso”. 11. Il colore dei capelli<br />

<strong>di</strong> Ciuffettino. 12. La Fata più importante. 13*. Lo sono le notti nel Bosco <strong>di</strong> Bistorco. 15.<br />

A mezzanotte vi passa l’Orco. 18. Il famoso compositore con cui lavorò Forzano (iniziali).<br />

20. Inizio dello strumento suonato da Luigi Ferrari Trecate. 21. Le prime doppie nella bacchetta<br />

del <strong>di</strong>rettore.<br />

22. Secondo Ciottolino i Sapienti vi somigliano. 24*. Ciottolino la tira ad un Sapiente. 26*.<br />

La città dove avvenne la prima rappresentazione <strong>di</strong> Ciottolino.<br />

Soluzioni del cruciverba<br />

Orizzontali: 1. Forzano 6. Nonno 8. Aria 9. Te 10. Gnomi 14. Raro 16. Gaie 17. Orco 19. Podrecca<br />

23. Canto 25. Corona 27. Na 28. Bacio 29. Si 30. Al<br />

Verticali: 1. Fate 2. Ore 3. Ri 4. Za 5. Nina 7. Note 10. Grave 11. Oro 12. Morgana<br />

13. Buie 15. Bosco 18. GP 20. Or 21. Cc 22. Cani 24. Barba 26. Roma<br />

81


Suoniamo Ciottolino<br />

Qui <strong>di</strong> seguito troverai una partitura tratta da Ciottolino, naturalmente in versione ridotta:<br />

sono certa che riconoscerai questo brano perché lo canteremo insieme allo spettacolo!<br />

82


Gli strumenti dell’orchestra<br />

Durante lo spettacolo avrai modo <strong>di</strong> vedere e sentire suonare dal vivo una vera e propria<br />

orchestra, anche se <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni ridotte. Ecco, quin<strong>di</strong>, qualche notizia riguardante gli<br />

strumenti che incontrerai.<br />

Il violino, strumento nato nel Cinquecento,<br />

è il più brillante fra gli strumenti<br />

ad arco e riveste un ruolo molto importante<br />

nell’orchestra. Come tutti gli<br />

strumenti che appartengono a questa<br />

famiglia, il violino è costituito da una<br />

cassa armonica, un manico e quattro<br />

corde. Gli strumenti ad arco devono il<br />

loro nome al fatto che si suonano strofinando<br />

le corde con un archetto<br />

(un’asta <strong>di</strong> legno alla quale è legato un<br />

fascio <strong>di</strong> crini <strong>di</strong> cavallo; questi crini devono<br />

