Les paralela a la de los Nebrodi y se extiende casi hasta las ...

Agira
7 Aidone
15
Assoro
Barrafranca
Calascibe a
Ca enanuova 31
133
152
156
37
21
27 indice
Cen uripe
41 CCerami
erami
le riserve
Leonforte
73
reservas
Dove mangiare
dónde comer
Dove dormire
dónde dormir
47
agliano
Cas elferra o
Enna
Nicosia
79 Nissoria
Piaz Piazzz aa
93
69
53
89
rmerina Pietraperza
i
103
Regalbuto Sperlinga
109
113
Troina
119 Valguarnera
125 Villarosa
129

2
Questa guida intende essere uno strumento di facile e
rapida consultazione per quanti intendano scoprire il
territorio della provincia di Enna, parte della “profonda
Sicilia”, ricca di tesori nascosti e spesso trascurati dai
principali circuiti turistici più commerciali. Un territorio
che con le sue ricchezze artistiche, paesaggistiche,
naturali, umane, ecc., rappresenta un'opportunità da
esplorare secondo i diversi livelli di interesse del turista e
una possibilità di avere un contatto autentico con stili di
vita diversi dai propri, vivendo esperienze di conoscenza
profonde dal punto di vista estetico, intellettuale o
emotivo.
La guida è una componente del progetto di
comunicazione “Enna, la provincia navigabile”
attraverso il quale la Camera di Commercio di
Enna intende proporre a chi vuole viaggiare in
modo responsabile la destinazione Enna e la sua
capacità di offrire servizi integrati.
Il progetto oltre a questa guida include un
portale turistico (www.provincianavigabile.it)
cioè uno strumento di comunicazione, di
approfondimento e di offerta dinamico
e facilmente aggiornabile ed un mini
CD contenente la guida in versione
sfogliabile ed una galleria
fotografica del territorio.
Sul piano dei contenuti la Guida (e a
maggior ragione il portale web)
intende offrire un'ampia sintesi
dell'offerta culturale del territorio
ennese attraverso “un viaggio” alla
scoperta dei Comuni che lo compongono.
Per ognuno dei venti Comuni si propone in quattro
lingue (italiano, inglese, tedesco e spagnolo) un
itinerario cittadino che insieme al patrimonio culturale
di tipo “classico”, costituito da insediamenti
archeologici, monumenti, chiese, ecc., offre
informazioni su musei, esposizioni, folklore, tradizioni,
ecc., non tralasciando utili indicazioni su dove dormire e
dove mangiare, tentando di comprendere tutte le

informazioni necessarie al turista/visitatore.
In una sezione separata si offrono al turista due itinerari
sovracomunali che intendono rappresentare due dei
tanti modi possibili di visitare il territorio.
Sul piano metodologico il progetto “Enna, la provincia
navigabile”, rappresenta il risultato di una nuova forma
di collaborazione tra attori pubblici e privati, un primo
passo verso la gestione strategica delle destinazioni
turistiche (destination management).
Infatti, oltre al GAL Rocca di Cerere, hanno collaborato
alla realizzazione del progetto la Provincia di Enna,
l'Ufficio Provinciale di Enna del Dipartimento Regionale
Azienda Foreste Demaniali e la Soprintendenza BB.CC.AA.
di Enna.
Sul piano tecnologico si è inoltre operato uno stretto
legame tra guida cartacea e portale web.
Infatti la “lettura” con il proprio telefonino (abilitato
alla navigazione internet) del codice per ciascun comune
stampato sulla guida (QR code) consente l'immediata
connessione al portale (www.provincianavigabile.it) per
gli ulteriori eventuali approfondimenti. Al contrario, dal
portale si potrà scaricare e stampare la guida oltre ad
esplorare tutte le informazioni di dettaglio messe a
disposizione dai partner dell'opera e non contenute nella
guida per esigenza di sintesi.
Da quanto detto si comprende che la realizzazione di
questi strumenti rappresenta la prima tappa di un
percorso continuo volto alla diffusione e valorizzazione
del patrimonio ennese.
Un percorso che potrà continuare con l'individuazione di
meccanismi di governance, di indicatori utili per valutare
le performance della “destinazione Enna” e per
formulare una strategia di sicuro successo.
Liborio Gulino
Presidente
Camera di Commercio di Enna
3

4
Esta guía pretende ser una referencia fácil y rápida para
aquellos que deseen explorar la provincia de Enna: parte
de la “profunda Sicilia” llena de tesoros escondidos que
los principales circuitos turísticos a menudo pasan por
alto. Se trata de un territorio que con su riquezas artísticas,
paisajísticas, naturales, humanas, etc., satisface
los diferentes niveles de interés del turista y ofrece la
oportunidad de tener un contacto real con estilos de vida
diferentes de los propios. Aquí se pueden vivir experiencias
de conocimiento profundas desde un punto de vista
estético, intelectual o emocional.
La guía es un componente del proyecto de
comunicación “Enna, la provincia navigabile”
(Enna, la provincia navegable) a través del cual, la
Cámara de Comercio de Enna, tiene intención de
proponer, a los que quieren viajar de forma
responsable, Enna como destino y su capacidad
para ofrecer servicios integrados.
El proyecto, además de esta guía, incluye un
portal turístico (www.provincianavigabile.it)
que es un instrumento de comunicación,
ahondamiento y oferta dinámico y
fácilmente actualizable. Hay incluso
un CD que contiene una versión
navegable de la guía y una galería de
fotos del territorio.
En cuanto al contenido, la guía (y el
portal web) entiende ofrecer un
resumen de la oferta cultural del
territorio de Enna a través de un "viaje"
para descubrir los municipios que lo
componen.
Para cada uno de los veinte municipios propone
(en cuatro idiomas: Inglés, italiano, alemán y español)
un itinerario que lleva al descubrimiento del patrimonio
cultural clásico que consiste en sitios arqueológicos,
monumentos, iglesias, etc. También hay informaciones
sobre los museos, las exposiciones, el folclore, las
tradiciones e indicaciones relativas a los lugares donde
dormir y comer.
En una sección aparte se ofrecen al turista dos
itinerarios sobra comunales que tienen como objetivo

epresentar dos de las muchas maneras posibles de visitar
el territorio.
A nivel metodológico el proyecto “Enna, la provincia
navigabile”, es el resultado de una nueva forma de
colaboración entre actores públicos y privados, un primer
paso hacia la gestión estratégica de los destinos turísticos
(destination management).
En efecto además de GAL Rocca di Cerere han colaborado
en la realización de este proyecto: la Provincia di Enna, la
oficina provincial de Enna del Dipartimento regionale
Azienda regionale foreste demaniali y la Soprintendenza
BB.CC.AA. de Enna.
A nivel tecnológico se ha realizado un enlace entre la guía
de papel y el portal web.
De hecho, la "lectura" con el móvil (apto para la
navegación en internet) del código de cada municipio
impreso en la guía (QR code) permite el acceso inmediato
al portal (www.provincianavigabile.it) donde se pueden
hacer ulteriores investigaciones. Por el contrario del
portal se puede bajar e imprimir la guía y leer todas la
informaciones detalladas, proporcionadas por los socios
de la obra, que no se encuentran en la de papel por una
razón de espacio.
La aplicación de estas herramientas es el primer paso en
un camino hacia la difusión y la valorización del
patrimonio de Enna.
Un viaje que podrá continuar gracias a la identificación de
los mecanismos de gobierno relativos tanto al área
geográfica como a las empresas individuales o los entes
responsables de la prestación de servicios específicos.
También se tendrán que identificar los indicadores útiles
para evaluar el destino Enna en comparación con otros
destinos a fin de ofrecer a los operadores instrumentos,
informaciones y propuestas útiles para incluir este
destino en sus ofertas.
Liborio Gulino
Presidente
Camera di Commercio di Enna
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SIRIACO
IZANTINO
A DI SARLO
QR-Code
ABI ED EBREI
ESSIONE ALLA
ERA REGINALE
N POST-SISMA
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la Barra
del
Tempo
CASTELLO
è l'acronimo di Quick Response un codice bidimensionale inventato nel 1994 da
DensoWave, una corporation giapponese. Questo codice può essere letto da un
software installato sul terminale mobile, semplicemente scattando una foto.
L'applicazione usata in questa guida consente la lettura di un determinato URL
(www.provincianavigabile.it/home page del Comune) che potrà essere aperto
direttamente attraverso il browser del terminale mobile, se abilitato alla
navigazione internet. La scansione e l'utilizzo dei codici bidimensionali da parte
dell'utilizzatore è gratuita, fatto salvo i costi del traffico Dati / Internet del
proprio terminale mobile.
Come leggere i QR-Code
Per poter leggere il codice bidimensionale si deve aver installato l'apposito
lettore sul terminale mobile. Quasi tutti i nuovi terminali hanno il software
preinstallato. In ogni caso tutti i reader GRATUITI sono disponibili su:
http://www.mobile-barcodes.com/qr-code-software/
QR-Code es el acrónimo de Quick Response un código bidimensional inventado
en 1994 por DensoWave, una empresa japonesa.
Después de haber instalado un software en el dispositivo móvil, se puede leer
este código simplemente haciendo una foto.
La aplicación utilizada en esta guía permite la lectura de un URL
determinado (www.provincianavigabile.it/home page del Comune) que se
puede visualizar por medio del browser de un dispositivo móvil apto para la
navegación en internet.
La escansión y el uso de los códigos bidimensionales por parte del usuario son
gratuitos, excepto los costes del tráfico de datos en internet.
Como leer el QR-Code
Para leer el código bidimensional el usuario tiene que instalar el lector
adecuado en el dispositivo móvil.
Casi todos los nuevos dispositivos tienen el software preinstalado.
En cualquier caso, todos los lectores gratuitos se encuentran en:
http://www.mobile-barcodes.com/qr-code-software/
è una soluzione grafica ideata per riepilogare la datazione dei fatti storici dei
monumenti più rilevanti del Comune, collocandoli cronologicamente nel
periodo storico di riferimento.
Ad ogni periodo storico è stato attribuito uno specifico colore, la cui leggenda è
riportato nel "righello" allegato alla guida.
Ad eccezione del periodo protostorico, le lunghezze dei segmenti che
compongono la barra del tempo sono proporzionali alla durata del periodo
storico stesso.
Per ogni Comune, a sinistra della barra del tempo sono riportati i fatti storici più
importanti mentre a destra sono datati i monumenti più importanti e
significativi.
ABBAZIA S. FILIPPO
FONDAZIONE
S. SOFIA DIVENUTA
S. MARGHERITA
La Barra del Tiempo es una solución gráfica ideada para recapitular la datación
de los hechos históricos relativos a los monumentos más importantes del
municipio, colocandolos cronológicamente en el período histórico de
referencia.
A cada período histórico corresponde un color específico y la relativa leyenda se
encuentra en la “regla” aneja a la guía.
A excepción del período protohistórico, las longitudes de los segmentos que
ARON EBRAICO
S. MARIA MAGGIORE E SS. SALVATORE
TORRI SVEVE DEL CASTELLO
MONASTERI FEMMINILI DI
S. MARIA DELLA RACCOMANDATA E
DELLA SS. ANNUNZIATA.
PALAZZO ZUCCARO
S. MARIA DEGLI ANGELI
S. ANTONIO DA PADOVA,
S.PIETRO, S. AGOSTINO
PALAZZO GIUNTA
componen la barra del tiempo son proporcionales a la duración del período
histórico.
A la izquierda de la barra del tiempo se encuentran los acontecimientos
históricos más importantes de cada municipio, mientras que a la derecha está la
lista de los monumentos más importantes y significativos y su datación.

Agira
S. Filippo di Argirò, così appellato dall'abitazione e
Sepolcro del santo di simil nome, anticamente Aggira o
Argira: Città reale Mediterranea a Greco di Piazza. (…) Il
Agira
Agyrion
Agyrium
Arguros
Tempio di esso Santo va molto rispettabile per Colonne di marmo, per
ampiezza, per Campanile, e per altre sacre memorie.
Arcangiolo Leanti
La città di Agira sorge su di un monte posto a cavaliere tra la valle del Salso Cimarosa, a settentrione,
ed il vallone di Piano della Corte, affluente del Dittaino. Questa posizione e la facilità di difesa data
dalla orografia estremamente accidentata del sito, conferì sin dall'antichità una forte strategicità
al sito.
La prima prova della presenza umana data addirittura al paleolitico con i resti del riparo Longo, ai
piedi dell'abitato. Agira è inoltre famosa nel mondo per aver dato i natali a Diodoro, uno dei grandi
storici dell'antichità qui vissuto durante il I secolo a.C..
La visita al centro non può che partire dal sagrato dell'Abazia Reale di Santa Maria Latina, con la
grande chiesa dedicata a San Filippo Siriaco. Questi era un monaco proveniente dalla Tracia
durante il IV secolo d.C. egli riuscì nell'intento evangelizzatore ottenendo un gran numero di
conversioni al punto tale da divenire una sorta di nume tutelare della polis e di sostituire il culto
sino ad allora incentrato su Eracle. Addirittura la città cambiò nome divenendo San Filippo d'Argirò.
L’ Abazia, posta all'ingresso del centro storico, si presenta con la facciata moderna su di un'alta
scalinata, realizzata su progetto dell'architetto Greco
nel 1916. In essa la grande nicchia centrale, con gruppo
di S. Filippo che sconfigge il demonio, sovrasta sei
nicchie con le statue dei protettori delle altre sei
parrocchie di Agira. Nel medaglione sopra la porta
principale è raffigurata S. Maria Latina, alla quale è
intitolata l’Abazia, sopra le
altre due porte sono
raffigurati
S.Filippo
diacono e
S.Eusebio.
L'interno è a
croce latina
con tre
7

ampie navate divise da colonne, con la navata
centrale voltata a botte. Nell'abside centrale si
sviluppa un magnifico coro ligneo a 24 stalli di
Nicola Bagnasco del XIX secolo e rappresentante
diversi episodi della vita di San Filippo. Nella
navata sinistra si possono osservare i tre pannelli
di un polittico del XV secolo, una sorta di
“retablo” con fondo in oro zecchino, che
raffigurano la Madonna con bambino, S.
Benedetto e S. Calogero. In questa opera è
evidente un certo attardamento bizantino
legato ad elementi gotico catalani.
Dalla stessa navata una scala conduce alla
"cateva", dove è il sepolcro di S.Filippo. Il vano è
dominato da una scultura in marmo del XVI
secolo, che rappresenta S. Filippo giacente. Le
reliquie sono custodite in una teca in argento
fuso, sbalzato e inciso, di scuola palermitana
risalente al 1606.
Nella chiesa, tra le tante opere presenti,
spiccano due tele, un’Assunzione di S.Agata di
Filippo Sozzi, del 1759 ed una Madonna del
Rosario con San Domenico, Santa Caterina e San
Gaetano, di ignota bottega pittorica siciliana
della prima metà del XVIII secolo.
Salendo verso il centro storico risalta subito la
tormentata orografia, strade che divengono
tortuose per affrontare i rilevi sempre più acclivi
del monte.
Nella piazza centrale Sant'Antonio da Padova,
8
costruita nel 1505. All'esterno spicca il campanile,
a torre quadra, caratterizzato da
marcapiani e da una cuspide maiolicata a pianta
ottagonale. La torre è del 1680.
S. Maria Maggiore, presente già nel XII secolo,
divisa in due navate da un settore murario retto
da quattro colonne a capitelli romanici. In una
cappella una croce lignea dipinta, datata al XV
secolo. Nei medaglioni capicroce sono
raffigurati i quattro evangelisti. L'altare
principale è quello di destra, dedicato alla
Madonna e realizzato da Bartholomeus de
Maniscalco nel 1503 probabilmente utilizzando
elementi di spoglio come le colonnine ed i leoni
che paiono attribuibili ad opere del XII secolo.
Salendo lungo la Via Diodorea, il Palazzo
Giunta-Amato, di sapore rococò, oggi in parte
occupato dal Museo Naturalistico della Riserva
Naturale di Vallone Piano della Corte. Si giunge
nell'area in cui sorgeva il teatro greco ricordato
da Diodoro. In questa parte della città,
caratterizzata da una strada che scende
seguendo una porzione della cavea dell'antico
monumento, sorge la chiesa di San Pietro.
Venne eretta nel 1584. All'interno si conserva un
polittico del XV secolo. Inoltre tele
rappresentanti l'Addolorata, l'Annunciazione e
la Madonna della Vera Luce, quest'ultima opera
è da alcuni attribuita a Pietro Novelli. Di fronte
si apre il Complesso degli Agostiniani, con la

chiesa dedicata al vescovo di Ippona ed un
grande edificio a corte laterale porticata.
La chiesa venne eretta nel 1512, sfruttando
direttamente i ruderi del teatro greco.
Continuando a salire verso la sommità del paese
il tessuto urbano si infittisce ed acquista le
caratteristiche della qasbah araba. Vicoli e
cortili si aprono ai lati della strada principale
che tortuosa giunge alla piazza di Santa
Margherita. E' l'omonimo tempio una delle
opere architettoniche maggiori di Agira e la più
grande chiesa della diocesi di Nicosia. Venne
eretta nel 1215, durante il regno di Federico II
Hohenstaufen e venne dedicata allora a San
Sebastiano, secondo la tradizione sui resti del
grande tempio di Eracle. Probabilmente in
periodo bizantino qui ebbe luogo una chiesa
dedicata a Santa Sofia.
Il campanile è del 1721 mentre le nuove absidi e
il transetto sono state completate nel 1766 per
opera di Giovan Battista Vaccarini.
Un altro grande architetto, Stefano Ittar, si
cimentò nel progettare la cupola che però
rimase incompiuta. Tra le opere custodite
l'altare maggiore del XVII secolo adorno di miniature
in oro su vetri. L'altare del SS. Sacramento,
con forme architettoniche in pietre dure e
granito egiziano, l'altare della Immacolata con
la statua opera di Giuseppe Picano, realizzata
tra il 1784 ed il 1787 e la sua edicola lignea opera
di Ignazio Leone (1810).
Diverse tele tra le quali la Misericordia di scuola
siciliana (XVII), Santa Maria Maddalena di scuola
secentesca veneziana e l'Addolorata con i
quattro evangelisti opera di Ovidio Sozzi.
Il coro ligneo venne realizzato da Giovan
Battista e Stefano Li Volsi nei primi del XX secolo.
Interessante il portale barocco che da accesso
alla sacrestia. All'interno mobili di Paolo
Guglielmaci di Enna (XVIII) e il pulpito ligneo.
Passato il monumentale arco che affianca la
terrazza della grande chiesa, si arriva nell'area
che doveva essere l'acropoli dell’antica polis.
Tra i monumenti i resti della Chiesa di San
Nicola, con la pianta dell’antica costruzione,
degli imbocchi di cripte e la quadra torre. Da qui
il panorama spazia sui Nebrodi, la vallata del
Salso Cimarosa ed i laghi di Pozzillo e Sciaguana.
9

Un altro complesso degno di grande nota è
quello del Salvatore.
L'impianto originario dell'edificio è di epoca
normanna. Nel 1689 venne elevata a Collegiata.
La facciata è del XVII. Conserva reliquie di
diversi santi vissuti ad Agira ed una Pietra
proveniente dal Santo Sepolcro, terra dei
Getsemani e, tradizionalmente, un frammento
del legno della Santa Croce. In sacrestia sono
conservati anche la Mitra ed il Pastorale che la
tradizione attribuisce a San Luca Casali, abate di
Santa Maria Latina durante il IX secolo e poi
elevato agli altari. La critica invece attribuisce il
pastorale al XIII secolo legandolo all'abate
Rainero del 1308, mentre la mitra è il risultato di
una composizione con elementi del XIII secolo e
del XVI secolo.
L'opera che però spicca tra quelle qui custodite è
l'Aron giudaico. Infatti, proveniente dalla
10
chiesetta della Santa Croce, è stato qui
ricomposto ed utilizzato come altare “Il
monumento forse più prezioso dell'ebraismo
siciliano”. Realizzato nel 1454 e sistemato nella
sinagoga che alla cacciata degli ebrei del 1492
venne trasformata nella cappella della Santa
Croce. Ad oggi pare essere l'Aron più antico
d'Europa. La sua funzione era quella di custodire
l'arca sacra con la Torah.
Ai piedi del castello, in un'area che si presenta
come una sorta di paesello distaccato dal resto
della città, sorge la chiesa di Sant'Antonio
Abate. Venne eretta nel XIV secolo e
successivamente rivisitata.
La facciata è moderna ed ad essa si affianca un
campanile a torre con cuspide maiolicata del XIV
o XV secolo. All'interno sono custodite reliquie
che la tradizione attribuisce a Sant'Andrea
apostolo e ai SS. Innocenti. All'interno diverse
tele di scuola veneziana tra le quali dodici
firmate dallo Spagnoletto e rappresentanti
l'apostolato. Un Sant'Andrea appoggiato alla
croce, di Polidoro da Caravaggio. e un Crocefisso
di Pietro da Ruzzolone. Datato al '400, è in legno
sagomato e dorato, con cornice a foglie di acanto
e raffigurazione del Cristo sul legno scuro. Ai
capicroce Cristo, in alto Maria a sinistra, San
Giovanni a destra e la Maddalena in basso.
Il convento di Maria SS. Annunziata venne
fondato alla fine del XV secolo per ospitare le
benedettine sui ruderi dell'antico palazzo dei De
Parisio. La chiesa ricca in decorazioni barocche
anche a marmi mischi, ospita un magnifico
crocifisso in legno dipinto del '400 di ignoto. La
cima del monte è occupata dai resti del castello.
Ciò che si vede oggi è parte della costruzione
sveva, una torre quasi integra ed una lunga
cortina muraria con altre due torri, una quadra
angolare ed una poligonale rompitratta.
All'interno dell'area castellata resti che vanno
dalla preistoria al medioevo. Interessante la
chiesetta posta in cima e tradizionalmente
considerata la chiesa di riferimento di San
Filippo e dei seguaci. Al centro dell'area murata
si apre un sotterraneo voltato a sesto acuto e a
pianta quadra.
Tra i palazzi civili di Agira particolarmente
rilevante è la residenza della famiglia Zuccaro.
Posto in Via Vittorio Emanuele, l’edificio è
settecentesco e parzialmente incompleto.

RIPARO LONGO, PALEOLITICO
POLIS GRECA
TIRANNIDE DI AGYRIS
DIODORO
SAN FILIPPO SIRIACO
INCASTELLAMENTO BIZANTINO
BATTAGLIA DI ROCCA DI SARLO
ARABI ED EBREI
CESSIONE ALLA CAMERA REGINALE
RICOSTRUZION POST-SISMA
TEATRO, TEMPLI
ABBAZIA S. FILIPPO, FONDAZIONE
CASTELLO
S. SOFIA DIVENUTA S. MARGHERITA
ARON EBRAICO
S. MARIA MAGGIORE E SS. SALVATORE
TORRI SVEVE DEL CASTELLO
MONASTERI FEMMINILI DI
S. MARIA DELLA RACCOMANDATA E
DELLA SS. ANNUNZIATA
PALAZZO ZUCCARO
S. MARIA DEGLI ANGELI,
S. ANTONIO DA PADOVA,
S.PIETRO, S. AGOSTINO
PALAZZO GIUNTA
Cassatella d i Agira
Mostazzoli Sfinci di Patate
Etimologia / Etimología
Il nome Agyrion, secondo alcuni,
deriverebbe da agorion, aggettivo dal
greco agorà (piazza, mercato), per altri si
è pensato ad Argyrion (argento, denaro),
indicando o il mercato dove si svolgevano
gli scambi commerciali o la presenza di
miniere d'argento.
NUMERI UTILI / NÚMEROS ÚTILES
Comune tel. 0935.691677/0935.961241
Carabinieri tel. 0935.692869/0935.691006
APPUNTAMENTI / CITAS
11 gennaio - Festa del ringraziamento a
San Filippo
19 Marzo - Festa S.Giuseppe
Marzo - Sagra del dolce Agirino
Pasqua - Domenica di Pasqua processione
"U' ncuntru"
05 maggio - Festa di Monte Scarpello
11 maggio - Festa Patronale di S. Filippo
Giugno - Festa S. Antonio da Padova
10/12 Agosto - Festa di San Filippo
06 ottobre - Festa di Monte Scarpello
24 dicembre - Presepe vivente
INFORMAZIONI / INFORMACIONES
Popolazione Residente 8.346
Altitudine 650 m.s.l.m.
Superficie 163,09 kmq
CAP 94011
Denominazione Abitanti agirini
Santo Patrono San Filippo
Festa Patronale 11 maggio
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Agira
Agyrion
Agyrium
Arguros
La ciudad se levanta en una montaña
que se extiende entre el valle al
norte del Salso Cimarosa y el fondo
del valle de la Corte, un afluente del
Agira
Dittaino. Èsta ubicación y la facilidad de la defensa
propuesta por la topografía muy escarpada del lugar,
diò una fuerte importancia estratégica desde la
antigüedad hasta el sitio.
La primera evidencia de presencia humana esta en el
Paleolítico con los restos de la vivienda Longo, a los pies
de la aldea.
Actualmente es famosa nel mundo por ser la cuna de
Diodoro, uno de los grandes historiadores de la antigüedad
que vivió durante el siglo I a. C.
La visita al centro no puede que comenzar desde el
cementerio Real Abadía de Santa María Latina, con la
gran iglesia dedicada a San Filippo siríaco. Este monaco
de Tracia en el siglo IV DC convert ßa un gran número de
gentes al punto de se considerarà en una especie de deidad
tutelar de la polis y sustituir el culto que hasta
entonces se centró en Heracles. Entonces la ciudad cambió
su nombre se convirtió en San Filippo d'Agira.
La Abadía, ubicada en el centro, aparece con la moderna
fachada de una escalera alta, diseñada por el arquitecto
Greco en 1916. En la misma el gran nicho central con el grupo de S. Filippo que derrotó a los
demonios esta por encima de más de seis nichos con estatuas de la patrona de las otras seis parroquias
de Agira. El medallón por encima de la puerta principal representa S. María Latina, que da
nombre a la abadía, en las otras dos puertas representan S. Diácono Felipe, S. Eusebio.
El interior tiene planta de cruz latina con tres naves divididas por columnas de la nave con bóveda
de cañón. En el centro se desarrolla una magnífica sillería del coro de madera de 24 bancos de
Nicola Bagnasco del siglo XIX y que representa diferentes episodios en la vida de San Filippo.
En el pasillo de la izquierda puedes ver los tres paneles de un retablo del siglo XV, una especie de
“retablo” en la parte inferior de oro, que representa la Virgen y el niño, S. Benedicto XVI y San
Calogero. En este trabajo se desprende persistentemente algunos elementos bizantinos vinculados
con el gótico catalán.
Desde la nave misma una escalera que conduce a "cateva" dónde está la tumba de San Filippo. El
espacio está dominado por una escultura de mármol del siglo XVI, lo que representa S. Filippo morto.
Las reliquias se guardan en un relicario en plata fundida, repujada y cincelada de la escuela de
Palermo que data de 1606.
En la iglesia, entre las muchas obras en el programa, hay dos lienzos, uno Teniendo S. Agata di
Filippo Sozzi, en 1759 y una Virgen del Rosario con Santo Domingo, Santa Catalina y San Gaetano,
de taller desconocida pintura de Sicilia en la primera mitad del XVIII siglo.
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Llegando a la ciudad vieja se encuentra ahora el terreno con problemas, sinuosos caminos que se
vuelven más y más para hacer frente a los hallazgos de la montaña empinada. San Antonio de Padova
se halla en la Plaza Central, construida en 1505.
Al exterior está la torre cuadrada y una torre octogonal de azulejos de 1680.
S. María la Mayor, del XII siglo, formada de dos naves por un área de la pared sostenida por cuatro
columnas y capiteles romanos. En una capilla que data del XV siglo està pintada una cruz de madera,
los medallones capicroce representan los cuatro evangelistas. El altar mayor en la derecha, dedicada
a Nuestra Señora y construida en 1503 por Bartholomeus de Maniscalco se admiran columnas y leones
que parecen atribuibles a las obras del XII siglo.
Recorriendo la Via Diodorea, el Consejo de Ciudad-Amato, de gusto rococó, se llega a la zona donde
estaba el teatro griego mencionados por Diodoro. En esta parte de la ciudad, que se caracteriza por
un camino que baja claramente una parte del auditorio
del antiguo monumento, està la iglesia de San Pietro erigida
en 1584, en el interior hay un retablo del XV siglo.
También estan las pinturas que representan los Dolores,
Nuestra Señora de la Anunciación y la luz verdadera atribuidas
por algunos a Pietro Novelli. Enfrente se encuentra
el complejo de los Agustinos, con la iglesia dedicada
al obispo de Hipona y un lado del patio gran edificio de
arcade, ahora ocupada en parte por el Museo
Naturalistico della Riserva Naturale di Vallone Piano
della Corte.
La iglesia fue construida en 1512, directamente por las
ruinas del teatro griego.
Continuando a subir a la ariba del país se ver las características
de qasbah árabe. Callejones y patios abiertos
a los lados de la sinuosa carretera principal conducen a
la plaza de Santa Margherita, donde està el templo de
Santa Margherita la mayor obra de Agira y la más grande
iglesia de la diócesis de Nicosia.
Fue erigido en 1215 durante el reinado de Federico II
Hohenstaufen, y despues de se dedicó a San Sebastián,
según la tradición, sobre las ruinas de el gran templo de Heracles. Probablemente se llevó una iglesia
bizantina dedicada a Santa Sofía, el campanario de 1721, firmado por Giovan Battista Vaccarini,
el nuevo ábside y el crucero se completaron en 1766. Otro famoso arquitecto Stephen Ittar se
enfrentan al reto de diseñar la cúpula, pero quedó sin terminar. Entre las obras del XVII siglo, el
altar mayor está adornado con miniaturas en oro sobre el vidrio. Tambien estan el altar del
Santísimo Sacramento, con las formas arquitectónicas de granito egipcio y piedras duras, el altar
con la estatua de la Inmaculada por José Picano entre 1784 y 1787 y su kiosco de madera de Ignazio
Leona (1810), entonces hay una serie de pinturas incluyendo la Misericordia de la Escuela de Sicilia
(XVII), Santa María Magdalena de l'Addolorata la escuela veneciana del XVII siglo con los cuatro evangelistas
por Ovidio Sozzi. El coro de madera fue hecho por Giovan Battista y Stefano Li Volsi desde
principios del XX siglo. Interesante portada barroca que da acceso a la sacristía. Dentro estan de
móviles de Paolo Guglielmaci de Enna (XVIII) y el púlpito de madera.
Pasado el monumental arco que soporta la terraza de la gran iglesia, llegamos a la zona que debería
haber sido la acrópolis de la antigua polis. Entre los monumentos en las ruinas de la Iglesia de San
13

Nicola hay el plan del antiguo edificio, las entradas a las criptas y la torre cuadrada, de aquí la vista
se extiende sobre la Valle dei Nebrodi y los lagos de Salsomaggiore Cimarosa Pozzillo y Sciaguana.
Otro gran complejo digno de mención es el Salvador.
El edificio original es de el periodo Norman, en el 1689 fue elevado a la Colegiata. La fachada es del
XVII siglo. Ella conserva reliquias de varios santos vivido para actuar y una piedra del Santo Sepulcro,
la tierra en Getsemaní y, tradicionalmente, un trozo de madera de la Santa Cruz. En la sacristía se
conservan también Mitra y la tradición pastoral atribuye a San Luca Casali, abad de Santa María de
América Latina durante el IX siglo y luego elevado a los altares.
El trabajo, sin embargo, se destaca entre los alojados aquí está el judeo Aron. De hecho, desde la
iglesia de Santa Croce, fue vuelta a montar y se utiliza aquí como un altar ", quizás el monumento
más preciado del judaísmo de Sicilia." Construido en 1454 y se instaló en la sinagoga que la expulsión
de los Judios en 1492 se transformó en la capilla de Santa Croce. Hasta el momento parece ser la más
antigua de Europa Aron. Su función era proteger el arca sagrada con la Torah.
A los pies del castillo, una zona que se parece a una especie de pueblo independiente del resto de la
ciudad, se encuentra la iglesia de San Antonio Abad. Fue erigida en el XIV siglo y revisado más tarde.
La fachada es moderna y está flanqueada por un campanario con una aguja de la mayólica de el XIV o
XV siglo. En el interior hay las reliquias que la tradición atribuye a San Andrés Apóstol y SS. Inocencio.
En el interior, varias pinturas de la escuela veneciana incluyendo doce representantes el apostolado
firmadas por lo Spagnoletto.
Apoyado en una cruz de San Andrés, Polidoro da Caravaggio. Crucifijo de Ruzzolone Pietro con fecha
a 400, tiene la forma de marco de
madera y dorado con hojas de acanto
y una representación de Cristo en
la madera oscura. Capicroce hay
Cristo en la parte superior, María en
la izquerda, San Juan a la derecha y
la Magdalena en la parte inferior.
El convento de María SS Annunziata
fue fundado en el XV siglo para
albergar las benedictinos De Parísio.
La iglesia es rica en decoraciones
barrocas también mármoles, alberga
un hermoso crucifijo de madera
pintado por un desconocido del '400 .
La parte superior de la montaña
está ocupada por los restos del castillo. Lo que vemos ahora es parte de la construcción de Suabia,
una torre casi completa y un muro cortina de largo con dos torres, una de las esquinas cuadradas y
una rompitratta poligonal. Dentro de el castillo estan los restos de desde la prehistoria a la época
medieval. Interesante es la pequeña iglesia en la parte superior y se considera tradicionalmente la
iglesia de referenzia de San Filippo y los seguidores. En el centro de una pared bóvedas està un subterráneas
abierto y una planta cuadrada. El paisaje es espectacular.
Entre los edificios civiles de especial relevancia Agira es la residencia de la familia Zuccari. Situado
en la Via Vittorio Emanuele, el edificio del XVIII siglo y parcialmente incompleto.
14

Aidone
[….] E tre miglia appresso (Pietratagliata)
segue Aidone castel de' Lombardi, il quale fu edificato
da loro al tempo de' Normanni, quando il Conte
Ruggeri di Sicilia vinse i Saracini, e quei lombardi,
Aidone
Aidon
“l’usignolo”
ch'eran venuti con lui, edificarono questo castello, dove insino al di
d'oggi si favella in lingua Lombarda, ed è posto nell'altezza d'un
colle, dal quale si vede tutta la pianura di Catania, che gli è sotto.
Tommaso Fazello
Sorge su un'altura degli Erei, in vista della piana del Gornalunga.
Il primitivo centro storico sembra nascere a cavallo tra un probabile incastellamento bizantino di
genti sino ad allora vissute tra le rovine dell'antica Morgantina e la nascita di un casale arabo
proprio sulla cresta del monte omonimo.
Il toponimo deriverebbe dal greco Aidon che significa usignolo oppure è di derivazione araba, da
pronunziarsi Aidun, (fonte d'acqua) così come compare nel libro di Re Ruggero, di Ibn al Idris.
Tradizionalmente Aidone araba dovette essere grande e prosperosa sì da avere almeno tre moschee
poi trasformate in chiese cristiane. La popolazione araba dovette essere o sostituita o, comunque,
soverchiata dall'arrivo di schiere di "lombardi", i provenzali venuti in Sicilia al seguito degli Altavilla,
ai quali si deve l'odierna parlata dialettale aidonese che appartiene all'isola linguistica gallo
occitanica. Il borgo venne infeudato alla nobildonna Adelicia o Adelasia nipote di Ruggero II e,
intorno al 1200, passò al signore Manfredi Chiaramonte che la cedette a Enrico Rosso di Cerami. Il
primo nucleo del centro storico appare caratterizzato da una struttura a fuso generato da una
strada centrale posta sullo spartiacque e tracciata tra il castello e l’antica chiesa di San Michele,
oggi ridotta a rudere, ma allora importante "segno” della latinizzazione
normanna del paese. La strada divenne poi il fulcro dell'allargamento del paese
e nel tempo lungo l'asse si
stabilirono i luoghi
chiave della vita e del
potere: Il duomo di San
Lorenzo, dirimpettaio
15

del Castello, il complesso monastico di San
Domenico, fondato dal Beato Vincenzo da
Pistoia nel 1419, la più recente Chiesa di San
Vincenzo Ferreri caratterizzata da una
magnifica facciata a bugne adamantine, la
piazza del palazzo di città, proprio dove il rilievo
fa "corda molla" tra le due cime, arricchita da un
mirabile intervento architettonico pubblico qual
è il Palazzo Comunale costruito nel XVIII secolo
e chiesa di San Leone Papa. Nel XIII secolo vi fu
una seconda migrazione gallo occitanica
proveniente dalla zona di Piacenza, guidata da
Umberto Mostacciolo e concessa da Federico II di
Svevia per Aidone e per Piazza. Aidone venne
duramente colpita dal terremoto del 1693 e
perse in quel sisma sia il castello, i cui ruderi
sono ancora chiara testimonianza della furia del
sisma, che la bella chiesa di San Michele
Arcangelo, della quale resta un lembo con
decorazione ad archetti ciechi di chiara
attribuzione arabo normanna.
La chiesa di San Leone Papa. costruita nel 1090
anno della santificazione del pontefice che
tradizionalmente era originario di Aidone, con la
facciata in pietra e mattoni e dall’elegante
portale.
Aidone ospita oggi il Museo archeologico
regionale, situato nei locali dell'ex convento dei
Cappuccini. Qui sono conservati numerosi e
preziosi reperti provenienti dagli scavi di
Morgantina.
Il duomo di San Lorenzo, sorge in posizione di
rilievo ed in vista dell'antico castello, venne
ricostruito nel settecento, forse per sopperire ai
danni provocati dal sisma ed assunse la forma a
pianta rettangolare poi arricchita dalle cappelle
laterali. La facciata, ricostruita con una sorta di
anastilosi ante litteram, presenta ancora la
forma primitiva con un bel portale gotico con
timpano e lunetta. Accanto al portale si possono
vedere due incisioni che rappresentano le unità
di misura locali, il palmo e la canna, e che
16
fungevano da paragone nelle trattative
commerciali. La chiesa custodisce tra le altre
opere d'arte, anche un bel reliquiario in argento
che rappresenta un braccio la cui mano regge la
palma del martirio e custodisce una sacra
reliquia del martire cristiano Lorenzo.
Santa Maria La Cava, detta anche di Santa Maria
Lo Plano, fu fondata nel 1134 in piena dominazione
normanna sul sito del cimitero musulmano.
Sembra che fu la nobildonna Adelicia Altavilla,
nipote del Granconte Ruggero I a volerne la
costruzione.
La chiesa ha poi subito diversi rimaneggiamenti
ed oggi ha una veste essenzialmente
settecentesca con parti precedenti come
l'abside trecentesca. Il campanile, detto Torre
Adelasia, con tre ordini, presenta la parte bassa
costituita da un chiaro impianto medievale con
portale ogivale e vano voltato a crociera su archi
acuti e costoloni. Il secondo livello è ancora
gotico catalano con grandi monofore arcate a
tutto sesto mentre il livello sommitale è
settecentesco con una intera vela dedicata ad
un orologio civile ed alle campane. All'interno è
custodita la statua di San Filippo Apostolo
intagliata in legno d'ebano ed arricchita da
dorature in zecchino. Tra i monumenti di
particolare interesse citiamo, la chiesa di S.
Antonio Abate, di splendida architettura
romanica e la chiesa di S. Anna del XV secolo,
ove si trovano un interessante Crocifisso ligneo
attribuito a fra' Umile da Petralia del 1635 ed un
chiostro monastico.
S. Lorenzo martire, si festeggia il 10 agosto ma la
festa più importante per Aidone, che porta il
centro a divenire luogo di attrazione religiosa e
folcloristica delle genti di tutti i paesi
circonvicini, è la festa di san Filippo Apostolo,
celebrata nella chiesa di santa Maria La Cava
ogni primo maggio e basata su uno dei maggiori
pellegrinaggi non romani ancora vivi in Italia.

FONDAZIONE MORGANTINA
DISTRUZIONE DUCEZIO
RICOSTRUZIONE TIMOLEONTEA
GUERRE PUNICHE
GUERRE CIVILI ROMANE
DISTRUZIONE DI OTTAVIANO
CASALE ARABO
FONDAZIONE AD OPERA DI
COLONI LOMBARDI
TERREMOTO 1693
RICOSTRUZIONE POST-SISMA
FILIPPO CORDOVA
MOTI DEL 1848
AREA ARCHEOLOGICA
MORGANTINA
S. LEONE
PRIORATO DI S. MARIA LA CAVA,
CASTELLO, S. MICHELE, S. LORENZO
CASTELLO GRESTI
CONVENTO DEI CAPPUCCINI-MUSEO,
S. VINCENZO, S. DOMENICO
MADONNA DELLE GRAZIE,
S. ANTONIO ABATE
i Formaggi Tp i ici
i Giammella Past a 'i S an Giuseppi “la Cicerc hia“
Etimologia / Etimología
Potrebbe derivare dal greco Aidon che
significa usignolo oppure è di derivazione
araba, da pronunziarsi Aidun (fonte
d'acqua).
NUMERI UTILI / NÚMEROS ÚTILES
Comune tel. 0935.600504
Ufficio Informazioni turistiche
tel. 0935.600531
Carabinieri tel. 0935.88146/0935.87261
APPUNTAMENTI / CITAS
Pasqua - Domenica di Pasqua processione
"I santoni"
01 Maggio - Festa di San Filippo Apostolo
10 Agosto - Festa di San Lorenzo
MUSEI / MUSEOS
Museo Archeologico
Via Torres Trupia, tel. 0935.87307
Area archeologica di Morgantina
C.da Morgantina, tel. 0935.87955
INFORMAZIONI / INFORMACIONES
Popolazione Residente 5.290
Altitudine 800 m.s.l.m.
Superificie 209,86 Kmq
CAP 94010
Denominazione Abitanti aidonesi
Santo Patrono San Lorenzo Martire
Festa Patronale 10 agosto
17

A idone
Se eleva sobre una colina de Erei, en vista de la llanura de Gornalunga.
Aidon
“l’usignolo”
Aidone
El casco antiguo original parece probable que nazca en el cambio de una
fortaleza bizantina de las naciones que hasta entonces vivían entre las ruinas
de Morgantina y el nacimiento de un derecho de casa árabe en la cima.
homónimo de montaña. El nombre deriva del griego que significa Aidon ruiseñor, o es de origen
árabe, de DAR Aidun (fuente de agua) tal como aparece en el libro de El rey Roger de Ibn Idris.
Tradicionalmente Aidone árabe tuvo que ser grande y próspero con el fin de tener al menos tres
mezquitas y luego se convierten en iglesias cristianas. La población árabe tuvo que ser sustituido
o no abrumado por la llegada de las legiones de "lombardo" en el provenzal llegó a raíz de Sicilia
Altavilla, a quien debemos la aidonese
moderno dialecto occitano polla lengua
que pertenece a la isla. El pueblo fue el
feudo o la mujer de la nobleza Adelicia
nieto Adelasia de Roger II, en torno a
1200, fue al señor que lo dio a Manfredi
Chiaramonte Enrico Rosso di Cerami.
El primer núcleo del centro histórico, se
caracteriza por un eje, que es generado
por una calle principal situada en la
cuenca y elaborado entre el castillo y la
antigua iglesia de San Michele, ahora en
ruinas, pero tan importante "señal" de la
romanización Norman del país.
El camino se convirtió en el núcleo de la
ampliación del país y con el tiempo se
establecieron a lo largo del eje de los
puntos clave de la vida y el poder, la
Catedral de San Lorenzo, el vecino del
otro lado del castillo, el monasterio de
Santo Domingo, fundada por el beato
Vicente de Pistoia en 1419, con las
últimas Iglesia de San Vicente Ferrer
cuenta con una magnífica fachada muescas diamantina, la plaza del palacio de la ciudad, donde el
énfasis es "cuerda floja" entre los dos picos, enriquecido con una obra arquitectónica maravillosa
público lo que el Ayuntamiento construido en el siglo XVIII y la iglesia de San León papa. En el siglo
XIII hubo un gallo segunda migración occitana de la zona de Piacenza, dirigido por Umberto
Mostaccioli y concedida por Federico II de Suabia a Aidone y Piazza.
Aidone fue duramente golpeada por el terremoto de 1693 y perdió en este terremoto es el castillo,
cuyas ruinas todavía son una clara evidencia de la furia del terremoto, la hermosa iglesia de San
Miguel Arcángel, que está decorado con una franja de luz a arcos ciegos Norman árabes atribución.
La Iglesia de San León Papa (construido en 1090 año de la santificación del Papa, que tradicionalmente
venía de Aidone), con fachada de ladrillo y piedra y el portal elegante.
Aidone ahora alberga el Museo Arqueológico Regional, ubicado en el antiguo convento de los
18

Capuchinos. Aquí no se encuentra numerosos y valiosos de las excavaciones de Morgantina.
La catedral de San Lorenzo, que se encuentra un lugar destacado y en vista del antiguo castillo,
ahora en ruinas por el terremoto de 1693, fue reconstruida en el siglo XVIII, tal vez para compensar
por los daños causados por el terremoto, y adoptó una forma rectangular a continuación, enriqueci-
do por las capillas laterales.
La fachada fue reconstruida con una especie de anastilosis delante de su tiempo, era todavía la
forma primitiva, con una bella portada gótica con tímpano y el bisel. Junto al portal se pueden ver
dos grabados que representan la unidad local, la palma y la caña, y que sirvió como punto de
referencia en las negociaciones comerciales.
La iglesia, entre otras obras de arte, un relicario de plata hermoso que es un brazo cuya mano
sostiene la palma del martirio y tiene
una sagrada reliquia del mártir
cristiano Lorenzo. Santa María de La
Cava Fue fundada en 1134 en medio de
los normandos en el sitio y que el
cementerio musulmán de Santa María
El Plano. Al parecer, la mujer de la
nobleza fue Adelicia Altavilla, nieto de
Roger me Granconte querer construir.
La iglesia también ha sufrido varios
cambios y en la actualidad tiene una
capacidad esencialmente ábside del
siglo XVIII con las piezas anteriores al
siglo XIV. El campanario, la Torre dijo
Adelasia, con tres niveles, el inferior ha
formado un ojivales clara medieval sala
de portal y abovedado con un crucero
por los arcos y las costillas.
El segundo nivel es todavía el estilo
gótico catalán con grandes arcos de
medio punto único, mientras que el
nivel de la cumbre es el siglo XVIII con
un ala entera dedicada a un reloj
calendario y las campanas. Dentro de la
iglesia hay una estatua de San Felipe el
Apóstol tallada en ébano empate en el
más puro y enriquecido con dorados.
Entre los monumentos de especial
interés son la Iglesia de San Antonio Abad de la arquitectura románica y la iglesia de S. Anna del siglo
XV, donde hay un crucifijo de madera interesantes atribuye a Fray Humilde Petralia de 1635 y un
claustro del monasterio. S. Lorenzo mártir, se celebra el 10 de agosto, pero el festival más
importante de Aidone, con lo que el centro sea un lugar de atracción y el folclore religioso de los
pueblos de todos los países de la zona, es la fiesta de San Felipe el Apóstol, que se celebra en la
iglesia de Santa María La Cava de cada 1 de mayo y sobre la base de una de las mayores
peregrinaciones no latinos todavía viven en Italia.
19

Assoro
Seguita verso la parte occidentale, presso a sei
miglia il castel d'Assoro, posto nella cima del monte,
di cui fa menzione Cicerone nelle Verrine, e Tolomeo
nelle sue Tavole.
Tommaso Fazello
A ssoro
Asuru
primu,
Roma
secunna
“Asaru primu, Roma secunna”, con questa frase ancor oggi gli assorini sottolineano il carattere più
saliente della loro cittadina, l'antichità. Assoro appare ancora oggi arroccata sulla cima del suo
monte, quasi racchiusa a rifiutare il contatto con il territorio esterno, mantiene ancora l'aspetto
che doveva caratterizzarla già nell'epoca antica. La dimensione del centro storico è minima, le
case e gli edifici pubblici e di culto si presentano fittamente accalcati gli uni
sugli altri lasciando libera solo la parte sommitale, quella che un tempo
doveva essere la sacra acropoli e che poi venne occupata dal castello.
Notevole la piazza centrale, con le quinte date dal complesso
dell'antica Abazia di Santa Chiara, fondata nel XV secolo da Virginia
Valguarnera ed oggi casa comunale e dal Palazzo Valguarnera.
Questo Palazzo costruito nel 1492 per volere dei conti di
Assoro, è in elegante stile Catalano con il prospetto sulla
piazza Marconi. La facciata settentrionale e quella
orientale hanno portali bugnati e balconi in pietra
con mensoloni figurati. Nel 1538 la struttura
venne ampliata e rivisitata in chiave barocca.
Dalla Via Crisa si raggiunge poi il Priorato di
San Leone, con il Duomo medievale
collegato al Palazzo Valguarnera da un
passaggio ad arco.
21

Il complesso, la cui chiesa divenne Matrice del
paese nel 1492 e fu elevata al rango di Basilica
nel 1499, venne iniziata nel 1186 per volere
della regina Costanza d'Altavilla come Cappella
"regia". La Costruzione, particolarmente
complessa presenta un aspetto dominato
prevalentemente dal gotico catalano. Ha
pianta a croce latina con tre navate con
transetto rialzato rispetto al pavimento della
chiesa e parte di un vasto ambulacro
postabsidale.
Forte è la frammistione di elementi pertinenti
alle diverse fasi della struttura: quasi
completamente scomparsa la fase normanna,
rimane invece il sapore gotico catalano di gran
parte delle strutture, sia interne che esterne,
con le volte a costoloni modanati, l'uso del
sesto acuto, le chiavi di volta pendule.
All'esterno, il severo campanile con le
meridiane appartiene anch'esso a questa fase
ascrivibile al 1486/1490.
Su questa fase si deposita il barocco sia per
interventi del XVII secolo che per la grande
ricostruzione resasi necessaria a seguito dei
danni del sisma del 1693.
Tra le opere d'arte, vanno ricordate: un
crocifisso archeropito in legno ed impasto che
pare attribuibile a ad Antonello Gagini; la
“cona” polittica anch'essa di scuola gaginiana
con la raffigurazione dei tre regni
dell'oltretomba, databile al 1515; alcuni
sarcofagi dei Valguarnera, tra i quali notevoli
quello del Vescovo Giacomo, coperto da un
arcosolio marmoreo con vergine vegliante
(1511) e quello dei due fratelli Ponzio e Vitale,
figli del Conte Giovanni, tumulati nel 1511 e nel
1513. Ambedue le opere sono attribuibili a
Giandomenico Gagini o alla sua bottega.
Tra i complessi degni di nota il Convento di
Santa Maria degli Angeli, in esso, visitabile su
richiesta, si può osservare un affresco
22
dell’Ultima Cena.
Il complesso fu costruito per i Padri Francescani
Riformati nel 1622 inglobando la pre-esistente
Chiesa di S. Margherita. Alla Chiesa si accede
attraverso la monumentale scalinata alla cui
sommità è posta una croce in pietra.
Interessante anche la Chiesa dello Spirito Santo,
Eretta nel XIII, a tre navate, conserva un
pregevole portale gotico ed ha un portico
esterno. All'interno della chiesa sono custodite
due tele raffiguranti la Pentecoste con il Cristo
in Croce sorretto dal Padre Eterno e la devozione
all'Angelo Custode. Sulla strada moderna di
arroccamento al castello si apre poi una
grotticella, probabilmente una tomba
protostorica, trasformata in chiesa rupestre in
periodo bizantino ed ancora oggi luogo di
devozione per gli assorini. E' la Madonna della
Mercede, semplice e povera ma dal fortissimo
carattere devozionale. Alle pareti si scorgono i
resti di diversi cicli di affreschi.
Il Castello, posto sulla parte più alta della
montagna, doveva avere un corpo centrale a
pianta rettangolare del quale rimane visibile
parte dell'apparato murario e la pianta con
pochi filari. Le fortificazioni sono ricavate con
un sapiente gioco architettonico tra i volumi
scavati nella roccia e quelli costruiti con
murature forti e solide. Ancora si vedono una
grande cortina muraria conclusa da un torrione
pieno a pianta circolare, una seconda cortina
munita di finestre che guarda verso la valle e un
ambiente sotterraneo di passaggio. All'esterno
del rettangolo, che può definirsi come
“maschio”, si scorgono chiaramente altri
ambienti scavati nella roccia e voltati a crociera
che, ad un primo esame paiono aver avuto
funzione di magazzini.
Spicca fra i monumenti la Chiesa dei
Carmelitani del 1400 che conserva il sepolcro
marmoreo del nobile Francesco Valguarnera
scolpito nel 1491 e quasi certamente
espressione della ottima scuola artistica dei
Gagini. Inoltre vanno ricordati i ruderi della
Chiesa di Santa Caterina, sede dei Templari e
quelli della Chiesa di San Biagio, la cosiddetta
Porta Romana.
Ulteriori testimonianze elleniche e romane si
trovano nelle pianure che circondano la città,
Qui doveva sussistere una vasta curtis, un
insieme di ville signorili utili all'otium ma anche
alla gestione delle feraci terre della zona.

