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§ 10 Spazi connessi - Matematica e Applicazioni

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Geometria I 67<br />

<strong>§</strong> <strong>10</strong> <strong>Spazi</strong> <strong>connessi</strong><br />

Cfr: Sernesi Vol II, Cap III, <strong>§</strong>11 [1].<br />

Il teorema del valore intermedio si può esprimere in termini di <strong>connessi</strong>one:<br />

(<strong>10</strong>.1) Definizione. Uno spazio topologico X è detto connesso se gli unici sottoinsiemi di X<br />

simultaneamente aperti e chiusi 11 sono ∅ e X.<br />

Quando si considera un sottospazio Y ⊂ X, allora Y è connesso se è connesso nella<br />

topologia indotta da X. Osserviamo che se A ⊂ X è un sottoinsieme sia chiuso che aperto,<br />

anche il suo complementare X A è sia chiuso che aperto. Quindi X = A ⊂ (X A), cioè X<br />

è unione disgiunta di due aperti non vuoti.<br />

(<strong>10</strong>.2) Teorema. Uno spazio topologico X è connesso se e solo se X non è unione di due<br />

aperti non vuoti e disgiunti X = A1 ∪ A2. (Equivalentemente: uno spazio topologico X non è<br />

connesso se e solo se X è unione di due aperti non vuoti e disgiunti X = A1 ∪ A2).<br />

(<strong>10</strong>.3) Esempio. Sia S 0 = {−1, +1} ⊂ R la sfera di dimensione 0 (soluzioni dell’equazione<br />

x 2 =1). Entrambi i punti sono chiusi in R, e quindi chiusi in S 0 (che è chiuso in R): S 0 non<br />

è connesso.<br />

(<strong>10</strong>.4) Esempio. L’insieme vuoto e gli spazi con un solo punto sono <strong>connessi</strong>.<br />

(<strong>10</strong>.5) Definizione. Un intervallo in R (più in generale: in un insieme ordinato) è un insieme<br />

I ⊂ R contentente più di un punto, tale che x, y ∈ I, s ∈ R, x < s < y =⇒ s ∈ I.<br />

Ricordiamo che m ∈ R è un minorante di un insieme di numeri X ⊂ R se ∀x ∈ X, m ≤ x<br />

(cioè se m ≤ X). Analogamente, M ∈ R è un maggiorante di X se ∀x ∈ X, x ≤ M (cioè<br />

se X ≤ M). Si dice che X è limitato da sotto se esiste un minorante di X. Si dice che X è<br />

limitato da sopra se esiste un maggiorante di X. L’insieme di tutti i minoranti di X è quindi<br />

un insieme non vuoto se e solo se X è limitato da sotto. L’insieme di tutti i maggioranti di X<br />

è un insieme non vuoto se e solo se X è limitato da sopra.<br />

L’insieme dei minoranti di X si scrive come<br />

11 In inglese: clopen.<br />

minoranti = {m ∈ R : ∀x ∈ X, m ≤ x}<br />

= {m ∈ R : ∀x ∈ X, m ∈ (−∞,x]}<br />

= {m ∈ R : m ∈ <br />

(−∞,x]}<br />

= <br />

(−∞,x].<br />

x∈X<br />

x∈X


Geometria I 68<br />

Dato che è l’intersezione di una famiglia di chiusi, è un sottoinsieme chiuso di R. L’insieme<br />

dei maggioranti di X si scrive come<br />

maggioranti = {M ∈ R : ∀x ∈ X, M ≥ x}<br />

= {M ∈ R : ∀x ∈ X, M ∈ [x, +∞)}<br />

= {M ∈ R : M ∈ <br />

[x, +∞)}<br />

= <br />

[x, +∞).<br />

x∈X<br />

Dato che è l’intersezione di una famiglia di chiusi, è un sottoinsieme chiuso di R. L’estremo<br />

inferiore è il massimo dei minoranti, l’estremo superiore è il minimo dei maggioranti.<br />

Dato che R ha la proprietà dell’estremo superiore e dell’estremo inferiore, gli intervalli<br />

sono tutti gli insiemi del tipo (−∞,b],(−∞,b),(a, b),(a, b], [a, b), [a, b], [a, +∞), (a, +∞), con<br />

as2 =⇒ ∃y ∈ A2 : t > y,<br />

(cioè non esistono minoranti di A2 più grandi di s2, s2 è il massimo dei minoranti). Quindi<br />

s1 ≤ s2, dato che gli elementi di B sono minoranti di A2. In altre parole, B è contenuto<br />

nell’insieme di tutti i minoranti di A2, e quindi il massimo di B (cioè s1) non può essere piú<br />

grande del massimo dei minoranti (cioè s2).


Geometria I 69<br />

Ora, se s1 = s2, si ha<br />

A1 ⊃ B ∋ s1 = s2 ∈ A2 =⇒ s1 = s2 ∈ A1 ∩ A2,<br />

che è assurdo visto che A1 ∩ A2 = ∅. Dunque deve essere s1 s1 =⇒ t ∈ B,<br />

il punto s non è in B. Inoltre s < s2 = inf A2, e quindo s non può essere un elemento di<br />

A2 (e dunque sta in A1), ed è un minorante di A2. Ma questo significa che s ∈ B, il che è<br />

assurdo. qed<br />

(<strong>10</strong>.7) Nota. Vedremo che il teorema precedente può essere generalizzato nel modo seguente:<br />

Un sottoinsieme A ⊂ R con almeno due punti è connesso se e solo se è un intervallo. Per la<br />

parte “solo se”, si cerchi di dimostrare (esercizio (5.5)) che se un insieme ha almeno due punti<br />

e non è un intervallo, allora non è connesso (si veda anche la prossima nota).<br />