essere coperti <strong>di</strong> pece, una sostanza<br />

collosa che aumenta l’attrito e<br />

permette all’esecutore <strong>di</strong> mettere in vibrazione<br />

le corde dello strumento).<br />

Tutti i gran<strong>di</strong> compositori, da Bach a<br />

Mozart a Beethoven, sapevano suonare<br />

il violino, ma il più celebre violinista <strong>di</strong><br />

tutti i tempi è stato Niccolò Paganini.<br />

La viola moderna nasce dal violino e ne<br />

costituisce una versione poco più<br />

grande. In realtà, con il termine viola si<br />

in<strong>di</strong>cano anche altri strumenti usati soprattutto<br />

nel Settecento e derivati<br />

dalla viella me<strong>di</strong>evale: la viola da braccio<br />

(che si suonava come quella moderna) e<br />

la viola da gamba (che si suonava appoggiandola<br />

alle gambe, un po’ come si fa<br />

con il violoncello). La viola ha un timbro<br />

più grave e velato rispetto al violino, risultando<br />

così più dolce, ma anche meno<br />

brillante, all’orecchio dell’ascoltatore. Il<br />

più celebre violista <strong>di</strong> tutti i tempi è<br />

stato Alessandro Rolla, vissuto a cavallo<br />

tra Settecento e Ottocento.<br />

84


Il violoncello nacque in Italia nella seconda<br />

metà del Cinquecento, ma fino al<br />

Settecento gli venne preferita la viola<br />

da gamba, che aveva un suono più dolce<br />

e si suonava senza il puntale (l’asta che<br />

si utilizza per appoggiare il violoncello<br />

a terra). È uno strumento caratterizzato<br />

da un’ampia estensione e dalla<br />

dolcezza del suono, che lo rende molto<br />

espressivo. La letteratura per questo<br />

strumento è veramente vasta: infatti<br />

tantissimi compositori, tra cui Bach,<br />

Vival<strong>di</strong>, Beethoven, Chopin, Schumann<br />

e molti altri, hanno scritto opere importanti<br />

per il violoncello (curiosamente<br />

Mozart fa eccezione). Un<br />

grande virtuoso del passato è stato<br />

Luigi Boccherini, autore <strong>di</strong> molte musiche<br />

da camera e sinfoniche in cui il violoncello<br />

ha un ruolo da protagonista.<br />

Il contrabbasso costituisce una versione<br />

più grande della viola da gamba<br />

secentesca ed è il più grande e grave<br />

fra tutti gli strumenti ad arco. Il numero<br />

delle sue corde oggi è fissato a<br />

quattro, come per tutti gli strumenti<br />

ad arco, ma nel passato poteva arrivare<br />

ad avere anche cinque corde. Per molto<br />

tempo è stato utilizzato per “rinforzare”<br />

la sonorità dei violoncelli in orchestra,<br />

ma all’inizio dell’Ottocento il<br />

virtuoso Domenico Dragonetti lo rese<br />

uno strumento solista influenzando<br />

anche Beethoven, il quale gli <strong>di</strong>ede una<br />

parte solistica nella Nona sinfonia. Non<br />

<strong>di</strong>mentichiamo che anche la musica<br />

jazz ha dato grande importanza a questo<br />

strumento, dove viene impiegato<br />

con ruolo <strong>di</strong> base ritmica e armonica.<br />

85


Il flauto traverso ha soppiantato nel<br />

tempo il flauto <strong>di</strong>ritto e come questo fa<br />

parte della famiglia dei legni. Come tutti<br />

gli strumenti appartenenti a questo<br />

gruppo è formato da tre parti: imboccatura,<br />

canna e chiavi. Inizialmente il<br />

flauto traverso era fatto <strong>di</strong> legno e solo<br />

in seguito fu realizzato in metallo. Ha un<br />

suono penetrante nel registro acuto e<br />

molto dolce in quello me<strong>di</strong>o ed è uno<br />

strumento tecnicamente molto agile.<br />

Il clarinetto moderno nacque nel Settecento<br />

e venne perfezionato nell’Ottocento,<br />

quando venne stabilito il sistema<br />

<strong>di</strong> chiavi usato ancora oggi. Ha una voce<br />

molto intensa nel registro inferiore e<br />

penetrante in quello superiore. Mozart<br />

fu il primo grande musicista a de<strong>di</strong>care<br />

opere importanti a questo strumento.<br />

La tromba è uno strumento antichissimo,<br />

ma la tromba moderna si è perfezionata<br />

solo all’inizio dell’Ottocento. Ha<br />

un suono molto brillante e penetrante.<br />

Oltre che nella musica classica, la<br />

tromba ha un ruolo molto importante sia<br />

nella musica per banda che nella musica<br />

jazz, dove spesso ha il ruolo <strong>di</strong> solista.<br />

86


Il tamburo, il triangolo, le campane e<br />

la celesta fanno tutti parte della famiglia<br />

degli strumenti a percussione,<br />

che è la più numerosa e la più antica.<br />

Nell’orchestra moderna le percussioni<br />

vengono classificate in base al<br />

suono che producono, <strong>di</strong>stinguendosi<br />

in strumenti a suono determinato<br />

(quelli che fanno vere e proprie note,<br />

come le campane e i campanelli a tastiera)<br />

e indeterminato (la cui altezza,<br />

cioè, non è chiaramente<br />

definita, come nel triangolo) e a come<br />

lo producono, <strong>di</strong>videndosi in i<strong>di</strong>ofoni<br />

(in cui vibra tutto il corpo dello strumento,<br />

come nel caso della celesta) e<br />

membranofoni (in cui vibra una pelle<br />

tesa su una struttura rigida, come nel<br />

tamburo).<br />

87


GIOCHI CON LA DRAMMATIZZAZIONE<br />

<strong>di</strong> Nausicaa Bosio<br />

Volete ricreare le atmosfere magiche dello spettacolo e cimentarvi con la recitazione?<br />

Volete preparare un piccolo spettacolo per far conoscere alle vostre famiglie o ai compagni<br />

<strong>di</strong> altre classi la fiaba musicale <strong>di</strong> Ciottolino?<br />

Ecco qui <strong>di</strong> seguito un mini–libretto, che lega i quattro canti centrali del pubblico e presenta<br />

il sogno fantastico <strong>di</strong> Ciottolino.<br />

Esercitatevi in classe, con l’aiuto degli insegnanti, sud<strong>di</strong>videndo le parti e alternandovi<br />

nei ruoli in modo da permettere a tutti <strong>di</strong> provare.<br />

Per drammatizzare le scene potrete seguire il testo teatrale e stu<strong>di</strong>are a memoria le<br />

battute o improvvisare liberamente partendo dalle situazioni descritte nei riquadri…<br />

Il sogno <strong>di</strong> Ciottolino: il Paese delle Fate!<br />

Personaggi: le Fate, Ciottolino<br />

Ciottolino è giunto al Bosco <strong>di</strong> Bistorco, nel Paese delle Fate. Il verde del bosco è abbagliante,<br />

il palazzo delle Fate è dorato, ha una porta azzurra e un gran martello che pende<br />

per bussare…Ciottolino, meravigliato, bussa forte…lo accolgono le Fate che gli chiedono<br />

il suo nome e gli <strong>di</strong>cono che è giunto nel Paese delle Fate.<br />

