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boheme (La) - Teatro La Fenice

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Bibliografia<br />

a cura di Emanuele Bonomi<br />

Se c’è un musicista il quale sia di moda in tutte e cinque le parti del mondo e che ottenga il suffragio di<br />

ogni platea, questi è proprio Puccini. L’interesse che egli risveglia è, sopra tutto, un interesse di cronaca<br />

e di costumi; che è l’interesse tipico destato nel critico dai fatti della moda. Il Puccini poi ha anche le altre<br />

caratteristiche esterne dell’eroe di moda e, prima di ogni altra, quella di piacere sopra tutto al pubblico<br />

femminile. 1<br />

Con queste violente e risentite affermazioni Fausto Torrefranca bollava nel 1912 lo strepitoso successo<br />

popolare che Puccini riscuoteva nei teatri europei come un semplice fenomeno di costume,<br />

dunque passeggero e destinato a durare poco. <strong>La</strong> previsione si rivelò, come ben sappiamo, del tutto<br />

errata, ma nella sua condanna senza appello erano espresse, anche se con toni di una brutalità<br />

verbale francamente insopportabili, posizioni in gran parte condivise all’interno del mondo musicale<br />

di allora.<br />

Agli occhi della critica Puccini esprimeva nel modo più compiaciuto i valori della ‘italietta’ borghese<br />

e sentimentale nel periodo immediatamente precedente allo scoppio del primo conflitto<br />

mondiale. <strong>La</strong> capacità del musicista di toccare le corde più profonde del pubblico e il suo insistere<br />

al limite del sadismo sulla progressiva e inevitabile distruzione delle sue delicate eroine venivano<br />

percepiti come sintomi della sua comunanza spirituale con un paese e una cultura che si volevano<br />

invece risollevare. Nonostante gli venisse riconosciuta una generica abilità nel delineare con<br />

mezzi puramente musicali l’ambientazione realistica e precisa della vicenda, così come nel confezionare<br />

isolati momenti lirici costruiti con notevole mestiere, si contestavano al musicista la superficialità<br />

del linguaggio e il suo affidarsi a collaudati meccanismi ad effetto per solleticare le pulsioni<br />

più elementari dello spettatore.<br />

L’attacco di Torrefranca non fermò, né incrinò il successo di Puccini, ma contribuì non poco<br />

alla scarsa fortuna critica del compositore: in Italia la sua opera era tacciata di provincialismo e<br />

di facile sentimentalismo, mentre all’estero se ne apprezzavano soprattutto le doti musicali. 2 Questa<br />

la situazione almeno fino al secondo dopoguerra. Le recensioni, i saggi e gli studi sulla figura<br />

1 FAUSTO TORREFRANCA, Giacomo Puccini e l’opera internazionale, Torino, Bocca, 1912; si veda anche ALES-<br />

SANDRO COPPOTELLI, Per la musica d’Italia. Puccini nella critica del Torrefranca, Orvieto, Tipografia operaia,<br />

1919.<br />

2 Tra gli anni Trenta e Cinquanta la fortuna critica di Puccini fuori dai confini nazionali è testimoniata dalla<br />

pubblicazione di numerose biografie di valore. In lingua tedesca citiamo il testo densissimo di spunti critici di rilievo<br />

di RICHARD SPECHT, Giacomo Puccini. Das Leben, der Mensch, das Werk, Berlin, Hesse, 1931 (trad. ingl. di<br />

Catherine Alison Phillips: G. P.: The Man, His Life, His Work, New York-London, Knopf-Dent, 1933; rist. Westport<br />

(Conn.), Greenwood, 1970); FRANK THIESS, Puccini. Versuch einer Psychologie seiner Musik, Wien, Zsolnay,<br />

1947; ALFRED BARESEL, Giacomo Puccini. Leben und Werk, Hamburg, Sikorski, 1954. Il primo profilo completo<br />

su Puccini e la sua musica scritto in lingua inglese è GUSTAV MAREK, Puccini, New York, Simon & Schuster,<br />

1951 (contiene tra l’altro una serie di lettere inedite).

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