(<strong>10</strong>.8) Nota. Usando la stessa tecnica di dimostrazione di (<strong>10</strong>.6), si può dimostrare che A ⊂ R<br />

non è connesso se e solo se esistono x, y ∈ A, s ∈ A tali che x < s < y (cioè A è connesso se<br />

e solo se x, y ∈ A, x < s < y =⇒ s ∈ A). Infatti, se A non fosse connesso, si definiscono A1,<br />

A2, B, s1 e s2 come sopra (s1 = sup B e s2 = inf A2), e deve risultare s1


Geometria I 70<br />

Dimostrazione. Come nella dimostrazione del corollario (7.18) qed<br />

Ricordiamo che S 0 = {±1} è lo spazio con due punti e la topologia discreta.<br />

(<strong>10</strong>.11) Uno spazio X è connesso se e solo se ogni funzione continua f : X → S 0 è costante.<br />

Dimostrazione. Supponiamo che X sia connesso. Allora la sua immagine è un sottospazio<br />

connesso di S 0 . Dato che S 0 non è connesso, fX non può essere S 0 . Dato che fX = ∅, fX<br />

ha esattamente un elemento, e quindi f è costante.<br />

Viceversa, se X non è connesso allora esistono A1, A2 aperti disgiunti non vuoti tali che<br />

X = A1 ∪ A2. Si definisca allora la funzione f : X → S 0 ponendo<br />

f(x) =<br />

<br />

+1 if x ∈ A1<br />

−1 if x ∈ A2.<br />

La funzione è ben definita, dato che A1 ∩ A2 = ∅ e X = A1 ∪ A2. È continua: basta osservare<br />

che gli aperti di S 0 sono tutti i suoi sottoinsiemi ∅, {+1}, {−1}, S 0 , e la controimmagine di<br />

ognuno di essi è aperto in X:<br />

f −1 (∅) =∅<br />

f −1 ({+1}) =A1<br />

f −1 ({−1}) =A2<br />

f −1 (S 0 )=X.<br />

E non è una funzione costante. qed<br />

(<strong>10</strong>.12) Esempio. La funzione f : Q → {−1, 1}, definita ponendo<br />

<br />

1 se x<<br />

f(x) =<br />

√ 2<br />

−1 se x> √ 2<br />

è continua su Q.<br />

(<strong>10</strong>.13) (Teorema del valore intermedio) Sia f :[a, b] ⊂ R → R una funzione continua tale<br />

che f(a) < 0 e f(b) > 0. Allora esiste x0 ∈ (a, b) tale che f(x0) =0.<br />

Dimostrazione. L’intervallo [a, b] è connesso per (<strong>10</strong>.6), e quindi la sua immagine<br />

f([a, b]) = {f(x) :a ≤ x ≤ b}<br />

è connessa, e dunque un intervallo (vedi anche (<strong>10</strong>.8)). Cioè, visto che f(a) ∈ f([a, b]) e<br />

f(b) ∈ f([a, b]), anche tutti i valori intermedi y ∈ [f(a),f(b)] appartengono all’immagine<br />

f([a, b]). In particolare, 0 ∈ [f(a),f(b)], e quindi 0 ∈ f([a, b]), cioè esiste x ∈ [a, b] tale che<br />

f(x) =0. qed


Geometria I 71<br />

(<strong>10</strong>.14) Esempio (Bisezione). Applichiamo (<strong>10</strong>.13) ad un caso concreto: determinare in<br />

modo costruttivo una successione di razionali che converge a un irrazionale. Osserviamo per<br />

esempio che q = √ 2<br />

2 ∈ [0, 1] risolve l’equazione 2x2 =1, per cui non è un razionale (occorre<br />

che si sappia dimostrarlo!). Non solo, è anche l’unico punto di [0, 1] che risolve l’equazione<br />

(perché?). Ora costruiamo per ricorsione una successione di intervalli [an,bn] di lunghezza 2 −n<br />

con la proprietà che<br />

2a 2 n − 1 < 0 < 2b 2 n − 1<br />

nel modo seguente. Per n =0, poniamo<br />

Si ha 2 · 0 2 − 1 < 0 < 2 · 1 2 − 1, e<br />

dato che<br />

0=a1 <<br />

<br />

a1 =0<br />

b1 =1.<br />

√ 2<br />

2


Geometria I 72<br />

(<strong>10</strong>.15) Nota. È possibile implementare facilmente questo algoritmo, per avere approssimazioni<br />

dell’ordine 2 −n , per ogni n, in qualche linguaggio che possa fare operazioni su frazioni<br />

senza limiti sulla grandezza dei numeratori/denominatori coinvolti (altrimenti prima o poi per<br />

il calcolatore 2 −n =0). Meglio sarebbe se fosse direttamente in grado di eseguire operazioni<br />

tra frazioni. Ma anche supponendo di poter eseguire solo operazioni su interi di grandezza<br />

arbitraria, è possibile definire in modo semplice somme e prodotti di frazioni (come?); risulta<br />

un po’ più efficiente se si sa come ridurre le frazioni ai minimi termini (dividendo numeratore<br />

e denominatore per il massimo comun divisore). In altre parole, fissato per esempio q = √ 2/2<br />

dovrebbe essere possibile scrivere un programma che per k assegnato calcola in modo esatto<br />

tutte le prime k cifre decimali di q (si veda anche la nota (8.9) a pagina 54). 12<br />

(<strong>10</strong>.16) Definizione. Definiamo componenti connesse di uno spazio topologico X i sottospazi<br />

