Precari ieri e oggi, quale il domani - Regione Toscana

puntuale definizione dell’ISFOL), ed anche il livello di regolarità/irregolarità
delle ore lavorate nell’arco della settimana,
o del mese.
Con il secondo, si focalizza l’attenzione sul fatto che il tempo
lavorativo può rappresentare una “gabbia mal tollerata dalla
quale non si può fuggire” (rampazi, 1989), di cui si soffre
il carattere eterodiretto dall’esterno, se si stenta ad identificarsi
con le attività normate dai tempi e dai ritmi lavorativi, non ritenendoli
significativi per la propria esistenza. In questa prospettiva,
il tempo del lavoro è potenzialmente tempo di qualità, se
di qualità sono i contenuti del lavoro, perché questi esprimono
la relazione positiva tra individuo e organizzazione sociale, e il
sentimento di adesione del primo rispetto alla seconda attraverso
i significati del lavoro (Elias, 1986).
Ma vediamo a quanto tempo corrisponde l’impegno di lavoro
per i lavoratori del campione. Innanzitutto, il 19% dei dipendenti
occupati con contratto fixed terms lavora con un part-time.
In particolare si tratta del 1% dei dipendenti donne e del 14%
degli uomini: dunque la forbice tra maschi e femmine è meno
ampia di quella rilevabile in genere nelle occupazioni “standard”
( 1% contro 46%). Tra i collaboratori, per i quali si è stimata
una soglia di massimo 5 ore settimanali per individuare un impegno
di lavoro part-time, si sale fino ad un significativo 45% di
lavoratori a tempo ridotto.
riferendosi solo ai contratti a tempo determinato, il numero
medio di ore lavorate nel caso di un part-time è pari a 19,6
ore settimanali; nel caso di un contratto full time è di 37,8. Solo
pochissimi dipendenti a termine lavorano oltre le 40 ore settimanali
(5,4%, in linea con il numero di ore lavorate dai temi
indeterminati) (Tab. 6.18).
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