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Precari ieri e oggi, quale il domani - Regione Toscana

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mutare occupazione sono, com’era lecito attendersi, i lavoratori<br />

classificati come appartenenti alle “professioni di medio-alto livello”,<br />

e anche gli impiegati.<br />

Naturalmente, la volontà di cambiare lavoro è anche inversamente<br />

proporzionale alla retribuzione.<br />

Ma la variab<strong>il</strong>e maggiormente esplicativa della scelta tra preferenza<br />

per <strong>il</strong> posto attuale e volontà di cambiamento dell’attuale<br />

occupazione, è <strong>il</strong> settore di impiego.<br />

Come si può osservare, i giudizi sono in questo caso estremamente<br />

differenziati secondo <strong>il</strong> ramo di attività. Il 38% di chi lavora<br />

nel commercio e <strong>il</strong> 36% degli assunti nel settore dei servizi alle<br />

imprese desiderano cambiare; questi risultati si spiegano tuttavia<br />

con ragioni differenti. Tra i primi, infatti, pesa la congiunzione<br />

orari di lavoro prolungati-scarsa gratificazione-retribuzione non<br />

alta; per i secondi, <strong>il</strong> voler cambiare posto di lavoro è piuttosto<br />

un segno di dinamismo e di apertura che non per caso è correlato<br />

con livelli di scolarizzazione mediamente più alti.<br />

Gli intervistati che vogliono cambiare lavoro sono in numero<br />

nettamente più basso nei settori della manifattura, della ristorazione<br />

e del turismo, dei servizi alle persone (dove però molti sono<br />

anche convinti dell’impossib<strong>il</strong>ità di trovare un lavoro migliore).<br />

L’elemento che appare discriminante, in realtà, è la combinazione<br />

tra l’occupazione in un settore di impiego a scarsa gratificazione<br />

individuale e la percezione dell’incertezza della continuità<br />

lavorativa; quest’ultima, in particolare, determina tra gli<br />

occupati nei rami degli alberghi/ristoranti, delle attività manifatturiere/costruzioni,<br />

e del commercio, un orientamento netto<br />

al voler cambiare lavoro.<br />

Mentre nei settori dove più si danno opportunità di qualificazione<br />

e di apprendimento 9 , vale a dire l’area dei servizi alle<br />

imprese e alle persone, l’insicurezza del posto non sembra condizionare<br />

oltremisura la volontà di permanenza in un’occupazione<br />

che è sentita come propria, nei rimanenti settori 30 <strong>il</strong> doppio<br />

svantaggio di precarietà e bassa gratificazione professionale<br />

rende inaccettab<strong>il</strong>e l’idea dell’immob<strong>il</strong>ità occupazionale, e perciò<br />

si massimizza la propensione al cambiamento.<br />

Così, negli occupati negli alberghi e nei ristoranti <strong>il</strong> 9% è<br />

propenso a cambiare lavoro, ma tra gli incerti del posto la per-<br />

9 Il maggior numero di lavoratori che ha svolto attività formative si ritrova nei<br />

settori dei servizi alle aziende e alle persone.<br />

30 Esclusa l’agricoltura, per l’irr<strong>il</strong>evanza statistica dei risultati.<br />

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