<strong>connessi</strong> massimali (cioè i sottospazi <strong>connessi</strong> di X che non sono contenuti in sottospazi<br />

<strong>connessi</strong> di X).<br />

L’insieme dei sottospazi <strong>connessi</strong> di X è parzialmente ordinato, rispetto all’inclusione di<br />

sottoinsiemi. Un elemento massimale è un sottospazio connesso Y che non è contenuto in<br />

nessun sottospazio connesso di X. Ogni elemento x ∈ X è contenuto in un tale Y : infatti,<br />

{x} è connesso. Se {x} non è contenuto in nessun connesso piú grande, allora {x} stesso è<br />

massimale e basta porre {x} = Y . Altrimenti, x appartiene ad un connesso piú grande. È<br />

vero che un connesso massimale che contiene x esiste sempre? È vero che ne esiste uno solo?<br />

È vero che quindi X si decompone in una unione disgiunta di componenti connesse?<br />

12 Lo studente interessato potrebbe provare a calcolare le prime 200 cifre di π utilizzando per esempio lo<br />

sviluppo (è solo uno dei molti metodi possibili)<br />

con resto |rn| <strong>10</strong> 200 , forse occorrono un po’ troppi termini. Roadrun-<br />

ner, il supercomputer più potente del mondo, supera il petaflop/s, cioè è in grado di eseguire 1<strong>10</strong>5 teraflop/s<br />

(cioè approssimativamente <strong>10</strong> 15 FLoating point Operations Per Second). Ogni termine della somma richiede<br />

certamente più di una operazione (e non è detto che si usino float: a volte bastano gli interi), ma in ogni caso<br />

con questa formula occorrerebbero a Roadrunner non meno di <strong>10</strong> 185 secondi per terminare, cioè non meno di<br />

3 · <strong>10</strong> 177 anni. Tenuto conto che l’età stimata dell’universo è intorno ai 14 · <strong>10</strong> 9 anni, il metodo è destinato al<br />

fallimento. Usando invece identità del tipo (formule di Machin)<br />

π 1 1 1 1 1<br />

= arctan + arctan = arctan + arctan + arctan<br />

4 2 3 2 5 8<br />

è possibile sommare un numero ragionevole di termini. Lo studente interessato può provare a calcolare le prime<br />

200 cifre di π con questo metodo, e anche a dimostrare le identità usate.


Geometria I 73<br />

(<strong>10</strong>.17) Esempio. Uno spazio X è connesso se e solo se ha una sola componente connessa.<br />

Le componenti connesse di Q sono . . .<br />

(<strong>10</strong>.18) Teorema. Le componenti connesse di Q ⊂ R sono i suoi punti.<br />

(<strong>10</strong>.19) Siano B ⊂ X e {Yw}w∈W sottoinsiemi <strong>connessi</strong> di uno spazio topologico X tali che<br />

∀w ∈ W, B ∩ Yw = ∅. Allora l’unione Y = B ∪ <br />

Yw è connesso.<br />

Dimostrazione. Basta dimostrare che ogni funzione continua f : Y → {±1} è costante. Dato<br />

che B è connesso, la restrizione f|B è continua e quindi per (<strong>10</strong>.11) è costante. Quindi esiste<br />

y ∈ S 0 tale che f(b) =y, per ogni b ∈ B. Ora, per ogni w ∈ W lo spazio Yw è connesso, e<br />

quindi la restrizione f|Yw è una funzione costante dato che è continua. Ma Yw ∩ B = ∅, quindi<br />

esiste b ∈ Yw ∩ B, e deve essere f(Yw) ={f(b)} = {y}. Quindi per ogni x ∈ Y si ha f(x) =y,<br />

cioè f è costante.<br />

Vediamo un’altra dimostrazione. Supponiamo che A1 e A2 siano aperti disgiunti tali che<br />

Y = A1 ∪ A2. Per ogni w ∈ W , A1 ∩ Yw e A2 ∩ Yw sono aperti disgiunti in Yw, e quindi non<br />

possono essere entrambi non vuoti, visto che Yw è connesso: cioè, Yw ⊂ A1 oppure Yw ⊂ A2.<br />

Lo stesso per A1 ∩ B e A2 ∩ B: supponiamo senza perdere in generalità che B ⊂ A1. Ma<br />

allora, poiché per ipotesi B ∩ Yw = ∅, deve anche essere ∀w ∈ W, Yw ⊂ A1, e cioè Y ⊂ A1. Ma<br />

allora A2 = ∅. qed<br />

(<strong>10</strong>.20) Corollario. Siano Aw, per w ∈ W , sottospazi <strong>connessi</strong> di uno spazio X tali che<br />

<br />

w Aw = ∅. Allora <br />

w Aw è connesso.<br />

Dimostrazione. Basta prendere uno degli Aw e chiamarlo B: per ogni w ′ ∈ W<br />

∅= <br />

w<br />

w∈W<br />

Aw ⊂ Aw ′ ∩ B,<br />

e quindi si può applicare il lemma precedente. qed<br />

(<strong>10</strong>.21) Nota (Componenti connesse). Per ogni x ∈ X sia Cx l’unione di tutti i sottospazi<br />

<strong>connessi</strong> di X che contengono x<br />

Cx = <br />

Y<br />

Y connesso<br />

x∈Y ⊂X<br />

Dato che {x} è connesso e contiene x, l’insieme Cx contiene x. Per (<strong>10</strong>.19), questa unione<br />

è un sottoinsieme connesso di X che contiene x. Non può essere contenuto propriamente in un<br />

connesso piú grande, perché se cosí fosse sarebbe contenuto propriamente in un connesso che<br />

contiene x, e dunque sarebbe contenuto propriamente in sé stesso. Quindi Cx è una componente<br />

connessa (secondo la definizione (<strong>10</strong>.16)). Osserviamo che se z ∈ Cx, allora Cz = Cx: infatti se<br />

