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Precari ieri e oggi, quale il domani - Regione Toscana

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assai più incerte, gli stipendi risultano più bassi, <strong>il</strong> part-time è<br />

meno diffuso che tra le lavoratrici stab<strong>il</strong>izzate.<br />

Il quadro sin qui tracciato diviene ancora più significativo<br />

considerando che <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o dei lavoratori non standard si distingue<br />

da quello degli occupati con contratto a tempo indeterminato<br />

per una maggiore scolarizzazione e una più elevata coerenza<br />

dei percorsi scolastici e formativi rispetto all’attuale mansione<br />

professionale.<br />

Quest’ultimi elementi sono, insieme ad altri, all’origine delle<br />

rappresentazioni del lavoro tipiche di questo gruppo di lavoratori.<br />

Se anche per gli instab<strong>il</strong>i la sicurezza del posto di lavoro<br />

è l’aspetto che si ritiene più importante (al pari di quanto affermato<br />

dai lavoratori stab<strong>il</strong>i), nello stesso tempo risultano particolarmente<br />

apprezzati aspetti quali la possib<strong>il</strong>ità di autorealizzazione,<br />

dell’apprendimento, delle opportunità di carriera, e<br />

relativamente di meno le dimensioni più materiali delle condizioni<br />

di lavoro (rapporti con i colleghi e con i superiori, orario,<br />

retribuzione). Poiché questa scala valoriale è ancora una volta<br />

positivamente correlata con <strong>il</strong> grado di scolarizzazione e la congruenza<br />

dei percorsi professionali rispetto al titolo di studio, ne<br />

deriva l’ipotesi che i lavoratori più istruiti, qualificati e con alle<br />

spalle un percorso formativo coerente con l’attuale mansione,<br />

siano mediamente più attenti alle opportunità di lungo periodo<br />

di una carriera per la <strong>quale</strong> hanno studiato e che sia in grado di<br />

offrire loro una reale gratificazione personale. I costi della flessib<strong>il</strong>ità,<br />

di cui peraltro la stragrande maggioranza è perfettamente<br />

cosciente, sono in qualche modo “scambiati” con le aspirazioni<br />

individuali. In breve, con i contenuti del lavoro.<br />

Ciò non toglie che al di là della minore o maggiore importanza<br />

conferita, la percezione della sicurezza della propria occupazione<br />

sia un fattore su cui si concentrano le maggiori insoddisfazioni<br />

espresse dagli occupati temporanei. Anche tra coloro che<br />

tra flessib<strong>il</strong>ità e professionalizzazione “butterebbero giù dalla<br />

torre” la prima anziché la seconda, si r<strong>il</strong>eva infatti un’insoddisfazione<br />

di fondo per l’instab<strong>il</strong>ità occupazionale.<br />

La flessib<strong>il</strong>ità, perciò, è una condizione complessivamente<br />

subita più che scelta, nonostante talvolta sia considerata necessaria<br />

per <strong>il</strong> raggiungimento delle aspirazioni personali. E la<br />

dimensione in cui si muove quella quota dei lavoratori flessib<strong>il</strong>i<br />

che, pur incerti sulla continuità lavorativa, non desiderano<br />

mutare <strong>il</strong> proprio status per ottenere più stab<strong>il</strong>ità, è quella dello<br />

scambio: attori razionali, se si vuole, ma non liberi professionisti<br />

di se stessi che senza alcun contraccolpo, ed anzi con un<br />

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