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Precari ieri e oggi, quale il domani - Regione Toscana

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tata disparità nell’accesso a tutele e diritti. Dopo anni di impiego<br />

presso lo stesso ente (mediamente almeno tre anni), svolgendo<br />

funzioni essenziali per <strong>il</strong> funzionamento ordinario della struttura<br />

presso la <strong>quale</strong> prestano servizio, la sensazione che hanno in<br />

molti è quella di essere rimasti intrappolati in una condizione<br />

di precarietà dalla <strong>quale</strong> diventa sempre più diffic<strong>il</strong>e uscire in<br />

quanto l’investimento fatto ha consentito di sv<strong>il</strong>uppare competenze<br />

e professionalità che, in molti casi, sono spendib<strong>il</strong>i solo<br />

nel pubblico o, ancor peggio, solo presso l’ente committente.<br />

A questo diffuso senso di scarsa fiducia verso <strong>il</strong> futuro lavorativo<br />

si accompagnano anche le incertezze relative al welfare 39 :<br />

solo una minoranza degli intervistati si aspetta infatti di percepire<br />

in futuro una pensione adeguata. È ovvio che questa mancanza<br />

di prospettive può spingere all’insofferenza o all’abbattimento<br />

alimentando un malessere sociale che influenza e condiziona i<br />

comportamenti individuali e collettivi, frustrando gli stimoli a<br />

intraprendere, ad affermarsi, a creare (Accornero, 006a).<br />

Ma che cosa possiamo fare per superare la divisione dei lavoratori<br />

in serie A e B? Qual è la ricetta da seguire affinché i giovani<br />

coinvolti (ma non solo), che rappresentano <strong>il</strong> motore della<br />

dinamicità sociale, possano ritrovare quella risorsa che sappiamo<br />

essere indispensab<strong>il</strong>e per lo sv<strong>il</strong>uppo e l’avvenire della nostra<br />

comunità, la fiducia?<br />

Innanzitutto attivare una rete di protezione universale e decorosa<br />

che al tempo stesso non disincentivi lo sforzo di ricerca<br />

del lavoro. Il concetto è quello di “welfare delle opportunità”, in<br />

luogo del welfare della protezione passiva che viene dal passato.<br />

I suoi capisaldi dovrebbero essere rappresentati dall’istruzione,<br />

39 Il senso di precarietà e di sfiducia ha del resto le sue valide ragioni di esistere.<br />

Nonostante sia trascorso un bel po’ di tempo da quando, nel nostro<br />

paese, sono stati introdotti elementi di flessib<strong>il</strong>ità riguardanti le modalità di<br />

ingresso nel lavoro (varati dal centro-sinistra nel 1997 con <strong>il</strong> cosiddetto “pacchetto<br />

Treu” e ulteriormente ampliati dal successivo governo di centro-destra<br />

con Legge 30 del 003), non è ancora stata impostato un sistema di sicurezza<br />

sociale che tuteli i lavoratori nei confronti dei cambiamenti introdotti. Una<br />

delle caratteristiche peculiari del sistema di welfare italiano è infatti l’assenza<br />

di una prestazione di tipo assistenziale che intervenga a sostenere <strong>il</strong> reddito<br />

dei disoccupati quando termina <strong>il</strong> diritto a percepire le prestazioni di tipo<br />

assicurativo. All’esigenza di una safety net di ultima istanza, si è risposto in<br />

modo né equo, né trasparente estendendo eccessivamente la durata di alcune<br />

prestazioni assistenziali (Cig e mob<strong>il</strong>ità), la platea dei beneficiari di altre prestazioni<br />

(pensioni di invalidità e pensioni agli invalidi civ<strong>il</strong>i), i requisiti per la<br />

concessione di prepensionamenti, pensioni di anzianità, ecc.<br />

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