Fate e Coro del pubblico<br />

Gaie e vispe siam fatine<br />

sorelline affettuose<br />

dei bambini e le bambine.<br />

Per Natale e la Befana<br />

noi scen<strong>di</strong>amo<br />

e le calze riempiamo.<br />

Passiam per la neve<br />

dei tetti, leggere<br />

<strong>di</strong> notte voliamo…<br />

All’albe ridenti torniamo<br />

e i bimbi si sveglian contenti.<br />

Ciottolino<br />

Oh! Quanta luce, quanto splendore!<br />

Dove sarò mai giunto?<br />

Che bel palazzo, com’è rilucente<br />

sembra tutto dorato.<br />

Questo posto dev’essere incantato.<br />

Una porta. Picchiam.<br />

E se poi faccio male?<br />

Prenderò una sgridata!<br />

(Ciottolino bussa forte)<br />

88<br />

Fate e Coro del pubblico<br />

Fortunato chi ha picchiato<br />

(si apre la gran porta del palazzo.<br />

Escono le Fate e circondano Ciottolino)<br />

Bel bambino, bel bambino<br />

<strong>di</strong>’ chi sei, come ti chiami?<br />

Ciottolino<br />

Io mi chiamo Ciottolino,<br />

ma il paese che abitate,<br />

come lo chiamate?<br />

Fate<br />

Non lo sai?<br />

È il Paese delle Fate!<br />

Ciottolino<br />

Il Paese delle Fate!<br />

Fate<br />

Tu non sai<br />

che trovasti la fortuna!<br />

La fortuna!


La legge del Paese delle Fate<br />

Personaggi: Le Fate, la Fata Morgana, Ciottolino, Gnomi<br />

La Fata Morgana spiega a Ciottolino che <strong>di</strong>venterà re del Paese delle Fate perché è<br />

stato il primo a bussare alla porta del palazzo. Chiamati dalle Fate accorrono gli Gnomi.<br />

Fata Morgana<br />

Tempo fa morì il re<br />

e tutti volevano eleggersi da sé.<br />

Affinché ogni lite si appianasse<br />

fu deciso <strong>di</strong> eleggere re<br />

la persona che avesse bussato<br />

per prima al palazzo.<br />

Fate e Coro del pubblico<br />

Ciottolino fortunato!<br />

Per il primo tu hai picchiato!<br />

Ciottolino<br />

Io dunque sarò re!<br />

Fata Morgana<br />

Ora verranno tanti<br />

e tanti abitanti del Paese delle Fate.<br />

Le Fate<br />

(alzano le bacchette e le lasciano ricadere)<br />

Abitanti della terra<br />

Gnomini piccolini<br />

Salite qui!<br />

Maghi che abitate<br />

nelle selve,<br />

affrettatevi, affrettatevi!<br />

Maghi che abitate<br />

su nell’aria,<br />

affrettatevi, affrettatevi!<br />

Magistrati, gran Sapienti,<br />

qui vi chiamano le Fate,<br />

affrettatevi, affrettatevi!<br />

Accorrete tutti qua.<br />

Gnomi e Coro del Pubblico<br />

(entrano con arnesi da lavoro)<br />

Gnomi siamo<br />

sottoterra noi viviam.<br />

Noi si sta, sempre là.<br />

Consumiamo gli occhi,<br />

lavoriam piccini<br />

pei balocchi dei bambini!<br />

Per chi volesse completare lo spettacolo, ecco lo spunto per un’improvvisazione finale!<br />

Disturbati dal rumore <strong>di</strong> Fate e Gnomi entrano i Sapienti. Le Fate annunciano loro l’arrivo<br />

del nuovo re e i Sapienti mostrano a Ciottolino il libro delle tasse, ma si scandalizzano<br />

per la sua ignoranza nel leggere; Ciottolino, annoiato e offeso, tira la barba al più vecchio<br />

fra i Sapienti, provocando l’ira <strong>di</strong> tutti. Il Giu<strong>di</strong>ce lo condanna ad essere lasciato solo<br />

nel Bosco <strong>di</strong> Bistorco… dove tutte le notti passa l’Orco!<br />

L’Orco arriva nel Bosco <strong>di</strong> Bistorco cantando allegramente una terribile canzone… quando<br />

vede Ciottolino gli viene l’acquolina in bocca e si mette a saltellare gioioso intorno al<br />

bambino, quin<strong>di</strong> si allontana come per prendere la rincorsa e… Ciottolino spaventato<br />

chiama la mamma, che accorre e lo consola: l’Orco non c’è più, è stato tutto un sogno, è<br />

una mattina come le altre e il babbo è andato a lavorare.<br />

Confortato Ciottolino canta insieme al nonno e a Nina la canzone <strong>di</strong> Ciuffettino…<br />

Tutti e Coro del Pubblico<br />

Come uno e due fa tre<br />

Ciuffettino è fatto re!<br />

Come uno e due fa tre<br />

Ciuffettino è fatto re!<br />

Buon <strong>di</strong>vertimento!<br />

89


Piccolo <strong>di</strong>alogo intorno a Ciottolino<br />

su Coro <strong>di</strong> voci bianche e Coro <strong>di</strong> bambini<br />