INSEDIAMENTO DEI SICULI
POLIS INDIPENDENTE
CIVITAS FOEDERATA
PASSAGGIO DI S. PIETRO
CONQUISTA DI KALIL
FEUDALITÀ NORMANNA
GUERRA DELLE FAZIONI
FEUDO DEI VALGUARNERA
TERREMOTO 1693
APERTURA DELLE ZOLFARE
RESTI DELL'ACROPOLI C.DA RITO
TEMPIO DI CRISA
PORTA ROMANA
CHIESETTE RUPESTRI
FONDAZIONE CASTELLO
FONDAZIONE S. LEONE
FONDAZIONE CHIESA SPIRITO SANTO
FONDAZIONE S. CHIARA
FONDAZIONE PALAZZO VALGUARNERA
FONDAZIONE S. MARIA DEGLI ANGELI
VIAGGIATORI DEL GRAN TOUR
Sfinci di pani L e Castagnole Dolc i alle mandorle Etimologia / Etimología
Assoros, Assoròn, Assorus, città di
origini antichissime probabilmente di
fondazione precedente all'arrivo delle
popolazioni sicule il cui nome non ha
chiari riferimenti nelle lingue di ceppo
latino siculo.
NUMERI UTILI / NÚMEROS ÚTILES
Comune tel. 0935.610011
Polizia Municipale tel. 0935.610012
Carabinieri tel. 0935.620307
APPUNTAMENTI / CITAS
12 maggio - Sagra della Primavera
31 maggio - Festa Patronale Santa
Petronilla
luglio/agosto - Rassegna Regionale di
Pittura "Assoro Arte"
10 settembre - Festa di San Nicolò
INFORMAZIONI / INFORMACIONES
Popolazione residente 5.356
Superficie 111,50 Kmq
Altitudine 850 m.s.l.m.
CAP 94010
Denominazione Abitanti assorini
Santo Patrono SS. Petronilla e Nicola
da Tolentino
Festa Patronale terza domenica di
luglio
23

A ssoro
Asuru
prima,
Roma
secunna
"Asaru Primu, secunna
Roma" con esta frase,
incluso assorini hoy hincapié
en el carácter más
saliente de su ciudad, la
antigüedad.
Assoro sigue encaramado
en la cima de la montaña,
casi cerrado a rechazar el
Assoro
contacto con el territorio exterior, aún conserva
el aspecto que había caracterizado ya
la vejez.
El tamaño del casco antiguo es pequeño, las
casas y edificios públicos de culto son densamente
aglomeradas entre sí dejando sólo la
parte superior, lo que alguna vez iba a ser la
sagrada Acrópolis y luego fue ocupada por el
castillo.
plaza principal significativo, data del complejo
quinta parte de la antigua abadía de
Santa Clara, fundado en el siglo XV por
Virginia Valguarnera y hoy en día el ayuntamiento
y el palacio Valguarnera.
Este palacio fue construido en 1492 a instancias
de las cuentas de Assoro, estilo elegante
es el catalán, con el folleto en la Piazza Marconi. Los portales de la fachada norte y el este y balcones
rusticated ménsulas piedra labrada. En 1538 el edificio fue ampliado y revisado en estilo barroco.
Desde entonces, la crisis llega a través del Priorato de San Leone, la Catedral medieval Palazzo
Valguarnera estar relacionado con un arco.
El complejo, cuya iglesia se convirtió en la matriz del país en 1492 y fue elevada al rango de
Basílica en 1499 se inició en 1186 a instancias de la reina Constanza de Hauteville Capilla como "dirigió"
La construcción, presenta un tema especialmente complejo dominado principalmente por el
gótico catalán. Tiene planta de cruz latina con tres naves con crucero por encima del suelo de la
iglesia y parte de una extensa postabsidale ambulatoria.
Forte es la evidencia frammistione pertinentes a las diferentes fases de la estructura desaparecido
casi por completo durante el período de Norman, sin embargo, sigue siendo el sabor gótico catalán
de la mayoría de las estructuras, tanto internas como externas moldeado con bóvedas de crucería,
el uso de la lanceta , las claves colgantes. Fuera de la campana grave con relojes de sol también
pertenece a esta etapa debido a 1486-1490.
Esta fase se deposita en tanto obra barroca del siglo XVII que la gran reconstrucción que sean necesarias
como consecuencia de los daños del terremoto de 1693.
Entre las obras de arte, hay que recordar:
Un archeropito crucifijo de madera y la mezcla que parece ser atribuido a Antonello Gagini;
El "cona" políptico escuela Gagini también con la representación de los tres reinos de la vida futura,
24

que se remonta a 1515.
Algunos de los sarcófagos Valguarnera, entre ellos el de Obispo James significativa, cubierta con un
arcosolio waker mármol virgen (1511) y la de dos hermanos y el poder de Poncio Vitale, hija del conde
Juan en 1511 y enterrado en 1513. Ambas obras se atribuyen a Giandomenico Gagini, o su taller.
Entre los dignos complejo de tener en cuenta es el Convento de Santa María de los Ángeles, recientemente
restaurada y la futura sede
de un Museo del territorio, se
puede visitar previa petición, a la
ciudad, se puede ver un fresco de la
Última Cena, recientemente descubierto
y restaurado.
El complejo fue construido por los
Padres Franciscanos reformada en
1622 incorporando la preexistente
iglesia de San Margherita. La iglesia
se accede por la monumental escalera
de la parte superior de las cuales
se encuentra una cruz de piedra.
También es interesante la Iglesia
del Espíritu Santo, construida en el
siglo XIII, con tres naves, contiene
un portal gótico fina y un porche. La iglesia tiene dos pinturas que representan el día de Pentecostés
con Cristo en la Cruz con el apoyo del Padre Eterno, y la devoción a The Guardian.
En el camino hacia el afianzamiento de castillo moderno se abre una cueva, probablemente una
tumba prehistórica, se convirtió en iglesia rupestre en el período bizantino y todavía hoy un lugar de
culto para assorini. E 'Nuestra Señora de la Misericordia, fácil y simple pero muy fuerte devoción. Las
paredes están los restos de varios ciclos de frescos.
El castillo, situado en la parte superior de la montaña, tenía que tener un cuerpo central rectangular
que forma parte visible de las paredes de aparatos e instalaciones
unas cuantas filas. Las fortificaciones se hacen con
una interacción inteligente entre los volúmenes arquitectónicos
tallados en las paredes de roca y los construidos con una
fuerte y sólida. Una vez más vemos un gran muro cortina y terminando
con una torre circular completo, una segunda pantalla
con ventanas con vistas al valle, un pasaje subterráneo.
Fuera del rectángulo se puede definir como "macho" se puede
ver claramente otras habitaciones excavadas en la roca y
bóvedas de cruz, que a primera vista parecen haber tenido
una función de los almacenes.
Los monumentos más destacados son la iglesia de los
Carmelitas de 1400 que guarda la tumba de mármol del noble
Francesco Valguarnera tallada en 1491 y casi con seguridad
una expresión de la excelente escuela de arte Gagini.
También es importante mencionar las ruinas de la Iglesia de
Santa Catalina, sede de los Templarios y la iglesia de San Blas,
la llamada Porta Romana.
Más pruebas helénica y romana son las llanuras que rodean la
ciudad, aquí hubo un gran Curtis, un conjunto de villas Otium
útil, sino también la gestión de las tierras fértiles de la zona.
25

i Borghi e le Frazioni
26
San Giorgio - frazione di Assoro
Frazione del Comune di Assoro, San Giorgio si incunea con le sue poche case tra le gole
che a Sud guardano le valli di Murra ed il Monte Zimbalio, attestandosi in una
posizione veramente ben riparata.
La frazione è costituita dai nuclei di Di Marco, Bannò (forse il più antico), San Giorgio,
Di Pasqua e Screpis, quest'ultimo costituito essenzialmente da una bella abitazione
rurale fortificata con torre merlata e archibugiere in aggetto a sezione cilindrica.
Il villaggio è diviso in tre diversi quartieri uniti da strade che seguono gli antichi
sentieri. Queste strade furono ammodernate solamente una cinquantina di anni fa. La
Regia Trazzera Assoro San Giorgio fu ripristinata e rettificata come strada provinciale
trenta anni addietro e solo da allora il piccolo centro poté sfruttare una precaria sede
stradale asfaltata per collegarsi al comune.
I lavori per l'ammodernamento della suddetta strada prevedevano una serie di scavi
per l'alloggiamento della massicciata e fu durante uno di questi scavi, precisamente
durante la creazione della sede stradale tra il quartiere Bannò ed il quartiere Di
Pasqua, che vennero
alla luce una serie
di testimonianze
importanti della storia
del piccolo centro, tali
da far luce sulle sue
più probabili origini.
Infatti, tra i resti del
battuto del vecchio
sentiero gli operai
trovarono grandissimi
orci ceramici, ed una
iscrizione latina.
San Giorgio, arrabal del municipio de Assoro, con su pocas casas se encaja entre los
desfiladeros que dominan los valles de Murra y el monte Zimbalio. Está ubicado en
una situación muy protegida.
El arrabal se compone de los núcleos de Di Marco, Bannò (posiblemente el más
antiguo), San Giorgio, Di Pasqua y Screois; este último consiste esencialmente en
una bonita casa de campo fortificada con una torre almenada y un arcabucero
saliente de sección cilíndrica.
El pueblo está dividido en tres barrios diferentes unidos por caminos que siguen las
sendas antiguas. Esatas carreteras se modernizaron hace solo unos cincuenta años.
La cañada real Assoro-San Giorgio fue arreglada y rectificada como carretera hace
apenas treinta años y desde entonces el pequeño pueblo pudo explotar una precaria
calzada asfaltada para conectarse con el minicipio.
El proyecto de modernización de dicha carretera incluía una serie de excavaciones
para el alojamiento del balasto y fue durante una de estas excavaciones,
exactamente durante la creación de la carretera entre el barrio Bannò y el barrio Di
Pasqua, que salió a la luz una serie de importantes testimonios de la historia de un
pequeño pueblo, que arrojan claridad sobre sus posibles orígenes.
De hecho, entre las ruinas del antiguo camino trillado los obreros encontraron
diversos restos cerámicos, una inscripción en latín y tinajas de cerámica muy
grandes, tan grandes que tuvieron que volver a enterrarlas debajo de la moderna
carretera.

Barrafranca
Mandamento di Barrafranca. Territorio abbondante d'olio, vino,
biade, pascoli e bestiame, col cui latte fabbricansi
buoni caci.
Gustavo Strafforello
Barrafranca
Feudo
franco
Posta al cantone sudoccidentale del territorio della provincia, è oggi un centro agricolo.
Qui in periodo romano sorgeva una statio utile ai collegamenti viari dell'isola. In periodo medievale
qui sorse un castello con un casale adiacente chiamato Convicino. Rifondata dai Barresi, crebbe per
dimensione ed importanza. Oggi Barrafranca, nonostante una lunga teoria di distruzioni che hanno
cancellato alcuni dei monumenti più importanti, tra i quali il vecchio duomo e d i resti del castello,
mantiene ancora angoli e scorci degni di una visita. Il tour potrà iniziare dalla piazza F.lli Messina,
l'antica piazza centrale, sulla quale si affacciano il Palazzo del Governatore ed il convento delle
Benedettine con le “putiedde”. Sono queste una serie di locali a piano terreno, caratterizzati da
una apertura ad arco zoppo, utile a costituire una sorta di porta-finestra per esercizi commerciali
ed artigianali nel cuore mercantile della cittadina. Il convento di San Benedetto e l’annessa chiesa
non sono visitabili se non
dall'esterno. Dalla Piazza
Messina si potrà
raggiungere il grande
bevaio del “Canale” una
grande costruzione
idraulica pubblica. Già in
uso in periodo arabo,
presenta resti scultorei.
Il centro con impianto
27

viario pseudo regolare conserva palazzotti della
notabilità agricola del paese. Lungo il corso
principale i maggiori sono il Palazzo dei Mattina,
e quello dei Satariano. Tra le chiese principali
del paese sono: La Chiesa Madre di Maria SS.
delle Grazie, dedicata a Sant'Alessandro,
caratterizzata da un campanile con cuspide
policroma maiolicata.
Fu edificata nel 1728 su di una preesistente
chiesa dedicata a San Sebastiano. All'interno
stucchi attribuiti ai fratelli Signorelli.
Interessante una piccola statua del Crocifisso ed
un'acquasantiera con il blasone dei Barresi,
fondatori della cittadina. Tra le tele la Madonna
della Purificazione di Filippo Paladino, la
Mercede del 1633 e la Consolata, del 1777. Più
giù Santa Maria della Stella, certamente tra le
più antiche, riedificata e rimaneggiata dopo il
sisma del 1693.
Presenta un campanile con cuspide maiolicata.
All'interno tra le altre tele una raffigurazione di
Sant'Isidoro Agricola attribuita a Pietro d'Asaro
28
ed una tela di Francesco Vaccaro raffigurante
Sant'Alessandro.
SS. Maria dell'Itria presenta una facciata in
mattoni di terracotta e inserti e lesene in pietra.
Certamente anteriore al 1599 conserva una tela
di Mattia Preti raffigurante l'Annunciazione.
San Francesco, con l'annesso convento, venne
eretta dopo il sisma del 1693 per volere del
Marchese Carlo Maria Carafa. La facciata venne
però sostituita durante il XX secolo con quella
odierna.
All'interno la chiesa custodisce le statue
processionali dell'Immacolata e di San Pasquale
Baylon.
Nei dintorni diverse aree archeologiche solo
parzialmente indagate attendono di far luce sul
lungo passato di queste contrade mentre un
angolo veramente ameno e degno di una
rilassante passeggiata è il lago artificiale creato
dallo sbarramento sul torrente Olivo, in
territorio di Piazza Armerina a Barrafranca.

CALLONIANA
PROBABILE STATIO ROMANA
FEUDO DI CONVICINO
TRASFORMAZIONE IN BARRAFRANCA
BRIGANTAGGIO E RIVOLTE
RICOSTRUZIONE POST-SISMA 1693
PRIMA "QUBA" AL CANALE
"PUTIEDDE", CASTELLO DI CONVICINO
CHIESA S. MARIA DELL'ITRIA,
S. MARIA DELLA STELLA E
MONASTERO DI S. BENEDETTO
CHIESA DI S. FRANCESCO
CHIESA MADRE
Mandorle Olio
I Putieddi Etimologia / Etimología
Il nome del comune è composto da Barra,
derivante dal suo rifondatore barone
Matteo Barresi e da franca, in quanto la
città era un porto franco, ad indicare le
esenzioni di balzelli concesse ai nuovi
venuti.
NUMERI UTILI / NÚMEROS ÚTILES
Comune tel. 0934.464784
Carabinieri tel. 0934.464246
APPUNTAMENTI / CITAS
19 MARZO - Festa S.Giuseppe
Pasqua - "U trunu" Processione del
venerdì Santo
03 maggio - Festa patronale di
"S. Alessandro"
08 settembre - Festa della Madonna
della Stella
MUSEI / MUSEOS
Museo Bellico Belli Instrumentum
P.zza Fratelli Messina, tel. 0934.66112
INFORMAZIONI / INFORMACIONES
Popolazione Residente 13.070
Superificie 53,64 Kmq
Altitudine 450 m.s.l.m.
CAP 94012
Denominazione Abitanti barresi
Santo Patrono Sant'Alessandro
Festa Patronale 3 maggio
29

Situado en el cantón del suroeste de la provincia, es ahora un centro
agrícola. Su historia comienza con un asentamiento en la protohistórica.
Aquí, en la época romana había un camino útil
para conexiones de la isla. En la Edad Media un
Barrafranca
Feudo
franco
castillo se construyó con una casa adyacente llamada
Convicino, refundada por Barresi, creció en
tamaño e importancia.
En su historia más reciente se vio afectada a menudo
por fenómenos como el bandolerismo, entre las
famosas es la epopeya de Testalonga Brigante.
Incluso después de la guerra, esta característica de
Barrafranca
la "mafia" fue el carácter distintivo del centro agrícola y la misma fue
la base de la novela autobiográfica del joven magistrado Giuseppe
Guido Lo Schiavo "Little Court Distrito", luego de la película de gérmenes
que es la piedra angular del cine neorrealista italiano.
Barry hoy, a pesar de una larga línea de la destrucción que han borrado
algunos de los monumentos más importantes, como la antigua catedral
y las ruinas del castillo, rincones y esquinas que todavía vale la pena una visita.
El recorrido se iniciará desde la Plaza F.lli Messina, la plaza central vieja, pasada por alto por el
Palacio del Gobernador y el convento benedictino con la putiedde ".
Se trata de una serie de habitaciones en la planta baja, con una abertura arqueada cojo, útiles para
construir una especie de puerta-ventana para el corazón comercial y financiero de la aldea artesanal.
El convento de San Benito y la iglesia adyacente no se abrirá si el exterior.
Desde la plaza se puede llegar al gran bevaio Messina el "Canal", un gran edificio público de plomería.
Ya en uso en la época árabe, presenta restos escultóricos.
La red de carreteras de edad con pseudo gobierno conservador palacios de notabilidad agrícola del
país. A lo largo de la calle principal más grandes son el Palacio de la mañana, y la de SATARIA. principales
iglesias del país son:
La Iglesia de María Madre de la Misericordia, dedicada a San Alejandro, que se caracteriza por un
campanario con chapitel mayólica policroma. Construido en 1728 sobre una iglesia preexistente
dedicada a San Sebastián. Atribuido a los hermanos en el interior de estuco Signorelli. Es interesante
que una pequeña estatua de la cruz y agua bendita con el escudo de armas Barresi, fundadores de
la ciudad. Entre las pinturas, Nuestra Señora de la Purificación. Di Filippo Paladino, el Mercedes en
1633 y de la Consolata, 1777.
Más abajo de Santa Maria della Stella, sin duda entre las más antiguas de la reconstruida y renovada
después del terremoto de 1693.
Tiene un campanario con chapitel de azulejos. Dentro de una representación en otras pinturas de
San Isidoro Agrícola atribuido a Pietro D'Asaro y una pintura de Francesco Vaccaro que representa a
San Alejandro.
SS. dell'Itria María presenta una fachada de ladrillo y rellenos de terracota y pilastras de piedra.
Ciertamente, antes de 1599 contiene una pintura de Mattia Preti (1613/1699) de la Anunciación.
San Francisco, con su convento adyacente, fue construida después del terremoto de 1693 a instancias
del marqués Carlo Maria Carafa. Sin embargo, la fachada fue reemplazado durante el siglo XX
que en la actualidad.
En el interior, la iglesia alberga las estatuas de la procesión Inmaculada y San Pascual Bailón.
En este lugar y alrededor de los sitios arqueológicos de varios investigado sólo parcialmente espera
arrojar luz sobre la larga historia de esta tierra como realmente un rincón precioso y merece la pena
un paseo es el lago artificial creado por la represa en el río Olivo, en el territorio de la Plaza de
Barrafranca.
30

Calascibetta
Di fronte, dall'Artesino, Calascibetta si affaccia come
da un aereo balcone ed il treno, imboccando la gola
strettissima, prima di entrare nel traforo, ansima e
fischia ridestando gli echi della campagna che, nei
pressi della stazione, si anima di alberi e di verde,
come improvvisa promessa di più sorprendente
bellezza.
Zino Ardizzone
Calaxibet
qal'a(t)
castello sabat
punta
Calascibetta
Arroccata sulla cima del suo monte, dirimpettaia di Enna, della quale gode la vista migliore,
Calascibetta appare come il sublimato della cittadina siciliana interna. Le sue costruzioni,
ammassate lungo il lato solatio del colle, colorate dell'ocra della splendida pietra xibetana, sono
dominate dalla mole della Cattedrale, chiesa medievale di fasto regio. La città, perché nonostante
le dimensioni, di città si tratta, perde le sue origini nella preistoria. Poco distante dall'odierno
centro vennero scoperte le tombe della località Malpasso, pertinenti all'età del rame e scavate da
una popolazione che aveva certamente importantissimi legami con l'area egeo anatolica coeva. A
Malpasso succede la lunga teoria delle necropoli di Realmese, Calcarelle, Valle Coniglio.
Spettacolare l'area di Canalotto, un vero villaggio rupestre tardo antico. Con l'arrivo degli arabi
Calascibetta scopre il ruolo che sarà leit motiv della sua storia: fare da base per
porre assedio ad Enna. Gli
arabi si trincerano sul monte
31

ed attendono la caduta della roccaforte
bizantina; lo faranno qualche tempo dopo i
normanni, con le truppe e d i cavalieri del Gran
Conte Ruggero I che, addirittura ordina la
fondazione di un castello chiamato Calataxibet,
con deformazione dell'originario toponimo arabo.
Lo stesso farà Pietro d'Aragona, quando, venuto
in Sicilia per cogliere i frutti della rivolta dei
Vespri, ebbe timore a permanere ad Enna che
avrebbe preferito divenire libero comune
piuttosto che assoggettarsi alla nuova corona
aragonese. Oggi Calascibetta conta poco meno di
5000 abitanti, il suo centro storico si presenta
quasi integro con edifici che tradiscono la
ricchezza delle sue genti un tempo dedite
all'agricoltura ed all'allevamento. Nota
caratteristica è l'uso della calcarenite ocra che
compone mura, si trasforma in archi, stipiti,
cornicioni ed ardite balconate, testimoni di una
sapiente arte dell'intaglio sulla viva pietra.
All'ingresso Santa Barbara, patrona dei minatori
e quindi posta a guardia della strada dalla quale
gli stessi transitavano per andare e venire dalle
miniere chiedendone la santa protezione.
Più avanti Sant'Antonio e l'inizio della lunga e
tortuosa via principale che, spezzata dalla
moderna Piazza ove sorgono la torre civica, la
chiesa della Maria SS. del Carmelo e le Scuole,
continua sino a giungere alla spianata sommitale.
Lungo il corso, che dalla piazza in su prende il
nome di Via Ruggero, si aprono le antiche
carceri, scavate nella viva roccia, la chiesa ed il
Convento di San Domenico e, più in alto il
grande palazzo “dei principi”, oggi abitazione
privata ma caratterizzato ancora da una bella
facciata.
In alto l'area del castello, poi occupata dalla
chiesa di San Pietro, il santo patrono, e con la
torre superstite della fortificazione normanna.
Il Duomo venne costruito ad iniziare dal 1340, e
venne destinato per privilegio reale ad essere
“Cappella Palatina”. L'impianto è a tre navate
suddivise da colonne e con transetto ed absidi a
pianta curva.Diverse le opere d'arte conservate e
tra esse quadri di Francesco Sozzi e di Ludovico
Svirech. Visibili da alcune lastre trasparenti sul
pavimento della grande chiesa, sono state
ritrovate porzioni dell'area fortificata medievale.
Spettacolare il panorama che si offre alla vista
sia dal lato meridionale, con la imponente mole
di Enna, che da quello settentrionale con la
32
lunga teoria delle montagne del Val Demone e
con la vicina Altesina scura di boschi.
Passeggiare per il centro storico, consente di
scoprire scorci inusitati, palazzetti di notabili e
sculture non di rado cinquecentesche e
seicentesche magari lasciate lì a fare da stipite
alle case private. Bella anche la piazza del
convento dei Cappuccini, alla fine della via
Giudea, cosi detta perché sino al 1492 qui era il
quartiere ebraico, con una grande croce
devozionale e la facciata della chiesa e del
convento. All'interno della chiesa si conserva una
tela raffigurante l'Epifania realizzata dal toscano
Fillippo Paladini.
A due chilometri la contrada Maria SS. di
Buonriposo, con il suo piccolo santuario mariano,
che accoglie la più grande festa campestre della
provincia. Essa si svolge durante il primo fine
settimana di settembre di ogni anno e termina
con il lunedì successivo. Durante la festa ai riti
sacri si affiancano le tradizionali scampagnate
serali con preparazione della salsiccia sulla brace
e il “palio dei Berberi” una corsa equestre tra
improvvisati fantini.

RESTI PREISTORICI
DI REALMESE E MALPASSO
AREE TARDO ANTICHE DI
BUSCELLA E CANALOTTO
INCASTELLAMENTO BIZANTINO
QALAL AL SCIBET
RIFONDAZIONE NORMANNA
CITTA' DEMANIALE
RICOSTRUZIONE POST-SISMA 1693
NECROPOLI DI REALMESE
TORRE NORMANNA
CONVENTO DEI CAPPUCCINI,
S. ANTONIO ABATE,
DUOMO ARAGONESE
GIUDEA,
MASSERIA CACCHIAMO
PALAZZO MAZZARA
CHIESA MARIA SS. DEL CARMELO
Piacentinu Palio de i Berberi e sagra della salsicci a a Buonriposo Etimologia / Etimología
Dall'arabo Qalat, che significa
“castello eretto su un monte” e Xibet,
l'altura su cui sorge la città.
NUMERI UTILI / NÚMEROS ÚTILES
Comune tel. 0935.569111
Carabinieri tel. 0935.34840
Polizia tel. 0935.569105
APPUNTAMENTI / CITAS
04/05 Agosto - Festa di San Pietro in
Vincoli
Settembre - Festa di Buonriposo e
sagra della Salsiccia
INFORMAZIONI / INFORMACIONES
Popolazione Residente 4.713
Altitudine 691 m.s.l.m.
Superficie 88,17 km²
CAP 94010
Denominazione Abitanti calascibettesi
Santo Patrono S. Pietro
Festa patronale Prima domenica di
agosto
33

i Borghi e le Frazioni
34
Cacchiamo - frazione di Calascibetta
Il villaggio, frazione del comune di Calascibetta, sorge al limite del territorio della
provincia di Enna e guarda alle vicine Madonie.
Il feudo, fu della famiglia dei Ventimiglia fino al 1568 quando la stessa lo vendette ai
Ferreri di Savona. Durante la seconda metà del XVIII secolo, il marchese Benedetto
Bongiorno iniziò la trasformazione della masseria fortificata tardo medievale in una
Villa secondo il disegno del fratello, l'architetto Gandolfo Felice Bongiorno.
Nella cappella che si apre sul cortile esterno si possono ammirare degli affreschi
attribuibili a Giuseppe Tresca (1710-1795) così come gli affreschi superstiti all'interno
della Villa masseria.
Il paese, chiamato inizialmente Lo Cachimo, venne sottoposto ad un tentativo di
espansione, tant'è che ancora ora si possono vedere sui campi le suddivisioni degli
isolati mai costruiti che, probabilmente i Ferreri, avevano già tracciato per invitare
poveri contadini ad infeudarsi in cambio di una casa e pochi beni.
Oggi il villaggio conta un
centinaio di abitanti e
vive esclusivamente di
agricoltura e pastorizia.
Interessante è il
complesso della Villa
Masseria con l'annessa
chiesa. Dal punto di
vista naturalistico il
villaggio si affaccia su
due dei più spettacolari
geositi del geopark
Rocca di Cerere, i
Coralli fossili di
Cacchiamo e la paleo
valle della Menta.
El pueblo, una aldea de Calascibetta, se sitúa en el borde de la provincia de Enna y
mirar hacia el Madonie cerca.
La pelea fue la familia Ventimiglia hasta 1568 cuando lo vendió a la misma Ferreri de
Savona. Durante la segunda mitad del siglo XVIII, el marqués Benedetto Bongiorno
comenzó la transformación en los últimos tiempos masía fortificada medieval en una
villa en el dibujo de su hermano, el arquitecto Félix Bongiorno Gandolfo.
La capilla que se abre hacia el patio se puede admirar los frescos atribuidos a
Giuseppe Tresca (1710-1795), así como los frescos que sobreviven en la finca Villa.
La ciudad, originalmente llamada The Cachimo, fue objeto de un intento de ampliar,
tanto es así que incluso ahora se puede ver los campos de las subdivisiones aislado
que nunca se construyó, probablemente Ferreri, había trazado ya invitar a los
campesinos pobres a cambio de enfeudados de una casa y las pocas posesiones.
Hoy el pueblo tiene una población de ciento viven exclusivamente de la agricultura y
el pastoreo. Interesante es el complejo de Villa Colonial, con su iglesia adyacente.
Desde el punto de vista naturalista de la aldea pasa por alto dos de los más
espectaculares de sitios geológicos Rocca di Cerere Geopark, los corales fósiles de la
Caza y el valle del paleo de la Casa de la Moneda.

Calascibetta
Encaramado en lo alto de su montaña, Frente de Enna, que goza de la mejor
vista, Calascibetta se parece a la ciudad siciliana de interior sublimada.
Sus edificios, se congregaron a lo largo del lado soleado de la colina, los hermosos
colores de xibetana ocres de piedra, están dominados por el grueso de
la Catedral, la iglesia medieval de un esplendor real.
La ciudad, que a pesar de su tamaño, la ciudad es, pierde sus orígenes en la
prehistoria. Centro no lejos de la ubicación actual de las tumbas se descubrieron
Malpas, pertinentes a la Edad del Cobre y tallado de una población
que sin duda tenía vínculos importantes con la coetánea zona del mar Egeo de
Calaxibet
qal'a(t)
castello sabat
punta
Calascibetta
Anatolia. Una larga procesión de Malpasso sucede necrópolis Realmese, Calcarella, Conejo
Valley. Canalotto espectacular zona, un antiguo pueblo de rock a finales real.
Con la llegada de los árabes Calascibetta descubre el papel que va a ser el leitmotiv de su acto
historia como una base para asediar de Enna.
Los árabes están atrincherados en la montaña y esperar la caída de la fortaleza bizantina, lo
hará algún tiempo después de los normandos, con las tropas y los caballeros de la Roger Gran
Conde I, que, incluso ordenando la fundación de un castillo llamado Calataxibet con la distorsión
del nombre original árabe.
El mismo será Pedro de Aragón, cuando, llegado a Sicilia para cosechar los beneficios de la revuelta
de las Vísperas, tuvo miedo de permanecer en Enna que él hubiera preferido ser un municipio
libre en vez de presentar a la nueva corona de Aragón.
Hoy Calascibetta cuenta menos de 5000 habitantes, su casco antiguo tiene casi completa con edificios
que traicionan la riqueza de su gente, una vez dedicado a la agricultura y la ganadería.
Se caracteriza por la utilización de piedra caliza que forma las paredes ocres, se convierte en
arcos, jambas, cornisas, balcones y atrevido, un testigo experto en el arte de la piedra viva.
En la entrada a Santa Bárbara, la patrona de los mineros, y luego a montar guardia sobre la carretera,
desde donde pasa a través de la misma para ir y venir de las minas y pedir protección santa.
Más tarde, San Antonio
y el comienzo de la calle
principal largo y sinuoso
camino, destrozado por
plaza moderna donde se
encuentra la torre, la iglesia
de Santa María del
Carmen Escuela y continúa
hasta llegar a la meseta de
la cumbre.
En el camino, que ocupa la
plaza en el nombre de Via
Ruggero, abra la antigua
prisión, tallado en la roca,
la iglesia y el convento de
35

Santo Domingo y, más arriba
en la construcción de grandes
"principios", ahora el
hogar privado, pero aún se
caracteriza por una cara
bonita.
En el área superior del
castillo, entonces ocupada
por la iglesia de San Pedro,
el santo patrón, y la torre de
sobrevivientes de la fortificación
normanda.
La catedral fue construida a
partir de 1340, y estaba
destinado a ser verdadero
privilegio "Capilla Palatina". La planta tiene tres naves divididas por columnas y crucero y ábside
curva. Varias obras de arte y entre ellas obras de Ludovico y Francesco Sozzi Svirech. Visible desde
algunas hojas transparentes en el suelo de la gran iglesia, se encontraron partes de la fortaleza
medieval.
El espectacular paisaje que ofrece la vista desde el lado sur, con la enorme cantidad de Enna, y
desde el norte con la larga cadena de montañas y el cercano Valle de Demone Altesina maderas oscuras.
Caminando por el casco antiguo, tal vez
acompañado por personal de la oficina local de
conocimientos para descubrir lugares singulares,
palacios y esculturas de notables XVI y del
siglo XVII a menudo dejado allí tal vez para que
actúe como un marco para viviendas particulares.
Bella también la plaza del convento de los
Capuchinos en la final de la calle Judea, llamado
así porque hasta 1492 no fue el barrio judío,
con una gran fachada cruz de devoción y la de la
iglesia y el convento. La iglesia alberga una pintura
de la Epifanía y ejecutado por el Fillippo
Paladines toscano.
A dos kilómetros del distrito Buonriposo María
SS, con un pequeño santuario, que acoge el
festival más grande país en la provincia. Se lleva
a cabo durante el primer fin de semana de
septiembre de cada año y termina el lunes
siguiente. Durante el festival los ritos sagrados
se combina con las salidas por la noche
tradicional con la elaboración de embutidos a la
parrilla y el "Palio de los bereberes" una carrera
de caballos entre los improvisados jinetes.
36

Catenanuova
Lunedì, 30 aprile 1787 [..] Molimenti è un nuovo paesetto sorto
assai giudiziosamente in mezzo a bei prati sul fiumicello San Paolo.
Qua il frumento era incomparabile, e doveva essere mietuto già il
venti maggio.
Johann Wolfgang Goethe
Catenanuova
Mali in Ventrix
Il Paese di Catenanuova sorge al confine con la provincia di Catania e si stende sulle propaggini
occidentali della piana, poco distante dai meandri del Dittaino. Inizialmente vi era un casale detto di
Maliventri, probabilmente in ricordo di una fattucchiera che vi dimorava e quindi Mali in Ventrix. Il
toponimo si trasformò in Molimenti e così perdurò sino al XVIII secolo. Il piccolo casale, feudo degli
Statella, venne colpito dal terremoto del 1693 tanto da necessitare la ricostruzione della chiesa della
Sacra Famiglia nelle forme che possiamo osservare oggi.
Morti nel 1713 i titolari del feudo, la principessa Statella lasciò volontà testamentarie al figlio, il
Principe di Aci Catena, Andrea Giuseppe Riggio Statella, di fondare una nuova città chiedendo al re la
Licentia Populandi. Le volontà della principessa vennero rispettate il 24 gennaio del 1731, con
provvedimento del Vicerè Conte de Palma, tenendo conto dei servigi prestati al re dal principe Andrea
Giuseppe Riggio-Statella, in esecuzione del cesareo diploma emanato l’11 settembre 1726. Il Principe
decise allora di chiamare il nuovo centro Catena Nuova in onore del suo titolo primario di principe di Aci
Catena ed in ricordo dei genitori. La cittadina assunse allora l'aspetto tipico delle fondazioni moderne,
con un reticolo di strade su impianti ortogonali, attraversato da una lunga via principale rettilinea. Nel
complesso il centro mantiene ancora questo aspetto “ippodameo”.
Catenanuova, oltre che rappresentare un feudo agricolo con particolare caratterizzazione agrumicola,
rimase nel tempo una importante stazione di posta lungo le strade che dal centro della Sicilia si
dirigevano verso Catania ed il cuore di questa attività era il “fondaco della Cuba”, oggi in territorio
comunale di Centuripe ma vicinissimo al paese. Questa struttura, visibile anche dalla Autostrada, che
corre vicinissima alle case di Catenanuova, sorge sui resti di una costruzione probabilmente araba,
una “quba” della quale pare rimanere un arco inglobato nei resti successivi. Tra i monumenti
maggiormente interessanti la Chiesa di San Giuseppe, già della Sacra Famiglia, esisteva già alla fine
del Seicento come cappella privata dei principi Riggio nel loro feudo di Melinventre. La nuova chiesa
venne inaugurata come parrocchia, nel 1738. Qui, tra gli altri
soggiornarono Wolfgang Goethe ed il re Vittorio Amedeo di Savoia,
con la consorte e il suo seguito.
Da qualche tempo il comune di
Catenanuova gode poi del parco
di San Prospero, un'ampia zona
trasformata da terreno agricolo
in un parco suburbano nel quale
vengono organizzate
manifestazioni a
carattere sociale ed
ambientale.
37

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FEUDO MALI INVENTRIX
FONDAZIONE TERRA
DELLA NUOVA CATENA
MARIA SS. DEL ROSARIO,
FONDACO CUBA
CHIESA MADRE
PARCO S. PROSPERO,
CHIESA "MARIA SS. IMMACOLATA"
Rinomata pasticce ria locale
Lavorazion e del legn o e
del ferro
Etimologia / Etimología
Per volere di Andrea Giuseppe Riggio-
Statella che popolò il feudo
Melinventre chiamandolo Terra della
Nuova Catena, con evidente
riferimento ad Aci Catena di cui era il
principe.
NUMERI UTILI / NÚMEROS ÚTILES
Comune tel. 0935.78711
Polizia Municipale tel.0935.76192 /
0935.78729
Carabinieri tel. 0935.78003
Polizia Stradale tel. 0935.76344
APPUNTAMENTI / CITAS
19 MARZO - Tavolata S. Giuseppe
23-30/9 - Festa di San Prospero
martire Patrono
INFORMAZIONI / INFORMACIONES
Popolazione Residente 5.069
Altitudine 170 m.s.l.m.
Superficie 11,17 km²
CAP 94010
Denominazione abitanti catenuovesi
Santo patrono San Prospero
Festa patronale ultima domenica di
settembre

Catenanuova
Catenanuova el país está en la frontera
con la provincia de Catania y se encuentra
en las estribaciones occidentales
de la llanura, no muy lejos de los meandros
Dittaino.
Al principio había una casa Maliventri
dijo, probablemente
en la memoria de
una bruja que vivía
allí, y luego in
Ventrix Malí. El nom-
Catenanuova
bre se hizo tan Molimenti y duró hasta el siglo XVIII.
La pequeña casa, feudo Statella, fue golpeado por un terremoto en 1693 el fin Mali in Ventrix
de exigir la reconstrucción de la iglesia de la Sagrada Familia en las formas que
vemos hoy.
Las muertes en 1713 los propietarios de la finca, la princesa dejó Statella voluntad y testamento
de su hijo, el Príncipe de Aci Catena, Andrea Joseph Riggio Statella, fundar una nueva ciudad para
llamar al rey licentia populandi.
La voluntad de la princesa se reunió el 24 de enero de 1731, por orden del virrey conde de Palma,
teniendo en cuenta los servicios prestados al rey por el príncipe Andrew Joseph Riggio Statella en
el rendimiento del título expedido por cesárea 11 de septiembre 1726. El príncipe decidió entonces
llamar al centro de la nueva cadena nueva en honor a su título principal del Príncipe de Aci
Catena y en la memoria de sus padres.
La ciudad entonces tomó el aspecto típico de las fundaciones modernas, con una red de carreteras
en los sistemas ortogonal, atravesado por una larga recta principal.
En general, el centro no tiene grandes atractivos monumentales, pero que ha conservado este ippodameo
aspecto. Catenanuova, así como ser un feudo con una caracterización particular de la agricultura
de cítricos, con el tiempo sigue siendo una importante zona de paso a lo largo de las carreteras
del centro de Catania, Sicilia en su camino hacia el corazón de esta actividad fue el almacén
"de Cuba, hoy en el territorio Ciudad Centuripe pero cerca de la aldea.
Esta estructura, visible desde la autopista, es decir, cerca de las casas de Catenanuova, se levanta
sobre las ruinas de un edificio árabe, probablemente, un "Quba", que parece que se incorporarán a
los restos después de un período.
Entre los monumentos más interesantes de la
Iglesia de San José, antes de la Sagrada Familia,
que ya existía a finales del siglo XVII como una
capilla privada de los principios en su feudo
Melinventre Riggio. La nueva iglesia se inauguró
como parroquia, en 1738.
Aquí, entre otros se quedaron Wolfgang Goethe
y el rey Vittorio Amedeo de Saboya, con su esposa
y su séquito.
Desde hace algún tiempo la ciudad de
Catenanuova a continuación, disfrutar del parque
de San Próspero, una vasta área de tierras
de cultivo transformado en un parque de los
suburbios donde los eventos se organizan en la
vida social y ambiental.
39

Centuripe
Da San Filippo a Santûrb (Centuripe, comune di Centorbi) quindici
miglia. Centorbi è bel soggiorno e ricco, massime di produzioni del
suolo: la sua giurisdizione arriva d'ogni banda a remoti confini; il
suo territorio, ben coltivato, si stende in lunghezza e larghezza. E'
distante da San Filippo, diritto a levante.
Edrisi
Centuripe sorge sulla cima di una collina posta a cavaliere tra la Vallata del
Salso Cimarosa, lì dove lo stesso si getta nel Simeto e quella del Dittaino. La
posizione, con una vista mozzafiato sull'Etna, consentì nel passato un ruolo
importantissimo alla cittadina che divenne presto una polis sicula ellenizzata.
Famosa nell'antichità per la sua storica fratellanza con i latini ed in particolare
con Lanuvio, Kentoripa, mantiene ancora oggi l'aspetto
aspro del centro montano arroccato sulla sommità. Il
centro storico ha una forma a stella, con cinque
lunghe diramazioni attraversate da tortuose vie di
crinale. Del passato rimangono diverse vestigia
tra le quali i ruderi della Dogana, una tomba
romana a mausoleo della quale si vede oggi un
solo piano, i resti di contrada Panneria, ove è
venuto alla luce una porzione di abitato
ellenistico disposto su terrazze, il cosiddetto
Castello di Corradino, un mausoleo romano
imperiale che venne riutilizzato come
basamento di una torre in periodo medievale e
che per questo uso prese il nome del sovrano
svevo ed i resti di un grande edificio romano
detto Tempio degli Augustali del I-II secolo, con
imponente colonnato. In contrada Bagni sono
visitabili i resti di un edificio termale con ninfeo
sospeso sul vallone del torrente sottostante, di cui
rimane una parete in mattoni con cinque nicchie,
resti di una vasca di raccolta delle acque e parti
dell'acquedotto.
La città ospita un Museo archeologico con diversi
reperti architettonici, statuari e ceramici attestanti
la ricchezza dell'artigianato figulino centuripino.
Tra i tanti reperti esposti vanno ricordati una statua
di musa, di età ellenistica, altre sculture provenienti
Centuripe
centum ripae
41

dal Tempio degli Augustali, un torso marmoreo
rappresentante un imperatore con corazza
loricata, forse Ottaviano Augusto, una statua
acefala di figura femminile tunicata e una
colossale testa dell'imperatore Adriano che
doveva esser parte di una statua alta almeno
quattro metri. La città visse ininterrottamente
sino all'epoca sveva quando venne più volte
distrutta sino ad essere abbandonata. Sui
ruderi della stessa nel 1548 venne rifondata
dalla famiglia Moncada.
Tra i monumenti moderni la prima chiesa
venne ricavata in un ipogeo e venne dedicata
alla Madonna delle Grazie da Frate Andrea del
Guasto.
Il Duomo, intitolato all'Immacolata
Concezione venne fondato nel XVII secolo. La
facciata è ottocentesca e si dispone su tre
ordini con parte superiore dedicata al campanile
ed ad un orologio civico.
L'interno è a tre navate terminanti in
altrettante absidi. La decorazione è barocca,
realizzata con stucchi siciliani. Sugli altari
diverse opere d'arte. Particolarissima una
Croce di specchi su legno che regge un Cristo
ligneo seicentesco.
Nel XVIII secolo, accanto il Duomo venne
eretta la chiesa del SS. Sacramento. Non più
utilizzata per il culto, invece, la chiesa del SS.
Purgatorio, i cui locali sono oggi destinati ad
usi civici. Dietro il Duomo si apre una lunga
scalinata, detta di San Giuseppe, che conduce
all'oratorio dedicato al patriarca, completato
nel 1730 e adornato dal pavimento originario e
la decorazione barocca.
La chiesa del Crocifisso, con facciata
ottocentesca, presenta un campanile con
cuspide maiolicata, all'interno una teca
processionale con il Cristo morto che i
centuripini chiamano “il Tambuletto”.
In Piazza Lanuvio, oltre al Municipio, si apre la
chiesa di Sant'Agostino, annessa al convento
omonimo, al cui interno è conservato il dipinto
della Madonna delle Grazie, cinquecentesco,
che tanta venerazione suscita nel popolo
centuripino.
Altre chiese sono l'Annunziata del XVIII secolo,
costruita a culmine di una cima e il Calvario,
anch'esso dominante la collina, datato 1927.
42

RESTI PROTOSTORICI
POLIS SICULA ELLENIZZATA
GEMELLAGGIO CON LANUVIO
CIVITAS FOEDERATA
DECLINO
INCASTELLAMENTO
DISTRUZIONE DA PARTE
DI FEDERICO II
ABBANDONO
FONDAZIONE DI CENTORBI
RICOSTRUZIONE POST-SISMA 1693
TEMPIO DEGLI AUGUSTALI
AREE ARCHEOLOGICHE
MAUSOLEO ROMANO
CASTELLO DI CORRADINO
(EX MAUSOLEO)
MADONNA DELLE GRAZIE
CHIESA MADRE DELL'IMMACOLATA
CONCEZIONE
ANNUNZIATA, CALVARIO,
SS. SACRAMENTO
Etimologia / Etimología
L'origine del nome Centuripe è incerta,
forse può essere posta in relazione con
l'antica colonia greca di Kentoripa del IV°
secolo a.C..
NUMERI UTILI / NÚMEROS ÚTILES
Comune tel. 0935.919411
Carabinieri tel. 0935.919273
Polizia Municipale tel. 0935.919266
APPUNTAMENTI / CITAS
19 Marzo - Festa S. Giuseppe
01-04 Aprile - Sagra della Ricotta
16 Settembre - Festa di Santa Rosalia
18/19 Settembre Festa Patronale di
S. Prospero
22 Settembre - Festa della Madonna
della Mercede
MUSEI / MUSEOS
Museo civico di Centuripe
Via Crocifisso, tel. 0935.74755
Riproduzi oni archeologi che del
per iodo greco e romano Sa gra dell e ara nce ross e igp
INFORMAZIONI / INFORMACIONES
Popolazione Residente 5.720
Altitudine 730 m.s.l.m.
Superficie 173,01 Kmq
CAP 94010
Denominazione Abitanti centuripini
Santo Patrono San Prospero
Festa Patronale 19 settembre
43