Cz è un connesso massimale che contiene z, dato che anche Cx ∪ Cz contiene z (ed è connesso<br />

per (<strong>10</strong>.19)), deve essere Cx ∪ Cz ⊂ Cz, cioè Cx ⊂ Cz. Analogamente, Cz ∪ Cx ⊂ Cx, dato<br />

che è un connesso e contiene x, e quindi Cz ⊂ Cx. Due componenti connesse o sono disgiunte


Geometria I 74<br />

oppure coincidono: infatti se si ha Cx∩Cy = ∅, esiste z ∈ Cx∩Cy, e quindi Cz = Cx e Cz = Cy,<br />

da cui Cx = Cy. Quindi ogni x ∈ X è contenuto in una e una sola componente connessa di<br />

X: X è l’unione disgiunta delle sue componenti connesse.<br />

(<strong>10</strong>.22) Corollario. Se I ⊂ R è un intervallo, allora I è connesso.<br />

Dimostrazione. Per definizione I ha più di un punto, e se x, y ∈ I, allora x < s < y =⇒ s ∈ I.<br />

Siano x1 e x2 due punti di I, ex0 = 1<br />

2 (x1 + x2). Allora x1


Geometria I 75<br />

(<strong>10</strong>.27) Proposizione. Se A ⊂ X è connesso, allora la chiusura A di A in X è connesso.<br />

Dimostrazione. Per (<strong>10</strong>.11), basta mostrare che ogni funzione continua f : A → {±1} è costante.<br />

Ma la restrizione di f ad A è costante e quindi f(A) è un solo punto: supponiamo<br />

che sia uguale a 1 (altrimenti sostituiamo f con −f). Per (2.<strong>10</strong>)-2 (pagina 7), f(A) ⊂ f(A),<br />

e quindi<br />

f(A) ⊂ f(A) ={1} = {1},<br />

cioè f è costante anche sulla chiusura A. qed<br />

(<strong>10</strong>.28) Corollario. Ogni spazio topologico X è unione disgiunta delle sue componenti connesse.<br />

Ogni componente connessa è chiusa in X.<br />

Dimostrazione. Abbiamo visto sopra che X è unione disgiunta delle sue componenti connesse.<br />

Se Cx è una componente connessa, allora Cx non può essere più grande di Cx, e quindi<br />

Cx = Cx. qed<br />

<strong>§</strong> <strong>10</strong>.1 <strong>Spazi</strong> <strong>connessi</strong> per archi<br />

Cfr: Sernesi Vol II, Cap III, <strong>§</strong>12 [1].<br />

Un arco (oppure un cammino) in uno spazio X è una mappa (funzione continua) γ : [0, 1] →<br />

X. Si dice che l’arco parte da γ(0) e arriva a γ(1).<br />

(<strong>10</strong>.29) Definizione. Si dice che uno spazio X è connesso per archi se per ogni coppia di<br />

punti x0,x1 ∈ X esiste un arco γ tale che γ(0) = x0 e γ(1) = x1.<br />

(<strong>10</strong>.30) Se f : X → Y è una funzione suriettiva e X è connesso per archi, allora Y è connesso<br />

per archi.<br />

Dimostrazione. Siano y0, y1 due punti di Y . La funzione è suriettiva, e dunque esistono x0<br />

e x1 in X tali che f(x0) =y0 e f(x1) =y1. Dato che X è connesso, esiste un cammino<br />

γ : [0, 1] → X tale che γ(0) = x0 e γ(1) = x1. Ma la composizione di funzioni continue è<br />

continua, e quindi il cammino ottenuto componendo γ con f: f ◦ γ : [0, 1] → X → Y è un<br />

cammino continuo che parte da y0 e arriva a y1. qed<br />

(<strong>10</strong>.31) Corollario. Se due spazi X e Y sono omeomorfi, allora X è connesso per archi se<br />

e solo se Y è connesso per archi.<br />

Dimostrazione. Si dimostra come nel caso della <strong>connessi</strong>one e della compattezza (7.18). qed<br />

(<strong>10</strong>.32) Teorema. Uno spazio connesso per archi è connesso.


Geometria I 76<br />

(0, 1 2 ) (0, 1 2 )<br />

Figura 1: La pulce e il pettine dell’esempio (<strong>10</strong>.36).<br />

Dimostrazione. Sia X uno spazio connesso per archi. Supponiamo che non sia connesso, e<br />

dunque che esista A ⊂ X, A = ∅, A = X sia aperto che chiuso. Dato che A = ∅, possiamo<br />

scegliere un punto x0 ∈ A. Dato che A = X, possiamo scegliere un punto x1 ∈ A. Dato che X<br />

è connesso, esiste un cammino γ : [0, 1] → X che parte da x0 e arriva a x1. La controimmagine<br />

γ −1 (A) è un sottoinsieme chiuso di [0, 1] (dato che γ è continua e A è chiuso) ed al tempo<br />

stesso un sottoinsieme aperto (dato che γ è continua e A aperto). Ma [0, 1] è connesso, quindi<br />

γ −1 A può solo essere ∅ oppure tutto [0, 1]. Ma x0 ∈ γ −1 A, e quindi γ −1 A = ∅, ex1 ∈ γ −1 A,e<br />

quindi γ −1 A = [0, 1], e questo ci porta ad una contraddizione. qed<br />

(<strong>10</strong>.33) Teorema. Se X è un sottoinsieme aperto e connesso di R n , allora X è connesso per<br />

archi.<br />

Dimostrazione. Vedi esercizio (5.20) qed<br />

(<strong>10</strong>.34) Proposizione. I sottoinsiemi <strong>connessi</strong> di R sono <strong>connessi</strong> per archi.<br />