Anna e Marco si incontrano all’uscita della scuola…<br />

90<br />

– «Come uno e due fa tre»… Ciao Marco!<br />

– Ciao Anna!<br />

– Ti devo raccontare una cosa bellissima!<br />

– Racconta, racconta…<br />

– Pensa che ieri siamo andati a teatro, precisamente al <strong>Teatro</strong> <strong>Regio</strong>, in Piazza Castello.<br />

– Noi andremo domani, a vedere «Ciottolino».<br />

– Anche noi siamo andati a vedere «Ciottolino». È stato bellissimo; ma guarda che<br />

andrete al Piccolo <strong>Regio</strong>, un teatro più piccolo… nascosto sotto l’Atrio delle Carrozze.<br />

– Sì, lo so, la maestra ce l’ha già spiegato, sapientona! Andremo a sentire l’opera; la<br />

maestra ci ha spiegato che i cantanti lirici si chiamano: tenore, baritono e basso<br />

gli uomini, soprano, mezzosoprano e contralto le donne.<br />

– Bravo, ma in quest’opera sono più importanti le voci bianche, e scommetto che<br />

non sai neanche cosa vuol <strong>di</strong>re, caro il mio zuccone!<br />

– Ma figurati! Cara la mia signorina “so–tutto–io”, voci bianche, voci azzurre, nell’opera<br />

ci saranno voci <strong>di</strong> tutti i colori! Anche rosse e gialle.<br />

– Ma no! Si chiamano proprio così le voci dei bambini.<br />

– Ma sei sicura?<br />

– Sì certo!<br />

– Anche tuo fratello ha la voce bianca?<br />

– No, perchè lui frequenta già il liceo. Si chiamano voci bianche le voci dei bambini<br />

fino alla terza me<strong>di</strong>a, più o meno.<br />

– E poi <strong>di</strong> che colore <strong>di</strong>ventano?<br />

– E poi c’è la muta vocale: si <strong>di</strong>venta gran<strong>di</strong> e poco alla volta la voce si trasforma e<br />

assomiglia a quella della mamma o del papà…<br />

– Quin<strong>di</strong> anche la mia sorellina Giulia ha la voce bianca, fa seconda!<br />

– Sicuro! Tutti i bambini ti ho detto, perchè hanno le corde vocali più corte <strong>di</strong> quelle<br />

degli adulti.<br />

– Che scoperta!<br />

– Scusa?!<br />

– Bella forza ci vuole a <strong>di</strong>re che i bambini hanno le corde vocali più corte: sono anche<br />

più bassi e minuti degli adulti, è ovvio che le corde vocali siano proporzionate!<br />

– Siamo d’accordo. Le corde vocali più corte producono un suono più acuto e delicato.


– Bello!<br />

– Sì, bello…<br />

– Allora il coro della mia classe è un coro <strong>di</strong> voci bianche!<br />

– Non proprio.<br />

– Perchè non proprio?<br />

– Perchè non basta essere bambini per fare un coro <strong>di</strong> voci bianche.<br />

– E che cosa bisogna fare?<br />

– Bisogna allenarsi, avere un maestro del coro, che insegni gli esercizi e la tecnica<br />

giusti. Le voci dei bambini sono belle e delicate, non bisogna rovinarle cantando<br />

con sforzo, gridando o respirando male.<br />

– E tu come lo sai?<br />

– Faccio parte <strong>di</strong> un coro <strong>di</strong> voci bianche, vado alle prove due volte la settimana, ci<br />

esercitiamo e ci <strong>di</strong>vertiamo un mondo!<br />

– Proprio come me!<br />

– In che senso?<br />

– Nel senso che anch’io mi esercito due volte la settimana e mi <strong>di</strong>verto un sacco,<br />

solo che non frequento un coro, ma gli allenamenti <strong>di</strong> calcio!<br />

– Sì, ecco….. è importante allenarsi!<br />

– Ma allora il coro della mia classe che cos’è?<br />

– È un coro <strong>di</strong> bambini! Ti stavo appunto <strong>di</strong>cendo che lo spettacolo <strong>di</strong> domani sarà<br />

bellissimo proprio perchè i protagonisti saranno tutti bambini: Ciottolino e Nina<br />

sono voci bianche soliste, canterà il Coro <strong>di</strong> Voci Bianche del <strong>Teatro</strong> <strong>Regio</strong>, ma<br />

soprattutto ci saranno i bambini del pubblico, che formano tutti insieme un gran<strong>di</strong>ssimo<br />

coro <strong>di</strong> bambini che si sono esercitati con le loro voci naturali a eseguire<br />

i canti dello spettacolo.<br />

– Proprio come le nostre due classi.<br />

– Esatto.<br />

– Non vedo l’ora <strong>di</strong> andare a teatro!<br />

– Sì, è veramente emozionante.<br />

– Quale canto ti è piaciuto <strong>di</strong> più cantare durante lo spettacolo?<br />