Centuripe alza sobre una colina en el valle entre el
caballero Salso Cimarosa, allí donde se vacía el mismo
en Simeto y la de Dittaino.
La ubicación, con impresionantes vistas del monte Etna,
en el pasado permitió un papel muy importante en la
ciudad pronto se convirtió en un sicula polis helenizados.
Famosa en la antigüedad por su parentesco histórico
con los latinos, y especialmente con Lanuvio, Kentoripa,
todavía conserva el aspecto de pueblo de montaña
áspera encaramado en la parte superior. El casco antiguo tiene forma de estrella, con cinco ramas
cruzadas por largos caminos sinuosos de la cresta.
Permanecen muchos vestigios del pasado como las ruinas de la Aduana, una
Centuripe
centum ripae
Centuripe
tumba romana en el mausoleo que se ve hoy en día, un solo piso, los restos del
distrito Panneria, salió a la luz cuando una porción de la ciudad helenística
dispuestos en terrazas, conocido como el Castillo Corradino, un mausoleo
imperial romana que fue reutilizada como base de una torre en la época
medieval y que este uso fue llamado el rey del castillo, mientras que los restos
de un gran edificio romano llamado el Templo de los agustinos del siglo I-II, con
una columnata de la imposición.
Los baños están en el distrito visitó las ruinas de una ninfa edificio termal suspendido sobre el valle
del río abajo, que sigue siendo un muro de ladrillo con cinco nichos, los restos de un tanque de
almacenamiento de agua y las partes del acueducto.
La ciudad cuenta con un museo arqueológico con varias exposiciones y arquitectónico estatuas de
cerámica como muestra de la riqueza de centuripino Figulina. Entre las muchas exposiciones se
menciona una estatua de la musa, el período helenístico, dijo el jefe de Adriano, otras esculturas del
Templo de los agustinos, un torso de mármol representante armadura loricate con un emperador,
Augusto, tal vez, una estatua sin cabeza de una figura femenina tunicados. Una cabeza colosal del
emperador Adriano, que iba a ser parte de una estatua por lo menos cuatro metros de altura.
La ciudad vivió ininterrumpidamente hasta la época sueva cuando fue destruida varias veces hasta
que fue abandonado. Sobre las ruinas de la misma fue refundada en 1548 por la familia Moncada.
Entre los monumentos modernos, la primera iglesia fue construida en un subterráneo y se dedicó a la
Madonna delle Grazie por culpa hermano Andrés.
La catedral, llamada la Inmaculada Concepción fue fundada en el siglo XVII. La fachada del siglo XIX
está en marcha y tiene tres niveles con la parte superior dedicada a la torre del campanario y una
casa de reloj. El interior tiene tres naves que terminan en tres ábsides. La decoración es de estilo
barroco, construido con estuco en Sicilia. Altares de diversas obras de arte
Una cruz peculiar de madera que sostiene un espejo de madera de Cristo del siglo XVII.
En el siglo XVIII, la catedral fue construida al lado de la Iglesia del Santísimo Sacramento. Ya no se
utiliza para el culto, sin embargo, la iglesia de SS. Purgatorio, cuyas instalaciones están destinadas a
usos cívicos. Detrás de la Catedral, una escalera larga, conocida como San José, que conduce al
oratorio dedicado al patriarca, terminado en 1730 y decorado por el piso original y la decoración
barroca.
La Iglesia de la Crucifixión, con una fachada del siglo XIX, tiene un campanario con chapitel de
azulejos, en una procesión de ataúdes con los muertos a Cristo que
centuripini llamada "Tambuletto. En la plaza Lanuvio, además de la
Casa Consistorial, se abre la iglesia de San Agustín, que se adjunta al
convento del mismo nombre, en donde se encuentra la pintura de la
Madonna delle Grazie, XVI, que despierta la veneración por lo tanto
en el centuripino personas. Otras iglesias son la Anunciación del siglo
XVIII, construida en la cima de un pico y el Calvario, también con
vistas a la colina del 1927.
44

Carcaci - frazione di Centuripe
Il Borgo di Carcaci, oggi una frazione del comune di Centuripe, sorge in prossimità
della valle del Simeto. Il paesaggio è già quello tipico della Piana di Catania, con
aranceti, coltivi irrigui e con l'Etna sullo sfondo.
Il borgo fu comune autonomo sino agli inizi del XX secolo.
L'area venne utilizzata dai normanni nel 1061, per creare un accampamento durante
l'assedio a Centuripe. Proprio al periodo normanno viene fatta risalire la costruzione
della torre quadra che funge da primo nucleo del castello. La foggia potrebbe essere
quella del Donjon che ricorre tra l'altro nei castelli normanni dell'intera valle del
Simeto. Del feudo venne investito Giovanni de Raynero nel XIII secolo, mentre Re
Alfonso il Magnanimo nel 1453 concesse la baronia a Giovanni Spatafora.
Già allora il feudo era conosciuto per la sua ferace agricoltura non solo agrumicola ma
anche capace di produrre riso e lino.
Nel XVI secolo il Barone Ruggero Romeo fece realizzare importanti impianti idraulici
che ancora oggi possono essere ammirati sia lungo la valle del Simeto che nelle
fontane che si trovano all'ingresso del paesino.
Nel 1631 il feudo era del barone Gonsalvo Romeo Gioieni che ottenne la Licentia
populandi e quindi la trasformazione della baronia in Ducea. A lui si deve l'impianto
regolare con esedra di apertura, corso rettilineo, e costruzioni di case terrane e
solarate e della chiesa di Santa Domenica, con interventi barocchi connotati dall'uso
frequentissimo nel catanese di alternare conci neri in basalto a conci bianchi di
calcare.
La ducea passo ai Paternò Castello che la detennero sino alla abolizione della
feudalità. Oggi la visita assume ancora un suo fascino e può essere effettuata
giungendo anche alla stazione ferroviaria, chiusa nel 1986 ed al ponte dei Saraceni,
una arditissima opera di ingegneria antica, con pile romane ed arcate medievali che
scavalca il Simeto lì dove lo stesso crea delle impressionanti e profonde gole nei neri
basalti dell'Etna.
i Borghi e le Frazioni
45

El pueblo de Carcaci es ahora una aldea de Centuripe, situado cerca del valle de Simeto muy cerca de
su confluencia con el Cimarosa Salso.
El paisaje ya es típico de la llanura de Catania, con naranjos, riego agrícola y el cercano volcán Etna.
El pueblo era un municipio independiente hasta principios del siglo XX.
El lugar era utilizado por los normandos en 1061 para crear un campamento durante el asedio de
Centuripe. Sólo se remonta a los tiempos de Norman la construcción de la torre cuadrada que sirve
como el núcleo del castillo. El estilo puede ser el Donjon que se produce entre los demás castillos de
Norman en todo el valle Simeto.
El feudo fue golpeado por John Rayner en el siglo XIII, mientras que el rey Alfonso el Magnánimo en
1453 concedió la baronía a John Spatafora. Incluso entonces, la enemistad era conocida por su
agricultura fértiles, no sólo de cítricos, pero también es capaz de producir el arroz y el lino.
En el siglo XVI, el barón Roger Romero logró tuberías principales que aún se pueden ver a lo largo del
valle de Simeto es que en las fuentes a la entrada del pueblo. En 1631 la disputa fue el barón que
alcanzó el Gonzalo Romeo Gioieni licentia populandi y la transformación de la baronía en el Ducado.
Fue el responsable de
regular el sistema con la
apertura de medio punto,
línea recta, y la
construcción de viviendas,
solares y Terreno de la
iglesia de Santa Domenica,
con frecuentes
intervenciones en las
características de uso
barroca Catania de alternar
sillares de basalto cuñas
negros en blanco piedra
caliza.
El paso ducado en el castillo
de Paterno, que se mantuvo
hasta la abolición del
feudalismo.
Por desgracia, hoy en día el
país está abandonado y se
encuentra en condiciones
de mala conservación, sin
embargo, la visita tiene su
propio encanto y aún se
puede llegar a la estación
de tren, cerrada en 1986 y
el puente de los sarracenos,
una obra audaz de la
ingeniería antigua, con
baterías romanos y arcos
medievales que se extiende
por el Simeto allí donde el
mismo se crea un
impresionante y gargantas
profundas en la raza negra
de basalto Etna.
46

Cerami
Cerami, casale [cui sovrasta] un'alta rocca, è paese prospero,
popolato; ha ubertosi campi da seminagione e acque abbondanti e
dolci.
Edrisi
keramos
tegola
Cerami
L'aria medievale, arroccata sulla sommità di un'altura, con le case adagiate
verso il sole del meridione, quasi a ripararsi l'un l'altra dalla tramontana, qui
detta “la trubola”, portatrice di tribolazioni.
Cerami sembra esser stata abitata sin dall'antichità, numerose sono le testimonianze della fase
protostorica, probabilmente “sicula”, della prima frequentazione del sito. Lo stesso nome pare
essere riconducibile a “Keramos” argilla, terracotta, ma dialettalmente anche la tegola, della
quale il luogo che accoglie il paese ricorderebbe la forma.
Oggi il paese si distingue in un'area prettamente storica, più alta e caratterizzata da un tessuto
urbano agglutinante, stradine strette e tortuose e vicoli che non di rado si perdono nei cortili.
Dominante è la grigia pietra con la quale sono costruite le chiese, il castello ed anche le decorazioni
di porte, portoni finestre e cantonali, testimoni della abilità dei lapicidi locali. Più in basso si
stende l'area moderna, ariosa e decisamente ordinata, che giunge sino al limite del bel bosco di
Zuccaleo, una querceta a roverelle che porta il nome arabo di un Mercato di Allah o di Alì.
Tralasciando la più lontana antichità, le prime notizie certe di Cerami si hanno nell'età araba, viene
citato da Idrisi che, chiamandolo Garami, .
dice: “casale cui sovrasta un'alta rocca, è paese
prospero, popolato, ha ubertosi campi da seminagione ed acque abbondanti e dolci”. Vale la pena
dedicare una lunga passeggiata al reticolo di viuzze, popolato di anziani pronti a conversare
amabilmente, per giungere alla Chiesa Madre e poi ai ruderi del castello, luogo di un magnifico
panorama sulla provincia di Enna e
sui vicinissimi monti Nebrodi.
47

La Chiesa Madre, dedicata a Sant'Ambrogio, il
cui culto è chiaro indizio della colonizzazione
con genti del nord Italia, venne eretta nel XVI
secolo, ha un impianto a tre navate. All'interno
conserva una Madonna con bambino attribuita al
Gagini oltre che una statua lignea del
Quattrocchi rappresentante San Michele
arcangelo. Si possono ammirare anche un bel
fonte battesimale cinquecentesco e diverse tele
del XVII e XVIII secolo.
La Chiesa di San Benedetto, detta della Badia
fu edificata durante il XVIII secolo con il vicino
monastero. All'interno dominano gli stucchi
barocchi e sull'altare maggiore una tela
raffigurante la Madonna Assunta del Rapisardi.
Vi sono conservati anche una scultura gaginiana
e una tela che sarebbe attribuita al Velasquez.
Nella Chiesa abaziale viene custodita la
venerata immagine della Madonna della Lavina
una icona risalente al XV secolo che raffigura la
Madonna del latte (Panagia Galatoussa), tipica
immagine mariana di culto ortodosso.
La Chiesa del Carmelo, con impianto
seicentesco, venne costruita su edifici
preesistenti dei quali rimane un portale gotico.
48
All'interno un bel Crocifisso ligneo opera di Fra
Umile di Petralia. Più in basso, bella la Chiesa di
San Sebastiano voluta dai Baroni Rosso durante
il XVII secolo, ha l'esterno torreggiante sulla
vallata e una bella cuspide maiolicata a coprire
il campanile. Interessanti gli apparati scultorei
barocchi realizzati sulla pietra locale.
A poche centinaia di metri dal centro abitato il
Santuario della Madonna della Lavina, luogo di
un sentitissimo culto per una sacra immagine
“ritrovata” tra le rovine di un antico monastero
basiliano travolto da una frana, appunto una
“lavina”. Il pellegrinaggio, che si svolge in
settembre, venne descritto già dal Pitrè nel XIX
secolo e coinvolge non solo i ceramesi ma anche
i fedeli delle altre cittadine di quest'area
nebrodese. Un'altra tradizionale festa
ceramese è dedicata a San Sebastiano, con la
raccolta dei rami d'alloro per la costruzione
delle “bannere” votive e la cavalcata, rito che si
lega ad una antichissima tradizione dei Nebrodi,
probabilmente retaggio delle pratiche cultuali
pagane e dimostrazione di forza da parte degli
uomini.

RESTI PREISTORICI
KERAMOS, POLIS SICULA ELLENIZZATA
INCASTELLAMENTO BIZANTINO
"GARAMI" ARABA
BATTAGLIA DI CERAMI ED
INFEUDAMENTO AI ROSSO
CROLLO DEL CASTELLO
RICOSTRUZIONE POST-SISMA 1693
SISMA 1967
AREA ARCHEOLOGICA C.DA RAFFO
CASTELLO
DUOMO DI S. AMBROGIO
CHIESA DELL'ABBAZIA,
S. ANTONIO ABATE
MADONNA DEL CARMELO,
MARIA SS. DELLA LAVINIA
Cavatell o atturrat u e di vino cotto Maccheroni col buco
Sti gghiole di lastra
Fchi i d'assulicchi ata
Etimologia / Etimología
Il nome pare essere riconducibile a
“Keramos” argilla, terracotta,ma
dialettalmente anche la tegola, della
quale il luogo che accoglie il paese
ricorderebbe la forma.
NUMERI UTILI / NÚMEROS ÚTILES
Comune tel. 0935.939011
Carabinieri tel. 0935.931002
APPUNTAMENTI / CITAS
08 maggio - Festa di San Michele
26 maggio - Festa dell' Incontro
28 luglio - Festa di S. Antonio Abate
04 agosto - Festa della Madonna
del Carmine
27/28 Agosto - Processione di
San Sebastiano
07/09 settembre Festa della
Madonna della Lavina
INFORMAZIONI / INFORMACIONES
Popolazione Residente 2.258
Altitudine 970 m.s.l.m.
Superficie 94,87 Kmq
CAP 94010
Denominazione Abitanti ceramesi
Santo Patrono Sant'Ambrogio
Festa patronale 7 dicembre
49

El aire medieval, en lo alto de una colina, con
casas que se extiende al sol del sur, casi a la
vivienda entre sí de la Tramontana, aquí se
llama "el trubola" portador de la tribulación.
Cerami parece haber sido habitada desde
tiempos antiguos, hay numerosas evidencias
de la fase prehistórica, probablemente "Sicilia"
el primer uso del sitio.
El mismo nombre parece deberse a "Keramos"
arcilla, terracota, sino también el mosaico
keramos
tegola
Cerami
dialectal, que el país
recuerda el lugar que recibe
la forma.
Hoy, el país se destaca en
un histórico puramente, y se caracteriza por una mayor urbanas aglutinante,
estrechas y sinuosas calles y callejones que a menudo se pierden en los tribunales.
Dominante es la piedra gris con la que se han construido iglesias, ruinas del
castillo y también la decoración de puertas, portones y ventanas de la esquina, testigos de las
habilidades de los canteros locales. Más abajo se extiende la zona moderna, espaciosa y muy ordenado,
que llega al borde de hermosos bosques Zuccaleo, un roble de roble que lleva el nombre de
un mercado árabe de Alá o Ali.
La historia: Salida de la más remota antigüedad, la primera edad, asegúrese de tener a Cerami
árabe, es mencionado por Idrisi que, llamando Garami, dice: "la casa que da a una cumbre de alto,
es próspera, poblada, ha fértiles los campos de siembra y la abundancia . de agua y dulces. "
Vale la pena tomarse un largo paseo a la red de calles, la población de edad avanzada listo para
charlar amigablemente, para llegar a la iglesia madre y
luego a las ruinas del castillo, sede de un magnífico panorama
de la provincia de Enna y cerca de Nebrodi.
La Iglesia Madre, dedicada a San Ambrosio, cuyo culto es
.
una clara evidencia de colonización por la gente del norte
de Italia, fue construido en el siglo XVI, un sistema con
tres naves. En el interior hay una Virgen con el niño atribuye
a Gagini así como una estatua de madera de San Miguel
Arcángel el representante de la Quattrocchi. También se
puede admirar una hermosa pila bautismal del siglo bautismal
y varias pinturas de los siglos XVII y XVIII.
La iglesia de San Benito, que la abadía fue construida en el
siglo XVIII con un monasterio cercano. estuco interior es
una pintura del altar barroco de la Virgen Asunta Rapisardi.
También se conserva una escultura y una pintura que
Gagini atribuido a Velázquez. La iglesia de la abadía se
conserva la venerada imagen de Nuestra Señora de Lavina
un icono que data del siglo XV, que representa a la
50
Cerami

Madonna del Latte (Panagia Galatoussa) típica imagen de María en el culto ortodoxo. La Iglesia del
Carmen, con el siglo XVI, fue construido en los edificios existentes de que sigue siendo un portal gótico.
En el bello crucifijo de madera por Fray Humilde Petralia.
Nuestra Señora del Monte Carmelo Iglesia. La iglesia del siglo XVII, con portada gótica, contiene un
crucifijo de madera, la obra de fray Humilde Petralia. El campanario fue terminado en 1850.
Iglesia de San Antonio. Construido en el siglo XVI, tiene una fachada barroca y un portal gótico, con
el apoyo de dos pares de columnas corintias.
Abadía de San Benedetto. Más abajo, la hermosa iglesia de San Sebastiano buscado por los barones
rojos en el siglo XVII, fuera de la torre imponente valle y un hermoso mosaico para cubrir el campanario.
Interesante equipo de esculturas barrocas hechas en la piedra local.
A unos cientos de metros del centro del santuario de Nuestra Señora Lavina, sentitissimo un lugar de
culto a una imagen de santo "redescubierta" en las ruinas de un antiguo monasterio Basiliano afectadas
por un deslizamiento de tierra, sólo una "avalancha".
La peregrinación, que se celebra en septiembre, fue descrito por Pitrè ya en el siglo XIX y comprende
no sólo la Cerami, sino también miembros de los otros pueblos de esta zona nebrodese.
Cerami otra fiesta tradicional está dedicada a San Sebastián, con la recolección de ramas de laurel
para la construcción de la "prohibición" votivas y paseo, un ritual que se une a una antigua tradición
Nebrodi, probablemente un legado de las prácticas de culto pagano y demostración de fuerza por los
hombres.
51

Enna
Poi in cima ad un colle, appare una cittadina, stretta fra le sue mura,
altrettanto guerriera nel suo aspetto quanto al tempo delle invasioni
arabe, che staglia sul cielo il suo profilo preciso. Lì è rifluita tutta la vita.
Da lì, ogni mattina, i lavoratori partono per andare a coltivare la terra
ad enormi distanze. Come ci si vorrebbe fermare per visitare ognuna di
esse e vedere calare la sera sulle pianure! Come tra tutte avrei voluto
scegliere, se avessi potuto, quel Castrogiovanni, l'antica Enna,
appollaiata a mille metri in aria, nel centro della Sicilia, e verso cui
esalava una volta, da tutti quei campi riuniti, un tale profumo di fiori che
i cani perdevano la traccia della selvaggina!
René Bazin
La città di Enna si suddivide oggi in diverse aree separate;
alla antica città turrita, a quasi mille metri di
altezza, fanno corona a Sud, Enna bassa, e il
Villaggio Pergusa, sorto nel 1936 sulle rive
dell'omonimo lago. Il centro storico antichissimo per
fondazione, sorge su di un monte che si presenta
Henna
Castrum Iohannis
Enna
come un vastissimo altipiano circondato da precipizi più o meno alti ma
sempre verticali che ne costituiscono una sorta di imprendibile muraglia.
Queste caratteristiche ne fecero nell'antichità una meta ambita, un luogo
che valse la pena di colonizzare nonostante il prezzo da pagare in termini
di scomodità dell'abitato e di difficoltà meteorologiche.
La cuspide orientale è occupata dalla antica acropoli, con la Rocca di
Cerere, ove sorgeva il santuario delle divinità ktonie che fece famosa Enna
nell'antichità e dove in seguito venne costruito l'imponente castello regio
detto di Lombardia.
L'itinerario più comodo non potrà che partire proprio dall'acropoli ed in
particolare dalla Rocca di Cerere. Questa è una cima in calcarenite, quasi
completamente isolata dal resto del monte e caratterizzata da un masso
roccioso che venne ampiamente lavorato in periodo classico quale centro
del Themenos sacro a Demetra e Kore. Salendo sul masso dalla
monumentale scalinata antica, si gode un panorama mozzafiato che
domina la gran parte dell'isola.
Attorno alla Rocca, scavi tutt'ora in corso, stanno portando alla luce
diverse fasi della storia della città a partire dal periodo della
ellenizzazione.
Il Castello, di quasi tre ettari, è fondamentalmente quello voluto da
Federico II di Svevia nel XIII secolo, costruito sopra i resti della antica
acropoli e delle fortificazioni bizantine, arabe e normanne che lo
precedettero. Si suddivide in tre grandi cortili ed un rivellino, capaci di
funzionare come castelli separati, muniti di diverse torri e ospitanti
strutture atte alla presenza militare ma anche alla residenza della corte
sveva. Il palatium svevo, danneggiato durante il regno di Manfredi, si legge
oggi con maggiore difficoltà e venne in parte sostituito da una alta torre
53

duecentesca la cosiddetta Torre Pisana.
Ai piedi del Castello, sotto il possente barbacane
roccioso, la statua di Euno, lo schiavo siriaco che
nel 132 a.C. diede inizio alla Prima Guerra
Servile, una rivolta degli schiavi che tenne in
scacco per anni le legioni romane. Dalla spianata
del castello, oggi occupata dal Monumento ai
caduti, di Ernesto Basile (1928), inizia l'arteria
principale della città, l'antica Sharia araba, che
si apre ai quartieri antichi. Notevolissima è la
urbanistica che ha mantenuto quasi inalterata la
planimetria araba con vicoli e cortili chiusi. Il
primo grande edificio antico che si incontra è la
Chiesa di San Francesco di Paola, sec. XVI,
detta del Santo Padre, ad aula.
Al suo interno la Madonna del Loreto del Gagini.
Più avanti la ex chiesa degli apostoli Pietro e
Paolo, oggi adibita a caffè letterario, al cui
interno si possono ammirare non solo un altare
barocco ma anche una cripta con colatoi a seggi.
Deviando dall'asse della Via Roma lungo la stretta
Via San Salvatore, si potranno osservare
diversi palazzotti con forme gotico catalane e
rinascimentali e la antica Chiesa del Salvatore.
Nel cortile i resti di un monastero basiliano ed
all'interno della piccola chiesa un
dipinto raffigurante l'Ecce Homo.
pregevole anche l'Urna
processionale del Cristo Morto,
grande opera di artisti catanesi.
54
Il Duomo, annunciato dalle grandi absidi gotico
catalane, si distende lungo la linea di crinale,
con il fianco aperto sulla piazza Mazzini,
circondata da palazzotti nobiliari e fronteggiato
dalla Chiesa di San Michele Arcangelo,
tradizionalmente sorta sulla antica Moschea del
venerdì.
Il Duomo venne costruito per volere della regina
Eleonora d'Angiò nel 1307. Nel 1446 un grave
incendio distrusse le tre navate ed il tetto. Per la
ricostruzione Papa Eugenio IV indisse un
apposito Giubileo di 7 anni. Questo evento è
ricordato dalla Porta Santa posta sul fianco del
transetto.
L'esterno della chiesa è dominato invece dalla
mole del campanile. A torre con pronao a
gallerie ed archi cinti da 6 colonne, due livelli
della torre campanaria, costruito durante la fine
del XVIII secolo in sostituzione di quello
precedente crollato nel 1676. La torre rimase
incompleta. All'interno del campanile viene
custodita la gigantesca campana in bronzo dal
peso di 101 quintali.
Tutto intorno una scalinata monumentale. Sulla
fiancata della chiesa si apre la Porta Sottana,
che data 1447, recante un bassorilievo
marmoreo raffigurante San Martino.
L'interno è basilicale, a tre navate con splendida
copertura a cassettoni lignei decorati. opera del
Magister lignarius Andrea Russo da Collesano.
I cori lignei posti ai lati dell'arco trionfale
vennero realizzati da Scipione di Guido.
L'abside centrale mostra la struttura medievale
interamente ricoperta da stucchi barocchi
realizzati da Pietro Rosso da Bologna, nei
riquadri, cinque grandi tele, opera di Filippo
Paladini, realizzate tra il 1612 ed il 1613 tra le
quali spicca l'Assunzione della Vergine.
L'arco celeste è occupato da un bel crocifisso
ligneo con la figura di Cristo morente sul lato
rivolto ai fedeli e la resurrezione sull'altro.
Le absidi laterali sono, a sinistra, dedicata al
SS. Sacramento con le antiche forme gotiche e le
volte costolonate, a destra, dedicata alla
Madonna della Visitazione e riccamente rivestita
da marmi mischi su disegno barocco opera di
Andrea Amato. Nella nicchia, chiusa da una
porticina icona, la statua processionale della
patrona di officina veneziana del 1474.
Il transetto, con i due altari con le spoglie di San
Primo e Santa Marta, presenta tetto

cassettonato, due medaglioni con tele di
Giovanni Piccinelli, sull'altare di destra del
transetto la grande tela con l'Adorazione dei
Magi è stata realizzata nel 1675 da Vincenzo
Roggeri al quale si devono altre 13 tele presenti
nella chiesa. Cinque pale, quattro “mezzane”
tra cui il San Martino di Tours, I Santi Pietro e
Paolo, Sant'Agata con San Lucia ed una più
grande, la Madonna del Pilar, escono dalla
bottega del fiammingo Guglielmo Borremans. In
fondo alla navata di sinistra si apre la cappella
del battistero, chiusa da un prezioso cancello in
ferro battuto dipinto di artigianato ennese del
1544. La sacrestia è ricca di opere quali il
casserizio in noce raffigurante scene di vita di
Gesù, il lavamano marmoreo bianco del 1648, gli
stucchi in cui sono inserite tele di Pietro Novelli,
il pavimento in maiolica siciliana con scene del
Nuovo testamento. Tra i palazzi il Varisano, oggi
destinato a sede del Museo Archeologico
regionale.
La Via Roma scende poi lungo il fianco dell'antico
complesso dei Gesuiti, ancora oggi sede di scuole
pubbliche per aprirsi, infine, sulla piazza
Colajanni. Qui la barocca Chiesa di Santa Chiara,
sacrario militare dall'interessante pavimento in
maiolica siciliana, e con il dipinto della Madonna
della Grazie opera di Giuseppe Salerno, lo Zoppo
di Gangi.
A pochi passi il palazzo Pollicarini, in forme
gotico catalane con arco di ingresso
barocco e il corpo massiccio
del complesso dei Benedettini.
Da qui inizia l'area che subì i maggiori
sventramenti del XX secolo, soprattutto
a seguito della elevazione di Enna a
capoluogo di provincia. Notevolissima
la Piazza Garibaldi, nella quale
si affacciano il grande palazzo
del Governo, il palazzo delle
Corporazioni ed i palazzi
Grimaldi di Geracello ed INCIS,
con fortissimi richiami che
vanno dalla architettura
umbertina alle scelte
stilistiche neoromane tipiche
del ventennio fascista.
Sempre sulla via Roma
si apre la piccola piazza
Maestro Coppola con il
Santuario di San
Giuseppe, barocco con una facciata a torre e
loggiato, il fianco della antica chiesa normanna
di San Giovanni, oggi trasformato in casa
comunale, la cappella di San Zaccaria e la Torre
aragonese di San Giovanni sec. XV.
Dalla Piazza Coppola, seguendo una parallela
alla Via Roma si potrà attraversare il Mercato
Sant'Antonio, quel che resta del pittoresco
“mercato degli alimentari” tradizionale. In
fondo alla strada la Chiesetta dell'Addolorata,
che ospita la omonima confraternita. Il
Campanile, a torre, è sormontato da una
cuspide maiolicata a bulbo. Siamo così giunti
all'area della “piazza” il cuore della città antica,
lungo la parallela opposta al mercato, la Via
Falautano, si apre la grande chiesa basilicale di
San Domenico, un tempo parte dell'omonimo
convento ed oggi sede della parrocchia di San
Giovanni.
Al suo interno di notevole pregio due opere
pittoriche: Santa Barbara e la Madonna del
Rosario opere entrambi dello Zoppo di Gangi del
1595, la Presentazione al Tempio del Borremans
e il fonte battesimale la cui base è ricavata da
resti marmorei di epoca romana. All'esterno
della chiesa ancora perfettamente funzionante
una meridiana del 1742. Il palazzo del
Municipio del XVIII secolo è in stile neoclassico
con colonnato tuscanico sulla fronte e timpano
di coronamento sormontato dall'orologio civico
con le sue campane automatiche.
All'interno il bel Teatro Garibaldi.
Nella parte bassa della piazza sorge la
Chiesa di San Marco che venne
edificata nella prima metà del XVI
secolo in luogo della sinagoga grande
rimasta in uso sino al 1492. All'interno,
di gusto spiccatamente
barocco, si possono
ammirare gli stucchi e gli
affreschi di Gabriele De
Blanco (1705). Tra le opere
due tele raffiguranti la
Vergine in trionfo tra santi
carmelitani e San Marco ma
anche una Immacolata del
1769 opera di Tommaso
Sciacca. L'opera che più
colpisce è però la grande
custodia lignea che
occupa l'altare maggiore,
55

opera di Antonino Rallo, su disegno
dell'architetto Agatino Daidone da Calascibetta
(1708).
Da San Marco la Via Roma scende alla bella e
scenografica Piazza Vittorio Emanuele,
perfettamente rettangolare, con diversi palazzi
nobiliari a farle da quinta. Palazzo Greca
Militello, Palazzo Potenza, Palazzo Castagna, e
con la mole della Chiesa dell'Immacolata
Concezione (Chiesa di S. Francesco), costruita
sui resti del Palazzo che fu dei Chiaromonte e
che venne destinato ai Francescani. La chiesa,
ad aula, sorge su di un possente barbacane
roccioso ed è affiancata da una elegantissima
torre in forme che dal gotico catalano si
avvicinano a scelte più rinascimentali in una
fusione di grande respiro.
All'interno della chiesa si trova una statua
dell'Immacolata attribuibile alla bottega del
Bagnasco. Notevole la quattrocentesca croce
sospesa all'arco trionfale ed attribuita a Pietro
Ruzzolone. La storia di San Francesco viene
narrata in affreschi opera di Giovan Battista
Bruno (XVII). Alle pareti tra le tele due opere del
pittore Francesco Ciotti da Resuttano e
rappresentanti la Natività e L'annunciazione ed
una Adorazione dei Magi opera del fiammingo
Simone da Wobreck. La strada principale giunge
quindi al Piano della Balata, un importante
56
snodo centrale dominato dalla Chiesa di San
Cataldo. La chiesa posta su di un alto terrapieno
e collegata alla piazza da una imponente
scalinata, è oggi nelle forme neoclassiche della
ricostruzione effettuata nel XVIII secolo.
Il terrapieno nasconde, visibili da botole
trasparenti sul pavimento della chiesa, diversi
resti archeologici pertinenti sia alla precedente
costruzione ecclesiale che ad un sepolcreto
medievale. L'interno, a navata unica oggi
coperta da tetto a capriate ma originariamente
voltato, conserva alcuni resti della antica chiesa
medievale, come il portalino che unisce l'aula
alla sacrestia ma anche l’icona marmorea
attribuita a Giandomenico Gagini. All’interno
una tela rappresenta San Cataldo ed è opera di
Giuseppe Albina del 1595, mentre altre grandi
tele sono attribuite a Francesco Pellegrino e
Giovanforte La Manna (XVII). Nell'ottocento la
parrocchia si arricchì di opere del pittore
ennese Saverio Marchese.
Continuando lungo la Via Roma, caratterizzata
da case e palazzotti del XVIII e XIX secolo, si
giunge alla Piazza Neglia, con la Chiesa e la
Torre di San Tommaso, la Cappella delle Anime
Sante del Purgatorio ed il Convento delle
Canossiane, detto “a Batiedda”.
La Chiesa di San Tommaso si caratterizza per
l'aspetto medievale, con la sua torre
campanaria in bilico tra le scelte gotiche e
quelle rinascimentali ed il bel portico elevato
sulla piazza. All'interno l'altare maggiore ospita
una grande icona marmorea attribuita a
Giuliano Mancino del 1515, diverse tele di
Saverio Marchese e alcune statue di santi in
legno dipinto.
Di fronte San Tommaso, la Chiesa delle Anime
Sante del Purgatorio, costruita nel 1671 in
forme barocche con portale colonnato su
scalinata. L'interno, ricchissimo in decorazioni,
è coperto a botte con affreschi di Guglielmo
Borremans raffiguranti la gloria della Madonna
con papa Urbano VIII, il Trionfo della Fede, la
cacciata degli angeli ribelli.
L'altare maggiore presenta una tela raffigurante
il purgatorio firmata da Saverio Marchese.
Rimangono la pavimentazione originaria in
maiolica e un pulpito ligneo scolpito. Dalla
piazza, salendo lungo la Via Legnano si potrà
raggiungere il Complesso della Madonna del
Carmine, con la grande chiesa e la torre gotica

detta di Frate Elia. La chiesa a navata unica
conserva un'estasi di Santa Teresa, di Saverio
Marchese e alcune tele settecentesche di ignoti
raffiguranti l'Addolorata, San Giovanni
evangelista e la Madonna del Carmelo.
Ancora più in alto si giunge alla bella Chiesa di
Santa Maria La Donna Nuova. Esistente già nel
1403 come chiesa dei cavalieri templari, oggi è
in forme più tarde con facciata concava a due
campanili arcuati affrontati. L'interno, che
venne gravemente danneggiato durante il
secondo conflitto mondiale, presenta tele dello
Zoppo di Gangi.
La parte occidentale del monte è occupata dai
quartieri più nuovi. Delle antiche strutture un
tempo isolate rimangono il complesso della
“Colombaia” con la Chiesa della Madonna del
Popolo, la Chiesetta di San Sebastiano, e, più in
alto la Chiesa ed il Convento di Santa Maria di
Monte Salvo accanto il quale si alza il cippo che
segna il centro geografico della Sicilia.
Santa Maria del Gesù è un convento di frati
minori costruito nel 1577 su una precedente
cappella oggi inglobata nella chiesa e su
preesistenze che qualcuno attribuisce all'epoca
classica. A queste preesistenze verrebbero
attribuiti gli steli delle acquasantiere in basalto.
La facciata presenta un portico ad archi.
L'interno della chiesa è a navata unica e
presenta l'altare maggiore con statue lignee di
San Francesco d'Assisi Santa Elisabetta e San
Zaccaria. Bella la tela raffigurante la
Trasfigurazione. La cappella più antica presenta
invece una immagine affrescata della Madonna
con il Bambino, detta la Madonna di Monte Salvo
e considerata miracolosa. Sulla cima di una
collinetta, una “motta” probabilmente
realizzata dall'uomo, si erge la Torre di
Federico. Attorniata dall'omonimo parco urbano,
si tratta di un edificio castellato medievale che
si compone dei resti di un vasto recinto murario
ottagono aperto da due porte arcuate al cui
centro si eleva una grande torre, anch'essa
ottagona, alta oggi oltre 25 metri dal piano di
calpestio e svettante ben al di sopra dei tetti dei
quartieri circostanti. Sebbene priva di certa
attribuzione, la torre è fortemente pregnata da
scelte architettoniche sveve che pongono la
costruzione durante il regno di Federico II di
Svevia. Sempre in questa area della città, al di
fuori del perimetro urbano e lungo quella che fu
sin dai tempi antichi una importante strada di
arroccamento, si trova il Santuario di
Papardura. Qui, nel 1659, in una delle grotte
che traforano la pendice rocciosa e che
dovevano ospitare eremiti basiliani, venne
ritrovata una immagine del Crocifisso dipinta su
di una lastra di pietra. Per la venerazione della
stessa venne allora costruito un santuario che ha
la particolarità di ergersi su di un alto ponte in
pietra. L'interno, a navata unica su pianta
quadra e terminante nell'abside che coincideva
con la grotta del ritrovamento, è coperto da un
bel soffitto a cassettoni lignei e decorato da
stucchi da più attribuiti ai Serpotta. Alle pareti
le statue raffiguranti i dodici apostoli. Sugli
altari laterali tele raffiguranti scene della Via
Crucis. L'altare è arricchito da un paliotto
argenteo di fattura messinese.
Tra gli altri monumenti ennesi ricordiamo
l’antica Chiesa della Madonna di Valverde, oggi
in forme moderne arabeggianti a causa della
distruzione nel 1943 ma ancora ospitante tele
con la raffigurazione della Madonna di Valverde
e delle Grazie.
La Chiesa di Santa Rita annessa al convento
degli Agostiniani, eretta nel XVIII secolo con
facciata semplicissima e interno ad aula con una
Adorazione dei Magi firmata da Pietro d'Asaro ed
una gaginiana Madonna con il Bambino.
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HENNA RESTI ETA' DEL RAME
E DEL BRONZO
CITTA' SACRA A KORE E DEMETRA
POLIS SICULA ELLENIZZATA
GUERRE PUNICHE
UCCISIONE CITTADINI A TEATRO
GUERRE SERVILI
DIVENTA CASTRUM HENNAE
INCASTELLAMENTO E CAPOSALDO
DEL THEMA SICILIAE
TAIFA DI QASR JANI
RIVOLTA COMUNALE E
DANNEGGIAMENTO CASTELLO
ORDINI RELIGIOSI
RICOSTRUZIONE POST-SISMA 1693
CAPOLUOGO DI PROVINCIA
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COZZO MATRICE
ROCCA DI CERERE
PORTA DI JANNISCURU
CASTELLO DI LOMBARDIA,
CHIESA DELLO SPIRITO SANTO,
SS. SALVATORE
DUOMO, CHIESA DI S. FRANCESCO D'ASSISI,
DONNA NUOVA, TORRE DI FEDERICO,
PALAZZO POLLICARINI,MADONNA DI VALVERDE
S. BIAGIO, S. FRANCESCO DI PAOLA
S. CHIARA, S. GIUSEPPE
CHIESA DELL'ADDOLORATA,
S. CATALDO, TEATRO GARIBALDI
BORGO CASCINO,
VILLAGGIO PERGUSA
Frascatula Buccellati
L'ascaretto, gelato tradizionale
Viscotta d a madonna I biscotti napoli
Mastazzola ae nP
Etimologia / Etimología
Il nome Enna deriva probabilmente dal sicano
con significato incomprensibile. Nel tempo
essa fu Castrum Henna per i Romani e Qasr
Yãnnah per gli Arabi.
NUMERI UTILI / NÚMEROS ÚTILES
Comune tel. 0935.40111
Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo
tel. 0935.500875
Polizia tel. 0935.522111
Carabinieri tel. 0935.501321
APPUNTAMENTI / CITAS
19 Marzo - Tavolata S. Giuseppe
Venerdì santo - Processione
delle Confraternite
Pasqua - Processione “a Paci”
02 Luglio - Festa patronale Maria SS
della Visitazione
Novembre - C.da Rossi, Festa della
Madonna dell'Ulivo
MUSEI / MUSEOS
Museo Musical Art 3M
Via Roma 533, tel. 338.5023361
Museo Fede e Tradizione c/o
Confraternita SS.Passione di Enna
Via San Leonardo 11,tel. 3496189726
Complesso Museale Maria SS. Addolorata
Via S.Girolamo 7
Museo Donna Nuova
Via Donna Nuova, tel. 334.3403403
Museo della Chiesa di San Cataldo
Via Kamut 8, tel. 0935.502216
INFORMAZIONI / INFORMACIONES
Popolazione Residente 28.125
Altitudine 931 m.s.l.m.
Superficie 357,20 kmq
CAP 94100
Denominazione abitanti ennesi
Santo Patrono Maria SS. della Visitazione
Festa Patronale 2 luglio

Borgo Cascino - frazione di Enna
Piccola frazione del comune di Enna, è un borgo di fondazione littoria. Voluto per
incentivare il ritorno dei contadini alla ruralità, venne costruito con un impianto
chiaramente improntato all'architettura neoromana con un particolare gusto
toscano.
L'impressione che se ne ha, soprattutto vedendolo dall'alto, è di trovarsi dinanzi ad
un piccolo casale della campagna toscana, attorniato da viali a cipressi, con la
chiesa, dedicata a San Francesco, e la piazza rettangolare sormontata da una tozza
torre civica.
Il Borgo non ebbe mai espansione ed ancora adesso accoglie poche famiglie.
Il nome è legato alla figura del Generale Antonino Cascino, eroe della Grande
Guerra e originario di Piazza Armerina.
Pequeña fracción de la ciudad de Enna, una ciudad de origen fascista. Se construyò
para facilitar el regreso de los campesinos, fue construido con claridad con un
sistema basado en la arquitectura neo-románica con un sabor de la Toscana.
La impresión que tenemos, sobre todo viendo desde arriba, es que tenemos por
delante una pequeña granja en la campiña toscana, rodeado de avenidas de
ciprés, con la iglesia dedicada a San Francisco, rectangular y cuadrada coronada
por una torre de sentadilla Cívico.
El pueblo nunca se había expandido y ahora da la bienvenida a unas pocas familias
más. El nombre está vinculado a la figura del General Antonio Cascante, héroe de
la Gran Guerra, natural de Piazza Armerina.
i Borghi e le Frazioni
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i Borghi e le Frazioni
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Villaggio Pergusa - frazione di Enna
L'odierna frazione ennese di Pergusa, posta
sulle rive dell'omonimo lago, nacque durante
gli anni trenta, in concomitanza con una forte
azione di bonifica delle parti paludose del
bacino lacustre, zone in cui era endemica la
presenza di anofele portatrici di malaria, e la
costruzione del quartiere governativo nella
città alta. Infatti, una volta bonificato il
Pergusa, il regime fascista colonizzò le
sponde con il trasferimento in casette rurali
delle famiglie ennesi sottratte all'abitazione
in grotte o costrette allo sfratto per
l'apertura della odierna piazza Garibaldi, per
la costruzione dei palazzi del Governo, INCIS
e delle Corporazioni.
Il Villaggio venne organizzato con una
direttrice lungo la strada nazionale ed un
centro organizzato attorno una piazza a
balcone con un piccolo edificio governativo
civile di interessantissime forme
funzionaliste e richiami futuristici, una
scuola, una chiesa parrocchiale dedicata al
Crocifisso.
Pergusa es un arrabal de Enna situado en las
orillas del homónimo lago. Nació en los años
treinta, durante la construcción del distrito
gubernamental en la zona alta de la ciudad y
después de un masivo saneamiento del
terreno palustre a los alrededores de la
cuenca del lago, zonas en las que había una
endémica presencia de anofeles portadores
de malaria. Una vez saneado el Pergusa, el
régimen fascista colonizó las orillas
construyendo allí casas rurales para las
familias de Enna que vivían en las grutas o
para todas a las que obligaron a irse por la
construcción de Plaza Garibaldi (actualmente
existente), de edificios, del Gobierno, del
INCIS y de las corporaciones. Todo ello fue en
detrimento del barrio bajo que se encontraba
en esa área y del antiguo convento hospital de
San Domenico, del cual hoy solo queda la
bella iglesia.
El pueblo fue edificado en los bordes de la
calle nacional sobre la cual se asoma una
plaza con forma de balcón, que constituía el
centro del pueblo y donde hay un pequeño edificio del Gobierno Civil, el actual
cuartel de la Guardia Civil, caracterizado por un estilo arquitectónico fascista. La
organización del pueblo también incluía una escuela y una iglesia dedicada a Cristo
crucificado.

