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Precari ieri e oggi, quale il domani - Regione Toscana

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generazioni in entrata nel mercato del lavoro, è degna di nota<br />

anche una percentuale non irr<strong>il</strong>evante di adulti. Sono soprattutto<br />

le donne ad essere presenti nelle fasce di età più elevate,<br />

probab<strong>il</strong>mente in virtù di percorsi mediamente più precari di<br />

quelli masch<strong>il</strong>i grazie anche ad uscite dal mercato del lavoro in<br />

particolari fasi del ciclo di vita (nascita dei figli, cura dei genitori<br />

anziani, ecc.).<br />

Nel Capitolo 5 l’attenzione è stata concentrata sulle traiettorie<br />

compiute dai soggetti nel mercato del lavoro, al fine di individuare<br />

quali siano le caratteristiche degli individui coinvolti e dei<br />

loro percorsi che rendono più probab<strong>il</strong>i esiti di professionalizzazione<br />

e di stab<strong>il</strong>izzazione nel lavoro dipendente o in quello autonomo.<br />

L’indagine mostra in modo evidente come le probab<strong>il</strong>ità<br />

di stab<strong>il</strong>izzazione non aumentino in modo lineare con <strong>il</strong> passare<br />

del tempo, anzi. Trascorso un certo numero di anni da un avviamento<br />

al lavoro con tipologia contrattuale instab<strong>il</strong>e (tre, quattro<br />

anni) crescono al contrario le possib<strong>il</strong>ità di rimanere invischiati<br />

in quelle che sono state definite sequenze occupazionali di tipo<br />

“job carousel” (Barb<strong>ieri</strong>, Fullin, reyneri, 005), caratterizzate<br />

dal susseguirsi di diverse esperienze di lavoro e non lavoro, o<br />

peggio ancora di uscire dalla condizione di occupato verso la<br />

disoccupazione o l’inattività.<br />

Il genere femmin<strong>il</strong>e, i “non più giovani”, i meno scolarizzati,<br />

coloro che appartengono a sistemi locali “deboli”, dove le opportunità<br />

sono inferiori, sono risultati sicuramente coloro che<br />

hanno le maggiori probab<strong>il</strong>ità di restare intrappolati in un circuito<br />

di discontinuità caratterizzato da passaggi dentro-fuori <strong>il</strong><br />

mercato del lavoro.<br />

Inoltre, diminuisce <strong>il</strong> già scarso numero di coloro che hanno<br />

scelto la flessib<strong>il</strong>ità lavorativa e cresce la quota di coloro che vivono<br />

la flessib<strong>il</strong>ità come un’esperienza subita (dal 61% all’8 %),<br />

perché costretti dalla carenza di altre opportunità offerte dal<br />

mercato. Il fatto che la domanda di autonomia e di individualizzazione<br />

dei rapporti di lavoro, proveniente dai lavoratori stessi,<br />

non sia risultata r<strong>il</strong>evante, non deve sorprendere più di tanto, in<br />

quanto i lavori di cui si parla sono in realtà atipici, nel senso di<br />

“non standard”, non tanto nel contenuto, quanto nelle modalità<br />

contrattuali. Sono, infatti, lavori che complessivamente si svolgono<br />

con modalità non troppo dissim<strong>il</strong>i tra lavoratori stab<strong>il</strong>i e<br />

flessib<strong>il</strong>i, come orari rigidi, mansioni ben definite, ecc.<br />

Nel Capitolo 6 viene fornito un quadro delle condizioni di<br />

lavoro di lavoratori flessib<strong>il</strong>i che vengono confrontati con lavoratori<br />

che hanno ottenuto una stab<strong>il</strong>izzazione nel mercato del<br />

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