– Non te lo <strong>di</strong>co, ne riparleremo dopo che sarai andato anche tu. Buon <strong>di</strong>vertimento<br />

allora, zuccone!<br />

– Grazie signorina “so-tutto-io”, a domani!<br />

91


GIOCHI CON LA SCENOGRAFIA<br />

<strong>di</strong> Lucia Carella<br />

Eccoci pronti per andare a <strong>Teatro</strong> a vedere lo spettacolo <strong>di</strong> Ciottolino!<br />

Ma prima dobbiamo realizzare i pupazzi che animeremo durante il coro delle Fate e degli<br />

Gnomi...<br />

Nelle ultime pagine troverai gli schemi che illustrano le fasi <strong>di</strong> costruzione dei nostri<br />

pupazzi.<br />

Il materiale che ci occorre è semplicissimo:<br />

– un paio <strong>di</strong> guanti bianchi in cotone<br />

– cartoncino bianco<br />

– evidenziatori “fluorescenti” colorati<br />

– forbici, colla e nastro adesivo<br />

A questo punto oltre a seguire le in<strong>di</strong>cazioni... fatti trasportare dalla fantasia e sbizzarrisciti<br />

nella realizzazione delle Fate e degli Gnomi e... non <strong>di</strong>menticare <strong>di</strong> portarli a<br />

<strong>Teatro</strong>!<br />

Le fasi <strong>di</strong> realizzazione <strong>di</strong> una scenografia<br />

1. Conoscenza dell’opera e delle intenzioni del regista<br />

Generalmente ogni rappresentazione teatrale, oltre a raccontare una storia, vuole trasmettere<br />

un messaggio. Anche la scenografia con i suoi colori e le sue forme deve aiutare<br />

a ottenere <strong>di</strong>verse sensazioni. Ad esempio:<br />

Scena scura e opprimente: situazione drammatica<br />

Scena chiara e or<strong>di</strong>nata: situazione serena<br />

2. Lettura e analisi del libretto con in<strong>di</strong>viduazione degli ambienti e degli oggetti<br />

citati<br />

Le scene principali della nostra storia sono due:<br />

● Interno <strong>di</strong> una casa rustica<br />

La scena è <strong>di</strong>visa in due parti:<br />

● a destra: piccola cameretta <strong>di</strong> Ciottolino con un lettino.<br />

● a sinistra: ampia cucina, con un bel caminetto che scalda un paiolo, alla parete<br />

una piattaia, sull’uscio un’immagine sacra con alcune foglie <strong>di</strong> ulivo e nel mezzo<br />

una tavola.<br />

● Bosco <strong>di</strong> Bistorco<br />

● a destra il palazzo dorato delle Fate con un grande portone azzurro<br />

● al centro si introdurrà:<br />

– il trono<br />

– il grande libro delle tasse<br />

– il grande albero<br />

92


3. Progettazione e realizzazione grafica <strong>di</strong> un bozzetto scenografico<br />

Ogni rappresentazione teatrale può avere più scene intercambiabili o un’unica scena fissa:<br />

ciò <strong>di</strong>penderà dal numero degli ambienti previsti nel libretto o dalla scelta registica.<br />

Per ogni scena occorrerà realizzare un BOZZETTO e la fondamentale “pianta in scala”.<br />

Ovviamente per la realizzazione del bozzetto sarà opportuno seguire le regole della PRO-<br />

SPETTIVA; ne esistono <strong>di</strong> tre tipi: frontale, accidentale, aerea.<br />

Il tipo <strong>di</strong> prospettiva più comunemente usata in teatro è la prospettiva frontale a punto <strong>di</strong><br />

vista centrale.<br />

Esempio. Disegno prospettico con relativa costruzione:<br />

LE LINEE DI FUGA SONO LE LINEE<br />

CHE DEFINISCONO LA PROFONDITÀ:<br />

SONO OBLIQUE E CONVERGONO NEL<br />

PUNTO DI FUGA (P.F.)<br />

LINEA DI TERRA<br />

PUOI DECIDERE TU DOVE COL-<br />

LOCARE IL PUNTO DI FUGA! AL<br />

CENTRO È PIÙ SEMPLICE<br />

LE LINEE CHE DEFINISCONO<br />

LE PARTI FRONTALI SONO<br />

PARALLELE ALLA LINEA DI TERRA<br />

Costruiamo gli elementi mobili della nostra scenografia: il trono, il libro delle tasse<br />

e l’albero del Bosco <strong>di</strong> Bistorco.<br />

La scenografia, come abbiamo appena detto, non è solo un semplice fondale <strong>di</strong>pinto…<br />