Enna
antigüedad, un lugar que ha valido la pena para colonizar a pesar del
precio a pagar en términos de inconveniencia de la ciudad y al tiempo las
dificultades.
El pico oriental está ocupada por la antigua Acrópolis, con el Peñón de
Ceres, el sitio del santuario de la deidad que se kton Enna famosa en la
antigüedad y que fue construido más tarde, el castillo real se establece en
Lombardía, dijo.
La ciudad de Enna ahora se divide en varias
zonas separadas, las torres de la ciudad
antigua, cerca de mil pies de altura, está
coronada en el Sur, Enna baja, y el Pergusa del
pueblo, construido en 1936 en las orillas del
lago.
El centro de la ciudad antigua a la fundación,
ubicada en una montaña que se parece a una
vasta meseta rodeada de altos acantilados,
pero siempre más o menos vertical, que
forman una especie de muro inexpugnable.
Estas características convierten en un destino
popular en la
Henna
Castrum Iohannis
Enna
La forma más fácil es obligado a salir de su Acrópolis y en particular de Rocca di Cerere. Esta es una
cumbre en piedra caliza, casi completamente aislados del resto de la montaña y se caracteriza por
una roca que se trabajó principalmente en la época clásica como un centro de Themenos sagrado a
Deméter y Kore. Subiendo a la roca por la monumental escalera antigua, se puede disfrutar de un
impresionante panorama que domina gran parte de la isla.
Alrededor de las excavaciones de la fortaleza, aún en curso, están sacando a la luz las diferentes
fases de la historia de la ciudad desde el período de helenización.
El castillo, de casi tres hectáreas, es decir, básicamente, construido por Federico II de Suabia en el
siglo XIII y fue construida sobre los restos de la antigua acrópolis y las fortificaciones bizantinas,
árabes y normandos antes que él.
Se divide en tres patios principales y una luneta, capaz de funcionar como castillos independiente,
equipado con varias torres y estructuras para acoger la presencia militar, sino también la
residencia de la corte de Suabia. El palatium de Suabia, dañado durante el reinado de Manfredi, se
lee hoy en día con más dificultades y fue sustituido en parte por una torre del siglo XIII, la alta
Torre Pisana.
A los pies del castillo, bajo la roca poderosa barbacana, la estatua de Euno, el esclavo sirio que en
132 a. C. comenzó la Guerra Servil, una revuelta de esclavos que se encontraban en jaque durante
años que las legiones romanas. Desde la explanada del castillo, ahora ocupado por Memorial,
Ernesto Basile (1928), comienza la principal arteria de la ciudad, la antigua ley islámica árabe, que
se abre a los barrios antiguos. Notable es la planificación que se ha mantenido casi sin cambios el
plan árabe, con calles estrechas y patios cerrados. El primer edificio grande que se encuentra es la
antigua iglesia de San Francesco di Paola, sec. XVI, conocido como el Santo Padre, en el aula.
Dentro de Nuestra Señora de Loreto Gagini. Más tarde, la antigua iglesia de los apóstoles Pedro y
Pablo, ahora es un café literario, en cuyo interior se puede ver no sólo un altar barroco, sino
también una cripta vierte asientos. La desviación del eje de la estrecha Via Via Roma de San
Salvador, se pueden observar varios palacios del gótico catalán y las formas del Renacimiento y la
antigua iglesia del Salvador. En el patio de los restos de un monasterio Basiliano en la pequeña
61

iglesia y una pintura del Ecce Homo. La votación también procesión extraordinaria del Cristo muerto,
gran obra de artistas de Catania. La catedral, que fue anunciado por el gran ábside gótico catalán, se
encuentra a lo largo de la cordillera, con el lado abierto de la plaza Mazzini, rodeado de casas
señoriales y liderada por la Iglesia de San Miguel Arcángel, de construcción tradicional en la antigua
mezquita el viernes.
La Catedral fue construida por la reina Leonor de Anjou en 1307, un grave incendio en 1446 destruyó
el techo y las tres naves. Para la reconstrucción del Papa Eugenio IV celebró un jubileo especial para 7
años. Este evento se conmemora por la Puerta Santa en la parte del crucero.
El exterior de la iglesia es lugar dominado por la torre masiva. Una torre con un porche rodeado por
galerías de arcos y columnas 6, dos niveles de la torre del campanario, construida en el siglo XVIII para
sustituir a la anterior se derrumbó en 1676. La torre quedó incompleto. Dentro de la torre está
protegida por una campana de bronce gigante que pesa 101 libras.
Todo alrededor de una escalera monumental. Por el lado de la iglesia se abre la puerta Sottana, que
data de 1447, en un bajorrelieve de mármol que representa a San Martín.
El interior tiene planta basilical de tres naves cubiertas con espléndido artesonado de madera
decorada. Magister lignarius obra de Andrea Russo Collesano. Coros de madera en los lados del arco
fueron construidos por Scipione Guido.
El ábside central se muestra la estructura completamente cubierta con estuco medieval, barroco
realizado por Pedro Rosso Bolonia, en los cuadros, cinco pinturas de gran formato de Filippo Paladini,
hecho entre 1612 y 1613 entre los cuales la Asunción de la Virgen.
El arco azul es ocupado por un hermoso crucifijo de madera con la figura de Cristo muriendo en la
orilla frente a los fieles y la resurrección en la otra.
Los ábsides lado izquierdo están dedicadas al Santísimo Sacramento con la edad y bóvedas de crucería
gótica, el derecho dedicada a Nuestra Señora de la Visitación y ricamente cubierto de mármoles en el
diseño barroco de Andrea Amato. En el nicho, cerrado por un pequeño icono, la imagen procesional de
la patrona del taller veneciano de 1474.
El crucero, con sus dos altares con los restos de San Primera y Santa Marta, tiene artesonado, dos
medallones con pinturas de Giovanni Piccinelli, justo en el altar del crucero es una gran pintura de la
Adoración de los Magos fue creado en 1675 por Vincenzo Roggero (1634-1713), a quien debemos otras
13 pinturas de la iglesia.
Cinco hojas, cuatro "ladrillos", incluyendo la de San Martín de Tours, San Pedro y San Pablo, Santa
Lucía y Santa Águeda con una más grande, Nuestra Señora del Pilar, sale del taller del artista
flamenco Guglielmo Borremans, las primeras décadas
del '700.
En la parte inferior de la nave izquierda se encuentra la
Capilla del Baptisterio, cerrado por una verja de hierro
forjado valiosas artesanías pintura metálica Enna en
1544.
La sacristía es rica en obras como casserizio nogal que
representan escenas de la vida de Jesús, el lavabo de
mármol blanco de 1648, el estuco en las que se
encuentran pinturas de Pietro Novelli, el suelo de
baldosas en las escenas de Sicilia desde el Nuevo
Testamento.
Entre los edificios Varisano, ahora se utiliza para
albergar el Museo Arqueológico Regional.
La Via Roma y desde allí a lo largo del lado del antiguo
complejo de los jesuitas, aún dentro de las escuelas
públicas para abrir en la plaza Colajanni, la iglesia
barroca de Santa Chiara, suelo de baldosas con un
monumento de interés militar en Sicilia, y la pintura de
62

José Salerno, la Zoppo di Gangi Nuestra Señora de Gracia.
Pollicarini el palacio, en la entrada de arco gótico barroco con el catalán y la masa corporal de todos
los benedictinos.
Aquí comienza la zona que sufrieron las mayores demoliciones del siglo XX, especialmente después de
la elevación a una capital de la provincia de Enna. El notable Piazza Garibaldi, con vistas a la gran
Casa de Gobierno, la sede del Banco de Italia, el Palacio de Sociedades Anónimas y los palacios de
Grimaldi Geracello y grabado con referencias muy fuertes que van desde la arquitectura de estilo
neo-románico de opciones típicas de Umberto fascista.
También en Via Roma se abre la pequeña plaza Coppola Maestro con el santuario de San José, con una
fachada barroca de la torre y el porche, al lado de la antigua iglesia normanda de San Giovanni, ahora
el ayuntamiento, la capilla de San Zaccaria y el Aragón Torre de San Juan de la SEC. XV.
Desde la plaza Coppola, a raíz de una paralela a la Via Roma, se puede cruzar el mercado de San
Antonio, lo que queda del pintoresco mercado de los alimentos tradicionales. Por la calle de la iglesia
de la Dolorosa, la casa de la cofradía del mismo nombre. La torre Campanile, torre está coronada por
una bombilla de azulejos.
Y así llegamos a la zona del "cuadrado" el corazón de la antigua ciudad, opuesto por mucho tiempo en
el mercado paralelo, el Falautano Vía, abre la gran basílica de Santo Domingo Iglesia, una vez parte
del convento del mismo nombre y ahora el hogar de la parroquia San Giovanni.
En el interior, dos pinturas de gran valor: Santa Bárbara y la Virgen del Rosario trabaja tanto Zoppo di
Gangi de 1595, la Presentación en el Templo de Borremans y una fuente cuya base es tallada en
mármol, restos de la época romana. Fuera de la iglesia todavía está en uso un reloj de sol de 1742.
El Ayuntamiento del siglo XVIII en estilo neoclásico, con columnas toscanas en el frente y hacer frente
a dos aguas rematado por la casa de reloj, con sus campanas automática. En el interior del hermoso
Teatro Garibaldi.
En la parte inferior de la plaza se encuentra la iglesia de San Marcos, fue construida en la primera
mitad del siglo XVI en el lugar de la gran sinagoga se mantuvo en uso hasta 1492. En el interior, un
estilo claramente barroco, se pueden admirar los estucos y los frescos de Gabriele De Blanco (1705).
Entre las obras en dos pinturas que representan a la Virgen del Carmen entre el triunfo de los Santos y
de San Marco, sino también una obra de 1769 Sciacca Inmaculada Tomás. El trabajo es más llamativo,
sin embargo, es el gran recinto de madera que ocupa el altar mayor, diseñado por Antonio Rallo,
diseñado por el arquitecto Agatino Calascibetta Daidone
(1708).
Desde San Marcos Via Roma hasta la hermosa y pintoresca
Piazza Vittorio Emanuele, perfectamente rectangular, con
varios palacios a ser su quinto. Militello griega Palace,
Palacio de alimentación, Castagna Palacio, y con el tamaño
de la Iglesia de la Inmaculada Concepción (Iglesias de S.
Francisco), construida sobre las ruinas del palacio de
Chiaromonte y fue asignado a los franciscanos. La iglesia, un
salón, se encuentra en una poderosa barbacana rocosa y es
apoyado por una elegante torre que se forma en el enfoque
del renacimiento gótico catalán a las elecciones en una
fusión de gran alcance.
Dentro de la iglesia, una sala con un ábside poligonal, hay una
estatua de la Inmaculada atribuido al taller de Bagnasco. El
arco de triunfo notable del siglo XV y la cruz suspendida por
Pietro Ruzzolone. Se cuenta la historia de San Francisco en
los frescos de Giovan Battista Bruno (XVII). Las paredes entre
las dos pinturas obra del pintor Francesco Ciotti Resuttano y
representantes de la Natividad y la Anunciación y la
Adoración de los Magos, una obra del artista flamenco Simón
63

Wobreck.
El camino principal, se trata del Plan de Balata, un importante nudo central dominado por la Iglesia
de San Cataldo.
La iglesia situado en un alto terraplén y se conecta a la plaza por una gran escalera, se encuentra
ahora en el estilo neoclásico de la reconstrucción realizada en el siglo XVIII, firmado por Andrea
Amato realizado posteriormente por Fernando Lombardo.
El terraplén oculto, visible desde las escotillas transparente sobre el suelo de la iglesia, otros restos
arqueológicos de relevancia es que el edificio de la iglesia anterior a una necrópolis medieval.
En el interior, el techo de la nave cubierta de armadura de hoy, pero originalmente se volvió, todavía
algunos restos de la iglesia medieval, como el Portalino vincular el aula a la sacristía, pero también se
atribuye al icono de Giandomenico mármol Gagini del lienzo representa un San Cataldo y es obra de
José Albina en 1595, mientras que otros grandes lienzos de Francesco Pellegrino y Giovanforte La
Manna (XVII) y la pintura de Jesús resucitado descendió a los infiernos, menta Matías. En el siglo XIX,
la parroquia fue enriquecida por las obras del pintor Enna Saverio Marchese.
Continuando por la Via Roma, que se caracteriza por las casas y palacios de los siglos XVIII y XIX,
llegamos a la plaza y, con la Iglesia y la Torre de Santo Tomás, la Capilla de las Almas Santas en el
Purgatorio y el Convento de las Canosianas, dijo que "un Batiedda ".
Santo Tomás. Este último se caracteriza por su aspecto medieval, con su campanario en el equilibrio
entre el gótico opciones y estilos renacentista y el hermoso porche de alta en la plaza.
En el interior el altar mayor tiene un icono de mármol atribuido a Giuliano Mancino en 1515, varias
pinturas de Xavier Marqués y estatuas de santos en madera pintada.
Frente a Santo Tomás, la Iglesia de las Almas Santas en el Purgatorio, construido en 1671 en el portal
de estilo barroco con columnas en la escalera. El interior, rico en decoración, está cubierto de frescos
de Guglielmo Borremans barril de 1720 a 1723 que representa la gloria de la Virgen y el Papa Urbano
VIII, el Triunfo de la Fe, la expulsión de los ángeles rebeldes.
El altar tiene una pintura del purgatorio firmado por Xavier Marqués. Siendo el suelo original de
baldosas y un púlpito de madera tallada.
Desde la plaza, pasando a lo largo de la Via Legnano se puede llegar a la totalidad de Nuestra Señora
del Monte Carmelo, con la gran iglesia gótica y la
torre llamada Fray Elías. La nave de la iglesia
conserva un éxtasis de Santa Teresa, Marqués
Xavier y algunos de los desconocidos pinturas del
siglo XVIII que representa la Virgen de los Dolores,
San Juan Evangelista y Nuestra Señora del Carmen.
Más arriba llegamos a la hermosa iglesia de Santa
Maria Nuova, La Donna. Ya en existencia en 1403
como iglesia de los Caballeros Templarios, se
encuentra ahora en las formas posteriores con
fachada cóncava, con dos arcos de campana
dirigida. El interior, que sufrió graves daños durante la Segunda Guerra Mundial, presenta pinturas
Zoppo di Gangi.
La parte occidental de la montaña está ocupada por la nueva zona residencial. De las estructuras
restantes de edad que, una vez aislado el complejo de "Palomar" con la iglesia de la Madonna del
Popolo, la iglesia de San Sebastián, y, más arriba de la iglesia y el convento de Santa Maria di Monte
menos que el siguiente lo que elevará la piedra que marca el centro geográfico de Sicilia.
Santa María del Jesús es un pequeño monasterio construido en 1577 sobre una antigua capilla, que
ahora forma parte de la iglesia y la gente parte de la culpa que en la época clásica pre-existentes.
Estos se daría fuentes pre-existentes en los tallos de basalto.
La fachada tiene un pórtico arqueado. La iglesia tiene una sola nave y tiene el altar mayor con
estatuas de madera de San Francisco de Asís, Santa Isabel y San Zacarías Hermosa pintura de la
Transfiguración. La capilla más antigua en cambio, ha pintado una imagen de la Virgen y el Niño,
64

conocida como Nuestra Señora del Monte Salvo y considerada milagrosa.
En la parte superior de una colina, un "molde" probablemente por el hombre, se encuentra la Torre di
Federico, rodeado por el parque de la ciudad homónima, es la construcción de un castillo medieval
que se compone de los restos de un muro de pared octagonal grande de dos puertas abiertas arqueado
en el centro se levanta una gran torre, también octogonal, en la actualidad más de 25 metros de
altura desde el suelo y el aumento por encima de los tejados de los alrededores. Aunque no atribución
determinados, la torre está fuertemente impregnada de opciones arquitectónicas que ponen a la
construcción de Suabia durante el reinado de Federico II de Suabia.
En la arquitectura muy lineal del exterior, sólo roto por las ranuras y la puerta en la planta baja y dos
grandes ventanales con decoración gótica en el segundo piso tiene dos habitaciones en el interior del
paraguas claraboyas octogonal abovedada con la desenfrenada ojiva "estantes en una pared es los
otros pilares y estanterías.
Las dos elevaciones, y el tercero, pero probablemente ahora descubierto un tercer piso, están unidos
por una escalera de caracol cortado en el espesor de la pared. También en esta zona de la ciudad,
fuera de los límites de la ciudad ya lo largo de lo que fue desde la antigüedad una forma importante
de enroque, es el Santuario de Papardura. Aquí, en 1659, uno de los cuales traspasaron las cuevas y
laderas rocosas que debe haber albergado los ermitaños Basilio, se encontró una imagen del crucifijo
pintado sobre una losa de piedra. Para la veneración de la misma se construyó entonces un santuario
que tiene la particularidad de estar en un puente de piedra de altura. En el interior, la nave en una
planta cuadrada y termina en el ábside, que coincidió con el descubrimiento de la cueva está cubierto
de un hermoso artesonado de madera decorado con estuco y más atribuido a Serpotta. En las paredes,
las estatuas de los doce apóstoles. Por el lado de los altares pinturas que representan escenas del Vía
Crucis. El altar está decorado con un frontal de plata ley Messina.
Entre otros monumentos Enna recordar la antigua iglesia de Nuestra Señora de Valverde, en
arabescos modernas formas debido a la destrucción en 1943, pero aún a distancia de acogida con la
representación de la Madonna delle Grazie y Valverde.
La Iglesia de Santa Rita agregó al convento agustino construido en el siglo XVIII con la fachada y el
interior de aula fácil con la Adoración de los Magos de Pietro D'Asaro Gagini y una Virgen con el Niño.
65

CORSO SICILIA
30
34
VIALE
A. DIAZ
A
R
U
D
R
V A SAN PAPAI
TUARI O DI
S. A
I GAA
V TA
V IALIBER
TA’
29
25
VIA TRIESTE PANORAMIC A MONTE
V IA GEN. C SA C I ON
VA I LIB ERTA’
28
VIA I V NOVEMBRE 41
32
24
P.ZA VITT. EMANUELE 23
VA I ROMA VI ALEGNANO VIA PERGUSA 31
22
26 27
VIA ROMA 21
20
S. P. N.2
P.ZA VI DICEMBRE
P.ZA
EUROPA
P. ZA
UMBER TO I
40
VIA ROMA 17
18
33
19
VIA MERCATO S. ANTONIO VIA S. LEONE
15
P.ZA
COPPOLA 14
PZ . A
GARIBALDI 12
16
VIA CATALANO 13

11
10
9
P.ZA
N . COLAJANNI
8
37
VI A DELL A RINASCITA 39
VIALE P. E C.
S VAO CA
VI A PERGUSA CASINA BIANCA
PANORAMICA 38
7
P. ZA
MAZZINI 6
35
5
4
IV A SS. SALVATORE
V PIA OLIZZI 36
V IA ROMA
N
3
TA
VIADELLA
RINASCI VIA LOMBARDIA VIALE NINO SAVARESE 2
1
1
2
3
4
5
6
7
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32
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35
36
37
38
39
40
41
Edifici religiosi
(edificios religiosos)
Enna
Edifici storici
(edificios històricos)
CASTELLO DI LOMBARDIA
ROCCA DI CERERE
CHIESA DI S. FRANCESCO DI PAOLA
CHIESA DEL SALVATORE
PALAZZO VARISANO
CHIESA DI S. MICHELE ARCANGELO
DUOMO
COMPLESSO DEI GESUITI
CHIESA DI SANTA CHIARA
PALAZZO POLLICARINI
COMPLESSO DEI BENEDETTINI
PALAZZO DELLE CORPORAZIONI
PALAZZO GRIMALDI DI GERACELLO
PALAZZO DEL GOVERNO
PALAZZO INCIS
SANTUARIO DI S. GIUSEPPE
CHIESA DELL’ADDOLORATA
PALAZZO DEL MUNICIPIO
CHIESA DI S. DOMENICO
CHIESA DI S. MARCO
PALAZZO GRECA MILITELLO
PALAZZO POTENZA
PALAZZO CASTAGNA
CHIESA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE
(CHIESA DI S. FRANCESCO D’ASSISI)
CHIESA DI S. CATALDO
CHIESA DI S. TOMMASO
CHIESA DELLE ANIME SANTE
E CONVENTO DELLE CANOSSIANE
CHIESA MADONNA DEL CARMINE
CHIESA DI S. MARIA LA DONNA NUOVA
CHIESA DELLA MADONNA DEL POPOLO
CHIESA DI S. SEBASTIANO
TORRE DI FEDERICO
CHIESA DI S. MARIA DI MONTE SALVO
SANTUARIO DI PAPARDURA
CHIESA DELLA MADONNA DI VALVERDE
CHIESA DI S. PIETRO
CHIESA DI SANTA RITA
(CHIESA DI S. AGOSTINO)
CHIESA DELLO SPIRITO SANTO
CHIESA DI S. BARTOLOMEO
CHIESA DI S. LEONARDO
CHIESA DI S. TERESA

Gagliano Castelferrato
Gagliano Castelferrato (4.065 ab.) Giace in alto colle a 7
chilometri da Agira e a circa 66 dal Mediterraneo, in territorio
fertilissimo di grano, orzo, olio, legumi di cui si fa esportazione.
Nelle vicinanze si trova un asfalto di pregiata qualità. Chiesa di san
Cataldo e vasta piazza con fontana di marmo. Modernamente
Gagliano Castelferrato fu feudo della famiglia Castelli di
Torremuzza.
Gustavo Strafforello
Gagliano è la sua rocca, giunti da Sud il connubio tra il paese e la spettacolare guglia che lo sovrasta si
palesa immediatamente. Le case sono annidate ai piedi dell'imponente masso quarzarenitico con il quale
condividono uno spazio che appare più verticale che orizzontale. Il masso è il Castello, pervio, costruito in
parte e poi ricavato a levare dalla roccia, domina la vallata che si stende ai piedi del paese.
Probabilmente abitata sin dalla classicità, Gagliano compare nella storia durante il medioevo. Borgo
feudale, munito di castello, funge da guardiano lungo la valle del fiume omonimo che
Gallianum
unisce Troina al Cimarosa e quindi alla piana di Catania. Proprio per impadronirsi del
luogo forte, Abbas assediò nell'857 d.C. la fortezza chiamata Al-Qasr-el-Hedid cioè
Castello di Ferro. Il castello si sviluppa su più piani: all'entrata rimane l'affascinante
muraglione con la porta falsa, tradizionalmente destinata ad ingannare i nemici. Al
piano basso rimangono la porta principale protetta da un torrione e le scuderie. Dopo
una ripida scalinata, ricavata nella viva roccia, si giunge ad una serie di ambienti ed una cisterna coperta
da volta arcuata. Dell'area palaziale rimane poco; resti di saloni, un oratorio, un lavatoio, una cisterna
circolare. Del maschio, detto Rocca dei Masculi, si vedono ancora i conci di base. Accanto la Rocca
Maggiore sorgono i resti di una chiesa rupestre bizantina, dedicata a San Pietro, con pochi resti di
affreschi. La Chiesa di S. Giuseppe, in stile barocco, costruita nel 1630, dai curiosissimi interni policromi
(i colori variano dall'azzurro, al pesca, al bianco). Ad unica navata, gli altari laterali sono ornati da una
serie di quadri del XVII e XVIII secolo. Pregevole il Crocefisso processionale. Il Duomo, dedicato a San
Cataldo, venne costruito su edifici antecedenti, comparsi durante gli scavi nel sagrato, ed aperto al culto
nel 1334. Presenta tre navate e all'interno custodisce diverse opere d'arte tra le quali spiccano un
tabernacolo di scuola gaginiana, un coro ligneo del XVIII secolo, una interessante statua lignea
rappresentante San Cataldo e il soffitto ligneo dipinto. La facciata della chiesa è rinascimentale e risale al
XVI secolo, il campanile, a torre, è sovrastato da una cuspide policroma maiolicata. La Chiesa di S.
Giovanni Battista (S. Agostino) del 1631, ad unica navata, con le pareti e il soffitto impreziositi da motivi
floreali in stucco. Oggi Gagliano è
conosciuta sia per il passato
industriale nel tessile e nel
petrolifero estrattivo che per la
produzione di liquori e dolciumi a
base di fico d'India.
Gagliano
Castelferrato
69

PROBABILE FONDAZIONE DI GALARIA
DA PARTE DI MORGETE SICULO
ROCCA DI GAGLIANO E
SPELONCHE
INCASTELLAMENTO
ASSEDIO ARABO
AL QASR AL HEDID
INFEUDAMENTO
BATTAGLIA DI GAGLIANO
CASTELLO,
PRINCIPI DI GAGLIANO
RICOSTRUZIONE POST-SISMA 1693
IL METANO A GAGLIANO
70
CHIESA MADRE DI S. CATALDO
S. MARIA DELLE GRAZIE,
S. MARIA DI GESU'
S. GIUSEPPE, S. GIOVANNI BATTISTA
MONUMENTO AI CADUTI
Mos tarda di fico d'india
Marmellate di agrumi Ngucchitti d i vin c otto
Liquo re di fic o d'india
Miele Etimologia / Etimología
Gagliano deriva probabilmente da
Gallianum. L'appositivo "Castelferrato"
deriva da Al-Qasr-el-Hedid cioè
Castello di Ferro o fortissimo.
NUMERI UTILI / NÚMEROS ÚTILES
Comune tel. 0935.699211
Polizia Municipale tel. 0935.931826
APPUNTAMENTI / CITAS
31 agosto - Festa Patronale di San
Cataldo
Settembre - Sagra della Mostarda
INFORMAZIONI / INFORMACIONES
Popolazione Residente 3.771
Altitudine 651 m.s.l.m.
Superficie 55,93 Kmq
CAP 94010
Denominazione Abitanti gaglianesi
Santo Patrono San Cataldo
Festa Patronale 31 agosto

Gagliano Castelferrato
Gagliano y su castillo, viniendo desde el Sur, la
combinación del país y la torre de la espectacular
por encima de ella se revela de inmediato. Las
casas están ubicadas al pie de la quartzarenites
piedra con la que comparte un espacio que es más
vertical que horizontal.
La roca se encuentra el castillo, patentes,
construido en parte y luego procede a levantar la
roca, con vistas al valle que se encuentra al pie
del país.
Probablemente habitada desde la clásica, Gagliano aparece en la historia durante la Edad Media.
villa feudal, equipado con un castillo sirve como el guardián del valle del Mosa a la combinación
de Cimarosa Troina, y luego a la llanura de Catania. Sólo para hacerse cargo de la gran lugar,
Abbas sitió en 857 dC la fortaleza denominada Al-Qasr-el-Hedid es decir, de
hierro del castillo.
El castillo se encuentra en varios niveles: la entrada sigue siendo fascinante la
pared con la puerta falsa, que es tradicionalmente la intención de engañar al
enemigo, el piso de abajo siguen siendo la puerta principal protegida por una
torre y los establos. Después de una empinada escalera tallada en la roca
conduce a una serie de habitaciones y una cisterna cubierta con bóveda de
arco. Poco queda de los restos de las salas de palacio, una capilla, una
lavandería, un tanque circular. El macho, llamado Fortaleza mascula, todavía se pueden ver los
bloques de la base. Al lado de la Rocca Maggiore se encuentran las ruinas de una iglesia bizantina
dedicada a la cueva de San Pedro, con algunos restos de frescos.
Iglesia de estilo barroco, construido en 1630, la policromía curioso internos (los colores varían de
la luz, a la pesca, al blanco. Por un pasillo, los altares laterales están decorados con una serie de
pinturas de los siglos XVII y XVIII. Valioso del Crucifijo procesionales.
La Catedral, dedicada a San Cataldo fue construida antes de los
edificios, que aparecieron durante las excavaciones en el cementerio,
y se abrió al culto en 1334. Consta de tres naves y casas en diversas
obras de arte entre las que destacan la escuela Gagini un sagrario, un
coro de madera del siglo XVIII, una interesante estatua de madera
que representan a San Cataldo y el techo de madera pintada. La
fachada de la iglesia data del Renacimiento y el siglo XVI, la torre del
campanario está coronado por una torre de mayólica policroma.
Iglesia de San Giovanni Battista (San Agustín), 1631. una nave de
casas pinturas y estatuas. Las paredes y techos están decorados con
motivos florales en el yeso. Gagliano que ahora se conoce tanto por el
pasado industrial de la extracción de petróleo y textiles para la
producción de licores y productos de confitería de pera espinosa.
Gallianum
Gagliano
Castelferrato
71

Leonforte
Da Castrogiovanni a Tâbis (Tavi) per tramontana dieci miglia. Tavi
è bel castello ed elevato fortilizio, con terre da seminare ed acque.
Dal suo territorio nasce il Dittaino, e corre a levante finché si
scarica nel Simeto a poca distanza dal mare. […] Da Tavi, su la
dirittura di tramontana, a San Filib undici miglia.
Edrisi
Fondata nel 1610 con Licentia populandi a Nicolò Placido Branciforti. Il nome si lega al blasone dei
Branciforti, rappresentante un leone che sorregge un vessillo con i moncherini delle zampe
anteriori le cui estremità giacciono per terra. La città crescendo si sviluppò con il prolungamento
verso est dell'abitato antico di Tavi e la creazione di un tessuto urbano regolare su di un asse
mediano, l'odierno corso Umberto, che rappresenterebbe il corpo di un uomo disteso la cui testa è
composta dal palazzo feudale e dal Duomo, il corpo dalla tonda Piazza Margherita ed i piedi dallo
slargo che un tempo si apriva lì dove oggi viene identificato “u chianu de
pipituna” probabilmente una corruzione dello spagnolo Llano de los pedones.
La forma concorre alla materializzazione di un concetto sociale complesso nel
quale nobiltà feudale e chiesa sono il motore pensante, la notabilità le viscere
metabolizzanti e la forza i popolani.
Il principe, evidentemente innamorato dei luoghi, volle Leonforte non solo per
incrementare le entrate e il cespite aristocratico della sua famiglia già di
Leonforte
Branciforti
illustrissimo lignaggio, ma, per crearvi una sorta di corte feudale attorno alla splendida dimora di
Palazzo Branciforti, un vero e proprio maniero costruito su di un bastione che troneggia sulla
vallata del Crisa. È proprio dall'area della antica Tavi che può muovere un itinerario di visita della
città. Qui, infatti, ai piedi della bastionata del palazzo, rimane un quartiere a tessuto medievale,
contorto ed attraversato dalla strada regia Enna Catania che qui incontra le sorgenti del Crisa
Dittaino. Alcune di queste sorgenti vennero utilizzate intanto per creare una quinta scenografica
barocca di eccellenza, la Granfonte, (1652). L'autore sembra essere il palermitano Smeriglio. La
foggia è quella di una larga ed alta quinta muraria, forata da nicchie a arco che guardano verso la
vallata sottostante. L'acqua sgorga da ventiquattro “cannoli” giungendo nella sottostante vasca
abbeveratoio, da questa,
incanalata, scende verso il
retro della fontana,
fuori le mura oltre
73

la porta Palermo, per alimentare i lavatoi e
ancor più in giù la filanda, i mulini e le “saje” dei
ricchi campi irrigui allora coltivati a cotone,
canapa, lino, riso. Accanto la fonte, la Chiesa
del Carmelo, forse la più antica di Leonforte,
precedente la fondazione. Di stile neoclassico
presenta esternamente una facciata lineare
marcata da lesene cantonali e campanile a vela.
Al di là della chiesa un'altra magnifica fontana,
detta delle Ninfe. Questa, precedente alla
maggiore, ha un aspetto del tutto privato e si
dimostra come il ninfeo celebrativo della
nascita del Crisa posto all'interno di un giardino,
un sollazzo, destinato alla corte principesca.
Venne realizzata nel 1636. Presenta le statue di
Crisa, nume tutelare dei luoghi, e di Artemide.
Chiesa di Santo Stefano, a pianta centrica su
possente rilievo a muraglione. Fu eretta sul
luogo di una omonima chiesa medievale,
probabilmente di rito greco, per volere di G.B.
Falciglia nel 1657. All'interno stucchi di D'Urso
del XVIII. Giunti alla Piazza Soprana, dinanzi il
palazzo Branciforti, si potrà visitare la magnifica
Chiesa Madre, dedicata a San Giovanni Battista.
L'ampia facciata si apre su di una piazza
recintata. Il progetto venne affidato nel 1611 a
Alberto Bernarini, architetto romano.
Inaugurata nel 1659 venne ampliata per volere
del principe Ercole che commissionò ai fratelli
D'Urso di Aci Catena la costruzione dell'Oratorio
del SS. Sacramento. L'interno, a tre navate
divise da colonne in pietra siciliana sormontate
da capitelli corinzi, è decorato da fastosi
apparati in stucco. Due altari in marmi mischi
74
policromi fanno compagnia a diverse opere
d'arte tra le quali spicca in sacrestia la “Cacciata
dei mercanti dal Tempio” di Marco Antonio
Raimondi. All'interno dell'oratorio si può
osservare la scultura lignea del Cristo morto,
attribuita al Quattrocchi. L'organo è attribuito
a uno dei più grandi "organari" del barocco
italiano, il napoletano Donato Del Piano. Sulla
Piazza soprana, luogo delle feste e delle parate
dell'aristocrazia, prospetta la cavallerizza, una
monumentale scuderia, che ancora oggi
testimonia dello sfarzo che doveva
contraddistinguere la corte brancifortiana.
Nella facciata campeggia un busto marmoreo
del principe fondatore. Vicino, Sant'Antonio
edificata nel 1646 quale cappella dei principi.
Presenta un ricco portale, una nicchia con
statuetta in alabastro del Santo padovano di G.
Gallina e campanile con guglia in maiolica
policroma calatina.
La Chiesa di San Giuseppe, Santo veneratissimo
a Leonforte che gli dedica la tradizione delle
“tavolate”, presenta in abside opere del
fiammingo Guglielmo Borremans rappresentanti
il Sogno del Patriarca e la Fuga in Egitto.
Palazzo Bonsignore è una dimora di
villeggiatura del XIX secolo. Fu la residenza
estiva di Giovanni Calogero Li Destri, Conte di
Bonsignore, che acquistò tutti i possedimenti
locali che erano stati dei Branciforti quando
l'ultimo erede della casata decise di trasferirsi
definitivamente a Parigi. Distante dal corso e
isolata sul declivio del Monte Cernigliere, che
sovrasta Leonforte, si trova la Chiesa dei
Cappuccini. Ebbe funzione di mausoleo della
famiglia Branciforti. Ai piedi dell'altare
maggiore si trova la tomba del principe
fondatore, mentre in una navata laterale è
custodito il sarcofago marmoreo nero della
principessa Caterina, sua consorte. Nella cripta,
sono tumulati altri membri dell'importante
casato. Tra le opere pittoriche una bella tela di
Pietro Novelli raffigurante l'elezione di Mattia
apostolo del 1640 c.a. Ai piedi della grande tela
un tabernacolo con inserti eburnei, in tartaruga
ed in madreperla, statue di San Giuseppe con il
Bambino e di San Francesco d'Assisi che
potrebbero attribuirsi alla bottega di Antonello
Gagini. Si conserva anche un crocifisso ligneo
scolpito attribuito a Frate Umile da Petralia e
chiamato “Padre della Provvidenza”. Chiesa di
Santa Croce, 1722. Bello il portale ornato da
due eleganti colonne tortili.

ANTICA TAVI
FONDAZIONE
FEUDO BRANCIFORTI
GROTTA DI S. ELENA
CASTELLO DI TAVI
CHIESA DI S. PIETRO
(RUDERI)
PALAZZO BRANCIFORTI,
GRANFONTE,
FONTANA DELLE NINFE
CHIESA DEI PADRI CAPPUCCINI,
CHIESA MADRE, DELLA MERCEDE,
DEL CARMELO
CHIESA DI S. GIUSEPPE,
PIAZZA MARGHERITA,
VILLA BONSIGNORE
Pesca settembrina Fava larga
Maccu di fave
Lenticchia nera
Etimologia / Etimología
Il nome si lega al blasone dei
Branciforti, rappresentante un leone
che sorregge un vessillo.
NUMERI UTILI / NÚMEROS ÚTILES
Comune tel. 0935.665111
Carabinieri tel. 0935.903007
Polizia Municipale tel. 0935.665152
APPUNTAMENTI / CITAS
19 marzo - Tavolata di S. Giuseppe
Pasqua - "A ramaliva" Processione del
venerdì Santo
16 luglio - Festa della Madonna del
Carmine
Settembre - Premio Letterario
"Città di Leonforte "
29/30 Settembre - Sagra del Pesco
06 Ottobre - Sagra della pesca
13 ottobre - Festa della Madonna della
Catena
INFORMAZIONI / INFORMACIONES
Popolazione Residente 14.030
Altitudine 603 m.s.l.m.
Superficie 83,93 Kmq
CAP 94013
Denominazione Abitanti leonfortesi
Santo Patrono Madonna del Carmine
Festa Patronale 16 agosto
75

Fundada en 1610 con licentia populandi Nicolò Plácido
Branciforte. El nombre está vinculado a la cresta de la
Branciforte, lo que representa un león con un cartel con los
muñones de las patas delanteras, cuyos extremos se encuentran
en el suelo. El sistema fue desarrollado con la extensión hacia el
este del antiguo asentamiento de Tavi y la creación de una zona
urbana puesta en marcha de un eje medio, que ahora es el Corso
Umberto, lo que representa el cuerpo de un hombre que yacía
en la cabeza se compone de palacio feudal y de la catedral, las
entrañas de la ronda y el espacio a pie de Piazza Margherita
abierta que utiliza para abrirse donde ahora se llama "chianu u
de pipituna" probablemente una corrupción del español Llano
de los Pedonesi.
La forma contribuye a la materialización de un concepto social
complejo en el que la nobleza feudal y la Iglesia están pensando
en el motor, el coraje y la fuerza notabilidad metabolismo de la
población.
El príncipe, obviamente en el amor con los lugares, Leonforte
quería no sólo para aumentar los ingresos y el activo de su
familia de la aristocracia ya ilustre linaje, pero, con el fin de crear una especie
de corte feudal, alrededor de su hermosa casa de Palazzo Branciforte, un
verdadero castillo construido sobre un bastión imponente sobre el valle de
Leonforte
Branciforti
Leonforte
Crisa.
Es a partir de la antigua Tavi que puede mover un itinerario de turismo. Aquí,
de hecho, a los pies de las murallas del palacio, es un distrito en el tejido
medieval, trenzado y cruzó la carretera de la directora Enna Catania, que se
reúne aquí las fuentes de Crisa Dittaino.
Algunas de estas fuentes se utilizaron durante la creación de un fondo para la excelencia del
barroco, Granfonte, (1652) El autor parece ser el de Emery Palermo El estilo es el de una quinta
paredes grandes y de alta, atravesada por nichos abovedados en los que buscar el valle de abajo. El
agua brota de veinticuatro "cannoli" entrar en el consumo conjunto subyacente de esto,
encaminado hacia la parte posterior de la fuente fuera de los muros de Palermo a través de la
puerta, para poder lavar y, más abajo del molino, molinos y el "Saje", entonces los ricos campos de
regadío sembrada con algodón, cáñamo, lino y arroz.
Además de la fuente, la Iglesia del Carmen, tal vez la más antigua de Leonforte, antes de la
fundación. fachada neo-clásica presenta una relación lineal exterior marcada por pilastras
cantonales y el campanario. Más allá de la fuente, otra magnífica iglesia, conocida de las ninfas.
Esto, antes de que el mayor, se ve totalmente privada y demuestra cómo la ninfa que celebra el
nacimiento de Crisa lugar dentro de un jardín, un consuelo, para la corte principesca. Fue
construido en 1636.
Cuenta con las estatuas de Crisa, la deidad tutelar del lugar, y Artemisa. Hoy la zona es el hogar de
la eco-museo Leonfortese jóvenes.
También en el barrio más antiguo es la iglesia de Santo Stefano, un plan centrado en una pared
socorro en gran escala. Fue construido en el emplazamiento de una iglesia medieval del mismo
nombre, probablemente ritual griego a instancias de GB Falciglia en 1657. Dentro de estuco D'Urso
del siglo XVIII y algunas pinturas.
76

Una vez en la plaza antes de
la Soprana Branciforte
Palazzo, se puede visitar la
magnífica Iglesia Catedral,
dedicada a San Juan el
Bautista.
La amplia fachada se abre a
una plaza cerrada. El
proyecto fue encargado en
1611 a Alberto Bernarini,
arquitecto romano.
Inaugurado en 1659 se
extendió a la voluntad del
príncipe, que encargó a los
hermanos Ercole D'Urso de
Aci Catena construcción del
Oratorio del Santísimo
Sacramento. El interior tiene
tres naves separadas por columnas de piedra rematada con capiteles corintios de Sicilia, está
decorado con estuco equipo de lujo. Dos altares en compañía de mármoles polícromos para hacer
obras de arte entre las que se destaca en la sacristía "Expulsión de los mercaderes del templo" de
Marco Antonio Raimondi. En el interior del oratorio, se puede ver la escultura de madera de Cristo
crucificado, atribuido a Quattrocchi. El órgano se asigna a uno de los más grandes "constructores" del
barroco italiano, el napolitano Donato Del Piano.
Admitido en la plaza, sitio de los festivales y desfiles de la aristocracia, plantea el piloto, un equipo
monumental, que aún da testimonio de la magnificencia que iba a marcar el brancifortiana tribunal.
En frente se encuentra un busto de mármol de los principios fundadores.
Cerca de San Antonio construido en 1646 como capilla de los príncipes. Tiene un portal rico, un nicho
con la estatua de alabastro del Santo de Padua G. Pollo con campanario y la torre en calatina mayólica
policroma.
La iglesia de San Giuseppe, un santo venerado Leonforte que lo puso en la tradición de los "cuadros"
(1757) presenta en las obras del artista flamenco Guglielmo Borremans ábside que representa el
sueño del patriarca y la huida a Egipto.
El techo está pintado por Vincent Scilla de Castrogiovanni, (primeros 800).
Bonsignore está construyendo una casa de vacaciones del siglo XIX. Fue la residencia de verano de
Calogero Giovanni Li Destri, conde de Bonsignore, que compraron todas las posesiones que eran de
locales Branciforti cuando el último heredero de la familia decidió mudarse definitivamente a París.
Lejos de estar aislado y en las laderas del Monte Cerniglia, con vistas a Leonforte, es la iglesia de los
Capuchinos. Fue utilizado como un mausoleo de la familia Branciforti (1630). Al pie del altar mayor se
encuentra la tumba del fundador, mientras que en un pasillo alberga el sarcófago de mármol negro de
la princesa Catalina, su esposa. En la cripta están enterrados otros miembros importantes de la
familia.
Entre las pinturas de Pietro Novelli, una hermosa pintura que representa la elección de Matías
Apóstol de 1640 aprox. A los pies de un tabernáculo de lona grande con inserciones de marfil, carey y
nácar, estatuas de San José y el Niño con San Francisco de Asís que se puede atribuir al taller de
Antonello Gagini.
También contiene un crucifijo de madera tallada atribuido a fray Humilde Petralia y el llamado
"Padre de la Providencia". Iglesia de Santa Croce, 1722. portal decorado con dos columnas
salomónicas elegante.
77

Nicosia
[…] Diconsi molte cose sulla sua origine: l'appella città recente
fondata dal conte Ruggiero il Gaetani nelle Animadvers. Alle vite dei
Ss. Sicil.; dicela il Fazello ingente e popolosa, poiché “i Lombardi ed i
Galli venuti in Sicilia col conte Ruggiero promiscuamente l'abitarono,
quindi gli abitanti usano il linguaggio lombardo ed il francese,
sebbene corrottamente. I Nicosiani di entrambi i sessi, prosegue, si
hanno anche di singolare, che per l'altezza del corpo e per la bellezza
della bocca e del volto sorpassano tutte le altre genti di Sicilia, e si
addimostrano discendenti dai Franchi, dai Normanni, e dai Lombardi,
dei quali sono colonia.”
Vito Amico
Terza città della provincia, Nicosia è il fulcro di un vasto circondario montano. Sia le testimonianze
archeologiche che quelle tradizionali, confermano che l'area di Nicosia fu abitata certamente
durante il primo millennio a.C.. Di certo però si può affermare che la stabilizzazione di un centro
urbano sulla altura del castello, la maggiore delle diverse guglie sulle quali oggi si distende il centro,
inizia almeno nel periodo tardo antico, così come testimoniato dagli ipogei catacombali
postcostantiniani che si aprono appunto nelle rocce sottostanti le mura del Castello. Il nome della
città sembra far propendere per una definitiva organizzazione del centro urbano a seguito del
fenomeno dell'incastellamento bizantino. Infatti Nicosia è certamente
toponimo di origine greca e in tal forma viene trascritto anche dagli autori arabi
che la citano. La popolazione dovette essere costituita prevalentemente da
siciliani di lingua siculo greca e di rito orientale anche durante il periodo della
dominazione islamica.
Sappiamo che dura fu per il Gran conte Ruggero l'opera di conquista del centro,
che allora doveva essere arroccato proprio sulla cima del Castello. L'importanza
Nicosia
N.qu.shin
del centro determinò però la scelta dello stesso Ruggero I di favorirne la ricolonizzazione con
popolazioni provenienti dall'Italia del nord e parlanti dialetti gallo-italici. La colonizzazione
“lombarda” produsse quello che oggi è la caratteristica più saliente di Nicosia, il dialetto gallo
italico parlato ancora ora ed un quadro culturale che rimane “visibilmente” nordico. Nel tempo alla
importanza militare e strategica del sito castellato si affiancò la convenienza commerciale e sociale
dello stesso, infatti, divenute pericolose le coste a causa degli attacchi dei
pirati e dei corsari turchi, il traffico interno tra Messina e Palermo avveniva
sempre più spesso lungo la direttrice Fiumefreddo
Termini su quella strada che da allora prenderà il nome
79

di Palermo Messina Montagne e che poi sarà
ricalcata dalla Strada Statale dell'Etna e delle
Madonie. Tale direttrice vedeva Nicosia
perfettamente al centro del lungo viaggio oltre
che all'incrocio della stessa con l'altra strada
nord sud importantissima per lo spostamento
delle greggi in transumanza e del grano verso i
“caricatori” della costa tirrenica e quindi sito
estremamente idoneo per la creazione di fondaci
e ripari per i numerosi viaggiatori. Questo
sviluppo consentì al centro di iniziare la sua
ascesa a “città”, presto definita anche
dall'elevazione a città demaniale, sancito da
Federico II di Svevia. Nel nucleo, inizialmente
stretto attorno al Castello, finirono per
delinearsi due componenti non di rado in aperta
lotta tra loro, i Mariani, della città più antica,
legatissimi alla grande chiesa normanna di Santa
Maria Maggiore ed i Nicolini che, stabilitisi
inizialmente fuori le mura, si attestarono attorno
ad una piccola chiesa dedicata a San Nicola di
Bari trasformandola nella Cattedrale di San
Nicolò Lo Plano. Le due fazioni giunsero persino a
scontrarsi con le armi in pugno in una contrada
che da allora si chiama Serra Battaglia.
Nicosia attrasse anche la nobiltà siciliana, prima
durante la lunga e cruenta guerra delle fazioni e
poi con la stabilizzazione di diversi casati
baronali nella cittadina che si impreziosì di
decine di palazzi e cappelle.
Oggi il centro storico, danneggiato da terremoti
e durante il XVIII secolo da una disastrosa frana
che coinvolse l'intero quartiere di Santa Maria
Maggiore, con la scomparsa della grande basilica
80
normanna, appare impreziosito da diversi
monumenti che ne caratterizzano l'aspetto tardo
medievale.
Volendo seguire un itinerario non si potrà che
partire dalla Piazza Garibaldi, una piazza quadra
sulla quale si affaccia il fianco porticato della
Cattedrale di San Nicolò e che è contornata da
palazzi pubblici e privati di preziosa architettura
connotata dall'uso dell'intaglio sull'arenaria e
sulla dura marna. La cornice edilizia alla piazza
conta oltre la cattedrale in senso orario: Palazzo
Marrocco, Palazzo Nicosia, Palazzo Falco,
Palazzo La Via con all'interno l'oratorio di San
Filippo Neri, e Palazzo di città costruito su
progetto di Salvatore Attinelli con un grande
atrio coperto da vetrate. La Cattedrale, detta di
San Nicolò de plano, venne ricostruita su una più
piccola chiesetta nel 1340. All'esterno spicca la
porta maggiore, gotica, con apertura a sesto
acuto e decorazione scolpita ricca e variegata.
Accanto si erge la possente torre campanaria,
per alcuni costruita sfruttando una antica torre
araba. Sulla piazza si aprono dei portici posti su
una elegante scalinata che funge quasi da tribuna
al movimento civile tipico delle piazze del
meridione. L'interno della cattedrale si presenta
nel suo aspetto ottocentesco a causa del quasi
totale rimaneggiamento attuato al momento
della elevazione di Nicosia a diocesi. Venne
allora creata una volta a botte che andò a coprire
un magnifico soffitto ligneo dipinto che
rappresenta una delle opere medievali più
importanti di Sicilia. La volta venne decorata dai
fratelli Manno. Tra le tantissime opere d'arte
spiccano il fonte battesimale opera di Antonello
Gagini e rappresentante Adamo ed Eva nell'Eden,
alle spalle del fonte una icona marmorea firmata
da Mancino e Vanello, allievi del Gagini e due
tele rappresentanti San Giovanni Battista e San
Bartolomeo, opera di Giovan Battista Li Volsi e il
monumento funebre ad Alessandro Testa, di
Ignazio Marabitti. Sull'altare omonimo la statua
di San Nicola realizzata da Filippo Quattrocchi.
L'altare del SS. Sacramento è, invece,
particolarissimo per la policromia dei marmi
mischi. Il presbiterio è caratterizzato da un
grande coro ligneo di Giovan Battista e Stefano li
Volsi del 1622. Tra i pannelli una veduta
raffigurante Nicosia nel XVII secolo. A destra del
coro un altare con il Crocifisso detto “Padre della
Provvidenza” da alcuni attribuito a Fra Umile da
Petralia mentre per altri di produzione nicosiana.
Nella navata destra si può ammirare la Madonna

della Vittoria, di scuola gaginesca (1571), il
pulpito di Giandomenico Gagini ma anche due
tele di Filippo Randazzo, pittore nicosiano,
rappresentanti la Sacra Famiglia e l'Immacolata
ed una tela del Patania raffigurante il martirio di
San Placido. La grande statua di san Nicolò è
opera del li Volsi con gli apostoli del Filingelli.
Interessante anche la sacrestia con mobili del
XVII secolo e tre magnifiche tele: la Madonna tra
il Battista e Santa Rosalia di Pietro Novelli; San
Bartolomeo di Giuseppe de Ribera detto lo
spagnoletto e il Martirio di San Sebastiano di
Salvator Rosa. Proprio alle spalle della Piazza
Garibaldi, un bel portale gotico aragonese un
tempo facente parte della Chiesa di San
Francesco d'Assisi. Salendo la lunga scalinata
della Via Salomone, dopo aver visto la facciata
dell'omonimo palazzo, si giunge alla Chiesa del
SS. Salvatore, in posizione dominante. La
struttura è esistente almeno dal 1204 e la sua
vetustà si nota anche dal portico romanico, di
notevole valore estetico e storico. Bello il
sistema di meridiane, usate dall'intera città
come riferimento base, e l'ingegnoso sistema del
calendario delle rondinelle, una sorta di registro
pubblico utile a segnare l'arrivo delle rondini
anno per anno. Dalla chiesa si potranno
osservare la Rocca Palta, un’altura con il resto di
una piccola fortezza aragonese, ed un magnifico
panorama sul centro cittadino. Riscendendo
verso il centro, dietro la Cattedrale, i palazzi La
Motta di San Silvestro con facciata in bugnato e
bell'atrio interno, e quello vescovile di foggia
barocca. Scendendo lungo la via fratelli Testa a
destra Palazzo Camiolo ed a sinistra la Cappella
del SS. Sacramento, poi Palazzo Cirino con la
facciata a tre ordini vitruviani. Sempre sulla via
la Chiesa di San Calogero del XVII con soffitto a
cassettoni in legno dorato. All'interno una
addolorata di Filippo Quattrocchi ed un San
Calogero di Stefano Li Volsi. La chiesa custodisce
opere di a Filippo Randazzo, detto il monocolo di
Nicosia. Sul colle dei Cappuccini, invece, il
complesso conventuale, del quale va visitata la
Chiesa con tele di Nicola Mirabella e Gaspare
Vazzano da Gangi. La chiesa è famosa per
custodire le spoglie mortali di San Felice da
Nicosia, recentemente elevato alla gloria degli
altari.
Il quartiere di Santa Maria. Il percorso si potrà
iniziare da largo Duomo ove sul cantonale di una
casa privata si potranno individuare i resti del
piliere, il punto di confine tra i due quartieri
rivali di Santa Maria e San Nicolò. Il piliere è
contraddistinto da una lapide raffigurante una
mano aperta sormontata da un'edicola.
Proseguendo lungo la Via Francesco Salomone, si
camminerà tra i palazzi ed i resti delle fastose
abitazioni dell’aristocrazia nicosiana. A metà
strada la Chiesa di San Giuseppe con portale del
XVIII secolo e tetto ligneo a cassettoni e capriate.
Più su, dopo aver superato i resti delle mura di
Palazzo san Giaime, si giunge alla Chiesa di San
Vincenzo Ferreri, annessa all'omonimo
convento e costruita nel 1555. Notevole la
facciata con la lunga balconata a grate a petto
d'oca per le suore di clausura ospitate nel
convento. All'interno un magnifico ciclo di
affreschi di Guglielmo Borremans 1672-1744. La
Chiesa di Santa Maria Maggiore con facciata
incompleta e bel portale barocco. L'edificio, a
tre navate, venne realizzato su disegno di
Giuseppe Serafini. Conserva la “Cona” di
Antonello Gagini, del 1511, a ben sei piani. Opere
di Giacomo Campione, una Madonna che
potrebbe essere attribuibile a Francesco Laurana,
la sedia dell'imperatore Carlo V del 1535 e il
cosiddetto Padre della Misericordia, il crocifisso
di Vincenzo Calamaro, venerato dai nicosiani di
Santa Maria in opposizione al Padre della
Provvidenza custodito a San Nicolò. Unico resto
della antica chiesa un campanile in piazza
dell'orologio collegato a parti delle fondamenta
normanne. Ancora più in alto si giunge al
quartiere di Santa Nicolella con l'omonima
chiesa bizantina e ai resti del Castello. Qui si
potranno osservare i monconi di due mastii,
separati da un lungo muro merlato, detto il ponte
normanno, posto a chiusura della corte grande e
aperto solo da una porta ad arco acuto con
rimbotto interno.
Infine, si potrà giungere al quartiere
tradizionalmente abitato dai saraceni, e non a
caso dedicato a San Michele Arcangelo. Qui
sorge la chiesa omonima con retro triabsidato di
epoca normanna e facciata settecentesca
affiancata da una torre del XV secolo.
81

