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Don Claudio Tracanna - Il sito di Guido Bertolaso

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21 marzo 2012<br />

Dott. <strong>Bertolaso</strong>, ho avuto il piacere <strong>di</strong> conoscerLa all’Aquila nei giorni imme<strong>di</strong>atamente successivi il 6 aprile 2009. Ho<br />

potuto apprezzare il suo lavoro indefesso in tantissimi momenti della sua permanenza qui all’Aquila ma anche quando<br />

ho assistito personalmente al Suo sopralluogo a Collemaggio per la Messa <strong>di</strong> Natale 2009 (ad<strong>di</strong>rittura ricordo la sua<br />

preoccupazione che nel menu venisse rispetta la cosiddetta ‘vigilia’), quando ha fatto i sopralluoghi per la visita del<br />

Pontefice, quando l’ho accompagnata con la mia macchina insieme all’arcivescovo Molinari e soprattutto quando su<br />

mio invito (insegnavo religione lì) partecipò alla Messa in ricordo delle vittime del Liceo Scientifico dell’Aquila nella<br />

chiesa <strong>di</strong> Pettino. In quell’occasione furono assenti molti rappresentanti delle Istituzioni locali, invece Lei, come al<br />

solito, venne e fu vicino agli aquilani soprattutto a quelli che avevano perso figli e genitori. E così sono tanti i ricor<strong>di</strong><br />

per cui conservo molta stima per il suo lavoro nonostante il fango delle ultime vicende giu<strong>di</strong>ziarie.<br />

Proprio per questo, Le chiedo <strong>di</strong> intervenire sul giornale ‘Vola’- un giornale cattolico aquilano nato grazie all’impegno<br />

<strong>di</strong> alcuni ragazzi all’indomani del terremoto - con un suo scritto che pubblicheremo nel numero speciale del 6 aprile<br />

2009, terzo anniversario del sisma.<br />

Augurandomi che possa accogliere la mia richiesta Le assicuro la mia preghiera perché, al più presto, sia fatta luce su<br />

tutto quanto Le viene contestato.<br />

Con stima la saluto e le assicuro la mia preghiera<br />

<strong>Don</strong> <strong>Clau<strong>di</strong>o</strong> <strong>Tracanna</strong><br />

30 marzo 2012<br />

Caro <strong>Don</strong> <strong>Clau<strong>di</strong>o</strong>,<br />

Le sono molto grato per la lettera che mi ha inviato e per l’invito a scrivere sul numero del settimanale <strong>di</strong>ocesano<br />

dell’Aquila de<strong>di</strong>cato al terzo anniversario del sisma del 2009.<br />

Ho seguito da lontano, in questi anni, ciò che è accaduto all’Aquila dopo il gennaio del 2010, quando lasciai il mio<br />

incarico <strong>di</strong> Commissario per passare le consegne ai rappresentanti della Regione e del Comune dell’Aquila. Sarebbe<br />

interessante oggi riascoltare le <strong>di</strong>chiarazioni dei vertici degli enti locali, chi vuole le ritrova sul mio <strong>sito</strong>.<br />

Non sono venuto all’Aquila se non <strong>di</strong> recente, per deporre come testimone al processo istruito dalla Procura contro<br />

alcuni membri della Commissione Gran<strong>di</strong> Rischi e due miei vali<strong>di</strong>ssimi collaboratori al Dipartimento, il Professor De<br />

Bernar<strong>di</strong>nis e il Professor Dolce.<br />

Ho rifiutato tanti inviti, ho declinato tante sollecitazioni, ricevute da molte persone, famiglie, comunità che ho avuto<br />

modo <strong>di</strong> incontrare nei mesi, intensi e duri, del mio servizio all’Aquila. Ho avuto modo <strong>di</strong> registrare la vicinanza <strong>di</strong><br />

molti aquilani e <strong>di</strong> altri amici degli altri Comuni del cratere nelle dolorose vicende giu<strong>di</strong>ziarie e soprattutto me<strong>di</strong>atiche<br />

che ho dovuto subire: ho ricevuto e mail, lettere, messaggi che mi hanno aiutato a superare momenti davvero <strong>di</strong>fficili.<br />

L’ingiustizia, anche se veste i panni della “Giustizia”, è sempre faticosa da sopportare, obbliga a farsi domande, a<br />

rime<strong>di</strong>tare e rivedere le scelte compiute nella vita, i parametri delle proprie azioni, i criteri <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio morale che<br />

usiamo. Obbliga, in più, a ragionare <strong>di</strong> pace, <strong>di</strong> amore <strong>di</strong> Dio, <strong>di</strong> perdono, prendendo sul serio parole del Vangelo che<br />

<strong>di</strong> solito <strong>di</strong>amo per buone, come se non ci riguardassero, come se fossero esempi estremi, destinati a non toccarci<br />

<strong>di</strong>rettamente.


Non sono venuto all’Aquila non tanto per il <strong>di</strong>sagio che mi ha creato l’etichetta <strong>di</strong> indagato e <strong>di</strong> imputato che mi è stata<br />

incollata addosso senza alcun fondamento reale, ma perché mi sono reso conto <strong>di</strong> esser stato -scientificamentetrasformato<br />

in un fattore <strong>di</strong> <strong>di</strong>visione, che è esattamente l’ultima cosa che serve agli aquilani per riprendere nelle loro<br />

mani il loro futuro.<br />

Mi è parso che, in mancanza <strong>di</strong> se<strong>di</strong> e <strong>di</strong> luoghi per capire le ragioni <strong>di</strong> questa ennesima trasformazione che ho dovuto<br />

subire, da interlocutore utile a tutti per affrontare i gravissimi problemi della città terremotata a responsabile unico <strong>di</strong><br />

un approccio insensato, più interessato ai vantaggi politici <strong>di</strong> una parte che all’interesse generale, la cosa migliore da<br />

fare fosse seguire da lontano ciò che accadeva alla città e ai Comuni terremotati del cratere.<br />

Ciò che ho visto, ad eccezione dell’impegno <strong>di</strong> tanti amici che non hanno smesso <strong>di</strong> darsi da fare, non mi ha fatto<br />

piacere. Ho visto persone che assumevano in pubblico posizioni critiche per poi <strong>di</strong>re in privato che a ciò si sentivano<br />

costrette, ho visto la sofferenza degli aquilani <strong>di</strong>ventare oggetto <strong>di</strong> contese correntizie e tra partiti, ho visto tante<br />

manovre, tante <strong>di</strong>fese <strong>di</strong> interessi anche piccoli e alle volte meschini, molta ingratitu<strong>di</strong>ne, buone dosi <strong>di</strong> egoismo<br />

corporativo, categoriale e <strong>di</strong> gruppo, molto astio che invece <strong>di</strong> ridursi molti hanno contribuito ad aumentare anche<br />

strumentalizzando con i megafoni me<strong>di</strong>atici presunte mie irregolarità sulla gestione <strong>di</strong> quei materiali utili solo a<br />

mitigare l'immenso <strong>di</strong>sagio <strong>di</strong> chi ha dovuto trascorrere mesi nelle tendopoli.<br />

I fatti, i problemi concreti, il calendario delle cose da fare una dopo l’altra per creare le con<strong>di</strong>zioni della rinascita<br />

sono, come purtroppo accade spesso nel nostro Paese, passati in secondo piano, hanno perso molto dell’urgenza con<br />

cui li ho vissuti nel 2009, per cedere la priorità a problemi <strong>di</strong> visibilità, <strong>di</strong> interessi particolari, <strong>di</strong> posizionamento e <strong>di</strong><br />

immagine che poco hanno aiutato a far fare passi avanti significativi alla ricostruzione. Mi auguro che gli aquilani<br />

trovino le risorse, umane, <strong>di</strong> pensiero e <strong>di</strong> cuore, prima <strong>di</strong> tutto, per mo<strong>di</strong>ficare questo stato <strong>di</strong> cose, che certo non aiuta<br />

a sperare e a guardare al futuro intravedendo tappe e mete raggiungibili in un tempo ragionevole. Non occorre molto,<br />

si può fare, non <strong>di</strong>pende dai sol<strong>di</strong> o dal Governo – i sol<strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibili non sono stati neppure spesi tutti, i Governi non<br />

hanno fatto mancare attenzione e <strong>di</strong>sponibilità - <strong>di</strong>pende dalle volontà che all’Aquila potranno incontrarsi e mettersi a<br />

lavorare insieme.<br />

Di tutte le cose dette su <strong>di</strong> me, mi sento in obbligo <strong>di</strong> puntualizzarne un paio soltanto. Vorrei che finisse il piagnisteo sui<br />

sol<strong>di</strong> sprecati per le abitazioni allestite in meno <strong>di</strong> nove mesi per i senzatetto, che qualcuno <strong>di</strong>ce “sottratti alla<br />

ricostruzione” per rendere omaggio a manie <strong>di</strong> grandezza insensibili alle reali esigenze della città. Mi sento in obbligo<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>re una cosa che avrei voluto sentir affermare da molti: se il tema della ricostruzione dell’Aquila è ancora<br />

all’or<strong>di</strong>ne del giorno, lo si deve anche al fatto che la città è stata messa in grado <strong>di</strong> accogliere quasi tutti i suoi abitanti,<br />

impedendo uno degli effetti più normali <strong>di</strong> un sisma, il flusso <strong>di</strong> emigrati che abbandona le aree terremotate svuotando<br />

le città colpite. Si fa sempre l'esempio del Friuli <strong>di</strong>menticando che oggi nelle varie Americhe vivono più friulani <strong>di</strong><br />

quanti ce ne sono in Italia proprio a causa del "loro" terremoto.<br />

I sol<strong>di</strong> impiegati per costruire le abitazioni del progetto CASE, i MAP -gli e<strong>di</strong>fici prefabbricati, le scuole,il<br />

conservatorio e le tante altre strutture realizzate in quei mesi <strong>di</strong> intensissimo lavoro sono stati spesi bene, è stato<br />

essenziale spenderli, perché hanno mantenuto all’Aquila gli aquilani che hanno voluto restare, assicurando continuità<br />

alle attività scolastiche e sociali <strong>di</strong> base. Vorrei che i nostalgici delle baracche e dei container, e quelli che volevano<br />

tappezzare ogni spazio libero del territorio comunale <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> prefabbricati, facessero pace con loro stessi e la<br />

finissero <strong>di</strong> infestare il clima con irragionevoli e sciocchi “<strong>di</strong>etrismi”. Vorrei che i molti scienziati che hanno bocciato<br />

senza neppure vederle le cosiddette "new-town- si fossero fermati a esaminarne i progetti, i COSTI REALI, avessero<br />

parlato con chi è andato a vivere in quelle case, ma forse sarebbe stato troppo faticoso e poco idoneo per autorità


abituate a pontificare per confermare dottrine ideologiche che non tollerano paragoni. A orientare quelle scelte c’è<br />

stato solo e soltanto un criterio: mettere a <strong>di</strong>sposizione dei terremotati il meglio che il nostro Paese poteva realizzare<br />

prima dell’inverno nel campo della e<strong>di</strong>lizia antisismica, per evitare a tutti la via crucis del baraccamento e della vita<br />

con<strong>di</strong>zionata dai <strong>di</strong>sagi <strong>di</strong> soluzioni abitative del tutto improprie ad aspettare i tempi del ritorno a casa.<br />

Mi aspettavo, forse, che L’Aquila sapesse riconoscere e valorizzare il patrimonio <strong>di</strong> buona cultura antisismica <strong>di</strong> cui è<br />

<strong>di</strong>ventata capitale europea, senza sprecarlo in mancate gestioni e polemiche. Eppure, nonostante le delusioni e qualche<br />

momento <strong>di</strong> sconforto, se tornassi in<strong>di</strong>etro, e fossi informato delle reazioni successive, rifarei le stesse scelte, che hanno<br />

concluso la gestione <strong>di</strong> una fase emergenziale che, ne sono certo, ha ridotto al minimo il <strong>di</strong>sagio <strong>di</strong> tutti, eccezion fatta<br />

per coloro che pensavano <strong>di</strong> trarre vantaggi per sé da altre scelte e da altri mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> condurre l’emergenza.<br />

Mi aspettavo che, nel corso della recente visita del Capo del Governo, qualcuno presente facesse visitare al Premier e<br />

alla consorte una <strong>di</strong> quelle case, in modo da capire che a L'Aquila, contrariamente al passato, non ci sono "baracche",<br />

mi aspettavo che potessero almeno gettare lo sguardo anche dall'esterno alle scuole, alle palestre, alle opere realizzate<br />

a tempo record anche grazie alle donazioni degli italiani, generose come non mai.<br />

Mi aspettavo che qualcuno avesse il coraggio <strong>di</strong> spiegare perché il centro storico è ancora fermo e perché le macerie<br />

sono ancora tutte lì, chissà se qualcuno presente avrà alzato la mano per <strong>di</strong>re:"questo avremmo dovuto farlo noi, ma<br />

non ne siamo stati capaci".<br />

Mi auguro che i giu<strong>di</strong>ci e i giornali, i due tribunali che mi hanno messo in mezzo, arrivino rapidamente a concludere i<br />

proce<strong>di</strong>menti che hanno voluto aprire contro <strong>di</strong> me, lasciandomi la possibilità <strong>di</strong> riprendere, dopo questi anni, il<br />

confronto <strong>di</strong>retto, imme<strong>di</strong>ato, quoti<strong>di</strong>ano che ho avuto con gli aquilani in quei mesi, perché non mi riconosco affatto<br />

nella maschera <strong>di</strong> uno che ha interesse a <strong>di</strong>videre e suscitare conflitti e vorrei tornare ad essere soltanto ciò che sono,<br />

una persona, un funzionario dello Stato, convinta <strong>di</strong> aver fatto bene il proprio dovere.<br />