Spesso vi sono “elementi mobili”, cioè delle parti <strong>di</strong> scenografia che entrano ed escono<br />

dalla scena solo in alcuni momenti, come nel nostro caso il trono, il libro delle tasse e il<br />

grande albero al quale verrà legato il povero Ciottolino…<br />

Naturalmente per realizzare queste parti <strong>di</strong> scenografia utilizzeremo solo materiali <strong>di</strong><br />

recupero… come scatole, cartoni, carte varie e colorate, ecc…<br />

a) Iniziamo con il trono…<br />

Pren<strong>di</strong>amo una se<strong>di</strong>a e cominciamo a rivestirla <strong>di</strong> scatole e scatoloni, in modo tale da<br />

trasformarla in un trono. La se<strong>di</strong>a all’interno garantirà la stabilità e la resistenza al peso<br />

<strong>di</strong> colui che si siederà… è molto importante incollare bene tra loro le varie scatole <strong>di</strong><br />

cartone con colla e nastro adesivo.<br />

Una volta ultimato questo lavoro, quando la forma sarà quella <strong>di</strong> un ricco e maestoso<br />

trono, occorrerà rinforzare il cartone, rivestendo il tutto con pezzi <strong>di</strong> carta da pacco o<br />

da giornale incollati con la colla vinilica. Con tanti strati <strong>di</strong> carta si otterrà un “effetto<br />

cartapesta”; questa operazione è molto utile per uniformare i <strong>di</strong>slivelli e le imperfezioni<br />

della precedente costruzione <strong>di</strong> cartone.<br />

Una volta che la superficie è ben asciutta possiamo <strong>di</strong>pingere il nostro trono, prima con<br />

un colore acrilico uniforme… poi decorandolo a nostro piacimento!<br />

<strong>93</strong>


Per renderlo ancora più prezioso si possono applicare bottoni e passamanerie…<br />

Ovviamente il risultato sarà determinato dalla vostra fantasia!<br />

...COSTRUIAMO IL TRONO!<br />

...PRENDI UNA SEDIA...<br />

b) … e ora tocca al grande libro delle tasse…<br />

La realizzazione del grande libro delle tasse è molto semplice, ma occorre molta pazienza,<br />

perché ci dovremo procurare tanti tanti fogli <strong>di</strong> giornale con i quali realizzeremo<br />

le pagine. Dovremo realizzare uno spessore <strong>di</strong> almeno 15 centimetri!<br />

Per quanto riguarda la copertina invece basterà un semplice strato <strong>di</strong> cartone ondulato,<br />

naturalmente <strong>di</strong>pinto e decorato!<br />

...COSTRUIAMO IL LIBRO DELLE TASSE!<br />

...RIVESTILA DI SCATOLE<br />

DI CARTONE ONDULATO...<br />

...COPERTINA DI CARTONE ONDULATO<br />

...DIPINTA E<br />

DECORATA CON...<br />

...CORONE DI CARTONCINO...<br />

...BOTTONI E PASSEMANERIE<br />

...PAGINE DI TANTI<br />

STRATI DI FOGLI DI<br />

CARTA DI GIORNALE<br />

3. Costruiamo il grande albero…<br />

Per la realizzazione dell’albero occorreranno molte scatole <strong>di</strong> cartone (ideali le confezioni<br />

dei panettoni natalizi) per fare il tronco, e molti rotoli <strong>di</strong> cartone (ideali i rotoli<br />

della carta casa perché lunghi) per fare i rami e tante carte <strong>di</strong> varie tonalità <strong>di</strong> marrone<br />

e <strong>di</strong> verde.<br />

La prima fase del lavoro consiste nella realizzazione del tronco: alla base sarà importante<br />

collocare una grande scatola riempita <strong>di</strong> un materiale pesante (pietre o bottiglie<br />

<strong>di</strong> plastica piene d’acqua), per garantirne la stabilità. Poi si incolleranno le altre scatole<br />

una sopra l’altra, possibilmente <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni simili, fino a ottenere un alto serpentone!<br />

94


Stabilita l’altezza massima dell’albero, si inizia a inserire i rami, precedentemente preparati<br />

unendo tra loro i vari rotoli <strong>di</strong> cartone, in modo tale da ottenere dei rami incurvati.<br />

Per incollarli al tronco occorrerà incidere delle croci in corrispondenza dei punti in cui<br />

si vuole inserire il ramo, in modo tale da infilarlo nel taglio e fissarlo con del nastro adesivo….<br />

basterà osservare le illustrazioni!<br />

Per finire rivestiremo il tronco con varie carte marroni un po’ stropicciate, ricreando<br />

così l’effetto corteccia e su ogni ramo adageremo le carte ver<strong>di</strong> precedentemente tagliate<br />

a mo’ <strong>di</strong> frangia… ottenendo così una cascata <strong>di</strong> foglioline ver<strong>di</strong>!<br />