PROBABILE ERBITA,
ENGIO, IMACHARA
PROBABILE FONDAZIONE
NICOSIA
OPPIDUM SARACENORUM
ARRIVO COLONI LOMBARDI,
CITTA' DEMANIALE
MARIANI E NICOLETI
CONTRASTI TRA CHIESE E
LODO DI OROSCO
RICOSTRUZIONE POST-SISMA
E PESTILENZA
CAPOLUOGO CIRCONDARIO,
VESCOVADO
82
S. FELICE DA NICOSIA
S. MARIA DELLA VACCARRA
S. NICOLELLA (S. NICOLO' LE PETIT),
CASTELLO
DUOMO DI S. NICOLO',
CHIESA SS. SALVATORE,
S. MICHELE
S. MARIA DELLA SCALA,
CONVENTO DI S. BENEDETTO,
TORRE CAMPANARIA DEL DUOMO
CONVENTO DI S. FRANCESCO
D'ASSISI, S. ANTONIO ABATE
S. VINCENZO FERRERI,
S. DOMENICA, S. BIAGIO
NUOVA VOLTA DELLA CATTEDRALE,
RICOSTRUZIONE S. MARIA MAGGIORE
CHIESA S. MARIA DEGLI ANGELI,
PALAZZO CIRINO, MALLIA, SPECIALE,
VILLE LIBERTY
La mozzarella di bufala
Pizziddate
Colombedde Tortoe
Nocattoli Etimologia / Etimología
Il nome di origine greco-bizantina,
potrebbe significare "Città di S. Nicolò" o
derivare dal greco con il significato di "la
vittoriosa" dato al paese dai Bizantini
come forma di augurio.
NUMERI UTILI / NÚMEROS ÚTILES
Comune tel. 0935.6721111
Carabinieri tel. 0935.644077
Polizia tel. 0935.973011 / 0935.646470
APPUNTAMENTI / CITAS
Pasqua - Domenica di Pasqua processione
"U scuntru”
Lunedì di Pasqua - Festa S. Michele
Arcangelo
Terza domenica di maggio - Sagra del
maccherone (Festa di San Francesco di
Paola)
Giugno - Infiorata della Salita del
Carmine ( Via Li Volsi )
Luglio - Festa della Montagna
Agosto - Palio Nicosiano
inizio Agosto - Sagra del Castrato
01/15 Agosto - Altari in onore della
Madonna
metà Agosto - Sagra del Biscotto
Dicembre - Sagra del Buccellato
INFORMAZIONI / INFORMACIONES
Popolazione Residente 14.755
Altitudine 724 m.s.l.m.
Superficie 217,89 Kmq
CAP 94014
Denominazione Abitanti nicosiani
Santo Patrono San Nicola di Bari e S.
Felice da Nicosia
Festa patronale 6 dicembre

Villadoro - frazione di Nicosia
Il piccolo paese si stende lungo la valle che separa le alture di Gangi dall'Altesina.
Inizialmente il feudo, veniva detto di Passarello (Passariddu). Doveva essere
costituito da poche case rurali sino a quando, a causa dei danni riportati per il sisma
del 1693, i marchesi decisero la creazione di un nuovo paese lungo la direttrice della
Regia trazzera.
Il nuovo paese, che venne detto di Villa d'Oro, venne realizzato su un disegno
regolare con incrocio di assi in una piazza circolare e con una suddivisione in insulae
lungo strade su maglia ortogonale arricchita da una bella scalinata.
La pianta acquisisce la figura di uno scudo crociato sormontato da una corona con un
effetto unico nel panorama delle città di fondazione.
Il paese venne dotato di una Chiesa dedicata al patrono, San Giovanni Battista.
Il centro rimase infeudato ai D'Onofrio sino al passaggio per dote al Marchese
Galletti di Santa Marina, che lo acquisì con i feudi dell'area dell'Altesina e
dell'Altesinella. Oggi il borgo continua ad avere un sapore rurale fortemente
radicato nelle
tradizioni pastorali,
nella caseificazione e
nell'allevamento per
la produzione di carni.
Poco lontano sorge il
piccolissimo villaggio
di Milletarì, il cui
nome è legato
all'appartenenza ai
feudi della omonima
famiglia gangitana.
La pequeña ciudad se encuentra a lo largo del valle que separa las alturas de Gangi,
dall'Altesina.
Inicialmente, la pelea se dijo Passarello (Passariddu). Tenía que ser realizados por
algunas casas hasta que, a causa de los daños causados al terremoto de 1693, el
Marqués decidió crear un nuevo país a lo largo del camino de tierra de la Real.
El nuevo país, que se le dijo a Villa d'Oro, fue puesto en libertad en un patrón
regular, con eje transversal de una plaza circular e islotes a lo largo de las
carreteras en una subdivisión en ortogonales enriquecida por una hermosa
escalera.
La planta tiene forma de escudo cruzado rematada por una corona con un efecto
único en el panorama de la fundación de la ciudad.
El país contaba con una iglesia dedicada al patrón, San Juan Bautista
El feudo de edad fue el paso a la D'Onofrio como dote a la Galletti Marqués de Santa
Marina, que adquirió con los feudos y el área dell'Altesina dell'Altesinella. Hoy en
día el pueblo sigue teniendo un sabor profundamente arraigada en las tradiciones
de la pastoral rural y la agricultura en el proceso de lácteos para la producción de
carne.
No muy lejos se encuentra el pequeño pueblo de Milletarì, cuyo nombre está
vinculado a la pertenencia de los feudos de la familia Gangi del mismo nombre.
i Borghi e le Frazioni
83

18
VI A S . FRANCESCO DI PAOLA
16
19
17
N
VIA SS. SALVATORE LARGO
S. BIAGIO 15
VIA B. DI FALCO
20
21
13
11
10
12 14
VI AS . BENEDETTO 22
4
5
P.ZA
6
GARIBALDI
3
23
2
7
8
9
IA
F.LLI TESTA V
1
6
24
V
25
IA .F OMON
SAL E
26
27
28
29
VIA GIUDECCA

VIA ANSALDI
30
34
32
31
33
35
Nicosia
Edifici religiosi Edifici storici
(edificios religiosos) (edificios històricos)
1 CATTEDRALE DI S. NICOLO’
2 PALAZZO MAROCCO
3 PALAZZO NICOSIA
4 PALAZZO FALCO
5 PALAZZO LA VIA
6 PALAZZO DI CITTA’
7 PALAZZO CAMIOLO
8 CAPPELLA DEL SS. SACRAMENTO
9 PALAZZO CIRINO
10 CHIESA DI S. CALOGERO
11 CHIESA DI SANT’ANTONIO ABATE
12 PALAZZO D’ALESSANDRO
13 PALAZZO MALLI
14 CHIESA DI S. BENEDETTO
15 CHIESA DEL CARMINE
16 PALAZZO SPECIALE
17 CONVENTO DEI CAPPUCCINI
18 CHIESA DI S. FRANCESCO DI PAOLA
19 ROCCA PALTA
20 CHIESA DEL SS. SALVATORE
21 PALAZZO SALOMONE
22 CHIESA DI S. FRANCESCO D’ASSISI
23 PILIERE
24 PALAZZO VESCOVILE
25 CHIESA DI S. BIAGIO
26 CHIESA DI S. AGATA
27 CHIESA DI S. ELIGIO
28 PALAZZO LA MOTTA-SALINELLA
29 CHIESA DI S. GIUSEPPE
30 PALAZZO LA VIA DI S. AGRIPPINA
31 CHIESA DI S. VINCENZO
32 BASILICA DI S. MARIA MAGGIORE
33 CHIESA DI S. NICOLELLA
34 RUDERI DEL CASTELLO
35 CHIESA DI S. MICHELE ARCANGELO

Nicosia
La tercera ciudad de la provincia, Nicosia es el centro de
una vasta zona de la sierra.
Tanto la evidencia arqueológica de que los tradicionales,
confirman que la zona de Nicosia fue habitada por cierto
durante el primer milenio aC Pero sin duda podemos decir
que la estabilización de un pueblo en la colina se encuentra
el castillo, el mayor de varios picos en los que se relaja
el centro hoy, al menos en el período que comienza de la
antigüedad tardía, como lo demuestra el postcostantiniani
catacumbas subterráneas que comienzan en tan sólo rocas
por debajo de los muros del castillo.
El nombre de la ciudad parece sugerir una organización
permanente de la villa como consecuencia del fenómeno
del Imperio Bizantino.
De hecho, el nombre de Nicosia es, sin duda de origen
griego, y en esta forma se transcribe al mencionar que los
autores árabes.
La población tuvo que ser compuesto predominantemente
de Sicilia Sicilia de habla griega y de rito oriental durante
el período de la dominación islámica.
Sabemos que es difícil para el trabajo del Gran Conde Roger gana el centro, que luego tuvo que ser
sentado a la derecha en la parte superior del castillo.
La importancia del centro, sin embargo, determinó la elección de la misma Roger Animo a su recolonización
con la gente que viene del norte de Italia y los altavoces dialecto
galo-itálico.
La colonización "Lombard" produjo lo que hoy es la característica más
sobresaliente de Nicosia, el dialecto hablado polla italiana ahora y sigue
siendo un marco cultural que es "visible" nórdicos. Con el tiempo, varios
testigos hicieron algo de luz sobre esta diversidad de Nicosia e incluso el
historiador del siglo XV nota Thomas Fazello que "... Nicosiani antestanno los sicilianos en casi
todo y sobre todo en altura, de atractivo en el discurso y la cara ...".
Con el tiempo, la importancia militar y estratégica del sitio del castillo junto con la conveniencia
comercial y social de la misma, de hecho, llegar a ser peligroso a la costa debido a los ataques de
los piratas turcos y corsarios, el tráfico interno entre Messina y Palermo se produjeron con más
frecuencia a lo largo del Términos director de Fiumefreddo en ese camino, desde entonces toma el
nombre de Messina montañas de Palermo y luego se remonta desde la carretera principal y el Etna
Madonie. El director vio Nicosia perfectamente en el medio de un largo viaje, así como la intersección
del mismo con la otra importante vía norte-sur para el movimiento de los rebaños de la
trashumancia y el trigo a los "cargadores" de la costa del Tirreno y por lo tanto muy adecuado para
el sitio establecimiento de almacenes y centros de acogida para muchos viajeros.
Este desarrollo permitió a la central para iniciar su ascenso a la "ciudad", que pronto adoptaron
también por la ciudad en el estado, sancionado por Federico II de Suabia.
En el núcleo, en un principio se reunieron en torno al castillo, a la larga emergentes dos componentes
a menudo en conflicto abierto entre ellos, Mariani, la ciudad más antigua, ligada a la gran
iglesia normanda de Santa María la Mayor y Nicolini, en un principio se establecieron fuera de las
murallas , se mantuvo en torno a una pequeña iglesia dedicada a San Nicola di Bari, la transformación
de la Catedral de San Nicolás El Plano.
86
Nicosia
N.qu.shin

Las dos partes llegaron incluso a luchar con el arma, en
una región que desde entonces se ha llamado la Serra
batalla.
Nicosia también atrajo a la nobleza siciliana, por
primera vez durante la larga y sangrienta guerra de las
facciones y luego con la estabilización de varias familias
señoriales de la ciudad que está adornado con docenas
de palacios y capillas.
Hoy en día el casco antiguo, a menudo dañada por los
terremotos y durante el siglo XVIII por un deslizamiento
de tierra que afectó desastrosa de todo el distrito de
Santa María la Mayor, con la desaparición de la gran
iglesia normanda, que está adornada con varios monumentos que caracterizan el aspecto medieval
tardía.
Queriendo seguir una ruta que no puede ser de la Piazza Garibaldi, una plaza cuadrada pasado por
alto por el pórtico lateral de la Catedral de San Nicolás y está rodeado por la arquitectura de edificios
públicos y privados se caracteriza por el uso de sull'arenaria preciosa talla y la marga duro.
La construcción del marco cuenta con más de la catedral a la plaza en sentido horario: Marrocco
Palace, Palacio de Nicosia, el Palacio de Falco, el Palacio en la calle con el oratorio de San Filippo
negros, y el Palacio de la ciudad construida y diseñada por Salvatore Attinelli con una gran atrio
acristalado.
La Catedral, conocido como San Nicolás de plano, fue reconstruida en una pequeña iglesia en 1340.
Está fuera de la puerta principal, arco gótico de apertura con decoración tallada y una rica y variada.
A su lado se encuentra el campanario se establece, para algunos construidos con una torre árabe de
edad. La plaza está porches abiertos de asientos en una elegante escalera que sirve como un foro para
ser casi movimiento civil típica de las plazas del sur. El interior de la propia catedral en su aspecto del
siglo XIX debido a la revisión casi total a cabo durante la elevación de la diócesis en Nicosia. Se creó
entonces una bóveda que fue a cubrir un magnífico techo de madera pintada que es una de las obras
más importantes de la Edad Media Sicilia. La bóveda fue decorada por los hermanos Manno.
Entre las muchas obras de arte son la pila bautismal de Antonello Gagini y el representante Adam y
Eva en el Edén, la fuente detrás de un icono de mármol Vanello y firmado por Mancino, los estudiantes
Gagini.
Dos pinturas que representan a San Juan Bautista y San Bartolomé, de Giovan Battista Volsi Li, la
tumba de Alejandro Testa, Ignacio Marabitti.
En el altar, la estatua de San Nicolás del mismo nombre creada por Filippo Quattrocchi. El altar del
Santísimo Sacramento, sin embargo, tan propio de los mármoles polícromos.
El santuario se caracteriza por un gran coro de madera de Giovan Battista y Stefano les volvió en 1622,
entre los paneles que representa un punto de vista de Nicosia en el siglo XVII.
A la derecha de un altar con un crucifijo del coro llamado "Padre de la Providencia" por algunos
atribuido a fray Humilde Petralia, mientras que para la producción de otros Nicosia.
En la nave derecha se puede ver a Nuestra Señora de la Victoria gaginesca School (1571), Gagini
Giandomenico el púlpito, sino también dos cuadros de Filippo Randazzo, Nicosia pintor, que representa
el el'Immacolata Sagrada Familia y una pintura que representa el martirio de Patania San
Plácido.
La gran estatua de San Nicolás es el trabajo de los apóstoles de ellos volvió con Filingelli.
También es interesante el mobiliario de la sacristía del siglo XVII y tres magníficas pinturas: la Virgen
del Bautista y Santa Rosalía de Pietro Novelli, Bartolomeo di San Giuseppe de Ribera, dijo el español y
el Martirio de San Sebastián de Salvator Rosa.
Justo detrás de la Piazza Garibaldi, un hermoso portal gótico aragonés, una vez parte de la iglesia de
San Francesco d'Assisi.
87

Al subir la larga escalera de la Vía de Salomón,
después de ver la fachada del palacio, se llega
a la iglesia del Santísimo Salvador, en una
posición dominante. La estructura está
vigente al menos desde 1204 y su edad es
conocido por ser particular, como el pórtico
románico de gran valor histórico y estético.
Bello el sistema de meridianos, utilizados por
toda la ciudad como una referencia de base,
ingenioso sistema de la sincronización de las
golondrinas, una especie de registro público
útil para marcar la llegada de las golondrinas
cada año.
Desde la iglesia se puede ver la Palta Rock, un cerro con el resto de una pequeña fortaleza de Aragón,
y una magnífica vista sobre el centro de la ciudad.
Caída hacia el centro, detrás de la Catedral, los palacios de Eva La Motta con una fachada de sillería
en el interior y bell'atrio, y el obispo de estilo barroco.
Caminando por la calle Hermanos Camiole Palacio cabeza a la derecha ya la izquierda de la capilla del
Santísimo Sacramento, a continuación, la construcción de Cirino con la fachada con tres órdenes de
Vitruvio. También en el camino de la iglesia de San Calogero XVII con un artesonado de madera dorada.
Dentro de un angustiado Quattrocchi Filippo y San Calogero Di Stéfano Li Volsi. La iglesia contiene
obras de Filippo Randazzo, dijo que la lente de Nicosia.
En la colina de los Capuchinos, sin embargo, el monasterio, que se debe visitar la iglesia con pinturas
de Nicolás Mirabella y Vazzano Gaspare de Gangi. La iglesia se conoce a la casa de los restos mortales
de San Felice da Nicosia, recientemente elevado a la gloria de los altares.
El distrito de Santa María. La ruta comenzará en la Catedral del cantón donde una casa particular se
encuentran los restos de Piliere, el punto límite entre los dos barrios rivales de Santa María y San
Nicolò. El Piliere se caracteriza por una placa que representa una mano abierta, rematada por un
puesto de periódicos.
Continuando por la Via Francesco Salomone, camina entre los edificios y los restos de las lujosas casas
de la aristocracia de Nicosia. Midway iglesia de San José con un portal del siglo XVIII cerchas de
madera artesonado techo.
Superior, después de pasar los restos de las paredes del Palacio San Giaime, se llega a la iglesia de San
Vincenzo Ferreri, y unido al monasterio del mismo nombre construida en 1555. frente notables con un
largo balcón en el pecho de ganso rejillas de monjas de clausura en el convento albergaba. Dentro de
un ciclo magnífico de los frescos de Guglielmo Borremans 1672-1744. La iglesia de Santa María la
Mayor con la fachada incompleta y el portal barroco hermoso. El edificio consta de tres naves, fue
creado y diseñado por José Serafini. Mantenga el de "Conan" de Antonello Gagini, en 1511, en seis
plantas. Obras de James ejemplo, una señora que podría ser atribuido a Francesco Laurana, la silla
del emperador Carlos V en 1535 y conocido como el Padre de Misericordia, que fue crucificado por
Vincenzo Calamaro, venerado por Nicosiani de Santa María en la oposición al Padre de la Providencia
vigilado San Nicolò.
El único vestigio de una antigua torre de reloj de la iglesia en la plaza a partes de las bases de Norman.
Más arriba, llegamos al distrito de Santa Nicolella con la iglesia bizantina del mismo nombre y los
restos del castillo. Aquí puedes ver los tocones de dos torres, separadas por una pared larga asediado,
conocido como el puente de Norman, situado cerca de la corte y se abrió sólo por una gran puerta
arqueada con aguda procedimiento Rimbotti.
Por último, puede llegar a la zona tradicionalmente habitada por los sarracenos, y no al azar, sobre
todo en San Miguel Arcángel. Aquí está la iglesia con el mismo nombre de la época normanda, con tres
ábsides y la fachada del siglo XVIII, está flanqueada por una torre del siglo XV.
88

Nissoria
Terra sorta nel secolo passato, ridente e feracissima di abbondanti
ricolte e di vaghezze naturali. Ne facciamo ricordo, perché non
lungi dalla stessa vi è la roccia di Sarlo, conosciuta dagli storici
sotto il nome di Serlone. Questo eroe Normanno, tradito da Brahin
Kaid d'Enna, gloriosamente spirò su questa rupe, difendendosi
dall'agguato tesogli da parecchie migliaia di Saraceni.
Scendendosi a Tramontana da Nissoria, e vicino il fiume di Nicosia,
che è cominciamento del Salso ossia Imera Meridionale, si trova
nel feudo Galati la rupe mentovata.
Giovanna Power Villepreux
Il centro odierno nasce come cittadina di fondazione voluta dal signore dei luoghi, Francesco
Rodrigo Moncada Ventimiglia Aragona nel 1746.
Il paese si stende su di un altipiano con un andamento urbanistico complessivamente basato su
schema ortogonale e sfruttando l'attraversamento della strada che univa Catania a Palermo,
l'odierna S.S. 121, lì dove un'altra importante arteria salendo dal villaggio di San Giorgio si dirige
verso le giogaie del Salso Cimarosa consentendo gli spostamenti in senso Nord Sud,
importantissimi per la transumanza e per l'accantonamento del frumento nei caricatori della
costa tirrenica.
La fondazione venne fortemente osteggiata dai signori delle vicine cittadine
feudali, Leonforte e Assoro, oltre che dal Senato della demaniale Agira. Infine
il Moncada riuscì nell'intento soprattutto appigliandosi alla storia del Casale. Sunoria
Infatti Nissoria rappresenta la fase moderna di un insediamento molto antico
Nissoria
89

testimoniato dai diversi resti sia pre e
protostorici, delle contrade Picinosi, Torre e
Cozzo Edera, sia di periodo romano imperiale,
la Statio Nysura. Alcuni resti archeologici tra i
quali un bellissimo tesoretto, dimostrano una
frequentazione importante durante il periodo
bizantino e le fonti citano il casale Qalat
Musariah, posto vicino al Qasr el Hedid
(Gagliano Castelferrato). Il toponimo arabo di
Musariah, potrebbe essere una allitterazione di
Nusuria, Nysuria, ma anche essere ricordato
dalla contrada Musa, posta sempre in territorio
di Nissoria solo un po' più a nord e molto vicino a
Gagliano Castelferrato.
Il nuovo paese certamente dovette avere un
impulso notevole vista la costruzione
immediata di una cappella, dedicata al patrono
San Gregorio Armeno, e, soprattutto la
collocazione di diverse famiglie provenienti da
90
altri paesi (persino 128 famiglie di Centuripe).
La cappella venne trasformata in Chiesa e
dedicata a San Giuseppe che diviene patrono
del nuovo centro. Oggi, la chiesa si presenta con
un impianto a tre navate particolarmente
lineare ed arioso, arricchita da opere del
pittore Elio Romano, assorino di nascita e
legatissimo a questi luoghi ove, nella piana di
Morra, stabilì il suo atelier.
L'esterno, con un ampia facciata che si distende
sul corso, è caratterizzato da diversi lavori in
pietra intagliata di certo pregio.
Un'altra opera di Elio Romano è l'affresco della
ex sala consiliare del Comune, visitabile
chiedendo alla casa municipale.
Interessante il museo etnoantropologico con
una ricca collezione di oggetti della tradizione
contadina e pastorale delle contrade nissorine.

AREA PREISTORICA
COZZO EDERA
STATIO NYSURA
QALAT MUSARIAH
FONDAZIONE E
NUOVO CENTRO
RICOSTRUZIONE POST-SISMA 1693
RESTI ARCHEOLOGICI
CONTRADE PICINOSI,
TORRE E COZZO EDERA
CHIESA DI S. GIUSEPPE
MUSEO ETNO ANTROPOLOGICO
Il museo etn o antropologico
e del la civilta' contadina L a ricotta
Le ope re del pittore
Elio Romano
Etimologia / Etimología
Allitterazione di Nusuria, o dell'antica
colonia Nysuria, dal greco, con il
significato di "vicinanza".
NUMERI UTILI / NÚMEROS ÚTILES
Comune tel. 0935.615011
Polizia Municipale tel. 0935.615011
APPUNTAMENTI / CITAS
Pasqua - Processione delle Palme
06/07 Agosto - Festa di San Giuseppe
MUSEI / MUSEOS
Museo etno-antropologico e della
cultura contadina di Nissoria
Corso Vittorio Emanuele, tel. 0935.615029
INFORMAZIONI / INFORMACIONES
Popolazione Residente 2.969
Superficie 61,62 Kmq
Altitudine 691 m.s.l.m.
CAP 94010
Denominazione Abitanti nissorini
Santo Patrono San Giuseppe
Festa Patronale prima domenica di
agosto
91

El centro fue fundado como un ciudadano de la
fundación de hoy establecido por el señor de los
lugares, Francisco Rodrigo Moncada Ventimiglia Aragón
en 1746. El país se encuentra en una meseta con un
esquema general de desarrollo urbano basado en la
ventaja ortogonales y la toma de cruzar la carretera
que unía Catania y Palermo, a día de hoy la autopista
121, donde otra arteria importante ir hasta allí desde
el pueblo de San Giorgio dirigida hacia las crestas de la
Cimarosa Salado permite moverse en una de norte a sur,
importantes para la trashumancia y para el suministro
de trigo en los cargadores de la costa del Mar Tirreno.
La fundación fue una fuerte oposición por los señores
feudales de los pueblos cercanos, y Assoro Leonforte,
así como el Senado de la propiedad del Estado Agira.
Finalmente tuvo éxito con el Moncada, especialmente
mediante la invocación de la historia de la granja.
De hecho Nissoria representa la fase moderna de un
asentamiento muy antiguo queda demostrado por
varios de los distritos y protohistórica Picini Torre y Ivy
Cozzo, tanto del Imperio Romano, el Nysura Estado.
Algunos restos arqueológicos como un tesoro hermoso,
muestran una presencia significativa durante el
período bizantino y las fuentes que
citan Qalat Musariah casa, situada
Sunoria
Nissoria
cerca de la Qasr el Hedid (Gagliano
Castelferrato). El nombre árabe de
Musariah, podría ser uno de
aliteración Nusuria, Nysuria, sino
también a tener en cuenta desde el
distrito de Musa, que se encuentra
en el territorio de siempre un poco
Nissoria
Nissoria 'al norte y muy cerca de Gagliano Castelferrato.
El nuevo país sin duda tuvo que haber aumentado
considerablemente las opiniones de la inmediata
construcción de una capilla dedicada al santo patrono
de San Gregorio Armeno, y especialmente la colocación
de varias familias de otros países. (Hasta 128 familias
Centuripe).
La capilla se transformó en una iglesia dedicada a San José se convirtió en el patrón del nuevo
centro. Hoy en día, la iglesia tiene tres naves con una planta en particular, lineal y bien iluminada,
mejorada por las obras del pintor Elio Romano (1906-1996), assorino de nacimiento está muy cerca
de estos lugares donde, en la llanura de Morra, estableció su taller.
El exterior, con un amplio frente que se extiende en el curso, cuenta con muchas obras en piedra
tallada cierto valor.
Otra obra de Elio Romano es el fresco de la sala de consejo de administración de la municipalidad,
pidiendo a los visitantes a la sala de la ciudad.
Interesante museo etno-antropológicos con una rica colección de la agricultura tradicional y los
distritos pastorales de nissorine.
92

Piazza Armerina
[…] “Come Enna, per esser nel centro, è chiamata Umbilico; così
Piazza, che ha il luogo superiore verso il lato meridionale, può dirsi
CUORE di Sicilia, come pare che mostrino le Medaglie: perché
sopra il centro del Tregambe, nel capo della Donna armata,
rappresentano Piazza”.
Giovanni Paolo Chiarandà
Famosissima nel mondo per il ciclo musivo della Villa Romana di contrada
Casale, Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco, Piazza Armerina è il secondo centro
della provincia di Enna. Mantiene un centro storico di notevolissimo valore
artistico. Il nome pare attestato sin dalla menzione che ne fa Edrisi chiamandola Iblatasah. Il
primo centro venne distrutto nel 1161 per volere di re Guglielmo II a seguito di ribellioni della
cittadinanza lombarda. Dopo due anni l'abitato venne ricostruito sul colle della Mira, al centro
dell'odierna città, e assunse forme che ancora oggi rappresentano uno dei più antichi esempi di
pianificazione urbana in tutta Europa. Infatti parte del centro medievale è imperniata sull'asse
della Via Monte dalla quale si staccano perpendicolarmente strade e isolati allungati secondo le
curve di livello del colle della Mira. Ancora oggi a Piazza si parla un dialetto di derivazione gallo
italica. Oggi l'abitato storico si presenta diviso in quattro quartieri che per un certo tempo furono
divise da mura e da diritti differenziati, parte infeudati e parte liberi. Il
quartiere più antico è quello del Monte, lungo la strada “Mastra” l'odierna via
Monte, si potranno osservare il palazzo Geraci, il palazzotto del barone
Trigona, contraddistinto da un bel portale gotico catalano, il palazzo dei
Marchesi di Roccabianca. Sempre
lungo la strada si apre la chiesa degli
Angeli Custodi, che custodisce un
importante ciclo di affreschi, e la
chiesa di S. Maria della Catena,
risalente al XII secolo. Il
quartiere ospita anche la chiesa
di San Martino di Tours che è il
più antico edificio di culto di
Iblatasah
Platea
Piazza
Armerina
93

Piazza. Venne edificata contemporaneamente
alla ricostruzione della città posta al vertice di
uno degli angoli della fondazione guglielmana e
datata al 1163, oggi in parte ricostruita ma con
due portali medievali ed un fonte battesimale
del quattrocento. Un altro interessante
complesso del quartiere è la Collegiata del
Crocifisso, costruita sulla più antica chiesa di
Santa Domenica durante il XVIII secolo per
volere di Pietro Paolo Trigona. La facciata a
doppio ordine, scandita da lesene, ha tre portali
barocchi ed una finestra sull'ordine superiore,
l'interno ha pianta a croce greca con un'unica
navata affiancata da sei cappelle coperte a
cupoletta.
Interessante la cupola a tamburo. Tra le opere
d'arte inserivate una bella statua dell'Ecce
Homo a mezzo busto del XVII secolo. La chiesa
conserva anche l'urna processionale del Cristo
morto. Il quartiere della Castellina è così
chiamato perché disteso tra il castello
medievale e le possenti mura che in parte
ancora oggi sopravvivono con la cortina e la
torre dette della Castellina risalenti al 1337. Tra
i diversi edifici sorge la chiesa di Santa
Veneranda, fondata nel 1180. Il quartiere
Casalotto è, invece, ubicato in cima ad una
collina che fronteggia il colle della Mira ed è da
esso nettamente separata. Certamente
esistente al 1397, da quell'anno venne
assegnato al Barone di Mazzarino e Conte del
Grassiliato. Alla famiglia Branciforti rimase sino
al 1598, e fino a quell'anno rappresentò una
urbanità totalmente distinta dalla città
demaniale di Piazza. Nel 1625 venne qui
edificata la chiesa di San Filippo di Agira, detta
di San Filippo al Casalotto.
Il quartiere Canali, prende il nome da una
splendida fontana pubblica, posta al limite sud
occidentale della città, la fonte, è ancora
collegata alla omonima sorgente. Il corpo della
costruzione si divide in una parte con quattro
94
“cannelle” da cui sgorga l'acqua, una area di
lavatoi pubblici coperti ed il canale che
convoglia le acque verso la vallata del Nociara,
un tempo area della produzione orticola della
città. Il quartiere Canali era abitato
prevalentemente da ebrei qui stanziatisi e
rimasti sino al 1492. la loro sinagoga era nel
luogo in cui oggi sorge la chiesa di Santa Lucia.
Nel quartiere sorgono alche la chiesa di Santa
Maria dell'Itria e Santa Barbara, quella di
Santa Maria delle Grazie con l'annesso
convento dei Cappuccini ed i resti della
chiesa di Sant'Ippolito detta anche Santa Maria
del terremoto. Tra i tantissimi monumenti del
bel centro storico, il grande complesso
gesuitico di Sant'Ignazio di Loyola, che ospitò
il Collegio e la Università degli studi retti dalla
Compagnia del Gesù, la chiesa di Sant'Anna, di
interessantissime forme barocche con pianta a
figura generatrice ottagona e facciata concava
convessa concava (1745); la casa Torre del
Padre Santo, posta sulle mura trecentesche
della città, la chiesa di San Lorenzo dei

Teatini, già di Patrisantu o del Gorgo Nero, oggi
nella sua veste barocca.
Notevole il complesso del Carmine del 1332,
nelle forme della ricostruzione del XVII secolo.
Presenta sul portale una splendida Madonna con
Bambino attribuita a Antonio Gagini.
Nell'area della antica porta di San Giovanni, che
si apriva sulle mura trecentesche in
corrispondenza della strada Butera
Castrogiovanni, sorgono diversi interessanti
monumenti.
Il primo di essi, in ordine cronologico, è la
Commenda dei Cavalieri di Malta, costruita in
epoca normanna sulla antica Chiesa di Santa
Maria del Soccorso, allora posta al di fuori delle
mura, venne concessa dal Conte Simone
Aleramico all'Ordine dei Cavalieri Ospedalieri di
Gerusalemme.
La chiesa conserva ancora le sue forme
medievali fortificate, con l'esterno compatto,
aperto solo dai due portali ad arco acuto e da
feritoie. Bella la feritoia a croce greca sul
portale centrale. All'interno, ad aula, due lembi
musivi in marmo e due acquasantiere la
copertura lignea a capriate e abside a pianta
circolare con catino.
Di fronte alla Commenda. La bella chiesa di
Santo Stefano, che mostra diverse fasi
costruttive ed in particolare una bella facciata
barocca (1660) con loggiato in attico destinato
alle campane ed il Teatro Comunale, oggi
Garibaldi, del 1869.
Al centro di Piazza, in un contesto urbano di
grande pregio, si innalzano il palazzo di Città,
già Corte Capitanale del 1773, l'abbazia di
Fundrò con la chiesa di San Rocco e, in una
piazza retrostante il palazzo Demani di
Canicarao del XVIII secolo.
Edificazione dell'età normanna, il priorato di
Sant'Andrea apostolo, sorse fuori del centro
urbano, in una posizione allora ubertosa e
isolata, a nord del primitivo nucleo di Piazza,
per volere di Simone Aleramico, nipote del Gran
Conte Ruggero I.
La chiesa e le sue pertinenze vennero donate
all'Ordine dei cavalieri del santo Sepolcro
(1148). La chiesa ha una pianta a croce latina
con apparato absidale tripartito ed absidi con
interno a catino semicircolare. La luce giunge
attraverso aperture a feritoia con piccola volta
ogivale strombata di chiara esigenza difensiva,
navata e transetto sono coperti da tetti lignei su
capriate. Di chiaro stampo romanico che prelude
al gotico pare disegnata da un mastro
provenzale ma risente dell'uso di maestranze
siciliane. Così il ciclo più antico degli affreschi
che appare bizantineggiante. Una collocazione
posteriore si da al ciclo ove compaiono il
Martirio di Sant'Andrea, ma anche la Dormitio
Virginis, frammentaria, S. Martino, la
Deposizione, l'Annunciazione, la Natività e la
Strage degli Innocenti. Questo ciclo sarebbe più
di tradizione occidentale, forse di mano
benedettina del secolo XII o XIII.
Ancora in Sant'Andrea compaiono affreschi del
quattrocento con probabili influenze
fiamminghe, il che non è raro nella Sicilia della
fine del medioevo, e catalane. Molto bella la
“pietati di Nostru Signuri” del 1486.
Il vertice della collina su cui sorge Piazza è
occupato dagli edifici di maggiore importanza
nella storia della città, primo tra tutti il Duomo,
divenuto cattedrale con la elevazione a diocesi
della città. Esso è dedicato alla Madonna delle
Vittorie, una icona bizantina che
tradizionalmente venne donata da Ruggero I ai
coloni lombardi che fondarono Piazza.
La Chiesa venne costruita nel XIV secolo sui
ruderi della primitiva Santa Maria della Platea,
in seguito al “ritrovamento” all'interno di
un'arca di cipresso della icona ritenuta
miracolosa, presso il santuario di Piazza Vecchia.
Della Chiesa del XIV secolo ci rimane la parte
95

assa del Campanile, a torre con una
decorazione gotico catalana ottenuta con
calcare bianco. Dal 1598, a seguito di un
ricchissimo lascito da parte del barone Marco
Trigona, la chiesa medievale venne demolita ed
al suo posto si iniziò la costruzione dell'odierno
edificio.
I lavori termineranno solo nel 1881 con la
realizzazione della scalinata monumentale.
Oggi la Chiesa è a pianta basilicale tripartita con
navate minori suddivise dal corpo centrale da
possenti pilastri che reggono le volte e la alta
cupola. Al centro dell'altare maggiore l'icona
della Madonna delle Vittorie, racchiusa in una
teca con cornice in smalti di fattura
quattrocentesca siciliana.
palazzo Trigona della Floresta, affacciato sulla
panoramica piazza del Duomo, era la residenza
dei nobili che al duomo lasciarono ricchissimi
averi. Venne costruito nel XVII secolo e
successivamente riedificato per volere di Marco
ed Ottavio Trigona nelle forme odierne (fine
XVIII secolo). Presenta una facciata con portone
centrale e grandi finestrature in pietra arenaria
color ocra. L'interno mantiene una corte
centrale e scalinate monumentali.
Sempre alla sommità del colle, sull'altro lato del
Duomo, sorge il palazzo vescovile. Costruito
tra il 1615 ed il 1640, pare realizzato secondo il
disegno di Giandomenico Gagini e sulle
fondamenta della grande basilica sognata dal
Trigona ma mai portata a termine.
96
Il convento di San Francesco, occupato per
diversi anni dall'Ospedale civico, presenta
all'esterno uno spettacolare balcone
monumentale che viene attribuito a Antonio
Gagini.
Sul lato meridionale della collina della Mira, ad
un livello più basso della sommità, sorge il
castello regio di Piazza. Probabilmente
costruito per volere di Re Martino nel XIV secolo,
esso si compone di un grande corpo
rettangolare a corte centrale con quattro torri
angolari poste su di una struttura a barbacane
probabilmente posteriore alla costruzione
originaria. Privato, chiude scenograficamente
un ampio spazio urbano sul quale si affacciano
diversi edifici di pregio.
La chiesa di San Giovanni, eretta nel 1615 al
posto di un antico oratorio del 1361, contiene
un altare in marmi mischi, statue
rappresentanti la Fede e l'Innocenza e affreschi
di Guglielmo Borremans raffiguranti episodi
della vita di Santi dell'ordine benedettino. Il
Pulpito e la cantoria sono realizzati in ferro
battuto.
La chiesa di San Pietro, la Chiesa ed il
convento, affidati ai francescani, vennero
scelti da diverse famiglie aristocratiche di
Piazza per la costruzione delle loro cappelle
mausoleo. Tra queste quella dei Trigona di
Cimia con bassorilievi marmorei di Antonio
Gagini.

PROBABILI INSEDIAMENTI
GRECI
DISTRUZIONE PIAZZA
VECCHIA E RICOSTRUZIONE
SU COLLE MIRA,
ARRIVO COLONI LOMBARDI
PARLAMENTO SICILIANO
RICOSTRUZIONE POST-SISMA 1693
ELEVAZIONE A DIOCESI
INSEDIAMENTI DI MONTE NAVONE
E MONTAGNA DI MARZO
VILLA DEL CASALE
CASALI ARABI E BIZANTINI
QUARTIERE CASTELLINA,
CHIESA DI S. MARTINO,
PRIORATO DI S. ANDREA,
LA COMMENDA
CASTELLO ARAGONESE
CHIESA DI S. IGNAZIO,
CASA PROFESSA DEI GESUITI,
CHIESA DEL CARMINE
DUOMO,
PALAZZO TRIGONA,
S. STEFANO
PALAZZO DI CITTA'
TEATRO
I ‘ ’ quattr o canal i’ ’
I dolc i ed i biscott i alle mandorle Mostra della civil ta' mineraia Palio dei Normanni le ‘’buttichedd e’’
Etimologia / Etimología
Il nome Piazza deriva dal latino Platea che
significa "piazza, mercato". L'appositivo
Armerina dal monte Armerio (Armerino) che
domina la città.
NUMERI UTILI / NÚMEROS ÚTILES
Comune tel. 0935.982111
Polizia tel. 0935.983011
Carabinieri tel. 0935.682014
Polizia Municipale tel. 0935.682003
Ufficio Turistico tel. 0935.684814
Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo
tel. 0935.680201 / 0935.681310
APPUNTAMENTI / CITAS
Ogni ultima domenica del mese - "Fiera di
Piazza" la più antica fiera zootecnica della
Sicilia
03 maggio - Festa campestre “Madonna della
chiazza vecchia”
12/13/14 Agosto - Palio dei Normanni
15 Agosto - Festa di Maria SS. della Vittoria
MUSEI / MUSEOS
Museo Archeologico della Villa Romana del
Casale
Contrada Casale, tel. 0935.680036
Museo della civiltà contadina, Associazione
nazionale Carabinieri
Salita S. Stefano, tel. 320.6889994 /
339.4693212
Mostra Permanente Della Civiltà Mineraria
Via Garibaldi 27, tel. 388.3466180
Museo Enzo Cammarata - Villa delle
Meraviglie
C/da Casale, tel. 0935.689055
INFORMAZIONI / INFORMACIONES
Popolazione Residente 20.808
Altitudine 721 m.s.l.m.
Superficie 302,85 Kmq
CAP 94015
Denominazione Abitanti piazzesi
Santo Patrono Santa Maria delle Vittorie
Festa Patronale 15 agosto
97

VILLA ROMANA DEL CASALE
SANTUARIO DI PIAZZA VECCHIA
37
43
38
PZ . A
REG . SICILIANA
S.P 15
44
VI A MATTEOTTI 19
20
P .ZA
CASTELLO 18
25
35
17
15
16
14
24
22
11
VIA MONTE
VI A FLORESTA 39
VIA ROMA
21
5
30
23
10
26
27
4
ZP.A
GARIBALDI A
VIALE LIBERTA’ VIA M NS. STURZ
VIA S . FILIPPO VI A V. EMANUELE O O
VIA CARMINE VI A CROCIFISSO 3
2
29
36
ZP.A
DUOMO 28
9
6
VI CAVOUR
VIA UMBERTO
VIA GARIAB LDI
32
8
VIA MAZZINI 31
12
1
33
7
13
41
P.
FALCONE
BORSELLI P.ZA
GE. CASCINO

40
VIA CHIARANDA’ ZA
EE
INO
VI A G . LO GIUDICE 34
P.ZA
B. GIULIANO VIALE GEN. MUSCARA’
VIALE GEN.
CIANCIO
N
P. Z A
SE N. MARESCALCHI
42
S. MARIA DI GESU’
Piazza
Armerina
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
44
Edifici religiosi Edifici storici
(edificios religiosos) (edificios històricos)
CHIESA DI S. GIUESEPPE
PALAZZO MUNICIPALE
CHIESA DI S. ROCCO (FUNDRO’)
E CONVENTO DEI BENEDETTINI
PALAZZO DI CITTA’
PALAZZO CAPODARSO
PALAZZO DEMANI
CHIESA DI S. FRANCESCO
E CONVENTO DEI FRATI MINORI
PALAZZO VESCOVILE
DUOMO
PALAZZO TRIGONA
PALAZZO MARCHESI DI ROCCABIANCA
COLLEGIATA DEL CROCIFISSO
CHIESA DI SAN MARTINO DI TOURS
CHIESA DI MARIA SS. DELLA CATENA
CHIESA DEGLI ANGELI CUSTODI
PALAZZO GERACI
PALAZZO STARRABBA
PALAZZO VELARDITA
CHIESA E CONVENTO MADONNA DELLA NEVE
CASTELLO ARAGONESE
CHIESA DI S. ANNA
CHIESA DI S. IGNAZIO DI LOYOLA
E COLLEGIO DEI GESUITI
CHIESA DELLE ANIME SANTE DEL PURGATORIO
CHIESA DI S. VINCENZO
E CONVENTO DEI DOMENICANI
CHIESA DI S. BARBARA
PALAZZO MANDRASCATI
CHIESA E CONVENTO DI S. CHIARA
CHIESA DI S. GIOVANNI EVANGELISTA
CHIESA DI S. LORENZO DEI TEATINI
TORRE DEL PADRE SANTO
COMMENDA DEI CAVALIERI DI MALTA
CHIESA DI S. STEFANO
TEATRO GARIBALDI
CHIESA DI S. PIETRO
CHIESA E CONVENTO DEL CARMINE
CHIESA DI S. FILIPPO D’AGIRA
FONTE CANALI E LAVATOIO MEDIEVALE
CHIESA DI S. LUCIA
CHIESA DI MARIA SS. DELL’ITRIA
PORTA CASTELLINA
CHIESA DI SANTA VENERANDA
GRAN PRIORATO DI S. ANDREA
RESTI CHIESA DI S.IPPOLITO
CHIESA SI S. MARIA DELLE GRAZIE
E CONVENTO DEI CAPPUCCINI

Està famosa en todo el mundo para el ciclo de
mosaico de la Villa Romana de Casale Imperiale
Contrada famosos, Piazza Armerina es la segunda
ciudad de la provincia de Enna y mantener un centro
de valor artístico considerable. El nombre parece
señalar que puesto que el certificado está llamando
Edrisi Iblatasah. primer centro fue destruido en
1161 por el rey Guillermo II de la ciudadanía como
resultado de la rebelión en Lombardía. Después de
dos años la ciudad fue reconstruida en la colina de
Mira, en el centro de la ciudad de hoy, y tomó formas
que siguen representando uno de los primeros
ejemplos de planificación urbana en Europa. De hecho, parte del centro medieval se centra en el
eje de la Via Monte de los ángulos de las carreteras y aislado de acuerdo con el contorno ampliada
del cerro de la Mira. Incluso hoy en día, la gente habla un dialecto Plaza rama gallo cursiva.
Hoy en día se divide la histórica ciudad en cuatro distritos durante un tiempo fueron divididos por
paredes, y varían las tasas, y una parte enfeudados libre.
El distrito es el más antiguo de la montaña, en el camino "maestro" es ahora Via Monte, se puede
observar el Palacio Geraci, el palacio del Barón Trigona, distinguido por un hermoso portal gótico
catalán, el palacio del Marqués de Roccabianca. También a lo largo de la carretera se abre la Iglesia
de los Ángeles Custodios, que alberga un importante ciclo de frescos, y la iglesia de S. Maria della
Catena, que data del siglo XII. El barrio es también el hogar de la iglesia de San Martín de Tours es
el edificio más antiguo de la iglesia en la plaza y fue construida al mismo tiempo que la
reconstrucción de la ciudad situado en la parte superior de una de las esquinas de la fundación
Guglielmana y fechado 1163, ahora parcialmente reconstruida, pero con dos
Iblatasah
Platea
Piazza
Armerina
Piazza Armerina
portadas y una fuente bautismal medieval del siglo XV. Otro grupo interesante
de esta zona: la Colegiata del Crucificado, fue construido en la antigua iglesia
de Santa Domingo durante el siglo XVIII a instancias de Pedro Pablo Trigona. La
primera fila doble, articulado por pilastras tiene tres portales barrocos y una
ventana por encima de la orden, el interior tiene una cruz griega con una nave
central flanqueada por seis capillas cubiertas con bóveda. Interesante la
cúpula de tambor. Entre las obras de arte inserta una hermosa estatua del Ecce
Homo de medio cuerpo del siglo XVII. La iglesia también contiene la urna
procesión del Cristo muerto.
El barrio se llama así porque de Castellina se extiende entre el castillo y las murallas medievales se
establece que aún sobreviven, en parte, la cortina y la torre de Castellina que data de 1337. Entre
los diferentes edificios es la iglesia de Santa Venerable, fundada en 1180.
El distrito Casalotto, sin embargo, está situado sobre una colina frente al cerro de la Mira y está
claramente separado de ella. Ciertamente, el vigente 1397, ese año fue asignado al Barón y Conde
de Mazzarino Grassiliato. Branciforti familia permaneció hasta 1598, y hasta ese año representaba
una totalmente distinta de la urbanidad de la ciudad de propiedad de la plaza. En 1625 se
construyó la iglesia de San Felipe de Agira, conocido como el Casalotto San Filippo.
El cuarto canal, toma su nombre de una hermosa fuente pública, situada al oeste del límite sur de
la ciudad, la fuente sigue conectado a la fuente del mismo nombre. El cuerpo del edificio se divide
en una parte con cuatro "toques" de que flujos de agua, una superficie cubierta de baños públicos y
el canal que lleva agua al valle de Nociara, una zona de producción hortícola en la ciudad. El cuarto
canal estaba habitada principalmente por los Judios que se asentaron aquí y se mantuvo hasta
100

1492. la sinagoga fue el lugar donde hoy se alza la iglesia de
Santa Lucía. En el distrito surgen alcas dell'Itria la Iglesia de
Santa María y Santa Bárbara, Santa Maria delle Grazie con el
convento adyacente y los restos de la iglesia de los
Capuchinos de Santa María Sant'Ippolito también llamado el
terremoto.
Entre los muchos lugares de la hermosa ciudad antigua, el
gran complejo de los jesuitas de San Ignacio de Loyola, que
albergó el Colegio y la Universidad regida por la Compañía
de Jesús, Iglesia de Santa Ana, de estilo barroco con planta
interesante en la figura generar convexa y cóncava
octogonal fachada cóncava (1745), La Casa del Santo Padre
de la Torre, situado en los muros del siglo XIV de la ciudad, la
Iglesia de San Lorenzo de Teatro, ya Patrisantu Gorgo o
Negro, ahora en su estilo barroco.
El Complejo de 1332 Carmen, en la forma de la
reconstrucción del siglo XVII. Invisitabile en el interior, el
portal presenta una hermosa Virgen con el Niño, atribuido a
Antonio Gagini.
En el antiguo puerto de San Giovanni, que abrió sus puertas
en los muros del siglo XIV en la calle Butera Castrogiovanni,
hay varios monumentos de interés.
El primero de ellos, en orden cronológico, es la Comandancia de los Caballeros de Malta, fue
construido en época normanda de la antigua iglesia de Santa Maria del Soccorso, entonces se pone
fuera de las murallas, y fue galardonado con la Orden del Aleramico Earl Simone Caballeros
Hospitalarios de Jerusalén.
La iglesia aún conserva su forma medieval amurallada, con el exterior compacto, roto tan sólo por
dos puertas con arcos apuntados y las rajas. Bella la rendija de una cruz griega en el portal central.
En el interior, el salón de clases, las desinversiones han dejado poco, dos bordes y dos fuentes de
mosaico de mármol.
Armadura de madera del techo y la taza con un ábside circular.
En frente de la Comandancia. La hermosa iglesia de Santo Stefano, que muestra las diferentes
etapas de construcción y, en particular, una hermosa fachada barroca (1660), con una arcada en el
ático de las campanas y el teatro, hoy Garibaldi, 1869.
En el centro de la plaza, en un entorno urbano de gran valor, se destacan el Ayuntamiento, antes
Tribunal Capitanale de 1773, la abadía de Fundrò con la iglesia de San Rocco, en una plaza detrás de
la finca del palacio del siglo XVIII Canicarao del siglo.
La construcción de la Norman, el Priorato de San Andrés Apóstol, se construyó fuera del centro de la
ciudad, en una fértil y aislado, al norte del núcleo original de la plaza. Simone quería Aleramico,
nieto del Gran Conde Roger I.
La iglesia y sus terrenos fueron donados a la Orden de los Caballeros del Santo Sepulcro (1148). La
iglesia tiene planta de cruz latina con ábside sistema tripartito y la cuenca interna con ábsides
semicirculares. La luz entra a través de una ranura con una bóveda de crucería pequeñas extendidas
en la clara necesidad de la defensa, la nave y el crucero están cubiertos con techo de cerchas de
madera hacia arriba. molde clara de preludio de románico y gótico parece diseñado por un maestro
de Provenza, pero sufre de la utilización de los trabajadores en Sicilia. Así, el ciclo de los más
antiguos frescos bizantinos que aparece. Una de colocar de nuevo a donde parece que el ciclo del
Martirio de San Andrés, sino también la Virginis Dormición, fragmentada, S. Martin, el
Descendimiento, la Anunciación, la Natividad y la Masacre de los Inocentes. Este ciclo sería más que
la tradición occidental, tal vez la mano benedictina del siglo XII o XIII.
101

Andrew todavía aparecen en los frescos del siglo XV con influencias flamencas probable, lo cual es
raro en Sicilia en la Edad Media, y el catalán. Muy bonito "Ten piedad de Nostru Signuri" de 1486.
La cumbre de la colina donde se alza la plaza está ocupado por edificios de mayor importancia en la
historia de la ciudad, la primera del Duomo, la catedral se convirtió en una diócesis con la elevación
de la ciudad. Está dedicada a Nuestra Señora de las Victorias, un icono bizantino, que
tradicionalmente fue donado por Roger Lombard Los colonos que fundaron la plaza.
La iglesia fue construida en el siglo XIV sobre las ruinas de la original de Santa Maria della Platea,
tras el "descubrimiento" en un arca de ciprés, considerada icono milagroso en el santuario de la
plaza del casco antiguo.
Iglesia del siglo XIV, queda la parte inferior del Campanile, una torre con una decoración gótico
catalán obtenidos con piedra caliza blanca. Desde 1598, después de un rico legado de Mark Baron
Trigona, la iglesia medieval fue demolido y en su lugar se inició la construcción de edificios
modernos. El trabajo se completó en 1881 con la creación de la escalera monumental.
Hoy en día la iglesia es de planta basilical de tres veces desde los pasillos principales divididas por
pilares macizos de apoyo de las bóvedas y la cúpula alta.
En el centro de la principal icono de Nuestra Señora de las Victorias, encerrado en una vitrina con
marco de proyecto de ley del siglo decimoquinto esmalte Sicilia.
Palazzo Trigona de Floresta, con vistas a la pintoresca Plaza del Duomo, fue el hogar de los
aristócratas ricos que salió de la catedral de la propiedad. Fue construido en el siglo XVII y
reconstruida a instancias de Marcos en su forma actual y Ottavio Trigona (siglo XVIII). La fachada con
puerta central y grandes ventanas en piedra arenisca ocre. El interior conserva un patio central y
escaleras monumentales. Está a punto de convertirse en la sede del Museo Regional.
También en la cima de la colina, al otro lado de la Catedral, se encuentra el Palacio Episcopal.
Construido entre 1615 y 1640, al parecer, hizo de acuerdo con el diseño de Giandomenico Gagini y los
cimientos de la gran basílica de Trigona soñado, pero nunca se terminó.
El Convento de San Francisco, empleado desde hace varios años y no está abierto en el Hospital
Cívico, tiene un balcón exterior monumento
espectacular que se atribuye a Antonio Gagini.
En el lado sur de la colina de Mira, un nivel más bajo
de la cumbre, es el Real Plaza del Castillo.
Probablemente construida por orden del rey Martín
en el siglo XIV, se compone de un cuerpo rectangular
con un patio central con cuatro torres colocados en
una propiedad Barbican probablemente de nuevo a
la construcción original. Privada, no abierto a los
visitantes, pero cerró espectacularmente gran área
urbana pasado por alto por muchos edificios.
San Juan, construido en 1615 en el sitio de un
antiguo oratorio de 1361, contiene un altar de
mármoles, estatuas y murales que representan la
fe y la inocencia de William Borrego que
representan episodios de las vidas de los santos de
la orden benedictina. El púlpito y el coro son de
hierro forjado.
San Pedro, la iglesia y el convento, confiada a los
franciscanos, fueron escogidos de diferentes
familias aristocráticas de las calles para la
construcción de su mausoleo de la capilla. De estos,
el Cimia con bajorrelieves de mármol de Trigona
Antonio Gagini.
102

Pietraperzia
[…] Tale si è la fertilità del territorio di Pietraperzia, che credesi
comunemente a pochi sottostare di tutta l'isola, poiché abbonda in
pasture per nutrire il bestiame, è molto adatto alle biade di ogni
genere, lussureggia pure in vigneti ed in alberi fruttiferi.
Vito Amico
Il paese, adagiato su una collina con declivio verso sud e lunga cresta rocciosa a nord, fu nel tempo
un importante centro feudale ed un riferimento per il territorio circostante.
Tutta l'area circostante è interessata da diverse testimonianze archeologiche che partono dalle
età del rame e del bronzo antico e percorrono tutto l'arco della storia di Sicilia. Vanno menzionati i
resti di una villa o di una massa romana posti in contrada Runzi, i sepolcreti della contrada
Rancitito e il villaggio, posto in posizione panoramicissima, della contrada Tornambè.
Il paese è dominato dagli imponenti ruderi del Castello Barresio, certamente già fortificato in
periodo arabo e visibilmente costruito su di un insediamento protostorico che si palesa con diverse
tombe a forno ed a camera visibili proprio nella rupe del maniero.
Probabilmente la presenza di tante necropoli pre e protostoriche che “foravano la roccia” conferì
a Pietraperzia il nome odierno, già usato dagli arabi “Al Hagar al Matqub” cioè la pietra forata, o
“perciata” appunto pietra percia, poi Pietraperzia.
Il Castello consta di tre diverse fasi storiche. La prima,
attestata sulla roccia, probabilmente è quella fortificata in
periodo tardo antico, poi un torrione trecentesco posto al
centro della pianta e circondato da mura con torrette
angolari in parte superstiti, una sorta di
Donjon del quale una grossa porzione è
diruta ed infine il complesso palaziale
cinquecentesco. Questo, di notevoli
dimensioni, si svolgeva secondo uno
schema a corte centrale su pianta
rettangolare.
Pierre percée
pietra forata
Pietraperzia
103

La costruzione del complesso palaziale, tra
l'altro arricchito da decori scultorei di pregio,
cancellò l'area di rispetto che doveva esistere
tra il castello stesso ed il paese cosicché oggi le
case sono quasi addossate alle mura meridionali.
In alcuni ambienti superstiti, forse adibiti a
prigioni, sono stati recentemente scoperti ed
ampiamente descritti dei graffiti con scene di
caccia, di esecuzioni capitali e supplizi, ma
anche volti, figure, natanti, croci, stelle armi,
uccelli e scritti. La maggior parte delle date si
concentra attorno il XVI secolo.
Il Castello oggi è visitabile e mantiene ancora,
nonostante i crolli devastanti, l'aspetto
torreggiante soprattutto se guardato da nord
provenendo dallo scorrimento veloce Gela
Caltanissetta.
L'aspetto del centro storico, diviso nei tre
quartieri antichi, è ancora quello del borgo
feudale dedito alla ruralità. Ai piedi del castello,
che assunse pian piano l'aspetto del Palazzo
fortificato, si estendono le case dei contadini,
caratteristicamente costruite con il gesso e il
bianco calcare delle “rocche”, i palazzotti dei
notabili e delle famiglie più vicine al feudatario.
Il cinquecentesco Palazzo del Governatore,
posto a metà strada tra la piazza centrale e la
chiesa madre, ha aspetto monumentale con una
imponente balconata ad angolo sorretta da
mensoloni figurati. Era la residenza del
Governatore dei principi di Pietraperzia.
Più in basso, in un'area che certamente diviene
centrale durante il XVII secolo, si apre la lunga
piazza centrale, in leggero declivio e con
palazzotti e Chiese che si affacciano su di essa.
Apparentemente sonnolenta, soprattutto nei
giorni caldi della lunga estate pietrina, la piazza
sa animarsi per i grandi eventi sociali e religiosi.
La Chiesa Madre, Santa Maria Maggiore, fu
voluta nel 1530 dal Principe Matteo Barresi, che
per iniziarne la costruzione ordinò la
demolizione di una precedente chiesa
normanna.
La pianta è a croce latina con tre navate,
l'aspetto è classico. Notevoli le decorazioni a
stucco. Nella navata sinistra si può ammirare il
sarcofago di Dorotea Barresi, Viceregina del
Regno di Napoli, in marmo, con bara ovale retta
da leoni. Altri due sarcofagi contengono le
104
spoglie di Pietro e di Laura Barresi.
Tra le tele interessanti quelle attribuibili a
Filippo Paladini ed in particolare la “Madonna
in trono”.
Al patrono, San Rocco, è dedicata la chiesa che
sino al 1635 era detta dell'Immacolata
Concezione. In essa sono conservate delle
importanti reliquie del Santo. All'interno
diverse opere di falegnameria ad intaglio ed
intarsio di epoca tardo medievale.
Molto antica, anche se oggi visibile nelle sue
forme secentesche, è la Chiesa della Madonna
del Carmine, o Maria SS. dell'Ajutu.
La Chiesa del Rosario venne edificata a cavallo
tra il XVI ed il XVII secolo. La pianta è a croce
greca e l'edificio è costruito seguendo gli
stilemi del barocco siciliano.
La Chiesa di San Giuseppe venne edificata già
nel 1245 ma è stata più volte sottoposta a
rifacimenti anche strutturali. Al suo interno
tele di interessante fattura.
Fuori paese si trova, invece il Santuario della
Madonna della Cava, rinomato in Sicilia. Qui,
secondo la tradizione, venne rinvenuta
un'icona rappresentante la Madonna e
probabilmente seppellita per difenderla dagli
iconoclasti o dalle truppe musulmane.
Da allora il santuario richiama fedeli in gran
numero che chiedono la benedizione dei mezzi,
un tempo i coloratissimi carretti siciliani ed
oggi gli autocarri da trasporto.

INSEDIAMENTO SICULO
MASSA ROMANA
AL HAGAR AL MATQUB
INFEUDAMENTO AI BARRESI
RICOSTRUZIONE POST-SISMA 1693
NECROPOLI PROTOSTORICHE
CAVA, TORNAMBE'
CONTRADA RUNZI
SEPOLCRETO C.DA RANCITITO
PRIMO IMPIANTO ANIME SANTE
MOSCHEA
CHIESA MADRE,
CASTELLO, S. NICOLO'
S. MARIA DELLA CAVA,
S. GIUSEPPE
CHIESA MADRE (II FASE),
PALAZZO DEL GOVERNATORE
S. ROCCO,
CHIESA DEL ROSARIO
Mandorle
Lavorazione di ceram iche,
fe rro e legno Signiuri di li fasci Etimologia / Etimología
Dall'arabo hagar al-matqûb (sasso
forato) e dal dialetto siciliano petri
pirciati che significa "pietre forate"
proprio per la presenza su tutto il
territorio di numerose rocce
bucherellate, siti di tombe
preistoriche.
NUMERI UTILI / NÚMEROS ÚTILES
Comune tel. 0934.463059
Carabinieri tel. 0934.461129
Informazioni Turistiche tel.0934.461927
APPUNTAMENTI / CITAS
19 marzo - Festa di S. Giuseppe
Pasqua - "U signuri di li fasci"
Processione del venerdì Santo
Maggio - Raduno Carretti Siciliani
inizio agosto - Raduno Internazionale
Gruppi Folkloristici
14/15 agosto - Festa della Madonna
della Cava
16 agosto - Festa Patronale di San
Rocco
Prima domenica di ottobre - Festa
della Madonna delle Grazie
12 Dicembre - Sagra della Cuccia
INFORMAZIONI / INFORMACIONES
Popolazione Residente 7.316
Altitudine 476 m.s.l.m.
Superficie 117,73 Kmq
CAP 94016
Denominazione Abitanti pietrini
Santo Patrono San Rocco
Festa Patronale 16 agosto
105

Pierre percée
pietra forata
Pietraperzia
El pueblo, situado en una colina arriba la
pendiente y larga cresta rocosa al norte, que una
vez fue un centro importante en el feudal y una
referencia a la zona de los alrededores.
Toda la zona se ve afectada por varios hallazgos
arqueológicos que se apartan de la Edad del Cobre
y la Edad del Bronce y los viajes a lo largo de la
historia de Sicilia. eventos clave son los restos de
una villa romana o una masa en los lugares del
distrito Runza, el entierro del distrito Rancitito y
el pueblo, situado en posición panorámica, el
Tornambè distrito.
La ciudad está dominado por las imponentes
ruinas del castillo Barresi duda ya fortificada en
la época árabe, y, obviamente, construida sobre
un asentamiento proto-histórico que se manifiesta
con varias tumbas y una sala de hornos apenas
visible en el acantilado de la casa.
Probablemente la presencia de necrópolis pre y
protohistórica tantos que "traspasado rock"
Pietraperzia otorgó el nombre actual, ya
utilizado por los árabes, "Al Hagar a Matqub" que
atravesó la piedra, o "por qué" sólo la piedra,
porque entonces Pietraperzia.
El castillo consta de tres etapas históricas diferentes. La primera, y se quedó en la roca, es
probablemente la más antigua fortificada en el último período, a continuación, una torre del
siglo XIV en el centro de la planta, rodeada de muros con esquina torres de algunos sobrevivientes,
una especie de Donjon una gran parte de lo que está en ruinas y, finalmente, el palacio del siglo
XVI complejo.
Esto, de considerable tamaño, se llevó a cabo en un patrón en una planta rectangular con un patio
central. La construcción del complejo del palacio, entre otras decoraciones adornadas con
Pietraperzia
hermosas esculturas, canceló el ámbito del respeto que debe existir entre el
castillo propiamente dicho y el país lo que hoy en día las casas están casi en las
paredes del sur.
En algunos sobrevivientes de los entornos, podría utilizarse como una prisión,
fueron descubiertos recientemente y ampliamente descrita pintadas con
escenas de caza de las ejecuciones y la tortura, pero se enfrenta también,
figuras, vasos, cruces, estrellas, las armas, las aves y los escritos. La mayoría
de las fechas se centró en torno al siglo XVI.
El castillo está abierto hoy y aún conserva, a pesar del colapso devastador, que se eleva por
encima de todo la apariencia cuando se ve desde la autopista norte, procedentes de Caltanissetta
Gela. El aspecto del centro histórico, dividido en tres barrios de la antigüedad, sigue siendo el de
una aldea feudal dedicada a la vida rural. A los pies del castillo, que gradualmente asumió la
aparición del palacio fortificado, se extienden las casas de los campesinos, por lo general hechas
de yeso blanco y piedra caliza "rocas", los palacios de los nobles y las familias más cerca del señor
feudal.
La decimosexta Palacio del Gobernador, situada a medio camino entre la plaza principal y la
iglesia madre tiene un aspecto imponente balcón monumental esquina con el apoyo de los
soportes, pensé. Fue la residencia del Gobernador de los principios de Pietraperzia.
Más abajo, en una zona que sin duda se convierte en central en el siglo XVII, se abre la plaza
central de largo, con una pendiente suave de palacios e iglesias que se enfrentan en él.
106

Aparentemente adormecido, sobre todo en los largos días calurosos del verano, una piedra, la plaza
cobra vida a conocer los grandes acontecimientos sociales y religiosos.
La iglesia madre, Santa María la Mayor, fue encargado en 1530 por el príncipe Matteo Barresi, quien
ordenó la construcción para iniciar la demolición de una anterior iglesia normanda.
La planta tiene una cruz latina con tres naves, la mirada es un clásico. estuco notables. En el pasillo
de la izquierda se puede ver el sarcófago de Dorothy Barresi, Viceregina el Reino de Nápoles, con el
ataúd de mármol ovalada con el apoyo de los leones. Otros dos sarcófagos con los restos de Pedro y
Barresi Laura.
Entre las pinturas atribuidas a los Filippo Paladini interesantes (1544-1614) y, en particular la "Virgen
entronizada" El santo patrón, San Roque, la iglesia está dedicada a que hasta 1635 se llamó la
Inmaculada Concepción. En ella se conservan las reliquias del santo importante. En varios trabajos en
carpintería y talla de embutido de la época medieval.
Muy antigua, aunque todavía visible en sus formas del siglo XVII, es la iglesia de la Virgen del Carmen,
María dell'Ajutu SS..
La Iglesia del Rosario fue construida a finales del siglo XVI y el siglo XVII. La planta es de cruz griega y
el edificio está construido siguiendo el estilo del barroco siciliano. La Iglesia de San José fue
construido en 1245, pero ya ha sido repetidamente objeto de reformas, incluso estructurales. En el
interior, las pinturas de la factura interesante.
Fuera de la ciudad no es, en lugar del Santuario de la Virgen de la Cava, famoso en Sicilia. Aquí, según
la tradición, se encontró un icono que representa la Virgen y, probablemente, enterrado para
protegerlo de los iconoclastas o tropas musulmanas.
Desde entonces, el santuario atrae a muchos fieles en la búsqueda de la bendición de los medios de
comunicación, una vez que el colorido carros y camiones de Sicilia de hoy y de transporte las abejas.
Viernes Santo y "Lu paquetes Signuri de ellos."
Al anochecer del Viernes Santo en la iglesia del Carmen es una gran cruz procesional cabo de ocho pies,
colocándolo en la explanada frente a la iglesia. La cruz se añade a un anillo de metal y los fieles de
esta cinta de obligar a cada uno su ropa blanca. La cinta, de 32 metros de largo, una vez planteada la
cruz sobre la multitud, que representan el enlace entre el Cristo crucificado y su gente. En este punto,
el crucifijo, seguido por el país comienza con una procesión alrededor de la música fúnebre y
aspiraciones de origen antiguo. Ciertamente, la práctica devocional antigua resulta ser una de las
representaciones sagradas más emocionante y especial de Sicilia.
107

Regalbuto
La Terra di Recalbuto in Sicilia mostra il suo territorio prodigioso,
poicchè i morsicati da' cani rabiosi nel metter piede nel distretto di
detta Terra, d'un subito restan guariti senz'altro medicamento.
Ciò si crede per li meriti di S. Vito.
Antonino Mongitore
Quasi distesa in riva al lago Pozzillo, Regalbuto è oggi dedita all'agricoltura ed all'artigianato. Il suo
aspetto è ancora legato all'epoca del vicereame spagnolo ed assume in alcuni casi il sapore delle
fondazioni della colonizzazione ispanica nelle Americhe. E' così ad esempio nella bella piazza
centrale Piazza della Repubblica sulla quale si specchiano sia il palazzo comunale che la grande
mole della Chiesa Madre. Nonostante il nome, chiaramente di origine araba, e le diverse fonti che
citano l'esistenza del paese al medioevo, la Regalbuto di oggi è quella successiva alla rifondazione
cinquecentesca. Anche l'impianto planimetrico,sebbene non proprio ippodameo, è risalente più o
meno a quel periodo ma alcuni quartieri
mantengono parti della vecchia trama
urbana tipicamente araba con vicoli e
cortili che doveva essere la
caratteristica di Regalbuto prima
della distruzione operata per mano
dei centuripini nel 1261. Tra i
monumenti maggiori spicca
certamente il Duomo,
dedicato a San Basilio e
costruito
Regalbuto
109

durante il XVIII secolo probabilmente dopo la
distruzione della precedente chiesa a causa del
sisma del 1693. La chiesa ha una chiara
impostazione barocca con facciata divisa in tre
ordini particolarmente movimentata, pianta
complessa ed una alta torre campanaria che
supera i cinquanta metri.
Anche l'interno, ad aula con cappelle laterali, è
di effetto, le grandi finestre ne consentono una
costante illuminazione che si concentra sulle
aree decorate dagli stucchi bianchi e dorati.
L'altare è sormontato da un pregevole organo a
canne del XVII secolo decorato in oro zecchino.
Accanto l'ingresso principale due acquasantiere
in marmo bianco di Carrara rappresentanti
angeli. Diverse tele ed opere pittoriche come la
bella Via Crucis in 14 tele del seicento.
A San Vito, patrono di Regalbuto, è dedicato un
altare con colonne in marmo rosso venato di
Sant'Agata e la vicina cappella nella quale si
conservano delle reliquie del santo all'interno di
un arca argentea datata al 1547 e di fattura
siciliana. La statua è firmata dal Frosinate
Giuseppe Picano che la eseguì nel 1798.
A pianta centrica ottagonale è la chiesa della
110
Madonna del Carmelo, ricostruita nel XVIII
secolo sui ruderi quattrocenteschi. Sempre di
rifacimento tardo, barocco, è la chiesa di Santa
Maria della Croce. Nella stessa piazza si erge la
facciata della chiesa di Santa Maria delle
Grazie, a torre con scelte formali barocche e
campanile a loggiato.
La chiesa di San Domenico, posta nell'area che
viene detta del “quartiere saraceno” venne
rinnovata in seguito al sisma del 1693. Il palazzo
comunale si apre sulla piazza centrale, a
lato della chiesa madre, l'edificio è
caratterizzato da alte paraste in pietra e
balconi barocchi finemente lavorati. Anche
l'interno ha mantenuto quasi intatto il suo
andamento spagnoleggiante con bei saloni e
scale monumentali.
Piacevole può essere girare tra i vicoli e le
stradine dei quartieri antichi, incontrando non
di rado scorci caratteristici, edicole votive,
portoni e palazzotti di pregio.
Salendo al quartiere di “sopra le fosse” si potrà
godere di un bel panorama sul paese e sul vicino
e grande lago Pozzillo.

PROBABILE AMESELO
CASALE ARABO
DISTRUZIONE E ABBANDONO
RICOSTRUZIONE POST-SISMA 1693
CHIESA MADONNA DEL CARMELO
CHIESA S. SEBASTIANO,
S. DOMENICO
CHIESA MARIA SS. DELLA CROCE
CHIESA MADRE S. BASILIO,
PALAZZO MUNICIPALE,
S. GIOVANNI
LAGO POZZILLO
Etimologia / Etimología
Deriva dall'arabo Rahal Abbud,
“stazione del Casale” o Rahl-
Butahi,"casale fortificato".
Mostarda di fichidindia
Lavorazione di tessuti e legno Sarsamele
Cuccidda ti
NUMERI UTILI / NÚMEROS ÚTILES
Comune tel. 0935.911331
Polizia Municipale tel. 0935.71127
APPUNTAMENTI / CITAS
Febbraio - Carnevale
12 febbraio - Sfilata Carri allegorici
11 agosto - Festa Patronale di San Vito
INFORMAZIONI / INFORMACIONES
Popolazione Residente 7.636
Altitudine 520 m.s.l.m.
Superficie 169,29 Kmq
CAP 94017
Denominazione Abitanti regalbutesi
Santo Patrono San Vito
Festa Patronale 11 agosto
111

Regalbuto
Casi tumbado en el lago Pozzillo, Regalbuto
ahora se dedica a la agricultura y la artesanía.
Su aspecto sigue empatado en el momento
del virrey español en algunos casos y toma el
sabor de las bases de la colonización hispana
en las Américas.
Es 's así que por ejemplo en la hermosa plaza
central, donde se refleja el ayuntamiento
que la mayor parte de la iglesia.
A pesar de su nombre, claramente de origen
árabe, y las diversas fuentes que citan la
existencia del país por lo menos desde la
Edad Media, el Regalbuto ahora es volver a encontrar el próximo siglo.
Aunque si bien no el plan del sitio, ippodameo, que data más o menos en ese momento, pero
algunos barrios conservan partes de la trama urbana de edad típicamente árabe callejones y
patios, y que iba a ser el sello distintivo de Regalbuto antes de la destrucción a manos de
centuripini en 1261.
Entre los monumentos más importantes sin duda se encuentra la Catedral, dedicada a San Basilio
y construido en el siglo XVIII, probablemente después de la destrucción de la antigua iglesia a
causa del terremoto de 1693.
La iglesia tiene un conjunto claro fachada barroca dividida en tres órdenes y la planta turbulento,
complejo y un campanario de altura que está por encima de quince metros.
Aunque el interior de la nave con capillas laterales, y el efecto, los grandes ventanales permiten
una iluminación constante que se centra en las zonas decoradas con estuco blanco y oro.
El altar es coronado por un órgano de tubos finos en el siglo XVII, decorado en oro.
Al lado de la entrada principal dos fuentes de mármol blanco de Carrara ángeles representantes.
Varias pinturas y pinturas como el Camino de la Cruz en 14 hermosas pinturas del siglo XVII. En San
Vito, el santo patrono de Regalbuto, se dedica a un altar con columnas de mármol rojo con vetas
de Santa Águeda y la capilla cercana donde las reliquias del santo se conservan en una factura
fechada el arca de plata de 1547 y Sicilia. La estatua está firmada por José Picano Frosinone que
Rahalbutum
rahl baut
Regalbuto
lo llevó a cabo en 1798.
Un plan centrado en la iglesia octogonal de Nuestra Señora del Monte Carmelo,
reconstruida en el siglo XVIII sobre las ruinas del siglo XV. la reconstrucción y
más tarde, el barroco, es la iglesia de Santa Maria della Croce. En la misma
plaza se encuentra la fachada de la iglesia de Santa Maria delle Grazie, una
torre con un campanario barroco y elecciones formales en el pórtico.
La iglesia de San Domenico, ubicado en lo que se llama la "zona dólar" fue
restaurado tras el terremoto de 1693. El Ayuntamiento se abre a la plaza
principal, junto a la iglesia madre, el edificio se caracteriza por pilastras de piedra de alta y
balcones barrocos y funcionaba perfectamente. El interior se ha mantenido casi intacta su
tendencia de los hispanos con hermosas habitaciones y una escala monumental.
Agradable puede convertir un paseo por los callejones y callejuelas de los barrios antiguos,
reunidos a menudo puntos de vista típico, altares, puertas y palacios de gran valor.
Al subir al barrio "sobre él" podrá disfrutar de una hermosa vista sobre el pueblo y el lago cercano
y gran Pozzillo.
112

Sperlinga
Indi continua Asaro, Tavi, Nicosia e più oltre tre miglia Sperlinga,
sopra un'altissima Rocca, che alla strage Francese, nel Vespro
Siciliano, sola tra cotante, non consenti, onde ne nacque il
Proverbio Quod Siculis placuit, sola Sperlinga negavit.
Giuseppe Carnevale
Il paese si adagia ai piedi di una rupe quasi monolitica con la quale si fonde letteralmente: le case
sono montagna e la montagna case e castello. Il nome stesso deriva proprio dall'uso diffusissimo di
abitare nelle spelonche. Elemento dominante è la parte alta del masso che fu trasformato in
castello in epoche non precisate. Di certo la fortificazione è già ben funzionante durante l'epoca
araba e ne parla Idrisi: “ Isb.rl.nkah è grosso casale, nel quale si aduna ogni bene: terre seminate e
coltivi…” Tra i primi documenti storici in cui è citata Sperlinga è il privilegio a firma del Granconte
Ruggero d'Altavilla del 1082. Proprio gli Altavilla promossero nell'area del nicosiano, quindi anche a
Sperlinga, una massiccia colonizzazione di popolazioni di lingua occitanica provenienti dal
Piemonte. Queste genti hanno mantenuto le loro tradizioni al punto tale che ancora oggi si è di
fronte ad un'isola linguistica gallo italica che vede in Sperlinga la sua espressione più pura.
Il paese si dispone lungo due assi viari che corrono paralleli al castello, posti su due livelli differenti
ed uniti da vicoli e stradine a scalinata.Lungo il secondo dei due assi sorge la Chiesa Madre,
dedicata a San Giovanni Battista, mentre alla cima della stessa strada si giunge a quella che era la
corte bassa del castello e che oggi è una piccola piazza con un’ elegante chiesetta.
La Chiesa Madre, a navata unica e molto semplice, fu fatta costruire dal principe Giovanni Natoli a
partire dal 1597, lungo la strada che conduce al castello. E' dedicata a San Giovanni Battista,
patrono della città, e conserva al suo interno alcune tele del XVII secolo oltre ad un organo a
mantice del 1830. La Chiesa di S. Anna, della seconda metà del '600, è annessa ad un convento
degli Agostiniani e custodisce un crocifisso
ligneo della scuola di Frate Umile da Petralia
detto “Il Padre delle Grazie”. Dell'abitato
certamente precedente alla Licentia
populandi, rimane lo spettacolare borgo
rupestre, posto lungo il fianco orientale
della serie di guglie
sottostanti il castello.
Spelunca
spelonca
Sperlinga
113

Nella roccia viva sono stati scavati non solo gli
ambienti abitativi, non di rado ancora utilizzati
e persino dotati di numero civico, camini e
quant'altro utile alla civile abitazione, ma anche
le strade di accesso. Il tutto conferisce ai luoghi
un fascino veramente unico.
Nel dialetto locale, di origine gallo italica il
borgo rupestre viene detto "il Balzo", ovvero "o
bàózz".
Alcune delle abitazioni rupestri, in parte
abbandonate con la costruzione di alloggi per
“gli ingrottati” in parte per il massiccio esodo
migratorio che ha spopolato Sperlinga, sono
state trasformate in un museo
etnoantropologico che fa vivere al visitatore
l'emozione della povera ed orgogliosa vita degli
sperlinghesi delle grotte.
Il pezzo forte della visita a Sperlinga è
indubbiamente il Castello medievale,
realizzato con un sapiente gioco di architetture
costruite ”a levare” con gran parte della
struttura direttamente scavata nell'enorme ed
unico masso quarzarenitico. Il castello nasce
probabilmente come abitato rupestre già nella
età antica. Certamente noto ai normanni, ha la
sua vicenda principale durante la guerra del
114
Vespro, qui, infatti, si trincera una guarnigione
angioina che, nonostante l'assedio tenuto a
lungo dalle truppe siciliane filo aragonesi, trova
nei pochi abitanti del borgo i propri spontanei
difensori.
Attorno questa vicenda, descritta
lapidariamente con la incisione che ancora
campeggia su uno degli archi del castello, “quod
siculis placuit sola Sperlinga negavit”, nacquero
poi le leggendarie narrazioni della resistenza
degli affamati.
Di certo sappiamo che alla fine la guarnigione
venne fatta arrendere ed ottenne salva la vita
riuscendo ad abbandonare per sempre la Sicilia
nemica. La corte esterna del castello si indovina
oggi nei fabbricati posti attorno la piccola piazza
quadrata che si apre ai piedi della mole rocciosa
tra i quali si erge la Chiesa dedicata alla
Madonna della Mercede con impianto ad aula e
facciata semplice con piccolo campanile a torre.
Dalla piazza, salendo su un rivellino e superando
una passerella che ricalca il ponte levatoio, si
entra nell'area forte. Il portale di ingresso si apre
in una camera voltata e buia e poi all'area che
dovette essere il palazzo feudale. Rimane parte
del palazzo con una bella bifora a guardia della
valle del Fiumetto. La parte ipogeica del
castello consiste in una tripla teoria di ambienti
ingrottati, i primi due posti prima del rivelino e
del ponte, oggi adibiti ad esposizione
etnografica, poi una serie di ambienti a pianta
circolare e sezione globulare di diversa
dimensione, tra i quali rimane particolarmente
interessante una camera con una teoria di
nicchie arcuate da taluni lette come un orologio
solare. Più in alto ambienti nei quali erano
ospitate le scuderie, aperte dalla porta falsa,
un’area artigianale, con una fucina dotata di
grande cappa conica e le prigioni. Rimane la
chiesa, dedicata a San Luca.
Salendo sul mastio, attraverso una lunga e ripida
scala anch'essa ricavata direttamente sul masso,
si giunge ad una piattaforma merlata munita di
porta ad arco acuto dalle cui balconate si gode
un panorama veramente unico sull'area nord
della provincia e su parte delle vicine Madonie.
Tra i siti rupestri più interessanti Contrada Rossa,
che forse ospitava una comunità paleocristiana
(sulla cui chiesa è stata successivamente
impiantata una moschea), quello della Contrada
SS. Quaranta, nelle cui grotte sono ricavate
nicchie sepolcrali dei sec. IV-VI sec. d.C, e quello
di Peirito, con tombe paleocristiane.

COLONIZZAZIONE
LOMBARDO OCCITANICA
VESPRO
FEUDO VENTIMIGLIA
FEUDO FORTI NATOLI
RICOSTRUZIONE POST-SISMA 1693
FEUDO ONETO
RESTI NON INDAGATI
INGROTTATI A FUNZIONE
CONVENTUALE E DI RIFUGIO
MOSCHEA RUPESTRE DI
BALZO DELLA ROCCA
CASTELLO
CHIESA DI S. GIOVANNI BATTISTA
CHIESA DI S. ANNA
Tortone Rame di mandorle “Il castello fortificato“ Etimologia / Etimología
Deriva dalla trasformazione deriva dal
greco e dal latino Spelunca con il
significato di "grotta" "Spelonca".
NUMERI UTILI / NÚMEROS ÚTILES
Comune tel. 0935.643177
APPUNTAMENTI / CITAS
24 giugno - Festa Patronale
“San Giovanni Battista"
18 agosto - Festa di Santa Liberata
19 agosto - Festa della Castellana
metà Agosto - Sagra del Tortone
15 settembre - Festa del Signore
MUSEI / MUSEOS
Museo della Civiltà Contadina e
Grotte museo di Sperlinga
Largo Castello e Via Panetteria,
tel. 0935.643025 / 0935.643119 /
0935.643139
INFORMAZIONI / INFORMACIONES
Popolazione Residente 892
Superficie 58,76 Kmq
Altitudine 750 m.s.l.m.
CAP 94010
Denominazione Abitanti sperlinghesi
Santo Patrono San Giovanni Battista
Festa Patronale 24 giugno
115

Spelunca
spelonca
Sperlinga
El pueblo es pequeño, se encuentra al
pie de un acantilado casi monolítica en
la que literalmente se derrite, las
casas son montañas y casas de montaña
y el castillo.
El propio nombre deriva de la
utilización de los populares viven en
cuevas, el uso aún hoy en día una
presentación atractiva a los viajeros.
La ciudad se desarrolla principalmente
en dos calles rectas y paralelas entre sí,
unidas por callejones y escaleras.
Magistral la parte superior de la roca
que se transformó en un castillo en
tiempos no especificados.
Ciertamente, la fortificación ya que funcione bien durante el tiempo que habla árabe y Idrisi:
"Isb.rl.nkah es la casa grande, en la que se convoca a todos los buenos: siembran y cultivan la
tierra.
"Entre los primeros documentos históricos, que citan Sperlinga es el privilegio de firmar
Granconte Ruggero d'Altavilla de 1082. Sólo el Altavilla promovido en la zona de Nicosia, y por lo
tanto también Sperlinga, una colonización masiva de la población de habla occitana del Piamonte.
Estas personas han mantenido sus tradiciones hasta el punto que aún hoy se enfrenta a una isla
lingüística polla Sperlinga cursiva que ve a su más pura expresión.
El país cuenta con más de dos caminos que corren paralelos al castillo, situado en dos niveles
diferentes, unidas por calles estrechas con escaleras, a lo largo del segundo de los dos ejes es la
Iglesia Madre, dedicada a San Juan el Bautista, mientras que la parte superior de la misma
nuestra forma de llegar a lo que fue el más bajo patio del castillo y ahora es una pequeña plaza
con una capilla sencilla pero elegante.
Madre Iglesia: La Iglesia, nave y sencillo, fue construida por el príncipe John Natoli desde 1597, a
lo largo de la carretera que conduce al castillo. E ', dedicada a San Juan el Bautista, el santo
patrón de la ciudad, y alberga unas pinturas del siglo XVII y un órgano de tubos de 1830.
Iglesia de San Anna
La construcción de la segunda mitad de los 600, se une a un convento de los Agustinos y la escuela
tiene una cruz de madera del hermano Humilde Petralia dijo: "El Padre de la Misericordia".
Sperlinga
La Roca Village . Ciertamente, hasta la zona antes de la licentia populandi,
sigue siendo el pueblo de rock espectacular, situado a lo largo del flanco
oriental de la serie de picos por debajo del castillo.
En la roca viva se excavaron no sólo las zonas residenciales, a menudo todavía
se utiliza, e incluso con número de casa, antenas de televisión, chimeneas y
tan útil para viviendas civiles, sino también las vías de acceso. Todo esto le da
al lugar un encanto único.
En el dialecto local, originario de la roca aldea polla cursiva se llama "Dodge" o "o bàózz. Algunas
de las cuevas, algunas abandonadas, con la construcción de viviendas para los "ingrottati" en
parte a la salida masiva que ha despoblado Sperlinga, se han transformado en una experiencia del
museo etno-antropológico de los visitantes, que es la emoción de la vida pobre y orgulloso
sperlinghesi de las cuevas.
El punto culminante de la visita a Sperlinga es, sin duda, el castillo medieval, construido con un
116

juego inteligente de la arquitectura y la construcción "para levantar" con gran parte de la estructura
directamente en el enorme tallado y únicos quartzarenites roca, el castillo fue probablemente
nació como una roca ya en la ciudad la vejez. Sin duda sabe que los normandos, tiene su historia
principal durante la guerra de la noche, aquí, de hecho, se esconde una guarnición Anjou, a pesar de
tener un largo asedio por las tropas pro Sicilia aragonesa, situada en los pocos habitantes del pueblo
sus defensores espontánea.
Alrededor de esta historia, se describe de manera sucinta con la incisión que todavía se encuentra en
uno de los arcos del castillo, "quod siculis placuit sólo Sperlinga negavit", dio a luz a las historias
legendarias de la resistencia de los hambrientos.
Por supuesto, sabemos que con el tiempo la guarnición se hizo a rendirse y salvar su vida, tiene que
dejar ir para siempre Sicilia enemigo. El patio del castillo se puede adivinar ahora fabricados en
lugares alrededor de la plaza del pueblo pequeño que aparece al pie del macizo rocoso entre los que
destaca la iglesia dedicada a Nuestra Señora de la Misericordia con una instalación de aulas y
fachada sencilla con un pequeño campanario. Desde la plaza, pasando por una barbacana y el cruce
de un camino que sigue el puente levadizo, entra en el fuerte. El portal de entrada aparece en un
cuarto oscuro y luego se dio la vuelta y el área que tenía que ser el palacio feudal. Sigue siendo parte
del edificio con una hermosa Fiumetto geminadas protección del valle. Parte del castillo se compone
de una habitación triple hipogea ingrottati teoría, los dos primeros lugares antes y revelan el
puente, ahora se utiliza para
exposición etnográfica, a continuación,
una serie de habitaciones y una sección
circular de globulares de diferentes
tamaños, incluyendo restos
particularmente atractivo de un
dormitorio con una teoría de nichos
arqueados por algunos que se lea como
un reloj de sol. Superior entornos en
los que se alojaron los establos, abra la
puerta falsa, un área del arte, con una
fragua con capucha cónica grande, y
las prisiones. Los restos de la iglesia
dedicada a San Lucas.
Subiendo a la torre, a través de una
escalera larga y empinada también se
extrae directamente en la roca, se
llega a una plataforma equipada con
tanques de un arco de torres refugio
subterráneo aguda, desde cuyo balcón
se puede disfrutar de una vista única
en la zona norte de provincia y partes
de Madonie vecinos.
Dodge de Red: Entre los lugares de
rock más interesantes Contrada Roja,
tal vez a la casa de una comunidad
cristiana primitiva (cuya iglesia se
implantó a continuación, una
mezquita), la de Contrada SS.
Quaranta, en cuyas cuevas son nichos
de enterramiento del siglo. IV - VI, sec.
AD, y la de Peirano, con las primeras
tumbas cristianas.
117

Troina
Troina fu una delle prime conquiste di Ruggero il Normanno, che vi
fu assediato per quattro mesi dai saraceni. Dopo la vittoria, egli
fece costruire, in ricordo, il convento di San Basilio e vi creò la
prima diocesi normanna della Sicilia, in seguito trasferita a
Messina.
Roger Peyrefitte
Capitale normanna. Dell'antichità di Troina rimangono numerosissime tracce sin dal neolitico.
Probabilmente fu fondata, nel IV secolo a.C., su preesistenze indigene da un gruppo di mercenari
campani legati a Dionisio I di Siracusa. Il nome è attestato almeno dal 1040 quando Giorgio Maniace
ha uno scontro con gli arabi nei pressi di Drakinai. Certamente Troina rimase cristiana anche
durante la lunga dominazione araba e ciò favorì la scelta di questa munitissima cittadina quale
testa di ponte per le azioni dei cavalieri normanni contro l'agguerrita taifa di Castrogiovanni.
Ruggero II elevò Troina al rango di capitale dei territori conquistati e, avendo la Apostolica Legazia,
le conferì alche il titolo di prima diocesi “latina” di Sicilia.
Volendo seguire un itinerario di visita la stessa partirà necessariamente dal “miglio d'oro” che è il
corso Ruggero, antica spina viaria della città e nervo del castello che con la stessa si identificava,
come ebbe a notare Edrisi.
Dalla Chiesa di Santa Lucia, costruita sul muro di cinta normanno, al cui interno si trova una statua
del Cristo risorto opera del Quattrocchi si continuerà incontrando la Chiesa del San Salvatore, con
uno splendido pavimento in maiolica siciliana, il Palazzo Sollima del XVIII secolo,
San Nicolò alla Piazza, con un potente apparato di stucchi ottocenteschi e resti
medievali. Poi si passa ai piedi della grande struttura dell'Oasi di Maria Santissima,
per giungere al Convento di San Francesco del 1470 ed all'annessa chiesa
dell'Immacolata. Più avanti la Torre della Capitania, costruita sui resti,
probabilmente distrutti da Federico II nel 1233, dell'impianto
fortificato normanno. Questa costruzione, recentemente
restaurata, è un magnifico esempio di architettura militare
siciliana. Mantiene pianta quadra arricchita da
diversi interventi artistici severi come il portale
a bugne.
Superato Palazzo Poeta, degli inizi del XX secolo,
si giunge alla Piazza centrale, sulla quale si apre
il Palazzo municipale, al cui interno si potrà
ammirare una scultura del XII secolo
rappresentante un leone. Spettacolare il belvedere
che consente di scorgere a sud persino il
golfo di Augusta. Al limite del corso il complesso
della Cattedrale troinese. Voluta da Ruggero I e
costruita tra il 1065 ed il 1078, venne dedicata
alla Virginis puerpuerae. L'esterno si presenta
con una facciata settecentesca che si affianca
Troina
119

alla torre medievale, probabilmente aragonese,
caratterizzata dalla bella aquila scolpita.
L'interno, a tre navate, tradisce il susseguirsi di
interventi e la densità di opere d'arte custodite.
Spicca subito l'altare maggiore a marmi mischi
policromi e l'altare della cappella del SS.
Sacramento. Diversi pezzi di alta falegnameria
barocca siciliana come i confessionali e la
cattedra del Vescovo. Molto bello un crocifisso
dipinto su croce lignea, datato al 1512 e con due
medaglioni raffiguranti l'Addolorata e l'Eterno.
Tra le opere più antiche una pittura su tavola,
deuterobizantina del XI secolo, raffigurante la
Madonna con Bambino.
In fondo alla navata sinistra è, il simulacro del
patrono, San Silvestro, realizzato nel 1484 da
Giovanni e Jacopo Tifano in legno, tela e stucco.
Notevolissimo il tesoro di San Silvestro con pezzi
che vanno dal medioevo ai giorni nostri.
Usciti dalla Cattedrale si potrà visitare
l'adiacente Oratorio della Confraternita del
Rosario con opere di falegnameria siciliana del
XIX secolo e la Chiesa di San Giorgio.
Passando sotto l'arco a sesto acuto della torre
medievale si giunge in uno stretto vicolo e quindi
ad un porticato che da accesso all'Oratorio del
Santissimo Sacramento, già oratorio dei
Cavalieri e della Confraternita dei Bianchi.
Venne realizzato nel XV secolo su un precedente
impianto del XI secolo.
Tradizionalmente qui celebrò messa papa Urbano
II così come recita l'incisione ai piedi della
predella. La pavimentazione è in maioliche
settecentesche mentre sulle volte campisce un
Pantocrator che ricalca una simile figura di
periodo normanno sbiaditasi con il tempo.
Continuando la stradina si scende al quartiere
Scalforio, probabilmente così detto perché “extra
forum” cioè fuori dell'area murata. Il
quartiere ha un impianto urbanistico molto simile
a quello dei quartieri arabi. In esso sorge la
Chiesa di San Nicolò a Scalforio, posta dinanzi la
omonima porta urbica, con possente torre
campanaria a pianta quadra. Fuori dell'area
urbana a Nord sorge il complesso monastico di
Sant'Agostino. La Chiesa, a pianta ottagona,
venne edificata sui resti della chiesa dei SS.
Pietro e Paolo, prima chiesa cristiana e Duomo di
Troina.
La costruzione odierna è del 1491 e venne
dedicata prima a San Nicola da Tolentino per poi
essere intitolata a San Silvestro. All'interno viene
custodito il bellissimo fercolo dello stesso santo,
del 1736, in legno rivestito da argenti siciliani.
120
Alla Chiesa si lega il complesso con una grande
corte porticata ove settimanalmente si svolge il
mercato.
Sul versante sud della città si stende il quartiere
Corso, in esso si potranno osservare i ruderi della
Madonna della Catena, una chiesa costruita sui
resti di un impianto termale romano imperiale.
Lungo la Via Vittorio Emanuele si giunge poi alla
Chiesa di San Silvestro con annesso convento. La
costruzione del complesso ebbe inizio nel XVII
secolo custodisce il monumento funebre al santo
di scuola gaginiana (XVI secolo).
Altra bella chiesa è quella dei Cappuccini, XVII
secolo e ospitante diverse opere pittoriche tra le
quali l'Adorazione del Crocifisso che, in paesaggio
da sfondo, utilizza una veduta di Troina nel XVII
secolo.
Proseguendo fuori dell'abitato, dopo un paio di
chilometri lungo la strada per Catania si giunge ai
resti del grande impianto monastico di San
Michele Arcangelo Nuovo, uno dei maggiori
impianti basiliani di Sicilia. A questo fanno da
contraltare gli altri resti di San Michele
Arcangelo Vecchio, appollaiati su di una vicina
collinetta. Essi sono databili alla conquista
normanna e qui visse San Silvestro.
Da visitare anche la Chiesa di Santa Caterina di
Alessandria del XVI secolo e quella piccolissima
di San Matteo, ambedue nel quartiere di San
Basilio. All'esterno dell'abitato sono visitabili la
necropoli di Monte Muanà con tombe indigene a
grotticella e la parte ellenistico romana, ed un
edificio ellenistico, forse templare. In tutta l'area
a sud dell'abitato emergono i resti possenti delle
mura ellenistiche.
Anche sul panoramico monte San Pantheon vi
sono resti archeologici, con mura di difesa,
tombe e vasche per l'accumulo di acqua.
A Nord, invece, nella vallata del fiume Troina, il
magnifico ponte di “Faidda”, medievale, che
scavalca il fiume con un'unica arcata e viadotto a
schiena d'asino.

ARRIVO DEI MERCENARI
CAMPANI
DRAKINAI
POLIS SICULA ELLENIZZATA
DECLINO
INCASTELLAMENTO
CAPITALE DELLA
GRANCONTEA E Iª DIOCESI
CIVITAS DEMANIALE
RICOSTRUZIONE POST-SISMA 1693
RESTI PREISTORICI
CATTEDRALE (CHIESA DELLA BEATA ASSUNTA),
ORATORIO DEL SS. SACRAMENTO,
MONASTERO DI SAN MICHELE
ARCANGELO (VECCHIO)
CHIESA DI SANTA MARIA
DELLA CATENA (RUDERI)
CHIESA E CONVENTO DI
SAN FRANCESCO,
CHIESA DI SAN SILVESTRO
CHIESA DEL CARMINE
ORATORIO DEL SANTO ROSARIO,
CHIESA DI SANT’AGOSTINO,
MONASTERO DI SAN MICHELE
ARCANGELO (NUOVO)
DIGA ANCIPA
I salumi di suino nero
A vastedd a cu sammucu I canno li al forno
I nfasciateddi
L a piciocia Etimologia / Etimología
Il nome è di origine incerta, forse
deriva da Tragena o da Tragurium, di
significato sconosciuto.”
NUMERI UTILI / NÚMEROS ÚTILES
Comune tel. 0935.937111
Polizia Municipale tel. 0935.937138
APPUNTAMENTI / CITAS
02 gennaio - Festeggiamenti del
Patrono e tradizionale "Abbiata di
nuciddi"
Febbraio - Sagra dei "Cudduruna"
Maggio/giugno: festeggiamenti del
Patrono S. Silvestro:
- Festa dei "Rami”
- Sfilata dei "Ddarata"
- Sagra "A Vastedda cu Sammucu”
- Corteo storico della "Kubaita”
- Festival internazionale di Tango
INFORMAZIONI / INFORMACIONES
Popolazione Residente 9.819
Altitudine 1.121 m.s.l.m.
Supeficie 166,95 Kmq
CAP 94018
Denominazione Abitanti troinesi
Santo Patrono San Silvestro da Troina
Festa Patronale 2 gennaio
121

Tragena
Tragurium
Civitas
vetustissima
Troina
Capital de Norman.
Troina permanecen muchos vestigios
de la antigüedad desde el Neolítico,
probablemente se basó en la pre-existentes
indígenas a un grupo de mercenarios de
Campania asociadas a Dionisio de Siracusa en
el siglo IV a. C. El nombre es atestiguado por
lo menos desde 1040, cuando George
Maniace tiene una lucha con los árabes cerca
de Drakinai.
Troina era ciertamente cristiana, incluso
durante la dominación árabe de largo y esto
ha animado, a los caballeros normandos, la
elección de esta ciudad amueblado como una
cabeza de puente para las acciones contra la taifa de feroces Castrogiovanni (Enna).
Troina Ruggero II elevó al rango de capital de los territorios conquistados y, con la Sede Apostólica
Legaz, le dio el título de la primera diócesis alcas "América" de Sicilia.
Queriendo seguir un itinerario de la visita en sí necesariamente apartarse de la "Milla de Oro",
que es el curso de Roger, un antiguo camino del nervio de la ciudad y el enchufe del castillo que
fue identificado con el mismo, como señaló Edrisi.
Desde la iglesia de Santa Lucía, construida en la pared de los normandos, en el cual hay una
estatua de Cristo resucitado por el Quattrocchi (1743), vamos a seguir cumpliendo con la Iglesia
de San Salvador, con un suelo de baldosas bellos de Sicilia, el palacio Sollima el siglo XVIII, la Plaza
de San Nicolás, con un poderoso conjunto de estuco del siglo XIX y restos medievales. Luego se
pasa a los pies de la gran estructura del oasis de María, para llegar al convento de San Francisco en
1470 y la Iglesia al lado de la Inmaculada Concepción.
Más tarde la torre de Capitanía, construido sobre los restos, probablemente destruida por
Federico II en 1233, de la fortificada Norman. Este edificio, recientemente restaurado, es un
magnífico ejemplo de arquitectura militar en Sicilia. Mantiene la plaza central adornada con
diferentes intervenciones artísticas graves como el portal a los jefes.
Pasó Palacio Poeta del siglo XX, llegamos a la plaza central, que se abre en el ayuntamiento, en
cuyo interior se puede admirar una escultura del siglo XII, en representación de un león.
Espectacular para ver el punto de vista que permite que incluso el sur del Golfo de Augusta.
En el borde del campo de la Catedral troinese complejo. Por encargo de Roger I y construido entre
1065 y 1078, se dedicó a puerpuerae Virginis.
El exterior es del siglo XVIII con una fachada que se encuentra junto a la torre medieval,
probablemente Aragón, que se caracteriza por hermosa águila tallada.
El interior tiene tres naves, que traiciona la secuencia de las intervenciones y
la densidad de las obras de arte.
122
Troina
Ahora se encuentra el altar mayor de mármoles polícromos y el altar de la
capilla del Santísimo Sacramento. Varias piezas de carpintería de alta barroco
siciliano en el confesionario y la cátedra del obispo. Muy buen grupo de
madera pintada en un crucifijo, con fecha de 1512 y con dos medallones de los
Dolores y el Señor. Entre la pintura más antigua en madera, deuterobizantina
del siglo XI, que representa a la Virgen y el niño.

En la parte inferior de la nave izquierda se encuentra la estatua del santo patrón, San Silvestro,
creado en 1484 por John James y vítores en madera, tela y yeso. tesoro notable de San Silvestro, con
piezas que van desde la Edad Media hasta la actualidad.
Saliendo de la Catedral se puede visitar el Oratorio de lugares de la Cofradía del Rosario, con obras
de carpintería de Sicilia del siglo XIX y la Iglesia de San Giorgio.
Pasando bajo el arco ojival de la torre medieval, conduce a un callejón estrecho y después a un
porche que da acceso al oratorio del Santísimo Sacramento, ya la oratoria y la hermandad de los
Caballeros de los blancos. Se construyó sobre una instalación anterior del siglo XI en el siglo XV.
Tradicionalmente se celebra aquí en masa como el Papa Urbano II reza el grabado a los pies de la
tarima. El suelo es en tiempos de mayólica del siglo XVIII, mientras que en los campos de un
pantocrátor que sigue a una cifra similar de la época normanda sbiaditasi con el tiempo.
Continuando el camino desciende hasta el Scalforio distrito, probablemente llamada así porque
"foro extra" que se encuentra fuera del recinto amurallado. El
distrito tiene un plan urbanístico muy similar a la de los barrios
árabes.
En ella se encuentra la iglesia de San Nicolás en Scalforio, colocado
ante la puerta de la ciudad del mismo nombre, con la enorme torre
campanario de planta cuadrada.
Fuera del área urbana hacia el norte se encuentra el monasterio de
San Agustín. La iglesia, de planta octogonal, fue construida sobre las
ruinas de la iglesia de San Pedro y San Pablo, la primera iglesia
cristiana y la catedral de Troina.
En la actualidad, la construcción es la primera en 1491 y fue dedicada
a San Nicolás de Tolentino, a continuación, se dedica a San Silvestre,
el santo patrono de Troina. Dentro de la hermosa fercolo se mantiene
el mismo santo, en 1736, de madera cubiertas de plata en Sicilia. En la iglesia se une el complejo con
un gran patio porticado, donde se celebra el mercado semanal.
En el lado sur de la ciudad se encuentra el cuarto curso, es posible ver las ruinas de la Madonna della
Catena, una iglesia construida sobre las ruinas de unas termas romanas imperiales. A lo largo de la
Via Vittorio Emanuele entonces venir a la iglesia con el convento de San Silvestro. La construcción del
complejo se inició en el siglo XVII alberga la tumba de la escuela Saint-Gagini (siglo XVI).
Otra hermosa iglesia es la de los Capuchinos, el siglo XVII y varias pinturas de acogida como la
Adoración del Crucificado que, en el paisaje de fondo, con el fin de Troina en el siglo XVII.
Salir de la ciudad, después de un par de kilómetros por la carretera a Catania conduce a las ruinas del
gran monasterio de San Michele Arcangelo sistema nuevo, un importante sistema Basiliana Sicilia.
Aquí está equilibrado por los otros restos de San Michele Arcangelo Vecchio, encaramado en una
colina cercana. Que datan de la conquista normanda y Eva vivían aquí.
Para visitar la iglesia de Santa Catalina de Alejandría en el siglo XVI, y el pequeño San Mateo, tanto
en el distrito de San Basilio.
Fuera de la casa puede visitar la necrópolis de Monte Muan con tumbas de indígenas cueva parte
helenístico y romano, helenístico y un edificio, tal vez Templarios. En el sur toda la zona de las
imponentes ruinas de las murallas helenísticas emergentes.
Incluso en el hermoso Panteón Monte Santa hay restos arqueológicos, con muros de defensa, las
tumbas y los baños para el almacenamiento de agua.
En el norte, sin embargo, en el valle del río por encima de Troina, el magnífico puente de "Faidda" de
la Edad Media, que se extiende por el río con un viaducto arco y jorobado.
123

Valguarnera Caropepe
[..] E rimpiango il contadino siciliano d'una volta che aveva, non lo
nego, scatti di selvaggia ribellione, come i recenti incendiari di
Valguarnera e Caltavuturo, ma irriflessivi, ma quando proprio non
ne poteva più; e che era buono, ossequioso, paziente e parco
lavoratore, superstizioso parecchio ma nello stesso tempo religioso
davvero, e fin nella bestemmia metteva un senso d'arte, non
ingiuriando Dio e la Madonna, ma contentandosi di fare santissimo
il diavolo, l'avversario di Dio.
Luigi Capuana
Il centro sorge su di una zona collinare degli Erei affacciato sulla vallata del Dittaino. L'aspetto
odierno è quello di un medio comune con passato rurale ed artigiano che nel tempo gli ha conferito
una certa agiatezza. Le strade principali sono arricchite da diversi palazzetti della notabilità locale
non di rado di certo pregio. Il paese in passato era un casale certamente abitato sin dal l'epoca
protostorica così come dimostrato da resti trovati nelle aree marginali al centro urbano. Certamente
in periodo arabo il casale era detto Qasr el Habibi, “il casale del mio amato”, poi trasformatosi in
Carupipi, Carrapipi, ed italianizzato in Caropepe. Il Casale nel 1296 venne affidato in feudo a
Lamberto di Carupipi e, passato di mano in mano, nel 1398, dopo la lunga guerra delle fazioni, venne
concesso ai fratelli Valguarnera, Conti di Assoro.
Nel 1549 il Conte Giovanni Valguarnera chiese ed ottenne la Licentia Populandi dall'imperatore Carlo V,
nel quadro di una politica imperiale che tendeva ad accorpare i tanti piccoli casali sparsi nel territorio.
Inizialmente il paese, organizzato per assi viari ortogonali nonostante i dislivelli da superare, era
incentrato sulla residenza dei conti, un castello, del quale non rimane più nulla a causa di una
successiva demolizione. Nel 1625 Don Francesco Valguarnera ottenne dal regnante Filippo IV il
rinnovo della licenza e la trasformazione del feudo in principato di Valguarnera. Oggi il centro gravita
attorno alla lunga piazza centrale, sulla quale prospetta il bel palazzo Prato, e la piazza Canale, uno
largo posto all'incrocio tra le più importanti vie di accesso al paese. Tra i monumenti vanno segnalati il
Duomo, dedicato a San Cristoforo. Dotato di una facciata a campanile, barocca, con andamento
convesso, con l’interno basilicale a tre navate,
transetto e absidi, fondato nel 1636, al suo
interno quadri dei pittori Vaccaro da
Caltagirone, XIX secolo e pitture del
Barberis; la Chiesa di Sant'Antonio, del
1666, caratterizzata da una torre
campanaria con cuspide maiolicata; S. Anna,
del 1687, San Liborio del 1691; San
Francesco di Paola del 1713 ricostruita nel
XIX secolo. Nella Chiesa
dell'Immacolata, della prima metà
del XVII secolo, si conserva una
icona bizantina forse
appartenente a scuola cretese,
rappresentante la Madonna
delle Grazie e databile intorno
al XV secolo.
Carrapipi
Caropepe
Valguarnera
125

126
AL QASR AL HABIB
FONDAZIONE DI
VALGUARNERA
RESTI C.DA PAPARANZA
CHIESA MADRE DI S. CRISTOFERO,
S. ANTONINO,S. ANNA,
S. LIBORIO
SS. ANIME PURGATORIO
CHIESA S. GIUSEPPE, SAN FRANCESCO
I picciddati Pagnucata Pas ta cu meli Parco minerario Etimologia / Etimología
Il feudo fu concesso a Lamberto con il
nome di Caropipi, dal casale arabo
Qasr el Habib, da cui deriva la seconda
parte del nome. L'accezione di
"Valguarnera" venne aggiunta nel 1398
dal feudatario Tommaso Valguarnera
che ne fu il fondatore.
NUMERI UTILI / NÚMEROS ÚTILES
Comune tel. 0935.956001
Polizia municipale tel. 0935.955149
APPUNTAMENTI / CITAS
19 MARZO - Festa S.Giuseppe
02 giugno - Festa Corpus Domini
“ U Signori "
25 agosto - Festa Patronale di
San Cristoforo
MUSEI / MUSEOS
Parco Minerario Floristella Grottacalda
C.da Floristella, tel. 0935.958105
INFORMAZIONI / INFORMACIONES
Popolazione Residente 8.347
Altitudine 590 m.s.l.m.
Superficie 9,32 km²
CAP 94019
Denominazione Abitanti valguarneresi
Santo Patrono San Cristoforo
Festa Patronale 25 agosto

Valguarnera Caropepe
El centro está situado en una
colina que domina el valle de Erei
Dittaino.
El aspecto actual es el de un medio
común con el pasado rural y en el
momento en que el artesano que
ha traído una cierta prosperidad.
Las calles principales están
decoradas con diversos ámbitos de
notables locales a menudo de
algún valor.
El país fue una vez una casa de campo sin duda fue habitada desde la prehistoria como lo
demuestran los restos encontrados en las zonas marginales de la ciudad. Ciertamente, en la
época árabe de la casa era llamada Qasr el Habibi, "la casa de mi amada", luego transformado en
Carupipi, Carrapipi italiano y en Caropepe.
Il Casale en 1296 fue dada en feudo a algunos de Lamberto Carupipi y pasó de mano en mano, en
1398, después de la larga guerra de facciones, se concedió a los hermanos Valguarnera, cuentas
Assoro.
En 1549 el conde Giovanni Valguarnera licentia populandi exigió y obtuvo del emperador Carlos V,
como parte de una política imperial que tiende a reunir a los caseríos muchos pequeños
esparcidos por todo el territorio.
Inicialmente el país, organizado por caminos ortogonales a pesar de la diferencia de nivel, se
centró en la residencia de todos, un castillo del que sólo queda como resultado de una demolición
posterior.
En 1625 don Francisco Valguarnera obtenidos a partir de Felipe IV, la renovación de la licencia
vigente y la transformación del principado feudal en Valguarnera.
Hoy en día, el centro gira en torno a la plaza central de largo, en la que contempla el hermoso
edificio de Prato, y el canal de plaza, un sitio de espacio abierto en la intersección de las
principales rutas de acceso al país.
Entre los monumentos deben ser reportados a la Catedral, dedicada a San Cristóbal y equipada
con una fachada campanario, barroca, con el curso convexo, que
abre un interior de la basílica de tres naves, crucero y ábsides,
fundada en 1636, dentro de imágenes Vaccaro de los pintores y
pinturas del siglo XIX Caltagirone Barberis.
S. Anthony, en 1666, caracterizado por un campanario con mayólica
aguja.
S. Anna, en 1687, donde se encuentra la cúspide de azulejos en la
parte superior de la torre del campanario de
San Liborio 1691.
San Francesco di Paola, en 1713, reconstruida
en el siglo XIX. En la Iglesia de la Inmaculada
Concepción, la primera mitad del siglo XVII,
que alberga un icono bizantino pudo haber
pertenecido a la escuela de Creta, en
representación de la Madonna delle Grazie,
que data de alrededor del siglo XV.
Carrapipi
Caropepe
Valguarnera
127

Villarosa
Nella contrada Zotta di Caldaja è una zolfara denominata Laganà,
e nella contrada Agnelleria quella di Raibi, entrambe con zolfo di
terza qualità e non soggette ad inondazione; nella contrada poi di
Gaspa la Torre è quella di Gaspa, con zolfo di seconda qualità,
neanco soggetta ad inondazione; appartengono tutte alla duchessa
di Villarosa.
Gioacchino Di Marzo
La piccola Palermo. Il paese di Villarosa venne fondato nel 1761 sul sito del Casale di San Giacomo di
Bambinetto, distrutto dal sisma del 1693, per volere del Duca Placido Notarbartolo. Lo sviluppo del
nuovo paese è legato alla necessità di coltivare i grandi feudi dei Notarbartolo e, successivamente,
per la mano d'opera utile alle miniere di zolfo che in gran numero vennero aperte nei dintorni dello
stesso. La fondazione previde la realizzazione di un piano urbanistico basato sul modello del
castrum romano con un tessuto regolare ad incroci ortogonali attraversato da un cardo ed un
decumano. Gli stessi si incrociano al centro dell'abitato formando una larga piazza quadra di cui
rappresentano le diagonali. In disparte, sul largo decumano, si pongono il Palazzo ducale,
probabilmente disegnato da Giuseppe Venanzio Marvuglia e la Chiesa Madre (1763) dedicata a San
Giacomo apostolo, con alta facciata su scalinata, che conserva diverse opere d'arte minori tra le
quali spicca un Assunzione eseguita da Raimondo Butera da San Cataldo nel 1842. La scelta
dell'incrocio delle strade riporta direttamente alla apertura delle due grandi arterie cittadine della
Palermo seicentesca, la Via Maqueda e la allora Via Toledo o Cassaro. Il Piano venne disegnato dalla
pittrice Rosa Ciotti, figlia del pittore Ciotti da Resuttano alla quale, tradizionalmente, venne dato
l'onore del nuovo nome di Villa Rosa. L'aspetto odierno del paese è quello tipico della campagna
cerealicola del centro Sicilia, dominato dalla chiesa madre e con case a moduli differenziati in base
al ceto. La classe dei “borgesi” occupò le aree vicine ai due assi principali lasciando ai popolani le
aree marginali. Interessante esempio di residenza ricca è la Villa Lucrezia dei Deodato, posta
all'ingresso del paese dal lato di Enna ed oggi sede di un museo etnoantropologico civico. Negli anni
settanta il paesaggio cambiò profondamente con
lo sbarramento del fiume Morello e la successiva
creazione del lago Ferrara. Oggi l'area è inserita
in una oasi naturalistica dal notevole interesse
avifaunistico. A pochi chilometri di distanza dal
centro si trova la stazione ferroviaria omonima
che ospita un caratteristico museo realizzato
all'interno di vagoni ferroviari e dedicato alle
tradizioni minerarie ed agricole del paese. In
contrada S.Anna le Stanzie si trova invece il
palazzo ducale pertinente ad un primo tentativo
di fondazione del paese. Il luogo, peraltro
interessato da tre grandi caverne artificiali a
tholos mai indagate scientificamente, risulta
essere di particolare effetto per la presenza di
una architettura prettamente urbana in un
contesto rurale.
Villa rosa
Villarosa
129

130
NUOVA FONDAZIONE
FEUDO NOTARBARTOLO
ESTRAZIONI MINERARIE
LAGO MORELLO
POLIS IN MONTE GIULFO
CHIESA MADRE DI S. GIACOMO MAGGIORE,
PALAZZO S. ANNA, PALAZZO DUCALE,
EX CONVENTO DEI CAPPUCCINI
MUSEO D'ARTE MINERARIA E CIVILTÀ
CONTADINA C/O STAZIONE FERROVIARIA,
MUSEO DELLA MEMORIA C/O VILLA LUCREZIA
I cudduredda di sa n vilasi
Pani di for me divers e spalmati co n
l'uo vo e cosparsi co n semi di papavero Etimologia / Etimología
In origine il paese si chiamò San Giacomo
di Bombinetto. Nel 1761 venne trasformato
in "Villarosa" in omaggio probabilmente a
Rosa Ciotti.
NUMERI UTILI / NÚMEROS ÚTILES
Comune tel. 0935.31955
Carabinieri tel. 0935.31103 / 0935.32847
Polizia municipale tel. 0935.31107
APPUNTAMENTI / CITAS
10 Agosto - Festa di San Giacomo
08 settembre - Festa Agreste della
Madonna della Catena
MUSEI / MUSEOS
Treno Museo di Villarosa
Stazione FS di Villarosa, tel. 0935.31126
Museo della Memoria
Parco Urbano di Villa Lucrezia,
tel. 0935.567095
INFORMAZIONI / INFORMACIONES
Popolazione Residente 5.433
Altitudine 523 m.s.l.m.
Superficie 55,01 Kmq
CAP 94010
Denominazione Abitanti villarosani
Santo Patrono San Giacomo
Festa Patronale 10 agosto
Buccellati Sfilici

Villarosa
Villarosa, la pequena Palermo.
El país de Villarosa fue fundada
por instancias de Notarbartolo
Duque Plácido en el 1761, en el
sitio de Casal di San Giacomo di
Bombinetto y destruida por el
terremoto del 1693.
El desarrollo del nuevo país está
vinculada a la necesidad de
cultivar los feudos gran
Notarbartolo, y, posteriormente,
de mano de obra útil a las minas
de azufre que se abrieron en
gran número a su alrededor. La
fundación prevé la creación de un plan de desarrollo basado en el patrón de la fortaleza romana
con un pañuelo para regular las intersecciones perpendicular atravesada por un cardo y
decumanus. La misma cruz en el centro de la plaza del pueblo, formando una gran plaza de los
cuales representan la diagonal.
En el fondo, en el Decumano de ancho, frente al Palacio Ducal, probablemente diseñado por
Giuseppe Venanzio Marvuglia y la Iglesia Madre (1763) dedicada a Santiago Apóstol, con lo alto
de la escalera frontal, que contiene muchas pequeñas obras de arte entre las cuales una
suposición hecha por Raimondo Butera de San Cataldo en 1842.
La elección de la intersección de las carreteras informes directamente a la apertura de las dos
grandes arterias de Palermo del siglo XVII de la ciudad, Via Maqueda y Via Toledo y más tarde
llamada Via Vittorio Emanuele Cassaro. El Plan fue diseñado por el pintor Rosa Ciotti, hija del
pintor por Ciotti Resuttano que, tradicionalmente, se le dio el honor del nuevo nombre de Villa
Rosa. El aspecto actual del pueblo es típico de los cereales de la temporada de siembra en el
centro de Sicilia, gobernó desde la iglesia madre y casas en diferentes formas dependiendo de la
clase. La clase de "Borges" zonas ocupadas cerca de los dos ejes principales, dejando a la gente
común a las zonas marginales. Un ejemplo interesante de un residente de la rica Deodato Villa
Lucrezia, a la entrada del pueblo por el lado de Enna y hoy alberga un museo de la ciudadanía
Etnoantropologico. En los años setenta, el panorama cambia drásticamente con la construcción
de represas en el río Morello y la posterior creación del lago de Ferrara. Hoy en día la zona se
incluye en una reserva natural por el interés en las aves. A pocos kilómetros del centro es la
estación de tren del mismo nombre que alberga a un museo construido en el interior de los
vagones dedicados a la minería y las tradiciones agrícolas del país. En la sala de S. Anna es más
bien relacionado con el intento de Palacio Ducal en primer lugar la fundación
del país. El sitio, sin embargo, afectado por tres grandes cuevas artificiales
tholos nunca científicamente investigado, parece ser particularmente eficaz
para detectar la presencia de una arquitectura totalmente urbana en un
contexto rural.
Villa rosa
Villarosa
131

i Borghi e le Frazioni
132
Villapriolo - frazione di Villarosa.
Frazione del Comune di Villarosa, sorge quasi al confine con la provincia di Palermo. In
origine era un piccolo casale che pervenne alla famiglia Notarbartolo. Raso al suolo
dal sisma del 1693 venne ricostruito in una posizione leggermente diversa da quella
originaria per volere del Duca. L'area del vecchio casale viene oggi detta di “Màrcato
vecchio” e vi rimangono dei ruderi di costruzioni e gli ovili, appunto i “màrcati”
utilizzati dai pastori.
Il nuovo villaggio venne detto Villa Priore ma il
toponimo fu in breve storpiato in Villapriolo sino a
divenire il nome ufficiale.Il centro, costituito da
case contadine, si articola per impianto quasi interamente
ortogonale, disteso lungo un declivio e
centrato su di una piazza rettangolare, dal 1945
abbellita da una torre civica con orologio.
Una nota del tutto particolare di Villapriolo è data
dalle costruzioni realizzate con conci di gesso
cristallino e di gessarenite, tratti direttamente
dalle amplissime emergenze gessose che
caratterizzano l'intera area. Tale uso venne
incrementato soprattutto con la apertura delle
miniere di zolfo. Oggi il paesino è sede di un museo
diffuso costituito da diverse case nelle quali il
visitatore ritrova gli ambienti di vita quotidiana
delle famiglie di braccianti, minatori, piccoli
borgesi ma anche la taverna, il magazzino per la mietitrebbia e quant'altro disegnò la
vita del priolesi nei tempi andati. Il paesino, persa la chiesa vecchia dedicata al
patrono, San Giuseppe, per i danni del sisma del 1908, ha ancora la parrocchia detta di
San Giuseppe, ospitata nella chiesa del SS. Sacramento, un edificio ad aula unica
anch'esso caratteristico della piccola comunità locale.
Fracción de la Villarosa, que se encuentra cerca de la frontera con la provincia de
Palermo. Originalmente una pequeña granja que viene con la familia Notarbartolo.
Destruida por el terremoto de 1693 fue reconstruida en una posición ligeramente
diferente del original, a instancias del duque. El área de la antigua casa de campo que
hoy se conoce como "Marco Vecchi," y hay las ruinas de los edificios y la población civil,
de hecho, las "Marcas", utilizados por los pastores.
La nueva ciudad se llamó Villa previa, pero el nombre fue paralizado rápidamente en
Villapriolo hasta que se convirtió en el nombre oficial.
El centro está formado por casas de planta ortogonal se compone casi en su totalidad,
se extiende en la ladera de largo y centrado en una plaza rectangular de 1945 decorado
con una torre de reloj cívica.
Una nota muy especial de Villapriolo está dada por las construcciones hechas de
bloques de yeso cristalino y gessarenite, tomada directamente no son emergencias muy
calcárea que caracterizan a toda la zona. Tal uso se incrementó sobre todo con la
apertura de las minas de azufre. Hoy en día el pueblo es el hogar de un museo al aire se
compone de varias casas en las que el visitante encuentra los ambientes de la vida
familiar de los campesinos, mineros, borgesi pequeños, sino también una tienda de
taberna, y cualquier cosa diseñada para combinar la vida de priolesi en los viejos
tiempos.
El pueblo, la pérdida de la antigua iglesia dedicada al patrón, San José, por los daños
del terremoto de 1908, han dicho que la parroquia de San José, ubicado en la iglesia del
Santísimo Sacramento, un edificio con una habitación individual es también
característica de la pequeña comunidad locales.

le riserve

RISERVA NATURALE ORIENTATA
DEI MONTI SAMBUGHETTI E CAMPANITO
134
ui monti più alti della provincia, il Sambughetti (1559 metri) ed il Campanito
(1512 metri), posti a formare una dorsale Est Ovest, parallela a quella dei
SNebrodi e tesa quasi a toccare le vicine Madonie, si stende la grande Riserva
Naturale Orientata dei Monti Sambughetti e Campanito. Questa area protetta,
vasta ben 2.358,3 ettari (1,716 in zona A e 642,2 in zona B) venne istituita a
protezione di un relitto di faggeta e dei laghetti della contrada Campanito.
Essa appartiene ai Comuni di Nicosia e Cerami e ospita non solo il bellissimo bosco
della Giumenta, diviso tra la faggeta posta in cima ed una grande porzione a foresta
latifoglie decidua con cerro, roverella, castagno, acero, ma anche diverse zone
umide - margi - luoghi cioè dove le acque che scendono giù dalle cime anche
attraverso le quarzareniti permeabili, si fermano in pozze, prati inondati,
piccolissime paludi di montagna, e laghetti, il più alto a oltre 1350 metri di altezza
sul livello del mare. Il paesaggio è quello dei Nebrodi, con l'inusuale presenza di
cime dalle forme svettanti, pinnacoli quarzarenitici che appaiono quasi piramidi
naturali tra il verde cupo dei boschi.
Non di rado su questi monti scende una coltre di neve che, sul
versante Nord, copre tutto anche per mesi, il momento forse più
immaginifico: il silenzio delle nevi è interrotto solo dal chioccolio
delle acque di disgelo che scendono verso laghi e margi e poi giù
verso le vallate. Nei giorni più freddi la superficie dei laghi ghiaccia
conferendo una nota nordica al paesaggio. In estate l'intera zona ai
piedi delle cime del Campanito, un'ampia valle circondata da alte
quinte rocciose, è rinverdita dalle chiome dei pioppi che circondano
i laghi, dalle macchie dei faggi misti agli agrifogli, dalle ricchissime
distese erbose che forniscono grassi pascoli per i bovini in alpeggio
mentre la superficie dei laghi si ricopre di lenticchia d'acqua, dei bianchi fiori del
ranuncolo acquatico e delle larghe foglie del potamogeton. Più a valle, nella
porzione ceramese della riserva, si stende una delle sugherete più alte del
Mediterraneo, la "Suvarita" di monte Coniglio, qualche decina di ettari di Quercus
suber, la quercia da sughero, mista al leccio ed al cerro-sughera, una quercia
termofila rara da incontrare.
La fauna, molto ricca e diversificata, comprende uccelli acquatici anche rari come
il porciglione, rapaci diurni e notturni (è stata segnalata anche l'aquila del Bonelli),
mammiferi, con la volpe ed il gatto selvatico, l'istrice, la lepre ed il coniglio, rettili
(biscia dal collare, vipera dell'Hugyi, testuggine palustre, colubridi ed elafidi) il
rospo comune verrucoso, il discoglosso, e una miriade di invertebrati sia acquatici
che terricoli o alati.
L'area, quasi interamente di pertinenza del demanio dell'Universitas nicosiana
mantiene ancora oggi le pratiche pascolive ed i segni di un florido passato silvo pastorale.
Tra le rocce della contrada San Martino si indovina un acquedotto medievale,
mentre dall'alto della cima di Rocca Campanito, raggiungibile mediante i resti di
una antica scala, probabilmente di costruzione araba o addirittura bizantina, si
possono vedere i grandi cerchi di pietrame che un tempo servivano per coprire i
cumuli di neve che in estate avrebbero garantito la provvista di ghiaccio ai paesi
della valle.
Tra gli alberi c'è persino un roccione scavato a mano per ottenere
una spartana ma calda abitazione, la "Grutta de' nivarula" la grotta
dei nevaioli, uomini temprati al freddo e alla fatica che salivano in
montagna per effettuare la faticosissima raccolta della neve,
proprio quando tutti gli altri, animali compresi, scendevano a valle.
Oggi il demanio fa parte dell'Azienda Silvo Pastorale Speciale del
Comune di Nicosia, dedita alla zootecnia e alla produzione lattiero
casearia, e gran parte del territorio viene concesso per l'alpeggio di
mandrie bovine non di rado accompagnate da cavalli sanfratellani.

os montes más altos de la provincia, el Sambughetti (1559 metros) y el
Campanito (1512 metros), se sitúan formando una cordillera de este a oeste que
Les paralela a la de los Nebrodi y se extiende casi hasta las cercanas montañas “Le
Madonie”. En esta zona se encuentra la gran reserva natural de los montes
Sambughetti y Campanito. Esta área protegida, cuya extensión es de 2.358,3
hectáreas (1.716 en la Zona A y 642,2 en la Zona B), se creó para proteger los restos de
un hayal y algunos laguitos del distrito de Campanito.
En ste distrito, que pertenece a las ciudades de Nicosia y Cerami se encuentra un
bosque muy bonito llamado “Bosco della Giumenta”. Se divide entre el bosque de
hayas en la parte superior y una floresta de caducas plantas de hojas anchas en la
parte más espaciosa que incluye robles, encinas, castaños y arces. También se
encuentran diversas zonas húmedas, es decir, lugares donde las aguas que bajan
desde las cimas, pasan a través de la permeables areniscas y se reunen en charcos,
praderas inundadas, pequeños pantanos de montaña, y laguitos; el más alto se
encuentra a una altura de 1350 metros aproximados sobre el nivel del mar.
Este paisaje es el de los Nebrodi, con la inusual presencia de cimas que descollan y de
pináculos cuarzosos que casi parecen pirámides naturales entre el
verde oscuro del bosque. No es raro que estas montañas se cubran
con un manto de nieve que en la vertiente norte de la cordillera,
sobre todo, permanece durante meses. A lo mejor éste es el
momento más imaginativo: el silencio de la nieve solo es
interrumpido por el gorgoteo de las aguas del deshielo que
descienden hacia los lagos, las areniscas y luego bajan hacia los
valles. Durante los días más fríos la superficie del lago se congela
confiriendo una nota nórdica al paisaje. En verano toda la zona al pie
del monte Campanito, un gran valle rodeado de altas rocas,
reverdece gracias a las copas de los álamos que rodean los lagos, a
las manchas de las hayas mezcladas con los acebos y a las ricas
extensiones de hierba que ofrecen al ganado abundantes pastos. En la misma
temporada la superficie de los lagos se recubre con la lenteja de agua, las blancoa
flores del ranúnculo acuático y las joas anchas de la potamogetonácea.
Más abajo, en la porción de reserva de Cerami, se encuentra uno de los alcornocales
más altos del Mediterráneo llamado “Suvarita di monte Coniglio”; se trata de unas
diez hectáreas de Quercus suber comúnmente conocido como alcornoque. Además de
los ya citados encontramos los quejigos y los rebollos: árboles termófilos raros de
encontrar. La fauna que es muy rica y variada, incluye aves acuáticas (a veces raras
como en el caso de la polla de agua), animales de presa diurnos y nocturnos (a
destacar el águila perdicera), mamíferos (el zorro, el gato silvestre, el puercoespín,
la liebre y el conejo), reptiles (la culebra de collar, la víbora áspid, el galápago
europeo, los colúbridos y los elápidos) el sapo común, las ranas pintadas (Alytidae), y
una gran cantidad de invertebrados acuático, terrestres y alados.
El área pertenece casi en su totalidad a la propiedad de la “Universitas” de Nicosia y
todavía mantiene las prácticas de pastoreo y los signos de un floreciente pasado
selvoso y pastoral.
Entre las rocas de la localidad de San Martino se divisa un acueducto medieval,
mientras que desde la cumbre de Rocca Campanito, accesible a través de los restos de
una escala antigua probablemente de construcción árabe o bizantina, se pueden ver
los grandes círculos de piedras que una vez servían para cubrir los cúmulos de nieve
que en verano garantizarían la provisión a los pueblos del valle.
Entre los árboles hay una roca excavada a mano para obtener una
casa espartana pero cálida: la “Grutta de' nivarula” la cueva de los
“nevaioli” o sea hombres acostumbrados al frío y a la fatiga que
subían a las montañas para hacer la fatigosísima recogida de la nieve
mientras todos los demás, hasta los animales, bajaban hacia el
valle.
Hoy en día esta propiedad del estado es parte de la “Azienda Silvo
Pastorale Speciale del Comune di Nicosia” (una especial empresa
pastoral del municipio de Nicosia), dedicada a la zootecnia y a la
producción de productos lácteos. La mayor parte del territorio se
concede para el pasto de los rebaños de bovinos a menudo
acompañados de caballos sanfratellanos.
RESERVA NATURAL ORIENTADA
MONTI SAMBUGHETTI E CAMPANITO
135

RISERVA NATURALE ORIENTATA DEL MONTE
CAPODARSO E DELLA VALLE DELL'IMERA
MERIDIONALE
136
ffidata in gestione a Italia Nostra, questa riserva naturale orientata si
estende su di un territorio di ben 1.485,1 ettari (679,7 di Zona A e 805,3 di
Azona B).
Le grandi dimensioni della riserva, posta a cavallo tra la provincia di Enna e quella
di Caltanissetta, nei comuni di Pietraperzia, Enna e Caltanissetta, ne fanno una
delle maggiori aree protette dell'isola.
Già negli anni settanta veniva a gran voce reclamata la necessità di proteggere il
corso centrale del fiume. Oggi, dopo l'istituzione, la vallata è protetta dall'altezza
della stazione ferroviaria di Imera, lungo la linea ferrata Catania-Palermo, al
ponte di Bésaro, a Sud.
Qui si trovano le gole di Capodarso ed una serie di magnifici ambienti naturali, non
solo fluviali, che costituiscono un forte
elemento di richiamo per gli amanti del
turismo d'ambiente. Ampie gorene, con
meandri e pozze di acqua salata, tale è
l'acqua del fiume, sono habitat per diverse
specie ornitiche sia di passo che stanziali, tra
le quali le folaghe, le gallinelle d'acqua,
diversi ardeidi, ma anche di rettili ed anfibi,
mammiferi e centinaia di specie di
invertebrati.
Nei mesi primaverili ed estivi, non è raro
incontrare la testuggine palustre (Emys
orbicularis) che si nasconde tra la
vegetazione acquatica per sorprendere le sue
prede.
La riserva, facilmente raggiungibile sia da
Enna che da Caltanissetta, difende anche
alcuni tra i maggiori siti della civiltà mineraria siciliana: la vallata, spettacolare
con le due cime di Capodarso ad est e Sabucina a ovest, popolata sin dalla più
remota antichità, ha scavato i depositi dell'altipiano gessoso solfifero sino a
favorire la coltivazione di miniere di zolfo su ambedue le rive. Nacquero così la
miniera di Trabonella e su quella ennese il complesso minerario di Giumentaro e
Giumentarello.
Con il crollo del mercato dello zolfo siciliano i due complessi minerari vennero
abbandonati ed oggi sembra quasi che i lavoranti, i "carusi" di un tempo, siano
fuggiti poche ore prima da chi sa quale minaccia, lasciando sul terreno i cumuli del
materiale grezzo, gli utensili, i registri paga, le auto, i mezzi sotterranei. L'altura
di Capodarso, magnifica con la sua lunghissima rocca calcarenitica di colore
ambrato, spettacolare al tramonto, nasconde cavità carsiche inesplorate, delle
quali un piccolo assaggio è dato da ciò che
resta della "Grotta delle Meraviglie". Inoltre i
resti di un centro indigeno ellenizzato, che
del monte occupava la cima e del quale
rimangono in vista migliaia di cocci ceramici,
un muro ad aggere ed una misteriosissima e
scenografica scala che scende per alcuni
gradini per poi proiettarsi nel vuoto della
rocca che guarda a nord ovest. Nessuno ha
sinora compreso il significato di questa scala,
forse simbolico tragitto verso mondi
sovrannaturali o luogo di supplizi, forse,
ancora, via di fuga un tempo dotata di corde e
scale a pioli. Certamente mistero
tramandato per la curiosità di chi ancora ha
occhi per questa magnifica Sicilia.

sta reserva natural, de cuya gestión se encarga la asociación Italia Nostra,
tiene una superficie 1.485,1 hectáreas (679,7 en la Zona A y 805,3 en la Zona
EB).Las grandes dimensiones de la reserva, ubicada entre las provincias de
Enna y Caltanissetta en los municipios de Pietraperzia, Enna y Caltanissetta, la
convierten en una de las mayores áreas protegidas de la isla. Ya en los años setenta
se reclamaba la necesidad de proteger el curso cental del río Salso también
conocido como el Imera Meridionale. Hoy, después de la institución, el valle está
protegido desde la zona de la estación de tren Imera hasta el puente de Bésaro, en
el sur, por la línea ferroviaria Catania-Palermo. Aquí están las quebradas de
Capodarso y una serie de magníficos ambientes naturales, fluviales y no fluviales,
que constituyen una fuerte atracción para los amantes del turismo ambiental.
Amplias llanuras de inundación, con meandros
y charcos de agua salada, así como el agua del
río, son el hábitat de diferentes especies de
aves, tanto de paso como residentes; entre
éstas hay fochas comunes, pollas de agua
(Gallinula chloropus), diversos ardeidos
(garzas), y también reptiles y anfibios,
mamíferos y un centenar de especies de
invertebrados. En los meses de primavera y
verano, no es raro ver al galápago europeo
(Emys orbicularis), que se esconde entre la
vegetación acuática para sorprender a sus
presas.
La reserva, que es de fácil acceso tanto desde
Enna como desde Caltanissetta, defiende
algunos de los mayores yacimientos mineros
de Sicilia: el espectacular valle, con los dos
montes, el de Capodarso en el este y el de
Sabucina e el oeste. El valle, habitado desde la remota antigüedad, ha excavado los
depósitos de la altiplanicie yesosa y azufrera hasta favorecer el cultivo de las minas
de azufre en las dos orillas. Esto llevó al nacimiento de la mina de Trabonella y del
complejo minero de Giumentarello y de Giumentaro en la zona de Enna. Con el
colapso del mercado del azufre de Sicilia, los dos complejos de minas fueron
abandonados y ahora parece que los trabajadores, "i carusi" (los niños) del pasado,
han huido unas horas antes de quién sabe qué amenaza, dejando en el suelo las pilas
de materias primas, herramientas, registros de pago, los coches y los transportes
subterráneos.
La magnífica altura de Capodarso, con su larguísima piedra calcárea de color
ámbar, espectacular durante la puesta de sol, esconde cavidades cársicas
inexploradas; lo que queda de la "Grotta delle Meraviglie" (Gruta de las Maravillas)
es un ejemplo de dichas cavidades. Hay
también otros restos como los de un centro
indígena helenizado que ocupaba la cumbre
del monte y del cual hoy quedan miles de
fragmentos de cerámica muy visibles; un
agger es decir un terraplén elevado y una
misteriosísima y escenográfica escalera con
pocos peldaños que se dirige hacia el vacío de
la roca expuesta al noroeste. Nadie hasta
ahora ha entendido el significado de esta
escalera, tal vez simboliza un camino hacia
mundos sobrenaturales o posiblemente era el
lugar de la tortura. También podía ser una vía
para huir dotada con cuerdas y travesaños.
Por cierto se trata de un misterio transmitido
para la curiosidad de qiuen todavía se interesa
en esta magnífica isla: Sicilia.
RESERVA NATURAL ORIENTADA
MONTE CAPODARSO E VALLE DELL' IMERA
MERIDIONLE
137

RISERVA NATURALE INTEGRALE DELLE FORRE
LAVICHE DEL SIMETO
138
osta lungo il corso del Fiume Simeto, il maggiore dei corsi d'acqua siciliani,
l'area protetta si estende nei territori comunali di Centuripe, Bronte, Adrano
e Randazzo per circa 291 ettari ben 285 dei quali in zona di massima
Pprotezione.
L'area protetta venne istituita per conservare e tutelare il lungo susseguirsi di
ingrottati lavici, con cascate, rapide, laghetti e forre che il fiume Simeto ha
creato scorrendo tra le lave basaltiche di un'antica colata etnea. In questo
ambiente selvaggio e panoramicamente di grande effetto, ha sede una comunità
vegetale molto specializzata, capace di sopravvivere alle piene ed al caldo
dell'estate, al morso delle capre ed al gelo invernale, dando asilo ad una
componente faunistica specializzata e rara. Tra le lave occhieggia l'oleandro,
capace di sfruttare la benché minima opportunità di attecchimento, mentre nei
dintorni, laddove i giardini di agrumi hanno lasciato spazio alla natura, fioriscono
asfodeli bianchi e gialli, giunchi, prati ad ortica, papavero e tanaceto, ferle,
borragine.
Al sole si riscaldano la biscia dal collare, il ramarro e la lucertola wagleriana,
mentre nelle acque s'odono i tonfi sordi dei tuffi della rana esculenta, del
discoglosso e dell'ululone.
Dove l'ingrottato sprofonda tra le lave per decine di metri il fiume viene superato
dall'antico ponte dei Saraceni, costruito con un'ardita arcata a schiena d'asino,
tutta in pietrame lavico misto a
calcare bianco.
Il ponte in realtà non é saraceno
ma un misto di diverse opere
costruttive: le sue pile tutte
rigorosamente dotate di
struttura idrodinamica, sono di
costruzione romana,
probabilmente imperiale (I - II
sec. D.C.) ed appartengono alle
opere della strada Catina-
Centorippe (Catania-Centuripe)
che, come ci dicono diverse fonti
antiche, rappresentava
l'autostrada Palermo - Catania
del tempo. In seguito al crollo
venne costruito sulle pile
romane almeno un altro ponte,
aragonese, che, tra crolli e
restauri si è mantenuto sino ai
giorni nostri.
L'area è il luogo ideale per il
torrentismo. Qui, infatti, e nella
vicina gola di Bolo,
profondissima, i più arditi
possono recarsi all'interno degli
ingrottati, tra le veloci acque,
per ammirare in tutta la loro
bellezza i giochi delle lave,
pseudopoligonali, che incrociano
i loro prismi in un effetto grafico
di nero su nero che raggiunge il
culmine cromatico nelle
giornate di caldo sole
primaverile.

arcando toda el área donde corre el río Simeto, el mayor curso de agua de
Sicilia, la reserva se extiende por los municipios de Centuripe, Bronte,
AAdrano y Randazzo por un total de casi 291 hectáreas; 285 ha son zonas de
máxima protección.Se creó esta área protegida para guardar y preservar la larga
sucesión de tubos de lava (cuevas volcánicas), las cascadas, los rápidos, los laguitos
y los cañones que el río Simeto ha creado corriendo a través de las lavas basálticas
de una antigua colada del Volcán Etna.
En este ambiente selvaje y espectacular por su panorama, se encuentra una
comunidad vegetal muy especializada, capaz de sobrevivir a las inundaciones, al
calor del verano, al pasto de las cabras y al frío del invierno y que concede asilo a
una fauna especializada y rara. Entre las
lavas se entrevé la adelfa, capaz de
aprovechar la mínima oportunidad de echar
raíces. En los alrededores, donde los jardines
de agrios han dejado espacio a la naturaleza,
florecen los asfódelos (o gamones) blancos y
amarillos, los juncos, los prados de ortiga, las
amapolas, los tanacetos, las cañahejas
(Ferula communis) y la borraja (borago
officinalis). El sol calienta la culebra de
collar, el lagarto y la lagartija (Podarcis
wagneriana), mientras que desde el agua
llega el ruido de la rana y del batacazo de sus
zambullidas. También están el sapillo pintojo
sardo y el sapillo de vientre amarillo italiano.
En el punto del derrumbe de unos diez metros
del tubo volcánico se encuentra el antiguo
“Ponte dei Saraceni” (puente de los
sarracenos) construido con un arco conopial
de piedra lávica mezclada con caliza blanca.
En ralidad el puente no es sarraceno sino una
mezcla de diversas obras de construcción. Sus
machones, que poseen una estructura
hidrodinámica, son de construcción romana,
probablemente imperial (I - II siglo d.C.);
pertenecen a las obras de la carretera Catina-
Centorippe (Catania-Centuripe) que, según
varias fuentes antiguas, tenía la misma
importancia y utilidad que la actual
autopista Palermo Catania. Tras la caída fue
construido, sobre los machones romanos,
otro puente aragonés, que, a pesar de los
varios derrumbamientos y de las siguientes
restauraciones, se ha mantenido hasta
nuestros días. Esta zona es ideal para el
barranquismo. De echo, aquí y en la
profundísima quebrada de Bolo, los más
atrevidos pueden entrar en los tubos de lava,
a través de las aguas que fluyen veloces, y
admirar el maravilloso juego de formas de la
lava (formas seudo-poligonales) y el cruce de
prismas que crean un un efecto gráfico, de
tipo negro sobre negro, que llega a la cumbre
en los calientes días de sol de la primavera.
RESERVA NATURAL INTEGRAL
FORRE LAVICHE DEL SIMETO
139

RISERVA NATURALE SPECIALE
DEL LAGO DI PERGUSA
140
l lago di Pergusa, conosciuto fin dalla remota antichità così come dimostrato
dalla etimologia probabilmente prearia del suo toponimo "Pergo", è posto tra
Iun gruppo di alture appartenenti ai monti Erei, che cingono quasi interamente
la conca di forma subellittica che accoglie l'invaso. Il bacino imbrifero del lago è
endoreico, scorre, cioè, tutto verso il lago ed è privo sia di veri e propri immissari
come di emissario.
Le acque, che sono salmastre pur non avendo collegamenti con il mare, si
raccolgono al centro della conca, ad un livello oscillante attorno i 670 metri sul
livello del mare. Queste peculiarità rendono l'ambiente pergusino di estrema
rilevanza naturalistica, quasi un unicum nel suo genere.
Il bacino conserva tuttora molte della caratteristiche paesaggistiche naturali di
un ambiente ricco sia in biodiversità come nei suoi elementi mitologici e culturali.
Secondo un'affascinante ipotesi fu l'uomo preistorico delle civiltà indigene della
Sicilia antica che, avendo assistito alla nascita
della voragine, tramandò la stessa
impressionante vicenda naturale nel mito delle
divinità Ktonie poi trasformato nel ratto che Ades,
re degli inferi ordì ai danni della bella Kore -
Persephone, figlia di Demetra.
La datazione di questo sprofondamento è però a
tutt'oggi impossibile per la mancanza di studi sui
sedimenti profondi del lago e sulla loro cronologia.
Nell'autunno del 2001 una équipe di studio
formata dall'Università di Catania e
dall'Università di Potsdam, coadiuvata da
ricercatori ennesi, ha scavato un carotaggio di
ben quaranta metri per approfondire la
conoscenza della storia del lago e, attraverso questa, i cambiamenti climatici
degli ultimi millenni nel Mediterraneo.
Un villaggio preistorico ritrovato su una delle alture della conca, oggi conosciuto
come Cozzo Matrice, è risultato essere una sorta di cittadella sacra con tempietti
per le offerte, ricche necropoli, edifici sacri ed una grotta naturale trasformata in
un sacro ingresso agli inferi.
Il Lago di Pergusa, unico lago naturale vero e proprio presente nella Sicilia
centrale, per la sua posizione geografica e per il fatto di essere un'oasi umida in un
paesaggio per lunghi mesi dominato dalla siccità, rappresenta un'area nevralgica
nella corrente migratoria di molte specie di uccelli, in quanto è situato lungo una
delle principali rotte migratorie della regione paleartica occidentale.
Il lago è l'habitat ideale per gli uccelli che compiono lunghe ore di volo ininterrotto
sul mare da e verso l'Africa e durante la migrazione esso rappresenta un ottimo
luogo di sosta per migliaia di uccelli acquatici, soprattutto anseriformi.
Tra questi compaiono specie di altissimo valore e rarità come l'alzavola, il
fischione, il mestolone, il moriglione, la folaga, il bello e raro falco di palude e la
moretta tabaccata, specie di anatra rarissima.
Il bacino del Lago di Pergusa è attualmente luogo di accertata nidificazione della
coturnice sicula che nelle colline dello stesso bacino trova le macchie dominate
dalla ginestra. Nello stesso ambiente collinare vive la poiana che da il turno a vari
rapaci notturni come la civetta, l'assiolo o il barbagianni, tutti ghiotti divoratori di
piccoli roditori ed invertebrati.
Oltre agli uccelli a Pergusa sono presenti anche mammiferi come l'istrice e la
donnola, rettili quali le belle tartarughe palustri, o lo strano congilo ed anfibi.

