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Precari ieri e oggi, quale il domani - Regione Toscana

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non stab<strong>il</strong>i ( 0%), ad una riduzione dei passaggi al lavoro garantito<br />

(un incremento medio annuo di 3,5 punti nell’ultimo biennio<br />

contro gli oltre 10 punti medi annui dei quattro anni precedenti),<br />

e ad una crescita delle uscite verso la disoccupazione (dall’11%<br />

al 14%) che sembrano denunciare un aumento di coloro che non<br />

riescono a transitare da un lavoro a termine verso un impiego<br />

sicuro.<br />

Nel biennio i più stab<strong>il</strong>i sono risultati i lavoratori dipendenti<br />

con contratto a tempo indeterminato (circa 90 su 100 sono<br />

rimasti nella stessa posizione); seguiti dai lavoratori autonomi<br />

(73 su 100). Molto diversi gli esiti dei lavoratori dipendenti con<br />

tipologia contrattuali a termine che solo nel 4 % dei casi hanno<br />

avuto come esito una stab<strong>il</strong>izzazione nel mercato del lavoro<br />

(37% a tempo indeterminato e 5% autonomo). Ancor più problematiche<br />

le traiettorie di coloro che, a distanza di due anni da un<br />

avviamento al lavoro con tipologia contrattuale instab<strong>il</strong>e, sono<br />

caduti in uno stato di disoccupazione; a distanza di ulteriori due<br />

anni oltre la metà (51%) risulta ancora in cerca di occupazione.<br />

Il quadro viene ulteriormente aggravato dal fatto che, rispetto<br />

all’indagine precedente, diminuisce <strong>il</strong> già basso numero di<br />

coloro che hanno scelto la flessib<strong>il</strong>ità lavorativa e cresce la quota<br />

di coloro che vivono la flessib<strong>il</strong>ità come un’esperienza subita<br />

perché costretti dalle logiche del mercato.<br />

Sembrerebbe dunque che i percorsi di stab<strong>il</strong>izzazione<br />

subiscano una battuta d’arresto, trascorsi periodi di permanenza<br />

troppo lunghi in tale stato, come parrebbe confermato<br />

anche dalla crescita di sequenze occupazionali di tipo “job<br />

carousel”, caratterizzate dal susseguirsi di diverse esperienze<br />

di lavoro e non lavoro (Barb<strong>ieri</strong>, Fullin, reyneri, 005),<br />

che hanno un’elevata probab<strong>il</strong>ità di avere come esito un “intrappolamento”<br />

in carriere lavorative discontinue, interrotte<br />

e instab<strong>il</strong>i.<br />

Quali gli esiti per le persone coinvolte in traiettorie di questo<br />

tipo?<br />

L’indagine che presentiamo ha mostrato che i tassi di trasformazione<br />

sono molto diversi a seconda delle caratteristiche degli<br />

individui e della tipologia di attività svolta. Le donne, i “non più<br />

giovani”, coloro che hanno una bassa scolarizzazione, che vive<br />

in sistemi produttivi “deboli”, risulta infatti complessivamente<br />

avere intrapreso percorsi più precari, caratterizzati da ingressi e<br />

uscite, nel mercato del lavoro.<br />

Sembra dunque evidente che l’indagine non conforti la tesi<br />

secondo cui i lavori atipici abbiano un effetto trampolino verso<br />

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