Ho anche letto <strong>di</strong> rapporti autorevoli che criticano la mancanza <strong>di</strong> partecipazione dei citta<strong>di</strong>ni alle scelte dei primi<br />

mesi.<br />

A me sembra <strong>di</strong> ricordare che in tutti i mesi passati all’Aquila ho cercato <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care tutto il tempo possibile per<br />

incontrare le persone nelle tendopoli ed essere in mezzo agli aquilani, spiegare ed ascoltare, con<strong>di</strong>videre con loro e<br />

non con i me<strong>di</strong>a ciò che stavo facendo, spiegandone le ragioni in decine e decine <strong>di</strong> incontri che si concludevano<br />

sempre per alzata <strong>di</strong> mano per vedere se la maggioranza degli sfollati si riconosceva nelle nostre strategie.<br />

Ho lasciato il rapporto con i me<strong>di</strong>a alle Istituzioni, curando semmai che in ogni momento ufficiale Governo, Provincia<br />

e Comune fossero sempre presenti dalla stessa parte del tavolo, per <strong>di</strong>re almeno in immagini che i problemi del post<br />

terremoto erano – e ancora sono – problemi <strong>di</strong> tutti, che richiedono unità <strong>di</strong> intenti e collaborazione.<br />

Chissà se qualcuno ricorda una rivista priva <strong>di</strong> ambizioni e<strong>di</strong>toriali ma densa <strong>di</strong> informazioni anche <strong>di</strong> quelle contrarie<br />

alla struttura che ho gestito con immenso orgoglio che puntualmente informava <strong>di</strong> tutte le attività in corso e chissà se<br />

qualcuno si è preso la briga <strong>di</strong> verificare se nel secolo passato siano mai state promosse iniziative analoghe nelle<br />

gran<strong>di</strong> trage<strong>di</strong>e nazionali.<br />

Vorrei avere l’opportunità <strong>di</strong> riprendere quel confronto che ho avuto con citta<strong>di</strong>ni e gente comune, vorrei <strong>di</strong> nuovo<br />

ascoltare e <strong>di</strong>scutere per capire, valutare, ragionare e tirare un bilancio sereno <strong>di</strong> quell’emergenza. Se mai questo<br />

momento arriverà, ne sarò felice. Sarò ancora più contento se vedrò, nei prossimi mesi, anche grazie ai nuovi stimoli<br />

ed occasioni che il nuovo Governo intende offrire alla città, un clima <strong>di</strong>verso in città, più spazio occupato da chi ha<br />

capito che il futuro si costruisce insieme, meno attenzione ed enfasi me<strong>di</strong>atica offerta a chi pretende un futuro bello e


uono costruito sulla contrapposizione. Sarà rimossa una delle cause più importanti dei ritar<strong>di</strong>, delle delusioni, delle<br />

cose non fatte, dei problemi irrisolti che oggi potevano benissimo non essere più tali.<br />

La Pasqua ricorda ai redenti la morte e la resurrezione <strong>di</strong> Cristo; una morte atroce, una resurrezione misteriosa,<br />

comunicata con gesti sorprendenti e personali e nessuna manifestazione <strong>di</strong> folla.<br />

Anche la resurrezione dell’Aquila sarà simile, io penso: matura nei cuori, nel <strong>di</strong>alogo, nella convinzione delle persone,<br />

nel convincimento reciproco, nelle decisioni che <strong>di</strong>ventano azioni, in un costruire giorno dopo giorno la città <strong>di</strong><br />

domani. Senza miracoli, perché già questo è il miracolo, trovare futuro nel profondo dei cuori e portarlo alla luce<br />

senza pretendere che i mesi dell’inverno si trasformino <strong>di</strong> colpo in un’estate bruciante.<br />

Auguro <strong>di</strong> cuore a Lei, alla città, ai suoi abitanti, ma anche alle migliaia <strong>di</strong> soccorritori che oggi con orgoglio portano<br />

sulle loro <strong>di</strong>vise, siano essi pompieri, militari, poliziotti o volontari le insegne <strong>di</strong> quella grande operazione, e a tutti i<br />

lettori del settimanale che Lei <strong>di</strong>rige, <strong>di</strong> saper vivere bene la primavera.<br />

Con molto affetto Suo<br />

<strong>Guido</strong> <strong>Bertolaso</strong>

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