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LA BOHÈME – QUADRO PRIMO – IN SOFFITTA<br />
MARCELLO (di fuori)<br />
Occhio alla scala. Tienti<br />
alla ringhiera.<br />
RODOLFO (sempre sull’uscio, LVII alzando il lume)<br />
alla ringhiera.Adagio!<br />
COLLINE (di fuori)<br />
alla ringhiera.Adagio!È buio pesto. LVIII<br />
SCHAUNARD<br />
Maledetto portier!<br />
MARCELLO (di fuori)<br />
Maledetto portier!Bada.<br />
(Rumore d’uno che ruzzola)<br />
COLLINE<br />
Maledetto portier!Bada.Accidenti!<br />
RODOLFO (sull’uscio LIX )<br />
Colline, sei morto?<br />
COLLINE (lontano, dal basso della scala)<br />
Colline, sei morto?Non ancor!<br />
MARCELLO (più lontano)<br />
Colline, sei morto?Non ancor!Vien presto!<br />
[SCENA SESTA] 2<br />
RODOLFO, poi MIMÌ<br />
65<br />
(Rodolfo chiude l’uscio, depone il lume, sgombra un<br />
po’ la tavola, prende LX calamaio e carta, poi siede e si<br />
mette a scrivere dopo aver spento l’altro lume rimasto<br />
acceso: ma non trovando alcuna idea, s’inquieta,<br />
straccia il foglio e getta via la penna. Bussano timidamente<br />
all’uscio)<br />
RODOLFO<br />
Chi è là?<br />
MIMÌ (di fuori)<br />
Chi è là?Scusi.<br />
RODOLFO LXI<br />
Chi è là?Scusi.Una donna!<br />
MIMÌ<br />
Chi è là?Scusi.Una donna!Di grazia, mi si è spento2a il lume.<br />
RODOLFO (corre ad aprire)<br />
il lume.Ecco.<br />
LVII «sul pianerottolo, presso l’uscio aperto,».<br />
LVIII (Le voci di Marcello, Schaunard e Colline si fanno sempre più lontane).<br />
LIX Aggiunta: «(rapidamente)».<br />
2 Anche l’incontro amoroso di Mimì e Rodolfo, materia della seconda parte del quadro, non esce dal clima precedente:<br />
vi prevale una logica musicale articolata per sezioni, ognuna di queste corrispondente a uno stato d’animo.<br />
Esse sono peraltro recepibili secondo l’articolazione della cosiddetta «solita forma» del numero d’insieme,<br />
impalcatura tradizionale di derivazione ottocentesca, determinando un’affascinante quanto proficua ambivalenza<br />
strutturale: 1. scena («Non sono in vena») 2. tempo d’attacco («Sventata») 3. Adagio («Che gelida manina –<br />
Sì mi chiamano Mimì») 4. tempo di mezzo («Ehi! Rodolfo») 5. cabaletta («O soave fanciulla»). Puccini, da uomo<br />
di teatro, tenne conto delle esigenze del pubblico e delle sue abitudini d’ascolto, ma immise in questi brani<br />
destinati all’espansione lirica un impulso di evoluzione narrativa da canto di conversazione. <strong>La</strong> traccia tradizionale<br />
funge da necessario pretesto per un’inventiva tematica che si sviluppa copiosamente: s’impiegano qui ben<br />
sette fra motivi e melodie, con relative varianti, ponendo le premesse per i quadri successivi.<br />
LX «angolo del tavolo, vi colloca».<br />
LXI<br />
«RODOLFO (scrive, s’interrompe, pensa, ritorna a scrivere, s’inquieta, distrugge lo scritto e getta via la penna.<br />
Sfiduciato) / Non sono in vena. / Chi è là? / MIMÌ (bussa timidamente alla porta. Di fuori) / Scusi. / RODOLFO (alzandosi)».<br />
2a Un motivetto del flauto che tornerà all’inizio del quadro conclusivo (Allegretto – , Si) accompagna il vano<br />
tentativo di scrivere dell’inquieto poeta, che sembra presagire una novità incombente. Subito dopo, quando Mimì<br />
bussa alla porta (Lento – , Re ) udiamo l’unica melodia dell’opera che riveste anche un ruolo effettivo di<br />
Leimotiv, prima ancora che la protagonista entri in scena, chiave e lume spento nella mano: monta lentamente,<br />
rompendo il clima del quotidiano affaccendarsi di Rodolfo con penna e calamaio (es. 7: A). Essa dipinge l’animo<br />
romantico della ragazza ma viene seguita, senza soluzione di continuità, da un motivo del clarinetto (es. 7:<br />
B), il cui timbro lacera il colore affettuoso degli archi, come il germe di un morbo che si fa strada nel fisico. È<br />
l’attimo in cui lei vacilla, preda di un malore: