boheme (La) - Teatro La Fenice
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20 RICCARDO PECCI Una melodia che calza come un guanto sulla ‘piccola donna’ pucciniana – così, almeno, deve aver pensato lo stesso Puccini, visto che la ‘ricucinerà’ una decina d’anni più tardi come Allegretto moderato di «Sì. Mi chiamano Mimì», dal quadro primo della Bohème. 9 Rivelatore è il ritorno dell’indicazione con semplicità (che compare già all’inizio dell’aria): così, senza affettazione, la fragile grisette canta una variante dell’es. 5 sulle parole «Sola, mi fo / il pranzo da me stessa. / Non vado sempre a messa» (es. 6: si noti oltretutto l’identità tonale dei due esempi, entrambi in Re maggiore): ESEMPIO 6: «Sì. Mi chiamano Mimì» (La bohème, I, 37) 10 Oltre alle note, l’Allegretto di Mimì eredita da Storiella d’amore anche la levità della texture pianistica. Ad esempio, l’idea di una voce strumentale (qui un flauto) che intrecci uno staccato tenue di ottavi attorno alle note in legato del canto è in qualche modo anticipata dalla dialettica di mano sinistra del pianoforte e melodia vocale che esibivano alcuni passi di Storiella: 9 Se n’era accorto già KAYE, The Unknown Puccini cit., pp. 47-48. 10 Gli esempi sono tratti dalla partitura d’orchestra dell’opera, individuati mediante l’atto, la cifra di richiamo e in apice il numero di battute che la precedono (a sinistra) o la seguono (a destra); cfr. GIACOMO PUCCINI, La bohème, Milano, Ricordi, © 1920, P.R. 110 (rist. 1977).
PICCOLE DONNE CRESCONO. NOTE, SOLE E AMORI DAI CANTI DI PUCCINI ALLA BOHÈME ESEMPIO 7: Storiella d’amore, bb. 21-22 Ma la texture leggera di Storiella d’amore semina qualche traccia pure nelle pagine vicine della Bohème. Ad esempio, c’è posto nell’aria di Mimì anche per la caratteristica combinazione di raddoppio al basso del canto (nel registro medio) e sincopi nell’accompagnamento (si confrontino gli ess. 5 e 8): ESEMPIO 8: «Sì. Mi chiamano Mimì» (La bohème, I, 3811 ) Tutti stilemi che non andranno perduti, fino a quando nel teatro pucciniano ci sarà spazio per accenti da ‘piccola donna’. Sentiremo ad esempio un’eco di Storiella d’amore riaffiorare nell’Allegro moderato in cui Tosca rammenta al distratto Cavaradossi le gioie domestiche del «nido» d’amore («Non la sospiri la nostra casetta»: Tosca, I, 28 3 ): un nido suburbano nel quale i libri devono essere caduti spesso «al suol»… Sole, amori, addii… Il debito più grande della Bohème con la musica di Puccini per voce e pianoforte, tuttavia, non è con questi juvenilia dei primi anni Ottanta. È piuttosto con Sole e amore SC 63, pagina completata (come ci informa bizzarramente lo stesso testo cantato nell’autografo) «il primo di marzo dell’ottantotto», e che rappresenta certamente il più noto contributo pucciniano al repertorio per voce e tastiera. Verrà pubblicata nel dicembre 1888, all’interno del supplemento al «Paganini» di Genova, «periodico artistico-musicale»: affiancata a una pagina per pianoforte di un lucchese di poco più anzia- 21
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Una melodia che calza come un guanto sulla ‘piccola donna’ pucciniana – così, almeno,<br />
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si noti oltretutto l’identità tonale dei due esempi, entrambi in Re maggiore):<br />
ESEMPIO 6: «Sì. Mi chiamano Mimì» (<strong>La</strong> bohème, I, 37) 10<br />
Oltre alle note, l’Allegretto di Mimì eredita da Storiella d’amore anche la levità della<br />
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anticipata dalla dialettica di mano sinistra del pianoforte e melodia vocale che esibivano<br />
alcuni passi di Storiella:<br />
9 Se n’era accorto già KAYE, The Unknown Puccini cit., pp. 47-48.<br />
10 Gli esempi sono tratti dalla partitura d’orchestra dell’opera, individuati mediante l’atto, la cifra di richiamo<br />
e in apice il numero di battute che la precedono (a sinistra) o la seguono (a destra); cfr. GIACOMO PUCCINI, <strong>La</strong><br />
bohème, Milano, Ricordi, © 1920, P.R. 110 (rist. 1977).