Precari ieri e oggi, quale il domani - Regione Toscana
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Il discorso del rapporto fra i collaboratori e i dipendenti fissi<br />
è delicatissimo. È proprio un discorso di prestigio, come dire, io<br />
sono assunto… è un po’ un gioco all’esclusione. Gli assunti di fatto<br />
hanno una posizione diversa dalla nostra, soprattutto nel pubblico,<br />
dove vale la regola che, se sei assunto, non c’è verso di essere<br />
buttato fuori (laureata in Scienze politiche, 36 anni).<br />
I lavoratori a termine provano una sorta di deprivazione<br />
relativa rispetto ai colleghi dipendenti, ponendo attenzione soprattutto<br />
al tema della disparità in termini di tutele e di livelli<br />
retributivi.<br />
In primo luogo, viene sollevata l’incapacità da parte del dipendente<br />
di comprendere <strong>il</strong> gap esistente tra la propria condizione<br />
di lavoratore a tempo indeterminato nel pubblico, in<br />
possesso dei massimi livelli di tutele e di garanzie, e quella del<br />
lavoratore a termine, collocato, invece, nella cosiddetta periferia<br />
dei diritti.<br />
Uno degli ambiti di incomprensione è rappresentato dal livello<br />
retributivo che, come sottolineano ad esempio i collaboratori<br />
coordinati e continuativi, nel loro caso è solo apparentemente<br />
più elevato, perché non inclusivo di tutte le garanzie, di cui invece<br />
possono usufruire i dipendenti (ferie, malattie, contributi<br />
previdenziali ecc.).<br />
È pesante doversi confrontare sempre con la persona che ti sta<br />
accanto di scrivania, ci passi tutto <strong>il</strong> giorno e questa persona pensa<br />
che te stai lì, fai la stessa cosa che fa lei e quella pensa che io guadagno<br />
tanti soldi. E sai questa idea non gliela levi. Però se loro hanno<br />
<strong>il</strong> raffreddore, stanno a casa una settimana… Io sono venuta a lavorare<br />
in delle condizioni… (laureata in Scienze politiche, 3 anni).<br />
È diffic<strong>il</strong>e combattere con la mentalità del dipendente. Devi stare<br />
costantemente a contatto con una persona che ha fatto un concorso<br />
e che, nella maggior parte dei casi, non fa un tubo dalla mattina<br />
alla sera. Io ho una retribuzione pagata su undici mesi invece<br />
che su dodici, questa è l’unica cosa che siamo riusciti a ottenere<br />
in due anni di litigi e, secondo loro, io con questo mese mi pago le<br />
ferie, quindi, <strong>il</strong> dipendente è convinto che io prenda più di lui. Ma<br />
come? Non si rende conto che io mi pago tutto da sola? C’è questo<br />
grosso divario di mentalità, con cui combatti tutti i giorni e mi<br />
rinfacciano se ho preso mezz’ora per <strong>il</strong> pranzo. Mi dovrò pur cibare<br />
anch’io, no? (laureata in Scienze della formazione, 7 anni).<br />
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