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Precari ieri e oggi, quale il domani - Regione Toscana

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6.4. Riflessioni finali<br />

Dai risultati dell’indagine emerge innanzitutto che le condizioni<br />

oggettive di lavoro degli occupati con contratti non standard<br />

sono mediamente peggiori di quelle dei lavoratori stab<strong>il</strong>i, e<br />

anche di quelle degli autonomi.<br />

La durata dei contratti dei lavoratori flessib<strong>il</strong>i è tendenzialmente<br />

non lunga (comunque per la maggior parte dei casi<br />

inferiore all’anno), sia per i collaboratori che per i dipendenti<br />

con contratto a tempo determinato; è preponderante, inoltre, la<br />

prassi del rinnovo per un numero indefinito di volte del medesimo<br />

contratto, soprattutto nella Pubblica Amministrazione.<br />

Essere destinatari di un certo numero di contratti rinnovati<br />

senza soluzione di continuità può essere un costo ritenuto accettab<strong>il</strong>e<br />

nel caso vi sia la prospettiva di una stab<strong>il</strong>izzazione. Ma, a<br />

questo proposito, la percezione che gli intervistati hanno circa<br />

le loro prospettive occupazionali future non è risultata ottimistica;<br />

chiesto loro cosa prevedib<strong>il</strong>mente succederà alla scadenza<br />

dell’attuale contratto, solo <strong>il</strong> 13% ha risposto che sarà assunto a<br />

tempo indeterminato.<br />

Nelle previsioni degli intervistati, dunque, <strong>il</strong> proprio futuro<br />

lavorativo è ancora da flessib<strong>il</strong>i, e ciò vale in particolare per i<br />

collaboratori.<br />

Sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o della remunerazione, i lavoratori non standard<br />

guadagnano mediamente meno degli stab<strong>il</strong>i, e solo in rari<br />

casi si collocano nelle fasce di reddito più alte. Incertezza professionale,<br />

discontinuità del reddito e retribuzioni non elevate,<br />

avvicinano pericolosamente almeno una parte degli occupati<br />

flessib<strong>il</strong>i ad una condizione di “vulnerab<strong>il</strong>ità sociale” che non<br />

riguarda solo <strong>il</strong> presente ma coinvolge anche la visione del futuro:<br />

così, ben <strong>il</strong> 60% dei lavoratori temporanei immagina di non<br />

poter disporre un giorno di una pensione adeguata per vivere, e<br />

tale opinione sale fino all’84% tra i collaboratori.<br />

Infine, i lavoratori temporanei lavorano in orari “socialmente<br />

svantaggiati” più frequentemente degli occupati con contratti<br />

di lavoro standard. In particolare, gli uomini risultano essere<br />

impegnati sul lavoro in parti della giornata usualmente riservate<br />

al riposo (lavoro notturno e serale), mentre tra le donne è maggiore<br />

<strong>il</strong> numero di coloro che lavorano nelle giornate di sabato<br />

e domenica.<br />

Per quanto attiene alle condizioni di lavoro delle donne, queste<br />

fanno r<strong>il</strong>evare uno svantaggio relativo su più fronti: i loro<br />

contratti sono ancora più brevi, le prospettive occupazionali<br />

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