(<strong>10</strong>.35) Proposizione. Non è vero in generale che se X è connesso allora è connesso per<br />

archi.<br />

La dimostrazione (opzionale) è data dal seguente esempio.<br />

(<strong>10</strong>.36) Esempio (La pulce e il pettine). Sia A ⊂ R 2 il seguente insieme (con la topologia<br />

euclidea di R 2 ):<br />

A = {( 1<br />

,y) : 0 ≤ y ≤ 1,n≥ 1 intero}∪{ (x, 0) : 0


Geometria I 77<br />

<strong>10</strong><br />

5<br />

-20 -15 -<strong>10</strong> -5 0 5 <strong>10</strong> 15 20<br />

-5<br />

-<strong>10</strong><br />

Figura 2: Figura per l’esempio (<strong>10</strong>.37).<br />

per (<strong>10</strong>.27) la chiusura di A in X è connesso, visto che lo è A, e quindi X è connesso perché<br />

coincide con la chiusura di A in X.<br />

Non è connesso per archi: sia γ : I → X una funzione continua tale che γ(0) = P e γ(1) =<br />

P . Le componenti di γ sono due funzioni continue (x(t),y(t)). Sia m = sup{t ∈ I : x(t) = 0}<br />

(l’estremo superiore esiste dato che x(0) = 0). Per continuità, si ha x(m) =0e y(m) = 1<br />

2<br />

(cioè γ(m) =P ). Visto che γ(1) = P e P è il solo punto con ascissa nulla, si ha x(1) > 0<br />

e quindi m 0; l’insieme<br />

B = {x(t) :m ≤ t ≤ m ′ }<br />

è l’immagine dell’intervallo chiuso [m, m ′ ] mediante la funzione continua x(t), e quindi è un<br />

intervallo (perché connesso) chiuso (perché compatto), cioè è della forma<br />

B = {x(t) :m ≤ t ≤ m ′ } = [0,M],<br />

dove M è il massimo di x(t) in [m, m ′ ] e risulta M>0.<br />

Ma ogni punto di γ([m, m ′ ]) ha ordinata maggiore di 1,<br />

e quindi deve avere ascissa uguale<br />

4<br />

a un valore del tipo 1 con n intero, e dunque B non può essere un intervallo del tipo [0,M].<br />

n<br />

È quindi assurdo supporre che γ(1) = P , cioè tutti i cammini continui con γ(0) = P sono<br />

costanti in P : segue che X non è connesso per archi.<br />

(<strong>10</strong>.37) Esempio. Il sottoinsieme X ⊂ R 2 definito da<br />

X = {(x, y) ∈ R 2 : x + y + xy = 1}


Geometria I 78<br />

è un aperto di R 2 , quindi è connesso per archi se e soltanto se è connesso. Non è connesso,<br />

dato che la sua immagine in R mediante la funzione continua f(x, y) =x + y + xy non è un<br />

intervallo (e quindi non è connesso) perché contiene i due punti f(2, 0) = 2 e f(0, 0) = 0, ma<br />

non 1 che è intermedio. Osserviamo che X è l’unione disgiunta dei due aperti A1 e A2 non<br />

vuoti definiti da<br />

A1 = {(x, y) ∈ R 2 : x + y + xy > 1}<br />

A2 = {(x, y) ∈ R 2 : x + y + xy < 1}.<br />

Verifichiamo che A2 è connesso per archi (e quindi connesso): se (x1,y1) ∈ A2, allora il<br />

cammino γ(t) definito per t ∈ [0, 1] da<br />

γ(t) = (−1+t(x1 + 1), −1+t(y1 + 1))<br />

parte da γ(0) = (−1, −1) e arriva a γ(1) = (x1,y1). Per ogni t ∈ [0, 1] si ha<br />

(−1+t(x1 + 1)) + (−1+t(y1 + 1)) + (−1+t(x1 + 1))(−1+t(y1 + 1))<br />

= −1+t 2 (x1 + y1 + x1y1 + 1)<br />

< −1+t 2 (1 + 1) = 2t 2 − 1<br />

≤ 2 − 1 = 1,<br />

e quindi γ(t) ∈ A2.<br />

Invece A1 non è connesso: si può scrivere come unione di aperti disgiunti non vuoti A + 1 e<br />

A − 1 definiti da<br />

A + 1 = {(x, y) ∈ R 2 : x + y + xy > 1 ∧ x + y>0}<br />

A − 1 = {(x, y) ∈ R 2 : x + y + xy > 1 ∧ x + y 1 =⇒ x + y = 0 (perché?), e quindi<br />

A1 = A + 1 ∪A − 1 . Verifichiamo che A + 1 e A − 1 sono <strong>connessi</strong> per archi, e quindi <strong>connessi</strong>. Cambiamo<br />

coordinate in R 2 , e prendiamo le nuove coordinate a = x +1, b = y +1(è un omeomorfismo<br />

R 2 ≈ R 2 ). Allora nella coordinate (a, b) si ha<br />

A + 1 ≈{(a, b) ∈ R 2 : ab > 2 ∧ a + b>2}.<br />

Definiamo γ(t) =(a1 + b1 − tb1,a1 + b1 − ta1). Si ha<br />

γ(0) = (a1 + b1,a1 + b1)<br />

γ(1) = (a1,b1).<br />

Inoltre per ogni t ∈ [0, 1] si ha a1 > 0, b1 > 0 e quindi<br />

(a1 + b1 − tb1)(a1 + b1 − ta1)<br />

≥ a1b1 > 2<br />

a1 + b1 − tb1 + a1 + b1 − ta1 = (2 − t)(a1 + b1) ≥ (a1 + b1) > 2,


Geometria I 79<br />

quindi γ(t) ∈ A + 1 . Definiamo ora un’altro cammino η(t) ponendo per t ∈ [0, 1]<br />

