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PICCOLE DONNE CRESCONO. NOTE, SOLE E AMORI DAI CANTI DI PUCCINI ALLA BOHÈME<br />
ESEMPIO 7: Storiella d’amore, bb. 21-22<br />
Ma la texture leggera di Storiella d’amore semina qualche traccia pure nelle pagine vicine<br />
della Bohème. Ad esempio, c’è posto nell’aria di Mimì anche per la caratteristica<br />
combinazione di raddoppio al basso del canto (nel registro medio) e sincopi nell’accompagnamento<br />
(si confrontino gli ess. 5 e 8):<br />
ESEMPIO 8: «Sì. Mi chiamano Mimì» (<strong>La</strong> bohème, I, 3811 )<br />
Tutti stilemi che non andranno perduti, fino a quando nel teatro pucciniano ci sarà<br />
spazio per accenti da ‘piccola donna’. Sentiremo ad esempio un’eco di Storiella d’amore<br />
riaffiorare nell’Allegro moderato in cui Tosca rammenta al distratto Cavaradossi le<br />
gioie domestiche del «nido» d’amore («Non la sospiri la nostra casetta»: Tosca, I, 28 3 ):<br />
un nido suburbano nel quale i libri devono essere caduti spesso «al suol»…<br />
Sole, amori, addii…<br />
Il debito più grande della Bohème con la musica di Puccini per voce e pianoforte, tuttavia,<br />
non è con questi juvenilia dei primi anni Ottanta. È piuttosto con Sole e amore<br />
SC 63, pagina completata (come ci informa bizzarramente lo stesso testo cantato<br />
nell’autografo) «il primo di marzo dell’ottantotto», e che rappresenta certamente il più<br />
noto contributo pucciniano al repertorio per voce e tastiera. Verrà pubblicata nel dicembre<br />
1888, all’interno del supplemento al «Paganini» di Genova, «periodico artistico-musicale»:<br />
affiancata a una pagina per pianoforte di un lucchese di poco più anzia-<br />
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