...COSTRUIAMO L’ALBERO!<br />

...TRONCO FATTO<br />

CON SCATOLE DI<br />

CARTONE DEI<br />

PANETTONI<br />

RICOPERTE DI<br />

CARTA DA PACCO<br />

...TAGLIA UNA CROCE<br />

...BASE RIEMPITA DI<br />

BOTTIGLIE DI PLASTICA<br />

PIENE DI ACQUA<br />

...ALZA I 4 TRIANGOLI<br />

...I RAMI SONO FATTI CON I<br />

CILINDRI DI CARTONE CONTENUTI<br />

NEI ROTOLI DI CARTA CASA...<br />

TAGLIA... STRINGI... INFILA...<br />

CARTONCINO VERDE...<br />

...INSERISCI IL<br />

RAMO NELLA CAVITÀ<br />

OTTENUTA E FISSALO<br />

CON IL NASTRO ADESIVO!<br />

Buon lavoro!<br />

...HAI COSÌ OTTENUTO<br />

IL RAMO...<br />

ORA INSERISCILO<br />

NEL TRONCO...<br />

...FISSALI CON<br />

IL NASTRO<br />

ADESIVO!...<br />

95


Giochiamo con il teatrino dei burattini e delle marionette.<br />

Gli scenografi, prima <strong>di</strong> iniziare la costruzione dell’intero impianto scenico, realizzano<br />

un modellino del proprio progetto in scala ridotta. Questo può <strong>di</strong>ventare un gioco da<br />

proporre ai ragazzi con l’obbiettivo <strong>di</strong> mostrare la collocazione effettiva del loro elaborato.<br />

Se poi vogliamo <strong>di</strong>vertirci ancora <strong>di</strong> più, possiamo trasformare il modellino in<br />

teatrino dei burattini o <strong>di</strong> marionette a filo.<br />

La prima cosa da fare è in<strong>di</strong>viduare i personaggi della nostra storia, che in questo caso<br />

si <strong>di</strong>vidono in:<br />

● Personaggi appartenenti al mondo reale <strong>di</strong> Ciottolino:<br />

● Ciottolino<br />

● Nina (la sorellina <strong>di</strong> Ciottolino)<br />

● La mamma <strong>di</strong> Ciottolino e <strong>di</strong> Nina<br />

● Il babbo <strong>di</strong> Ciottolino e <strong>di</strong> Nina<br />

● Il nonno <strong>di</strong> Ciottolino e <strong>di</strong> Nina<br />

● Personaggi fantastici, appartenenti al mondo dei sogni <strong>di</strong> Ciottolino:<br />

● La Fata Morgana<br />

● L’Orco<br />

● Il Musicista<br />

● Il Giu<strong>di</strong>ce<br />

● Due Magistrati<br />

● I Sapienti (vecchi con la barba lunga e il libro sotto il braccio…)<br />

● Le Fate<br />

● Gli Gnomi<br />

I personaggi reali potranno essere interpretati dai ragazzi, mentre per i personaggi<br />

fantastici si potranno costruire dei pupazzi…<br />

I burattini possono essere realizzati in vari mo<strong>di</strong>, interamente in stoffa con la testa<br />

modellata in cartapesta o in das, oppure più semplicemente decorando una pallina da<br />

ping-pong. Scegli con la maestra la tecnica che preferisci e caratterizza i personaggi<br />

decorandoli con fili <strong>di</strong> lana o residui <strong>di</strong> pelliccia per realizzare i capelli, la barba e i baffi<br />

e con piccole palline o bottoni per creare nasi e occhi.<br />

Ovviamente non potrà mancare il teatrino dei burattini!<br />

Proviamo a costruirlo insieme nel modo più semplice!<br />

Materiali: cartone ondulato – stoffa per le ten<strong>di</strong>ne (sipario) – cartoncini colorati per le<br />

decorazioni, nastro adesivo, colla vinilica, forbici.<br />

96


75<br />

50<br />

40<br />

TAGLIA VIA<br />

IL BOCCASCENA!<br />

QUESTO È<br />

UN BURATTINO!<br />

PIEGARE<br />

PIEGA LE PARTI<br />

LATERALI, IL<br />

TUO TEATRINO<br />

RIMARRÀ IN<br />

PIEDI DA SOLO!<br />

PER MUOVERLO<br />

DOVRAI INFILARE LA<br />

MANO NEL VESTITO,<br />

INFILARE IL DITO INDICE<br />

NELLA TESTA E<br />

IL POLLICE E IL MEDIO<br />

NELLE DUE MANI!<br />

DECORA SECONDO LA TUA<br />

FANTASIA CON I<br />

CARTONCINI COLORATI E<br />

AGGIUNGI LE TENDINE...<br />

IL TEATRINO È PRONTO!<br />

In alternativa ai burattini si possono realizzare le marionette a filo.<br />

La parte più impegnativa è la realizzazione della testa, che può essere fatta <strong>di</strong> cartapesta<br />

o più semplicemente decorando una palla <strong>di</strong> polistirolo, <strong>di</strong>pingendo il volto e incollandovi<br />

cappelli <strong>di</strong> cartone e parrucche <strong>di</strong> lana. Il corpo può essere realizzato in stoffa<br />

imbottita con mani e pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> legno o <strong>di</strong> un qualsiasi altro materiale più pesante. Il vestito<br />

