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Sarà necessario aspettare il 17 gennaio 1898, a stagione largamente annunciata e ampiamente<br />
iniziata (erano già state date tredici serate), perché un accordo ufficiale sostituisca Lohengrin a<br />
Mefistofele:<br />
Il sig. M.° C. Superti disse, infatti, che, quantunque a termini del contratto predetto l’impresa sia in obbligo<br />
di dare per terza opera il Mefistofele di A. Boito – obbligo che essa è sempre pronta ad adempiere<br />
– pure, avendo avuto campo di studiare i desideri del pubblico, proporrebbe di sostituire – senza la menoma<br />
alterazione dei patti contrattuali riguardo ai compensi – al Mefistofele il Lohengrin di R. Wagner,<br />
opera questa che, per consentimento della grande massa dei frequentatori del teatro, sarebbe ben più gradita<br />
e anche più opportuna, essendo maggiore il periodo di tempo trascorso dall’ultima esecuzione del<br />
Lohengrin in Venezia al confronto di quello dell’ultima esecuzione del Mefistofele. 15<br />
E veniamo ai conti. L’apertura della stagione conta ben 1262 presenze, un numero assolutamente<br />
prestigioso che oscilla però lungo le serate: ampie nella prima, un po’ meno nella seconda,<br />
più forti alla terza recita e poi presenze e ricavi in leggero declino. Sono però sempre numeri consistenti,<br />
che sono invece destinati a scendere considerevolmente per Ero e Leandro (solo 523 presenze<br />
alla prima). Le cose si mettono meglio con Lohengrin, alla cui prima rappresentazione partecipano<br />
però 639 persone, non così numerose come la variazione decisa e verbalizzata lasciava<br />
supporre.<br />
E la critica musicale? Altalenante. Se traspare poco rispetto nei confronti della musica,<br />
E infatti questa Bohème pucciniana è così birichina e sentimentale da tirarsi dietro quanti – e son numerosi<br />
– vogliono a teatro un divertimento facile, un’azione passionale, una musichetta svelta e briosa<br />
che entri facilmente nell’orecchio e vi lasci subito qualche traccia. Vero è che nel suo spartito il maestro<br />
ha messo quanto meno gli è stato possibile…16 molto più entusiasmo si ravvisa verso l’esecuzione, nei confronti della quale spiccano ampie lodi<br />
in particolare per il quadro terzo.<br />
Tra qualche sottovalutazione del fenomeno Puccini (forse anche di risulta) e l’affetto verso il<br />
massimo teatro veneziano scorrono gli ultimi anni del secolo decimonono.<br />
<strong>La</strong> bohème al <strong>Teatro</strong> <strong>La</strong> <strong>Fenice</strong><br />
Scene liriche in quattro quadri di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, musica di Giacomo Puccini; ordine dei personaggi:<br />
1. Rodolfo 2. Marcello 3. Schaunard 4. Colline 5. Benoît 6. Alcindoro 7. Mimì 8. Musetta 9. Parpignol<br />
10. Sergente.<br />
1897-1898 – Stagione di carnevale<br />
26 dicembre 1897 (17 recite).<br />
1. Giovanni Apostolu (Franco Mannucci) 2. Ferruccio Corradetti 3. Giuseppe Dorini 4. Vittorio Arimondi 5-6.<br />
Carlo Rossi 7. Emilia Merolla 8. Maria Martelli 9. Carlo Zola 10. Ermenigildo D’Este – M° conc.: Arnaldo<br />
Conti; m° coro: Antenore Carcano, Antonio Acerbi.<br />
15 Ivi, Aggiunta al contratto in data 17 gennaio 1898.<br />
16 «<strong>La</strong> Gazzetta di Venezia», 27 dicembre 1897.<br />
FRANCO ROSSI – DALL’ARCHIVIO STORICO DEL TEATRO LA FENICE