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Precari ieri e oggi, quale il domani - Regione Toscana

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(Barb<strong>ieri</strong>, Fullin, reyneri, 005), con passaggi fra occupazioni e<br />

stati occupazionali diversi, dentro e fuori <strong>il</strong> mercato del lavoro,<br />

o peggio ancora di uscire dalla condizione di occupato verso la<br />

disoccupazione o l’inattività. I principali risultati dell’indagine<br />

non sembrano fornire un quadro tranqu<strong>il</strong>lizzante: a distanza di<br />

sei anni da un avviamento al lavoro con tipologie contrattuali<br />

flessib<strong>il</strong>i le trasformazioni in lavori stab<strong>il</strong>i riguardano meno di<br />

metà del campione (48%).<br />

Da evidenziare, inoltre, che nell’ultimo biennio si assiste ad<br />

una riduzione dei passaggi verso <strong>il</strong> lavoro garantito (un incremento<br />

medio annuo di 3,5 punti negli ultimi due anni contro<br />

gli oltre 10 punti medi annui dei quatro anni precedenti) mostrando<br />

come per coloro che non sono riusciti a “stab<strong>il</strong>izzarsi”<br />

entro un certo lasso di tempo si incrementino le probab<strong>il</strong>ità di<br />

rimanere intrappolati nel “carosello” dei lavori precari, o peggio<br />

ancora di divenire disoccupati o inattivi.<br />

Sembra dunque evidente che i lavori atipici non abbiano<br />

avuto un effetto trampolino (verso <strong>il</strong> lavoro stab<strong>il</strong>e) efficace allo<br />

stesso modo per tutti e ovunque. Il rischio di intrappolamento è<br />

risultato particolarmente elevato per le donne, i non più giovani,<br />

i meno scolarizzati, coloro che vivono in sistemi locali poco<br />

strutturati e dinamici, ma soprattutto nei casi in cui si prolunghi<br />

oltre un certo limite la durata e/o la sequenza di impieghi instab<strong>il</strong>i<br />

nel proprio percorso.<br />

La presenza di una frattura tra condizioni lavorative di lavoratori<br />

stab<strong>il</strong>i e instab<strong>il</strong>i è risultata evidente sotto diversi punti di<br />

vista. Innanzitutto la flessib<strong>il</strong>ità risulta sempre di più una condizione<br />

non scelta ma subita, nonostante talvolta sia considerata<br />

necessaria per <strong>il</strong> raggiungimento delle aspirazioni personali,<br />

in particolare per i lavoratori più istruiti, qualificati e con un<br />

percorso congruente con l’attuale mansione. Ulteriori svantaggi<br />

consistono in stipendi più bassi degli stab<strong>il</strong>i e in lavori che si<br />

svolgono più frequentemente in orari “socialmente svantaggiati”.<br />

Ciò che appare più drammatico però è <strong>il</strong> fatto che anche le<br />

prospettive occupazionali future non siano giudicate in modo<br />

ottimistico dagli intervistati, che dichiarano di non riuscire ad<br />

intravedere un futuro diverso e migliore.<br />

Emblematica, da questo punto di vista, la condizione dei<br />

lavoratori instab<strong>il</strong>i del settore pubblico dove i reiterati blocchi<br />

alle assunzioni adottati per frenare <strong>il</strong> disavanzo pubblico hanno<br />

generato una schiera di lavoratori precari che svolgono lo stesso<br />

lavoro e le stesse funzioni dei dipendenti a fronte di un’immeri-<br />

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