è molto importante; può essere creato con un semplice pezzo <strong>di</strong> stoffa indossato come<br />

una tunica o un poncho…<br />

FILI DELLE<br />

BRACCIA FISSI<br />

FILO DELLA<br />

TESTA<br />

FISSO<br />

ALTEZZA MARIONETTA<br />

FILI DELLE GAMBE<br />

SCORREVOLI<br />

FILI DELLE BRACCIA<br />

SCORREVOLI<br />

FILI SCORREVOLI NELL’ANELLO<br />

FILO DELLA TESTA FISSO<br />

FILI DELLE<br />

GAMBE FISSI<br />

97


Oppure si possono realizzare delle marionette <strong>di</strong> cartoncino: basta <strong>di</strong>segnare la sagoma<br />

della testa, del corpo, delle braccia e delle gambe su un cartoncino, ritagliarle, unirle<br />

con dei ferma campioni e legare le singole parti a una cor<strong>di</strong>cella seguendo lo schema del<br />

<strong>di</strong>segno… tirando verso il basso il cor<strong>di</strong>no la nostra marionetta si muoverà aprendo e<br />

chiudendo le braccia e le gambe!<br />

98<br />

FERMACAMPIONI<br />

...TIRANDO IL CORDINO<br />

VERSO IL BASSO SI<br />

ALZANO E SI<br />

ABBASSANO LE<br />

BRACCIA E LE GAMBE<br />

ATTACCO CORDINO<br />

...STREGHETTA NAPOLETANA!<br />

CONO DI<br />

CARTONCINO<br />

NERO...<br />

...CANNUCCIA DI<br />

PLASTICA DEI<br />

PALLONCINI...<br />

TESTA CON<br />

PALLINA<br />

DI POLISTIROLO<br />

DECORATA


COSTRUIAMO IL BECCO DEI PUPAZZI PER LO SPETTACOLO!<br />

BECCO DELLE<br />

FATE<br />

...DISEGNA I BECCHI<br />

IN PROPORZIONE ALLA<br />

DIMENSIONE DELLA<br />

TUA MANO...<br />

PIEGA A METÀ...<br />

INDOSSA UN<br />

GUANTO DI COTONE<br />

BIANCO...<br />

INFILA LA MANO ALL’INTERNO<br />

E... MUOVENDO LE MANI<br />

APRIRÀ E CHIUDERÀ<br />

LA BOCCA!<br />

...E ORA DECORIAMO INSIEME!<br />

BECCO DEGLI<br />

GNOMI<br />

CHIUDI...<br />

APRI...<br />

...REALIZZIAMO GLI OCCHI! ...E LE PALPEBRE...<br />

SU UNA PALLINA<br />

BIANCA DA<br />

PING PONG<br />

DISEGNA LA<br />

PUPILLA CON UN<br />

PENNARELLO INDELEBILE<br />

DI COLORE NERO...<br />

INSERISCILI ALL’INTERNO<br />

LA PALLINA!<br />

...ARROTOLA...<br />

INCOLLA<br />

RITAGLIA SU UN<br />

CARTONCINO<br />

BIANCO UN RETTANGOLO<br />

O UN SEMICERCHIO E...<br />

COLORALO DAI DUE LATI<br />

CON UN PENNARELLO<br />

EVIDENZIATORE FLUORESENTE...<br />

...RITAGLIA...<br />

...IL CIUFFO!<br />

APRI LE STRISCE!<br />

...PIEGA ...COLORARE IL BECCO CON<br />

I PENNARELLI<br />

EVIDENZIATORI<br />

FLUORESCENTI...<br />

BUCO PER<br />

INFILARE LA<br />

MANO<br />

COLLA<br />

BECCO<br />

BECCO<br />

INTERNO ESTERNO ...SOVRAPPONI LE DUE<br />

METÀ E INCOLLARE<br />

LUNGO IL BORDO...<br />

...RITAGLIA LE SAGOME<br />

DI CARTONCINO BIANCO...<br />

...DECORA LA<br />

BOCCA!<br />

RIPIEGALO E<br />

CREA UN ARCO...<br />

RIPIEGALO E<br />

CREA UN CONO...<br />

ORECCHIE<br />

...SOLO IL BORDO!<br />

PIEGA<br />

INCOLLA LE<br />

DUE PALLINE E<br />

LE PALPEBRE SUL<br />

BECCO...<br />

INCOLLA<br />

DISEGNA UNA SPIRALE<br />

DI CARTONCINO...<br />

COLORALA...<br />

RITAGLIALA...<br />

GIRA LA PAGINA PER VEDERE IL RISULTATO<br />

99


Finito <strong>di</strong> stampare nel mese <strong>di</strong> ottobre 2009<br />

presso la tipografia Stargrafica srl – San Mauro Torinese (TO)<br />

© Copyright, Fondazione <strong>Teatro</strong> <strong>Regio</strong> <strong>di</strong> <strong>Torino</strong>

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