Si ha<br />

Dato che<br />

η(t) = (2 + t(a1 + b1 − 2), 2+t(a1 + b1 − 2)).<br />

η(0) = (2, 2)<br />

η(1) = (a1 + b1,a1 + b1).<br />

(t, t) ∈{(a, b) ∈ R 2 : ab > 2 ∧ a + b>2}<br />

se e soltanto se t 2 > 2, per mostrare che η(t) ∈ A + 1 occorre mostrare che<br />

(2 + t(a1 + b1 − 2)) 2 > 2.<br />

Ma questo segue dal fatto che a1 + b1 > 2, quindi 2+t(a1 + b2 − 2) > 2, e quindi il suo<br />

quadrato è maggiore di 2. Nelle coordinate a, b, quindi possiamo definire il cammino α(t) in<br />

A + 1 ponendo<br />

α(t) =<br />

<br />

η(2t) se t ∈ [0, 1/2]<br />

γ(2t − 1) se t ∈ [1/2,t],<br />

che collega (2, 2) con qualsiasi punto (a1,b1) di A + 1 . Per A − 1 si procede allo stesso modo<br />

(esercizio). Concludiamo quindi dicendo che X ha tre componenti connesse: A2, A + 1 e A − 1<br />

(c’era una dimostrazione più veloce?).


Geometria I 80<br />

Optional: construzione di R (Dedekind)<br />

(-2.1) Consideriamo il sottoinsieme Q ⊂ Q dei numeri razionali positivi o nulli: Q = {x ∈<br />

Q : x ≥ 0}. Lo scopo di questo esercizio (e dei seguenti) è di rivisitare la costruzione delle<br />

sezioni di Dedekind in termini di <strong>connessi</strong>one (così come la costruzione di Cantor dei numeri<br />

reali come completamento di Q è fatta in termine di convergenza di successioni di Cauchy). 13<br />

Sappiamo che Q e Q non sono <strong>connessi</strong> (perché?): esistono quindi due aperti-e-chiusi non<br />

vuoti A1,A2 ⊂ Q tali che A1 ∪ A2 = Q. Definiamo le sezioni di Q come segue: una sezione<br />

α ⊂ Q è un intervallo aperto e limitato di Q contenente lo 0, cioè<br />

(i) 0 ∈ Q;<br />

(ii) p ∈ α =⇒ ∃ɛ> 0,Bɛ(p) ⊂ α (α è aperto).<br />

(iii) p ∈ α =⇒ [0,p) ⊂ α (α è un intervallo che contiene lo 0);<br />

(iv) α è limitato (equivalentemente, α = Q, dal momento che α è un intervallo che contiene<br />

0).<br />

Dimostrare che le sezioni (definite come sopra) soddisfano le seguenti proprietà:<br />

(i) α non è vuoto e α = Q;<br />

(ii) Se p ∈ α e q ∈ Q e q < p allora q ∈ α;<br />

(iii) Se p ∈ α allora p


Geometria I 81<br />

*(-2.5) Ora dobbiamo mostrare che la somma e il prodotto, definite in Q, si estendono a S.<br />

Definiamo la somma come<br />

α + β = {a + b : a ∈ α, b ∈ β}<br />

e il prodotto come<br />

αβ = {ab : a ∈ α, b ∈ β}.<br />

Dimostrare che la somma e il prodotto di sezioni sono ancora sezioni. Dimostrare che la funzione<br />

f dell’esercizio (-2.2) conserva le operazioni di somma, prodotto e la relazione d’ordine:<br />

f(p + q) =f(p)+f(q), f(pq) =f(pq), p


Geometria I 82<br />

Esercizi: foglio 5<br />

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<br />

Figura 3: Topologie con tre punti<br />

*(5.1) Dimostrare (direttamente) che gli intervalli semiaperti [a, b) sono <strong>connessi</strong>, così come<br />

gli intervalli (−∞,a), (−∞,a], (a, ∞) e [a, ∞) (vedi teorema (<strong>10</strong>.6) e (<strong>10</strong>.19)).<br />

(5.2) Dimostrare che R n {0} è connesso.<br />

(5.3) Dimostrare che i punti di uno spazio topologico sono <strong>connessi</strong>.<br />

(5.4) Dimostrare che Q non è connesso. Quali sono le sue componenti connesse? (Nota: Q<br />

non ha la topologia discreta!)<br />

(5.5) Dimostrare che i sottoinsiemi <strong>connessi</strong> non vuoti di R sono tutti e soli i singoli punti e<br />

gli intervalli (dove diciamo che un sottoinsieme A ⊂ R è un intervallo se contiene almeno due<br />

punti distinti e se x, y ∈ A, x < s < z =⇒ s ∈ A).<br />

(5.6) Sia X un insieme con almeno due elementi. Quali sono i sottoinsiemi <strong>connessi</strong>, se X ha<br />

la topologia discreta? E se ha la topologia banale?<br />

(5.7) Se X è connesso e Y ha meno aperti di X, allora è vero che anche Y è connesso?<br />

Utilizzare questo fatto per determinare nel grafo (cfr. figure 4 e ?? a pagg. 83 e ??) delle<br />

classi di omoeomorfismo di spazi topologici finiti su 3 e 4 punti quali sono quelli <strong>connessi</strong>. Tra<br />

tutti gli spazi topologici finiti (a meno di omeomorfismo) con 3 o 4 punti, quanti sono quelli<br />

<strong>connessi</strong>?


Geometria I 83<br />

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<br />

Figura 4: Topologie con quattropunti<br />

(5.8) Determinare quali dei seguenti sottospazi di R 2 sono <strong>connessi</strong>:<br />

(i) {(x, y) ∈ R 2 : x 2 + y 2 < 1}.<br />

(ii) {(x, y) ∈ R 2 : x 2 + y 2 =1}.<br />

(iii) {(x, y) ∈ R 2 : x 2 + y 2 =1}.<br />

*(5.9) Supponiamo che f : X → Z sia una funzione continua (dove Z, con la topologia indotta<br />

da R, ha la topologia discreta) e non costante. Dimostrare che X non è connesso.<br />

*(5.<strong>10</strong>) Dimostrare che R n {0} è connesso per n ≥ 2. Dedurne che la sfera di dimensione n<br />

S n e il piano proiettivo P 2 (R) sono <strong>connessi</strong>.<br />

(5.11) In uno spazio topologico X si consideri la seguente relazione: x ∼ y ⇐⇒ ∃C ⊂ X<br />

connesso tale che x ∈ C ∋ y. Mostrare che è una relazione di equivalenza. Mostrare poi che le<br />

classi di equivalenza sono le componenti connesse di X. Dedurre che le componenti connesse<br />

(definite in (<strong>10</strong>.16)) di uno spazio topologico sono ben definite e disgiunte (cfr. nota (<strong>10</strong>.21)).<br />

*(5.12) Sia X l’unione dei sottospazi A e B di R2 definiti da A = {(x, y) ∈ R2 : x =0∧−1 ≤<br />

y ≤ 1} e B = {(x, y) ∈ R2 : y = cos 1 ∧ 0 < x ≤ 1}. Dimostrare che X è connesso.<br />

x<br />

(Suggerimento: uno è nella chiusura dell’altro)


Geometria I 84<br />

1<br />

0.5<br />

0<br />

-0.5<br />

-1<br />

y<br />

0 0.2 0.4 0.6 0.8 1<br />

x<br />

*(5.13) Siano A = {(x, y) : 1<br />

x<br />

≤ x ≤ 1,y =0} e B = {(x, y) :y = , 0 ≤ x ≤ 1 per qualche n ∈ N}.<br />

2 n<br />

Dimostrare che X = A ∪ B è connesso.<br />

1.2<br />

1<br />

0.8<br />

0.6<br />

0.4<br />

0.2<br />

0<br />

-0.2<br />

y<br />

0 0.2 0.4 0.6 0.8 1<br />

x<br />

(5.14) Sia S n = {x ∈ R n+1 : |x| 2 =1}. Dimostrare che S n è connesso. (Suggerimento:<br />

R n {0} è connesso)<br />

*(5.15) Dimostrare che S 1 non è omeomorfo ad un intervallo. (Suggerimento: S 1 meno un<br />

punto . . . )<br />

*(5.16) Dimostrare che gli intervalli (0, 1) e [0, 1) non sono omeomorfi.<br />

(5.17) Dimostrare che uno spazio topologico X è connesso se e solo se ogni volta che si scrive<br />

come X = A ∪ B con A = ∅ e B = ∅ allora A ∩ B = ∅ oppure B ∩ A = ∅.<br />

(5.18) Dimostrare che se S ⊂ R non è un intervallo (cioè se esistono x, y, z con x


Geometria I 85<br />

(5.19) Mostrare che se uno spazio topologico X è unione di aperti <strong>connessi</strong> disgiunti e non<br />

vuoti, allora questi sono le componenti connesse di X. Dimostrare poi che se X ha un numero<br />

finito di componenti connesse allora esse sono sia aperte che chiuse e disgiunte. Trovare un<br />

esempio di spazio con infinite componenti connesse tutte chiuse ma mai aperte.<br />

*(5.20) Dimostrare che se X ⊂ R n è un sottoinsieme aperto e connesso di R n , allora è anche<br />

connesso per archi. (Suggerimento: osservare che i cammini si possono comporre nel seguente<br />

modo: se γ : [0, 1] → X è un cammino che va da x0 ∈ X a x1 ∈ X, eγ ′ : [0, 1] → X un<br />

secondo cammino che va da x1 a x2, allora γ ′ può essere riparametrizzato (utilizzando un<br />

omeomorfismo [0, 1] ≈ [1, 2]) come γ ′′ : [1, 2] → X. Ma allora è possibile definire un nuovo<br />

cammino α: [0, 2] → X “incollando” i due cammini – e verificare che è ancora continuo.<br />

Ora non rimane che dimostrare la seguente cosa: se si sceglie x0 ∈ X, lo spazio di tutti i<br />

punti raggiungibili con un cammino che parte da x0 è un aperto (“incollando” al cammino un<br />

pezzettino di cammino rettilineo. . . ), ma è anche un chiuso (cioè lo spazio di tutti i punti non<br />

raggiungibili con un cammino che parte da x0 è un aperto) . . . )<br />

(5.21) Sia X uno spazio topologico, e ∼ la seguente relazione in X: x ∼ y se e solo se esiste<br />

cammino γ : [0, 1] → X che parte da x e arriva a y. Dimostrare che la relazione “∼” è di<br />

equivalenza. Cosa sono le classi di equivalenza?<br />

Ricordiamo che nel sistema posizionale con base b all’allineamento<br />

(finito a sinistra) corrisponde il numero reale<br />

(an . . . a3a2a1a0.a−1a−2 . . .) b<br />

anb n + . . . + a3b 3 + a2b 2 + a1b 1 + a0 + a−1b −1 + a−2b −2 + . . . .<br />

In generale si ha che 0 ≤ an


Geometria I 86<br />

**(5.23) Nella notazione posizionale ternaria bilanciata invece degli allineamenti in base 3 (con<br />

i simboli 0, 1, 2) si considerano gli allineamenti dei tre simboli 1, 0, 1 (che corrispondono agli<br />

interi −1,0,1) in base 3. Nel sistema ternario si ha che 0 ≤ an < 3, ma nel sistema ternario<br />

bilanciato si pone −1 ≤ an ≤ 1, e si indica 1 = −1 per semplicità (negli anni 1950-1960,<br />

per un certo periodo il sistema ternario bilanciato è stato preso seriamente in considerazione,<br />

insieme al sistema decimale e al sistema binario, per la costruzione di calcolatori elettronici –<br />

per esempio dal gruppo di S.L. Sobolev a Mosca).<br />

(i) Quanto valgono (0.¯1)3, (0.0¯1)3, (0.¯1)3 e (0.0¯1)3?<br />

(ii) È vero che ogni x ∈ R può essere scritto in notazione ternaria bilanciata?<br />

(iii) La rappresentazione è unica? L’insime degli x che non hanno una rappresentazione unica<br />

è chiuso in R? (osservare che se x non ha una rappresentazione unica, allora nemmeno<br />

x/3 e x ± 1 hanno una rappresentazione unica e quindi h+1/2<br />

3k ...)<br />

(iv) Sia X l’insieme dei numeri reali in [− 1 1 , ] che ha almeno una rappresentazione ternaria<br />

2 2<br />

bilanciata in cui non compare mai la cifra 1. Ha le stesse proprietà dell’insieme di<br />

Cantor (dell’esercizio precedente, cioè è compatto, totalmente sconnesso e ogni punto è<br />

di accumulazione sia per X che per il complementare di X)?<br />

*(5.24) Sia f : X ⊂ R → R una funzione continua definita su un intervallo (connesso) X ⊂ R.<br />

(i) Mostrare che se f non è (strettamente) monotona (né crescente né decrescente), allora<br />

non è iniettiva.<br />

(ii) Dedurre che se f è continua e iniettiva, l’immagine di un intervallo aperto è un intervallo<br />

aperto (e quindi che f è una mappa aperta).<br />

(iii) Dimostrare che se f : X → R è continua e biunivoca, allora è un omeomorfismo sull’immagina<br />

f(X) ⊂ R.<br />

(iv) Mostrare anche che non esistono funzioni continue e iniettive f : S 1 → R.<br />

(5.25) Utilizzare l’esercizio (5.24) per mostrare che (utilizzando il fatto che le funzioni (x, y) ↦→<br />

x + y e (x, y) ↦→ xy sono continue su R 2 , e che x ↦→ x −1 è continua R {0} → R):<br />

(i) Per ogni n ∈ N, n ≥ 1, la funzione f : [0, ∞) → [0, ∞) ⊂ R definita da f(x) =x n è un<br />

omeomorfismo.<br />

(ii) Per ogni n ∈ N, n ≥ 1, per ogni x ≥ 0, x ∈ R, esiste un unico y ∈ R tale che x n = y (la<br />

radice n-esima di x, indicata con n√ x) e che la funzione x ↦→ n√ x è continua.<br />

(iii) La funzione x ↦→ x p/q := q√ x p , definita per x ≥ 0, x ∈ R e p, q ∈ Z, q = 0, è una funzione<br />

continua di x.<br />

Nel prossimo esercizio, utilizzare il seguente fatto (provare a dimostrarlo): comunque si<br />

scelgano n numeri positivi x1, . . . , xn si ha<br />

n x1 + x2 + · · · + xn<br />

x1x2 . . . xn ≤<br />

,<br />

n<br />

e l’uguaglianza è verificata solo quando i numeri sono tutti uguali fra loro. Ovvero: la media<br />

geometrica di n numeri positivi è sempre minore o uguale alla loro media aritmetica, e le due<br />

medie sono uguali se e solo se i numeri sono tutti uguali tra loro.


Geometria I 87<br />

*(5.26) Per l’esercizio (5.25), per ogni numero razionale x = p/q e ogni reale b>0 abbiamo<br />

visto che esiste b x . Dimostrare i seguenti fatti.<br />

(i) Per ogni x, y razionali e ogni b>0 reale si ha b x+y = b x b y e b 0 =1.<br />

(ii) Per ogni numero razionale x = p<br />

dell’intervallo (0, 1) e per ogni numero reale b>0<br />

q<br />

diverso da 1 vale la disuguaglianza bx < 1 + (b − 1)x (utilizzare il confronto tra media<br />

geometrica e media aritmetica per n + m numeri, di cui n sono uguali a b e m uguali a<br />

1.)<br />

(iii) Se b>1, funzione x ↦→ bx è una funzione Q → R continua e strettamente monotona<br />

crescente.<br />

(iv) Se b>1, la funzione x ↦→ bx := sup{by : y ∈ Q, y≤ x}, definita R → R, è ben definita,<br />

monotona e continua, ed estende la funzione x ↦→ bx definita Q → R.<br />

(v) Esiste una funzione continua x ↦→ logb x, che associa ad x>0, x ∈ R, l’unico numero<br />

reale y tale che by = x.<br />

(vi) La funzione f : R>0 × R → R definita da f(b, x) =bx è una funzione continua (rispetto<br />

alla topologia prodotto del dominio). (suggerimento: si consideri l’omeomorfismo<br />

log2 : (0, ∞) ≈ R)

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