Lo specchio lacustre è, inoltre, luogo di interessanti endemismi della microflora e
della microfauna.
Periodicamente il lago, per una sinergia tra alcuni degli organismi microscopici
che in esso vivono, fa registrare un fenomeno unico al mondo: le sue acque si
tingono di rosso sangue conferendo al paesaggio un aspetto di grande particolarità.
Il protagonista principale è un copepode, (Arctodiaptomus salinus) un piccolo
"gambero" che, per difendersi dai raggi del sole estivo, si tinge di un pigmento
rosso e si insedia in foltissime colonie sotto le piante acquatiche. Il pigmento si
trasferisce poi all'acqua ai batteri che in essa vivono sino a trasformare lo specchio
del lago in una sorta di vinaccia color mosto.
Attorno alle acque si stende una ampia fascia di vegetazione igrofila e ripariale,
tipica delle lagune salmastre, composta da fasce concentriche dominate ora dal
giunco, sia pungente che marittimo, ora dalla salicornia, o, ancora, dalla
cannuccia di palude, che fa da confine tra il lago e le colline circostanti. I colli Erei
che si specchiano nelle acque erano un tempo coperti da boschi, oggi sono in parte
occupati da abitazioni di villeggiatura e dal borgo rurale di Pergusa, frazione di
Enna, e solo una porzione della conca è coperta dal rimboschimento della "Selva
Pergusina", gestita dalla Azienda Demaniale delle Foreste.
Ivi la natura sta pian piano riappropriandosi del terreno perduto e tra le conifere e
gli eucalipti piantati dall'uomo fanno capolino le querce che un tempo dovevano
dominare la vegetazione erea, i lecci, le roverelle e la rara Quercus calliprinos.
Questa amena parte di Sicilia, dal 1991, fa parte delle riserve naturali della
Regione e dal 1995, con il nome di Riserva Naturale Speciale del Lago di Pergusa, è
protetta da un'apposita legge che ha affidato la gestione del lago alla Provincia
Regionale di Enna. L'Ente Gestore ha provveduto alla messa in atto delle prime
misure di salvaguardia e di fruizione dell'ambiente naturale con la tabellazione e
la creazione di sentieri e aree sosta per i visitatori, dotate di comode panchine ma
anche di postazioni ginniche con attrezzi in legno grezzo per gli sportivi.
Complessivamente l'area protetta copre 402,5 ettari (151,2 in Zona A e 251,2 in
Zona B) interamente ricadenti nel territorio del comune di Enna.
La motivazione istitutiva così recita: ambiente lacustre di origine tettonica, che
per la sua estensione ospita una ricchissima varietà di avifauna e che rappresenta
l'unica zona umida di sosta nel cuore della Sicilia per gli uccelli migratori. Questi
sono inoltre attratti dalla fitta vegetazione ripariale che circonda lo specchio
d'acqua.
141

RESERVA NATURAL ESPECIAL
DEL LAGO PERGUSA
142
omo demuestra la etimología de su topónimo “Pergo”, probablemente
preario, el lago Pergusa es conocido desde la antigüedad. Se coloca entre
Cun grupo de colinas que pertenecen a los Monte Erei y que rodean casi en su
totalidad la cuenca, de forma sub-elíptica, donde se sitúa el embalse. La cuenca
imbrífera del lago es endorreica, es decir, las aguas fluyen hacia el interior de
este y no tiene inmisarios ni un emisario.
Las aguas aunque no se conectan con el mar son salobres y se reúnen en el centro
de la cuenca, en un nivel de aproximadamente 670 metros sobre el nivel del mar.
Estas características confieren a la zona mucha importancia desde un punto de
vista natural, algo casi único en su género.
La cuenca aún conserva muchas de las características naturales de un ambiente
rico tanto por lo que se refiere a la biodiversidad como a sus elementos culturales
y mitológicos. Según una hipótesis interesante, fue el hombre prehistórico de las
civilizaciones indígenas de Sicilia antigua que, tras haber
presenciado el nacimiento del abismo, transmitió este
evento haciéndolo coincidir con el mito de las divinidades
ctónicas. Luego esta leyenda se cambiò en el siguiente mito:
el rapto de Proserpina (Core), hija de Deméter y Zeus, por
parte de Hades, dios de los muertos o del infierno.
Sin embargo la fecha del hundimiento sigue siendo
desconocida por la falta de estudios sobre los profundos
sedimentos del lago y su cronología. En el otoño de 2001 un
equipo de estudiosos de la Universidad de Catania y de la
Universidad de Potsdam, con la asistencia de investigadores
de Enna, hizo un sondeo, excavando cuarenta metros, para
ahondar en el conocimiento de la historia del lago, y, a
través de ella, de los cambios climáticos de los últimos milenios en el
Mediterráneo.
Un poblado prehistórico descubierto en una de las alturas a los alrededores de la
cuenca, ahora conocido como Cozzo Matrice, resultó ser una especie de ciudadela
sagrada con pequeños templos para las ofrendas, ricas necrópolis, edificios
religiosos y una cueva natural transformada en una entrada sagrada al
inframundo.
El lago Pergusa es el único y verdadero lago natural presente en el centro de
Sicilia. Gracias a su posición geográfica y por ser un oasis en un paisaje dominado
durante meses por la sequía, representa un punto neurálgico del movimiento
migratorio de muchas especies de aves. En efecto se encuentra a lo largo de una
de las de las principales rutas de migración de la región paleártica occidental. El
lago es un hábitat ideal para las aves que hacen largas horas de vuelo
ininterrumpido sobre el mar hacia (y también de) África. Representa, durante la
migración, un lugar óptimo para el descanso de miles de aves acuáticas, sobre
todo los anseriformes. Se encuentran especies raras y de alto valor como la
cerceta, el silbón europeo, el cuchara común (o pato cucharo), el porrón europeo
(o porrón común), la focha (o gallareta), el hermoso y raro aguilucho lagunero y
el porrón pardo (una especie rarísima). Está comprobado que la perdiz griega,
que en las colinas encuentra las manchas de genisteae, nidifica en la cuenca del
lago. En dichas colinas también viven el ratonero común y varias rapaces
nocturnas como el mochuelo común, el autillo europeo o la lechuza común, todos
devoradores de pequeños roedores y de invertebrados.
En Pergusa además de las aves también hay mamíferos como el puercoespín
crestado y la comadreja común, reptiles como el galápago europeo o el singular
eslizón ocelado y anfibios.
El lago también está poblado por especies endémicas de interés de la microflora y

microfauna. Aquí periódicamente, por la sinergia de algunos organismos
microscópicos, ocurre un fenómeno único en el mundo: las aguas se tiñen de rojo
sangre, confiriendo al paisaje un aspecto muy particular. El personaje principal es
un copépodo (Arctodiaptomus salinus): un camarón pequeño que, a fin de
defenderse de los rayos del sol de verano, se tiñe de pigmento rojo; colonias de
esta especie se instalan debajo de las plantas acuáticas. Así pues el pigmento se
transfiere a las bacterias que viven en el agua hasta transformar la superficie del
lago en una especie de vino tinto.
Alrededor de las aguas se extiende una amplia faja de vegetación higrófila y
riparia, típica de lagunas salobres. Está compuesta por fajas concéntricas en las
que están el junco espinoso y el marítimo, la alacranera (o sosa jabonera), o el
carrizo que es la frontera entre el lago y las colinas circundantes. Los Montes Erei,
que se reflejan en las aguas, una vez estaban cubiertos por bosques; ahora están
ocupados, en parte, por casas de vacaciones y por el pueblo Pergusa, arrabal de
Enna. Solo una porción de la cuenca está cubierta por la la reforestación de la
“Selva Pergusina”, administrada por la “Azienda Demaniale delle Foreste” una
empresa del estado.
Aquí, poco a poco, la naturalezza ha recuperado el terreno perdido. Además de las
coníferas y de los eucaliptos plantados por el hombre están las encinas que en
pasado, con mucha probabilidad, dominaban la vegetación de los Erei, los
quejigos, los melojos y el raro “Quercus calliprinos”.
Desde 1991 esta agradable parte de Sicilia forma parte de las reservas naturales de
la región y desde 1995, con el nombre: “Riserva Naturale Speciale del Lago di
Pergusa” (Reserva Natural Especialdel Lago Pergusa), está protegida por una ley
especial que ha dejado la gestión del lago a la “Provincia Regionale di Enna”.
La entidad gestora ya ha puesto en práctica las primeras medidas de protección y
los medios de disfrute del ambiente natural con la tabla y la creación de senderos,
de áreas de descanso para los visitantes equipadas con bancos cómodos y de zonas
donde se puede hacer gimnasia utilizando apropiadas construcciones de madera.
En total el área protegida abarca 402,5 hectáreas (151,2 en la Zona A e 251,2 en la
Zona B) enteramente situadas en el territorio del minicipio de Enna.
En la motivacion instituyente podemos leer lo que sigue: lago de origen tectónico
que por su extensión, aloja a una rica variedad de avifauna y representa la única
zona húmeda para el descanso de las aves migratorias situada en el corazón de
Sicilia. Además las aves son atraídas por la espesa vegetación riparia que rodea el
lago.
143

RISERVA NATURALE ORIENTATA
DEL MONTE ALTESINA
144
l Monte Altesina, si chiamava in antico Mons Aereus, (il monte aereo),
probabilmente per via della sua forma svettante che lo innalza dal fondovalle
con una forma puntuta visibile e riconoscibile da gran parte della Sicilia
centrale. Esso venne preso persino a pietra di paragone per l'altezza nonostante
non raggiunga i milleduecento metri sul livello del
mare. Nei paesi vicini è ancor'oggi facile sentir dire
"gatu quantu l'Artisina", alto quanto l'Altesina.
La sua forma facilmente traguardabile, oltre alla sua
posizione centrale, consentirono agli arabi di
sceglierlo quale punto trigonometrico principale in
Sicilia, e da esso fecero dipartire i tre Valli, le tre
regioni amministrative che dividevano la Sicilia in età
emirale e che rimasero tali sino alla decadenza del
feudalesimo nel XIX secolo.
Sulla cima, almeno dall'età del bronzo, si stanziarono
popolazioni indigene dedite alla pastorizia e protette
dall'acclività dei versanti. Qui, tra le guglie rocciose
erose dagli agenti atmosferici e lavorate dall'uomo, le
ricerche archeologiche hanno portato alla luce le
strutture di un abitato a più riprese utilizzato sino al
medioevo. Tra i ruderi compaiono case, cisterne,
ampie grotte artificiali a probabile uso cultuale. Più in
basso, sui versanti del monte coperti dalla fitta
foresta a quercine, compaiono diverse sepolture a
grotticella artificiale scavate nelle emergenze di
quarzarenite. Dal medioevo il bosco, annesso al
demanio della città di Nicosia, venne abitato da
diversi eremiti che finirono per creare un convento
attorno alla chiesetta di Santa Maria o di San Girolamo
di Lartisina. Oggi del convento, detto Cummintazzu,
rimangono i resti di una cascina utilizzata come rifugio
dai frati, e parte delle strutture della chiesa. La
comunità monacale sopravviveva con il ricavato del
bosco e con la questua che veniva effettuata nelle
masserie e nei borghi vicini. I versanti della montagna,
gestiti oggi dalla Azienda Demaniale delle Foreste,
sono quasi interamente ricoperti da una fitta foresta
latifoglie composta essenzialmente da lecci, qui in
trasgressione, posti cioè al di sopra della linea
altimetrica che in genere ne limita la espansione, ad
essi si alterna la roverella, quercia anch'essa ma
spogliante, e nel sottobosco il pungitopo, l'edera, il
ciclamino, la Dafne laureola, i cisti, l'ipocisto, i rovi e
lo stracciabraghe. Le radure, utilizzate per l'alpeggio
delle mandrie, sono inverdite da ferle, erba medica,
asfodeli bianchi e gialli.
Fanno parte della fauna il picchio rosso maggiore,
alcuni rapaci diurni come la poiana e lo sparviero, e
rapaci notturni, barbagianni, allocco, assiolo. Frequente è la volpe e, più volte, è
stato segnalato il gatto selvatico. La riserva, nei comuni di Nicosia e Leonforte, si
estende per circa 744 ettari (593,2 di zona A e 150.7 di preriserva).

l Monte Altesina en la antigüedad se llamaba Mons Aereus (monte aéreo)
probablemente porque se alza sobre el valle con una forma puntiaguda
Eclaramente visible y reconocible de gran parte de Sicilia central. Incluso
representó la piedra de parangón de la altura a pesar de ser alto menos de mil
doscientos metros sobre el nivel del mar. En los pueblos
cercanos todavía es facil escuchar esta expresión: “gatu
quantu l'Artisina” tan alto como el Altesina.
Por su forma sencilla que permite efectuar la marcación
y su posición central, los árabes lo escogieron como
principal punto trigonométrico en Sicilia. Desde allí
partieron el territorio alrdedeor en tres valles, las tres
regiones administrativas que dividían Sicilia en la edad
de los emires y que duraron hasta la caída del
feudalismo en el siglo XIX. En la cumbre, protegidos por
la empinada inclinación de las vertientes, se
establecieron los pueblos indígenas que se dedicaban a
la ganadería. Aquí, entre las agujas rocosas erosionadas
por el clima y por el hombre, las investigaciones
arqueológicas han desenterrado las estructuras de una
población utilizada en varias ocasiones hasta la Edad
Media. Entre las ruinas aparecen casas, cisternas y
grandes cuevas artificiales probablemente destinadas
al culto. Más abajo, en las vertientes del monte
cubiertas de densos encinares, se encuentran diversas
tumbas artificiales excavadas en las areniscas. Desde la
Edad Media, en el bosque, anexionado a las
propriedades del estado que se encuentran en el
municipio de Nicosia, habitaron varios ermitaños. Estos
construyeron un convento alrededor de la iglesia de
Santa María o San Girolamo di Lartisina. Hoy del
convento llamado “Cummintazzu” quedan solo los
restos de una alquería utilizada como refugio por los
monjes y algunas de las estructuras de la iglesia. La
comunidad monástica vivía gracias a los productos del
bosque y a la cuestación que se efectuaba en las granjas
y en los pueblos cercanos.
Las vertientes de la montaña, ahora gestionadas por la
“Azienda Demaniale delle Foreste” una empresa del
estado, son casi totalmente cubiertas por un espeso
bosque latifolio. Este está compuesto principalmente
por: los quejigos, que aquí infringen la norma ya que se
colocan por encima de la línea altimétrica que
generalmente limita su expansión; el melojo, que
también apartiene a la familia de las fagáceas pero sus
hojas no son perennes; el brusco en el sotobosque; la
hiedra; el ciclamen; la Daphne laureola; la estepa; el
cytinus hypocistis; las zarzas entre las cuales destaca la
zarza morisca (zarzaparrilla). En los claros, destinados
al pasto, están las cañahejas, la alfalfa y los asfódelos
(o gamones) blancos y amarillos.
La fauna está compuesta por el pico picapinos, algunas
rapaces diurnas como el ratonero común y el gavilán y
rapaces nocturnas como la lechuza común, el cárabo
común y el autillo europeo. También es frecuente encontrar el zorro y el gato
montés o gato selvaje visto más de una vez. La reserva, ubicada en los municipios de
Nicosia y Leonforte, se extiende sobre una superficie de alrededor de 744 hectáreas
(593,2 en la zona A y 150.7 constituyen la zona anterior a la reserva).
MONTE RESERVA ALTESINA NATURAL ORIENTADA
NATURE MONTE ALTESINA
RESERVE
145

RISERVA NATURALE ORIENTATA
DEL VALLONE DI PIANO DELLA CORTE
146
a riserva venne istituita per la "conservazione e la tutela di un ambiente
umido di particolare interesse botanico."
Qui infatti, lungo il vallone scavato dalle acque che scendono da un crinale
degli Erei per dirigersi verso la vallata del Dittaino, cresce ancora la fitta
vegetazione a galleria che un tempo doveva coprire il corso della maggior parte
dei fiumi dell'interno siciliano. Molte fanerofite ed emicrittofite, dominate dalla
presenza di pioppo nero e gatterino, di salice bianco, delle capre e rosso, olmo
minore e nocciolo a coprire canneti popolati da tifa mazzasorda, dal carice,
dall'epilobio e dal giunco che le massaie agirine coglievano per avvolgervi intorno
la pasta dei maccheroni di casa.
Questa galleria, oggi in alcuni tratti interrotta dall'attraversamento di strade
interpoderali, è un'oasi di pace e di fresco.
Tra l'ombra degli alberi, luogo di ricovero per il picchio e per l'istrice, per la volpe e
per il ramarro, cresce una prateria di equiseto che con i suoi sottilissimi rametti
appena toccati dal sole acquista una parvenza eterea e quasi magica.
La riserva si estende lungo il fiume per circa 194, 3 ettari (63,7 in Zona A e 130,6 in
Zona B). é raggiungibile anche a piedi da Agira.

a reserva fue creada para la “preservación y protección de un ambiente
húmedo de particular interés botánico.” El gran valle ha sido excavado por
Lhacia
la aguas que bajan de una de las cimas de los montes Erei y que se dirigen
el valle de Dittaino. Aquí aún crece la espesa vegetación con forma de
galería que una vez, probablemente, cubrió el curso de la mayoría de los ríos del
interior de Sicilia. Hay muchos fanerófitos y hemicriptófitos entre los cuales se
destacan el álamo negro (también conocido como chopera), el álamo o chopo
canadiense, el sauce blanco (o salguero), el sauce cabruno (o zargatillo), la
mimbrera púrpura (o salce colorado), el olmo común y el avellano común. Estos
cubren los cañaverales poblados por la typha latifolia (totora o junco de esteras),
el carex, el epilobium y el junco que las amas de casa de Agira cogían para hacer el
agujero de los macarrones.
Esta galería, que hoy está interrumpida en algunos puntos por los caminos de las
fincas, es un oasis de paz y fresco.
En la sombra de los árboles se refugian el pájaro carpintero, el puerco espín, el
zorro y el lagarto. Aquí crece una pradería donde hay equisetáceas y a la cual las
pequeñas y sutiles ramas tocadas apenas por el sol confieren un aspecto etéreo y
casi mágico.
La reserva se extiende a lo largo del río sobre una superficie de alrededor de 194,3
hectáreas (63,7 en la Zona A y 130,6 en la Zona B). Desde Agira se puede llegar allí
andando.
RESERVA NATURAL ORIENTADA
VALLONE DI PIANO DELLA CORTE
147

RISERVA NATURALE ORIENTATA DEI BOSCHI
DI ROSSOMANNO-GROTTSCURA-BELLIA
148
asta 2.011 ettari (1.561 in zona A e 450 circa in zona B) l'area protetta copre
una grande parte del territorio ereo posto tra i centri urbani di Piazza
VArmerina, Valguarnera ed Aidone.
Il territorio è costituito dalla parte centro meridionale degli Erei, con cime
relativamente basse, poste a circa 800 metri sul livello del mare, costituite da
affioramenti litologici recentissimi dalle forme dolci ed attraversate da profondi
solchi torrentizi tributari dei bacini del Simeto e del Salso Imera.
Questi monti, sovrautilizzati nel tempo per la vicinanza ai centri abitati maggiori
della provincia, vennero in parte lasciati boscati per favorirne un uso civico alle
popolazioni di Enna e Piazza che ne detenevano la proprietà demaniale. Fu così che
arrivò ai giorni nostri una bella porzione di bosco fortemente antropizzato, poi
implementato con piantagioni ad eucalyptus, ed oggi costituente il
maggior demanio forestale del centro Sicilia.
Questa area, dominata dal pino domestico e dall'eucalipto, ma non
di rado popolata anche da querce, lecci, sorbi, castagni, peri
selvatici, e da un folto corteggio floristico erbaceo ed arbustivo,
nasconde una lunga storia di utilizzazione umana. Qui, infatti,
sorgeva un centro, nato nell'età del rame (come dimostrano vari
resti di contrada Serra Casazze e di Serra Crovacchio) e vissuto sino
al 1394, anno in cui, per punire il feudatario Scaloro degli Uberti,
dichiarato reo di fellonia insieme ai Chiaramonte, il paese di
Rossomanno venne raso al suolo insieme agli altri feudi della fazione latina.
I feudi vennero concessi alle Università delle vicine città demaniali e gli abitanti
superstiti vennero deportati nelle stesse tant'è che ancora ai nostri giorni ad Enna
esistono quartieri che parlano un dialetto differente dall'ennese, detto
"funnurisanu" che altro non è se non il vecchio dialetto di Cundrò e Rossomanno. Del
paese, posto sulla parte superiore della montagna omonima, rimangono diverse
vestigia: l'acropoli siculo ellenizzata di Serra Casazze con un lungo muro di cinta
munito di torrette di difesa, diversi lembi di necropoli con testimonianze di antichi
riti incineratori e di deposizione a "campi di crani", tombe circolari, case,
magazzini, il basamento della torre feudale degli Uberti, una chiesetta tardo
bizantina a tre navate con inumazioni a martyrion ed infine un convento, costruito
sui resti del paese distrutto, ed utilizzato come eremo sino ad una cinquantina di
anni fa.
La riserva è quindi una sorta di parco archeologico immerso nel verde di un vasto
bosco. Il territorio è facilmente percorribile sia a piedi che in mountain bike e sono
molte le stradelle aperte al passaggio dei motorizzati.
Una visita potrà iniziare dalla zona del vivaio forestale di Ronza, lungo la S.S. 117
Enna - Piazza Armerina. Qui l'Azienda Demaniale delle Foreste, ente gestore della
riserva, ha creato una delle maggiori aree attrezzate della Sicilia, capace di
ospitare anche centinaia di persone, con sedili, panche, tavolini, fontane, voliere e
chiudende ove pascolano cinghiali, daini, istrici. Il vivaio è anche attrezzato di
biblioteca ambientale e di erbario, è sempre controllato da un guardiano ed al suo
interno opera il Centro di Recupero per la fauna selvatica.
Vicino all'area della Ronza si potranno ammirare le incredibili
forme delle pietre incantate, o pupi ballerini, una sorta di cerchio
magico che la fantasia popolare ha voluto attribuire ad un
sortilegio che pietrificò una danza sabbatica ma che in realtà sono
il frutto della geologia del luogo.
Da Ronza si dipartono decine di sentieri, tutti abbastanza facili se
percorsi con una guida o, comunque, da chi, attrezzato di bussola
e carta topografica saprà destreggiarsi nel bosco a tratti molto
fitto.

sta área protegida amplia 2.011 hectáreas (1.561 en la zona A y alrededor de
450 en la Zona B) abarca una parte extensa del territorio de los Erei que se
Eencuentra entre los municipios de Piazza Armerina, Valguarnera y Aidone. Se
trata del centro-sur de los montes Erei, una zona donde hay cimas relativamente
bajas: cerca de 800 metros sobre el nivel del mar. Estas cumbres, formadas por
recientes afloramientos litológicos, son poco puntiguadas y tienen profundos
surcos creados por los torrentes que afluyen a los ríos Simeto y Salso Imera.
Por su proximidad a los mayores pueblos de la provincia, estas montañas fueron
muy utilizadas, pero se dejaron algunas partes cubiertas con bosques para
fomentar el uso cívico de los habitantes de Enna y Piazza Armerina, municipios a
los cuales pertenece esta área. Así pues, hoy una gran parte del bosque es
antropizada, llena de plantaciones de eucaliptos y constituye la
más grande propiedad forestal del estado del centro de Sicilia.
En esta zona dominan el pino piñonero y el eucalipto pero
también es fácil encontrar las encinas, los quejigos, los serbales,
los castaños y los perales silvestres. Además hay una gran
variedad de flores y arbustos. Pues aquí se esconde una larga
historia de uso humano. De hecho, en dicha área, en la edad del
cobre, nació un centro (como demuestran los diversos restos de
las comarcas Serra Casazze y Serra Crovacchio) que vivió hasta
1394, cuando, para castigar al feudatario Scaloro degli Uberti,
declarado culpable de felonía junto con los Chiaramonte,
arrasaron el pueblo Rossomanno y los otros feudos de la facción latina.
Los feudos fueron otorgados a las “Università” de las cercanas ciudades de
propiedad del Estado. En estas localidades también fueron deportados los
habitantes sobrevivientes. En efecto, en Enna hoy en día aún hay barrios que
hablan un dialecto diferente del “ennese” y que se llama “funnurisanu”, es decir
el viejo dialecto de Rossomanno y Cundrò.
Del país, ubicado en la parte superior de la montaña homónima, quedan diversas
ruinas: la acrópolis helenizada de Serra Casazze con un una larga pared equipada
con torretas defensivas, diversas porciones de necrópolis con testimonios de
antiguos ritos funerarios para incinerar y del depósito en “campos de cráneos”,
tumbas circulares, casas, almacenes, la base de la torre feudal de los Uberti, una
iglesia bizantina de tres naves con inhumaciones y en fin un convento, construido
sobre las ruinas del país destrozado y utilizado como capilla hasta hace cincuenta
años. Por tanto la reserva es una especie de parque arqueológico sumergido en el
vierde de un gran bosque. Es fácil explorar esta área tanto andando como con la
mountain bike y hay muchos caminos para el paso de vehículos motorizados.
La visita puede comenzar en el área del vivero forestal de Ronza por la carretera SS
117 Enna - Piazza Armerina. Aquí la “Azienda Demaniale delle Foreste” una
empresa del estado que gestiona la reserva, ha creado una de las principales zonas
de picnic de Sicilia, con capacidad para un centenar de personas. Esta área está
equipada con asientos, bancos, mesas, fuentes, pajareras y cercas donde pastan
los jabalíes, los gamos y los puercoespines. En el vivero, donde también hay una
biblioteca ambiental y un herbario, siempre está presente un guardián. Además es
activo un centro para la recuperación de los animales.
En la zona cerca de “La Ronza” se pueden admirar las
increíbles formas de las piedras encantadas, o “pupi
ballerini”, es decir una especie de círculo mágico que la
imaginación popular atribuyó a un sortilegio que petrificó un
baile sabático. En realidad esas piedras son el resultado de la
geología local.
Desde Ronza parten decenas de senderos, todos fácilmente
practicables con la ayuda de una guía o por lo menos es facil
explorarlos con la ayuda de una brújula y un mapa
topográfico. Ideal para quien sabe manejarse en los bosques
que en algunos puntos son muy espesos.
RESERVA NATURAL ORIENTADA
BOSCHI DI ROSSOMANNO; GROTTASCURA E BELLIA
149

Dove
mangiare
AGIRA
Pizzeria Ristorante Number One C.da Sant'Anna,1 0935.960700
Il Tempio Blù Via V. Emanuele, 254 0935.691777
AIDONE
La Vecchia Aidone Via Sen. Cordova, 90 0935.87863
Ristorante Eyexei C.da Morgantina 0935.87074/ 333.2780848
Ristorante Pizzeria Il Rifugio Via Martiri della Libertà, 15 0935.88119
Pizzeria La Venere Via Martiri della Libertà, 47 0935.87776
ASSORO
Villa Artemide C.da Pirito 0935.903284
Ristorante Pizzeria La Cortina C.da Piano di Corte 0935.620432
Ristorante Pizzeria La Fontanella C.da Paglialunga, 1 0935.667140
Pizzeria San Giorgio La Togliatti, 100 320.7465063
D'Aria Filippa Ristorante C.da Raddusa Scalo, 1 0935.950018
Ristorante La Perciata C.da Perciata 0935.903679
Ristorante Pizzeria La Cannavota Via Borgo, 17 0935.620258
Pizzeria Al solito posto Via Crisa, 282 0935.667700
Pizzeria D’Agostino Via Crisa, 289 0935.667392
BARRAFRANCA
Ristorante Pizzeria Caprice Via G. Cannada 0934.466636 / 339.5343018
Pizzeria Ristorante da Zeus S.S. 191 km. 29 0934.1901421
Ristorante Pizzeria La Pagoda Via G. Cannada 0934.467800
Ristorante Pizzeria Il Gelso Nero Corso Garibaldi, 202 0934.464147
CALASCIBETTA
Trattoria La Brace C.da Longobardi 0935.34699
Excalibur Ristorante Pizzeria C.da Buonriposo, 1 0935.33111
Ristorante Vecchia Lecce Via Roma, 34 0935.33911
CATENANUOVA
Daidone Antonio Ristorante Corso V. Emanuele III, 51 0935.75261
Pizzeria Ristorante Galassia Via Libertà, 126 0935.75626
CENTURIPE
Trattoria Pizzeria Corradino G.a. Piazza Diaz, 16 0935.73870
Hill Star Pub C.da Cavalera 340.9449308
152
dónde comer
CERAMI
Trattoria da Carmelina Corso Roma, 127 0935.931209
Ristorante Pizzeria Ai Portici Corso Roma, 49 0935.931927

ENNA
Ristorante Sorrento Via Trieste 0935.25630
Ptp di Tabita Patrizia C.da Borgo Cascino, 1 0935.41256
La Giara Via Nazionale, 125 0935.541687
Grande Albergo Sicilia P.za Colajanni, 7 0935.500850
Antica Hostaria Via Castagna, 7/9 0935.22521
La Pantera Rosa Via Livatino, 22 0935.531096
Hotel Riviera Pizzeria Ristorante C.da Zagaria, 1 0935.541267
Al Carrettino Viale dei Miti, 13 0935.542021 / 338.6369598
Ristorante Centrale P.za VI Dicembre, 9 0935.072170 / 0935.500963 / 377.7076708
Da Marino Ristorante Pizzeria Viale Savoca, 68 0935.25878
Ristorante Grotta Azzurra Via Colaianni, 1 0935.24328
Hotel Ristorante Villa Giulia Via Dafne, 2 0935.541043
Cofano Trattoria V. Liberta' 0935.1820942 / 348.1176062
La Trinacria Ristorante Trattoria Viale C. Savoca, 10 0935.502022 / 340.7009956
Ristorante Pizzeria La Veranda Via Leonardo Da Vinci, 4/D 0935.29395
Pomodorino Ristorante Pizzeria C.da Bruchito 0935.530062
Prometeo Via Enrico Longi, 2 0935.531431
Ristorante La Fontana Via Volturo, 6 0935.25465
Ristorante Pizzeria La Fenice Viale dei Miti, 6 0935.541123
Ristorante Tiffany Via Roma, 467 0935.501368
Da Gino Ristorante Pizzeria San Gennaro Viale Belvedere Marconi, 6 0935.039668 / 0935.24067 /333.2936704
Trattoria La Rustica Via Aidone, 28 0935.25522
Garden Ristorante Viale dei Miti, 72 0935.541694
Pizzeria Ristorante Liola' Via Duca D'Aosta, 2 0935.37706
Pizzeria Ristorante Novantaquattrocento P.za Vittorio Emanuele, 10 0935.503708
Pizzeria Ristorante Pinocchio Via Sberna 0935.531879 / 339.1767500
Agriturismo Bannata C.da Bannata S.S.117Bis, km.41 0935.681355 / 329.6274918
Brasa Roja Ristorante Via Mattarella, 17 0935.531209
Da Carlo Ristorante Pizzeria Viale dei Miti, 19 0935.541030 / 333.4486877
Planet Pizza Via Leonforte, 4 0935.501070
Ristorante Ariston Via Roma, 353 0935.26038
Ristorante Pizzeria Divini Sapori Via Lombardia, 6 0935.1980533
Federico II Palace Hotel C.da Salerno 0935.20176
Pizzeria San Cristobal Via Rosario Livantino, 106 0935.29856 / 0935.531302
GAGLIANO CASTELFERRATO
Ristorante La Porticella Via G. Verga, 13 0935.693325
La Garitta Via Luigi Capuana, 12 0935.693401
LEONFORTE
Ristorante La Piramide Via Pirandello, 26 0935.902121
Villa Gussio C.da Rossi S.S.121 0935.903268
Agriturismo Canalotto C.da Canalotto 0935.904250
NICOSIA
Ristorante La Torretta C.da Torretta 0935. 647325 / 0935.647385
Agriturismo Pancallo C.da Pancallo, 10 339.7098713
Agriturismo Case Rovello C.da Mercadante 0935.640803 / 338.8916058
Ristorante La Cirata C.da Cirata 0935.640561 / 0935.640680
Ristorante Pizzeria La Cuccagna P.za Volta Alessandro, 21 0935.640514
Ristorante Pizzeria Memphis Via S. Giovanni, 22 0935.639722
Ristorante Pizzeria O' Mulino Via Vittorio Emanuele, 1 0935.631286
Ristorante Pizzeria Quadrifoglio Via Umberto I, 5 0935.646309
Doppio Poker Via Nazionale, 168 0935.640645
Ristorante La Grotta da Rosario Via S.antonio Abate, 7 338.3217800
Ristorante "la Vigneta" C.da S. Basile 0935.646074
Ristorante Pizzeria Sympaty V. Pio La Torre 0935.640645 / 338.7920325
Pizzeria Yellow Green P.za S. Francesco di Paola, 20 0935.630112
153

NISSORIA
Gazebo Ristorante Pizzeria C.da Croce, 1 0935.669449
Ristorante Pizzeria al Corvo C.da Corvo 0935.669359 / 329.7025315
Ristorante Pizzeria Del Casale Via Moncada 0935.660145 / 329.9513360
Agriturismo Borgo Favara C.da Favara S.P. Agira-Nicosia 0935.640420
PIAZZA ARMERINA
Ristorante Amici Miei Largo Capodarso, 5 0935.683541
Ristorante Al Giardinetto Via G. Lo Giudice, 41 0935.682222
Al Fogher C.da Bellia 0935.684123 / 339.1579005
Agriturismo Salemi C.da Leano 339.5713855
Hotel Villa Romana P.za A. De Gasperi, 18 0935.682911 / 335.1437184
Ristorante Pizzeria Al Ritrovo C.da Bellia S.S.117 bis Km.44,25 0935.681890
Park Hotel Paradiso C.da Ramaldo 0935.680841
Azienda Agrituristica Savoca C.da Polleri, 13 0935.683078 / 348.8420337 / 328.0042912
La Rondine C.da Gatta 0933.991139
Ristorante Pizzeria al Giardinetto Via G. Lo Giudice, 41 0935.682222
Ristorante La Perla del Gusto C.da Fratulla 0935.686068
Ristorante La Tavernetta Via Cavour, 40 0935.685883
Ristorante Pizzeria da Elide C.da S. Croce 0935.682610
Ristorante Pizzeria Pepito Via Roma, 140 0935.682951
Ristorante Trattoria La Ruota C.da Paratore 0935.680542
L’Antica Stazione C.da Ronza
Ristorante Royale · C.da Bellia
0935.89220
0935.686648
Hotel Ristorante Selene Via G. Gaeta, 30 0935.683425
Pizzeria Ristorante Prima o Poi... Via A. Manzoni, 79/81 0935.682249
Ristorante Pizzeria La Coccinella Via R. Guttuso, 2 0935.682374
La Perciata C.da Perciata 0935.903679
Ristorante da Nino Via Padova 0935.686653
Pizzeria Tavola Calda La Capricciosa Viale G. Ciancio 0935.682193
Ristorante Mosaici C.da Paratore 0935.685453
Ristorante Centrale da Totò Via Mazzini, 29 0935.688153
Ristorante Garibaldi 62 Via Garibaldi, 62 0935.688537
Ristorante Lo Sperone C.da San Marco 0935.682008
La Rosa dei Venti C.da Bellia 339.7579898
Ristorante Pizzeria Al Teatro Via Teatro, 6 0935.85662
Trattoria Panineria Al Goloso Via Garao, 4
0935.685693
Floresta Via Floresta, 7 338.2141488
Il Nuovo Bellia Via Manzoni, 60 0935.680622
Ristorante Pizzeria Primavera C.da Camemi 0935.970387
Ristorante Imperial C.da Casale 0935.85750
Ristorante Self Service P.za Caduti sul Lavoro, 25 0935.89394
Feudo Ventura Azienda agrovenatoria C.da Rasalgone 335.1312931
154
PIETRAPERZIA
L'osteria di Agar Via San Giuseppe, 4 0934.462366
Ristorante Belvedere Via Castello 333.8307488
Ristorante Mediterraneo Via G. Marconi, 75 0934.401023
Milano Alessandro Viale dei Pini, 6 0934.401657
Ristorante Pizzeria da Vincenzo Via Sabotino, 19 0934.461406
REGALBUTO
Castel Miralago Hotel C.da Pettoruta S.S. 121 0935.72810
La Dolce Vita C.da Piano Arena 0935.910554 / 338.2978653
Ristorante Pizzeria Laguna Blu Via Palermo, 121 0935.77616
Ristorante Parco Giochi S.Anastasia C.da Pettoruta S.S.121 Km. 60,65 0935.71822
Ristorante Militello Carmelo Vicolo N. L' Episcopo, 7 0935.79513
Ristorante Il Gatto e La Volpe C.da Pozzillo 339.2845275

Trattoria Oasi C.da Piano Arena, 96 0935.72954
Ristorante Pizzeria Eden C.da Piano dei Fossi 328.7839431 / 338.9038634
SPERLINGA
Ristorante Pizzeria “La Nuova Perciata" C.da Perciata 0935.643104
TROINA
Dell'Arte Silvestro Dario Via A. Moro 0935.653119
Ristorante Pizzeria Golden Fork Via Nazionale, 188 0935.654444
Ristorante l’Orchidea Via Roma, 2 0935.654930
Ristorante Sputnik Via Nazionale, 216 0935.650036
Trattoria Pizzeria La Tavernetta Via Arciru,' 30 0935.656979 / 0935.656979
VALGUARNERA
Trattoria Al Canale Via Mazzini, 67 0935.958966
La Corte di Bacco Via Archimede, 28 333.3621711
Trattoria Alessandro Via Edison, 42 0935.956523
Trattoria Garibaldi Piazza Garibaldi,1 0935.958905 / 334.3579489
VILLAROSA
Trattoria Pizzeria Bognanno Corso Garibaldi, 74 0935.31119
Trattoria Pizzeria 1000 gusti da Mario Via Roma, 25 338.1297745
155

156
AGIRA
AGRITURISMI
AIDONE
HOTEL
ASSORO
AGRITURISMI
CENTURIPE
HOTEL
CERAMI
TURISMO RURALE
ENNA
HOTEL
Azienda Agrituristica Rocca d’Aquila
C.da Gararai S.P. 59
tel. 333.3353629
Hotel Morgantina
Via Aldesia, 42
tel./fax 0935.88088
AGRITURISMI Agriturismo Casalgismondo
S.P. 103 Km 13
tel. 0935.87900 fax 0935.892118
cell. 335.5252807
TURISMO RURALE Casale Belmontino
C.da Belmontino Soprano
tel. 348.2590132
Agriturismo il Drago
C.da Dragorosso
tel./fax 0935.680121 cell. 336.291517
Sperone Agriturismo
C.da Piano dei Comuni
tel. 334.2020729 fax 0935.905982
Kento Park Hotel
C.da Tagliacasse
tel. 0935.74205 fax 0935.917081
La Sugherita
C.da Sugherita
cell. 339.4149185
Dove
dormire
dónde dormir
www.roccadaquila.it
www.hotelmorgantina.it
hotelmorgantina@tiscali.it
www.casalgismondo.it
info@casalgismondo.it
www.casalbelmontino.com
info@casalbelmontino.com
www.agriturismodrago.com
info@agriturismodrago.com
www.speroneagriturismo.it
info@speroneagriturismo.it
www.kentoparkhotel.it
info@kentoparkhotel.it
www.lasugherita.it
lasugherita@tiscali.it
Federico II Palace Hotel
www.hotelfedericoenna.it
C.da Salerno
tel./fax 0935.20176
info@hotelfedericoenna.it
Hotel Villa Giulia www.hotelvillagiuliaen.it
Via Dafne, 2 - Villaggio Pergusa
tel. 0935.541043 fax 0935.542213
hotel.villagiulia@tiscali.it
Hotel Sicilia www.hotelsiciliaenna.it
Via Napoleone Colajanni, 7
tel. 0935.500850 fax 0935.500488
info@hotelsiciliaenna.it
Hotel Riviera www.hotelrivieraenna.it
C.da Zagaria, 1
tel. 0935.54127 fax 0935.1866027
riviera.hotel@tiscali.it
Hotel Bristol www.hotelbristolenna.it
Piazza Ghisleri, 13
tel./fax 0935.24415
info@hotelbristolenna.it

Park Hotel La Giara
www.parkhotellagiara.it
Via Nazionale - Pergusa
tel./fax 0935.541687
info@parkhotellagiara.it
Villaggio Turistico Garden
www.hotelgarden.it
Via Nazionale - Pergusa
tel./fax 0935.541693 cell.333.8650798
info@hotelgarden.it
Bed & Breakfast del Centro
www.bedbreakfastenna.com
Via S. Agata, 104
tel. 327.7460800
B&B Centro di Sicilia
bbdelcentro@gmail.com
Via Reepentite, 6
tel.393.5438428
centrodisiciliaenna@gmail.com
AGRITURISMI Baglio Pollicarini
www.bagliopollicarini.it
C.da Pollicarini - Pergusa
tel./fax 0935.541982
agriturismopollicarini@hotmail.it
Agriturismo Bannata
www.agriturismobannata.it
C.da Bannata, S.S. 117 Bis Km. 41
tel. 0935.681335 cell. 329.6274918
info@agriturismobannata.it
Il Mandorleto
www.ilmandorleto.it
C.da Gerace
tel./fax 0935.541389 cell.333.2923930
info@ilmandorleto.it
TURISMO RURALE La Rosa Dei Venti
www.rosa20.com
C.da Rossi
tel. 0935.20353 fax 0935.510622
cell. 340.9398077
info@rosa20.com
AREA DI SOSTA CAMPER Spampinato Francesco
C.da San Giuseppe
tel. 327.3690232
LEONFORTE
ennacamper@alice.it
HOTEL Albergo Villa Gussio
www.villaggiogussio.it
S.S. 121 Km. 94,750
tel. 0935.903268 fax 0935.905731
info@villagusio.it
AGRITURISMI Agriturismo Canalotto
www.canalotto.it
C.da Canalotto
tel./fax 0935.904250 cell.320.8862901
canalotto@virgilio.it
Azienda Agrituristica Villa Artemide www.villaartemide.it
S.S. 117 Km 69.6
info@villaartemide.it
NICOSIA
tel. 0935.903284
HOTEL Hotel Vigneta
www.lavigneta.com
C.da San Basilio
tel./fax 0935.646074 cell.329.3377023
ristorantelavigneta@alice.it
AGRITURISMI Agriturismo Mercandante
www.agrimerc.com
C.da Mercandante
tel./fax 0935.640771 cell.328.3771120
info@agrimerc.com
Agriturismo Villa Pietralunga www.villapietralunga.it
C.da Pietralunga
tel./fax 0935.633037 fax 0935.449048
cell. 339.3489324
info@villapietralunga.it
Agriturismo Pancallo
www.agriturismopancalloenna.com
C.da Pancallo
tel. 339.7098713
info@agriturismopancallo.com
Oasi Basciana www.oasibasciana.it
C.da Basciana
tel./fax 0935.640275 cell. 320.9011669
info@oasibasciana.it
TURISMO RURALE Baglio San Pietro
www.bagliosanpietro.com
C.da Baglio San Pietro
tel. 0935.640529 fax 0935.640651
cell. 333.5375881
info@bagliosanpietro.com
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NISSORIA
AGRITURISMI Borgo Favara
www.borgofavara.com
C.da Favara S.P. Agira-Nicosia info@borgofavara.com
PIAZZA ARMERINA
tel./fax 0935.640420
HOTEL Hotel Al Ritrovo
www.hotelalritrovo.com
C.da Bellia S.S. 117 Bis Km. 44,250
tel. 0935.611890 Fax 0935.686740
info@hotelalritrovo.com
Park Hotel Paradiso
www.parkhotelparadiso.it
C.da Ramaldo
tel. 0935.680841 fax 0935.683391
info@parkhotelparadiso.it
Hotel Villa Romana
www.hotel-villaromana.it
Piazza A. De Gasperi
tel./fax 0935.682911
hotelr@yahoo.it
Hotel Selene
www.hotel-selene.it
Via Gen. Gaeta, 30
tel. 0935.683412 fax 0935.683416
info@hotel-selene.it
Hotel Gangi
www.hotelgangi.it
Via Gen. Ciancio, 68/70
tel. 0935.682737 fax 0935.687563
info@hotelgangi.it
Suite d’Autore
Via Monte, 1
tel. 0935.68855
www.suitedautore.it
Hotel Mosaici " Da Battiato"
www.hotelmosaici.com
C.da Paratore
tel./fax 0935.685453
info@hotelmosaici.com
AGRITURISMI Agricasale
www.agricasale.it
C.da Ciavarini
tel./fax 0935.686034
agricasale@interfree.it
Agriturismo Camemi
www.agriturismocamemi.it
C.da Camemi S.S. 117 Bis
tel. 0935.680730 fax 0935.682428
cell. 338.6390406
info@agriturismocamemi.it
Grottacalda
www.grottacalda.it
C.da Grottacalda
tel./fax 0935.958533
info@grottacalda.it
Azienda Agrituristica Savoca
www.agrisavoca.com
C.da Polleri
tel./fax 0935.683078 cell.328.0042912
Il Glicine
info@agrisavoca.com
C.da Vallegrande
tel./fax 0935.684119 cell.368.3213006
atishaselingpa@yahoo.it
TURISMO RURALE Torre Di Renda
www.torrerenda.it
C.da Torre Di Renda
tel. 0935.687657 fax 0935.687821
info@torrerenda.it
Villa Alida www.villaalida.it
C.da Colla Casale
tel./fax 0935.683011 cell.328.0647662
villaalida@villaalida.it
Villa Trigona www.villatrigona.it
C.da Centova
tel. 0935.681896 fax 0935.56243
info@villatrigona.it
PIETRAPERZIA
cell. 333.3999601
HOTEL Hotel Marconi www.hotelmarconi.sicilia.it
Via Kennedy, 5
tel. 0934.4619836 fax 0934.463128
cell. 335.6533784
info@hotelmarconi.sicilia.it

REGALBUTO
HOTEL Hotel Castel Miralago
www.hotelcastelmiralago.it
C.da Pettoruta Ss. 121
info@hotelcastelmiralago.it
TROINA
tel./fax 0935.72810
HOTEL Albergo Costellazioni
www.lacittadelladelloasi.it
Centro Benessere
C.da S. Michele
tel. 0935.653966 fax. 0935.653660
info@lacittadelladelloasi.it
Hotel Eden www.hoteledentroina.it
C.da Piano Rossi
tel./fax 0935.656676
info@hoteledentroina.it
AGRITURISMI A' Mecca I Crisafi
S.P. Troina-Sparacollo Km. 4,5
tel. 0935.656350 fax 0935.654323
cell. 338.7273988
ameccaicrisafi@tiscali.it
La Querce Di Cota
www.lequerciedicota.it
C.da Cota
info@lequercedicota.it
VALGUARNERA
tel./fax 0935.654888 cell.339.8430536
AGRITURISMI Masseria Mandrascate
www.masseriamandrascate.it
C.da Mandrascate S.P.4 Km 9,800
tel. 0935.958502 fax 095.375261
info@masseriamandrascate.it
VILLAROSA
cell. 338.1314904
AGRITURISMI San Giovannello
www.sangiovannello.it
C.da San Giovannello
tel./fax 093.531260 cell.328.8677270
info@sangiovannello.it
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Enna, la provincia navigabile
Promossa da:
Camera di Commercio
Enna
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Rocca di Cerere
In collaborazione con:
Provincia Regionale di Enna
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Le citazioni qui riportate sono tratte da: Rocco Lombardo (a cura di) “Viaggio in Provincia di ENNA
tra immagini d'epoca e parole di secoli” Ed. Il Lunario - 2008