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boheme (La) - Teatro La Fenice

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68<br />

MIMÌ (sorpresa, rizzandosi)<br />

Ah!<br />

RODOLFO (tenendo la mano di Mimì LXX )<br />

Ah!Che gelida manina! 2b<br />

Se la lasci riscaldar.<br />

Cercar che giova? – Al buio non si trova.<br />

Ma per fortuna – è una notte di luna,<br />

e qui la luna l’abbiamo vicina. LXXI<br />

Aspetti, signorina,<br />

e intanto le dirò con due parole<br />

chi son, che faccio e come vivo. Vuole?<br />

(Mimì tace LXXII )<br />

Chi son? – Sono un poeta.<br />

Che cosa faccio? – Scrivo.<br />

E come vivo? – Vivo.<br />

In mia povertà lieta<br />

scialo da gran signore<br />

rime ed inni d’amore.<br />

Per sogni, per chimere<br />

e per castelli in aria<br />

l’anima ho milionaria.<br />

Talor dal mio forziere<br />

ruban tutti i gioielli<br />

due ladri: gli occhi belli.<br />

GIACOMO PUCCINI<br />

segue nota LXIX<br />

pete con grazia, avvicinandosi ancora più cautamente) / Importuna è la vicina… / RODOLFO (si volge dalla parte<br />

ove ode la voce di Mimì) / Ma le pare? / MIMÌ / Importuna è la vicina… / (Cerca la chiave sul pavimento strisciando<br />

i piedi) / RODOLFO / Cosa dice, ma le pare? / MIMÌ / Cerchi! / RODOLFO (urta nel tavolo, vi depone il suo candeliere<br />

e si mette a cercare la chiave brancicando le mani sul pavimento) Cerco! / MIMÌ / Ove sarà? / RODOLFO (trova<br />

la chiave e lascia sfuggire una esclamazione, poi subito pentito mette la chiave in tasca) / Ah! / MIMÌ / L’ha trovata?<br />

/ RODOLFO / NO! / MIMÌ / Mi parve… / RODOLFO / In verità. / MIMÌ (cerca a tastoni) / Cerca? / RODOLFO (finge<br />

di cercare, ma guidato dalla voce e dai passi di Mimì, tenta di avvicinarsi ad essa) / Cerco! (Mimì, china a terra,<br />

cerca sempre a tastoni: in questo momento Rodolfo si è avvicinato ed, abbassandosi esso pure, la sua mano incontra<br />

quella di Mimì)».<br />

LXX Aggiunta: «, con voce piena di emozione,».<br />

2b «Che gelida manina» (Andantino affettuoso-Andante sostenuto-Andante lento – - - , Re Fa <strong>La</strong> ) è<br />

concepita diversamente dal compositore rispetto ai librettisti: mentre il testo propone due sezioni, una di versi lirici<br />

di vari metri e un’altra formata da sette terzine di settenari (con rime virtuosistiche tra i primi versi delle terzine,<br />

due a due, seguiti da distici), Puccini lo divide in quattro parti, permeandole di un’inarrestabile vena lirica che si sviluppa<br />

a partire dal declamato iniziale, quando la voce sale subito d’impulso al <strong>La</strong> 3 («Cercar, che giova?), come la<br />

luna sale nel cielo rischiarando la scena. Nella manciata di battute in stile recitativo («Chi son?!») ricompare, variata<br />

con brio in orchestra, la prima melodia del poeta («Nei cieli bigi»), che si coglie meglio nella sezione seguente,<br />

alle parole «In povertà mia lieta scialo da gran signore», altisonante similitudine riferita all’aver appena buttato<br />

le sue fatiche letterarie nel fuoco. Questo rimando a un evento precedente può essere letto anche in chiave simbolica,<br />

saldando nuovamente la logica formale ciclica, con la ripresa del tema, al procedere del racconto. <strong>La</strong> parte conclusiva<br />

è la più lirica (es. 8), con tutti gl’ingredienti tradizionali, compreso il Do acuto del tenore, facoltativo ma<br />

preferibile perché corrisponde alla parola «speranza», quasi come un ‘madrigalismo’. L’appassionata melodia che<br />

la traina (es. 8) dà inizio alla retorica dichiarazione d’amore di Rodolfo, e quando riapparirà all’inizio dell’a due<br />

con Mimì (I, 41) il contatto emotivo verrà stabilito con un’immediatezza maggiore.<br />

ESEMPIO 8 (32 7 )<br />

Ma la si confronti col motivo che regge la scena quando gli amici ricevono il padrone di casa (es. 6): anche in<br />

questo caso la parentela è innegabile, e contribuisce a intrecciare nel segno della vita quotidiana lavoro, amicizia,<br />

necessità e… amore.<br />

LXXI Aggiunta: «([Mimì] vorrebbe ritirare la mano)».<br />

LXXII Aggiunta: «: Rodolfo lascia la mano di Mimì, la quale indietreggiando trova una sedia sulla quale si lascia<br />

quasi cadere, affranta dall’emozione».

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